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Codice di diritto processuale penale svizzero
(Codice di procedura penale, CPP)

del 5 ottobre 2007 (Stato 1° luglio 2022)

L’Assemblea federale della Confederazione Svizzera,

visto l’articolo 123 capoverso 1 della Costituzione federale1;
visto il messaggio del Consiglio federale del 21 dicembre 20052,

decreta:

Titolo primo: Campo d’applicazione e principi

Capitolo 1: Campo d’applicazione e amministrazione della giustizia penale

Art. 1 Campo d’applicazione

1 Il pre­sen­te Co­di­ce di­sci­pli­na il per­se­gui­men­to e il giu­di­zio dei rea­ti pre­vi­sti dal di­rit­to fe­de­ra­le da par­te del­le au­to­ri­tà pe­na­li del­la Con­fe­de­ra­zio­ne e dei Can­to­ni.

2 So­no fat­te sal­ve le nor­me pro­ce­du­ra­li di al­tre leg­gi fe­de­ra­li.

Art. 2 Amministrazione della giustizia penale

1 La giu­sti­zia pe­na­le è am­mi­ni­stra­ta esclu­si­va­men­te dal­le au­to­ri­tà de­si­gna­te dal­la leg­ge.

2 I pro­ce­di­men­ti pe­na­li pos­so­no es­se­re svol­ti ed eva­si sol­tan­to nel­le for­me pre­vi­ste dal­la leg­ge.

Capitolo 2: Principi del diritto processuale penale

Art. 3 Rispetto della dignità umana e correttezza

1 In tut­te le fa­si del pro­ce­di­men­to le au­to­ri­tà pe­na­li ri­spet­ta­no la di­gni­tà del­le per­so­ne coin­vol­te.

2 Le au­to­ri­tà pe­na­li si at­ten­go­no se­gna­ta­men­te:

a.
al prin­ci­pio del­la buo­na fe­de;
b.
al di­vie­to dell’abu­so di di­rit­to;
c.
all’im­pe­ra­ti­vo di ga­ran­ti­re pa­ri­tà ed equi­tà di trat­ta­men­to a tut­ti i par­te­ci­pan­ti al pro­ce­di­men­to e di ac­cor­da­re lo­ro il di­rit­to di es­se­re sen­ti­ti;
d.
al di­vie­to di uti­liz­za­re me­to­di pro­ba­to­ri le­si­vi del­la di­gni­tà uma­na.

Art. 4 Indipendenza

1 Nell’ap­pli­ca­zio­ne del di­rit­to le au­to­ri­tà pe­na­li so­no in­di­pen­den­ti e sot­to­stan­no sol­tan­to al di­rit­to.

2 È fat­to sal­vo il po­te­re di im­par­ti­re istru­zio­ni al­le au­to­ri­tà di per­se­gui­men­to pe­na­le, se­con­do l’ar­ti­co­lo 14.

Art. 5 Imperativo di celerità

1 Le au­to­ri­tà pe­na­li av­via­no sen­za in­du­gio i pro­ce­di­men­ti pe­na­li e li por­ta­no a ter­mi­ne sen­za ri­tar­di in­giu­sti­fi­ca­ti.

2 Se l’im­pu­ta­to è in sta­to di car­ce­ra­zio­ne, il pro­ce­di­men­to a suo ca­ri­co ha prio­ri­tà.

Art. 6 Principio della verità materiale

1 Le au­to­ri­tà pe­na­li ac­cer­ta­no d’uf­fi­cio tut­ti i fat­ti ri­le­van­ti per il giu­di­zio, sia ri­guar­do al rea­to sia ri­guar­do all’im­pu­ta­to.

2 Es­se esa­mi­na­no con la me­de­si­ma cu­ra le cir­co­stan­ze a ca­ri­co e a di­sca­ri­co.

Art. 7 Obbligo di procedere

1 Nell’am­bi­to del­le lo­ro com­pe­ten­ze, le au­to­ri­tà pe­na­li so­no te­nu­te ad av­via­re e at­tua­re un pro­ce­di­men­to se ven­go­no a co­no­scen­za di rea­ti o di in­di­zi di rea­to.

2 I Can­to­ni pos­so­no:

a.
esclu­de­re o li­mi­ta­re la re­spon­sa­bi­li­tà pe­na­le dei mem­bri del­le lo­ro au­to­ri­tà le­gi­sla­ti­ve e giu­di­zia­rie e dei mem­bri del lo­ro Go­ver­no per espres­sio­ni usa­te nel Par­la­men­to can­to­na­le;
b.
su­bor­di­na­re all’au­to­riz­za­zio­ne di un’au­to­ri­tà ex­tra­giu­di­zia­ria il pro­ce­di­men­to pe­na­le per cri­mi­ni o de­lit­ti che mem­bri del­le lo­ro au­to­ri­tà am­mi­ni­stra­ti­ve e giu­di­zia­rie han­no com­mes­so nell’eser­ci­zio del­le pro­prie fun­zio­ni.

Art. 8 Rinuncia al procedimento penale

1 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro e il giu­di­ce pre­scin­do­no dal pro­ce­di­men­to pe­na­le se il di­rit­to fe­de­ra­le lo pre­ve­de, se­gna­ta­men­te se so­no adem­piu­te le con­di­zio­ni di cui agli ar­ti­co­li 52–54 del Co­di­ce pe­na­le (CP)3.

2 Sal­vo che vi si op­pon­ga­no in­te­res­si pre­pon­de­ran­ti dell’ac­cu­sa­to­re pri­va­to, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro e il giu­di­ce pre­scin­do­no inol­tre dal pro­ce­di­men­to pe­na­le se:

a.
con­si­de­ra­ti gli al­tri fat­ti con­te­sta­ti all’im­pu­ta­to, il rea­to in que­stio­ne non è di ri­le­van­za ta­le da in­ci­de­re sen­si­bil­men­te sul­la de­ter­mi­na­zio­ne del­la pe­na o del­la mi­su­ra;
b.
la pe­na che do­vreb­be es­se­re in­flit­ta, com­ple­men­ta­re a una pe­na pro­nun­cia­ta con de­ci­sio­ne pas­sa­ta in giu­di­ca­to, sa­reb­be pre­su­mi­bil­men­te ir­ri­le­van­te;
c.
la pe­na ipo­tiz­za­bi­le per il rea­to per­se­gui­to cor­ri­spon­de­reb­be a una pe­na da com­pu­ta­re in­flit­ta all’este­ro.

3 Sal­vo che vi si op­pon­ga­no in­te­res­si pre­pon­de­ran­ti dell’ac­cu­sa­to­re pri­va­to, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro e il giu­di­ce pos­so­no pre­scin­de­re dal pro­ce­di­men­to pe­na­le se il rea­to in que­stio­ne è già per­se­gui­to da un’au­to­ri­tà este­ra o il per­se­gui­men­to è de­le­ga­to a una sif­fat­ta au­to­ri­tà.

4 Nei ca­si di cui ai ca­po­ver­si pre­ce­den­ti, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro e il giu­di­ce de­ci­do­no il non luo­go a pro­ce­de­re o l’ab­ban­do­no del pro­ce­di­men­to.

Art. 9 Principio accusatorio

1 Un rea­to può es­se­re sot­to­po­sto a giu­di­zio sol­tan­to se, per una fat­ti­spe­cie og­get­ti­va ben de­fi­ni­ta, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro ha pro­mos­so l’ac­cu­sa con­tro una de­ter­mi­na­ta per­so­na di­nan­zi al giu­di­ce com­pe­ten­te.

2 So­no fat­te sal­ve la pro­ce­du­ra del de­cre­to d’ac­cu­sa e la pro­ce­du­ra pe­na­le in ma­te­ria di con­trav­ven­zio­ni.

Art. 10 Presunzione d’innocenza e valutazione delle prove

1 Ognu­no è pre­sun­to in­no­cen­te fin­tan­to che non sia con­dan­na­to con de­ci­sio­ne pas­sa­ta in giu­di­ca­to.

2 Il giu­di­ce va­lu­ta li­be­ra­men­te le pro­ve se­con­do il con­vin­ci­men­to che trae dall’in­te­ro pro­ce­di­men­to.

3 Se vi so­no dub­bi in­sor­mon­ta­bi­li quan­to all’adem­pi­men­to de­gli ele­men­ti di fat­to, il giu­di­ce si fon­da sul­la si­tua­zio­ne og­get­ti­va più fa­vo­re­vo­le all’im­pu­ta­to.

Art. 11 Divieto di un secondo procedimento

1 Chi è sta­to con­dan­na­to o as­sol­to in Sviz­ze­ra con de­ci­sio­ne pas­sa­ta in giu­di­ca­to non può es­se­re nuo­va­men­te per­se­gui­to per lo stes­so rea­to.

2 So­no fat­te sal­ve la ria­per­tu­ra dei pro­ce­di­men­ti per cui è sta­to de­ci­so l’ab­ban­do­no op­pu­re il non luo­go, non­ché la re­vi­sio­ne.

Titolo secondo: Autorità penali

Capitolo 1: Attribuzioni

Sezione 1: Disposizioni generali

Art. 12 Autorità di perseguimento penale

So­no au­to­ri­tà di per­se­gui­men­to pe­na­le:

a.
la po­li­zia;
b.
il pub­bli­co mi­ni­ste­ro;
c.
le au­to­ri­tà pe­na­li del­le con­trav­ven­zio­ni.

Art. 13 Autorità giudicanti

Fun­go­no da giu­di­ce nel pro­ce­di­men­to pe­na­le:

a.
il giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi;
b.
il tri­bu­na­le di pri­mo gra­do;
c.
la giu­ri­sdi­zio­ne di re­cla­mo;
d.
il tri­bu­na­le d’ap­pel­lo.

Art. 14 Designazione e organizzazione delle autorità penali

1 La Con­fe­de­ra­zio­ne e i Can­to­ni de­ter­mi­na­no le pro­prie au­to­ri­tà pe­na­li e le ri­spet­ti­ve de­no­mi­na­zio­ni.

2 Di­sci­pli­na­no la no­mi­na, la com­po­si­zio­ne, l’or­ga­niz­za­zio­ne e le at­tri­bu­zio­ni del­le au­to­ri­tà pe­na­li in quan­to il pre­sen­te Co­di­ce o al­tre leg­gi fe­de­ra­li non lo fac­cia­no in mo­do esau­sti­vo.

3 La Con­fe­de­ra­zio­ne e i Can­to­ni pos­so­no pre­ve­de­re pub­bli­ci mi­ni­ste­ri su­pe­rio­ri o ge­ne­ra­li.

4 Ec­ce­zion fat­ta per la giu­ri­sdi­zio­ne di re­cla­mo e il tri­bu­na­le d’ap­pel­lo, pos­so­no isti­tui­re più au­to­ri­tà pe­na­li del­lo stes­so ti­po; in tal ca­so de­fi­ni­sco­no la com­pe­ten­za per ter­ri­to­rio e per ma­te­ria di cia­scu­na di es­se.

5 La Con­fe­de­ra­zio­ne e i Can­to­ni di­sci­pli­na­no la vi­gi­lan­za sul­le ri­spet­ti­ve au­to­ri­tà pe­na­li.

Sezione 2: Autorità di perseguimento penale

Art. 15 Polizia

1 L’at­ti­vi­tà del­la po­li­zia del­la Con­fe­de­ra­zio­ne, dei Can­to­ni e dei Co­mu­ni nell’am­bi­to del per­se­gui­men­to pe­na­le è ret­ta dal pre­sen­te Co­di­ce.

2 La po­li­zia in­da­ga sui rea­ti di pro­pria ini­zia­ti­va, su de­nun­cia di pri­va­ti e di au­to­ri­tà o su man­da­to del pub­bli­co mi­ni­ste­ro; in ta­le am­bi­to sot­to­stà al­la vi­gi­lan­za e al­le istru­zio­ni del pub­bli­co mi­ni­ste­ro.

3 An­che il giu­di­ce pres­so cui il ca­so è già pen­den­te può im­par­ti­re istru­zio­ni e con­fe­ri­re man­da­ti al­la po­li­zia.

Art. 16 Pubblico ministero

1 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro è re­spon­sa­bi­le dell’eser­ci­zio uni­for­me del­la pre­te­sa pu­ni­ti­va del­lo Sta­to.

2 Di­ri­ge la pro­ce­du­ra pre­li­mi­na­re, per­se­gue i rea­ti nell’am­bi­to dell’istru­zio­ne e, se del ca­so, pro­muo­ve e so­stie­ne l’ac­cu­sa.

Art. 17 Autorità penali delle contravvenzioni

1 La Con­fe­de­ra­zio­ne e i Can­to­ni pos­so­no af­fi­da­re il per­se­gui­men­to e il giu­di­zio del­le con­trav­ven­zio­ni ad au­to­ri­tà am­mi­ni­stra­ti­ve.

2 Le con­trav­ven­zio­ni com­mes­se in re­la­zio­ne con un cri­mi­ne o de­lit­to so­no per­se­gui­te e giu­di­ca­te in­sie­me con ta­le rea­to dal pub­bli­co mi­ni­ste­ro e dal giu­di­ce.

Sezione 3: Autorità giudicanti

Art. 18 Giudice dei provvedimenti coercitivi

1 Il giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi è com­pe­ten­te per di­spor­re la car­ce­ra­zio­ne pre­ven­ti­va e la car­ce­ra­zio­ne di si­cu­rez­za e, in quan­to pre­vi­sto dal pre­sen­te Co­di­ce, per di­spor­re o ap­pro­va­re ul­te­rio­ri prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi.

2 Chi fun­ge da giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi non può es­se­re giu­di­ce del me­ri­to nel­la me­de­si­ma cau­sa.

Art. 19 Tribunale di primo grado

1 Il tri­bu­na­le di pri­mo gra­do giu­di­ca in pri­mo gra­do tut­ti i rea­ti che non so­no di com­pe­ten­za di al­tre au­to­ri­tà.

2 La Con­fe­de­ra­zio­ne e i Can­to­ni pos­so­no pre­ve­de­re qua­le tri­bu­na­le di pri­mo gra­do un giu­di­ce uni­co in­ca­ri­ca­to di giu­di­ca­re:

a.
le con­trav­ven­zio­ni;
b.
i cri­mi­ni e i de­lit­ti, ec­cet­tua­ti quel­li per i qua­li il pub­bli­co mi­ni­ste­ro chie­de una pe­na de­ten­ti­va su­pe­rio­re a due an­ni, l’in­ter­na­men­to se­con­do l’ar­ti­co­lo 64 CP4, un trat­ta­men­to se­con­do l’ar­ti­co­lo 59 ca­po­ver­so 3 CP o, nei ca­si in cui si deb­ba con­tem­po­ra­nea­men­te re­vo­ca­re la so­spen­sio­ne con­di­zio­na­le di una san­zio­ne, una pri­va­zio­ne del­la li­ber­tà su­pe­rio­re a due an­ni.

Art. 20 Giurisdizione di reclamo

1 La giu­ri­sdi­zio­ne di re­cla­mo giu­di­ca i re­cla­mi con­tro gli at­ti pro­ce­du­ra­li e con­tro le de­ci­sio­ni non ap­pel­la­bi­li:

a.
dei tri­bu­na­li di pri­mo gra­do;
b.
del­la po­li­zia, del pub­bli­co mi­ni­ste­ro e del­le au­to­ri­tà pe­na­li del­le con­trav­ven­zio­ni;
c.
del giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi, nei ca­si pre­vi­sti dal pre­sen­te Co­di­ce.

2 La Con­fe­de­ra­zio­ne e i Can­to­ni pos­so­no con­fe­ri­re le at­tri­bu­zio­ni del­la giu­ri­sdi­zio­ne di re­cla­mo al tri­bu­na­le d’ap­pel­lo.

Art. 21 Tribunale d’appello

1 Il tri­bu­na­le d’ap­pel­lo giu­di­ca:

a.
gli ap­pel­li in­ter­po­sti con­tro le sen­ten­ze dei tri­bu­na­li di pri­mo gra­do;
b.
le do­man­de di re­vi­sio­ne.

2 Chi ha già ope­ra­to in ve­ste di mem­bro del­la giu­ri­sdi­zio­ne di re­cla­mo non può fun­ge­re da mem­bro del tri­bu­na­le d’ap­pel­lo nel­la me­de­si­ma cau­sa.

3 I mem­bri del tri­bu­na­le d’ap­pel­lo non pos­so­no es­se­re giu­di­ci del­la re­vi­sio­ne nel­la me­de­si­ma cau­sa.

Capitolo 2: Competenza per materia

Sezione 1: Delimitazione delle competenze tra Confederazione e Cantoni

Art. 22 Giurisdizione cantonale

Le au­to­ri­tà pe­na­li can­to­na­li per­se­guo­no e giu­di­ca­no i rea­ti pre­vi­sti dal di­rit­to fe­de­ra­le; so­no fat­te sal­ve le ec­ce­zio­ni di leg­ge.

Art. 23 Giurisdizione federale in generale

1 Sot­to­stan­no al­la giu­ri­sdi­zio­ne fe­de­ra­le i se­guen­ti rea­ti pre­vi­sti nel CP5:

a.6
i rea­ti di cui ai ti­to­li pri­mo e quar­to e agli ar­ti­co­li 140, 156, 189 e 190, in quan­to di­ret­ti con­tro per­so­ne pro­tet­te in vir­tù del di­rit­to in­ter­na­zio­na­le, con­tro ma­gi­stra­ti fe­de­ra­li, con­tro mem­bri dell’As­sem­blea fe­de­ra­le, con­tro il pro­cu­ra­to­re ge­ne­ra­le del­la Con­fe­de­ra­zio­ne o con­tro i suoi so­sti­tu­ti;
b.
i rea­ti di cui agli ar­ti­co­li 137–141, 144, 160 e 172ter, in quan­to con­cer­na­no lo­ca­li, ar­chi­vi o do­cu­men­ti di mis­sio­ni di­plo­ma­ti­che e po­sti con­so­la­ri;
c.
la pre­sa d’ostag­gio se­con­do l’ar­ti­co­lo 185, se la coa­zio­ne è di­ret­ta con­tro au­to­ri­tà fe­de­ra­li o este­re;
d.
i cri­mi­ni e i de­lit­ti di cui agli ar­ti­co­li 224–226ter;
e.7
i cri­mi­ni e i de­lit­ti di cui al ti­to­lo de­ci­mo con­cer­nen­ti mo­ne­te, car­ta­mo­ne­te e bi­gliet­ti di ban­ca, va­lo­ri di bol­lo uf­fi­cia­li e al­tre mar­che del­la Con­fe­de­ra­zio­ne, pe­si e mi­su­re; è ec­cet­tua­to il con­tras­se­gno per l’uti­liz­za­zio­ne del­le stra­de na­zio­na­li di pri­ma e se­con­da clas­se;
f.8
i cri­mi­ni e i de­lit­ti di cui al ti­to­lo un­de­ci­mo, in quan­to si trat­ti di do­cu­men­ti fe­de­ra­li, ec­cet­tua­ti i ti­to­li di tra­spor­to e i giu­sti­fi­ca­ti­vi del traf­fi­co dei pa­ga­men­ti po­sta­li;
g.9
i rea­ti di cui al ti­to­lo do­di­ce­si­mobis e do­di­ce­si­moter non­ché all’ar­ti­co­lo 264k;
h.
i rea­ti di cui all’ar­ti­co­lo 260bis e ai ti­to­li da tre­di­ce­si­mo a quin­di­ce­si­mo e di­cias­set­te­si­mo, in quan­to di­ret­ti con­tro la Con­fe­de­ra­zio­ne o le sue au­to­ri­tà, con­tro la vo­lon­tà po­po­la­re in ele­zio­ni, vo­ta­zio­ni e do­man­de di re­fe­ren­dum o d’ini­zia­ti­va fe­de­ra­li o con­tro l’au­to­ri­tà o la giu­sti­zia fe­de­ra­li;
i.
i cri­mi­ni e i de­lit­ti di cui al ti­to­lo se­di­ce­si­mo;
j.
i rea­ti di cui ai ti­to­li di­ciot­te­si­mo e di­cian­no­ve­si­mo, in quan­to com­mes­si da un mem­bro di un’au­to­ri­tà fe­de­ra­le o da un im­pie­ga­to fe­de­ra­le o di­ret­ti con­tro la Con­fe­de­ra­zio­ne;
k.
le con­trav­ven­zio­ni di cui agli ar­ti­co­li 329–331;
l.
i cri­mi­ni e de­lit­ti po­li­ti­ci che so­no cau­sa o con­se­guen­za di di­sor­di­ni ta­li da ren­de­re ne­ces­sa­rio un in­ter­ven­to fe­de­ra­le ar­ma­to.

2 So­no fat­te sal­ve le di­spo­si­zio­ni con­cer­nen­ti la com­pe­ten­za del Tri­bu­na­le pe­na­le fe­de­ra­le pre­vi­ste in leg­gi fe­de­ra­li spe­cia­li.

5 RS 311.0

6 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. II 7 del­la L del 19 mar. 2010 sull’or­ga­niz­za­zio­ne del­le au­to­ri­tà pe­na­li, in vi­go­re dal 1° gen. 2011 (RU 20103267;FF 2008 7093).

7 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. II 1 del­la L del 18 mar. 2016 sul­le mul­te di­sci­pli­na­ri, in vi­go­re dal 1° gen. 2018 (RU 2017 6559; FF 2015 869).

8 Cor­re­zio­ne del­la Com­mis­sio­ne di re­da­zio­ne dell’AF del 20 dic. 2013, pub­bli­ca­ta il 21 gen. 2014 (RU 2014 243).

9 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I 3 del­la LF del 18 giu. 2010 che mo­di­fi­ca di leg­gi fe­de­ra­li per l’at­tua­zio­ne del­lo Sta­tu­to di Ro­ma del­la Cor­te pe­na­le in­ter­na­zio­na­le, in vi­go­re dal 1° gen. 2011 (RU 2010 4963; FF 20083293),

Art. 24 Giurisdizione federale in caso di criminalità organizzata, atti terroristici e criminalità economica 10

1 Sot­to­stan­no inol­tre al­la giu­ri­sdi­zio­ne fe­de­ra­le i rea­ti di cui agli ar­ti­co­li 260ter, 260quin­quies, 260se­xies, 305bis, 305ter e 322ter–322sep­ties CP11 non­ché i cri­mi­ni com­mes­si da un’or­ga­niz­za­zio­ne cri­mi­na­le o ter­ro­ri­sti­ca ai sen­si dell’ar­ti­co­lo 260ter CP, a con­di­zio­ne che:12

a.
sia­no sta­ti com­mes­si pre­va­len­te­men­te all’este­ro;
b.
sia­no sta­ti com­mes­si in più Can­to­ni e il cen­tro dell’at­ti­vi­tà pe­nal­men­te ri­le­van­te non pos­sa es­se­re lo­ca­liz­za­to in uno di es­si.

2 In ca­so di cri­mi­ni di cui ai ti­to­li se­con­do e un­de­ci­mo CP, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro del­la Con­fe­de­ra­zio­ne può apri­re un’istru­zio­ne qua­lo­ra:

a.
sia­no rea­liz­za­te le con­di­zio­ni di cui al ca­po­ver­so 1; e
b.
nes­su­na au­to­ri­tà can­to­na­le di per­se­gui­men­to pe­na­le si oc­cu­pi del­la cau­sa o la com­pe­ten­te au­to­ri­tà can­to­na­le di per­se­gui­men­to pe­na­le sol­le­ci­ti dal pub­bli­co mi­ni­ste­ro del­la Con­fe­de­ra­zio­ne l’as­sun­zio­ne del pro­ce­di­men­to.

3 L’aper­tu­ra di un’istru­zio­ne se­con­do il ca­po­ver­so 2 de­ter­mi­na la com­pe­ten­za giu­ri­sdi­zio­na­le fe­de­ra­le.

10 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. II 3 del DF del 25 set. 2020 che ap­pro­va e tra­spo­ne nel di­rit­to sviz­ze­ro la Con­ven­zio­ne del Con­si­glio d’Eu­ro­pa per la pre­ven­zio­ne del ter­ro­ri­smo e il re­la­ti­vo Pro­to­col­lo ad­di­zio­na­le e po­ten­zia il di­spo­si­ti­vo pe­na­le con­tro il ter­ro­ri­smo e la cri­mi­na­li­tà or­ga­niz­za­ta, in vi­go­re dal 1° lug. 2021 (RU 2021360; FF 2018 5439).

11 RS 311.0

12 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. II 3 del DF del 25 set. 2020 che ap­pro­va e tra­spo­ne nel di­rit­to sviz­ze­ro la Con­ven­zio­ne del Con­si­glio d’Eu­ro­pa per la pre­ven­zio­ne del ter­ro­ri­smo e il re­la­ti­vo Pro­to­col­lo ad­di­zio­na­le e po­ten­zia il di­spo­si­ti­vo pe­na­le con­tro il ter­ro­ri­smo e la cri­mi­na­li­tà or­ga­niz­za­ta, in vi­go­re dal 1° lug. 2021 (RU 2021360; FF 2018 5439).

Art. 25 Delega ai Cantoni

1 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro del­la Con­fe­de­ra­zio­ne può de­le­ga­re al­le au­to­ri­tà can­to­na­li l’istru­zio­ne e il giu­di­zio o, in via ec­ce­zio­na­le, sol­tan­to il giu­di­zio di una cau­sa pe­na­le che sot­to­stà al­la giu­ri­sdi­zio­ne fe­de­ra­le in vir­tù dell’ar­ti­co­lo 23. So­no ec­cet­tua­te le cau­se pe­na­li di cui all’ar­ti­co­lo 23 ca­po­ver­so 1 let­te­ra g.

2 Nei ca­si sem­pli­ci può de­le­ga­re al­le au­to­ri­tà can­to­na­li an­che l’istru­zio­ne e il giu­di­zio di una cau­sa pe­na­le che sot­to­stà al­la giu­ri­sdi­zio­ne fe­de­ra­le in vir­tù dell’ar­ti­co­lo 24.

Art. 26 Competenza plurima

1 Se il rea­to è sta­to com­mes­so in più Can­to­ni o all’este­ro o se l’au­to­re prin­ci­pa­le, i coau­to­ri o i com­par­te­ci­pi han­no il do­mi­ci­lio o la di­mo­ra abi­tua­le in Can­to­ni di­ver­si, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro del­la Con­fe­de­ra­zio­ne de­ci­de qua­le Can­to­ne istrui­sce e giu­di­ca la cau­sa pe­na­le.

2 Se una cau­sa pe­na­le sot­to­stà sia al­la giu­ri­sdi­zio­ne fe­de­ra­le sia a quel­la can­to­na­le, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro del­la Con­fe­de­ra­zio­ne può di­spor­re la riu­nio­ne dei pro­ce­di­men­ti pres­so le au­to­ri­tà fe­de­ra­li o le au­to­ri­tà can­to­na­li.

3 La giu­ri­sdi­zio­ne sta­bi­li­ta sul fon­da­men­to del ca­po­ver­so 2 per­ma­ne an­che se la par­te del pro­ce­di­men­to che ave­va fon­da­to la com­pe­ten­za vie­ne ab­ban­do­na­ta.

4 Se en­tra in li­nea di con­to una de­le­ga ai sen­si del pre­sen­te ca­pi­to­lo, i pub­bli­ci mi­ni­ste­ri del­la Con­fe­de­ra­zio­ne e dei Can­to­ni si tra­smet­to­no re­ci­pro­ca­men­te gli at­ti per esa­me. Do­po la de­ci­sio­ne di de­le­ga, tra­smet­to­no gli at­ti all’au­to­ri­tà in­ca­ri­ca­ta di istrui­re e giu­di­ca­re la cau­sa.

Art. 27 Competenza per le prime indagini

1 Se un ca­so che sot­to­stà al­la giu­ri­sdi­zio­ne fe­de­ra­le è ur­gen­te e le au­to­ri­tà pe­na­li del­la Con­fe­de­ra­zio­ne non so­no an­co­ra in­ter­ve­nu­te, le in­da­gi­ni di po­li­zia e l’istru­zio­ne pos­so­no es­se­re svol­te an­che dal­le au­to­ri­tà can­to­na­li che sa­reb­be­ro com­pe­ten­ti per ter­ri­to­rio in vir­tù del­le nor­me sul fo­ro. Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro del­la Con­fe­de­ra­zio­ne ne è in­for­ma­to sen­za in­du­gio; il ca­so gli è af­fi­da­to, o gli è sot­to­po­sto af­fin­ché de­ci­da se­con­do gli ar­ti­co­li 25 o 26, al più pre­sto pos­si­bi­le.

2 In ca­so di rea­ti com­mes­si in tut­to o in par­te in più Can­to­ni o all’este­ro e per i qua­li non è an­co­ra sta­to sta­bi­li­to se il pro­ce­di­men­to pe­na­le com­pe­ta al­la Con­fe­de­ra­zio­ne o a un Can­to­ne, le pri­me in­da­gi­ni pos­so­no es­se­re svol­te dal­le au­to­ri­tà pe­na­li del­la Con­fe­de­ra­zio­ne.

Art. 28 Conflitti

I con­flit­ti tra il pub­bli­co mi­ni­ste­ro del­la Con­fe­de­ra­zio­ne e le au­to­ri­tà pe­na­li can­to­na­li so­no de­ci­si dal Tri­bu­na­le pe­na­le fe­de­ra­le.

Sezione 2: Competenza in caso di concorso di reati

Art. 29 Principio dell’unità della procedura

1 Più rea­ti so­no per­se­gui­ti e giu­di­ca­ti con­giun­ta­men­te se:

a.
so­no sta­ti com­mes­si da uno stes­so im­pu­ta­to; op­pu­re
b.
vi è cor­rei­tà o par­te­ci­pa­zio­ne.

2 Se si trat­ta di rea­ti che in par­te ri­ca­do­no nel­la com­pe­ten­za del­la Con­fe­de­ra­zio­ne o so­no sta­ti com­mes­si in di­ver­si Can­to­ni e da più per­so­ne, pre­val­go­no gli ar­ti­co­li 25 e 33–38.

Art. 30 Eccezioni

Per mo­ti­vi so­stan­zia­li, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro e il giu­di­ce pos­so­no di­sgiun­ge­re o riu­ni­re i pro­ce­di­men­ti.

Capitolo 3: Foro

Sezione 1: Principi

Art. 31 Foro del luogo del reato

1 Per il per­se­gui­men­to e il giu­di­zio so­no com­pe­ten­ti le au­to­ri­tà del luo­go in cui il rea­to è sta­to com­mes­so. Se in Sviz­ze­ra si tro­va sol­tan­to il luo­go in cui si è ve­ri­fi­ca­to l’even­to, so­no com­pe­ten­ti le au­to­ri­tà di que­sto luo­go.

2 Se il rea­to è sta­to com­mes­so in più luo­ghi o se l’even­to si è ve­ri­fi­ca­to in più luo­ghi, so­no com­pe­ten­ti le au­to­ri­tà del luo­go in cui so­no sta­ti com­piu­ti i pri­mi at­ti di per­se­gui­men­to.

3 Se l’im­pu­ta­to ha com­mes­so più cri­mi­ni, de­lit­ti o con­trav­ven­zio­ni nel me­de­si­mo luo­go, i pro­ce­di­men­ti so­no riu­ni­ti.

Art. 32 Foro in caso di reati commessi all’estero o di incertezza circa il luogo del reato

1 Se il rea­to è sta­to com­mes­so all’este­ro o se non si può de­ter­mi­na­re il luo­go in cui il rea­to è sta­to com­mes­so, il per­se­gui­men­to e il giu­di­zio com­pe­to­no al­le au­to­ri­tà del luo­go in cui l’im­pu­ta­to ha il do­mi­ci­lio o la di­mo­ra abi­tua­le.

2 Se l’im­pu­ta­to non ha né do­mi­ci­lio né di­mo­ra abi­tua­le in Sviz­ze­ra, so­no com­pe­ten­ti le au­to­ri­tà del suo luo­go d’ori­gi­ne; in su­bor­di­ne, le au­to­ri­tà del luo­go in cui l’im­pu­ta­to è sta­to re­pe­ri­to.

3 Se non è da­to al­cun fo­ro se­con­do i ca­po­ver­si 1 e 2, so­no com­pe­ten­ti le au­to­ri­tà del Can­to­ne che ha chie­sto l’estra­di­zio­ne.

Sezione 2: Fori speciali

Art. 33 Foro in caso di concorso di più persone

1 I com­par­te­ci­pi so­no per­se­gui­ti e giu­di­ca­ti dal­le au­to­ri­tà com­pe­ten­ti per il per­se­gui­men­to e il giu­di­zio dell’au­to­re.

2 Se il rea­to è sta­to com­mes­so da più au­to­ri, so­no com­pe­ten­ti le au­to­ri­tà del luo­go in cui so­no sta­ti com­piu­ti i pri­mi at­ti di per­se­gui­men­to.

Art. 34 Foro in caso di concorso di reati commessi in luoghi diversi

1 Se l’im­pu­ta­to ha com­mes­so più rea­ti in luo­ghi di­ver­si, il per­se­gui­men­to e il giu­di­zio di tut­ti i rea­ti com­pe­to­no al­le au­to­ri­tà del luo­go in cui è sta­to com­mes­so il rea­to pu­ni­bi­le con la pe­na più gra­ve. Se per i di­ver­si rea­ti è com­mi­na­ta la stes­sa pe­na, so­no com­pe­ten­ti le au­to­ri­tà del luo­go in cui so­no sta­ti com­piu­ti i pri­mi at­ti di per­se­gui­men­to.

2 Se al mo­men­to del­la de­ter­mi­na­zio­ne del fo­ro se­con­do gli ar­ti­co­li 39–42 in uno dei Can­to­ni in­te­res­sa­ti è già sta­ta pro­mos­sa l’ac­cu­sa per uno dei rea­ti, i pro­ce­di­men­ti so­no svol­ti se­pa­ra­ta­men­te.

3 Se una per­so­na è sta­ta con­dan­na­ta da giu­di­ci di­ver­si a più pe­ne del­lo stes­so ge­ne­re, il giu­di­ce che ha pro­nun­cia­to la pe­na più gra­ve fis­sa, a ri­chie­sta del con­dan­na­to, una pe­na uni­ca.

Art. 35 Foro in caso di reati commessi mediante i mass media

1 In ca­so di rea­to com­mes­so in Sviz­ze­ra se­con­do l’ar­ti­co­lo 28 CP13 so­no com­pe­ten­ti le au­to­ri­tà del luo­go in cui ha se­de l’im­pre­sa mass­me­dia­ti­ca.

2 Se l’au­to­re dell’ope­ra è no­to e ha il do­mi­ci­lio o la di­mo­ra abi­tua­le in Sviz­ze­ra, so­no pa­ri­men­ti com­pe­ten­ti le au­to­ri­tà del luo­go di do­mi­ci­lio o di di­mo­ra abi­tua­le. In tal ca­so il pro­ce­di­men­to è at­tua­to nel luo­go in cui so­no sta­ti com­piu­ti i pri­mi at­ti di per­se­gui­men­to. In ca­so di rea­ti per­se­gui­bi­li a que­re­la di par­te, il que­re­lan­te può sce­glie­re tra i due fo­ri.

3 Se non è da­to al­cun fo­ro se­con­do i ca­po­ver­si 1 e 2, so­no com­pe­ten­ti le au­to­ri­tà del luo­go in cui l’ope­ra è sta­ta dif­fu­sa. Se la dif­fu­sio­ne è av­ve­nu­ta in più luo­ghi, so­no com­pe­ten­ti le au­to­ri­tà del luo­go in cui so­no sta­ti com­piu­ti i pri­mi at­ti di per­se­gui­men­to.

Art. 36 Foro in caso di reati nell’esecuzione per debiti e nel fallimento e in caso di procedimenti penali contro imprese

1 In ca­so di rea­ti se­con­do gli ar­ti­co­li 163–171bis CP14, so­no com­pe­ten­ti le au­to­ri­tà del luo­go di do­mi­ci­lio, di di­mo­ra abi­tua­le o di se­de del de­bi­to­re.

2 Per i pro­ce­di­men­ti pe­na­li con­tro im­pre­se se­con­do l’ar­ti­co­lo 102 CP so­no com­pe­ten­ti le au­to­ri­tà del luo­go di se­de dell’im­pre­sa. Lo stes­so va­le se il pro­ce­di­men­to è di­ret­to, per il me­de­si­mo fat­to, an­che con­tro una per­so­na che agi­sce per l’im­pre­sa.

3 Se non è da­to al­cun fo­ro se­con­do i ca­po­ver­si 1 e 2, il fo­ro si de­ter­mi­na se­con­do gli ar­ti­co­li 31–35.

Art. 37 Foro in caso di confisca indipendente

1 Le con­fi­sche in­di­pen­den­ti (art. 376–378) so­no ese­gui­te nel luo­go in cui si tro­va­no gli og­get­ti o i va­lo­ri pa­tri­mo­nia­li da con­fi­sca­re.

2 Se gli og­get­ti o i va­lo­ri pa­tri­mo­nia­li da con­fi­sca­re si tro­va­no in più Can­to­ni e so­no in re­la­zio­ne con uno stes­so rea­to o uno stes­so au­to­re, l’au­to­ri­tà com­pe­ten­te è quel­la del luo­go in cui è sta­ta aper­ta la pri­ma pro­ce­du­ra di con­fi­sca.

Art. 38 Determinazione di un foro derogatorio

1 I pub­bli­ci mi­ni­ste­ri pos­so­no con­ve­ni­re un fo­ro di­ver­so da quel­li di cui agli ar­ti­co­li 31–37 se il cen­tro dell’at­ti­vi­tà pe­nal­men­te ri­le­van­te, la si­tua­zio­ne per­so­na­le del­l’im­pu­ta­to o al­tri mo­ti­vi per­ti­nen­ti lo esi­go­no.

2 Al fi­ne di tu­te­la­re i di­rit­ti pro­ce­du­ra­li di una par­te, do­po la pro­mo­zio­ne dell’ac­cu­sa la giu­ri­sdi­zio­ne can­to­na­le di re­cla­mo può, ad istan­za di par­te o d’uf­fi­cio, de­ro­ga­re al­le nor­me sul fo­ro di cui al pre­sen­te ca­pi­to­lo de­fe­ren­do il giu­di­zio a un al­tro tri­bu­na­le can­to­na­le di pri­mo gra­do com­pe­ten­te per ma­te­ria.

Sezione 3: Procedura

Art. 39 Esame della competenza e intesa

1 Le au­to­ri­tà pe­na­li esa­mi­na­no d’uf­fi­cio la lo­ro com­pe­ten­za e, se ne­ces­sa­rio, ri­met­to­no il ca­so all’au­to­ri­tà com­pe­ten­te.

2 Se più au­to­ri­tà pe­na­li ri­sul­ta­no com­pe­ten­ti per ter­ri­to­rio, i pub­bli­ci mi­ni­ste­ri in­te­res­sa­ti si co­mu­ni­ca­no sen­za in­du­gio gli ele­men­ti es­sen­zia­li del ca­so e si ado­pe­ra­no per rag­giun­ge­re un’in­te­sa il più ra­pi­da­men­te pos­si­bi­le.

Art. 40 Conflitti in materia di foro

1 Se vi è con­te­sta­zio­ne fra le au­to­ri­tà pe­na­li del me­de­si­mo Can­to­ne sul fo­ro com­pe­ten­te, de­ci­de de­fi­ni­ti­va­men­te il pub­bli­co mi­ni­ste­ro su­pe­rio­re o ge­ne­ra­le op­pu­re, in man­can­za di sif­fat­te fun­zio­ni, la giu­ri­sdi­zio­ne can­to­na­le di re­cla­mo.

2 Se le au­to­ri­tà di per­se­gui­men­to pe­na­le di più Can­to­ni non rie­sco­no ad ac­cor­dar­si sul fo­ro com­pe­ten­te, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro del Can­to­ne che per pri­mo si è oc­cu­pa­to del­la cau­sa sot­to­po­ne sen­za in­du­gio, in ogni ca­so pri­ma del­la pro­mo­zio­ne dell’ac­cu­sa, la que­stio­ne al Tri­bu­na­le pe­na­le fe­de­ra­le af­fin­ché de­ci­da.

3 L’au­to­ri­tà com­pe­ten­te a de­ci­de­re sul fo­ro può sta­bi­li­re un fo­ro di­ver­so da quel­lo pre­vi­sto ne­gli ar­ti­co­li 31–37 se il cen­tro dell’at­ti­vi­tà pe­nal­men­te ri­le­van­te, la si­tua­zio­ne per­so­na­le dell’im­pu­ta­to o al­tri mo­ti­vi per­ti­nen­ti lo esi­go­no.

Art. 41 Contestazione del foro ad opera delle parti

1 La par­te che in­ten­de con­te­sta­re la com­pe­ten­za dell’au­to­ri­tà in­ve­sti­ta del pro­ce­di­men­to pe­na­le de­ve chie­de­re sen­za in­du­gio a que­st’ul­ti­ma di ri­met­te­re il ca­so all’au­to­ri­tà pe­na­le com­pe­ten­te.

2 Le par­ti pos­so­no im­pu­gna­re en­tro die­ci gior­ni di­nan­zi all’au­to­ri­tà com­pe­ten­te a de­ci­de­re sul fo­ro, con­for­me­men­te all’ar­ti­co­lo 40, la de­ci­sio­ne sul fo­ro pre­sa dai pub­bli­ci mi­ni­ste­ri in­te­res­sa­ti (art. 39 cpv. 2). Se i pub­bli­ci mi­ni­ste­ri han­no con­ve­nu­to un fo­ro de­ro­ga­to­rio (art. 38 cpv. 1), la de­ci­sio­ne può es­se­re im­pu­gna­ta sol­tan­to dal­la par­te la cui ri­chie­sta se­con­do il ca­po­ver­so 1 è sta­ta re­spin­ta.

Art. 42 Disposizioni comuni

1 Fin­ché il fo­ro non è de­ter­mi­na­to in mo­do de­fi­ni­ti­vo, l’au­to­ri­tà che per pri­ma si è oc­cu­pa­ta del­la cau­sa pren­de i prov­ve­di­men­ti in­dif­fe­ri­bi­li. Se ne­ces­sa­rio, l’au­to­ri­tà com­pe­ten­te a de­ci­de­re sul fo­ro de­si­gna l’au­to­ri­tà che de­ve oc­cu­par­si prov­vi­so­ria­men­te del­la cau­sa.

2 Le per­so­ne in sta­to di car­ce­ra­zio­ne so­no con­se­gna­te al­le au­to­ri­tà di al­tri Can­to­ni sol­tan­to se la com­pe­ten­za è sta­ta de­ter­mi­na­ta in mo­do de­fi­ni­ti­vo.

3 Un fo­ro de­ter­mi­na­to con­for­me­men­te agli ar­ti­co­li 38–41 può es­se­re mo­di­fi­ca­to sol­tan­to per nuo­vi mo­ti­vi gra­vi e so­lo pri­ma del­la pro­mo­zio­ne dell’ac­cu­sa.

Capitolo 4: Assistenza giudiziaria nazionale

Sezione 1: Disposizioni generali

Art. 43 Campo d’applicazione e definizione

1 Le di­spo­si­zio­ni del pre­sen­te ca­pi­to­lo di­sci­pli­na­no l’as­si­sten­za giu­di­zia­ria in ma­te­ria pe­na­le da par­te di au­to­ri­tà fe­de­ra­li e can­to­na­li a fa­vo­re di pub­bli­ci mi­ni­ste­ri, au­to­ri­tà pe­na­li del­le con­trav­ven­zio­ni e au­to­ri­tà giu­di­can­ti, can­to­na­li e fe­de­ra­li.

2 Le di­spo­si­zio­ni del pre­sen­te ca­pi­to­lo si ap­pli­ca­no al­la po­li­zia in quan­to es­sa ope­ri su istru­zio­ne di pub­bli­ci mi­ni­ste­ri, au­to­ri­tà pe­na­li del­le con­trav­ven­zio­ni o au­to­ri­tà giu­di­can­ti.

3 L’as­si­sten­za giu­di­zia­ria di­ret­ta tra le au­to­ri­tà di po­li­zia del­la Con­fe­de­ra­zio­ne e dei Can­to­ni e tra quel­le dei Can­to­ni è am­mis­si­bi­le se non con­cer­ne prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi di esclu­si­va com­pe­ten­za del pub­bli­co mi­ni­ste­ro o del giu­di­ce.

4 Per as­si­sten­za giu­di­zia­ria s’in­ten­de qual­sia­si prov­ve­di­men­to ri­chie­sto da un’au­to­ri­tà, nell’am­bi­to del­le sue com­pe­ten­ze, in un pro­ce­di­men­to pe­na­le pen­den­te.

Art. 44 Obbligo di prestare assistenza giudiziaria 15

Le au­to­ri­tà fe­de­ra­li e can­to­na­li so­no te­nu­te a pre­star­si as­si­sten­za giu­di­zia­ria qua­lo­ra rea­ti pre­vi­sti dal di­rit­to fe­de­ra­le sia­no per­se­gui­ti e giu­di­ca­ti in ap­pli­ca­zio­ne del pre­sen­te Co­di­ce.

15 La cor­re­zio­ne del­la Com­mis­sio­ne di re­da­zio­ne dell’AF del 10 nov. 2014, pub­bli­ca­ta il 25 nov. 2014, con­cer­ne sol­tan­to il te­sto fran­ce­se (RU 2014 4071).

Art. 45 Appoggio logistico e sicurezza

1 Per quan­to pos­si­bi­le, i Can­to­ni met­to­no a di­spo­si­zio­ne del­le au­to­ri­tà pe­na­li del­la Con­fe­de­ra­zio­ne e de­gli al­tri Can­to­ni i lo­ca­li ne­ces­sa­ri per ga­ran­ti­re l’eser­ci­zio del­la lo­ro at­ti­vi­tà uf­fi­cia­le e al­log­gia­re le per­so­ne in car­ce­ra­zio­ne pre­ven­ti­va.

2 Su ri­chie­sta del­le au­to­ri­tà pe­na­li del­la Con­fe­de­ra­zio­ne, i Can­to­ni pren­do­no i prov­ve­di­men­ti ne­ces­sa­ri per ga­ran­ti­re la si­cu­rez­za dell’at­ti­vi­tà uf­fi­cia­le del­le stes­se.

Art. 46 Rapporti diretti tra autorità

1 Le au­to­ri­tà co­mu­ni­ca­no di­ret­ta­men­te tra lo­ro16.

2 Le do­man­de d’as­si­sten­za giu­di­zia­ria pos­so­no es­se­re for­mu­la­te nel­la lin­gua dell’au­to­ri­tà ri­chie­den­te o in quel­la dell’au­to­ri­tà ri­chie­sta.

3 Se non è chia­ro qua­le sia l’au­to­ri­tà com­pe­ten­te, l’au­to­ri­tà ri­chie­den­te in­di­riz­za la do­man­da d’as­si­sten­za giu­di­zia­ria ri­spet­ti­va­men­te al pub­bli­co mi­ni­ste­ro su­pre­mo del Can­to­ne ri­chie­sto o a quel­lo del­la Con­fe­de­ra­zio­ne. Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro la inol­tra poi all’au­to­ri­tà com­pe­ten­te.

16 L’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria sviz­ze­ra ter­ri­to­rial­men­te com­pe­ten­te per le com­mis­sio­ni ro­ga­to­rie può es­se­re tro­va­ta in in­ter­net al se­guen­te in­di­riz­zo: www.elor­ge.ad­min.ch

Art. 47 Spese

1 L’as­si­sten­za giu­di­zia­ria è pre­sta­ta gra­tui­ta­men­te.

2 La Con­fe­de­ra­zio­ne rim­bor­sa ai Can­to­ni le spe­se da es­sa oc­ca­sio­na­te per l’ap­pog­gio ai sen­si dell’ar­ti­co­lo 45.

3 Le spe­se in­sor­te so­no co­mu­ni­ca­te ri­spet­ti­va­men­te al Can­to­ne ri­chie­den­te o al­la Con­fe­de­ra­zio­ne af­fin­ché pos­sa­no es­se­re ad­dos­sa­te al­le par­ti con­dan­na­te al­le spe­se.

4 Gli ob­bli­ghi d’in­den­niz­zo de­ri­van­ti da prov­ve­di­men­ti d’as­si­sten­za giu­di­zia­ria so­no ri­spet­ti­va­men­te a ca­ri­co del Can­to­ne ri­chie­den­te o del­la Con­fe­de­ra­zio­ne.

Art. 48 Conflitti

1 I con­flit­ti in ma­te­ria di as­si­sten­za giu­di­zia­ria tra au­to­ri­tà del­lo stes­so Can­to­ne so­no de­ci­si de­fi­ni­ti­va­men­te dal­la giu­ri­sdi­zio­ne can­to­na­le di re­cla­mo.

2 I con­flit­ti tra au­to­ri­tà fe­de­ra­li e can­to­na­li o tra au­to­ri­tà di di­ver­si Can­to­ni so­no de­ci­si dal Tri­bu­na­le pe­na­le fe­de­ra­le.

Sezione 2: Atti procedurali eseguiti su domanda della Confederazione o di un altro Cantone

Art. 49 Principi

1 I pub­bli­ci mi­ni­ste­ri e le au­to­ri­tà giu­di­can­ti del­la Con­fe­de­ra­zio­ne e dei Can­to­ni pos­so­no do­man­da­re al­le au­to­ri­tà pe­na­li di al­tri Can­to­ni o del­la Con­fe­de­ra­zio­ne l’ese­cu­zio­ne di at­ti pro­ce­du­ra­li. L’au­to­ri­tà ri­chie­sta non esa­mi­na né l’am­mis­si­bi­li­tà né l’ade­gua­tez­za de­gli at­ti pro­ce­du­ra­li stes­si.

2 La trat­ta­zio­ne dei re­cla­mi con­tro i prov­ve­di­men­ti d’as­si­sten­za giu­di­zia­ria com­pe­te ri­spet­ti­va­men­te al­le au­to­ri­tà del Can­to­ne ri­chie­den­te o del­la Con­fe­de­ra­zio­ne. Di­nan­zi al­le au­to­ri­tà del Can­to­ne ri­chie­sto o del­la Con­fe­de­ra­zio­ne, i prov­ve­di­men­ti d’as­si­sten­za giu­di­zia­ria pos­so­no es­se­re im­pu­gna­ti sol­tan­to per quan­to con­cer­ne la lo­ro ese­cu­zio­ne.

Art. 50 Domanda di provvedimenti coercitivi

1 L’au­to­ri­tà ri­chie­den­te do­man­da l’ar­re­sto di una per­so­na in­vian­do all’au­to­ri­tà ri­chie­­­­sta un man­da­to scrit­to di ac­com­pa­gna­men­to coat­ti­vo (art. 208).

2 L’au­to­ri­tà ri­chie­sta tra­du­ce l’ar­re­sta­to di­nan­zi all’au­to­ri­tà com­pe­ten­te se pos­si­bi­le en­tro 24 ore.

3 Le do­man­de con­cer­nen­ti al­tri prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi so­no mo­ti­va­te suc­cin­ta­men­te. Nei ca­si ur­gen­ti la mo­ti­va­zio­ne può es­se­re in­via­ta in un se­con­do tem­po.

Art. 51 Diritto di partecipare agli atti procedurali

1 Le par­ti, i lo­ro pa­tro­ci­na­to­ri e l’au­to­ri­tà ri­chie­den­te pos­so­no par­te­ci­pa­re agli at­ti pro­ce­du­ra­li do­man­da­ti, in quan­to il pre­sen­te Co­di­ce lo pre­ve­da.

2 Se la par­te­ci­pa­zio­ne è pos­si­bi­le, l’au­to­ri­tà ri­chie­sta co­mu­ni­ca all’au­to­ri­tà ri­chie­den­te, al­le par­ti e ai lo­ro pa­tro­ci­na­to­ri do­ve e quan­do sa­rà ese­gui­to l’at­to pro­ce­du­ra­le.

Sezione 3: Atti procedurali in un altro Cantone

Art. 52 Principi

1 I pub­bli­ci mi­ni­ste­ri, le au­to­ri­tà pe­na­li del­le con­trav­ven­zio­ni e le au­to­ri­tà giu­di­can­ti dei Can­to­ni e del­la Con­fe­de­ra­zio­ne han­no di­rit­to di di­spor­re ed ese­gui­re di­ret­ta­men­te in un al­tro Can­to­ne tut­ti gli at­ti pro­ce­du­ra­li ai sen­si del pre­sen­te Co­di­ce.

2 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro del Can­to­ne in cui dev’es­se­re ese­gui­to l’at­to pro­ce­du­ra­le ne è pre­via­men­te av­vi­sa­to. Nei ca­si ur­gen­ti può es­se­re av­vi­sa­to a po­ste­rio­ri. Per la ri­chie­sta di in­for­ma­zio­ni e do­cu­men­ti non è ne­ces­sa­rio al­cun av­vi­so.

3 Le spe­se de­gli at­ti pro­ce­du­ra­li e i re­la­ti­vi ob­bli­ghi di in­den­niz­zo so­no ri­spet­ti­va­men­te a ca­ri­co del Can­to­ne che ha ese­gui­to gli at­ti o del­la Con­fe­de­ra­zio­ne; il Can­to­ne o la Con­fe­de­ra­zio­ne può ad­dos­sar­li al­le par­ti con­for­me­men­te agli ar­ti­co­li 426 e 427.

Art. 53 Impiego della polizia

Se ne­ces­si­ta dell’aiu­to del­la po­li­zia per l’ese­cu­zio­ne di un at­to pro­ce­du­ra­le, l’au­to­ri­tà ri­chie­den­te in­di­riz­za la re­la­ti­va do­man­da al pub­bli­co mi­ni­ste­ro del Can­to­ne ri­chie­sto; que­sti con­fe­ri­sce al­la po­li­zia lo­ca­le i man­da­ti ne­ces­sa­ri.

Capitolo 5: Assistenza giudiziaria internazionale

Art. 54 Applicabilità del presente Codice

La con­ces­sio­ne dell’as­si­sten­za giu­di­zia­ria in­ter­na­zio­na­le e la pro­ce­du­ra d’as­si­sten­za giu­di­zia­ria so­no ret­te dal pre­sen­te Co­di­ce sol­tan­to in quan­to al­tre leg­gi fe­de­ra­li e trat­ta­ti in­ter­na­zio­na­li non pre­ve­da­no di­spo­si­zio­ni spe­ci­fi­che.

Art. 55 Competenza

1 Se un Can­to­ne si oc­cu­pa di un ca­so di as­si­sten­za giu­di­zia­ria in­ter­na­zio­na­le, è com­pe­ten­te il pub­bli­co mi­ni­ste­ro.

2 Du­ran­te la pro­ce­du­ra di­bat­ti­men­ta­le le au­to­ri­tà giu­di­can­ti pos­so­no pre­sen­ta­re au­to­no­ma­men­te do­man­de d’as­si­sten­za giu­di­zia­ria.

3 So­no fat­ti sal­vi i po­te­ri del­le au­to­ri­tà d’ese­cu­zio­ne pe­na­le.

4 Se il di­rit­to fe­de­ra­le as­se­gna com­pi­ti di as­si­sten­za giu­di­zia­ria a un’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria, è com­pe­ten­te la giu­ri­sdi­zio­ne di re­cla­mo.

5 Se il Can­to­ne che si oc­cu­pa di una do­man­da di as­si­sten­za giu­di­zia­ria este­ra ese­gue at­ti pro­ce­du­ra­li in al­tri Can­to­ni, so­no ap­pli­ca­bi­li le di­spo­si­zio­ni con­cer­nen­ti l’as­si­sten­za giu­di­zia­ria na­zio­na­le.

6 I Can­to­ni di­sci­pli­na­no l’ul­te­rio­re pro­ce­du­ra.

Capitolo 6: Ricusazione

Art. 56 Motivi di ricusazione

Chi ope­ra in se­no a un’au­to­ri­tà pe­na­le si ri­cu­sa se:

a.
ha un in­te­res­se per­so­na­le nel­la cau­sa;
b.
ha par­te­ci­pa­to al­la me­de­si­ma cau­sa in al­tra ve­ste, se­gna­ta­men­te co­me mem­bro di un’au­to­ri­tà, pa­tro­ci­na­to­re di una par­te, pe­ri­to o te­sti­mo­ne;
c.
è uni­to in ma­tri­mo­nio, vi­ve in unio­ne do­me­sti­ca re­gi­stra­ta o con­vi­ve di fat­to con una par­te, con il suo pa­tro­ci­na­to­re o con una per­so­na che ha par­te­ci­pa­to al­la me­de­si­ma cau­sa co­me mem­bro del­la giu­ri­sdi­zio­ne in­fe­rio­re;
d.
è pa­ren­te o af­fi­ne di una par­te in li­nea ret­ta o in li­nea col­la­te­ra­le fi­no al ter­zo gra­do in­clu­so;
e.
è pa­ren­te o af­fi­ne in li­nea ret­ta, o in li­nea col­la­te­ra­le fi­no al se­con­do gra­do in­clu­so, di un pa­tro­ci­na­to­re di una par­te op­pu­re di una per­so­na che ha par­te­ci­pa­to al­la me­de­si­ma cau­sa co­me mem­bro del­la giu­ri­sdi­zio­ne in­fe­rio­re;
f.
per al­tri mo­ti­vi, se­gna­ta­men­te a cau­sa di rap­por­ti di ami­ci­zia o di ini­mi­ci­zia con una par­te o con il suo pa­tro­ci­na­to­re, po­treb­be ave­re una pre­ven­zio­ne nel­la cau­sa.

Art. 57 Obbligo di comunicazione

Chi ope­ra in se­no a un’au­to­ri­tà pe­na­le e si tro­va in un ca­so di ri­cu­sa­zio­ne lo co­mu­ni­ca tem­pe­sti­va­men­te a chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to.

Art. 58 Domanda di ricusazione

1 La par­te che in­ten­de chie­de­re la ri­cu­sa­zio­ne di una per­so­na che ope­ra in se­no a un’au­to­ri­tà pe­na­le de­ve pre­sen­ta­re sen­za in­du­gio la re­la­ti­va do­man­da a chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to non ap­pe­na è a co­no­scen­za del mo­ti­vo di ri­cu­sa­zio­ne; de­ve ren­de­re ve­ro­si­mi­li i fat­ti su cui si fon­da la do­man­da.

2 Il ri­cu­san­do si pro­nun­cia sul­la do­man­da.

Art. 59 Decisione

1 Se è in­vo­ca­to un mo­ti­vo di ri­cu­sa­zio­ne di cui all’ar­ti­co­lo 56 let­te­re a o f op­pu­re se una per­so­na che ope­ra in se­no a un’au­to­ri­tà pe­na­le si op­po­ne al­la do­man­da di ri­cu­sa­zio­ne pre­sen­ta­ta da una par­te in vir­tù dell’ar­ti­co­lo 56 let­te­re b–e, de­ci­de sen­za ul­te­rio­re pro­ce­du­ra pro­ba­to­ria e de­fi­ni­ti­va­men­te:

a.
il pub­bli­co mi­ni­ste­ro, nei ca­si in cui è in­te­res­sa­ta la po­li­zia;
b.
la giu­ri­sdi­zio­ne di re­cla­mo, nei ca­si in cui so­no in­te­res­sa­ti il pub­bli­co mi­ni­ste­ro, le au­to­ri­tà pe­na­li del­le con­trav­ven­zio­ni o i tri­bu­na­li di pri­mo gra­do;
c.
il tri­bu­na­le d’ap­pel­lo, nei ca­si in cui so­no in­te­res­sa­ti la giu­ri­sdi­zio­ne di re­cla­mo o sin­go­li mem­bri del tri­bu­na­le d’ap­pel­lo;
d.17
il Tri­bu­na­le pe­na­le fe­de­ra­le, nei ca­si in cui è in­te­res­sa­to l’in­te­ro tri­bu­na­le d’ap­pel­lo di un Can­to­ne.

2 La de­ci­sio­ne è re­sa per scrit­to e mo­ti­va­ta.

3 Fi­no al­la de­ci­sio­ne il ri­cu­san­do con­ti­nua a eser­ci­ta­re la sua fun­zio­ne.

4 Se la do­man­da è ac­col­ta, le spe­se pro­ce­du­ra­li so­no ad­dos­sa­te ri­spet­ti­va­men­te al­la Con­fe­de­ra­zio­ne o al Can­to­ne. Se la do­man­da è re­spin­ta o è ma­ni­fe­sta­men­te tar­di­va o te­me­ra­ria, le spe­se so­no ad­dos­sa­te al ri­chie­den­te.

17 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. II 3 del­la LF del 17 mar. 2017 (Isti­tu­zio­ne di una cor­te d’ap­pel­lo in se­no al Tri­bu­na­le pe­na­le fe­de­ra­le), in vi­go­re dal 1° gen. 2019 (RU 2017 5769; FF 2013 6121, 2016 5587).

Art. 60 Conseguenze della violazione delle norme sulla ricusazione

1 Gli at­ti uf­fi­cia­li ai qua­li ha par­te­ci­pa­to una per­so­na te­nu­ta a ri­cu­sar­si so­no an­nul­la­ti e ri­pe­tu­ti se una par­te lo do­man­da en­tro cin­que gior­ni da quel­lo in cui è ve­nu­ta a co­no­scen­za del­la de­ci­sio­ne di ri­cu­sa­zio­ne.

2 Le pro­ve già espe­ri­te ma non più ri­pe­ti­bi­li pos­so­no es­se­re non­di­me­no pre­se in con­si­de­ra­zio­ne dall’au­to­ri­tà pe­na­le.

3 Se il mo­ti­vo di ri­cu­sa­zio­ne è sco­per­to sol­tan­to do­po la chiu­su­ra del pro­ce­di­men­to, si ap­pli­ca­no le di­spo­si­zio­ni sul­la re­vi­sio­ne.

Capitolo 7: Direzione del procedimento

Art. 61 Competenza

Il pro­ce­di­men­to è di­ret­to:

a.
si­no all’ab­ban­do­no del­lo stes­so o si­no al­la pro­mo­zio­ne dell’ac­cu­sa, dal pub­bli­co mi­ni­ste­ro;
b.
nel­la pro­ce­du­ra pe­na­le in ma­te­ria di con­trav­ven­zio­ni, dall’au­to­ri­tà pe­na­le del­le con­trav­ven­zio­ni;
c.
nel­la pro­ce­du­ra giu­di­zia­ria di­nan­zi a un’au­to­ri­tà giu­di­can­te col­le­gia­le, dal pre­si­den­te del col­le­gio;
d.
nel­la pro­ce­du­ra giu­di­zia­ria di­nan­zi a un’au­to­ri­tà giu­di­can­te mo­no­cra­ti­ca, dal giu­di­ce uni­co.

Art. 62 Compiti generali

1 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to pren­de le di­spo­si­zio­ni at­te a ga­ran­ti­re che lo stes­so si svol­ga in mo­do ap­pro­pria­to e con­for­me al­la leg­ge.

2 Nel­la pro­ce­du­ra di­nan­zi a un’au­to­ri­tà giu­di­can­te col­le­gia­le, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to eser­ci­ta tut­te le at­tri­bu­zio­ni che non so­no ri­ser­va­te al col­le­gio.

Art. 63 Polizia delle udienze

1 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to prov­ve­de a far man­te­ne­re la si­cu­rez­za, la tran­quil­li­tà e l’or­di­ne du­ran­te le udien­ze.

2 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to può am­mo­ni­re le per­so­ne che ne tur­ba­no l’an­da­men­to od of­fen­do­no le con­ve­nien­ze. In ca­so di re­ci­di­va, può to­glier lo­ro la pa­ro­la, espel­ler­le dal­la sa­la d’udien­za e, se ne­ces­sa­rio, far­le cu­sto­di­re dal­la po­li­zia si­no al­la fi­ne del­l’udien­za. Può al­tre­sì far sgom­be­ra­re la sa­la d’udien­za.

3 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to può chie­de­re l’aiu­to del­la po­li­zia com­pe­ten­te nel luo­go dell’at­to pro­ce­du­ra­le.

4 Se una par­te è al­lon­ta­na­ta, l’at­to pro­ce­du­ra­le pro­se­gue co­mun­que.

Art. 64 Sanzioni disciplinari

1 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to può pu­ni­re con la mul­ta di­sci­pli­na­re fi­no a 1000 fran­chi le per­so­ne che ne tur­ba­no l’an­da­men­to, of­fen­do­no le con­ve­nien­ze o non ot­tem­pe­ra­no a di­spo­si­zio­ni or­di­na­to­rie.

2 Le mul­te di­sci­pli­na­ri in­flit­te dal pub­bli­co mi­ni­ste­ro e dai tri­bu­na­li di pri­mo gra­do pos­so­no es­se­re im­pu­gna­te en­tro die­ci gior­ni di­nan­zi al­la giu­ri­sdi­zio­ne di re­cla­mo. Que­sta de­ci­de de­fi­ni­ti­va­men­te.

Art. 65 Impugnabilità delle disposizioni ordinatorie del giudice

1 Le di­spo­si­zio­ni or­di­na­to­rie del giu­di­ce pos­so­no es­se­re im­pu­gna­te sol­tan­to in­sie­me con la de­ci­sio­ne fi­na­le.

2 Le di­spo­si­zio­ni or­di­na­to­rie pre­se pri­ma del di­bat­ti­men­to da chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to in un’au­to­ri­tà giu­di­can­te col­le­gia­le pos­so­no, d’uf­fi­cio o su do­man­da, es­se­re mo­di­fi­ca­te o an­nul­la­te dal col­le­gio.

Capitolo 8: Norme procedurali generali

Sezione 1: Oralità, lingua

Art. 66 Oralità

I pro­ce­di­men­ti di­nan­zi al­le au­to­ri­tà pe­na­li si svol­go­no oral­men­te in quan­to il pre­sen­te Co­di­ce non pre­scri­va la for­ma scrit­ta.

Art. 67 Lingue del procedimento

1 La Con­fe­de­ra­zio­ne e i Can­to­ni de­si­gna­no le lin­gue in cui si svol­ge il pro­ce­di­men­to di­nan­zi al­le lo­ro au­to­ri­tà pe­na­li.

2 Le au­to­ri­tà pe­na­li can­to­na­li ese­guo­no tut­ti gli at­ti pro­ce­du­ra­li nel­le lin­gue che il Can­to­ne ha de­si­gna­to con­for­me­men­te al ca­po­ver­so 1; chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to può con­sen­ti­re de­ro­ghe.

Art. 68 Traduzioni

1 Se un par­te­ci­pan­te al pro­ce­di­men­to non com­pren­de la lin­gua in cui si svol­ge il me­de­si­mo o non è in gra­do di espri­mer­si suf­fi­cien­te­men­te be­ne nel­la stes­sa, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to fa ca­po a un tra­dut­to­re o in­ter­pre­te. Nei ca­si sem­pli­ci o ur­gen­ti può ri­nun­cia­re al tra­dut­to­re o all’in­ter­pre­te se egli stes­so e l’esten­so­re del ver­ba­le pa­dro­neg­gia­no suf­fi­cien­te­men­te la lin­gua del di­ret­to in­te­res­sa­to e que­sti vi ac­con­sen­te.

2 An­che se as­si­sti­to da un di­fen­so­re, l’im­pu­ta­to è in­for­ma­to in una lin­gua a lui com­pren­si­bi­le, oral­men­te o per scrit­to, al­me­no del con­te­nu­to es­sen­zia­le de­gli at­ti pro­ce­du­ra­li più im­por­tan­ti. Non può es­se­re pre­te­sa una tra­du­zio­ne in­te­gra­le di tut­ti gli at­ti pro­ce­du­ra­li e de­gli at­ti di cau­sa.

3 Gli at­ti che non so­no me­mo­rie o istan­ze del­le par­ti so­no all’oc­cor­ren­za tra­dot­ti per scrit­to o tra­dot­ti oral­men­te per il ver­ba­le.

4 Per la tra­du­zio­ne dell’in­ter­ro­ga­to­rio del­la vit­ti­ma di un rea­to con­tro l’in­te­gri­tà ses­sua­le si fa ca­po a una per­so­na del­lo stes­so ses­so se la vit­ti­ma lo do­man­da e se ciò è pos­si­bi­le sen­za ri­tar­da­re in­de­bi­ta­men­te il pro­ce­di­men­to.

5 Ai tra­dut­to­ri e agli in­ter­pre­ti si ap­pli­ca­no per ana­lo­gia le di­spo­si­zio­ni con­cer­nen­ti i pe­ri­ti (art. 73, 105, 182–191).

Sezione 2: Pubblicità

Art. 69 Principi

1 Le udien­ze di­nan­zi al tri­bu­na­le di pri­mo gra­do e al tri­bu­na­le d’ap­pel­lo, non­ché la co­mu­ni­ca­zio­ne ora­le del­le sen­ten­ze e del­le or­di­nan­ze di ta­li tri­bu­na­li so­no pub­bli­che, ad ec­ce­zio­ne del­le de­li­be­ra­zio­ni.

2 In ta­li ca­si, se le par­ti han­no ri­nun­cia­to a una pro­nun­cia pub­bli­ca del­la sen­ten­za o se è sta­to emes­so un de­cre­to d’ac­cu­sa, gli in­te­res­sa­ti pos­so­no pren­de­re vi­sio­ne del­la sen­ten­za o del de­cre­to d’ac­cu­sa.

3 Non so­no pub­bli­che:

a.
la pro­ce­du­ra pre­li­mi­na­re, fat­te sal­ve le co­mu­ni­ca­zio­ni del­le au­to­ri­tà pe­na­li al pub­bli­co;
b.
la pro­ce­du­ra di­nan­zi al giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi;
c.
la pro­ce­du­ra di­nan­zi al­la giu­ri­sdi­zio­ne di re­cla­mo e, in quan­to si svol­ga per scrit­to, quel­la di­nan­zi al tri­bu­na­le d’ap­pel­lo;
d.
la pro­ce­du­ra del de­cre­to d’ac­cu­sa.

4 Chiun­que può as­si­ste­re al­le udien­ze pub­bli­che; le per­so­ne di età in­fe­rio­re ai 16 an­ni ne­ces­si­ta­no tut­ta­via dell’au­to­riz­za­zio­ne di chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to.

Art. 70 Restrizioni e porte chiuse

1 Il giu­di­ce può di­spor­re che le udien­ze si svol­ga­no in tut­to o in par­te a por­te chiu­se:

a.
se la si­cu­rez­za o l’or­di­ne pub­bli­ci o in­te­res­si de­gni di pro­te­zio­ne di una per­so­na coin­vol­ta, se­gna­ta­men­te quel­li del­la vit­ti­ma, lo esi­go­no;
b.
in ca­so di for­te af­fluen­za.

2 Qua­lo­ra si pro­ce­da a por­te chiu­se, l’im­pu­ta­to, la vit­ti­ma e l’ac­cu­sa­to­re pri­va­to pos­so­no far­si ac­com­pa­gna­re al mas­si­mo da tre per­so­ne di fi­du­cia.

3 Il giu­di­ce può con­sen­ti­re a cro­ni­sti giu­di­zia­ri e ad al­tre per­so­ne che han­no un in­te­res­se le­git­ti­mo di as­si­ste­re, a de­ter­mi­na­te con­di­zio­ni, ad udien­ze non pub­bli­che ai sen­si del ca­po­ver­so 1.

4 Qua­lo­ra si sia pro­ce­du­to a por­te chiu­se, il giu­di­ce co­mu­ni­ca la sen­ten­za in udien­za pub­bli­ca o, se ne­ces­sa­rio, in­for­ma il pub­bli­co in al­tro mo­do ade­gua­to sull’esi­to del pro­ce­di­men­to.

Art. 71 Riprese audiovisive

1 Non so­no per­mes­se ri­pre­se vi­si­ve o so­no­re all’in­ter­no dell’edi­fi­cio del tri­bu­na­le, non­ché ri­pre­se di at­ti pro­ce­du­ra­li ese­gui­ti in al­tro luo­go.

2 I tra­sgres­so­ri pos­so­no es­se­re pu­ni­ti con la mul­ta di­sci­pli­na­re di cui all’ar­ti­co­lo 64 ca­po­ver­so 1. Le ri­pre­se non au­to­riz­za­te pos­so­no es­se­re se­que­stra­te.

Art. 72 Cronaca giudiziaria

La Con­fe­de­ra­zio­ne e i Can­to­ni pos­so­no di­sci­pli­na­re l’am­mis­sio­ne, i di­rit­ti e gli ob­bli­ghi dei cro­ni­sti giu­di­zia­ri.

Sezione 3: Segreto, informazione del pubblico, comunicazioni ad autorità

Art. 73 Obbligo del segreto

1 I mem­bri del­le au­to­ri­tà pe­na­li, i lo­ro col­la­bo­ra­to­ri e i pe­ri­ti no­mi­na­ti dall’au­to­ri­tà pe­na­le ser­ba­no il se­gre­to sui fat­ti di cui ven­go­no a co­no­scen­za nell’eser­ci­zio del­la lo­ro at­ti­vi­tà uf­fi­cia­le.

2 Se lo sco­po del pro­ce­di­men­to o un in­te­res­se pri­va­to lo ri­chie­de, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to può, ri­chia­ma­to l’ar­ti­co­lo 292 CP18, ob­bli­ga­re l’ac­cu­sa­to­re pri­va­to, al­tri par­te­ci­pan­ti al pro­ce­di­men­to e i lo­ro pa­tro­ci­na­to­ri a ser­ba­re il se­gre­to sul pro­ce­di­men­to me­de­si­mo e sul­le per­so­ne coin­vol­te. Ta­le ob­bli­go va li­mi­ta­to nel tem­po.

Art. 74 Informazione del pubblico

1 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro e il giu­di­ce e, con il lo­ro con­sen­so, la po­li­zia pos­so­no in­for­ma­re il pub­bli­co su pro­ce­di­men­ti pen­den­ti se è ne­ces­sa­rio:

a.
af­fin­ché la po­po­la­zio­ne col­la­bo­ri a far lu­ce su rea­ti o al­la ri­cer­ca di in­di­zia­ti;
b.
per met­te­re in guar­dia o tran­quil­liz­za­re la po­po­la­zio­ne;
c.
per ret­ti­fi­ca­re no­ti­zie o vo­ci ine­sat­te;
d.
da­ta la par­ti­co­la­re im­por­tan­za del ca­so.

2 La po­li­zia, sen­za far no­mi, può inol­tre in­for­ma­re il pub­bli­co di pro­pria ini­zia­ti­va su in­ci­den­ti e rea­ti.

3 Il pub­bli­co è in­for­ma­to ri­spet­tan­do il prin­ci­pio del­la pre­sun­zio­ne di in­no­cen­za e i di­rit­ti del­la per­so­na­li­tà de­gli in­te­res­sa­ti.

4 Qua­lo­ra sia coin­vol­ta una vit­ti­ma, le au­to­ri­tà e i pri­va­ti pos­so­no, al di fuo­ri di una pro­ce­du­ra giu­di­zia­ria pub­bli­ca, di­vul­gar­ne l’iden­ti­tà o in­for­ma­zio­ni che ne con­sen­ta­no l’iden­ti­fi­ca­zio­ne sol­tan­to se:

a.
la col­la­bo­ra­zio­ne del­la po­po­la­zio­ne è ne­ces­sa­ria per far lu­ce su cri­mi­ni o per la ri­cer­ca di in­di­zia­ti; op­pu­re
b.
la vit­ti­ma o, se de­ce­du­ta, i suoi con­giun­ti vi ac­con­sen­to­no.

Art. 75 Comunicazioni ad altre autorità

1 Se l’im­pu­ta­to sta scon­tan­do una pe­na o una mi­su­ra, le au­to­ri­tà pe­na­li in­for­ma­no le com­pe­ten­ti au­to­ri­tà d’ese­cu­zio­ne ri­guar­do ai nuo­vi pro­ce­di­men­ti pe­na­li e al­le de­ci­sio­ni pro­nun­cia­te.

2 Se ne­ces­sa­rio per pro­teg­ge­re l’im­pu­ta­to, il dan­neg­gia­to o i lo­ro con­giun­ti, le au­to­ri­tà pe­na­li in­for­ma­no i ser­vi­zi so­cia­li e le au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne dei mi­no­ri e de­gli adul­ti ri­guar­do ai pro­ce­di­men­ti pe­na­li av­via­ti e al­le de­ci­sio­ni pro­nun­cia­te.19

3 Se nell’am­bi­to di un pro­ce­di­men­to ine­ren­te a un rea­to in cui so­no coin­vol­ti mi­no­ren­ni ac­cer­ta­no che so­no ne­ces­sa­ri ul­te­rio­ri prov­ve­di­men­ti, le au­to­ri­tà pe­na­li ne in­for­ma­no sen­za in­du­gio le au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne dei mi­no­ri.20

3bis Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to in­for­ma l’Ag­grup­pa­men­to Di­fe­sa ri­guar­do ai pro­ce­di­men­ti pe­na­li pen­den­ti nei con­fron­ti di mi­li­ta­ri o per­so­ne sog­get­te all’ob­bli­go di le­va, se sus­si­sto­no se­ri se­gni o in­di­zi che que­sti pos­sa­no espor­re a pe­ri­co­lo se stes­si o ter­zi con un’ar­ma da fuo­co.21

4 La Con­fe­de­ra­zio­ne e i Can­to­ni pos­so­no ob­bli­ga­re o au­to­riz­za­re le au­to­ri­tà pe­na­li a for­ni­re ul­te­rio­ri in­for­ma­zio­ni ad au­to­ri­tà.

19 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 2 del­la LF del 15 dic. 2017 (Pro­te­zio­ne dei mi­no­ren­ni), in vi­go­re dal 1° gen. 2019 (RU 2018 2947; FF 2015 2751).

20 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 2 del­la LF del 15 dic. 2017 (Pro­te­zio­ne dei mi­no­ren­ni), in vi­go­re dal 1° gen. 2019 (RU 2018 2947; FF 2015 2751).

21 In­tro­dot­to dal n. I 2 del­la LF del 25 set. 2015 sul mi­glio­ra­men­to del­lo scam­bio d’in­for­ma­zio­ni tra au­to­ri­tà in ma­te­ria di ar­mi (RU 2016 1831; FF 2014 277). Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 3 del­la LF 18 mar. 2016, in vi­go­re dal 1° gen. 2018 (RU 2016 4277, 2017 2297; FF 2014 5939).

Sezione 4: Verbali

Art. 76 Disposizioni generali

1 Le de­po­si­zio­ni del­le par­ti, le de­ci­sio­ni ora­li del­le au­to­ri­tà e tut­ti gli al­tri at­ti pro­ce­du­ra­li non ese­gui­ti per scrit­to so­no mes­si a ver­ba­le.

2 L’esten­so­re del ver­ba­le, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to e, se del ca­so, il tra­dut­to­re o in­ter­pre­te at­te­sta­no l’esat­tez­za del ver­ba­le.

3 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to è re­spon­sa­bi­le del­la ver­ba­liz­za­zio­ne com­ple­ta ed esat­ta de­gli at­ti pro­ce­du­ra­li.

4 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to può di­spor­re che la ver­ba­liz­za­zio­ne de­gli at­ti pro­ce­du­ra­li av­ven­ga non sol­tan­to per scrit­to, ben­sì an­che, in tut­to o in par­te, me­dian­te sup­por­ti so­no­ri o vi­si­vi. Ne in­for­ma pre­via­men­te i pre­sen­ti.

Art. 77 Verbali del procedimento

I ver­ba­li del pro­ce­di­men­to ri­por­ta­no tut­ti gli at­ti pro­ce­du­ra­li es­sen­zia­li in­for­man­do se­gna­ta­men­te su:

a.
la na­tu­ra, il luo­go, la da­ta e l’ora;
b.
il no­me dei mem­bri del­le au­to­ri­tà che vi han­no par­te­ci­pa­to, non­ché il no­me del­le par­ti, dei lo­ro pa­tro­ci­na­to­ri e del­le al­tre per­so­ne pre­sen­ti;
c.
le istan­ze e con­clu­sio­ni del­le par­ti;
d.
il fat­to che gli in­ter­ro­ga­ti so­no sta­ti rag­gua­glia­ti sui lo­ro di­rit­ti e ob­bli­ghi;
e.
le de­po­si­zio­ni de­gli in­ter­ro­ga­ti;
f.
lo svol­gi­men­to del pro­ce­di­men­to, le di­spo­si­zio­ni pre­se dall’au­to­ri­tà pe­na­le e l’os­ser­van­za dei re­qui­si­ti for­ma­li dei sin­go­li at­ti pro­ce­du­ra­li;
g.
gli at­ti di cau­sa e al­tri ele­men­ti di pro­va pro­dot­ti dai par­te­ci­pan­ti al pro­ce­di­men­to o ac­qui­si­ti in al­tro mo­do du­ran­te lo stes­so;
h.
le de­ci­sio­ni e la lo­ro mo­ti­va­zio­ne, in quan­to un esem­pla­re del­le stes­se non sia al­le­ga­to agli at­ti.

Art. 78 Verbali d’interrogatorio

1 Le de­po­si­zio­ni del­le par­ti, dei te­sti­mo­ni, del­le per­so­ne in­for­ma­te sui fat­ti e dei pe­ri­ti so­no mes­se a ver­ba­le se­du­ta stan­te.

2 Il ver­ba­le è ste­so nel­la lin­gua in cui si svol­ge il pro­ce­di­men­to; tut­ta­via le de­po­si­zio­ni es­sen­zia­li so­no per quan­to pos­si­bi­le ver­ba­liz­za­te nel­la lin­gua in cui si è espres­so l’in­ter­ro­ga­to.

3 Le do­man­de e ri­spo­ste de­ter­mi­nan­ti so­no ver­ba­liz­za­te te­stual­men­te.

4 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to può con­sen­ti­re all’in­ter­ro­ga­to di det­ta­re per­so­nal­men­te la sua de­po­si­zio­ne.

5 Il ver­ba­le dell’in­ter­ro­ga­to­rio è im­me­dia­ta­men­te let­to o da­to da leg­ge­re all’in­ter­ro­ga­to. Pre­sa co­no­scen­za del ver­ba­le, que­sti lo fir­ma e ne vi­sta ogni pa­gi­na. Se ri­fiu­ta di leg­ge­re in­te­gral­men­te il ver­ba­le o di fir­mar­lo, il ri­fiu­to e i mo­ti­vi in­vo­ca­ti so­no an­no­ta­ti nel ver­ba­le me­de­si­mo.

5bis Se nel­la pro­ce­du­ra di­bat­ti­men­ta­le l’in­ter­ro­ga­to­rio è re­gi­stra­to me­dian­te di­spo­si­ti­vi tec­ni­ci, il giu­di­ce può ri­nun­cia­re a leg­ge­re o a da­re da leg­ge­re il ver­ba­le all’in­ter­ro­ga­to e a far­glie­lo fir­ma­re. Le re­gi­stra­zio­ni so­no ac­qui­si­te agli at­ti.22

6 Se l’in­ter­ro­ga­to­rio si svol­ge per vi­deo­con­fe­ren­za, la di­chia­ra­zio­ne ora­le del­l’in­ter­ro­ga­to di aver pre­so co­no­scen­za del ver­ba­le so­sti­tui­sce la fir­ma e il vi­sto. Ta­le di­chia­ra­zio­ne è an­no­ta­ta nel ver­ba­le me­de­si­mo.

7 I ver­ba­li ma­no­scrit­ti non ben leg­gi­bi­li e le de­po­si­zio­ni re­gi­stra­te ste­no­gra­fi­ca­men­te so­no tra­scrit­ti sen­za in­du­gio in bel­la co­pia. Gli ap­pun­ti so­no con­ser­va­ti si­no al­la chiu­su­ra del pro­ce­di­men­to.23

22 In­tro­dot­to dal n. I 2 del­la LF del 28 set. 2012 (Di­spo­si­zio­ni sul­la ver­ba­liz­za­zio­ne), in vi­go­re dal 1° mag. 2013 (RU 2013 851; FF 201250435055).

23 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I 2 del­la LF del 28 set. 2012 (Di­spo­si­zio­ni sul­la ver­ba­liz­za­zio­ne), in vi­go­re dal 1° mag. 2013 (RU 2013 851; FF 201250435055).

Art. 79 Rettifica

1 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to ret­ti­fi­ca le svi­ste ma­ni­fe­ste in­sie­me con l’esten­so­re del ver­ba­le; ne in­for­ma suc­ces­si­va­men­te le par­ti.

2 Sul­le istan­ze di ret­ti­fi­ca del ver­ba­le de­ci­de chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to.

3 Le ret­ti­fi­che, le mo­di­fi­che, le can­cel­la­tu­re e le ag­giun­te so­no au­ten­ti­ca­te dall’e­sten­so­re del ver­ba­le e da chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to. Le mo­di­fi­che ma­te­ria­li so­no ese­gui­te in mo­do da la­scia­re ri­co­no­sci­bi­le il te­sto ori­gi­na­rio.

Sezione 5: Decisioni

Art. 80 Forma

1 Le de­ci­sio­ni di me­ri­to su que­stio­ni pe­na­li e ci­vi­li ri­ve­sto­no la for­ma del­la sen­ten­za. Le al­tre de­ci­sio­ni ri­ve­sto­no la for­ma dell’or­di­nan­za, se pro­nun­cia­te da un’au­to­ri­tà col­le­gia­le, o del de­cre­to, se pro­nun­cia­te da un’au­to­ri­tà mo­no­cra­ti­ca. So­no fat­te sal­ve le di­spo­si­zio­ni con­cer­nen­ti la pro­ce­du­ra del de­cre­to d’ac­cu­sa.

2 Le de­ci­sio­ni so­no emes­se per scrit­to e mo­ti­va­te. So­no fir­ma­te da chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to e dall’esten­so­re del ver­ba­le e no­ti­fi­ca­te al­le par­ti.

3 I de­cre­ti e le or­di­nan­ze or­di­na­to­ri sem­pli­ci non ne­ces­si­ta­no né di una ste­su­ra se­pa­ra­ta né di una mo­ti­va­zio­ne; so­no an­no­ta­ti a ver­ba­le e co­mu­ni­ca­ti al­le par­ti in mo­do ap­pro­pria­to.

Art. 81 Contenuto delle decisioni finali

1 Le sen­ten­ze e le al­tre de­ci­sio­ni che con­clu­do­no il pro­ce­di­men­to con­ten­go­no:

a.
un’in­tro­du­zio­ne;
b.
una mo­ti­va­zio­ne;
c.
un di­spo­si­ti­vo;
d.
se im­pu­gna­bi­li, l’in­di­ca­zio­ne dei ri­me­di giu­ri­di­ci.

2 L’in­tro­du­zio­ne con­tie­ne:

a.
la de­si­gna­zio­ne dell’au­to­ri­tà pe­na­le e dei suoi mem­bri che han­no par­te­ci­pa­to al­la de­ci­sio­ne;
b.
la da­ta del­la de­ci­sio­ne;
c.
una suf­fi­cien­te de­si­gna­zio­ne del­le par­ti e dei lo­ro pa­tro­ci­na­to­ri;
d.
nel­le sen­ten­ze, le con­clu­sio­ni del­le par­ti.

3 La mo­ti­va­zio­ne con­tie­ne:

a.
nel­le sen­ten­ze, l’ap­prez­za­men­to di fat­to e di di­rit­to del com­por­ta­men­to con­te­sta­to all’im­pu­ta­to e i mo­ti­vi del­le san­zio­ni, del­le con­se­guen­ze ac­ces­so­rie non­­ché di quel­le re­la­ti­ve al­le spe­se e in­den­ni­tà;
b.
nel­le al­tre de­ci­sio­ni che con­clu­do­no il pro­ce­di­men­to, le ra­gio­ni del­la so­lu­zio­ne adot­ta­ta.

4 Il di­spo­si­ti­vo con­tie­ne:

a.
l’in­di­ca­zio­ne del­le di­spo­si­zio­ni di leg­ge ap­pli­ca­te;
b.
nel­le sen­ten­ze, la de­ci­sio­ne re­la­ti­va al­la col­pe­vo­lez­za e al­la san­zio­ne, al­le spe­se e in­den­ni­tà non­ché al­le even­tua­li azio­ni ci­vi­li;
c.
nel­le al­tre de­ci­sio­ni che con­clu­do­no il pro­ce­di­men­to, la di­chia­ra­zio­ne di con­clu­sio­ne del­lo stes­so;
d.
le de­ci­sio­ni giu­di­zia­rie suc­ces­si­ve;
e.
la de­ci­sio­ne con­cer­nen­te le con­se­guen­ze ac­ces­so­rie;
f.
la de­si­gna­zio­ne del­le per­so­ne e au­to­ri­tà che ri­ce­vo­no una co­pia del­la de­ci­sio­ne o del di­spo­si­ti­vo.

Art. 82 Limitazioni dell’obbligo di motivazione

1 Il tri­bu­na­le di pri­mo gra­do ri­nun­cia a una mo­ti­va­zio­ne scrit­ta se:

a.
mo­ti­va oral­men­te la sen­ten­za; e
b.
non pro­nun­cia una pe­na de­ten­ti­va su­pe­rio­re a due an­ni, un in­ter­na­men­to se­con­do l’ar­ti­co­lo 64 CP24, un trat­ta­men­to se­con­do l’ar­ti­co­lo 59 ca­po­ver­so 3 CP op­pu­re una pri­va­zio­ne di li­ber­tà di ol­tre due an­ni con­se­guen­te al­la re­vo­ca si­mul­ta­nea del­la so­spen­sio­ne con­di­zio­na­le di san­zio­ni.

2 Il tri­bu­na­le di pri­mo gra­do no­ti­fi­ca suc­ces­si­va­men­te al­le par­ti una sen­ten­za mo­ti­va­ta se:

a.
una par­te lo do­man­da en­tro die­ci gior­ni dal­la no­ti­fi­ca­zio­ne del di­spo­si­ti­vo;
b.
una par­te in­ter­po­ne ri­cor­so.

3 Se so­lo l’ac­cu­sa­to­re pri­va­to do­man­da una sen­ten­za mo­ti­va­ta o in­ter­po­ne ri­cor­so, il tri­bu­na­le di pri­mo gra­do mo­ti­va la sen­ten­za sol­tan­to nel­la mi­su­ra in cui con­cer­ne il com­por­ta­men­to pu­ni­bi­le che ha ar­re­ca­to pre­giu­di­zio all’ac­cu­sa­to­re pri­va­to e le pre­te­se ci­vi­li del­lo stes­so.

4 Nel­la pro­ce­du­ra di ri­cor­so, il giu­di­ce può ri­man­da­re al­la mo­ti­va­zio­ne del­la giu­ri­sdi­zio­ne in­fe­rio­re per quan­to con­cer­ne l’ap­prez­za­men­to di fat­to e di di­rit­to dei fat­ti con­te­sta­ti all’im­pu­ta­to.

Art. 83 Interpretazione e rettifica delle decisioni

1 Se il di­spo­si­ti­vo di una de­ci­sio­ne è po­co chia­ro, con­trad­dit­to­rio o in­com­ple­to o è in con­trad­di­zio­ne con la mo­ti­va­zio­ne, l’au­to­ri­tà pe­na­le che ha pro­nun­cia­to la de­ci­sio­ne la in­ter­pre­ta o la ret­ti­fi­ca ad istan­za di par­te o d’uf­fi­cio.

2 L’istan­za è pre­sen­ta­ta per scrit­to; vi de­vo­no es­se­re in­di­ca­ti i pas­sag­gi con­te­sta­ti o le mo­di­fi­che au­spi­ca­te.

3 L’au­to­ri­tà pe­na­le dà al­le al­tre par­ti l’op­por­tu­ni­tà di pro­nun­ciar­si sull’istan­za.

4 La de­ci­sio­ne in­ter­pre­ta­ta o ret­ti­fi­ca­ta è co­mu­ni­ca­ta al­le par­ti.

Sezione 6: Comunicazione delle decisioni e notificazione

Art. 84 Comunicazione delle decisioni

1 Se la pro­ce­du­ra è pub­bli­ca, il giu­di­ce co­mu­ni­ca oral­men­te la sen­ten­za a de­li­be­ra­zio­ne con­clu­sa, mo­ti­van­do­la suc­cin­ta­men­te.

2 Il giu­di­ce con­se­gna al­le par­ti il di­spo­si­ti­vo del­la sen­ten­za al­la fi­ne del di­bat­ti­men­to o lo no­ti­fi­ca lo­ro en­tro cin­que gior­ni.

3 Se non può pro­nun­cia­re im­me­dia­ta­men­te la sen­ten­za, il giu­di­ce vi prov­ve­de ap­pe­na pos­si­bi­le e co­mu­ni­ca la sen­ten­za in un nuo­vo di­bat­ti­men­to. Se in tal ca­so le par­ti ri­nun­cia­no al­la co­mu­ni­ca­zio­ne pub­bli­ca del­la sen­ten­za, il giu­di­ce no­ti­fi­ca lo­ro il di­spo­si­ti­vo su­bi­to do­po aver de­li­be­ra­to.

4 Se de­ve mo­ti­va­re la sen­ten­za, il giu­di­ce la no­ti­fi­ca en­tro 60 gior­ni, ec­ce­zio­nal­men­te en­tro 90 gior­ni, all’im­pu­ta­to e al pub­bli­co mi­ni­ste­ro con la mo­ti­va­zio­ne com­ple­ta e al­le al­tre par­ti sol­tan­to con i pun­ti con­cer­nen­ti le lo­ro con­clu­sio­ni.

5 L’au­to­ri­tà pe­na­le co­mu­ni­ca per scrit­to od oral­men­te al­le par­ti i de­cre­ti o le or­di­nan­ze or­di­na­to­ri sem­pli­ci.

6 Le de­ci­sio­ni so­no co­mu­ni­ca­te al­le al­tre au­to­ri­tà de­si­gna­te dal di­rit­to fe­de­ra­le e dal di­rit­to can­to­na­le; le de­ci­sio­ni su ri­cor­so so­no co­mu­ni­ca­te an­che al­la giu­ri­sdi­zio­ne in­fe­rio­re e le de­ci­sio­ni pas­sa­te in giu­di­ca­to, se ne­ces­sa­rio, al­le au­to­ri­tà d’ese­cu­zio­ne e a quel­le del ca­sel­la­rio giu­di­zia­le.

Art. 85 Forma delle comunicazioni e della notificazione

1 Sal­vo che il pre­sen­te Co­di­ce di­spon­ga al­tri­men­ti, le co­mu­ni­ca­zio­ni del­le au­to­ri­tà pe­na­li ri­ve­sto­no la for­ma scrit­ta.

2 La no­ti­fi­ca­zio­ne è fat­ta me­dian­te in­vio po­sta­le rac­co­man­da­to o in al­tro mo­do con­tro ri­ce­vu­ta, se­gna­ta­men­te per il tra­mi­te del­la po­li­zia.

3 La no­ti­fi­ca­zio­ne è con­si­de­ra­ta av­ve­nu­ta quan­do l’in­vio è pre­so in con­se­gna dal de­sti­na­ta­rio op­pu­re da un suo im­pie­ga­to o da una per­so­na che vi­ve nel­la stes­sa eco­no­mia do­me­sti­ca aven­ti al­me­no 16 an­ni. So­no fat­ti sal­vi i ca­si in cui le au­to­ri­tà pe­na­li di­spon­go­no che una co­mu­ni­ca­zio­ne sia no­ti­fi­ca­ta per­so­nal­men­te al de­sti­na­ta­rio.

4 La no­ti­fi­ca­zio­ne è pu­re con­si­de­ra­ta av­ve­nu­ta:

a.
in ca­so di in­vio po­sta­le rac­co­man­da­to non ri­ti­ra­to, il set­ti­mo gior­no dal ten­ta­ti­vo di con­se­gna in­frut­tuo­so, sem­pre che il de­sti­na­ta­rio do­ves­se aspet­tar­si una no­ti­fi­ca­zio­ne;
b.
in ca­so di no­ti­fi­ca­zio­ne in ma­ni pro­prie, quan­do il de­sti­na­ta­rio ri­fiu­ta la con­se­gna e il la­to­re ne at­te­sta il ri­fiu­to, il gior­no del ri­fiu­to.

Art. 86 Notificazione per via elettronica 25

1 Con il con­sen­so del di­ret­to in­te­res­sa­to, le co­mu­ni­ca­zio­ni pos­so­no es­se­re no­ti­fi­ca­te per via elet­tro­ni­ca. So­no mu­ni­te di una fir­ma elet­tro­ni­ca se­con­do la leg­ge del 18 mar­zo 201626 sul­la fir­ma elet­tro­ni­ca.

2 Il Con­si­glio fe­de­ra­le di­sci­pli­na:

a.
la fir­ma da uti­liz­za­re;
b.
il for­ma­to del­le co­mu­ni­ca­zio­ni e dei re­la­ti­vi al­le­ga­ti;
c.
le mo­da­li­tà di tra­smis­sio­ne;
d.
il mo­men­to in cui la co­mu­ni­ca­zio­ne è con­si­de­ra­ta no­ti­fi­ca­ta.

25 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. II 7 del­la L del 18 mar. 2016 sul­la fir­ma elet­tro­ni­ca, in vi­go­re dal 1° gen. 2017 (RU 2016 4651; FF 2014 913).

26 RS 943.03

Art. 87 Recapito

1 Le co­mu­ni­ca­zio­ni so­no no­ti­fi­ca­te al do­mi­ci­lio, al­la di­mo­ra abi­tua­le o al­la se­de del de­sti­na­ta­rio.

2 Le par­ti e i pa­tro­ci­na­to­ri con do­mi­ci­lio, di­mo­ra abi­tua­le o se­de all’este­ro de­vo­no de­si­gna­re un re­ca­pi­to in Sviz­ze­ra; so­no fat­ti sal­vi gli ac­cor­di in­ter­na­zio­na­li se­con­do cui le co­mu­ni­ca­zio­ni pos­so­no es­se­re no­ti­fi­ca­te di­ret­ta­men­te.

3 Le co­mu­ni­ca­zio­ni de­sti­na­te al­le par­ti che han­no de­si­gna­to un pa­tro­ci­na­to­re so­no no­ti­fi­ca­te va­li­da­men­te a que­st’ul­ti­mo.

4 Se una par­te de­ve com­pa­ri­re per­so­nal­men­te a un’udien­za o com­pie­re di per­so­na at­ti pro­ce­du­ra­li, la co­mu­ni­ca­zio­ne le è di­ret­ta­men­te no­ti­fi­ca­ta. Una co­pia del­la co­mu­ni­ca­zio­ne è no­ti­fi­ca­ta al pa­tro­ci­na­to­re.

Art. 88 Pubblicazione

1 La no­ti­fi­ca­zio­ne è fat­ta me­dian­te pub­bli­ca­zio­ne nel Fo­glio uf­fi­cia­le de­si­gna­to dal­la Con­fe­de­ra­zio­ne o dal Can­to­ne se:

a.
il luo­go di sog­gior­no del de­sti­na­ta­rio è igno­to e non può es­se­re in­di­vi­dua­to nem­me­no con de­bi­te, ra­gio­ne­vo­li ri­cer­che;
b.
una no­ti­fi­ca­zio­ne è im­pos­si­bi­le o do­ves­se com­por­ta­re com­pli­ca­zio­ni straor­di­na­rie;
c.
una par­te o il suo pa­tro­ci­na­to­re con do­mi­ci­lio, di­mo­ra abi­tua­le o se­de all’este­ro non han­no de­si­gna­to un re­ca­pi­to in Sviz­ze­ra.

2 La no­ti­fi­ca­zio­ne è con­si­de­ra­ta av­ve­nu­ta il gior­no del­la pub­bli­ca­zio­ne.

3 Del­le de­ci­sio­ni fi­na­li è pub­bli­ca­to sol­tan­to il di­spo­si­ti­vo.

4 I de­cre­ti d’ab­ban­do­no e i de­cre­ti d’ac­cu­sa so­no re­pu­ta­ti no­ti­fi­ca­ti an­che se non pub­bli­ca­ti.

Sezione 7: Termini e date d’udienza

Art. 89 Disposizioni generali

1 I ter­mi­ni le­ga­li so­no im­pro­ro­ga­bi­li.

2 Nel pro­ce­di­men­to pe­na­le non vi so­no fe­rie giu­di­zia­rie.

Art. 90 Decorrenza e computo dei termini

1 I ter­mi­ni la cui de­cor­ren­za di­pen­de da una no­ti­fi­ca­zio­ne o dal ve­ri­fi­car­si di un even­to de­cor­ro­no dal gior­no suc­ces­si­vo.

2 Se l’ul­ti­mo gior­no del ter­mi­ne è un sa­ba­to, una do­me­ni­ca o un gior­no ri­co­no­sciu­to fe­sti­vo dal di­rit­to fe­de­ra­le o can­to­na­le, il ter­mi­ne sca­de il pri­mo gior­no fe­ria­le se­guen­te. È de­ter­mi­nan­te il di­rit­to del Can­to­ne in cui ha do­mi­ci­lio o se­de la par­te o il suo pa­tro­ci­na­to­re.27

27 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. II 7 del­la L del 19 mar. 2010 sull’or­ga­niz­za­zio­ne del­le au­to­ri­tà pe­na­li, in vi­go­re dal 1° gen. 2011 (RU 20103267;FF 2008 7093).

Art. 91 Osservanza dei termini

1 Il ter­mi­ne è os­ser­va­to se l’at­to pro­ce­du­ra­le è com­piu­to pres­so l’au­to­ri­tà com­pe­ten­te al più tar­di l’ul­ti­mo gior­no.

2 Le istan­ze o me­mo­rie de­vo­no es­se­re con­se­gna­te al più tar­di l’ul­ti­mo gior­no del ter­mi­ne pres­so l’au­to­ri­tà pe­na­le op­pu­re, all’in­di­riz­zo di que­sta, pres­so la po­sta sviz­ze­ra, una rap­pre­sen­tan­za di­plo­ma­ti­ca o con­so­la­re sviz­ze­ra op­pu­re, qua­lo­ra pro­ven­ga­no da per­so­ne in sta­to di car­ce­ra­zio­ne, al­la di­re­zio­ne del­lo sta­bi­li­men­to.

3 In ca­so di tra­smis­sio­ne per via elet­tro­ni­ca, per l’os­ser­van­za di un ter­mi­ne è de­ter­mi­nan­te il mo­men­to in cui è ri­la­scia­ta la ri­ce­vu­ta at­te­stan­te che la par­te ha ese­gui­to tut­te le ope­ra­zio­ni ne­ces­sa­rie per la tra­smis­sio­ne.28

4 Il ter­mi­ne è re­pu­ta­to os­ser­va­to an­che quan­do la me­mo­ria o l’istan­za per­vie­ne al più tar­di l’ul­ti­mo gior­no del ter­mi­ne a un’au­to­ri­tà sviz­ze­ra non com­pe­ten­te. Que­sta la inol­tra sen­za in­du­gio all’au­to­ri­tà pe­na­le com­pe­ten­te.

5 Il ter­mi­ne di pa­ga­men­to a un’au­to­ri­tà pe­na­le è os­ser­va­to se l’im­por­to do­vu­to è ver­sa­to al­la po­sta sviz­ze­ra, op­pu­re ad­de­bi­ta­to a un con­to po­sta­le o ban­ca­rio in Sviz­ze­ra, in fa­vo­re dell’au­to­ri­tà pe­na­le, al più tar­di l’ul­ti­mo gior­no del ter­mi­ne.

28 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. II 7 del­la L del 18 mar. 2016 sul­la fir­ma elet­tro­ni­ca, in vi­go­re dal 1° gen. 2017 (RU 2016 4651; FF 2014 913).

Art. 92 Proroga di termini e differimento di udienze

Le au­to­ri­tà pos­so­no, d’uf­fi­cio o su do­man­da, pro­ro­ga­re o dif­fe­ri­re i ter­mi­ni e le udien­­­ze da es­se fis­sa­ti. La do­man­da dev’es­se­re tem­pe­sti­va e suf­fra­ga­ta da per­ti­nen­ti mo­ti­vi.

Art. 93 Inosservanza

Vi è inos­ser­van­za di un ter­mi­ne quan­do una par­te non com­pie tem­pe­sti­va­men­te un at­to pro­ce­du­ra­le op­pu­re non com­pa­re a un’udien­za.

Art. 94 Restituzione

1 La par­te che, non aven­do os­ser­va­to un ter­mi­ne, ha su­bì­to un pre­giu­di­zio giu­ri­di­co im­por­tan­te e ir­ri­me­dia­bi­le può chie­der­ne la re­sti­tu­zio­ne; a tal fi­ne de­ve ren­der ve­ro­si­mi­le di non ave­re col­pa dell’inos­ser­van­za.

2 L’istan­za di re­sti­tu­zio­ne va mo­ti­va­ta e pre­sen­ta­ta per scrit­to en­tro 30 gior­ni dal­la ces­sa­zio­ne del mo­ti­vo dell’inos­ser­van­za all’au­to­ri­tà pres­so cui avreb­be do­vu­to es­se­re com­piu­to l’at­to pro­ce­du­ra­le omes­so. En­tro lo stes­so ter­mi­ne oc­cor­re com­pie­re l’at­to omes­so.

3 L’istan­za di re­sti­tu­zio­ne ha ef­fet­to so­spen­si­vo sol­tan­to se l’au­to­ri­tà com­pe­ten­te lo ac­cor­da.

4 Sull’istan­za di re­sti­tu­zio­ne de­ci­de l’au­to­ri­tà pe­na­le in pro­ce­du­ra scrit­ta.

5 I ca­po­ver­si 1–4 si ap­pli­ca­no per ana­lo­gia al­la man­ca­ta com­pa­ri­zio­ne al­le udien­ze. Se la re­sti­tu­zio­ne è con­ces­sa, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to fis­sa una nuo­va udien­za. So­no fat­te sal­ve le di­spo­si­zio­ni sul­la pro­ce­du­ra con­tu­ma­cia­le.

Sezione 8: Trattamento di dati

Art. 95 Raccolta di dati personali

1 I da­ti per­so­na­li so­no rac­col­ti pres­so l’in­te­res­sa­to op­pu­re in mo­do per que­sti rav­vi­sa­bi­le, sem­pre che il pro­ce­di­men­to non ne ri­sul­ti com­pro­mes­so o sia re­so spro­por­zio­na­ta­men­te one­ro­so.

2 Se non po­te­va rav­vi­sa­re di es­se­re og­get­to di una rac­col­ta di da­ti, l’in­te­res­sa­to de­ve es­ser­ne im­me­dia­ta­men­te in­for­ma­to. Si può ri­nun­cia­re all’in­for­ma­zio­ne o dif­fe­rir­la per pro­teg­ge­re in­te­res­si pub­bli­ci o pri­va­ti pre­pon­de­ran­ti.

Art. 95a Trattamento di dati personali 29

Quan­do trat­ta­no da­ti per­so­na­li, le au­to­ri­tà pe­na­li com­pe­ten­ti prov­ve­do­no a di­stin­gue­re nel­la mi­su­ra del pos­si­bi­le:

a.
le di­ver­se ca­te­go­rie di in­te­res­sa­ti;
b.
i da­ti per­so­na­li fon­da­ti su fat­ti da quel­li fon­da­ti su va­lu­ta­zio­ni per­so­na­li.

29 In­tro­dot­to dal n. II 3 del­la LF del 28 set. 2018 che at­tua la di­ret­ti­va (UE) 2016/680 re­la­ti­va al­la pro­te­zio­ne del­le per­so­ne fi­si­che con ri­guar­do al trat­ta­men­to dei da­ti per­so­na­li a fi­ni di pre­ven­zio­ne, in­da­gi­ne, ac­cer­ta­men­to e per­se­gui­men­to di rea­ti o ese­cu­zio­ne di san­zio­ni pe­na­li, in vi­go­re dal 1° mar. 2019 (RU 2019 625; FF 2017 5939).

Art. 96 Comunicazione e utilizzazione in procedimenti pendenti

1 Se è pre­su­mi­bi­le che pos­sa­no for­ni­re chia­ri­men­ti es­sen­zia­li, l’au­to­ri­tà pe­na­le può co­mu­ni­ca­re i da­ti per­so­na­li re­la­ti­vi a un pro­ce­di­men­to pen­den­te af­fin­ché sia­no uti­liz­za­ti in un al­tro pro­ce­di­men­to pen­den­te.

2 So­no fat­ti sal­vi:

a.
gli ar­ti­co­li 11, 13, 14 e 20 del­la leg­ge fe­de­ra­le del 21 mar­zo 199730 sul­le mi­su­re per la sal­va­guar­dia del­la si­cu­rez­za in­ter­na;
b.
le di­spo­si­zio­ni del­la leg­ge fe­de­ra­le del 13 giu­gno 200831 sui si­ste­mi d’in­for­ma­zio­ne di po­li­zia del­la Con­fe­de­ra­zio­ne;
c.
le di­spo­si­zio­ni del­la leg­ge fe­de­ra­le del 7 ot­to­bre 199432 su­gli Uf­fi­ci cen­tra­li di po­li­zia giu­di­zia­ria del­la Con­fe­de­ra­zio­ne.33

30 RS 120

31 RS 361

32 RS 360

33 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. 2 n. I 1 lett. a del­la LF del 13 giu. 2008 sui si­ste­mi d’in­for­ma­zio­ne di po­li­zia del­la Con­fe­de­ra­zio­ne, in vi­go­re dal 1° gen. 2011 (RU 2008 4989; FF 2006 4631).

Art. 97 Diritti d’informazione durante la pendenza del procedimento

Fin­tan­to che il pro­ce­di­men­to è pen­den­te, le par­ti e gli al­tri par­te­ci­pan­ti al pro­ce­di­men­to han­no di­rit­to di es­se­re in­for­ma­ti sui da­ti per­so­na­li trat­ta­ti che li con­cer­no­no, con­for­me­men­te al di­rit­to lo­ro spet­tan­te di esa­mi­na­re gli at­ti.

Art. 98 Rettifica di dati

1 Qua­lo­ra da­ti per­so­na­li si ri­ve­li­no ine­sat­ti, le au­to­ri­tà pe­na­li com­pe­ten­ti li ret­ti­fi­ca­no sen­za in­du­gio.

2 Le au­to­ri­tà pe­na­li com­pe­ten­ti av­vi­sa­no sen­za in­du­gio dell’av­ve­nu­ta ret­ti­fi­ca l’au­to­ri­tà che ha lo­ro tra­smes­so o mes­so a di­spo­si­zio­ne ta­li da­ti o al­la qua­le li han­no co­mu­ni­ca­ti.34

34 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. II 3 del­la LF del 28 set. 2018 che at­tua la di­ret­ti­va (UE) 2016/680 re­la­ti­va al­la pro­te­zio­ne del­le per­so­ne fi­si­che con ri­guar­do al trat­ta­men­to dei da­ti per­so­na­li a fi­ni di pre­ven­zio­ne, in­da­gi­ne, ac­cer­ta­men­to e per­se­gui­men­to di rea­ti o ese­cu­zio­ne di san­zio­ni pe­na­li, in vi­go­re dal 1° mar. 2019 (RU 2019 625; FF 2017 5939).

Art. 99 Trattamento e conservazione dei dati personali dopo la chiusura del procedimento

1 Chiu­so il pro­ce­di­men­to, il trat­ta­men­to dei da­ti per­so­na­li, la pro­ce­du­ra e la tu­te­la giu­ri­sdi­zio­na­le so­no ret­ti dal­le di­spo­si­zio­ni del­la Con­fe­de­ra­zio­ne e dei Can­to­ni in ma­te­ria di pro­te­zio­ne dei da­ti.

2 La du­ra­ta di con­ser­va­zio­ne dei da­ti per­so­na­li do­po la chiu­su­ra del pro­ce­di­men­to si de­ter­mi­na se­con­do l’ar­ti­co­lo 103.

3 So­no fat­te sal­ve le di­spo­si­zio­ni del­la leg­ge fe­de­ra­le del 7 ot­to­bre 199435 su­gli Uf­fi­ci cen­tra­li di po­li­zia giu­di­zia­ria del­la Con­fe­de­ra­zio­ne e del­la leg­ge fe­de­ra­le del 13 giu­gno 200836 sui si­ste­mi d’in­for­ma­zio­ne di po­li­zia del­la Con­fe­de­ra­zio­ne, non­ché quel­le del pre­sen­te Co­di­ce re­la­ti­ve ai do­cu­men­ti se­gna­le­ti­ci e ai pro­fi­li di DNA.37

35 RS 360

36 RS 361

37 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. 2 n. I 1 lett. a del­la LF del 13 giu. 2008 sui si­ste­mi d’in­for­ma­zio­ne di po­li­zia del­la Con­fe­de­ra­zio­ne, in vi­go­re dal 1° gen. 2011 (RU 2008 4989; FF 2006 4631).

Sezione 9: Gestione, esame e conservazione degli atti

Art. 100 Gestione degli atti

1 Per ogni cau­sa pe­na­le è co­sti­tui­to un fa­sci­co­lo. Il fa­sci­co­lo con­tie­ne:

a.
i ver­ba­li pro­ce­du­ra­li e quel­li d’in­ter­ro­ga­to­rio;
b.
gli at­ti rac­col­ti dall’au­to­ri­tà pe­na­le;
c.
gli at­ti pro­dot­ti dal­le par­ti.

2 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to prov­ve­de al­la con­ser­va­zio­ne si­ste­ma­ti­ca e al­la re­gi­stra­zio­ne con­ti­nua de­gli at­ti in un elen­co; nei ca­si sem­pli­ci può ri­nun­cia­re al­la com­pi­la­zio­ne di un elen­co.

Art. 101 Esame degli atti di un procedimento pendente

1 Le par­ti pos­so­no esa­mi­na­re gli at­ti del pro­ce­di­men­to pe­na­le al più tar­di do­po il pri­mo in­ter­ro­ga­to­rio dell’im­pu­ta­to e do­po l’as­sun­zio­ne del­le al­tre pro­ve prin­ci­pa­li da par­te del pub­bli­co mi­ni­ste­ro; è fat­to sal­vo l’ar­ti­co­lo 108.

2 Al­tre au­to­ri­tà pos­so­no esa­mi­na­re gli at­ti se ne­ces­sa­rio per la trat­ta­zio­ne di pro­ce­di­men­ti ci­vi­li, pe­na­li o am­mi­ni­stra­ti­vi pen­den­ti e se non vi si op­pon­go­no in­te­res­si pub­bli­ci o pri­va­ti pre­pon­de­ran­ti.

3 I ter­zi pos­so­no esa­mi­na­re gli at­ti se fan­no va­le­re un in­te­res­se scien­ti­fi­co o un al­tro in­te­res­se de­gno di pro­te­zio­ne e se non vi si op­pon­go­no in­te­res­si pub­bli­ci o pri­va­ti pre­pon­de­ran­ti.

Art. 102 Procedura in caso di domanda d’esame degli atti

1 In me­ri­to all’esa­me de­gli at­ti de­ci­de chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to. Que­sti adot­ta le mi­­su­re ne­ces­sa­rie per evi­ta­re abu­si e ri­tar­di e per tu­te­la­re i le­git­ti­mi in­te­res­si al man­te­ni­men­to del se­gre­to.

2 Gli at­ti si esa­mi­na­no pres­so la se­de dell’au­to­ri­tà pe­na­le in­te­res­sa­ta op­pu­re, me­dian­te as­si­sten­za giu­di­zia­ria, pres­so un’al­tra au­to­ri­tà pe­na­le. Al­le al­tre au­to­ri­tà e ai pa­tro­ci­na­to­ri del­le par­ti, gli at­ti ven­go­no di nor­ma re­ca­pi­ta­ti.

3 Chi ha di­rit­to di esa­mi­na­re gli at­ti può chie­de­re che glie­ne sia­no al­le­sti­te co­pie con­tro il ver­sa­men­to di un emo­lu­men­to.

Art. 103 Conservazione degli atti

1 Gli at­ti so­no con­ser­va­ti al­me­no fi­no al­lo sca­de­re del ter­mi­ne di pre­scri­zio­ne del­l’azio­ne pe­na­le e del­la pe­na.

2 Fan­no ec­ce­zio­ne i do­cu­men­ti ori­gi­na­li ac­qui­si­ti al fa­sci­co­lo; es­si van­no re­sti­tui­ti con­tro ri­ce­vu­ta agli aven­ti di­rit­to ap­pe­na la de­ci­sio­ne sul­la cau­sa pe­na­le è pas­sa­ta in giu­di­ca­to.

Titolo terzo: Parti e altri partecipanti al procedimento

Capitolo 1: Disposizioni generali

Sezione 1: Definizione e statuto

Art. 104 Parti

1 So­no par­ti:

a.
l’im­pu­ta­to;
b.
l’ac­cu­sa­to­re pri­va­to;
c.
il pub­bli­co mi­ni­ste­ro nel­la pro­ce­du­ra di­bat­ti­men­ta­le e in quel­la di ri­cor­so.

2 La Con­fe­de­ra­zio­ne e i Can­to­ni pos­so­no con­fe­ri­re pie­ni o li­mi­ta­ti di­rit­ti di par­te ad al­tre au­to­ri­tà cui spet­ta la tu­te­la di in­te­res­si pub­bli­ci.

Art. 105 Altri partecipanti al procedimento

1 So­no al­tri par­te­ci­pan­ti al pro­ce­di­men­to:

a.
il dan­neg­gia­to;
b.
il de­nun­cian­te;
c.
il te­sti­mo­ne;
d.
la per­so­na in­for­ma­ta sui fat­ti;
e.
il pe­ri­to;
f.
il ter­zo ag­gra­va­to da at­ti pro­ce­du­ra­li.

2 Le per­so­ne di cui al ca­po­ver­so 1, se di­ret­ta­men­te le­se nei lo­ro di­rit­ti, frui­sco­no dei di­rit­ti pro­ce­du­ra­li spet­tan­ti al­le par­ti, nel­la mi­su­ra ne­ces­sa­ria al­la tu­te­la dei lo­ro in­te­res­si.

Art. 106 Capacità processuale

1 Le par­ti pos­so­no com­pie­re va­li­da­men­te at­ti pro­ce­du­ra­li sol­tan­to se han­no l’eser­ci­zio dei di­rit­ti ci­vi­li.

2 Chi non ha l’eser­ci­zio dei di­rit­ti ci­vi­li è rap­pre­sen­ta­to dal suo rap­pre­sen­tan­te le­ga­le.

3 Chi non ha l’eser­ci­zio dei di­rit­ti ci­vi­li ma è ca­pa­ce di di­scer­ni­men­to può eser­ci­ta­re, a fian­co del rap­pre­sen­tan­te le­ga­le, i di­rit­ti pro­ce­du­ra­li di na­tu­ra emi­nen­te­men­te per­so­na­le.

Art. 107 Diritto di essere sentiti

1 Le par­ti han­no il di­rit­to di es­se­re sen­ti­te; se­gna­ta­men­te, han­no il di­rit­to di:

a.
esa­mi­na­re gli at­ti;
b.
par­te­ci­pa­re agli at­ti pro­ce­du­ra­li;
c.
far ca­po a un pa­tro­ci­na­to­re;
d.
espri­mer­si sul­la cau­sa e sul­la pro­ce­du­ra;
e.
pre­sen­ta­re istan­ze pro­ba­to­rie.

2 Le au­to­ri­tà pe­na­li ren­do­no at­ten­te ai lo­ro di­rit­ti le par­ti pri­ve di co­no­scen­ze giu­ri­di­che.

Art. 108 Restrizioni del diritto di essere sentiti

1 Le au­to­ri­tà pe­na­li pos­so­no sot­to­por­re a re­stri­zio­ni il di­rit­to di es­se­re sen­ti­ti se:

a.
vi è il so­spet­to fon­da­to che una par­te abu­si dei suoi di­rit­ti;
b.
la re­stri­zio­ne è ne­ces­sa­ria per ga­ran­ti­re la si­cu­rez­za di per­so­ne op­pu­re per tu­te­la­re in­te­res­si pub­bli­ci o pri­va­ti al man­te­ni­men­to del se­gre­to.

2 Re­stri­zio­ni nei con­fron­ti dei pa­tro­ci­na­to­ri so­no am­mes­se sol­tan­to se il pa­tro­ci­na­to­re stes­so ne dà mo­ti­vo.

3 Le re­stri­zio­ni van­no li­mi­ta­te nel tem­po op­pu­re cir­co­scrit­te a sin­go­li at­ti pro­ce­du­ra­li.

4 Se il mo­ti­vo del­la re­stri­zio­ne per­si­ste, le au­to­ri­tà pe­na­li pos­so­no fon­da­re le lo­ro de­ci­sio­ni an­che su at­ti a cui una par­te non ha avu­to ac­ces­so, ma sol­tan­to nel­la mi­su­ra in cui det­ta par­te sia sta­ta in­for­ma­ta del con­te­nu­to es­sen­zia­le de­gli at­ti me­de­si­mi.

5 Se il mo­ti­vo del­la re­stri­zio­ne vie­ne me­no, il di­rit­to di es­se­re sen­ti­ti va ac­cor­da­to a po­ste­rio­ri in for­ma ade­gua­ta.

Sezione 2: Atti procedurali compiuti dalle parti

Art. 109 Memorie e istanze

1 Le par­ti pos­so­no pre­sen­ta­re in ogni tem­po me­mo­rie e istan­ze a chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to; so­no fat­te sal­ve le di­spo­si­zio­ni con­tra­rie del pre­sen­te Co­di­ce.

2 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to esa­mi­na le me­mo­rie e le istan­ze e of­fre al­le al­tre par­ti l’op­por­tu­ni­tà di pro­nun­ciar­si.

Art. 110 Forma

1 Le me­mo­rie e le istan­ze pos­so­no es­se­re pre­sen­ta­te per scrit­to op­pu­re oral­men­te a ver­ba­le. Le me­mo­rie e istan­ze scrit­te van­no da­ta­te e fir­ma­te.

2 Se la tra­smis­sio­ne av­vie­ne per via elet­tro­ni­ca, le me­mo­rie e le istan­ze de­vo­no re­ca­re una fir­ma elet­tro­ni­ca re­go­la­men­ta­ta qua­li­fi­ca­ta se­con­do la leg­ge del 18 mar­zo 201638 sul­la fir­ma elet­tro­ni­ca. Il Con­si­glio fe­de­ra­le di­sci­pli­na:

a.
il for­ma­to de­gli at­ti e dei re­la­ti­vi al­le­ga­ti;
b.
le mo­da­li­tà di tra­smis­sio­ne;
c.
le con­di­zio­ni al­le qua­li può es­se­re ri­chie­sta la tra­smis­sio­ne suc­ces­si­va di do­cu­men­ti car­ta­cei in ca­so di pro­ble­mi tec­ni­ci.39

3 Per al­tro, gli at­ti pro­ce­du­ra­li non sot­to­stan­no ad al­cun re­qui­si­to for­ma­le, sem­pre che il pre­sen­te Co­di­ce non pre­ve­da al­tri­men­ti.

4 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to può re­spin­ge­re me­mo­rie e istan­ze il­leg­gi­bi­li, in­com­pren­­si­bi­li, scon­ve­nien­ti o ec­ces­si­va­men­te pro­lis­se; im­par­ti­sce un ter­mi­ne per rie­la­bo­rar­le, av­ver­ten­do che al­tri­men­ti non sa­ran­no pre­se in con­si­de­ra­zio­ne.

38 RS 943.03

39 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. II 7 del­la L del 18 mar. 2016 sul­la fir­ma elet­tro­ni­ca, in vi­go­re dal 1° gen. 2017 (RU 2016 4651; FF 2014 913

Capitolo 2: L’imputato

Art. 111 Definizione

1 È con­si­de­ra­to im­pu­ta­to chiun­que è in­di­zia­to, in­col­pa­to o ac­cu­sa­to di un rea­to in una de­nun­cia, in una que­re­la o, da par­te di un’au­to­ri­tà pe­na­le, in un at­to pro­ce­du­ra­le.

2 I di­rit­ti e gli ob­bli­ghi dell’im­pu­ta­to spet­ta­no an­che al­le per­so­ne il cui pro­ce­di­men­to è ria­per­to do­po ab­ban­do­no o do­po una sen­ten­za ai sen­si dell’ar­ti­co­lo 323 o de­gli ar­ti­co­li 410–415.

Art. 112 Procedimento penale contro imprese

1 Nel pro­ce­di­men­to pe­na­le con­tro un’im­pre­sa, l’im­pre­sa è rap­pre­sen­ta­ta da una so­la per­so­na, au­to­riz­za­ta a rap­pre­sen­tar­la il­li­mi­ta­ta­men­te in ma­te­ria ci­vi­le.

2 Se l’im­pre­sa non de­si­gna il suo rap­pre­sen­tan­te en­tro un con­gruo ter­mi­ne, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to de­ci­de qua­le del­le per­so­ne au­to­riz­za­te a rap­pre­sen­tar­la in ma­te­ria ci­vi­le la rap­pre­sen­ta nel pro­ce­di­men­to pe­na­le.

3 L’im­pre­sa de­ve de­si­gna­re un al­tro rap­pre­sen­tan­te se per il me­de­si­mo fat­to o per fat­ti con­nes­si è av­via­ta un’in­chie­sta pe­na­le nei con­fron­ti del rap­pre­sen­tan­te de­si­gna­to. Se del ca­so, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to de­si­gna per rap­pre­sen­tar­la un’al­tra per­so­na se­con­do il ca­po­ver­so 2 op­pu­re, in su­bor­di­ne, un ter­zo ido­neo.

4 Se per il me­de­si­mo fat­to o per fat­ti con­nes­si si pro­ce­de se­pa­ra­ta­men­te con­tro una per­so­na fi­si­ca e con­tro un’im­pre­sa, i due pro­ce­di­men­ti pos­so­no es­se­re riu­ni­ti.

Art. 113 Posizione giuridica

1 L’im­pu­ta­to non è te­nu­to a de­por­re a pro­prio ca­ri­co. Ha se­gna­ta­men­te fa­col­tà di non ri­spon­de­re e di non col­la­bo­ra­re al pro­ce­di­men­to. De­ve tut­ta­via sot­to­por­si ai prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi pre­vi­sti dal­la leg­ge.

2 Se l’im­pu­ta­to ri­fiu­ta di col­la­bo­ra­re, il pro­ce­di­men­to pro­se­gue co­mun­que.

Art. 114 Capacità dibattimentale

1 L’im­pu­ta­to che è fi­si­ca­men­te e men­tal­men­te in gra­do di se­gui­re il di­bat­ti­men­to è con­si­de­ra­to ido­neo al di­bat­ti­men­to.

2 In ca­so di tem­po­ra­nea in­ca­pa­ci­tà di­bat­ti­men­ta­le, gli at­ti pro­ce­du­ra­li in­dif­fe­ri­bi­li so­no com­piu­ti in pre­sen­za del di­fen­so­re.

3 Se l’in­ca­pa­ci­tà di­bat­ti­men­ta­le per­si­ste, il pro­ce­di­men­to pe­na­le è so­spe­so o ab­ban­do­na­to. So­no fat­te sal­ve le di­spo­si­zio­ni spe­cia­li re­la­ti­ve ai pro­ce­di­men­ti nei con­fron­ti di im­pu­ta­ti pe­nal­men­te in­ca­pa­ci.

Capitolo 3: Il danneggiato, la vittima e l’accusatore privato

Sezione 1: Il danneggiato

Art. 115

1 Il dan­neg­gia­to è la per­so­na i cui di­rit­ti so­no sta­ti di­ret­ta­men­te le­si dal rea­to.

2 È con­si­de­ra­to ta­le in ogni ca­so chi è le­git­ti­ma­to a spor­ge­re que­re­la.

Sezione 2: La vittima

Art. 116 Definizioni

1 La vit­ti­ma è il dan­neg­gia­to che a cau­sa del rea­to è sta­to di­ret­ta­men­te le­so nel­la sua in­te­gri­tà fi­si­ca, ses­sua­le o psi­chi­ca.

2 I con­giun­ti del­la vit­ti­ma so­no il suo co­niu­ge, i suoi fi­gli e ge­ni­to­ri, non­ché le al­tre per­so­ne a lei uni­te da le­ga­mi ana­lo­ghi.

Art. 117 Posizione giuridica

1 Al­la vit­ti­ma spet­ta­no par­ti­co­la­ri di­rit­ti, se­gna­ta­men­te:

a.
il di­rit­to al­la pro­te­zio­ne del­la per­so­na­li­tà (art. 70 cpv. 1 lett. a, 74 cpv. 4 e 152 cpv. 1);
b.
il di­rit­to di far­si ac­com­pa­gna­re da una per­so­na di fi­du­cia (art. 70 cpv. 2 e 152 cpv. 2);
c.
il di­rit­to a mi­su­re di pro­te­zio­ne (art. 152–154);
d.
la fa­col­tà di non ri­spon­de­re (art. 169 cpv. 4);
e.
il di­rit­to di es­se­re in­for­ma­ta (art. 305 e 330 cpv. 3);
f.
il di­rit­to a una com­po­si­zio­ne spe­cia­le dell’au­to­ri­tà giu­di­can­te (art. 335 cpv. 4).

2 Se la vit­ti­ma ha me­no di 18 an­ni so­no inol­tre ap­pli­ca­bi­li le di­spo­si­zio­ni spe­cia­li ri­guar­dan­ti la pro­te­zio­ne del­la per­so­na­li­tà dei mi­no­ri, se­gna­ta­men­te quel­le con­cer­nen­ti:

a.
le re­stri­zio­ni al con­fron­to tra la vit­ti­ma e l’im­pu­ta­to (art. 154 cpv. 4);
b.
le mi­su­re spe­cia­li di pro­te­zio­ne in oc­ca­sio­ne de­gli in­ter­ro­ga­to­ri (art. 154 cpv. 2–4);
c.
l’ab­ban­do­no del pro­ce­di­men­to (art. 319 cpv. 2).

3 Se fan­no va­le­re pre­te­se ci­vi­li, i con­giun­ti go­do­no de­gli stes­si di­rit­ti del­la vit­ti­ma.

Sezione 3: L’accusatore privato

Art. 118 Definizione e presupposti

1 È ac­cu­sa­to­re pri­va­to il dan­neg­gia­to che di­chia­ra espres­sa­men­te di par­te­ci­pa­re al pro­ce­di­men­to pe­na­le con un’azio­ne pe­na­le o ci­vi­le.

2 La que­re­la è equi­pa­ra­ta a ta­le di­chia­ra­zio­ne.

3 La di­chia­ra­zio­ne va fat­ta a un’au­to­ri­tà di per­se­gui­men­to pe­na­le al più tar­di al­la con­clu­sio­ne del­la pro­ce­du­ra pre­li­mi­na­re.

4 Se il dan­neg­gia­to non ha fat­to di pro­pria ini­zia­ti­va una ta­le di­chia­ra­zio­ne, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro lo ren­de at­ten­to a que­sta pos­si­bi­li­tà do­po l’aper­tu­ra del­la pro­ce­du­ra pre­li­mi­na­re.

Art. 119 Forma e contenuto della dichiarazione

1 Il dan­neg­gia­to può pre­sen­ta­re la di­chia­ra­zio­ne per scrit­to op­pu­re oral­men­te a ver­ba­le.

2 Nel­la di­chia­ra­zio­ne il dan­neg­gia­to può, cu­mu­la­ti­va­men­te o al­ter­na­ti­va­men­te:

a.
chie­de­re il per­se­gui­men­to e la con­dan­na del re­spon­sa­bi­le del rea­to (azio­ne pe­na­le);
b.
far va­le­re in via ade­si­va pre­te­se di di­rit­to pri­va­to de­sun­te dal rea­to (azio­ne ci­vi­le).

Art. 120 Rinuncia e ritiro

1 Il dan­neg­gia­to può in ogni tem­po di­chia­ra­re, per scrit­to op­pu­re oral­men­te a ver­ba­le, di ri­nun­cia­re ai suoi di­rit­ti. La ri­nun­cia è de­fi­ni­ti­va.

2 Se non è espres­sa­men­te de­li­mi­ta­ta, la ri­nun­cia con­cer­ne sia l’azio­ne pe­na­le sia l’azio­ne ci­vi­le.

Art. 121 Aventi causa

1 Se il dan­neg­gia­to muo­re sen­za aver ri­nun­cia­to ai suoi di­rit­ti pro­ces­sua­li qua­le ac­cu­sa­to­re pri­va­to, i suoi con­giun­ti ai sen­si dell’ar­ti­co­lo 110 ca­po­ver­so 1 CP40 su­ben­tra­no nei suoi di­rit­ti nell’or­di­ne del­la suc­ces­si­bi­li­tà.

2 Chi su­ben­tra per leg­ge nei di­rit­ti del dan­neg­gia­to è le­git­ti­ma­to ad agi­re sol­tan­to ci­vil­men­te e di­spo­ne uni­ca­men­te dei di­rit­ti pro­ces­sua­li che con­cer­no­no di­ret­ta­men­te l’at­tua­zio­ne dell’azio­ne ci­vi­le.

Sezione 4: Azione civile

Art. 122 Disposizioni generali

1 In ve­ste di ac­cu­sa­to­re pri­va­to il dan­neg­gia­to può far va­le­re in via ade­si­va nel pro­ce­di­men­to pe­na­le pre­te­se di di­rit­to ci­vi­le de­sun­te dal rea­to.

2 Il me­de­si­mo di­rit­to spet­ta ai con­giun­ti del­la vit­ti­ma, per quan­to fac­cia­no va­le­re pro­prie pre­te­se ci­vi­li nei ri­guar­di dell’im­pu­ta­to.

3 L’azio­ne ci­vi­le nel pro­ce­di­men­to pe­na­le di­ven­ta pen­den­te al mo­men­to del­la di­chia­ra­zio­ne di cui all’ar­ti­co­lo 119 ca­po­ver­so 2 let­te­ra b.

4 Se ri­ti­ra l’azio­ne ci­vi­le pri­ma del di­bat­ti­men­to di pri­mo gra­do, l’ac­cu­sa­to­re pri­va­to può nuo­va­men­te pro­muo­ver­la nel fo­ro ci­vi­le.

Art. 123 Quantificazione e motivazione

1 La pre­te­sa fat­ta va­le­re nell’azio­ne ci­vi­le de­ve per quan­to pos­si­bi­le es­se­re quan­ti­fi­ca­ta nel­la di­chia­ra­zio­ne di cui all’ar­ti­co­lo 119 e suc­cin­ta­men­te mo­ti­va­ta per scrit­to in­di­can­do i mez­zi di pro­va in­vo­ca­ti.

2 La quan­ti­fi­ca­zio­ne e la mo­ti­va­zio­ne de­vo­no av­ve­ni­re al più tar­di in se­de di ar­rin­ga.

Art. 124 Competenza e procedura

1 Il giu­di­ce in­ve­sti­to del­la cau­sa pe­na­le sta­tui­sce sul­la pre­te­sa ci­vi­le sen­za ri­guar­do al va­lo­re li­ti­gio­so.

2 Al più tar­di nel­la pro­ce­du­ra di­bat­ti­men­ta­le di pri­mo gra­do, all’im­pu­ta­to è da­ta l’oc­ca­sio­ne di espri­mer­si sull’azio­ne ci­vi­le.

3 Il ri­co­no­sci­men­to dell’azio­ne ci­vi­le da par­te dell’im­pu­ta­to è mes­so a ver­ba­le e men­zio­na­to nel­la de­ci­sio­ne che con­clu­de il pro­ce­di­men­to.

Art. 125 Garanzia per le pretese nei riguardi dell’accusatore privato

1 Ad istan­za dell’im­pu­ta­to, l’ac­cu­sa­to­re pri­va­to, pur­ché non sia vit­ti­ma ai sen­si del­l’ar­ti­co­lo 116, de­ve pre­sta­re ga­ran­zie per i di­spen­di pre­ve­di­bi­li cau­sa­ti dal­le sue con­clu­sio­ni su­gli aspet­ti ci­vi­li se:

a.
non ha do­mi­ci­lio o se­de in Sviz­ze­ra;
b.
ri­sul­ta in­sol­vi­bi­le, se­gna­ta­men­te se è sta­to di­chia­ra­to il fal­li­men­to nei suoi con­fron­ti, se è in cor­so una pro­ce­du­ra con­cor­da­ta­ria o se vi so­no at­te­sta­ti di ca­ren­za di be­ni;
c.
per al­tri mo­ti­vi vi è da te­me­re che le pre­te­se dell’im­pu­ta­to sia­no se­ria­men­te com­pro­mes­se o va­ni­fi­ca­te.

2 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to in giu­di­zio de­ci­de de­fi­ni­ti­va­men­te sull’istan­za. Sta­bi­li­sce l’en­ti­tà del­la ga­ran­zia fis­san­do un ter­mi­ne per pre­star­la.

3 La ga­ran­zia può es­se­re pre­sta­ta in con­tan­ti op­pu­re per il tra­mi­te di una ban­ca o as­si­cu­ra­zio­ne con sta­bi­le or­ga­niz­za­zio­ne in Sviz­ze­ra.

4 Suc­ces­si­va­men­te la ga­ran­zia può es­se­re au­men­ta­ta, ri­dot­ta o sop­pres­sa.

Art. 126 Decisione

1 Il giu­di­ce pro­nun­cia sull’azio­ne ci­vi­le pro­mos­sa in via ade­si­va se:

a.
di­chia­ra col­pe­vo­le l’im­pu­ta­to;
b.
as­sol­ve l’im­pu­ta­to e la fat­ti­spe­cie è ma­tu­ra per la pro­nun­cia di me­ri­to.

2 L’azio­ne ci­vi­le è rin­via­ta al fo­ro ci­vi­le se:

a.
il pro­ce­di­men­to pe­na­le è ab­ban­do­na­to o con­clu­so nel­la pro­ce­du­ra del de­cre­to d’ac­cu­sa;
b.
l’ac­cu­sa­to­re pri­va­to non ha suf­fi­cien­te­men­te quan­ti­fi­ca­to o mo­ti­va­to l’azio­ne;
c.
l’ac­cu­sa­to­re pri­va­to non pre­sta ga­ran­zie per le pre­te­se dell’im­pu­ta­to;
d.
l’im­pu­ta­to è as­sol­to ma la fat­ti­spe­cie non è an­co­ra ma­tu­ra per la pro­nun­cia di me­ri­to.

3 Qua­lo­ra il giu­di­zio com­ple­to del­le pre­te­se ci­vi­li com­por­tas­se un one­re spro­por­zio­na­to, il giu­di­ce può li­mi­tar­si a pro­nun­cia­re sul­le stes­se una de­ci­sio­ne di prin­ci­pio, rin­vian­do per il re­sto al fo­ro ci­vi­le. Per quan­to pos­si­bi­le, le pre­te­se di esi­gua en­ti­tà so­no non­di­me­no giu­di­ca­te in­te­ra­men­te in se­de pe­na­le.

4 Qua­lo­ra fra i par­te­ci­pan­ti al pro­ce­di­men­to vi sia­no vit­ti­me, il giu­di­ce può giu­di­ca­re dap­pri­ma sol­tan­to la col­pe­vo­lez­za e gli aspet­ti pe­na­li; in­di­pen­den­te­men­te dal va­lo­re li­ti­gio­so, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to de­ci­de in se­gui­to sull’azio­ne ci­vi­le qua­le giu­di­ce uni­co e do­po un’ul­te­rio­re udien­za di­bat­ti­men­ta­le.

Capitolo 4: Patrocinio

Sezione 1: Principi

Art. 127

1 A tu­te­la dei lo­ro in­te­res­si, l’im­pu­ta­to, l’ac­cu­sa­to­re pri­va­to e gli al­tri par­te­ci­pan­ti al pro­ce­di­men­to pos­so­no av­va­ler­si del pa­tro­ci­nio.

2 Per quan­to il pro­ce­di­men­to non ne ri­sul­ti in­de­bi­ta­men­te ri­tar­da­to, le par­ti pos­so­no far ca­po a due o più pa­tro­ci­na­to­ri. In tal ca­so ne de­si­gna­no uno qua­le rap­pre­sen­tan­te prin­ci­pa­le abi­li­ta­to a com­pie­re gli at­ti di rap­pre­sen­tan­za di­nan­zi al­le au­to­ri­tà pe­na­li e il cui do­mi­ci­lio sia l’uni­co re­ca­pi­to per le no­ti­fi­ca­zio­ni.

3 En­tro i li­mi­ti di quan­to di­spo­sto dal­la leg­ge e dal­le nor­me deon­to­lo­gi­che, nel­lo stes­so pro­ce­di­men­to il pa­tro­ci­na­to­re può cu­ra­re gli in­te­res­si di più par­te­ci­pan­ti.

4 Le par­ti pos­so­no de­si­gna­re qua­le pa­tro­ci­na­to­re qual­sia­si per­so­na aven­te l’eser­ci­zio dei di­rit­ti ci­vi­li, di buo­na re­pu­ta­zio­ne e de­gna di fi­du­cia; so­no fat­te sal­ve le re­stri­zio­ni sta­bi­li­te dal di­rit­to sull’av­vo­ca­tu­ra.

5 La di­fe­sa dell’im­pu­ta­to è ri­ser­va­ta agli av­vo­ca­ti au­to­riz­za­ti a rap­pre­sen­ta­re le par­ti in giu­di­zio se­con­do la leg­ge del 23 giu­gno 200041 su­gli av­vo­ca­ti; so­no fat­te sal­ve le di­spo­si­zio­ni de­ro­ga­to­rie can­to­na­li con­cer­nen­ti la di­fe­sa nel­la pro­ce­du­ra pe­na­le in ma­te­ria di con­trav­ven­zio­ni.

Sezione 2: Il difensore

Art. 128 Posizione giuridica

En­tro i li­mi­ti del­la leg­ge e del­le nor­me deon­to­lo­gi­che, il di­fen­so­re è vin­co­la­to uni­ca­men­te agli in­te­res­si dell’im­pu­ta­to.

Art. 129 Difensore di fiducia

1 In ogni pro­ce­di­men­to pe­na­le e in ogni fa­se del­lo stes­so l’im­pu­ta­to ha il di­rit­to di af­fi­da­re la sua di­fe­sa a un pa­tro­ci­na­to­re ai sen­si dell’ar­ti­co­lo 127 ca­po­ver­so 5 (di­fen­so­re di fi­du­cia) op­pu­re, fat­to sal­vo l’ar­ti­co­lo 130, di di­fen­der­si da sé.

2 L’eser­ci­zio del­la di­fe­sa di fi­du­cia pre­sup­po­ne una pro­cu­ra scrit­ta o una di­chia­ra­zio­ne a ver­ba­le dell’im­pu­ta­to.

Art. 130 Difesa obbligatoria

L’im­pu­ta­to de­ve es­se­re di­fe­so se:

a.
la car­ce­ra­zio­ne pre­ven­ti­va, com­pre­so un ar­re­sto prov­vi­so­rio, è du­ra­ta più di die­ci gior­ni;
b.42
ri­schia di su­bi­re una pe­na de­ten­ti­va su­pe­rio­re a un an­no, una mi­su­ra pri­va­ti­va del­la li­ber­tà o l’espul­sio­ne;
c.
a cau­sa del suo sta­to fi­si­co o men­ta­le o per al­tri mo­ti­vi non è in gra­do di tu­te­la­re suf­fi­cien­te­men­te i suoi in­te­res­si pro­ces­sua­li e il rap­pre­sen­tan­te le­ga­le non è in gra­do di far­lo in sua ve­ce;
d.
il pub­bli­co mi­ni­ste­ro in­ter­vie­ne per­so­nal­men­te di­nan­zi al tri­bu­na­le di pri­mo gra­do o al tri­bu­na­le d’ap­pel­lo;
e.
si pro­ce­de con ri­to ab­bre­via­to (art. 358–362).

42 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 5 del­la LF del 20 mar. 2015 (At­tua­zio­ne dell’art. 121 cpv. 3–6 Co­st. sull’espul­sio­ne di stra­nie­ri che com­met­to­no rea­ti), in vi­go­re dal 1° ott. 2016 (RU 2016 2329; FF 2013 5163).

Art. 131 Garanzia della difesa obbligatoria

1 Se la di­fe­sa è ob­bli­ga­to­ria, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to prov­ve­de af­fin­ché sia de­si­gna­to sen­za in­du­gio un di­fen­so­re.

2 Se gli estre­mi del­la di­fe­sa ob­bli­ga­to­ria so­no pre­sen­ti già al mo­men­to dell’aper­tu­ra del­la pro­ce­du­ra pre­li­mi­na­re, la di­fe­sa dev’es­se­re as­si­cu­ra­ta do­po il pri­mo in­ter­ro­ga­to­rio da par­te del pub­bli­co mi­ni­ste­ro, ma in ogni ca­so pri­ma che sia aper­ta l’istru­zio­ne.

3 Le pro­ve as­sun­te pri­ma del­la de­si­gna­zio­ne di un di­fen­so­re, ben­ché la sua pre­sen­za fos­se ma­ni­fe­sta­men­te ne­ces­sa­ria, so­no va­li­de sol­tan­to se l’im­pu­ta­to ri­nun­cia al­la lo­ro rias­sun­zio­ne.

Art. 132 Difensore d’ufficio

1 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to di­spo­ne una di­fe­sa d’uf­fi­cio se:

a.
in ca­so di di­fe­sa ob­bli­ga­to­ria:
1.
no­no­stan­te in­giun­zio­ne, l’im­pu­ta­to non de­si­gna un di­fen­so­re di fi­du­cia,
2.
il man­da­to è re­vo­ca­to al di­fen­so­re di fi­du­cia op­pu­re que­sti lo ri­met­te e l’im­pu­ta­to non de­si­gna un nuo­vo di­fen­so­re en­tro il ter­mi­ne im­par­ti­to;
b.
l’im­pu­ta­to è sprov­vi­sto dei mez­zi ne­ces­sa­ri e una sua di­fe­sa s’im­po­ne per tu­te­la­re i suoi in­te­res­si.

2 Una di­fe­sa s’im­po­ne per tu­te­la­re gli in­te­res­si dell’im­pu­ta­to se­gna­ta­men­te se non si trat­ta di un ca­so ba­ga­tel­la­re e il ca­so pe­na­le pre­sen­ta in fat­to o in di­rit­to dif­fi­col­tà cui l’im­pu­ta­to non po­treb­be far fron­te da so­lo.

3 Non si trat­ta co­mun­que di un ca­so ba­ga­tel­la­re se si pro­spet­ta una pe­na de­ten­ti­va su­pe­rio­re a quat­tro me­si o una pe­na pe­cu­nia­ria su­pe­rio­re a 120 ali­quo­te gior­na­lie­re.43

43 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 3 del­la LF del 19 giu. 2015 (Mo­di­fi­ca del­la di­sci­pli­na del­le san­zio­ni), in vi­go­re dal 1° gen. 2018 (RU 2016 1249; FF 2012 4181).

Art. 133 Designazione del difensore d’ufficio

1 Il di­fen­so­re d’uf­fi­cio è de­si­gna­to da chi, nel­la re­la­ti­va fa­se pro­ce­du­ra­le, di­ri­ge il pro­ce­di­men­to.

2 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to de­si­gna il di­fen­so­re d’uf­fi­cio te­nen­do pos­si­bil­men­te con­to dei de­si­de­ri dell’im­pu­ta­to.

Art. 134 Revoca e sostituzione del difensore d’ufficio

1 Se il mo­ti­vo del­la di­fe­sa d’uf­fi­cio vie­ne me­no, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to re­vo­ca il man­da­to.

2 Se il rap­por­to di fi­du­cia tra l’im­pu­ta­to e il di­fen­so­re d’uf­fi­cio si de­te­rio­ra no­te­vol­men­te op­pu­re se per al­tri mo­ti­vi non è più ga­ran­ti­ta una di­fe­sa ef­fi­ca­ce, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to de­si­gna un al­tro di­fen­so­re d’uf­fi­cio.

Art. 135 Retribuzione del difensore d’ufficio

1 Il di­fen­so­re d’uf­fi­cio è re­tri­bui­to se­con­do la ta­rif­fa d’av­vo­ca­tu­ra del­la Con­fe­de­ra­zio­ne o del Can­to­ne in cui si svol­ge il pro­ce­di­men­to.

2 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro o l’au­to­ri­tà giu­di­can­te sta­bi­li­sce l’im­por­to del­la re­tri­bu­zio­ne al ter­mi­ne del pro­ce­di­men­to.

3 In ma­te­ria di re­tri­bu­zio­ne, il di­fen­so­re d’uf­fi­cio può in­ter­por­re re­cla­mo:

a.
al­la giu­ri­sdi­zio­ne di re­cla­mo, con­tro la de­ci­sio­ne del pub­bli­co mi­ni­ste­ro o del tri­bu­na­le di pri­mo gra­do;
b.
al Tri­bu­na­le pe­na­le fe­de­ra­le, con­tro la de­ci­sio­ne del­la giu­ri­sdi­zio­ne di re­cla­mo o del tri­bu­na­le d’ap­pel­lo can­to­na­le.

4 Non ap­pe­na le sue con­di­zio­ni eco­no­mi­che glie­lo per­met­ta­no, l’im­pu­ta­to con­dan­na­to a pa­ga­re le spe­se pro­ce­du­ra­li è te­nu­to a:

a.
rim­bor­sa­re la re­tri­bu­zio­ne al­la Con­fe­de­ra­zio­ne o al Can­to­ne;
b.
ver­sa­re al di­fen­so­re la dif­fe­ren­za tra la re­tri­bu­zio­ne uf­fi­cia­le e l’ono­ra­rio in­te­gra­le.

5 La pre­te­sa del­la Con­fe­de­ra­zio­ne o del Can­to­ne si pre­scri­ve in die­ci an­ni dal mo­men­to in cui la de­ci­sio­ne pas­sa in giu­di­ca­to.

Sezione 3: Gratuito patrocinio per l’accusatore privato

Art. 136 Presupposti

1 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to ac­cor­da par­zial­men­te o to­tal­men­te il gra­tui­to pa­tro­ci­nio all’ac­cu­sa­to­re pri­va­to, af­fin­ché que­sti pos­sa far va­le­re le sue pre­te­se ci­vi­li, se:

a.
l’ac­cu­sa­to­re pri­va­to è sprov­vi­sto dei mez­zi ne­ces­sa­ri; e
b.
l’azio­ne ci­vi­le non ap­pa­re pri­va di pro­ba­bi­li­tà di suc­ces­so.

2 Il gra­tui­to pa­tro­ci­nio com­pren­de:

a.
l’eso­ne­ro da­gli an­ti­ci­pi e dal­la pre­sta­zio­ne di ga­ran­zie;
b.
l’eso­ne­ro dal­le spe­se pro­ce­du­ra­li;
c.
la de­si­gna­zio­ne di un pa­tro­ci­na­to­re, se ne­ces­sa­rio per tu­te­la­re i di­rit­ti del­l’ac­cu­sa­to­re pri­va­to.

Art. 137 Designazione, revoca e sostituzione

La de­si­gna­zio­ne, la re­vo­ca e la so­sti­tu­zio­ne del pa­tro­ci­na­to­re so­no ret­te per ana­lo­gia da­gli ar­ti­co­li 133 e 134.

Art. 138 Retribuzione e onere delle spese

1 La re­tri­bu­zio­ne del pa­tro­ci­na­to­re è ret­ta per ana­lo­gia dall’ar­ti­co­lo 135; è fat­ta sal­va la de­ci­sio­ne de­fi­ni­ti­va cir­ca l’one­re del­le spe­se del gra­tui­to pa­tro­ci­nio e de­gli at­ti pro­­ce­du­ra­li per i qua­li si è di­spo­sto l’eso­ne­ro dall’an­ti­ci­po del­le spe­se.

2 Se l’im­pu­ta­to è con­dan­na­to a ver­sa­re un’in­den­ni­tà pro­ces­sua­le all’ac­cu­sa­to­re pri­va­to, l’in­den­ni­tà è de­vo­lu­ta al­la Con­fe­de­ra­zio­ne o al Can­to­ne fi­no a con­cor­ren­za del­le spe­se per il gra­tui­to pa­tro­ci­nio.

Titolo quarto: Mezzi di prova

Capitolo 1: Disposizioni generali

Sezione 1: Raccolta e utilizzabilità delle prove

Art. 139 Principi

1 Per l’ac­cer­ta­men­to del­la ve­ri­tà le au­to­ri­tà pe­na­li si av­val­go­no di tut­ti i mez­zi di pro­va le­ci­ti e ido­nei se­con­do le co­no­scen­ze scien­ti­fi­che e l’espe­rien­za.

2 I fat­ti ir­ri­le­van­ti, ma­ni­fe­sti, no­ti all’au­to­ri­tà pe­na­le op­pu­re già com­pro­va­ti sot­to il pro­fi­lo giu­ri­di­co non so­no og­get­to di pro­va.

Art. 140 Metodi probatori vietati

1 È vie­ta­to rac­co­glie­re pro­ve ser­ven­do­si di mez­zi coer­ci­ti­vi, vio­len­za, mi­nac­ce, pro­mes­se, in­gan­ni o mez­zi che pos­so­no pre­giu­di­ca­re le fa­col­tà men­ta­li o la li­be­ra vo­lon­tà di una per­so­na.

2 L’uso di sif­fat­ti me­to­di è pu­re vie­ta­to quand’an­che l’in­te­res­sa­to vi ac­con­sen­ta.

Art. 141 Utilizzabilità delle prove acquisite illegittimamente

1 Le pro­ve rac­col­te in vio­la­zio­ne dell’ar­ti­co­lo 140 non pos­so­no es­se­re uti­liz­za­te in al­cun ca­so. Ciò va­le an­che per le pro­ve non uti­liz­za­bi­li a te­no­re del pre­sen­te Co­di­ce.

2 Le pro­ve rac­col­te dal­le au­to­ri­tà pe­na­li in mo­do pe­nal­men­te il­le­ci­to o in vio­la­zio­ne di nor­me che ne con­di­zio­na­no la va­li­di­tà non pos­so­no es­se­re uti­liz­za­te, ec­cet­to che la lo­ro uti­liz­za­zio­ne sia in­di­spen­sa­bi­le per far lu­ce su gra­vi rea­ti.

3 Le pro­ve rac­col­te in vio­la­zio­ne di pre­scri­zio­ni d’or­di­ne pos­so­no es­se­re uti­liz­za­te.

4 Le pro­ve rac­col­te esclu­si­va­men­te gra­zie a pro­ve non uti­liz­za­bi­li se­con­do il ca­po­ver­so 2 non pos­so­no es­se­re uti­liz­za­te.

5 I do­cu­men­ti e re­gi­stra­zio­ni con­cer­nen­ti pro­ve non uti­liz­za­bi­li so­no tol­ti dal fa­sci­co­lo, con­ser­va­ti sot­to chia­ve in se­de se­pa­ra­ta fi­no a quan­do il pro­ce­di­men­to è chiu­so con de­ci­sio­ne pas­sa­ta in giu­di­ca­to e quin­di eli­mi­na­ti.

Sezione 2: Interrogatori

Art. 142 Autorità penali competenti

1 Gli in­ter­ro­ga­to­ri so­no ef­fet­tua­ti dal pub­bli­co mi­ni­ste­ro, dal­le au­to­ri­tà pe­na­li del­le con­trav­ven­zio­ni e dal giu­di­ce. La Con­fe­de­ra­zio­ne e i Can­to­ni sta­bi­li­sco­no in che mi­su­ra i col­la­bo­ra­to­ri di que­ste au­to­ri­tà pos­so­no pro­ce­de­re es­si stes­si ad in­ter­ro­ga­to­ri.

2 La po­li­zia può in­ter­ro­ga­re im­pu­ta­ti e per­so­ne in­for­ma­te sui fat­ti. La Con­fe­de­ra­zio­ne e i Can­to­ni pos­so­no de­si­gna­re agen­ti di po­li­zia abi­li­ta­ti ad in­ter­ro­ga­re te­sti­mo­ni su man­da­to del pub­bli­co mi­ni­ste­ro.

Art. 143 Svolgimento dell’interrogatorio

1 In una lin­gua a lui com­pren­si­bi­le, l’in­ter­ro­ga­to è dap­pri­ma:

a.
in­vi­ta­to a de­cli­na­re le sue ge­ne­ra­li­tà;
b.
in­for­ma­to sull’og­get­to del pro­ce­di­men­to pe­na­le e sul­la ve­ste in cui è sot­to­po­sto ad in­ter­ro­ga­to­rio;
c.
in­for­ma­to in mo­do com­ple­to cir­ca i suoi di­rit­ti e ob­bli­ghi.

2 L’os­ser­van­za del­le di­spo­si­zio­ni di cui al ca­po­ver­so 1 è mes­sa a ver­ba­le.

3 L’au­to­ri­tà pe­na­le può ef­fet­tua­re ul­te­rio­ri ac­cer­ta­men­ti cir­ca l’iden­ti­tà dell’in­ter­ro­ga­to.

4 L’au­to­ri­tà pe­na­le in­vi­ta l’in­ter­ro­ga­to ad espri­mer­si sull’og­get­to dell’in­ter­ro­ga­to­rio.

5 Con do­man­de e obie­zio­ni for­mu­la­te in mo­do chia­ro l’au­to­ri­tà pe­na­le mi­ra ad ot­te­ne­re una de­po­si­zio­ne com­ple­ta e a chia­ri­re le con­trad­di­zio­ni.

6 L’in­ter­ro­ga­to de­po­ne in ba­se a quan­to ri­cor­da. Con l’ac­cor­do di chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to, può ser­vir­si di do­cu­men­ti scrit­ti; al ter­mi­ne dell’in­ter­ro­ga­to­rio que­sti do­cu­men­ti so­no ac­qui­si­ti agli at­ti.

7 Chi ha di­stur­bi di elo­cu­zio­ne o di udi­to è in­ter­ro­ga­to per scrit­to o con l’aiu­to di ade­gua­ti as­si­sten­ti.

Art. 144 Interrogatorio per videoconferenza

1 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro e l’au­to­ri­tà giu­di­can­te pos­so­no pro­ce­de­re a un in­ter­ro­ga­to­rio per vi­deo­con­fe­ren­za se la com­pa­ri­zio­ne per­so­na­le dell’in­ter­ro­gan­do non è pos­si­bi­le o lo è sol­tan­to con gran­de di­spen­dio.

2 L’in­ter­ro­ga­to­rio è re­gi­stra­to su sup­por­to au­dio­vi­si­vo.

Art. 145 Rapporti scritti

L’au­to­ri­tà pe­na­le può in­vi­ta­re chi de­ve es­se­re o è sta­to in­ter­ro­ga­to a con­se­gna­re un rap­por­to scrit­to in ve­ce o a com­ple­men­to dell’in­ter­ro­ga­to­rio.

Art. 146 Interrogatorio di più persone e confronti

1 Gli in­ter­ro­gan­di so­no sen­ti­ti se­pa­ra­ta­men­te.

2 Le au­to­ri­tà pe­na­li pos­so­no met­te­re a con­fron­to di­ret­to per­so­ne, com­pre­se quel­le che han­no fa­col­tà di non ri­spon­de­re. So­no fat­ti sal­vi i di­rit­ti spe­cia­li del­la vit­ti­ma.

3 Le au­to­ri­tà pe­na­li pos­so­no ob­bli­ga­re a re­sta­re sul luo­go dell’at­to pro­ce­du­ra­le le per­­so­ne che al ter­mi­ne dell’in­ter­ro­ga­to­rio do­vran­no pre­su­mi­bil­men­te es­se­re po­ste a con­fron­to con al­tri.

4 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to può esclu­de­re tem­po­ra­nea­men­te dall’udien­za una per­so­na se:

a.
vi è un con­flit­to di in­te­res­si; op­pu­re
b.
nel cor­so del pro­ce­di­men­to ta­le per­so­na de­ve es­se­re an­co­ra in­ter­ro­ga­ta in ve­ste di te­sti­mo­ne, di per­so­na in­for­ma­ta sui fat­ti o di pe­ri­to.

Sezione 3: Diritto di partecipare all’assunzione delle prove

Art. 147 In generale

1 Le par­ti han­no il di­rit­to di pre­sen­zia­re all’as­sun­zio­ne del­le pro­ve da par­te del pub­bli­co mi­ni­ste­ro e del giu­di­ce, co­me pu­re di por­re do­man­de agli in­ter­ro­ga­ti. Il di­rit­to del di­fen­so­re di pre­sen­zia­re agli in­ter­ro­ga­to­ri di po­li­zia è ret­to dall’ar­ti­co­lo 159.

2 Il di­rit­to di par­te­ci­pa­re all’as­sun­zio­ne del­le pro­ve non im­pli­ca quel­lo di ot­te­ner­ne il rin­vio.

3 La par­te o il suo pa­tro­ci­na­to­re può esi­ge­re che l’as­sun­zio­ne del­le pro­ve sia ri­pe­tu­ta qua­lo­ra es­sa stes­sa, se si trat­ta di par­te sen­za pa­tro­ci­nio, o al­tri­men­ti il suo pa­tro­ci­na­to­re sia­no sta­ti im­pe­di­ti di par­te­ci­pa­re per mo­ti­vi co­gen­ti. Si può ri­nun­cia­re a ri­pe­te­re l’as­sun­zio­ne del­le pro­ve se es­sa do­ves­se com­por­ta­re one­ri spro­por­zio­na­ti e se si può te­ne­re con­to in al­tro mo­do del di­rit­to del­la par­te di es­se­re sen­ti­ta, se­gna­ta­men­te del suo di­rit­to di por­re do­man­de.

4 Le pro­ve rac­col­te in vio­la­zio­ne del pre­sen­te ar­ti­co­lo non pos­so­no es­se­re uti­liz­za­te a ca­ri­co del­la par­te che non era pre­sen­te.

Art. 148 Nella procedura di assistenza giudiziaria

1 Se si rac­col­go­no pro­ve all’este­ro nell’am­bi­to di una pro­ce­du­ra di as­si­sten­za giu­di­zia­ria, il di­rit­to del­le par­ti di par­te­ci­pa­re all’as­sun­zio­ne del­le pro­ve è sod­di­sfat­to se le par­ti:

a.
pos­so­no for­mu­la­re do­man­de da ri­vol­ge­re all’au­to­ri­tà este­ra ri­chie­sta;
b.
a ro­ga­to­ria esple­ta­ta, pos­so­no esa­mi­na­re il ver­ba­le; e
c.
pos­so­no por­re do­man­de com­ple­ti­ve per scrit­to.

2 È ap­pli­ca­bi­le l’ar­ti­co­lo 147 ca­po­ver­so 4.

Sezione 4: Misure protettive

Art. 149 In generale

1 Se vi è mo­ti­vo di ri­te­ne­re che un te­sti­mo­ne, una per­so­na in­for­ma­ta sui fat­ti, un im­pu­ta­to, un pe­ri­to o un tra­dut­to­re o in­ter­pre­te pos­sa­no, a cau­sa del lo­ro coin­vol­gi­men­to nel pro­ce­di­men­to, espor­re se stes­si o una per­so­na con cui han­no un le­ga­me ai sen­si dell’ar­ti­co­lo 168 ca­po­ver­si 1–3 a un gra­ve pe­ri­co­lo per la vi­ta e l’in­te­gri­tà fi­si­ca op­pu­re a un al­tro gra­ve pre­giu­di­zio, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to adot­ta, su do­man­da o d’uf­fi­cio, ade­gua­te mi­su­re pro­tet­ti­ve.

2 A tal fi­ne, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to può li­mi­ta­re ade­gua­ta­men­te i di­rit­ti pro­ce­du­ra­li del­le par­ti, se­gna­ta­men­te:

a.
ga­ran­ten­do l’ano­ni­ma­to;
b.
svol­gen­do in­ter­ro­ga­to­ri sen­za la pre­sen­za del­le par­ti o a por­te chiu­se;
c.
ac­cer­tan­do le ge­ne­ra­li­tà sen­za la pre­sen­za del­le par­ti o a por­te chiu­se;
d.
mo­di­fi­can­do l’aspet­to o la vo­ce di per­so­ne da pro­teg­ge­re op­pu­re scher­man­do­le;
e.
po­nen­do re­stri­zio­ni al di­rit­to di esa­mi­na­re gli at­ti.

3 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to può con­sen­ti­re al­la per­so­na da pro­teg­ge­re di far­si ac­com­pa­gna­re da un pa­tro­ci­na­to­re o da una per­so­na di fi­du­cia.

4 Se si pro­ce­de all’in­ter­ro­ga­to­rio di un mi­no­re di 18 an­ni in ve­ste di te­sti­mo­ne o di per­so­na in­for­ma­ta sui fat­ti, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to può inol­tre di­spor­re mi­su­re pro­tet­ti­ve se­con­do l’ar­ti­co­lo 154 ca­po­ver­si 2 e 4.

5 Per tut­te le mi­su­re pro­tet­ti­ve che adot­ta, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to prov­ve­de af­fin­ché al­le par­ti sia ga­ran­ti­to il di­rit­to di es­se­re sen­ti­te e in par­ti­co­la­re af­fin­ché sia­no ga­ran­ti­ti i di­rit­ti di di­fe­sa dell’im­pu­ta­to.

6 Qua­lo­ra sia sta­to ga­ran­ti­to l’ano­ni­ma­to a per­so­ne da pro­teg­ge­re, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to adot­ta mi­su­re ap­pro­pria­te per evi­ta­re scam­bi o con­fu­sio­ni di per­so­na.

Art. 150 Garanzia dell’anonimato

1 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to può ga­ran­ti­re l’ano­ni­ma­to al­la per­so­na da pro­teg­ge­re.

2 Se con­ce­de la ga­ran­zia dell’ano­ni­ma­to, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro la sot­to­po­ne en­tro 30 gior­ni per ap­pro­va­zio­ne al giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi; nel­la ri­chie­sta d’ap­pro­va­zio­ne il pub­bli­co mi­ni­ste­ro pre­ci­sa tut­ti i det­ta­gli ne­ces­sa­ri al­la va­lu­ta­zio­ne del­la le­ga­li­tà del prov­ve­di­men­to. Il giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi de­ci­de de­fi­ni­ti­va­men­te.

3 Se il giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi ne­ga l’ap­pro­va­zio­ne, le pro­ve già as­sun­te con la ga­ran­zia dell’ano­ni­ma­to non pos­so­no es­se­re uti­liz­za­te.

4 Una vol­ta ap­pro­va­ta o con­ces­sa, la ga­ran­zia dell’ano­ni­ma­to vin­co­la tut­te le au­to­ri­tà pe­na­li in­ve­sti­te del­la cau­sa.

5 La per­so­na da pro­teg­ge­re può ri­nun­cia­re in ogni tem­po al­la ga­ran­zia dell’a­no­ni­ma­to.

6 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro e chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to in giu­di­zio re­vo­ca­no la ga­ran­zia se l’esi­gen­za di pro­te­zio­ne vie­ne ma­ni­fe­sta­men­te me­no.

Art. 151 Misure per la protezione di agenti infiltrati

1 Gli agen­ti in­fil­tra­ti a cui è sta­ta con­ces­sa la ga­ran­zia dell’ano­ni­ma­to han­no il di­rit­to:

a.
di man­te­ne­re se­gre­ta la lo­ro ve­ra iden­ti­tà du­ran­te l’in­te­ro pro­ce­di­men­to e do­po la sua chiu­su­ra nei ri­guar­di di chic­ches­sia, ec­cet­tua­ti i mem­bri del­le au­to­ri­tà giu­di­can­ti in­ve­sti­te del­la cau­sa;
b.
a che nes­su­na in­di­ca­zio­ne re­la­ti­va al­la lo­ro ve­ra iden­ti­tà sia ac­qui­si­ta agli at­ti.

2 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to adot­ta le ne­ces­sa­rie mi­su­re pro­tet­ti­ve.

Art. 152 Misure generali per la protezione delle vittime

1 In ogni fa­se del pro­ce­di­men­to le au­to­ri­tà pe­na­li tu­te­la­no i di­rit­ti del­la per­so­na­li­tà del­la vit­ti­ma.

2 In tut­ti gli at­ti pro­ce­du­ra­li la vit­ti­ma può far­si ac­com­pa­gna­re, ol­tre che dal suo pa­tro­ci­na­to­re, da una per­so­na di fi­du­cia.

3 Se la vit­ti­ma lo do­man­da, le au­to­ri­tà pe­na­li le evi­ta­no di in­con­tra­re l’im­pu­ta­to. In tal ca­so, ga­ran­ti­sco­no in al­tro mo­do all’im­pu­ta­to il di­rit­to di es­se­re sen­ti­to. In par­ti­co­­­la­re, pos­so­no in­ter­ro­ga­re la vit­ti­ma ap­pli­can­do le mi­su­re pro­tet­ti­ve di cui al­l’ar­ti­co­lo 149 ca­po­ver­so 2 let­te­re b e d.

4 Un con­fron­to può es­se­re or­di­na­to se:

a.
il di­rit­to dell’im­pu­ta­to di es­se­re sen­ti­to non può es­se­re ga­ran­ti­to in al­tro mo­do; op­pu­re
b.
un in­te­res­se pre­pon­de­ran­te del per­se­gui­men­to pe­na­le lo esi­ge im­pe­ra­ti­va­men­te.

Art. 153 Misure speciali per la protezione delle vittime di reati contro l’integrità sessuale

1 Le vit­ti­me di rea­ti con­tro l’in­te­gri­tà ses­sua­le pos­so­no esi­ge­re che sia­no in­ter­ro­ga­te da una per­so­na del lo­ro stes­so ses­so.

2 Un con­fron­to con l’im­pu­ta­to può es­se­re or­di­na­to con­tro la vo­lon­tà del­la vit­ti­ma sol­tan­to se il di­rit­to dell’im­pu­ta­to di es­se­re sen­ti­to non può es­se­re ga­ran­ti­to in al­tro mo­do.

Art. 154 Misure speciali per la protezione delle vittime minorenni

1 Ai sen­si del pre­sen­te ar­ti­co­lo il ter­mi­ne mi­no­ren­ne de­si­gna la vit­ti­ma che al mo­men­to dell’in­ter­ro­ga­to­rio o del con­fron­to non ha an­co­ra com­piu­to i 18 an­ni.

2 Il pri­mo in­ter­ro­ga­to­rio del mi­no­ren­ne de­ve svol­ger­si al più pre­sto pos­si­bi­le.

3 L’au­to­ri­tà può esclu­de­re dal pro­ce­di­men­to la per­so­na di fi­du­cia che po­treb­be eser­ci­ta­re un in­flus­so de­ter­mi­nan­te sul mi­no­ren­ne.

4 Qua­lo­ra ap­pa­ia che l’in­ter­ro­ga­to­rio o il con­fron­to po­treb­be espor­re il mi­no­ren­ne a una gra­ve pres­sio­ne psi­co­lo­gi­ca, so­no ap­pli­ca­bi­li le se­guen­ti re­go­le:

a.
un con­fron­to con l’im­pu­ta­to può es­se­re or­di­na­to sol­tan­to se il mi­no­ren­ne lo do­man­da espres­sa­men­te op­pu­re se il di­rit­to dell’im­pu­ta­to di es­se­re sen­ti­to non può es­se­re ga­ran­ti­to in al­tro mo­do;
b.
nel cor­so dell’in­te­ro pro­ce­di­men­to il mi­no­ren­ne non può di nor­ma es­se­re in­ter­ro­ga­to più di due vol­te;
c.
si pro­ce­de a un se­con­do in­ter­ro­ga­to­rio sol­tan­to se nel cor­so del pri­mo le par­ti non han­no po­tu­to eser­ci­ta­re i lo­ro di­rit­ti op­pu­re se ciò è in­di­spen­sa­bi­le nel­l’in­te­res­se del­le in­da­gi­ni o del mi­no­ren­ne. Per quan­to pos­si­bi­le, il se­con­do in­ter­ro­ga­to­rio è ef­fet­tua­to dal­la stes­sa per­so­na che ha svol­to il pri­mo;
d.
gli in­ter­ro­ga­to­ri so­no ef­fet­tua­ti da un fun­zio­na­rio in­qui­ren­te ap­po­si­ta­men­te for­ma­to e in pre­sen­za di uno spe­cia­li­sta. Qua­lo­ra non si pro­ce­da a un con­fron­to, gli in­ter­ro­ga­to­ri so­no re­gi­stra­ti su sup­por­to au­dio­vi­si­vo;
e.
le par­ti eser­ci­ta­no i lo­ro di­rit­ti per il tra­mi­te di chi in­ter­ro­ga;
f.
chi in­ter­ro­ga e lo spe­cia­li­sta ri­por­ta­no le lo­ro os­ser­va­zio­ni par­ti­co­la­ri in un rap­por­to.

Art. 155 Misure per la protezione di persone affette da turba psichica

1 Gli in­ter­ro­ga­to­ri di per­so­ne af­fet­te da tur­ba psi­chi­ca so­no li­mi­ta­ti al­lo stret­to ne­ces­sa­rio; le au­di­zio­ni plu­ri­me van­no evi­ta­te.

2 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to può in­ca­ri­ca­re dell’in­ter­ro­ga­to­rio au­to­ri­tà pe­na­li o ser­vi­zi so­cia­li spe­cia­liz­za­ti op­pu­re far ca­po a fa­mi­lia­ri, al­tre per­so­ne di fi­du­cia o pe­ri­ti.

Art. 156 Misure per la protezione di persone al di fuori del procedimento

La Con­fe­de­ra­zio­ne e i Can­to­ni pos­so­no pre­ve­de­re mi­su­re per la pro­te­zio­ne di per­so­ne al di fuo­ri del pro­ce­di­men­to.

Capitolo 2: Interrogatorio dell’imputato

Art. 157 Principio

1 In tut­ti i gra­di del pro­ce­di­men­to le au­to­ri­tà pe­na­li pos­so­no in­ter­ro­ga­re l’im­pu­ta­to in me­ri­to ai fat­ti che gli so­no con­te­sta­ti.

2 Le au­to­ri­tà pe­na­li of­fro­no all’im­pu­ta­to l’op­por­tu­ni­tà di espri­mer­si in mo­do cir­co­stan­zia­to su ta­li fat­ti.

Art. 158 Informazioni nel primo interrogatorio

1 All’ini­zio del pri­mo in­ter­ro­ga­to­rio la po­li­zia o il pub­bli­co mi­ni­ste­ro in­for­ma­no l’im­pu­ta­to in una lin­gua a lui com­pren­si­bi­le che:

a.
è sta­ta av­via­ta una pro­ce­du­ra pre­li­mi­na­re nei suoi con­fron­ti e su qua­li rea­ti;
b.
ha fa­col­tà di non ri­spon­de­re e di non col­la­bo­ra­re;
c.
ha il di­rit­to di de­si­gna­re un di­fen­so­re o di chie­de­re se del ca­so un di­fen­so­re d’uf­fi­cio;
d.
può esi­ge­re la pre­sen­za di un tra­dut­to­re o in­ter­pre­te.

2 Se le in­for­ma­zio­ni di cui al ca­po­ver­so 1 non so­no for­ni­te, l’in­ter­ro­ga­to­rio non può es­se­re uti­liz­za­to.

Art. 159 Interrogatori di polizia nella procedura investigativa

1 In ca­so di in­ter­ro­ga­to­ri da par­te del­la po­li­zia l’im­pu­ta­to ha il di­rit­to di esi­ge­re la pre­sen­za del suo di­fen­so­re e che que­sti pos­sa a sua vol­ta por­re do­man­de.

2 Se è in sta­to di ar­re­sto prov­vi­so­rio, l’in­ter­ro­ga­to ha inol­tre di­rit­to di con­fe­ri­re li­be­ra­men­te con il suo di­fen­so­re.

3 Il fat­to di far va­le­re que­sto di­rit­to non con­fe­ri­sce al­cun di­rit­to al dif­fe­ri­men­to dell’in­ter­ro­ga­to­rio.

Art. 160 Interrogatorio di un imputato reo confesso

Qua­lo­ra l’im­pu­ta­to sia reo con­fes­so, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro e il giu­di­ce esa­mi­na­no l’at­ten­di­bi­li­tà del­la con­fes­sio­ne e lo in­vi­ta­no a de­scri­ve­re con pre­ci­sio­ne le cir­co­stan­ze del­la fat­ti­spe­cie.

Art. 161 Esame della situazione personale nella procedura preliminare

Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro in­ter­ro­ga l’im­pu­ta­to sul­la sua si­tua­zio­ne per­so­na­le sol­tan­to qua­lo­ra si pro­spet­ti la pro­mo­zio­ne dell’ac­cu­sa o l’emis­sio­ne di un de­cre­to d’ac­cu­sa op­pu­re qua­lo­ra al­tri mo­ti­vi lo ren­da­no ne­ces­sa­rio.

Capitolo 3: Testimoni

Sezione 1: Disposizioni generali

Art. 162 Definizione

È te­sti­mo­ne chi pur non aven­do par­te­ci­pa­to al­la com­mis­sio­ne del rea­to e non es­sen­do per­so­na in­for­ma­ta sui fat­ti è in gra­do di fa­re di­chia­ra­zio­ni uti­li per far lu­ce sui fat­ti.

Art. 163 Capacità e obbligo di testimoniare

1 È ca­pa­ce di te­sti­mo­nia­re chi ha più di 15 an­ni ed è ca­pa­ce di di­scer­ni­men­to ri­guar­do all’og­get­to dell’in­ter­ro­ga­to­rio.

2 Chi è ca­pa­ce di te­sti­mo­nia­re è ob­bli­ga­to a de­por­re ed è te­nu­to a di­re la ve­ri­tà; so­no fat­ti sal­vi i di­rit­ti di non de­por­re.

Art. 164 Accertamenti riguardo ai testimoni

1 La vi­ta an­te­rio­re e la si­tua­zio­ne per­so­na­le del te­sti­mo­ne ven­go­no ac­cer­ta­te sol­tan­to se ne­ces­sa­rio per esa­mi­nar­ne l’at­ten­di­bi­li­tà.

2 Qua­lo­ra vi sia­no dub­bi sul­la ca­pa­ci­tà di di­scer­ni­men­to del te­sti­mo­ne o in­di­zi di una sua tur­ba psi­chi­ca, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to può or­di­na­re che il te­sti­mo­ne sia sot­to­po­sto a una pe­ri­zia am­bu­la­to­ria­le, per quan­to l’im­por­tan­za del pro­ce­di­men­to pe­na­le e del­la te­sti­mo­nian­za lo giu­sti­fi­chi.

Art. 165 Obbligo del testimone di serbare il segreto

1 L’au­to­ri­tà in­ter­ro­gan­te può ob­bli­ga­re il te­sti­mo­ne, sot­to la com­mi­na­to­ria dell’ar­ti­co­lo 292 CP44, a ser­ba­re il se­gre­to sull’in­ter­ro­ga­to­rio pre­vi­sto o già av­ve­nu­to, co­me pu­re sul suo og­get­to.

2 L’ob­bli­go va li­mi­ta­to nel tem­po.

3 L’ob­bli­go può es­se­re in­ti­ma­to uni­ta­men­te al­la ci­ta­zio­ne del te­sti­mo­ne.

Art. 166 Interrogatorio del danneggiato

1 Il dan­neg­gia­to è in­ter­ro­ga­to in qua­li­tà di te­sti­mo­ne.

2 È fat­to sal­vo l’in­ter­ro­ga­to­rio in qua­li­tà di per­so­na in­for­ma­ta sui fat­ti se­con­do l’ar­ti­co­lo 178.

Art. 167 Indennità

Il te­sti­mo­ne ha di­rit­to a una con­grua in­den­ni­tà per la per­di­ta di gua­da­gno e per le spe­se.

Sezione 2: Facoltà di non deporre

Art. 168 Per legami personali

1 Han­no fa­col­tà di non de­por­re:

a.
il co­niu­ge o il con­vi­ven­te di fat­to dell’im­pu­ta­to;
b.
chi ha fi­gli in co­mu­ne con l’im­pu­ta­to;
c.
i pa­ren­ti o af­fi­ni in li­nea ret­ta dell’im­pu­ta­to;
d.
i fra­tel­li o so­rel­le e fra­tel­la­stri o so­rel­la­stre dell’im­pu­ta­to, non­ché i lo­ro co­niu­gi;
e.
i fra­tel­li o so­rel­le e fra­tel­la­stri o so­rel­la­stre del co­niu­ge dell’im­pu­ta­to, non­ché i lo­ro co­niu­gi;
f.
i ge­ni­to­ri af­fi­lian­ti, gli af­fi­lia­ti e i fra­tel­li o so­rel­le af­fi­lia­ti dell’im­pu­ta­to;
g.45
il tu­to­re o il cu­ra­to­re dell’im­pu­ta­to.

2 La fa­col­tà di non de­por­re se­con­do il ca­po­ver­so 1 let­te­re a ed f sus­si­ste an­che se il ma­­tri­mo­nio è sciol­to op­pu­re qua­lo­ra in una fa­mi­glia af­fi­lian­te46 il rap­por­to di af­fi­lia­zio­ne non sus­si­sta più.

3 L’unio­ne do­me­sti­ca re­gi­stra­ta è equi­pa­ra­ta al ma­tri­mo­nio.

4 La fa­col­tà di non de­por­re non sus­si­ste se:

a.47
il pro­ce­di­men­to pe­na­le con­cer­ne un rea­to di cui agli ar­ti­co­li 111–113, 122, 124, 140, 184, 185, 187, 189, 190 o 191 CP48; e
b.
il rea­to è sta­to com­mes­so a dan­no di una per­so­na con cui il te­sti­mo­ne ha un le­ga­me per­so­na­le a te­no­re dei ca­po­ver­si 1–3.

45 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 2 del­la LF del 15 dic. 2017 (Pro­te­zio­ne dei mi­no­ren­ni), in vi­go­re dal 1° gen. 2019 (RU 2018 2947; FF 2015 2751).

46 Art. 4–11 dell’O del 19 ott. 1977 sull’ac­co­gli­men­to di mi­no­ri a sco­po di af­fi­lia­zio­ne e di ado­zio­ne (RS 211.222.338).

47 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. III del­la LF del 30 set. 2011, in vi­go­re dal 1° lug. 2012 (RU 20122575; FF 2010 49414967).

48 RS 311.0

Art. 169 Per protezione di se stesso o di persone vicine

1 Chiun­que può ri­fiu­ta­re la te­sti­mo­nian­za se la sua de­po­si­zio­ne ori­gi­nas­se ele­men­ti a suo ca­ri­co in mo­do ta­le da:

a.
po­ter­lo ren­de­re pe­nal­men­te re­spon­sa­bi­le;
b.
po­ter­lo ren­de­re ci­vil­men­te re­spon­sa­bi­le, sem­pre­ché l’in­te­res­se di ga­ran­ti­re la sua pro­te­zio­ne pre­val­ga su quel­lo del per­se­gui­men­to pe­na­le.

2 La fa­col­tà di non de­por­re sus­si­ste an­che se con la sua de­po­si­zio­ne l’in­te­res­sa­to ori­gi­nas­se ele­men­ti a ca­ri­co di una per­so­na a lui vi­ci­na ai sen­si dell’ar­ti­co­lo 168 ca­po­ver­si 1–3; è fat­to sal­vo l’ar­ti­co­lo 168 ca­po­ver­so 4.

3 Chiun­que può ri­fiu­ta­re la te­sti­mo­nian­za se con la sua de­po­si­zio­ne espo­nes­se a un gra­ve pe­ri­co­lo la sua vi­ta o la sua in­te­gri­tà fi­si­ca o la vi­ta o l’in­te­gri­tà fi­si­ca di una per­so­na a lui vi­ci­na ai sen­si dell’ar­ti­co­lo 168 ca­po­ver­si 1–3 op­pu­re espo­nes­se se stes­so o una ta­le per­so­na a un al­tro gra­ve svan­tag­gio non evi­ta­bi­le con mi­su­re pro­tet­ti­ve.

4 La vit­ti­ma di un rea­to con­tro l’in­te­gri­tà ses­sua­le ha in ogni ca­so fa­col­tà di non ri­spon­de­re al­le do­man­de con­cer­nen­ti la sua sfe­ra in­ti­ma.

Art. 170 Per segreto d’ufficio

1 I fun­zio­na­ri ai sen­si dell’ar­ti­co­lo 110 ca­po­ver­so 3 CP49 co­me pu­re i mem­bri di au­to­ri­tà han­no fa­col­tà di non de­por­re in me­ri­to a se­gre­ti lo­ro con­fi­da­ti in vir­tù del­la lo­ro ve­ste uf­fi­cia­le o di cui so­no ve­nu­ti a co­no­scen­za nell’eser­ci­zio del­le lo­ro fun­zio­ni.

2 Es­si so­no te­nu­ti a de­por­re se ne so­no sta­ti au­to­riz­za­ti per scrit­to dal­la lo­ro au­to­ri­tà su­pe­rio­re.

3 L’au­to­ri­tà su­pe­rio­re ri­la­scia l’au­to­riz­za­zio­ne a de­por­re quan­do l’in­te­res­se all’ac­cer­ta­men­to del­la ve­ri­tà pre­va­le su quel­lo al man­te­ni­men­to del se­gre­to.

Art. 171 Per segreto professionale

1 Gli ec­cle­sia­sti­ci, gli av­vo­ca­ti, i di­fen­so­ri, i no­tai, i con­su­len­ti in bre­vet­ti, i me­di­ci, i den­ti­sti, i chi­ro­pra­ti­ci, i far­ma­ci­sti, gli psi­co­lo­gi co­me pu­re gli au­si­lia­ri di que­sti pro­fes­sio­ni­sti han­no fa­col­tà di non de­por­re in me­ri­to a se­gre­ti lo­ro con­fi­da­ti in vir­tù del­la lo­ro pro­fes­sio­ne o di cui so­no ve­nu­ti a co­no­scen­za nell’eser­ci­zio del­la me­de­si­ma.50

2 Es­si so­no te­nu­ti a de­por­re se:

a.
sot­to­stan­no a un ob­bli­go di de­nun­cia; o
b.
ai sen­si dell’ar­ti­co­lo 321 nu­me­ro 2 CP51, so­no sta­ti li­be­ra­ti dal se­gre­to dal ti­to­la­re del se­gre­to o, per scrit­to, dall’au­to­ri­tà com­pe­ten­te.

3 An­che se il de­po­si­ta­rio del se­gre­to ne è sta­to li­be­ra­to, l’au­to­ri­tà pe­na­le tie­ne con­to del se­gre­to pro­fes­sio­na­le qua­lo­ra il de­po­si­ta­rio ren­da ve­ro­si­mi­le che l’in­te­res­se del ti­to­la­re del se­gre­to al man­te­ni­men­to del se­gre­to pre­va­le su quel­lo all’ac­cer­ta­men­to del­la ve­ri­tà.

4 Ri­ma­ne sal­va la leg­ge del 23 giu­gno 200052 su­gli av­vo­ca­ti.

50 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 2 del­la LF del 30 set. 2016 sul­le pro­fes­sio­ni sa­ni­ta­rie, in vi­go­re dal 1° feb. 2020 (RU 2020 57; FF 2015 7125).

51 RS 311.0

52 RS 935.61

Art. 172 Tutela delle fonti degli operatori dei mezzi di comunicazione sociale

1 Le per­so­ne che si oc­cu­pa­no pro­fes­sio­nal­men­te del­la pub­bli­ca­zio­ne di in­for­ma­zio­ni nel­la par­te re­da­zio­na­le di un pe­rio­di­co, non­ché i lo­ro au­si­lia­ri, han­no fa­col­tà di non de­por­re in me­ri­to all’iden­ti­tà dell’au­to­re o al con­te­nu­to e al­le fon­ti del­le lo­ro in­for­ma­zio­ni.

2 Es­se so­no te­nu­te a de­por­re se:

a.
la te­sti­mo­nian­za è ne­ces­sa­ria per pre­ser­va­re da un pe­ri­co­lo im­mi­nen­te la vi­ta o l’in­te­gri­tà fi­si­ca di una per­so­na;
b.
sen­za te­sti­mo­nian­za non è pos­si­bi­le far lu­ce su uno dei se­guen­ti rea­ti o cat­tu­rar­ne il col­pe­vo­le:
1.
omi­ci­di ai sen­si de­gli ar­ti­co­li 111–113 CP53,
2.
cri­mi­ni per i qua­li è com­mi­na­ta una pe­na de­ten­ti­va di al­me­no tre an­ni,
3.54
rea­ti se­con­do gli ar­ti­co­li 187, 189, 190, 191, 197 ca­po­ver­so 4, 260ter, 260quin­quies, 260se­xies, 305bis, 305ter e 322ter–322sep­tiesCP,
4.55
rea­ti ai sen­si dell’ar­ti­co­lo 19 ca­po­ver­so 2 del­la leg­ge del 3 ot­to­bre 195156 su­gli stu­pe­fa­cen­ti.

53 RS 311.0

54 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. II 3 del DF del 25 set. 2020 che ap­pro­va e tra­spo­ne nel di­rit­to sviz­ze­ro la Con­ven­zio­ne del Con­si­glio d’Eu­ro­pa per la pre­ven­zio­ne del ter­ro­ri­smo e il re­la­ti­vo Pro­to­col­lo ad­di­zio­na­le e po­ten­zia il di­spo­si­ti­vo pe­na­le con­tro il ter­ro­ri­smo e la cri­mi­na­li­tà or­ga­niz­za­ta, in vi­go­re dal 1° lug. 2021 (RU 2021360; FF 2018 5439).

55 Cor­re­zio­ne del­la Com­mis­sio­ne di re­da­zio­ne dell’AF del 19 set. 2011, pub­bli­ca­ta il 4 ott. 2011 (RU 2011 4487).

56 RS 812.121

Art. 173 Per altri obblighi di segreto

1 Chi è vin­co­la­to dal se­gre­to pro­fes­sio­na­le in vir­tù del­le di­spo­si­zio­ni qui ap­pres­so è te­nu­to a de­por­re sol­tan­to se l’in­te­res­se all’ac­cer­ta­men­to del­la ve­ri­tà pre­va­le su quel­lo al man­te­ni­men­to del se­gre­to:

a.
ar­ti­co­lo 321bis CP57;
b.
ar­ti­co­lo 139 ca­po­ver­so 3 del Co­di­ce ci­vi­le58;
c.
ar­ti­co­lo 2 del­la leg­ge fe­de­ra­le del 9 ot­to­bre 198159 sui con­sul­to­ri di gra­vi­dan­za;
d.60
ar­ti­co­lo 11 del­la leg­ge fe­de­ra­le del 23 mar­zo 200761 con­cer­nen­te l’aiu­to al­le vit­ti­me di rea­ti;
e.62
ar­ti­co­lo 3c ca­po­ver­so 4 del­la leg­ge del 3 ot­to­bre 195163 su­gli stu­pe­fa­cen­ti;
f.64
ar­ti­co­lo 16 let­te­ra f del­la leg­ge fe­de­ra­le del 30 set­tem­bre 201665 sul­le pro­fes­sio­ni sa­ni­ta­rie.

2 I de­po­si­ta­ri di al­tri se­gre­ti pro­tet­ti dal­la leg­ge so­no te­nu­ti a de­por­re. Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to può li­be­rar­li dall’ob­bli­go di de­por­re se es­si pos­so­no ren­de­re ve­ro­si­mi­le che l’in­te­res­se al man­te­ni­men­to del se­gre­to pre­va­le su quel­lo all’ac­cer­ta­men­to del­la ve­ri­tà.

57 RS 311.0

58 RS 210. Que­sto art. è ora abro­ga­to.

59 RS 857.5

60 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. II 7 del­la L del 19 mar. 2010 sull’or­ga­niz­za­zio­ne del­le au­to­ri­tà pe­na­li, in vi­go­re dal 1° gen. 2011 (RU 20103267;FF 2008 7093).

61 RS 312.5

62 Cor­re­zio­ne del­la Com­mis­sio­ne di re­da­zio­ne dell’AF del 19 set. 2011, pub­bli­ca­ta il 4 ott. 2011 (RU 2011 4487).

63 RS 812.121

64 In­tro­dot­ta dall’all. n. 2 del­la LF del 30 set. 2016 sul­le pro­fes­sio­ni sa­ni­ta­rie, in vi­go­re dal 1° feb. 2020 (RU 2020 57; FF 2015 7125).

65 RS 811.21

Art. 174 Decisione sull’opponibilità della facoltà di non deporre

1 In me­ri­to all’op­po­ni­bi­li­tà del­la fa­col­tà di non de­por­re de­ci­de:

a.
nel­la pro­ce­du­ra pre­li­mi­na­re, l’au­to­ri­tà in­ter­ro­gan­te;
b.
do­po la pro­mo­zio­ne dell’ac­cu­sa, il giu­di­ce.

2 Im­me­dia­ta­men­te do­po l’in­ti­ma­zio­ne del­la de­ci­sio­ne il te­sti­mo­ne può do­man­da­re che la giu­ri­sdi­zio­ne di re­cla­mo si pro­nun­ci.

3 Fi­no al­la de­ci­sio­ne del­la giu­ri­sdi­zio­ne di re­cla­mo il te­sti­mo­ne ha fa­col­tà di non de­por­re.

Art. 175 Esercizio della facoltà di non deporre

1 Il te­sti­mo­ne può in ogni tem­po op­por­re la sua fa­col­tà di non de­por­re o re­vo­ca­re la ri­nun­cia al­la stes­sa.

2 Le de­po­si­zio­ni ri­la­scia­te da un te­sti­mo­ne do­po es­se­re sta­to in­for­ma­to del­la fa­col­tà di non de­por­re pos­so­no es­se­re uti­liz­za­te co­me pro­ve an­che se in se­gui­to il te­sti­mo­ne op­po­ne ta­le fa­col­tà o re­vo­ca la ri­nun­cia al­la stes­sa.

Art. 176 Rifiuto non lecito di deporre

1 Chi ri­fiu­ta di de­por­re sen­za aver­ne il di­rit­to è pas­si­bi­le di mul­ta di­sci­pli­na­re e può es­se­re ob­bli­ga­to ad as­su­me­re i co­sti e gli in­den­niz­zi cau­sa­ti dal ri­fiu­to.

2 Se per­si­ste nel ri­fiu­to, egli è esor­ta­to an­co­ra una vol­ta a de­por­re sot­to la com­mi­na­to­ria di cui all’ar­ti­co­lo 292 CP66. In ca­so di nuo­vo ri­fiu­to, si pro­ce­de pe­nal­men­te nei suoi con­fron­ti.

Sezione 3: Interrogatorio dei testimoni

Art. 177

1 All’ini­zio di ogni in­ter­ro­ga­to­rio, l’au­to­ri­tà in­ter­ro­gan­te av­vi­sa il te­sti­mo­ne cir­ca l’ob­bli­go di te­sti­mo­nia­re e l’ob­bli­go di di­re la ve­ri­tà co­me pu­re sul­la pu­ni­bi­li­tà del­la fal­sa te­sti­mo­nian­za se­con­do l’ar­ti­co­lo 307 CP67. Se l’av­vi­so è omes­so, l’in­ter­ro­ga­to­rio non è va­li­do.

2 All’ini­zio del pri­mo in­ter­ro­ga­to­rio, l’au­to­ri­tà in­ter­ro­ga il te­sti­mo­ne sul­le sue re­la­zio­ni con le par­ti e su al­tre cir­co­stan­ze che po­treb­be­ro es­se­re ri­le­van­ti per ac­cer­ta­re la sua cre­di­bi­li­tà.

3 Non ap­pe­na, in ba­se all’in­ter­ro­ga­to­rio e agli at­ti, ri­le­va l’esi­sten­za di un di­rit­to di non de­por­re, l’au­to­ri­tà in­ter­ro­gan­te ne av­vi­sa il te­sti­mo­ne. Se l’av­vi­so è omes­so e se il te­sti­mo­ne op­po­ne in se­gui­to la fa­col­tà di non de­por­re, l’in­ter­ro­ga­to­rio non può es­se­re uti­liz­za­to.

Capitolo 4: Persone informate sui fatti

Art. 178 Definizione

È in­ter­ro­ga­to in qua­li­tà di per­so­na in­for­ma­ta sui fat­ti:

a.
chi si è co­sti­tui­to ac­cu­sa­to­re pri­va­to;
b.
chi al mo­men­to dell’in­ter­ro­ga­to­rio non ha an­co­ra com­piu­to 15 an­ni;
c.
chi, per li­mi­ta­ta ca­pa­ci­tà di di­scer­ni­men­to, non è in gra­do di com­pren­de­re l’og­get­to dell’in­ter­ro­ga­to­rio;
d.
chi, pur non es­sen­do im­pu­ta­to, non può es­se­re esclu­so qua­le au­to­re o com­par­te­ci­pe del rea­to da elu­ci­da­re o di un rea­to con­nes­so;
e.
chi, in qua­li­tà di coim­pu­ta­to, de­ve es­se­re in­ter­ro­ga­to in me­ri­to a un rea­to che non gli è con­te­sta­to;
f.
chi, in un al­tro pro­ce­di­men­to, è im­pu­ta­to per un fat­to in rap­por­to con il rea­to da elu­ci­da­re;
g.
chi, nell’am­bi­to di un pro­ce­di­men­to pe­na­le con­tro un’im­pre­sa, è sta­to o po­treb­be es­se­re de­si­gna­to rap­pre­sen­tan­te del­la stes­sa, co­me pu­re i suoi col­la­bo­ra­to­ri.

Art. 179 Persone informate sui fatti negli interrogatori di polizia

1 Chi non en­tra in con­si­de­ra­zio­ne co­me im­pu­ta­to è in­ter­ro­ga­to dal­la po­li­zia in qua­li­tà di per­so­na in­for­ma­ta sui fat­ti.

2 È fat­to sal­vo l’in­ter­ro­ga­to­rio in qua­li­tà di te­sti­mo­ne se­con­do l’ar­ti­co­lo 142 ca­po­ver­so 2.

Art. 180 Posizione giuridica

1 Le per­so­ne di cui all’ar­ti­co­lo 178 let­te­re b–g non so­no te­nu­te a de­por­re; si ap­pli­ca­no lo­ro per ana­lo­gia le di­spo­si­zio­ni sull’in­ter­ro­ga­to­rio dell’im­pu­ta­to.

2 L’ac­cu­sa­to­re pri­va­to (art. 178 lett. a) è te­nu­to a de­por­re di­nan­zi al pub­bli­co mi­ni­ste­ro e di­nan­zi al giu­di­ce, non­ché di­nan­zi al­la po­li­zia se l’in­ter­ro­ga­to­rio è ef­fet­tua­to su man­da­to del pub­bli­co mi­ni­ste­ro. So­no inol­tre ap­pli­ca­bi­li per ana­lo­gia le di­spo­si­zio­ni con­cer­nen­ti i te­sti­mo­ni, ad ec­ce­zio­ne dell’ar­ti­co­lo 176.

Art. 181 Interrogatorio

1 All’ini­zio dell’in­ter­ro­ga­to­rio le au­to­ri­tà pe­na­li av­vi­sa­no le per­so­ne in­for­ma­te sui fat­ti dell’ob­bli­go di de­por­re o del­la lo­ro fa­col­tà di non de­por­re o di non ri­spon­de­re.

2 Se è te­nu­ta a de­por­re o se si di­chia­ra di­spo­sta a de­por­re, la per­so­na in­for­ma­ta sui fat­ti è inol­tre av­vi­sa­ta del­le pos­si­bi­li con­se­guen­ze pe­na­li di una de­nun­cia men­da­ce, di uno svia­men­to del­la giu­sti­zia o di un fa­vo­reg­gia­men­to.

Capitolo 5: Periti

Art. 182 Presupposti per far capo a un perito

Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro e il giu­di­ce fan­no ca­po a uno o più pe­ri­ti quan­do non di­spon­go­no del­le co­no­scen­ze e ca­pa­ci­tà spe­cia­li ne­ces­sa­rie per ac­cer­ta­re o giu­di­ca­re un fat­to.

Art. 183 Requisiti del perito

1 Può es­se­re no­mi­na­ta pe­ri­to la per­so­na fi­si­ca che nell’am­bi­to spe­ci­fi­co di­spo­ne del­le ne­ces­sa­rie co­no­scen­ze e ca­pa­ci­tà spe­cia­li.

2 In de­ter­mi­na­ti cam­pi la Con­fe­de­ra­zio­ne e i Can­to­ni pos­so­no pre­ve­de­re pe­ri­ti per­ma­nen­ti o uf­fi­cia­li.

3 Ai pe­ri­ti si ap­pli­ca­no i mo­ti­vi di ri­cu­sa­zio­ne di cui all’ar­ti­co­lo 56.

Art. 184 Nomina e mandato

1 Il pe­ri­to è no­mi­na­to da chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to.

2 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to as­se­gna al pe­ri­to un man­da­to scrit­to; il man­da­to con­tie­ne:

a.
la de­si­gna­zio­ne del pe­ri­to;
b.
even­tual­men­te, l’an­no­ta­zio­ne se­con­do cui il pe­ri­to può, sot­to la sua re­spon­sa­bi­li­tà, im­pie­ga­re al­tre per­so­ne per l’ela­bo­ra­zio­ne del­la pe­ri­zia;
c.
que­si­ti for­mu­la­ti in mo­do pre­ci­so;
d.
il ter­mi­ne per pre­sen­ta­re la pe­ri­zia;
e.
l’av­ver­ti­men­to che il pe­ri­to e i suoi even­tua­li au­si­lia­ri sot­to­stan­no all’ob­bli­go del se­gre­to;
f.
l’av­ver­ti­men­to cir­ca le con­se­guen­ze pe­na­li di una fal­sa pe­ri­zia se­con­do l’ar­ti­co­lo 307 CP68.

3 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to of­fre pre­via­men­te al­le par­ti l’op­por­tu­ni­tà di espri­mer­si in me­ri­to al pe­ri­to e ai que­si­ti pe­ri­ta­li e di fa­re pro­prie pro­po­ste. Può pre­scin­der­ne nel ca­so di esa­mi di la­bo­ra­to­rio, se­gna­ta­men­te ove trat­ta­si di de­ter­mi­na­re l’al­co­le­mia o il gra­do di pu­rez­za di so­stan­ze, di ac­cer­ta­re la pre­sen­za di stu­pe­fa­cen­ti nel san­gue o di al­le­sti­re un pro­fi­lo del DNA.

4 In­sie­me al man­da­to, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to for­ni­sce al pe­ri­to gli at­ti e gli og­get­ti ne­ces­sa­ri al­la pe­ri­zia.

5 Se op­por­tu­no nell’in­te­res­se del­la cau­sa, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to può in ogni tem­po re­vo­ca­re un man­da­to pe­ri­ta­le e no­mi­na­re nuo­vi pe­ri­ti.

6 Pri­ma di as­se­gna­re un man­da­to, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to può chie­de­re un pre­ven­ti­vo di spe­sa.

7 Se l’ac­cu­sa­to­re pri­va­to chie­de una pe­ri­zia, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to può su­bor­di­na­re l’as­se­gna­zio­ne del man­da­to al ver­sa­men­to di un an­ti­ci­po del­le spe­se da par­te del ri­chie­den­te.

Art. 185 Elaborazione della perizia

1 Il pe­ri­to è per­so­nal­men­te re­spon­sa­bi­le del­la pe­ri­zia.

2 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to può con­vo­ca­re il pe­ri­to ad at­ti pro­ce­du­ra­li e au­to­riz­zar­lo a por­re do­man­de al­le per­so­ne da in­ter­ro­ga­re.

3 Se ri­tie­ne di aver bi­so­gno di com­ple­men­ti agli at­ti, il pe­ri­to ne fa do­man­da a chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to.

4 Il pe­ri­to può ef­fet­tua­re da sé sem­pli­ci ac­cer­ta­men­ti stret­ta­men­te con­nes­si con il man­da­to e con­vo­ca­re per­so­ne a tal fi­ne. Que­ste so­no te­nu­te a dar se­gui­to al­la con­vo­ca­zio­ne. Se vi si op­pon­go­no, pos­so­no es­se­re sot­to­po­ste ad ac­com­pa­gna­men­to coat­ti­vo.

5 In ca­so di ac­cer­ta­men­ti da par­te del pe­ri­to, l’im­pu­ta­to e le per­so­ne aven­ti fa­col­tà di non ri­spon­de­re o di non de­por­re pos­so­no, nei li­mi­ti di que­sta fa­col­tà, ri­fiu­tar­si di col­la­bo­ra­re o di fa­re di­chia­ra­zio­ni. Il pe­ri­to li av­ver­te pre­via­men­te di que­sto lo­ro di­rit­to.

Art. 186 Ricovero per perizia

1 Se ne­ces­sa­rio ai fi­ni di una pe­ri­zia me­di­ca, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro e il giu­di­ce pos­so­no far ri­co­ve­ra­re l’im­pu­ta­to in un ospe­da­le.

2 Se l’im­pu­ta­to non si tro­va già in car­ce­ra­zio­ne pre­ven­ti­va, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro pro­po­ne il ri­co­ve­ro al giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi. Que­sti de­ci­de de­fi­ni­ti­va­men­te in pro­ce­du­ra scrit­ta.

3 Se du­ran­te la pro­ce­du­ra in giu­di­zio ri­sul­ta ne­ces­sa­rio un ri­co­ve­ro per pe­ri­zia, il giu­di­ce in­ve­sti­to del­la cau­sa de­ci­de de­fi­ni­ti­va­men­te in pro­ce­du­ra scrit­ta.

4 La de­gen­za in ospe­da­le è com­pu­ta­ta nel­la pe­na.

5 Per al­tro, il ri­co­ve­ro per pe­ri­zia è ret­to per ana­lo­gia dal­le di­spo­si­zio­ni con­cer­nen­ti la car­ce­ra­zio­ne pre­ven­ti­va e la car­ce­ra­zio­ne di si­cu­rez­za.

Art. 187 Forma della perizia

1 Il pe­ri­to pre­sen­ta una pe­ri­zia scrit­ta. Se al­la pe­ri­zia han­no par­te­ci­pa­to al­tre per­so­ne, oc­cor­re men­zio­nar­ne il no­me e la fun­zio­ne ri­co­per­ta nell’ela­bo­ra­zio­ne del­la pe­ri­zia.

2 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to può di­spor­re che la pe­ri­zia sia pre­sen­ta­ta oral­men­te op­pu­re che una pe­ri­zia scrit­ta sia com­men­ta­ta o com­ple­ta­ta oral­men­te; in tal ca­so, so­no ap­pli­ca­bi­li le di­spo­si­zio­ni con­cer­nen­ti l’in­ter­ro­ga­to­rio dei te­sti­mo­ni.

Art. 188 Parere delle parti

Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to por­ta a co­no­scen­za del­le par­ti la pe­ri­zia scrit­ta e fis­sa lo­ro un ter­mi­ne per pro­nun­ciar­si in me­ri­to.

Art. 189 Perizie da completare e migliorare

D’uf­fi­cio o ad istan­za di par­te, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to in­ca­ri­ca il pe­ri­to di com­ple­ta­re o di mi­glio­ra­re la sua pe­ri­zia op­pu­re de­si­gna al­tri pe­ri­ti se:

a.
la pe­ri­zia è in­com­ple­ta o po­co chia­ra;
b.
di­ver­si pe­ri­ti di­ver­go­no sen­si­bil­men­te nel­le lo­ro con­clu­sio­ni; op­pu­re
c.
sus­si­sto­no dub­bi cir­ca l’esat­tez­za del­la pe­ri­zia.

Art. 190 Indennità

Il pe­ri­to ha di­rit­to a una con­grua in­den­ni­tà.

Art. 191 Inadempienza

Qua­lo­ra il pe­ri­to ven­ga me­no ai suoi ob­bli­ghi o non li adem­pia per tem­po, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to può:

a.
in­flig­ger­gli una mul­ta di­sci­pli­na­re;
b.
re­vo­car­gli il man­da­to sen­za in­den­niz­zar­lo per i la­vo­ri già ef­fet­tua­ti.

Capitolo 6: Mezzi di prova materiali

Art. 192 Reperti probatori

1 Le au­to­ri­tà pe­na­li ac­qui­si­sco­no agli at­ti l’ori­gi­na­le com­ple­to dei re­per­ti pro­ba­to­ri.

2 Se suf­fi­cien­te per i fi­ni del pro­ce­di­men­to, i do­cu­men­ti e le al­tre re­gi­stra­zio­ni so­no mes­si agli at­ti in sem­pli­ce co­pia. Qua­lo­ra sia ne­ces­sa­rio, le co­pie van­no au­ten­ti­ca­te.

3 Le par­ti pos­so­no esa­mi­na­re i re­per­ti pro­ba­to­ri en­tro i li­mi­ti del­le di­spo­si­zio­ni con­cer­nen­ti l’esa­me de­gli at­ti.

Art. 193 Ispezione oculare

1 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro, il giu­di­ce e, nei ca­si sem­pli­ci, la po­li­zia ef­fet­tua­no in lo­co un’ispe­zio­ne ocu­la­re de­gli og­get­ti, luo­ghi ed even­ti che ri­ve­sto­no im­por­tan­za per va­lu­ta­re un fat­to ma non so­no di­ret­ta­men­te di­spo­ni­bi­li co­me re­per­ti pro­ba­to­ri.

2 Ognu­no de­ve tol­le­ra­re un’ispe­zio­ne ocu­la­re e ga­ran­ti­re l’ac­ces­so ne­ces­sa­rio a chi vi par­te­ci­pa.

3 Se oc­cor­re ac­ce­de­re a ca­se, ad ap­par­ta­men­ti o ad al­tri spa­zi non ac­ces­si­bi­li al pub­bli­co, le au­to­ri­tà os­ser­va­no le nor­me ap­pli­ca­bi­li al­la per­qui­si­zio­ne do­mi­ci­lia­re.

4 Le ispe­zio­ni ocu­la­ri so­no do­cu­men­ta­te me­dian­te re­gi­stra­zio­ni au­dio o vi­deo, pia­ni, di­se­gni o de­scri­zio­ni op­pu­re in al­tro mo­do.

5 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to può di­spor­re che:

a.
sul luo­go dell’ispe­zio­ne ocu­la­re si pro­ce­da ad al­tri at­ti pro­ce­du­ra­li;
b.
l’ispe­zio­ne ocu­la­re sia as­so­cia­ta a una ri­co­stru­zio­ne dei fat­ti o a un con­fron­to; in tal ca­so, l’im­pu­ta­to, i te­sti­mo­ni e le per­so­ne in­for­ma­te sui fat­ti so­no ob­bli­ga­ti a par­te­ci­par­vi; so­no fat­ti sal­vi i lo­ro di­rit­ti di non ri­spon­de­re.

Art. 194 Acquisizione di altri atti

1 Se ne­ces­sa­rio per com­pro­va­re i fat­ti o per giu­di­ca­re l’im­pu­ta­to, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro e il giu­di­ce ac­qui­si­sco­no gli at­ti di al­tri pro­ce­di­men­ti.

2 Se nes­sun in­te­res­se pub­bli­co o pri­va­to pre­pon­de­ran­te al man­te­ni­men­to del se­gre­to vi si op­po­ne, le au­to­ri­tà am­mi­ni­stra­ti­ve e giu­di­zia­rie met­to­no a di­spo­si­zio­ne i lo­ro at­ti per esa­me.

3 I con­flit­ti tra au­to­ri­tà del­lo stes­so Can­to­ne so­no de­ci­si dal­la giu­ri­sdi­zio­ne di re­cla­mo del Can­to­ne in­te­res­sa­to; quel­li tra au­to­ri­tà di Can­to­ni di­ver­si o tra au­to­ri­tà can­to­na­li e fe­de­ra­li, dal Tri­bu­na­le pe­na­le fe­de­ra­le.

Art. 195 Richiesta di rapporti e informazioni

1 Le au­to­ri­tà pe­na­li ri­chie­do­no i rap­por­ti uf­fi­cia­li e i cer­ti­fi­ca­ti me­di­ci re­la­ti­vi a even­ti che pos­so­no ri­ve­sti­re im­por­tan­za nel pro­ce­di­men­to pe­na­le.

2 Per far lu­ce sul­la si­tua­zio­ne per­so­na­le dell’im­pu­ta­to, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro e il giu­di­ce ri­chie­do­no ad or­ga­ni uf­fi­cia­li e a pri­va­ti in­for­ma­zio­ni re­la­ti­ve ai suoi pre­ce­den­ti pe­na­li e al­la sua re­pu­ta­zio­ne, co­me pu­re al­tri rap­por­ti uti­li.

Titolo quinto: Provvedimenti coercitivi

Capitolo 1: Disposizioni generali

Art. 196 Definizione

I prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi so­no at­ti pro­ce­du­ra­li del­le au­to­ri­tà pe­na­li che in­ci­do­no sui di­rit­ti fon­da­men­ta­li de­gli in­te­res­sa­ti e so­no in­te­si a:

a.
as­si­cu­ra­re le pro­ve;
b.
ga­ran­ti­re la pre­sen­za di per­so­ne du­ran­te il pro­ce­di­men­to;
c.
ga­ran­ti­re l’ese­cu­zio­ne del­la de­ci­sio­ne fi­na­le.

Art. 197 Principi

1 Pos­so­no es­se­re adot­ta­ti prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi sol­tan­to se:

a.
so­no pre­vi­sti dal­la leg­ge;
b.
vi so­no suf­fi­cien­ti in­di­zi di rea­to;
c.
gli obiet­ti­vi con es­si per­se­gui­ti non pos­so­no es­se­re rag­giun­ti me­dian­te mi­su­re me­no se­ve­re;
d.
l’im­por­tan­za del rea­to li giu­sti­fi­ca.

2 I prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi che in­ci­do­no sui di­rit­ti fon­da­men­ta­li di chi non è im­pu­ta­to van­no adot­ta­ti con par­ti­co­la­re cau­te­la.

Art. 198 Competenza

1 Pos­so­no or­di­na­re prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi:

a.
il pub­bli­co mi­ni­ste­ro;
b.
l’au­to­ri­tà giu­di­can­te e, in ca­si ur­gen­ti, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to in giu­di­zio;
c.
la po­li­zia, nei ca­si pre­vi­sti dal­la leg­ge.

2 La Con­fe­de­ra­zio­ne e i Can­to­ni pos­so­no ri­ser­va­re la fa­col­tà del­la po­li­zia di or­di­na­re e at­tua­re prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi ad agen­ti di po­li­zia con un de­ter­mi­na­to gra­do o fun­zio­ne.

Art. 199 Intimazione

Se oc­cor­re or­di­na­re per scrit­to un prov­ve­di­men­to coer­ci­ti­vo che non dev’es­se­re man­­­­te­nu­to se­gre­to, si con­se­gna al­la per­so­na di­ret­ta­men­te in­te­res­sa­ta, con­tro ri­ce­vu­ta, una co­pia dell’or­di­ne e dell’even­tua­le ver­ba­le d’ese­cu­zio­ne.

Art. 200 Uso della forza

L’uso del­la for­za per at­tua­re prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi è le­ci­to sol­tan­to qua­le mez­zo estre­mo; de­ve inol­tre es­se­re pro­por­zio­na­to.

Capitolo 2: Citazione, accompagnamento coattivo e ricerca di persone

Sezione 1: Citazione

Art. 201 Forma e contenuto

1 Le ci­ta­zio­ni del pub­bli­co mi­ni­ste­ro, dell’au­to­ri­tà pe­na­le del­le con­trav­ven­zio­ni e del­le au­to­ri­tà giu­di­can­ti so­no emes­se per scrit­to.

2 Le ci­ta­zio­ni con­ten­go­no:

a.
la de­si­gna­zio­ne dell’au­to­ri­tà pe­na­le ci­tan­te e del­le per­so­ne che com­pi­ran­no l’at­to pro­ce­du­ra­le;
b.
la de­si­gna­zio­ne del ci­ta­to e del­la ve­ste in cui è chia­ma­to a par­te­ci­pa­re all’at­to pro­ce­du­ra­le;
c.
il mo­ti­vo del­la ci­ta­zio­ne, sem­pre che lo sco­po dell’istru­zio­ne non im­pon­ga di sot­ta­cer­lo;
d.
il luo­go, la da­ta e l’ora del­la com­pa­ri­zio­ne;
e.
l’in­giun­zio­ne di com­pa­ri­re per­so­nal­men­te;
f.
l’in­di­ca­zio­ne del­le con­se­guen­ze giu­ri­di­che di un’as­sen­za in­giu­sti­fi­ca­ta;
g.
la da­ta del­la ci­ta­zio­ne;
h.
la fir­ma del ci­tan­te.

Art. 202 Termini

1 Le ci­ta­zio­ni so­no no­ti­fi­ca­te:

a.
nel­la pro­ce­du­ra pre­li­mi­na­re, al­me­no tre gior­ni pri­ma dell’at­to pro­ce­du­ra­le;
b.
nel­la pro­ce­du­ra in giu­di­zio, al­me­no die­ci gior­ni pri­ma dell’at­to pro­ce­du­ra­le.

2 Le ci­ta­zio­ni pub­bli­che so­no pub­bli­ca­te al­me­no un me­se pri­ma dell’at­to pro­ce­du­ra­le.

3 Nel de­ter­mi­na­re il gior­no e l’ora del­la com­pa­ri­zio­ne si tie­ne ade­gua­ta­men­te con­to del­le di­spo­ni­bi­li­tà del­le per­so­ne da ci­ta­re.

Art. 203 Deroghe

1 Una ci­ta­zio­ne può es­se­re emes­sa in una for­ma di­ver­sa da quel­la pre­scrit­ta e con ter­mi­ni ab­bre­via­ti:

a.
in ca­si ur­gen­ti; op­pu­re
b.
con il con­sen­so del­la per­so­na da ci­ta­re.

2 Chi si tro­va sul luo­go dell’at­to pro­ce­du­ra­le o in sta­to di car­ce­ra­zio­ne può es­se­re in­ter­ro­ga­to im­me­dia­ta­men­te e sen­za ci­ta­zio­ne.

Art. 204 Salvacondotto

1 Se oc­cor­re ci­ta­re per­so­ne che si tro­va­no all’este­ro, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro o chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to in giu­di­zio può con­ce­de­re lo­ro un sal­va­con­dot­to.

2 Chi ha ot­te­nu­to un sal­va­con­dot­to non può es­se­re ar­re­sta­to né es­se­re sot­to­po­sto ad al­tre mi­su­re re­strit­ti­ve del­la li­ber­tà in Sviz­ze­ra per rea­ti o con­dan­ne ri­sa­len­ti a un’epo­ca an­te­ce­den­te la sua par­ten­za.

3 Il sal­va­con­dot­to può es­se­re vin­co­la­to a con­di­zio­ni. In tal ca­so gli in­te­res­sa­ti van­no av­vi­sa­ti che il sal­va­con­dot­to de­ca­de qua­lo­ra non si at­ten­ga­no al­le con­di­zio­ni po­ste.

Art. 205 Obbligo di comparire, impedimento e mancata comparizione

1 Chi è og­get­to di una ci­ta­zio­ne emes­sa da un’au­to­ri­tà pe­na­le de­ve dar­vi se­gui­to.

2 Chi è im­pe­di­to di dar se­gui­to a una ci­ta­zio­ne de­ve co­mu­ni­car­lo sen­za in­du­gio all’au­to­ri­tà ci­tan­te; l’im­pe­di­men­to va mo­ti­va­to e per quan­to pos­si­bi­le pro­va­to.

3 Una ci­ta­zio­ne può es­se­re re­vo­ca­ta per gra­vi mo­ti­vi. La re­vo­ca ha ef­fet­to sol­tan­to dal mo­men­to in cui è sta­ta no­ti­fi­ca­ta al ci­ta­to.

4 Chi in­giu­sti­fi­ca­ta­men­te non dà se­gui­to a una ci­ta­zio­ne da par­te del pub­bli­co mi­ni­ste­ro, dell’au­to­ri­tà pe­na­le del­le con­trav­ven­zio­ni o del giu­di­ce o lo fa trop­po tar­di può es­se­re pu­ni­to con una mul­ta di­sci­pli­na­re e tra­dot­to all’au­to­ri­tà ci­tan­te con la for­za pub­bli­ca.

5 So­no fat­te sal­ve le di­spo­si­zio­ni con­cer­nen­ti la pro­ce­du­ra con­tu­ma­cia­le.

Art. 206 Citazioni da parte della polizia

1 Nell’am­bi­to del­le sue in­da­gi­ni la po­li­zia può, sen­za os­ser­va­re for­me o ter­mi­ni par­ti­co­la­ri, ci­ta­re per­so­ne a sco­po di in­ter­ro­ga­to­rio, di ac­cer­ta­men­to dell’iden­ti­tà o di ri­le­va­men­to dei da­ti se­gna­le­ti­ci.

2 Chi non dà se­gui­to a una ci­ta­zio­ne da par­te del­la po­li­zia può es­se­re sot­to­po­sto ad ac­com­pa­gna­men­to coat­ti­vo su or­di­ne del pub­bli­co mi­ni­ste­ro, se ta­le mi­su­ra gli è sta­ta com­mi­na­ta per scrit­to.

Sezione 2: Accompagnamento coattivo

Art. 207 Presupposti e competenze

1 Una per­so­na può es­se­re sot­to­po­sta ad ac­com­pa­gna­men­to coat­ti­vo se:

a.
non ha da­to se­gui­to a una ci­ta­zio­ne;
b.
in ba­se a in­di­zi con­cre­ti si può ri­te­ne­re che non da­rà se­gui­to a una ci­ta­zio­ne;
c.
in pro­ce­di­men­ti per cri­mi­ni o de­lit­ti, la sua im­me­dia­ta com­pa­ri­zio­ne è in­di­spen­sa­bi­le nell’in­te­res­se del pro­ce­di­men­to;
d.
è gra­ve­men­te in­di­zia­ta di un cri­mi­ne o di un de­lit­to e si de­ve pre­su­me­re che sus­si­sta­no mo­ti­vi di car­ce­ra­zio­ne.

2 L’ac­com­pa­gna­men­to coat­ti­vo è di­spo­sto da chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to.

Art. 208 Forma del mandato di accompagnamento

1 L’ac­com­pa­gna­men­to coat­ti­vo è di­spo­sto me­dian­te un man­da­to scrit­to. In ca­si ur­gen­ti può es­se­re di­spo­sto oral­men­te; in se­gui­to va pe­rò con­fer­ma­to per scrit­to.

2 Il man­da­to di ac­com­pa­gna­men­to con­tie­ne le stes­se in­di­ca­zio­ni di una ci­ta­zio­ne e inol­tre l’espli­ci­ta in­di­ca­zio­ne del po­te­re del­la po­li­zia di usa­re se ne­ces­sa­rio la for­za co­me pu­re di ac­ce­de­re a ca­se, ad ap­par­ta­men­ti e ad al­tri spa­zi non ac­ces­si­bi­li al pub­bli­co.

Art. 209 Procedura

1 La po­li­zia ese­gue il man­da­to di ac­com­pa­gna­men­to usan­do il mas­si­mo ri­guar­do nei con­fron­ti del­le per­so­ne coin­vol­te.

2 La po­li­zia esi­bi­sce il man­da­to di ac­com­pa­gna­men­to all’in­te­res­sa­to e tra­du­ce co­stui di­nan­zi all’au­to­ri­tà, sen­za in­du­gio o all’ora in­di­ca­ta nel man­da­to.

3 L’au­to­ri­tà in­for­ma sen­za in­du­gio l’in­te­res­sa­to, in una lin­gua a lui com­pren­si­bi­le, sul mo­ti­vo dell’ac­com­pa­gna­men­to, com­pie l’at­to pro­ce­du­ra­le e lo ri­la­scia im­me­dia­ta­men­te, ec­cet­to che ne pro­pon­ga la car­ce­ra­zio­ne pre­ven­ti­va o di si­cu­rez­za.

Sezione 3: Ricerche

Art. 210 Principi

1 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro, le au­to­ri­tà pe­na­li del­le con­trav­ven­zio­ni e il giu­di­ce pos­so­no far di­ra­ma­re un man­da­to di ri­cer­ca per re­pe­ri­re le per­so­ne di igno­ta di­mo­ra e la cui pre­sen­za è ne­ces­sa­ria nel pro­ce­di­men­to. In ca­si ur­gen­ti la po­li­zia può emet­te­re il man­da­to di pro­pria ini­zia­ti­va.

2 Nei con­fron­ti di un im­pu­ta­to gra­ve­men­te in­di­zia­to di un cri­mi­ne o di un de­lit­to può es­se­re di­ra­ma­to un man­da­to di cat­tu­ra o di ac­com­pa­gna­men­to se si de­ve pre­su­me­re che sus­si­sta­no mo­ti­vi di car­ce­ra­zio­ne.

3 Se il pub­bli­co mi­ni­ste­ro, l’au­to­ri­tà pe­na­le del­le con­trav­ven­zio­ni o il giu­di­ce non di­spon­go­no al­tri­men­ti, la di­ra­ma­zio­ne del man­da­to è di com­pe­ten­za del­la po­li­zia.

4 I ca­po­ver­si 1 e 3 si ap­pli­ca­no per ana­lo­gia al­la ri­cer­ca di og­get­ti e va­lo­ri pa­tri­mo­nia­li.

Art. 211 Collaborazione della popolazione

1 La po­po­la­zio­ne può es­se­re in­vi­ta­ta a col­la­bo­ra­re al­le ri­cer­che.

2 La Con­fe­de­ra­zio­ne e i Can­to­ni pos­so­no ema­na­re di­spo­si­zio­ni che pre­ve­do­no la pos­­si­bi­li­tà di ver­sa­re una ri­com­pen­sa ai pri­va­ti che han­no col­la­bo­ra­to in mo­do pro­fi­cuo al­le ri­cer­che.

Capitolo 3: Privazione della libertà, carcerazione preventiva e di sicurezza

Sezione 1: Disposizioni generali

Art. 212 Principi

1 L’im­pu­ta­to re­sta in li­ber­tà. Può es­se­re sot­to­po­sto a prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi pri­va­ti­vi del­la li­ber­tà sol­tan­to en­tro i li­mi­ti del­le di­spo­si­zio­ni del pre­sen­te Co­di­ce.

2 Even­tua­li prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi pri­va­ti­vi del­la li­ber­tà van­no re­vo­ca­ti non ap­pe­na:

a.
i lo­ro pre­sup­po­sti non so­no più adem­piu­ti;
b.
la du­ra­ta pre­vi­sta dal pre­sen­te Co­di­ce o au­to­riz­za­ta dal giu­di­ce è sca­du­ta; op­pu­re
c.
mi­su­re so­sti­tu­ti­ve con­sen­to­no di rag­giun­ge­re lo stes­so obiet­ti­vo.

3 La du­ra­ta del­la car­ce­ra­zio­ne pre­ven­ti­va o di si­cu­rez­za non può su­pe­ra­re quel­la del­la pe­na de­ten­ti­va pre­su­mi­bi­le.

Art. 213 Accesso a spazi non accessibili al pubblico

1 Se per fer­ma­re o ar­re­sta­re una per­so­na oc­cor­re ac­ce­de­re a ca­se, ad ap­par­ta­men­ti o ad al­tri spa­zi non ac­ces­si­bi­li al pub­bli­co, van­no os­ser­va­te le di­spo­si­zio­ni con­cer­nen­ti la per­qui­si­zio­ne do­mi­ci­lia­re.

2 Se vi è pe­ri­co­lo nel ri­tar­do, la po­li­zia può ac­ce­de­re agli spa­zi an­che sen­za man­da­to di per­qui­si­zio­ne.

Art. 214 Avviso

1 Se una per­so­na è ar­re­sta­ta prov­vi­so­ria­men­te o po­sta in car­ce­ra­zio­ne pre­ven­ti­va o di si­cu­rez­za, l’au­to­ri­tà pe­na­le com­pe­ten­te ne av­vi­sa im­me­dia­ta­men­te:

a.
i con­giun­ti;
b.
se l’in­te­res­sa­to lo do­man­da, il da­to­re di la­vo­ro o la rap­pre­sen­tan­za este­ra com­­pe­ten­te.

2 Si ri­nun­cia all’av­vi­so di cui al ca­po­ver­so 1 qua­lo­ra lo sco­po dell’istru­zio­ne lo im­pon­ga op­pu­re se l’in­te­res­sa­to vi si op­po­ne espres­sa­men­te.

3 Se il prov­ve­di­men­to coer­ci­ti­vo pri­va­ti­vo del­la li­ber­tà met­te in dif­fi­col­tà una per­so­na che di­pen­de dall’ar­re­sta­to, l’au­to­ri­tà pe­na­le ne av­vi­sa i ser­vi­zi so­cia­li com­pe­ten­ti.

4 La vit­ti­ma vie­ne in­for­ma­ta in me­ri­to al­la di­spo­si­zio­ne o al­la re­vo­ca del­la car­ce­ra­zio­ne pre­ven­ti­va o di si­cu­rez­za e di una mi­su­ra so­sti­tu­ti­va di cui al­lʼar­ti­co­lo 237 ca­po­ver­so 2 let­te­ra c o g co­me pu­re cir­ca unʼe­ven­tua­le fu­ga del­lʼim­pu­ta­to, ec­cet­to che vi ab­bia espres­sa­men­te ri­nun­cia­to.69 Si può ri­nun­cia­re ad in­for­ma­re cir­ca la re­vo­ca del­la car­ce­ra­zio­ne qua­lo­ra sif­fat­ta in­for­ma­zio­ne espo­nes­se l’im­pu­ta­to a un se­rio pe­ri­co­lo.

69 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 1 del­la LF del 13 dic. 2013 sull’in­ter­di­zio­ne di eser­ci­ta­re unʼat­ti­vi­tà e sul di­vie­to di ave­re con­tat­ti e di ac­ce­de­re ad aree de­ter­mi­na­te, in vi­go­re dal 1° gen. 2015 (RU 20142055;FF 2012 7765).

Sezione 2: Fermo di polizia e inseguimento

Art. 215 Fermo di polizia

1 Per far lu­ce su un rea­to, la po­li­zia può fer­ma­re una per­so­na e se ne­ces­sa­rio con­dur­la al po­sto di po­li­zia al fi­ne di:

a.
ac­cer­tar­ne l’iden­ti­tà;
b.
in­ter­ro­gar­la bre­ve­men­te;
c.
chia­ri­re se ha com­mes­so un rea­to;
d.
chia­ri­re se lei stes­sa od og­get­ti in suo pos­ses­so sia­no ri­cer­ca­ti.

2 La po­li­zia può ob­bli­ga­re la per­so­na fer­ma­ta a:

a.
de­cli­na­re le pro­prie ge­ne­ra­li­tà;
b.
esi­bi­re i do­cu­men­ti d’iden­ti­tà;
c.
esi­bi­re og­get­ti che re­ca con sé;
d.
apri­re con­te­ni­to­ri o vei­co­li.

3 La po­li­zia può in­giun­ge­re a pri­va­ti di col­la­bo­ra­re al fer­mo.

4 Se in ba­se a in­di­zi con­cre­ti vi è da ri­te­ne­re che in un de­ter­mi­na­to luo­go so­no in cor­so rea­ti o si tro­va­no im­pu­ta­ti, la po­li­zia può bloc­car­ne gli ac­ces­si e fer­ma­re le per­so­ne che vi si tro­va­no.

Art. 216 Inseguimento

1 In ca­si ur­gen­ti, la po­li­zia è au­to­riz­za­ta a in­se­gui­re e fer­ma­re un im­pu­ta­to sul ter­ri­to­rio di un al­tro Co­mu­ne, di un al­tro Can­to­ne o, nei li­mi­ti sta­bi­li­ti dai trat­ta­ti in­ter­na­zio­na­li, all’este­ro.

2 Se in se­gui­to de­ve es­se­re ar­re­sta­to, il fer­ma­to è con­se­gna­to sen­za in­du­gio al­le au­to­ri­tà com­pe­ten­ti del luo­go in cui si è pro­ce­du­to al fer­mo.

Sezione 3: Arresto provvisorio

Art. 217 Ad opera della polizia

1 La po­li­zia è te­nu­ta ad ar­re­sta­re prov­vi­so­ria­men­te e con­dur­re al po­sto di po­li­zia chi:

a.
è col­to in fla­gran­za di cri­mi­ne o di de­lit­to o sor­pre­so im­me­dia­ta­men­te do­po aver com­mes­so un sif­fat­to rea­to;
b.
è col­pi­to da man­da­to di cat­tu­ra.

2 La po­li­zia può ar­re­sta­re prov­vi­so­ria­men­te e con­dur­re al po­sto di po­li­zia chi, in ba­se al­le in­da­gi­ni o ad al­tre in­for­ma­zio­ni at­ten­di­bi­li, è in­di­zia­to di un cri­mi­ne o di un de­lit­to.

3 La po­li­zia può ar­re­sta­re prov­vi­so­ria­men­te e con­dur­re al po­sto di po­li­zia chi è col­to in fla­gran­za di con­trav­ven­zio­ne o sor­pre­so im­me­dia­ta­men­te do­po aver com­mes­so una con­trav­ven­zio­ne se:

a.
non de­cli­na le sue ge­ne­ra­li­tà;
b.
non abi­ta in Sviz­ze­ra e non for­ni­sce im­me­dia­ta­men­te una ga­ran­zia per la mul­ta pre­ve­di­bi­le;
c.
l’ar­re­sto è ne­ces­sa­rio per im­pe­di­re che com­met­ta al­tre con­trav­ven­zio­ni.

Art. 218 Ad opera di privati

1 Qua­lo­ra non sia pos­si­bi­le far ca­po per tem­po all’in­ter­ven­to del­la po­li­zia, i pri­va­ti so­no au­to­riz­za­ti ad ar­re­sta­re prov­vi­so­ria­men­te chi:

a.
è col­to in fla­gran­za di cri­mi­ne o di de­lit­to op­pu­re sor­pre­so im­me­dia­ta­men­te do­po aver com­mes­so un sif­fat­to rea­to; o
b.
è col­pi­to da un av­vi­so di ri­cer­ca in­di­riz­za­to an­che al pub­bli­co.

2 Nel pro­ce­de­re all’ar­re­sto i pri­va­ti pos­so­no far uso del­la for­za sol­tan­to en­tro i li­mi­ti di quan­to di­spo­sto nell’ar­ti­co­lo 200.

3 Gli ar­re­sta­ti van­no con­se­gna­ti quan­to pri­ma al­la po­li­zia.

Art. 219 Procedura della polizia

1 Do­po l’ar­re­sto la po­li­zia ac­cer­ta sen­za in­du­gio l’iden­ti­tà dell’ar­re­sta­to, lo in­for­ma in una lin­gua a lui com­pren­si­bi­le sui mo­ti­vi dell’ar­re­sto e, ai sen­si dell’ar­ti­co­lo 158, lo ren­de at­ten­to ai suoi di­rit­ti. In­for­ma poi sen­za in­du­gio il pub­bli­co mi­ni­ste­ro del­l’av­ve­nu­to ar­re­sto.

2 In se­gui­to la po­li­zia in­ter­ro­ga l’ar­re­sta­to in ap­pli­ca­zio­ne dell’ar­ti­co­lo 159 in me­ri­to ai so­spet­ti gra­van­ti sul­la sua per­so­na e pro­ce­de sen­za in­du­gio agli ac­cer­ta­men­ti ne­ces­sa­ri per cor­ro­bo­ra­re o in­fir­ma­re gli in­di­zi di rea­to e gli al­tri mo­ti­vi di car­ce­ra­zio­ne.

3 Se da­gli ac­cer­ta­men­ti ri­sul­ta che non sus­si­sto­no o so­no ve­nu­ti me­no mo­ti­vi di car­ce­ra­zio­ne, l’ar­re­sta­to è li­be­ra­to im­me­dia­ta­men­te. Se gli ac­cer­ta­men­ti con­fer­ma­no gli in­di­zi di rea­to e i mo­ti­vi di car­ce­ra­zio­ne, la po­li­zia tra­du­ce sen­za in­du­gio l’ar­re­sta­to di­nan­zi al pub­bli­co mi­ni­ste­ro.

4 In ogni ca­so l’ar­re­sta­to è li­be­ra­to o tra­dot­to di­nan­zi al pub­bli­co mi­ni­ste­ro en­tro 24 ore; se l’ar­re­sto è sta­to pre­ce­du­to da un fer­mo, la du­ra­ta del fer­mo è com­pu­ta­ta nel ter­mi­ne.

5 Se una per­so­na ar­re­sta­ta prov­vi­so­ria­men­te se­con­do l’ar­ti­co­lo 217 ca­po­ver­so 3 de­ve re­sta­re in sta­to di ar­re­sto più di tre ore, il prov­ve­di­men­to de­ve es­se­re or­di­na­to da un agen­te di po­li­zia a cui la Con­fe­de­ra­zio­ne o il Can­to­ne ab­bia­no con­fe­ri­to ta­le fa­col­tà.

Sezione 4: Carcerazione preventiva e carcerazione di sicurezza: disposizioni generali

Art. 220 Definizioni

1 La car­ce­ra­zio­ne pre­ven­ti­va co­min­cia quan­do è di­spo­sta dal giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi e ter­mi­na con il de­po­si­to dell’at­to d’ac­cu­sa pres­so il tri­bu­na­le di pri­mo gra­do, con l’ini­zio an­ti­ci­pa­to di una san­zio­ne pri­va­ti­va del­la li­ber­tà o con la li­be­ra­zio­ne dell’im­pu­ta­to nel cor­so dell’istru­zio­ne.

2 La car­ce­ra­zio­ne di si­cu­rez­za è quel­la du­ran­te il pe­rio­do tra il de­po­si­to dell’at­to d’ac­cu­sa pres­so il tri­bu­na­le di pri­mo gra­do e il giu­di­ca­to del­la sen­ten­za, l’ini­zio di una san­zio­ne pri­va­ti­va del­la li­ber­tà, l’ese­cu­zio­ne dell’espul­sio­ne o la li­be­ra­zio­ne.70

70 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 5 del­la LF del 20 mar. 2015 (At­tua­zio­ne dell’art. 121 cpv. 3–6 Co­st. sull’espul­sio­ne di stra­nie­ri che com­met­to­no rea­ti), in vi­go­re dal 1° ott. 2016 (RU 2016 2329; FF 2013 5163).

Art. 221 Presupposti

1 La car­ce­ra­zio­ne pre­ven­ti­va o di si­cu­rez­za è am­mis­si­bi­le sol­tan­to quan­do l’im­pu­ta­to è gra­ve­men­te in­di­zia­to di un cri­mi­ne o un de­lit­to e vi è se­ria­men­te da te­me­re che:

a.
si sot­trag­ga con la fu­ga al pro­ce­di­men­to pe­na­le o al­la pre­ve­di­bi­le san­zio­ne;
b.
in­fluen­zi per­so­ne o in­qui­ni mez­zi di pro­va, com­pro­met­ten­do in tal mo­do l’ac­cer­ta­men­to del­la ve­ri­tà; o
c.
mi­nac­ci se­ria­men­te la si­cu­rez­za al­trui com­met­ten­do gra­vi cri­mi­ni o de­lit­ti, do­po aver già com­mes­so in pre­ce­den­za rea­ti ana­lo­ghi.

2 La car­ce­ra­zio­ne è pu­re am­mis­si­bi­le se vi è se­ria­men­te da te­me­re che chi ha pro­fe­ri­to la mi­nac­cia di com­met­te­re un gra­ve cri­mi­ne lo com­pia ef­fet­ti­va­men­te.

Art. 222 Rimedi giuridici 71

Il car­ce­ra­to può im­pu­gna­re di­nan­zi al­la giu­ri­sdi­zio­ne di re­cla­mo le de­ci­sio­ni che or­di­na­no, pro­ro­ga­no o met­to­no fi­ne al­la car­ce­ra­zio­ne pre­ven­ti­va o di si­cu­rez­za. È fat­to sal­vo l’ar­ti­co­lo 233.

71 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. II 7 del­la L del 19 mar. 2010 sull’or­ga­niz­za­zio­ne del­le au­to­ri­tà pe­na­li, in vi­go­re dal 1° gen. 2011 (RU 20103267;FF 2008 7093).

Art. 223 Contatti con il difensore nella procedura di carcerazione

1 Nel­la pro­ce­du­ra di car­ce­ra­zio­ne, il di­fen­so­re può as­si­ste­re agli in­ter­ro­ga­to­ri del­l’im­pu­ta­to e ad al­tre as­sun­zio­ni di pro­ve.

2 Nel­la pro­ce­du­ra di car­ce­ra­zio­ne svol­ta di­nan­zi al pub­bli­co mi­ni­ste­ro e al giu­di­ce, l’im­pu­ta­to può in ogni tem­po con­sul­tar­si con il di­fen­so­re, per scrit­to od oral­men­te, sen­za sor­ve­glian­za.

Sezione 5: Carcerazione preventiva

Art. 224 Procedura dinanzi al pubblico ministero

1 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro sot­to­po­ne sen­za in­du­gio l’im­pu­ta­to a in­ter­ro­ga­to­rio e gli of­fre l’op­por­tu­ni­tà di espri­mer­si in me­ri­to agli in­di­zi di rea­to e ai mo­ti­vi del­la car­ce­ra­zio­ne. As­su­me sen­za in­du­gio le pro­ve di­ret­ta­men­te di­spo­ni­bi­li e at­te a cor­ro­bo­ra­re o in­fir­ma­re gli in­di­zi di rea­to e i mo­ti­vi di car­ce­ra­zio­ne.

2 Se gli in­di­zi di rea­to e i mo­ti­vi di car­ce­ra­zio­ne si con­fer­ma­no, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro, im­me­dia­ta­men­te ma al più tar­di 48 ore do­po l’ar­re­sto, pro­po­ne al giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi di or­di­na­re la car­ce­ra­zio­ne pre­ven­ti­va o una mi­su­ra so­sti­tu­ti­va. Pre­sen­ta la sua pro­po­sta per scrit­to cor­re­da­ta di una suc­cin­ta mo­ti­va­zio­ne e al­le­gan­do­vi gli at­ti es­sen­zia­li.

3 Se ri­nun­cia a pro­por­re la car­ce­ra­zio­ne, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro di­spo­ne l’im­me­dia­ta li­be­ra­zio­ne. Se pro­po­ne una mi­su­ra so­sti­tu­ti­va, adot­ta i prov­ve­di­men­ti di si­cu­rez­za ne­ces­sa­ri.

Art. 225 Procedura dinanzi al giudice dei provvedimenti coercitivi

1 Ri­ce­vu­ta la pro­po­sta del pub­bli­co mi­ni­ste­ro, il giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi con­vo­ca sen­za in­du­gio per un’udien­za a por­te chiu­se il pub­bli­co mi­ni­ste­ro, l’im­pu­ta­to e il suo di­fen­so­re; può ob­bli­ga­re il pub­bli­co mi­ni­ste­ro a par­te­ci­par­vi.

2 Su do­man­da, il giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi con­sen­te all’im­pu­ta­to e al suo di­fen­so­re di esa­mi­na­re pre­via­men­te gli at­ti in suo pos­ses­so.

3 Chi non com­pa­re all’udien­za per un mo­ti­vo le­git­ti­mo può pre­sen­ta­re con­clu­sio­ni per scrit­to op­pu­re rin­via­re a pre­ce­den­ti me­mo­rie o istan­ze.

4 Il giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi as­su­me le pro­ve im­me­dia­ta­men­te di­spo­ni­bi­li e at­te a cor­ro­bo­ra­re o in­fir­ma­re gli in­di­zi di rea­to o i mo­ti­vi di car­ce­ra­zio­ne.

5 Se l’im­pu­ta­to ri­nun­cia espres­sa­men­te all’udien­za, il giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­­ci­ti­vi de­ci­de in pro­ce­du­ra scrit­ta in ba­se al­la pro­po­sta del pub­bli­co mi­ni­ste­ro e al­le me­mo­rie e istan­ze dell’im­pu­ta­to.

Art. 226 Decisione del giudice dei provvedimenti coercitivi

1 Il giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi de­ci­de sen­za in­du­gio, ma al più tar­di en­tro 48 ore da quan­do ha ri­ce­vu­to la pro­po­sta del pub­bli­co mi­ni­ste­ro.

2 Il giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi co­mu­ni­ca sen­za in­du­gio la sua de­ci­sio­ne al pub­bli­co mi­ni­ste­ro, all’im­pu­ta­to e al suo di­fen­so­re oral­men­te op­pu­re, se que­sti so­no as­sen­ti, per scrit­to. In se­gui­to fa lo­ro per­ve­ni­re una suc­cin­ta mo­ti­va­zio­ne scrit­ta.

3 Se or­di­na la car­ce­ra­zio­ne pre­ven­ti­va, il giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi ren­de at­ten­to l’im­pu­ta­to che può in ogni tem­po pre­sen­ta­re una do­man­da di scar­ce­ra­zio­ne.

4 Nel­la sua de­ci­sio­ne il giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi può:

a.
sta­bi­li­re la du­ra­ta mas­si­ma del­la car­ce­ra­zio­ne pre­ven­ti­va;
b.
in­ca­ri­ca­re il pub­bli­co mi­ni­ste­ro di pro­ce­de­re a de­ter­mi­na­ti at­ti istrut­to­ri;
c.
or­di­na­re mi­su­re so­sti­tu­ti­ve del­la car­ce­ra­zio­ne pre­ven­ti­va.

5 Se il giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi non di­spo­ne la car­ce­ra­zio­ne pre­ven­ti­va, l’im­pu­ta­to è ri­la­scia­to sen­za in­du­gio.

Art. 227 Domanda di proroga della carcerazione

1 Sca­du­ta la du­ra­ta fis­sa­ta dal giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro può do­man­da­re la pro­ro­ga del­la car­ce­ra­zio­ne pre­ven­ti­va. Se il giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi non ha li­mi­ta­to la du­ra­ta del­la car­ce­ra­zio­ne, la do­man­da di pro­ro­ga va pre­sen­ta­ta pri­ma che sia­no tra­scor­si tre me­si di car­ce­ra­zio­ne.

2 La do­man­da di pro­ro­ga è pre­sen­ta­ta al giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi per scrit­to e cor­re­da­ta del­le mo­ti­va­zio­ni al più tar­di quat­tro gior­ni pri­ma del­la sca­den­za del­la du­ra­ta del­la car­ce­ra­zio­ne, al­le­gan­do­vi gli at­ti es­sen­zia­li.

3 Il giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi of­fre all’im­pu­ta­to e al suo di­fen­so­re l’op­por­tu­ni­tà di esa­mi­na­re gli at­ti in suo pos­ses­so e di pro­nun­ciar­si per scrit­to en­tro tre gior­ni in me­ri­to al­la do­man­da di pro­ro­ga.

4 Il giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi può or­di­na­re che la car­ce­ra­zio­ne pre­ven­ti­va sia prov­vi­so­ria­men­te pro­ro­ga­ta fi­no a quan­do avrà de­ci­so.

5 Il giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi de­ci­de al più tar­di en­tro cin­que gior­ni do­po la ri­ce­zio­ne del pa­re­re dell’im­pu­ta­to o del suo di­fen­so­re o la sca­den­za del ter­mi­ne di cui al ca­po­ver­so 3. Può in­ca­ri­ca­re il pub­bli­co mi­ni­ste­ro di pro­ce­de­re a de­ter­mi­na­ti at­ti istrut­to­ri op­pu­re di­spor­re una mi­su­ra so­sti­tu­ti­va.

6 Di re­go­la, la pro­ce­du­ra è scrit­ta, ma il giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi può con­vo­ca­re un’udien­za; que­sta si svol­ge a por­te chiu­se.

7 La pro­ro­ga del­la car­ce­ra­zio­ne pre­ven­ti­va è di vol­ta in vol­ta con­ces­sa al mas­si­mo per tre me­si, in ca­si ec­ce­zio­na­li al mas­si­mo per sei me­si.

Art. 228 Domanda di scarcerazione

1 L’im­pu­ta­to può pre­sen­ta­re in ogni tem­po al pub­bli­co mi­ni­ste­ro, per scrit­to od oral­men­te a ver­ba­le, una do­man­da di scar­ce­ra­zio­ne; ri­ma­ne sal­vo il ca­po­ver­so 5. La do­man­da va mo­ti­va­ta suc­cin­ta­men­te.

2 Se ac­co­glie la do­man­da, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro scar­ce­ra sen­za in­du­gio l’im­pu­ta­to. Se non in­ten­de ac­co­glie­re la do­man­da, en­tro tre gior­ni dal­la ri­ce­zio­ne inol­tra la stes­sa, uni­ta­men­te agli at­ti, al giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi ac­clu­den­do­vi un pa­re­re mo­ti­va­to.

3 Il giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi tra­smet­te il pa­re­re all’im­pu­ta­to e al suo di­fen­so­re per even­tua­le re­pli­ca en­tro tre gior­ni.

4 Il giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi de­ci­de in un’udien­za a por­te chiu­se al più tar­di cin­que gior­ni do­po la ri­ce­zio­ne del­la re­pli­ca o la sca­den­za del ter­mi­ne di cui al ca­po­ver­so 3. Se l’im­pu­ta­to ri­nun­cia espres­sa­men­te all’udien­za, la de­ci­sio­ne può es­se­re re­sa in pro­ce­du­ra scrit­ta. Per al­tro è ap­pli­ca­bi­le per ana­lo­gia l’ar­ti­co­lo 226 ca­po­ver­si 2–5.

5 Nel­la sua de­ci­sio­ne il giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi può fis­sa­re un ter­mi­ne di un me­se al mas­si­mo du­ran­te il qua­le l’im­pu­ta­to non può pre­sen­ta­re al­cu­na do­man­da di scar­ce­ra­zio­ne.

Sezione 6: Carcerazione di sicurezza

Art. 229 Decisione

1 Se l’im­pu­ta­to si tro­va in car­ce­ra­zio­ne pre­ven­ti­va, la de­ci­sio­ne di or­di­na­re la car­ce­ra­zio­ne di si­cu­rez­za spet­ta al giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi, su do­man­da scrit­ta del pub­bli­co mi­ni­ste­ro.

2 Se mo­ti­vi di car­ce­ra­zio­ne emer­go­no sol­tan­to do­po la pro­mo­zio­ne dell’ac­cu­sa, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to nel tri­bu­na­le di pri­mo gra­do av­via una pro­ce­du­ra di car­ce­ra­zio­ne ap­pli­can­do per ana­lo­gia l’ar­ti­co­lo 224 e pro­po­ne al giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi di or­di­na­re la car­ce­ra­zio­ne di si­cu­rez­za.

3 La pro­ce­du­ra di­nan­zi al giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi è ret­ta per ana­lo­gia:

a.
da­gli ar­ti­co­li 225 e 226 se l’im­pu­ta­to non si tro­va in car­ce­ra­zio­ne pre­ven­ti­va;
b.
dall’ar­ti­co­lo 227 se l’im­pu­ta­to si tro­va in car­ce­ra­zio­ne pre­ven­ti­va.

Art. 230 Scarcerazione nel procedimento di primo grado

1 Nel pro­ce­di­men­to di pri­mo gra­do, l’im­pu­ta­to e il pub­bli­co mi­ni­ste­ro pos­so­no pre­sen­ta­re do­man­da di scar­ce­ra­zio­ne.

2 La do­man­da va pre­sen­ta­ta a chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to in giu­di­zio.

3 Se ac­co­glie la do­man­da, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to scar­ce­ra sen­za in­du­gio l’im­pu­ta­to. Se non in­ten­de ac­co­glier­la, la inol­tra per de­ci­sio­ne al giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi.

4 Pre­vio ac­cor­do del pub­bli­co mi­ni­ste­ro, la scar­ce­ra­zio­ne può es­se­re or­di­na­ta an­che di pro­pria ini­zia­ti­va da chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to. Se il pub­bli­co mi­ni­ste­ro non vi ac­con­sen­te, la de­ci­sio­ne spet­ta al giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi.

5 Per al­tro, so­no ap­pli­ca­bi­li per ana­lo­gia le di­spo­si­zio­ni dell’ar­ti­co­lo 228.

Art. 231 Carcerazione di sicurezza dopo la sentenza di primo grado

1 Nel­la sua sen­ten­za, il tri­bu­na­le di pri­mo gra­do de­ci­de se il con­dan­na­to va po­sto o man­te­nu­to in car­ce­ra­zio­ne di si­cu­rez­za:

a.
per ga­ran­ti­re l’ese­cu­zio­ne del­la pe­na o del­le mi­su­re;
b.
in vi­sta del­la pro­ce­du­ra di ap­pel­lo.

2 Se l’im­pu­ta­to in­car­ce­ra­to è as­sol­to e se il tri­bu­na­le di pri­mo gra­do ne di­spo­ne la li­be­ra­zio­ne, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro può pro­por­re al tri­bu­na­le me­de­si­mo, all’at­ten­zio­ne di chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to in se­de di ap­pel­lo, di pro­ro­ga­re la car­ce­ra­zio­ne di si­cu­rez­za. In tal ca­so l’im­pu­ta­to as­sol­to re­sta in car­ce­re fi­no al­la de­ci­sio­ne di chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to in se­de di ap­pel­lo. Que­sti de­ci­de en­tro cin­que gior­ni dal­la pre­sen­ta­zio­ne del­la pro­po­sta.

3 Se l’ap­pel­lo è ri­ti­ra­to, il tri­bu­na­le di pri­mo gra­do de­ci­de sul com­pu­to del­la du­ra­ta del­la car­ce­ra­zio­ne do­po la sen­ten­za.

Art. 232 Carcerazione di sicurezza durante la procedura dinanzi al tribunale d’appello

1 Se mo­ti­vi di car­ce­ra­zio­ne emer­go­no sol­tan­to du­ran­te la pro­ce­du­ra di­nan­zi al tri­bu­na­le d’ap­pel­lo, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to in se­de di ap­pel­lo or­di­na sen­za in­du­gio l’ac­­com­pa­gna­men­to coat­ti­vo del­la per­so­na da in­car­ce­ra­re e la sen­te.

2 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to in se­de di ap­pel­lo de­ci­de en­tro 48 ore dall’ac­com­pa­gna­men­to coat­ti­vo; la sua de­ci­sio­ne non è im­pu­gna­bi­le.

Art. 233 Domanda di scarcerazione durante la procedura dinanzi al tribunale d’appello

Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to in se­de di ap­pel­lo de­ci­de sul­la do­man­da di scar­ce­ra­zio­ne en­tro cin­que gior­ni; la sua de­ci­sio­ne non è im­pu­gna­bi­le.

Sezione 7: Esecuzione della carcerazione preventiva e di sicurezza

Art. 234 Stabilimento carcerario

1 La car­ce­ra­zio­ne pre­ven­ti­va e quel­la di si­cu­rez­za so­no di nor­ma ese­gui­te in sta­bi­li­men­ti car­ce­ra­ri de­sti­na­ti a ta­le sco­po e adi­bi­ti per il re­sto sol­tan­to all’ese­cu­zio­ne di pe­ne de­ten­ti­ve di bre­ve du­ra­ta.

2 Se ra­gio­ni me­di­che lo ren­do­no op­por­tu­no, l’au­to­ri­tà can­to­na­le com­pe­ten­te può ri­co­ve­ra­re l’in­car­ce­ra­to in un ospe­da­le o in una cli­ni­ca psi­chia­tri­ca.

Art. 235 Esecuzione della carcerazione

1 La li­ber­tà per­so­na­le dell’in­car­ce­ra­to può es­se­re li­mi­ta­ta sol­tan­to nel­la mi­su­ra ri­chie­sta dal­lo sco­po del­la car­ce­ra­zio­ne e dal­le esi­gen­ze di or­di­ne e di si­cu­rez­za nel­lo sta­bi­li­men­to car­ce­ra­rio.

2 I con­tat­ti tra l’in­car­ce­ra­to e al­tre per­so­ne de­vo­no es­se­re au­to­riz­za­ti da chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to. Se ne­ces­sa­rio, le vi­si­te si svol­go­no sot­to sor­ve­glian­za.

3 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to con­trol­la la po­sta in en­tra­ta e in usci­ta, ad ec­ce­zio­ne del­la cor­ri­spon­den­za con le au­to­ri­tà di vi­gi­lan­za e con le au­to­ri­tà pe­na­li. Du­ran­te la car­ce­ra­zio­ne di si­cu­rez­za può de­le­ga­re ta­le com­pi­to al pub­bli­co mi­ni­ste­ro.

4 I con­tat­ti tra l’in­car­ce­ra­to e il di­fen­so­re so­no li­be­ri e non so­no sog­get­ti a con­trol­li quan­to al con­te­nu­to. Se sus­si­sto­no fon­da­ti so­spet­ti di abu­so, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to può, con l’ap­pro­va­zio­ne del giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi, li­mi­tar­li tem­­po­ra­nea­men­te; co­mu­ni­ca pre­via­men­te le re­stri­zio­ni all’in­car­ce­ra­to e al di­fen­so­re.

5 I Can­to­ni di­sci­pli­na­no i di­rit­ti e gli ob­bli­ghi de­gli in­car­ce­ra­ti, le lo­ro pos­si­bi­li­tà di re­cla­mo, i prov­ve­di­men­ti di­sci­pli­na­ri e la vi­gi­lan­za su­gli sta­bi­li­men­ti car­ce­ra­ri.

Art. 236 Esecuzione anticipata di pene e misure

1 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to può au­to­riz­za­re l’im­pu­ta­to a scon­ta­re an­ti­ci­pa­ta­men­te pe­ne de­ten­ti­ve o mi­su­re pri­va­ti­ve del­la li­ber­tà, sem­pre che lo sta­to del pro­ce­di­men­to lo con­sen­ta.

2 Se è già sta­ta pro­mos­sa l’ac­cu­sa, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to dà al pub­bli­co mi­ni­ste­ro l’op­por­tu­ni­tà di pro­nun­ciar­si.

3 La Con­fe­de­ra­zio­ne e i Can­to­ni pos­so­no su­bor­di­na­re l’ese­cu­zio­ne an­ti­ci­pa­ta di mi­su­re al con­sen­so del­le au­to­ri­tà d’ese­cu­zio­ne.

4 Con l’en­tra­ta nel­lo sta­bi­li­men­to d’ese­cu­zio­ne l’im­pu­ta­to ini­zia a scon­ta­re la pe­na o la mi­su­ra; da quel mo­men­to sot­to­stà al re­gi­me d’ese­cu­zio­ne, ec­cet­to che lo sco­po del­la car­ce­ra­zio­ne pre­ven­ti­va o di si­cu­rez­za vi si op­pon­ga.

Sezione 8: Misure sostitutive

Art. 237 Disposizioni generali

1 Il giu­di­ce com­pe­ten­te or­di­na una o più mi­su­re me­no se­ve­re in luo­go del­la car­ce­ra­zio­ne pre­ven­ti­va o di si­cu­rez­za, se ta­li mi­su­re per­se­guo­no lo stes­so obiet­ti­vo del­la car­ce­ra­zio­ne.

2 So­no mi­su­re so­sti­tu­ti­ve se­gna­ta­men­te:

a.
il ver­sa­men­to di una cau­zio­ne;
b.
il bloc­co dei do­cu­men­ti d’iden­ti­tà e di le­git­ti­ma­zio­ne;
c.
l’ob­bli­go di di­mo­ra­re e ri­ma­ne­re in un luo­go o edi­fi­cio de­ter­mi­na­to, non­ché il di­vie­to di trat­te­ner­si in un luo­go o edi­fi­cio de­ter­mi­na­to;
d.
l’ob­bli­go di an­nun­ciar­si re­go­lar­men­te a un uf­fi­cio pub­bli­co;
e.
l’ob­bli­go di svol­ge­re un la­vo­ro re­go­la­re;
f.
l’ob­bli­go di sot­to­por­si a un trat­ta­men­to me­di­co o a un con­trol­lo;
g.
il di­vie­to di ave­re con­tat­ti con de­ter­mi­na­te per­so­ne.

3 Per sor­ve­glia­re l’ese­cu­zio­ne di ta­li mi­su­re so­sti­tu­ti­ve, il giu­di­ce può di­spor­re l’im­pie­go di ap­pa­rec­chi tec­ni­ci e la lo­ro ap­pli­ca­zio­ne fis­sa sul­la per­so­na da sor­ve­glia­re.

4 L’ado­zio­ne e l’im­pu­gna­zio­ne di mi­su­re so­sti­tu­ti­ve so­no ret­te per ana­lo­gia dal­le nor­­me sul­la car­ce­ra­zio­ne pre­ven­ti­va e sul­la car­ce­ra­zio­ne di si­cu­rez­za.

5 Se nuo­ve cir­co­stan­ze lo esi­go­no op­pu­re se l’im­pu­ta­to non ot­tem­pe­ra agli ob­bli­ghi im­po­sti­gli, il giu­di­ce può in ogni tem­po re­vo­ca­re le mi­su­re so­sti­tu­ti­ve op­pu­re or­di­na­re al­tre mi­su­re so­sti­tu­ti­ve o la car­ce­ra­zio­ne pre­ven­ti­va o di si­cu­rez­za.

Art. 238 Cauzione

1 Se vi è pe­ri­co­lo di fu­ga, il giu­di­ce com­pe­ten­te può di­spor­re il de­po­si­to di una som­ma di de­na­ro da par­te dell’im­pu­ta­to per ga­ran­ti­re che que­sti non si sot­trar­rà agli at­ti pro­ce­du­ra­li o a una san­zio­ne pri­va­ti­va del­la li­ber­tà.

2 L’im­por­to del­la cau­zio­ne è de­ter­mi­na­to in fun­zio­ne del­la gra­vi­tà dei rea­ti con­te­sta­ti all’im­pu­ta­to e te­nu­to con­to del­la sua si­tua­zio­ne per­so­na­le.

3 La cau­zio­ne può es­se­re ver­sa­ta in con­tan­ti o me­dian­te la ga­ran­zia di una ban­ca o di un’as­si­cu­ra­zio­ne in Sviz­ze­ra.

Art. 239 Svincolo della cauzione

1 La cau­zio­ne è svin­co­la­ta quan­do:

a.
il mo­ti­vo di car­ce­ra­zio­ne è ve­nu­to me­no;
b.
il pro­ce­di­men­to pe­na­le si è con­clu­so con ab­ban­do­no o as­so­lu­zio­ne pas­sa­ti in giu­di­ca­to;
c.
l’im­pu­ta­to ha co­min­cia­to a scon­ta­re una san­zio­ne pri­va­ti­va del­la li­ber­tà.

2 La cau­zio­ne svin­co­la­ta può es­se­re im­pie­ga­ta per la co­per­tu­ra di pe­ne pe­cu­nia­rie, mul­te, spe­se e in­den­ni­tà a ca­ri­co dell’im­pu­ta­to.

3 In me­ri­to al­lo svin­co­lo del­la cau­zio­ne de­ci­de l’au­to­ri­tà di­nan­zi al­la qua­le la cau­sa è pen­den­te o che se ne è oc­cu­pa­ta per ul­ti­ma.

Art. 240 Devoluzione della cauzione

1 Se l’im­pu­ta­to si sot­trae al pro­ce­di­men­to o all’ese­cu­zio­ne di una san­zio­ne pri­va­ti­va del­la li­ber­tà, la cau­zio­ne è de­vo­lu­ta al­la Con­fe­de­ra­zio­ne o al Can­to­ne il cui giu­di­ce l’ha or­di­na­ta.

2 Qua­lo­ra la cau­zio­ne sia sta­ta ver­sa­ta da un ter­zo, si può ri­nun­cia­re al­la de­vo­lu­zio­ne se il ter­zo ha for­ni­to tem­pe­sti­va­men­te al­le au­to­ri­tà in­for­ma­zio­ni che avreb­be­ro per­mes­so la cat­tu­ra dell’im­pu­ta­to.

3 In me­ri­to al­la de­vo­lu­zio­ne del­la cau­zio­ne de­ci­de l’au­to­ri­tà di­nan­zi al­la qua­le la cau­sa è pen­den­te o che se ne è oc­cu­pa­ta per ul­ti­ma.

4 La cau­zio­ne de­vo­lu­ta è uti­liz­za­ta in ap­pli­ca­zio­ne ana­lo­gi­ca dell’ar­ti­co­lo 73 CP72 a co­per­tu­ra del­le pre­te­se dei dan­neg­gia­ti e, se vi è un’ec­ce­den­za, a co­per­tu­ra del­le pe­ne pe­cu­nia­rie, del­le mul­te e del­le spe­se pro­ce­du­ra­li. Un’even­tua­le ul­te­rio­re ec­ce­den­za è de­vo­lu­ta al­la Con­fe­de­ra­zio­ne o al Can­to­ne.

Capitolo 4: Perquisizioni e ispezioni

Sezione 1: Disposizioni generali

Art. 241 Mandato

1 Le per­qui­si­zio­ni e le ispe­zio­ni so­no di­spo­ste me­dian­te man­da­to scrit­to. Nei ca­si ur­gen­ti pos­so­no es­se­re di­spo­ste oral­men­te, ma de­vo­no suc­ces­si­va­men­te es­se­re con­fer­ma­te per scrit­to.

2 Il man­da­to in­di­ca:

a.
le per­so­ne, gli spa­zi, gli og­get­ti o le car­te e re­gi­stra­zio­ni da per­qui­si­re o da ispe­zio­na­re;
b.
lo sco­po del prov­ve­di­men­to;
c.
le au­to­ri­tà o le per­so­ne in­ca­ri­ca­te dell’ese­cu­zio­ne.

3 Se vi è pe­ri­co­lo nel ri­tar­do, la po­li­zia può or­di­na­re l’ispe­zio­ne di ori­fi­zi e ca­vi­tà cor­po­rei non vi­si­bi­li ester­na­men­te e può, sen­za man­da­to, ese­gui­re per­qui­si­zio­ni; es­sa ne in­for­ma sen­za in­du­gio le au­to­ri­tà pe­na­li com­pe­ten­ti.

4 La po­li­zia può per­qui­si­re una per­so­na fer­ma­ta o ar­re­sta­ta, in par­ti­co­la­re per ga­ran­ti­re la si­cu­rez­za di per­so­ne.

Art. 242 Esecuzione

1 Le au­to­ri­tà o per­so­ne in­ca­ri­ca­te dell’ese­cu­zio­ne adot­ta­no le mi­su­re di si­cu­rez­za at­te a con­se­gui­re lo sco­po del prov­ve­di­men­to.

2 Es­se pos­so­no vie­ta­re a ta­lu­ne per­so­ne di al­lon­ta­nar­si du­ran­te la per­qui­si­zio­ne o l’ispe­zio­ne.

Art. 243 Reperti casuali

1 Le trac­ce o gli og­get­ti rin­ve­nu­ti ca­sual­men­te che non han­no rap­por­to al­cu­no con il rea­to in que­stio­ne, ma che for­ni­sco­no in­di­zi su un al­tro rea­to, de­vo­no es­se­re pre­ser­va­ti.

2 Ta­li og­get­ti so­no tra­smes­si a chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to uni­ta­men­te a un rap­por­to; chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to de­ci­de in me­ri­to al­la pro­ce­du­ra ul­te­rio­re.

Sezione 2: Perquisizione domiciliare

Art. 244 Principio

1 Le ca­se, gli ap­par­ta­men­ti e gli al­tri spa­zi non ac­ces­si­bi­li al pub­bli­co pos­so­no es­se­re per­qui­si­ti sol­tan­to con il con­sen­so dell’aven­te di­rit­to.

2 Il con­sen­so dell’aven­te di­rit­to non è ne­ces­sa­rio se si de­ve pre­su­me­re che in ta­li spa­zi:

a.
si tro­vi­no per­so­ne ri­cer­ca­te;
b.
vi sia­no trac­ce del rea­to op­pu­re og­get­ti o va­lo­ri pa­tri­mo­nia­li da se­que­stra­re;
c.
si com­met­ta­no rea­ti.

Art. 245 Esecuzione

1 All’ini­zio del­la per­qui­si­zio­ne le per­so­ne in­ca­ri­ca­te del­la stes­sa esi­bi­sco­no il man­da­to.

2 Se pre­sen­te in lo­co, il de­ten­to­re de­gli spa­zi da per­qui­si­re è te­nu­to ad as­si­ste­re al­la per­qui­si­zio­ne. Se il de­ten­to­re è as­sen­te, al­la per­qui­si­zio­ne pre­sen­zia se pos­si­bi­le un fa­mi­lia­re mag­gio­ren­ne o un’al­tra per­so­na ido­nea.

Sezione 3: Perquisizione di carte e registrazioni

Art. 246 Principio

Car­te, re­gi­stra­zio­ni su sup­por­to vi­si­vo o so­no­ro e al­tre re­gi­stra­zio­ni, sup­por­ti di da­ti non­ché ap­pa­rec­chi de­sti­na­ti all’ela­bo­ra­zio­ne e all’ar­chi­via­zio­ne di in­for­ma­zio­ni pos­so­no es­se­re per­qui­si­ti qua­lo­ra si deb­ba pre­su­me­re che con­ten­ga­no in­for­ma­zio­ni sog­get­te a se­que­stro.

Art. 247 Esecuzione

1 Pri­ma del­la per­qui­si­zio­ne, al de­ten­to­re del­le car­te o re­gi­stra­zio­ni è da­ta l’op­por­tu­ni­tà di espri­mer­si in me­ri­to al con­te­nu­to del­le stes­se.

2 Per l’esa­me del con­te­nu­to di car­te e re­gi­stra­zio­ni, in par­ti­co­la­re per la cer­ni­ta di quel­le dal con­te­nu­to pro­tet­to, è pos­si­bi­le far ca­po ad esper­ti.

3 Il de­ten­to­re può met­te­re a di­spo­si­zio­ne del­le au­to­ri­tà pe­na­li co­pie del­le car­te e re­gi­stra­zio­ni, non­ché ver­sio­ni stam­pa­te del­le in­for­ma­zio­ni ar­chi­via­te, sem­pre che que­sto sia suf­fi­cien­te ai fi­ni del pro­ce­di­men­to.

Art. 248 Apposizione di sigilli

1 Le car­te, le re­gi­stra­zio­ni e al­tri og­get­ti che se­con­do le di­chia­ra­zio­ni del de­ten­to­re non pos­so­no es­se­re per­qui­si­ti o se­que­stra­ti in vir­tù del­la fa­col­tà di non ri­spon­de­re o di non de­por­re op­pu­re per al­tri mo­ti­vi so­no si­gil­la­ti e non pos­so­no es­se­re vi­sio­na­ti né uti­liz­za­ti dal­le au­to­ri­tà pe­na­li.

2 Se l’au­to­ri­tà pe­na­le non pre­sen­ta en­tro 20 gior­ni una do­man­da di dis­si­gil­la­men­to, le car­te, le re­gi­stra­zio­ni e gli og­get­ti si­gil­la­ti so­no re­sti­tui­ti all’aven­te di­rit­to.

3 Se l’au­to­ri­tà pe­na­le pre­sen­ta una do­man­da di dis­si­gil­la­men­to, sul­la stes­sa de­ci­de de­fi­ni­ti­va­men­te en­tro un me­se:

a.
il giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi, nell’am­bi­to del­la pro­ce­du­ra pre­li­mi­na­re;
b.
il giu­di­ce pres­so il qua­le il ca­so è pen­den­te, ne­gli al­tri ca­si.

4 Per l’esa­me del con­te­nu­to di car­te, re­gi­stra­zio­ni e og­get­ti il giu­di­ce può far ca­po a un esper­to.

Sezione 4: Perquisizione di persone e oggetti

Art. 249 Principio

Per­so­ne e og­get­ti pos­so­no es­se­re per­qui­si­ti sen­za il con­sen­so dell’in­te­res­sa­to sol­tan­to se si deb­ba pre­su­me­re che si pos­sa­no rin­ve­ni­re trac­ce del rea­to op­pu­re og­get­ti o va­lo­ri pa­tri­mo­nia­li da se­que­stra­re.

Art. 250 Esecuzione

1 La per­qui­si­zio­ne per­so­na­le com­pren­de il con­trol­lo de­gli in­du­men­ti, og­get­ti, con­te­ni­to­ri e vei­co­li che la per­so­na ha con sé, non­ché del­la su­per­fi­cie del cor­po e de­gli ori­fi­zi e ca­vi­tà cor­po­rei vi­si­bi­li ester­na­men­te.

2 Le per­qui­si­zio­ni del­le par­ti in­ti­me dell’in­te­res­sa­to so­no com­piu­te da per­so­ne del­lo stes­so ses­so o da un me­di­co, ec­cet­to che la mi­su­ra non am­met­ta ri­tar­di.

Sezione 5: Ispezioni corporali

Art. 251 Principio

1 L’ispe­zio­ne cor­po­ra­le com­pren­de l’esa­me del­lo sta­to fi­si­co o men­ta­le di una per­so­na.

2 L’im­pu­ta­to può es­se­re sot­to­po­sto a ispe­zio­ne cor­po­ra­le per:

a.
ac­cer­ta­re i fat­ti;
b.
chia­ri­re se egli è im­pu­ta­bi­le e ca­pa­ce di pren­de­re par­te al di­bat­ti­men­to, non­ché ido­neo al­la car­ce­ra­zio­ne.

3 In­ter­ven­ti nell’in­te­gri­tà fi­si­ca dell’im­pu­ta­to pos­so­no es­se­re or­di­na­ti sol­tan­to se non gli ar­re­ca­no do­lo­ri par­ti­co­la­ri, né com­pro­met­to­no la sua sa­lu­te.

4 Le per­so­ne non im­pu­ta­te pos­so­no es­se­re sot­to­po­ste con­tro il lo­ro vo­le­re a ispe­zio­ni cor­po­ra­li e a in­ter­ven­ti nel­la lo­ro in­te­gri­tà fi­si­ca sol­tan­to se in­di­spen­sa­bi­le per far lu­ce su uno dei rea­ti di cui agli ar­ti­co­li 111–113, 122, 124, 140, 184, 185, 187, 189, 190 o 191 CP73.74

73 RS 311.0

74 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. III del­la LF del 30 set. 2011, in vi­go­re dal 1° lug. 2012 (RU 20122575; FF 2010 49414967).

Art. 252 Esecuzione

Le ispe­zio­ni cor­po­ra­li e gli in­ter­ven­ti nell’in­te­gri­tà fi­si­ca so­no ef­fet­tua­ti da un me­di­co o da al­tro per­so­na­le me­di­co spe­cia­liz­za­to.

Sezione 6: Ispezione di cadaveri

Art. 253 Decessi dovuti a cause sospette o ignote

1 Se vi so­no in­di­zi che un de­ces­so non sia av­ve­nu­to per cau­se na­tu­ra­li, ma è do­vu­to in par­ti­co­la­re a un rea­to, o se l’iden­ti­tà del ca­da­ve­re è igno­ta, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro ne di­spo­ne l’ispe­zio­ne da par­te di un me­di­co spe­cia­liz­za­to al fi­ne di chia­ri­re le cau­se del de­ces­so o di iden­ti­fi­ca­re il ca­da­ve­re.

2 Se do­po l’ispe­zio­ne del ca­da­ve­re non vi so­no in­di­zi di rea­to e l’iden­ti­tà è sta­ta ac­cer­ta­ta, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro dà il nul­la osta al­le ese­quie.

3 In ca­so con­tra­rio, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro di­spo­ne la mes­sa al si­cu­ro del ca­da­ve­re e ul­te­rio­ri ispe­zio­ni da par­te di un isti­tu­to di me­di­ci­na le­ga­le e, se ne­ces­sa­rio, l’au­to­psia. Può al­tre­sì or­di­na­re che il ca­da­ve­re o par­ti del ca­da­ve­re sia­no trat­te­nu­te fin­ché lo sco­po dell’istru­zio­ne lo ri­chie­da.

4 I Can­to­ni de­ter­mi­na­no qua­li mem­bri del per­so­na­le me­di­co han­no l’ob­bli­go di an­nun­cia­re al­le au­to­ri­tà pe­na­li de­ces­si do­vu­ti a cau­se so­spet­te o igno­te.

Art. 254 Esumazione

Se ri­sul­ta ne­ces­sa­rio per chia­ri­re la fat­ti­spe­cie, può es­se­re or­di­na­ta l’esu­ma­zio­ne o l’aper­tu­ra dell’ur­na ci­ne­ra­ria.

Capitolo 5: Analisi del DNA

Art. 255 Condizioni in generale

1 Per far lu­ce su un cri­mi­ne o su un de­lit­to è pos­si­bi­le pre­le­va­re un cam­pio­ne e al­le­sti­re un pro­fi­lo del DNA da:

a.
l’im­pu­ta­to;
b.
al­tre per­so­ne, in par­ti­co­la­re vit­ti­me o per­so­ne au­to­riz­za­te ad ac­ce­de­re al luo­go del rea­to, se il pre­lie­vo è ne­ces­sa­rio per di­stin­gue­re il ma­te­ria­le bio­lo­gi­co pro­ve­nien­te da lo­ro da quel­lo dell’im­pu­ta­to;
c.
per­so­ne de­ce­du­te;
d.
ma­te­ria­le bio­lo­gi­co per­ti­nen­te al rea­to.

2 La po­li­zia può di­spor­re:

a.
il pre­lie­vo di cam­pio­ni su per­so­ne, se non in­va­si­vo;
b.
l’al­le­sti­men­to di un pro­fi­lo del DNA a par­ti­re da ma­te­ria­le bio­lo­gi­co per­ti­nen­te al rea­to.

Art. 256 Indagini a tappeto

Per far lu­ce su un cri­mi­ne, ad istan­za del pub­bli­co mi­ni­ste­ro il giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi può di­spor­re il pre­lie­vo di cam­pio­ni e l’al­le­sti­men­to di pro­fi­li del DNA su per­so­ne che pre­sen­ta­no de­ter­mi­na­te ca­rat­te­ri­sti­che ac­cer­ta­te in re­la­zio­ne al­la com­mis­sio­ne del rea­to.

Art. 257 Prelievi effettuati su condannati

Nel­la sen­ten­za il giu­di­ce può di­spor­re il pre­lie­vo di un cam­pio­ne e l’al­le­sti­men­to di un pro­fi­lo del DNA su per­so­ne:

a.
che so­no sta­te con­dan­na­te a una pe­na de­ten­ti­va su­pe­rio­re a un an­no per aver com­mes­so in­ten­zio­nal­men­te un cri­mi­ne;
b.
che so­no sta­te con­dan­na­te per un cri­mi­ne o de­lit­to in­ten­zio­na­le con­tro la vi­ta o l’in­te­gri­tà del­la per­so­na op­pu­re con­tro l’in­te­gri­tà ses­sua­le;
c.
nei cui con­fron­ti è sta­ta or­di­na­ta una mi­su­ra te­ra­peu­ti­ca o l’in­ter­na­men­to.

Art. 258 Esecuzione dei prelievi di campioni

I pre­lie­vi in­va­si­vi di cam­pio­ni so­no ef­fet­tua­ti da un me­di­co o da al­tro per­so­na­le me­di­co spe­cia­liz­za­to.

Art. 259 Applicabilità della legge sui profili del DNA

Per al­tro è ap­pli­ca­bi­le la leg­ge del 20 giu­gno 200375 sui pro­fi­li del DNA.

Capitolo 6: Rilevamenti segnaletici, campioni grafologici e vocali

Art. 260 Rilevamenti segnaletici

1 Il ri­le­va­men­to se­gna­le­ti­co con­si­ste nell’ac­cer­ta­re le ca­rat­te­ri­sti­che fi­si­che di una per­so­na, non­ché nel pren­de­re im­pron­te di par­ti del suo cor­po.

2 Pos­so­no di­spor­re il ri­le­va­men­to se­gna­le­ti­co la po­li­zia, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro, il giu­di­ce e, nei ca­si ur­gen­ti, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to in giu­di­zio.

3 Il ri­le­va­men­to se­gna­le­ti­co è di­spo­sto con or­di­ne scrit­to suc­cin­ta­men­te mo­ti­va­to. Nei ca­si ur­gen­ti può es­se­re or­di­na­to oral­men­te, ma de­ve suc­ces­si­va­men­te es­se­re con­­fer­ma­to e mo­ti­va­to per scrit­to.

4 Se l’in­te­res­sa­to ri­fiu­ta di sot­to­met­ter­si all’or­di­ne del­la po­li­zia, de­ci­de il pub­bli­co mi­ni­ste­ro.

Art. 261 Conservazione e impiego di documenti segnaletici

1 I do­cu­men­ti se­gna­le­ti­ci con­cer­nen­ti l’im­pu­ta­to pos­so­no es­se­re con­ser­va­ti fuo­ri dal fa­sci­co­lo, non­ché im­pie­ga­ti in ca­so di suf­fi­cien­te in­di­zio di nuo­vo rea­to:

a.
si­no al­la sca­den­za del ter­mi­ne di can­cel­la­zio­ne del­le iscri­zio­ni dal ca­sel­la­rio giu­di­zia­le, in ca­so di con­dan­na o di pro­scio­gli­men­to per in­ca­pa­ci­tà pe­na­le;
b.
si­no al giu­di­ca­to del­la de­ci­sio­ne, in ca­so di as­so­lu­zio­ne per al­tri mo­ti­vi, di ab­ban­do­no del pro­ce­di­men­to o di non luo­go a pro­ce­de­re.

2 Se in uno dei ca­si di cui al ca­po­ver­so 1 let­te­ra b de­ter­mi­na­ti fat­ti in­du­co­no a sup­por­re che i do­cu­men­ti se­gna­le­ti­ci con­cer­nen­ti l’im­pu­ta­to po­treb­be­ro ser­vi­re a far lu­ce su rea­ti fu­tu­ri, con il con­sen­so di chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to ta­li do­cu­men­ti pos­so­no es­se­re con­ser­va­ti e im­pie­ga­ti al mas­si­mo per die­ci an­ni dal giu­di­ca­to del­la de­ci­sio­ne.

3 I do­cu­men­ti se­gna­le­ti­ci con­cer­nen­ti per­so­ne non im­pu­ta­te de­vo­no es­se­re di­strut­ti non ap­pe­na il pro­ce­di­men­to con­tro l’im­pu­ta­to è chiu­so op­pu­re è og­get­to di un de­cre­to di ab­ban­do­no o di non luo­go a pro­ce­de­re.

4 I do­cu­men­ti se­gna­le­ti­ci de­vo­no es­se­re di­strut­ti se l’in­te­res­se al­la lo­ro con­ser­va­zio­ne e al lo­ro im­pie­go è ma­ni­fe­sta­men­te ve­nu­to me­no pri­ma del­lo sca­de­re dei ter­mi­ni di cui ai ca­po­ver­si 1–3.

Art. 262 Campioni grafologici e vocali

1 L’im­pu­ta­to, i te­sti­mo­ni e le per­so­ne in­for­ma­te sui fat­ti pos­so­no es­se­re te­nu­ti a for­ni­re cam­pio­ni gra­fo­lo­gi­ci o vo­ca­li a fi­ni di con­fron­to.

2 Le per­so­ne che ri­fiu­ta­no di for­ni­re sif­fat­ti cam­pio­ni pos­so­no es­se­re pu­ni­te con la mul­ta di­sci­pli­na­re. So­no ec­cet­tua­ti l’im­pu­ta­to e, nei li­mi­ti del lo­ro di­rit­to, le per­so­ne aven­ti fa­col­tà di non ri­spon­de­re o di non de­por­re.

Capitolo 7: Sequestro

Art. 263 Principio

1 All’im­pu­ta­to e a ter­zi pos­so­no es­se­re se­que­stra­ti og­get­ti e va­lo­ri pa­tri­mo­nia­li se que­sti sa­ran­no pre­su­mi­bil­men­te:

a.
uti­liz­za­ti co­me mez­zi di pro­va;
b.
uti­liz­za­ti per ga­ran­ti­re le spe­se pro­ce­du­ra­li, le pe­ne pe­cu­nia­rie, le mul­te e le in­den­ni­tà;
c.
re­sti­tui­ti ai dan­neg­gia­ti;
d.
con­fi­sca­ti.

2 Il se­que­stro è di­spo­sto con un or­di­ne scrit­to suc­cin­ta­men­te mo­ti­va­to. Nei ca­si ur­gen­ti può es­se­re or­di­na­to oral­men­te, ma de­ve suc­ces­si­va­men­te es­se­re con­fer­ma­to per scrit­to.

3 Se vi è pe­ri­co­lo nel ri­tar­do, la po­li­zia o pri­va­ti pos­so­no met­te­re prov­vi­so­ria­men­te al si­cu­ro og­get­ti e va­lo­ri pa­tri­mo­nia­li, a di­spo­si­zio­ne del pub­bli­co mi­ni­ste­ro o del giu­di­ce.

Art. 264 Limitazioni

1 Non pos­so­no es­se­re se­que­stra­ti, in­di­pen­den­te­men­te dal luo­go in cui si tro­va­no e in­di­pen­den­te­men­te dal mo­men­to in cui so­no sta­ti al­le­sti­ti:

a.
do­cu­men­ti ine­ren­ti ai con­tat­ti dell’im­pu­ta­to con il di­fen­so­re;
b.
car­te e re­gi­stra­zio­ni per­so­na­li e cor­ri­spon­den­za dell’im­pu­ta­to, se l’in­te­res­se al­la pro­te­zio­ne del­la sua per­so­na­li­tà pre­va­le su quel­lo del per­se­gui­men­to pe­na­le;
c.76
og­get­ti e do­cu­men­ti ine­ren­ti ai con­tat­ti tra l’im­pu­ta­to e per­so­ne aven­ti fa­col­tà di non de­por­re con­for­me­men­te agli ar­ti­co­li 170–173, sem­pre che ta­li per­so­ne non sia­no a lo­ro vol­ta im­pu­ta­te nel­lo stes­so con­te­sto fat­tua­le;
d.77
og­get­ti e do­cu­men­ti ine­ren­ti ai con­tat­ti tra un’al­tra per­so­na e il pro­prio av­vo­ca­to au­to­riz­za­to a eser­ci­ta­re la rap­pre­sen­tan­za in giu­di­zio in Sviz­ze­ra se­con­do la leg­ge del 23 giu­gno 200078 su­gli av­vo­ca­ti, sem­pre che l’av­vo­ca­to non sia a sua vol­ta im­pu­ta­to nel­lo stes­so con­te­sto fat­tua­le.

2 Le li­mi­ta­zio­ni di cui al ca­po­ver­so 1 non so­no ap­pli­ca­bi­li a og­get­ti e va­lo­ri pa­tri­mo­nia­li che de­vo­no es­se­re se­que­stra­ti in vi­sta del­la lo­ro re­sti­tu­zio­ne al dan­neg­gia­to o in vi­sta del­la lo­ro con­fi­sca.

3 Se un aven­te di­rit­to fa va­le­re che un se­que­stro di og­get­ti o va­lo­ri pa­tri­mo­nia­li è inam­mis­si­bi­le in vir­tù del­la fa­col­tà di non ri­spon­de­re o di non de­por­re o per al­tri mo­ti­vi, le au­to­ri­tà pe­na­li pro­ce­do­no con­for­me­men­te al­le nor­me sull’ap­po­si­zio­ne di si­gil­li.

76 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I 6 del­la LF del 28 set. 2012 che ade­gua di­spo­si­zio­ni di di­rit­to pro­ce­du­ra­le sul se­gre­to pro­fes­sio­na­le de­gli av­vo­ca­ti, in vi­go­re dal 1° mag. 2013 (RU 2013 847; FF 2011 7255).

77 In­tro­dot­ta dal n. I 6 del­la LF del 28 set. 2012 che ade­gua di­spo­si­zio­ni di di­rit­to pro­ce­du­ra­le sul se­gre­to pro­fes­sio­na­le de­gli av­vo­ca­ti, in vi­go­re dal 1° mag. 2013 (RU 2013 847; FF 2011 7255).

78 RS 935.61

Art. 265 Obbligo di consegna

1 Il de­ten­to­re di og­get­ti e va­lo­ri pa­tri­mo­nia­li che de­vo­no es­se­re se­que­stra­ti è te­nu­to a con­se­gnar­li.

2 Non sot­to­stan­no all’ob­bli­go di con­se­gna:

a.
l’im­pu­ta­to;
b.
le per­so­ne aven­ti fa­col­tà di non ri­spon­de­re o di non de­por­re, nei li­mi­ti di que­sto lo­ro di­rit­to;
c.
le im­pre­se, se la con­se­gna com­por­tas­se a lo­ro ca­ri­co ele­men­ti ta­li da:
1.
po­ter­le ren­de­re pe­nal­men­te re­spon­sa­bi­li, op­pu­re
2.
po­ter­le ren­de­re ci­vil­men­te re­spon­sa­bi­li al­lor­quan­do l’in­te­res­se al­la lo­ro pro­te­zio­ne pre­va­le su quel­lo del per­se­gui­men­to pe­na­le.

3 L’au­to­ri­tà pe­na­le può in­giun­ge­re all’ob­bli­ga­to di pro­ce­de­re al­la con­se­gna e im­par­tir­gli un ter­mi­ne a tal fi­ne, av­ver­ten­do­lo che in ca­so di ina­dem­pien­za sa­rà pu­ni­bi­le in ba­se all’ar­ti­co­lo 292 CP79 o con la mul­ta di­sci­pli­na­re.

4 Prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi so­no am­mis­si­bi­li sol­tan­to se l’ob­bli­go di con­se­gna è di­sat­te­so o se vi è mo­ti­vo di ri­te­ne­re che l’in­giun­zio­ne di con­se­gna ne va­ni­fi­che­reb­be lo sco­po.

Art. 266 Esecuzione

1 L’au­to­ri­tà pe­na­le at­te­sta nell’or­di­ne di se­que­stro o in una quie­tan­za se­pa­ra­ta l’av­ve­­nu­ta ri­ce­zio­ne de­gli og­get­ti e va­lo­ri pa­tri­mo­nia­li se­que­stra­ti o con­se­gna­ti.

2 L’au­to­ri­tà pe­na­le com­pi­la un elen­co de­gli og­get­ti e dei va­lo­ri pa­tri­mo­nia­li e prov­ve­de in mo­do ap­pro­pria­to al­la lo­ro con­ser­va­zio­ne.

3 In ca­so di se­que­stro di im­mo­bi­li è di­spo­sto un bloc­co al re­gi­stro fon­dia­rio; il bloc­co è men­zio­na­to nel re­gi­stro me­de­si­mo.

4 Il se­que­stro di cre­di­ti è co­mu­ni­ca­to al de­bi­to­re uni­ta­men­te all’av­vi­so che il pa­ga­men­to al cre­di­to­re non estin­gue il de­bi­to.

5 Gli og­get­ti espo­sti a ra­pi­do de­prez­za­men­to o che ne­ces­si­ta­no di una co­sto­sa ma­nu­ten­zio­ne, co­me pu­re le car­te­va­lo­ri o al­tri va­lo­ri quo­ta­ti in bor­sa o con un va­lo­re di mer­ca­to pos­so­no es­se­re im­me­dia­ta­men­te rea­liz­za­ti con­for­me­men­te al­le di­spo­si­zio­ni del­la leg­ge fe­de­ra­le dell’11 apri­le 188980 sul­la ese­cu­zio­ne e sul fal­li­men­to. I pro­ven­ti di ta­le rea­liz­za­zio­ne so­no quin­di se­que­stra­ti.

6 Il Con­si­glio fe­de­ra­le di­sci­pli­na le mo­da­li­tà di col­lo­ca­men­to dei va­lo­ri pa­tri­mo­nia­li se­que­stra­ti.

Art. 267 Decisione in merito agli oggetti e ai valori patrimoniali sequestrati

1 Se il mo­ti­vo del se­que­stro vie­ne me­no, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro o il giu­di­ce di­spo­ne il dis­se­que­stro e re­sti­tui­sce gli og­get­ti o i va­lo­ri pa­tri­mo­nia­li agli aven­ti di­rit­to.

2 Se è in­con­te­sta­to che, me­dian­te il rea­to, un og­get­to o un va­lo­re pa­tri­mo­nia­le è sta­to di­ret­ta­men­te sot­trat­to a una da­ta per­so­na, l’au­to­ri­tà pe­na­le lo re­sti­tui­sce all’aven­te di­rit­to pri­ma del­la chiu­su­ra del pro­ce­di­men­to.

3 Per gli og­get­ti o va­lo­ri pa­tri­mo­nia­li non dis­se­que­stra­ti, la re­sti­tu­zio­ne agli aven­ti di­rit­to, l’uti­liz­zo a co­per­tu­ra del­le spe­se o la con­fi­sca so­no sta­bi­li­ti nel­la de­ci­sio­ne fi­na­le.

4 Se più per­so­ne avan­za­no pre­te­se su og­get­ti o va­lo­ri pa­tri­mo­nia­li da dis­se­que­stra­re, sul­le me­de­si­me può de­ci­de­re il giu­di­ce.

5 L’au­to­ri­tà pe­na­le può at­tri­bui­re gli og­get­ti o i va­lo­ri pa­tri­mo­nia­li a una per­so­na e im­par­ti­re al­le al­tre per­so­ne che han­no avan­za­to pre­te­se un ter­mi­ne per pro­muo­ve­re azio­ne al fo­ro ci­vi­le.

6 Se al mo­men­to del dis­se­que­stro gli aven­ti di­rit­to non so­no no­ti, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro o il giu­di­ce fa pub­bli­ca­re l’elen­co de­gli og­get­ti o dei va­lo­ri pa­tri­mo­nia­li per con­sen­ti­re agli in­te­res­sa­ti di an­nun­cia­re le lo­ro pre­te­se. Se en­tro cin­que an­ni dal­la pub­bli­ca­zio­ne nes­su­no avan­za pre­te­se, gli og­get­ti e i va­lo­ri pa­tri­mo­nia­li se­que­stra­ti so­no de­vo­lu­ti al Can­to­ne o al­la Con­fe­de­ra­zio­ne.

Art. 268 Sequestro a copertura delle spese

1 Il pa­tri­mo­nio dell’im­pu­ta­to può es­se­re se­que­stra­to nel­la mi­su­ra pre­su­mi­bil­men­te ne­ces­sa­ria a co­pri­re:

a.
le spe­se pro­ce­du­ra­li e le in­den­ni­tà;
b.
le pe­ne pe­cu­nia­rie e le mul­te.

2 Nell’ope­ra­re il se­que­stro l’au­to­ri­tà pe­na­le tie­ne con­to del red­di­to e del­la si­tua­zio­ne pa­tri­mo­nia­le dell’im­pu­ta­to e del­la sua fa­mi­glia.

3 So­no esclu­si dal se­que­stro i va­lo­ri pa­tri­mo­nia­li non pi­gno­ra­bi­li ai sen­si de­gli ar­ti­co­li 92–94 del­la leg­ge fe­de­ra­le dell’11 apri­le 188981 sul­la ese­cu­zio­ne e sul fal­li­men­to.

Capitolo 8: Misure di sorveglianza segrete

Sezione 1: Sorveglianza della corrispondenza postale e del traffico delle telecomunicazioni

Art. 269 Condizioni

1 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro può di­spor­re la sor­ve­glian­za del­la cor­ri­spon­den­za po­sta­le e del traf­fi­co del­le te­le­co­mu­ni­ca­zio­ni se:

a.
sus­si­ste il gra­ve so­spet­to che sia sta­to com­mes­so un rea­to di cui al ca­po­ver­so 2;
b.
la gra­vi­tà del rea­to giu­sti­fi­ca la sor­ve­glian­za; e
c.
le ope­ra­zio­ni d’in­chie­sta già svol­te non han­no da­to esi­to po­si­ti­vo op­pu­re se al­tri­men­ti le in­da­gi­ni ri­sul­te­reb­be­ro va­ne o ec­ces­si­va­men­te dif­fi­ci­li.

2 La sor­ve­glian­za può es­se­re di­spo­sta per per­se­gui­re i rea­ti di cui al­le di­spo­si­zio­ni se­guen­ti:

a.82
CP83: ar­ti­co­li 111–113, 115, 118 ca­po­ver­so 2, 122, 124, 127, 129, 135, 138–140, 143, 144 ca­po­ver­so 3, 144bis nu­me­ro 1 se­con­do com­ma e nu­me­ro 2 se­con­do com­ma, 146–148, 156, 157 nu­me­ro 2, 158 nu­me­ro 1 ter­zo com­ma e nu­me­ro 2, 160, 163 nu­me­ro 1, 180–185bis, 187, 188 nu­me­ro 1, 189–191, 192 ca­po­ver­so 1, 195–197, 220, 221 ca­po­ver­si 1 e 2, 223 nu­me­ro 1, 224 ca­po­ver­so 1, 226, 227 nu­me­ro 1 pri­mo com­ma, 228 nu­me­ro 1 pri­mo com­ma, 230bis, 231, 232 nu­me­ro 1, 233 nu­me­ro 1, 234 ca­po­ver­so 1, 237 nu­me­ro 1, 238 ca­po­ver­so 1, 240 ca­po­ver­so 1, 242, 244, 251 nu­me­ro 1, 258, 259 ca­po­ver­so 1, 260bis–260se­xies, 261bis, 264–267, 271, 272 nu­me­ro 2, 273, 274 nu­me­ro 1 se­con­do com­ma, 285, 301, 303 nu­me­ro 1, 305, 305bis nu­me­ro 2, 310, 312, 314, 317 nu­me­ro 1, 319, 322ter, 322qua­ter e 322sep­ties;
b.84
leg­ge fe­de­ra­le del 16 di­cem­bre 200585 su­gli stra­nie­ri e la lo­ro in­te­gra­zio­ne86: ar­ti­co­li 116 ca­po­ver­so 3 e 118 ca­po­ver­so 3;
c.
leg­ge fe­de­ra­le del 22 giu­gno 200187 re­la­ti­va al­la Con­ven­zio­ne dell’Aia sul­l’a­do­zio­ne e a prov­ve­di­men­ti per la pro­te­zio­ne del mi­no­re nel­le ado­zio­ni in­ter­na­zio­na­li: ar­ti­co­lo 24;
d.88
leg­ge fe­de­ra­le del 13 di­cem­bre 199689 sul ma­te­ria­le bel­li­co: ar­ti­co­li 33 ca­po­ver­so 2 e 34–35b;
e.
leg­ge fe­de­ra­le del 21 mar­zo 200390 sull’ener­gia nu­clea­re: ar­ti­co­li 88 ca­po­ver­si 1 e 2, 89 ca­po­ver­si 1 e 2 e 90 ca­po­ver­so 1;
f.91
leg­ge del 3 ot­to­bre 195192 su­gli stu­pe­fa­cen­ti: ar­ti­co­li 19 ca­po­ver­so 2 e 20 ca­po­ver­so 2;
g.
leg­ge del 7 ot­to­bre 198393 sul­la pro­te­zio­ne dell’am­bien­te: ar­ti­co­lo 60 ca­po­ver­so 1 let­te­re g–i, non­ché m ed o;
h.
leg­ge del 13 di­cem­bre 199694 sul con­trol­lo dei be­ni a du­pli­ce im­pie­go: ar­ti­co­lo 14 ca­po­ver­so 2;
i.95
leg­ge del 17 giu­gno 201196 sul­la pro­mo­zio­ne del­lo sport: ar­ti­co­li 22 ca­po­ver­so 2 e 25a ca­po­ver­so 3;
j.97
leg­ge del 19 giu­gno 201598 sull’in­fra­strut­tu­ra fi­nan­zia­ria: ar­ti­co­li 154 e 155;
k.99
leg­ge del 20 giu­gno 1997100 sul­le ar­mi: ar­ti­co­lo 33 ca­po­ver­so 3;
l.101
leg­ge del 15 di­cem­bre 2000102 su­gli agen­ti te­ra­peu­ti­ci: ar­ti­co­lo 86 ca­po­ver­si 2 e 3;
m.103
leg­ge fe­de­ra­le del 29 set­tem­bre 2017104 sui gio­chi in de­na­ro: ar­ti­co­lo 130 ca­po­ver­so 2 per i rea­ti di cui all’ar­ti­co­lo 130 ca­po­ver­so 1 let­te­ra a;
n.105
leg­ge fe­de­ra­le del 25 set­tem­bre 2015106 sul­le at­ti­vi­tà in­for­ma­ti­ve: ar­ti­co­lo 74 ca­po­ver­so 4.

3 Se il giu­di­zio di un rea­to che sot­to­stà al­la giu­ri­sdi­zio­ne mi­li­ta­re è de­fe­ri­to al­la giu­ri­sdi­zio­ne or­di­na­ria, la sor­ve­glian­za può inol­tre es­se­re di­spo­sta per per­se­gui­re i rea­ti di cui all’ar­ti­co­lo 70 ca­po­ver­so 2 del­la pro­ce­du­ra pe­na­le mi­li­ta­re del 23 mar­zo 1979107.

82 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. II 3 del DF del 25 set. 2020 che ap­pro­va e tra­spo­ne nel di­rit­to sviz­ze­ro la Con­ven­zio­ne del Con­si­glio d’Eu­ro­pa per la pre­ven­zio­ne del ter­ro­ri­smo e il re­la­ti­vo Pro­to­col­lo ad­di­zio­na­le e po­ten­zia il di­spo­si­ti­vo pe­na­le con­tro il ter­ro­ri­smo e la cri­mi­na­li­tà or­ga­niz­za­ta, in vi­go­re dal 1° lug. 2021 (RU 2021360; FF 2018 5439).

83 RS 311.0

84 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. II 7 del­la L del 19 mar. 2010 sull’or­ga­niz­za­zio­ne del­le au­to­ri­tà pe­na­li, in vi­go­re dal 1° gen. 2011 (RU 20103267;FF 2008 7093).

85 RS 142.20

86 Il ti­to­lo è sta­to adat­ta­to in ap­pli­ca­zio­ne dell’art. 12 cpv. 2 del­la LF del 18 giu. 2004 sul­le pub­bli­ca­zio­ni uf­fi­cia­li (RS 170.512), con ef­fet­to dal 1° gen. 2019. Di det­ta mod. è te­nu­to con­to in tut­to il pre­sen­te te­sto.

87 RS 211.221.31

88 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. II del­la LF del 16 mar. 2012, in vi­go­re dal 1° feb 2013 (RU 2013 295; FF 2011 5323).

89 RS 514.51

90 RS 732.1

91 Cor­re­zio­ne del­la Com­mis­sio­ne di re­da­zio­ne dell’AF dell’AF del 19 set. 2011, pub­bli­ca­ta il 4 ott. 2011 (RU 2011 4487).

92 RS 812.121

93 RS 814.01

94 RS 946.202

95 In­tro­dot­to dall’art. 34 n. 2 del­la L del 17 giu. 2011 sul­la pro­mo­zio­ne del­lo sport (RU 2012 3953; FF 2009 7113). Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. II 2 del­la LF del 29 set. 2017 sui gio­chi in de­na­ro, in vi­go­re dal 1° gen. 2019 (RU 2018 5103; FF 2015 6849).

96 RS 415.0

97 In­tro­dot­ta dal n. II 4 del­la LF del 28 set. 2012 (RU 2013 1103; FF 2011 6109). Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 4 del­la L del 19 giu. 2015 sull’in­fra­strut­tu­ra fi­nan­zia­ria, in vi­go­re dal 1° gen. 2016 (RU 2015 5339; FF 2014 6445).

98 RS 958.1

99 In­tro­dot­ta dall’all. n. II 1 del­la LF del 18 mar. 2016 sul­la sor­ve­glian­za del­la cor­ri­spon­den­za po­sta­le e del traf­fi­co del­le te­le­co­mu­ni­ca­zio­ni, in vi­go­re dal 1° mar. 2018 (RU 2018 117; FF 2013 2283).

100 RS 514.54

101 In­tro­dot­ta dall’all. n. 1 del DF del 29 set. 2017 (Con­ven­zio­ne Me­di­cri­me), in vi­go­re dal 1° gen. 2019 (RU 2018 4771; FF 2017 2749).

102 RS 812.21

103 In­tro­dot­ta dall’all. n. II 2 del­la LF del 29 set. 2017 sui gio­chi in de­na­ro, in vi­go­re dal 1° gen. 2019 (RU 2018 5103; FF 2015 6849).

104 RS 935.51

105 In­tro­dot­ta dall’all. n. II 3 del DF del 25 set. 2020 che ap­pro­va e tra­spo­ne nel di­rit­to sviz­ze­ro la Con­ven­zio­ne del Con­si­glio d’Eu­ro­pa per la pre­ven­zio­ne del ter­ro­ri­smo e il re­la­ti­vo Pro­to­col­lo ad­di­zio­na­le e po­ten­zia il di­spo­si­ti­vo pe­na­le con­tro il ter­ro­ri­smo e la cri­mi­na­li­tà or­ga­niz­za­ta, in vi­go­re dal 1° lug. 2021 (RU 2021360; FF 2018 5439).

106 RS 121

107 RS 322.1

Art. 269bis Impiego di apparecchi tecnici speciali di sorveglianza del traffico delle telecomunicazioni 108

1 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro può di­spor­re l’im­pie­go di ap­pa­rec­chi tec­ni­ci spe­cia­li di sor­ve­glian­za del traf­fi­co del­le te­le­co­mu­ni­ca­zio­ni al­lo sco­po di ascol­ta­re o re­gi­stra­re con­ver­sa­zio­ni op­pu­re di iden­ti­fi­ca­re o lo­ca­liz­za­re una per­so­na o una co­sa se:

a.
le con­di­zio­ni di cui all’ar­ti­co­lo 269 so­no sod­di­sfat­te;
b.
le mi­su­re di sor­ve­glian­za del traf­fi­co del­le te­le­co­mu­ni­ca­zio­ni ai sen­si del­l’ar­ti­co­lo 269 già at­tua­te non han­no da­to esi­to po­si­ti­vo op­pu­re se al­tri­men­ti la sor­ve­glian­za ri­sul­te­reb­be va­na o ec­ces­si­va­men­te dif­fi­ci­le;
c.
al mo­men­to dell’im­pie­go si di­spo­ne del­le au­to­riz­za­zio­ni ne­ces­sa­rie per l’im­pie­go di sif­fat­ti ap­pa­rec­chi con­for­me­men­te al di­rit­to del­le te­le­co­mu­ni­ca­zio­ni.

2 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro tie­ne una sta­ti­sti­ca di ta­li sor­ve­glian­ze. Il Con­si­glio fe­de­ra­le di­sci­pli­na i det­ta­gli.

108 In­tro­dot­to dall’all. n. II 1 del­la LF del 18 mar. 2016 sul­la sor­ve­glian­za del­la cor­ri­spon­den­za po­sta­le e del traf­fi­co del­le te­le­co­mu­ni­ca­zio­ni, in vi­go­re dal 1° mar. 2018 (RU 2018 117; FF 2013 2283).

Art. 269ter Impiego di programmi informatici speciali di sorveglianza del traffico delle telecomunicazioni 109

1 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro può di­spor­re l’in­tro­du­zio­ne di pro­gram­mi in­for­ma­ti­ci spe­cia­li di sor­ve­glian­za del traf­fi­co del­le te­le­co­mu­ni­ca­zio­ni in un si­ste­ma di trat­ta­men­to dei da­ti al­lo sco­po di in­ter­cet­ta­re e tra­sfe­ri­re il con­te­nu­to del­le co­mu­ni­ca­zio­ni e i me­ta­da­ti del­le te­le­co­mu­ni­ca­zio­ni non crip­ta­ti se:

a.
le con­di­zio­ni di cui all’ar­ti­co­lo 269 ca­po­ver­si 1 e 3 so­no sod­di­sfat­te;
b.
si trat­ta di per­se­gui­re un rea­to di cui all’ar­ti­co­lo 286 ca­po­ver­so 2;
c.
le mi­su­re di sor­ve­glian­za del traf­fi­co del­le te­le­co­mu­ni­ca­zio­ni ai sen­si del­l’ar­ti­co­lo 269 già at­tua­te non han­no da­to esi­to po­si­ti­vo op­pu­re se al­tri­men­ti la sor­ve­glian­za ri­sul­te­reb­be va­na o ec­ces­si­va­men­te dif­fi­ci­le.

2 L’or­di­ne di sor­ve­glian­za del pub­bli­co mi­ni­ste­ro in­di­ca:

a.
il ti­po di da­ti ri­cer­ca­ti; e
b.
gli spa­zi non ac­ces­si­bi­li al pub­bli­co cui può es­se­re ne­ces­sa­rio ac­ce­de­re per in­tro­dur­re i pro­gram­mi in­for­ma­ti­ci spe­cia­li nel cor­ri­spon­den­te si­ste­ma di trat­ta­men­to dei da­ti.

3 I da­ti non men­zio­na­ti nel ca­po­ver­so 1 che so­no rac­col­ti me­dian­te i pro­gram­mi in­for­ma­ti­ci ci­ta­ti de­vo­no es­se­re im­me­dia­ta­men­te di­strut­ti. Le in­for­ma­zio­ni ot­te­nu­te gra­zie a ta­li da­ti non pos­so­no es­se­re uti­liz­za­te.

4 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro tie­ne una sta­ti­sti­ca di ta­li sor­ve­glian­ze. Il Con­si­glio fe­de­ra­le di­sci­pli­na i det­ta­gli.

109 In­tro­dot­to dall’all. n. II 1 del­la LF del 18 mar. 2016 sul­la sor­ve­glian­za del­la cor­ri­spon­den­za po­sta­le e del traf­fi­co del­le te­le­co­mu­ni­ca­zio­ni, in vi­go­re dal 1° mar. 2018 (RU 2018 117; FF 2013 2283).

Art. 269quater Requisiti dei programmi informatici speciali di sorveglianza del traffico delle telecomunicazioni 110

1 I pro­gram­mi in­for­ma­ti­ci spe­cia­li di sor­ve­glian­za del traf­fi­co del­le te­le­co­mu­ni­ca­zio­ni pos­so­no es­se­re im­pie­ga­ti sol­tan­to se ver­ba­liz­za­no si­ste­ma­ti­ca­men­te e in mo­do non mo­di­fi­ca­bi­le la sor­ve­glian­za. Il ver­ba­le è par­te in­te­gran­te de­gli at­ti pro­ce­du­ra­li.

2 Il tra­sfe­ri­men­to dei da­ti dal si­ste­ma di trat­ta­men­to dei da­ti sor­ve­glia­to fi­no al­l’au­to­ri­tà di per­se­gui­men­to pe­na­le com­pe­ten­te de­ve es­se­re pro­tet­to.

3 L’au­to­ri­tà di per­se­gui­men­to pe­na­le si as­si­cu­ra che il co­di­ce sor­gen­te del pro­gram­ma in­for­ma­ti­co spe­cia­le pos­sa es­se­re con­trol­la­to per ve­ri­fi­ca­re che que­st’ul­ti­mo di­spo­ne sol­tan­to del­le fun­zio­ni am­mes­se dal­la leg­ge.

110 In­tro­dot­to dall’all. n. II 1 del­la LF del 18 mar. 2016 sul­la sor­ve­glian­za del­la cor­ri­spon­den­za po­sta­le e del traf­fi­co del­le te­le­co­mu­ni­ca­zio­ni, in vi­go­re dal 1° mar. 2018 (RU 2018 117; FF 2013 2283).

Art. 270 Oggetto della sorveglianza

Pos­so­no es­se­re sor­ve­glia­ti la cor­ri­spon­den­za po­sta­le e il traf­fi­co del­le te­le­co­mu­ni­ca­zio­ni:111

a.
dell’im­pu­ta­to;
b.
di ter­zi, se sul­la ba­se di de­ter­mi­na­ti fat­ti si deb­ba pre­su­me­re che:
1.112
l’im­pu­ta­to ne uti­liz­zi l’in­di­riz­zo po­sta­le o il ser­vi­zio di te­le­co­mu­ni­ca­zio­ne, op­pu­re
2.
il ter­zo ri­ce­va de­ter­mi­na­te co­mu­ni­ca­zio­ni per l’im­pu­ta­to o tra­smet­ta ad al­tri co­mu­ni­ca­zio­ni di que­st’ul­ti­mo.

111 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. II 1 del­la LF del 18 mar. 2016 sul­la sor­ve­glian­za del­la cor­ri­spon­den­za po­sta­le e del traf­fi­co del­le te­le­co­mu­ni­ca­zio­ni, in vi­go­re dal 1° mar. 2018 (RU 2018 117; FF 2013 2283).

112 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. II 1 del­la LF del 18 mar. 2016 sul­la sor­ve­glian­za del­la cor­ri­spon­den­za po­sta­le e del traf­fi­co del­le te­le­co­mu­ni­ca­zio­ni, in vi­go­re dal 1° mar. 2018 (RU 2018 117; FF 2013 2283).

Art. 271 Salvaguardia del segreto professionale 113

1 In ca­so di sor­ve­glian­za di una per­so­na ap­par­te­nen­te a una del­le ca­te­go­rie pro­fes­sio­na­li di cui agli ar­ti­co­li 170–173, la cer­ni­ta del­le in­for­ma­zio­ni estra­nee all’og­get­to del­le in­da­gi­ni e al mo­ti­vo per cui ta­le per­so­na è po­sta sot­to sor­ve­glian­za de­ve es­se­re svol­ta sot­to la di­re­zio­ne di un giu­di­ce. La cer­ni­ta è ef­fet­tua­ta in mo­do che l’au­to­ri­tà di per­se­gui­men­to pe­na­le non ven­ga a co­no­scen­za di fat­ti co­per­ti dal se­gre­to pro­fes­sio­na­le. I da­ti scar­ta­ti de­vo­no es­se­re im­me­dia­ta­men­te di­strut­ti; non pos­so­no es­se­re uti­liz­za­ti.

2 La cer­ni­ta del­le in­for­ma­zio­ni se­con­do il ca­po­ver­so 1 non è ne­ces­sa­ria se:

a.
sus­si­ste un gra­ve so­spet­to nei con­fron­ti del­la per­so­na vin­co­la­ta dal se­gre­to pro­fes­sio­na­le; e
b.
ra­gio­ni par­ti­co­la­ri lo esi­go­no.

3 Non ap­pe­na è sta­bi­li­to che al­tre per­so­ne sor­ve­glia­te co­mu­ni­ca­no con una del­le per­so­ne men­zio­na­te ne­gli ar­ti­co­li 170–173, de­ve es­se­re ese­gui­ta, con­for­me­men­te al ca­po­ver­so 1, una cer­ni­ta del­le in­for­ma­zio­ni con­cer­nen­ti le co­mu­ni­ca­zio­ni con que­sta per­so­na. Le in­for­ma­zio­ni in me­ri­to al­le qua­li una per­so­na men­zio­na­ta ne­gli ar­ti­co­li 170–173 po­treb­be ri­fiu­tar­si di de­por­re de­vo­no es­se­re tol­te dal fa­sci­co­lo e de­vo­no es­se­re im­me­dia­ta­men­te di­strut­te; non pos­so­no es­se­re uti­liz­za­te.

113 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. II 1 del­la LF del 18 mar. 2016 sul­la sor­ve­glian­za del­la cor­ri­spon­den­za po­sta­le e del traf­fi­co del­le te­le­co­mu­ni­ca­zio­ni, in vi­go­re dal 1° mar. 2018 (RU 2018 117; FF 2013 2283).

Art. 272 Obbligo d’approvazione e autorizzazione di massima

1 La sor­ve­glian­za del­la cor­ri­spon­den­za po­sta­le e del traf­fi­co del­le te­le­co­mu­ni­ca­zio­ni sot­to­stà all’ap­pro­va­zio­ne del giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi.

2 Se dal­le in­da­gi­ni ri­sul­ta che la per­so­na da sor­ve­glia­re cam­bia in ra­pi­da suc­ces­sio­ne il ser­vi­zio di te­le­co­mu­ni­ca­zio­ne, il giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi può au­to­riz­za­re, a ti­to­lo ec­ce­zio­na­le, la sor­ve­glian­za di tut­ti i ser­vi­zi iden­ti­fi­ca­ti uti­liz­za­ti da ta­le per­so­na, sen­za nuo­va ap­pro­va­zio­ne per ogni sin­go­lo ca­so (au­to­riz­za­zio­ne di mas­si­ma).114 Ogni me­se e a sor­ve­glian­za con­clu­sa il pub­bli­co mi­ni­ste­ro pre­sen­ta un rap­por­to, per ap­pro­va­zio­ne, al giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi.

3 Se la sor­ve­glian­za di un ser­vi­zio nell’am­bi­to di un’au­to­riz­za­zio­ne di mas­si­ma ne­ces­si­ta di prov­ve­di­men­ti per la sal­va­guar­dia del se­gre­to pro­fes­sio­na­le non pre­vi­sti dall’au­to­riz­za­zio­ne me­de­si­ma, ta­le sor­ve­glian­za de­ve es­se­re sot­to­po­sta per ap­pro­va­zio­ne al giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi.115

114 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. II 1 del­la LF del 18 mar. 2016 sul­la sor­ve­glian­za del­la cor­ri­spon­den­za po­sta­le e del traf­fi­co del­le te­le­co­mu­ni­ca­zio­ni, in vi­go­re dal 1° mar. 2018 (RU 2018 117; FF 2013 2283).

115 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. II 1 del­la LF del 18 mar. 2016 sul­la sor­ve­glian­za del­la cor­ri­spon­den­za po­sta­le e del traf­fi­co del­le te­le­co­mu­ni­ca­zio­ni, in vi­go­re dal 1° mar. 2018 (RU 2018 117; FF 2013 2283).

Art. 273 Identificazione degli utenti, localizzazione e caratteristiche tecniche della corrispondenza 116

1 Se sus­si­ste il gra­ve so­spet­to che sia sta­to com­mes­so un cri­mi­ne o un de­lit­to o una con­trav­ven­zio­ne a te­no­re dell’ar­ti­co­lo 179sep­ties CP117 e se le con­di­zio­ni di cui all’ar­ti­co­lo 269 ca­po­ver­so 1 let­te­re b e c del pre­sen­te Co­di­ce so­no sod­di­sfat­te, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro può esi­ge­re che gli sia­no for­ni­ti i me­ta­da­ti del­le te­le­co­mu­ni­ca­zio­ni ai sen­si dell’ar­ti­co­lo 8 let­te­ra b del­la leg­ge fe­de­ra­le del 18 mar­zo 2016118 sul­la sor­ve­glian­za del­la cor­ri­spon­den­za po­sta­le e del traf­fi­co del­le te­le­co­mu­ni­ca­zio­ni (LSCPT) e i me­ta­da­ti po­sta­li ai sen­si dell’ar­ti­co­lo 19 ca­po­ver­so 1 let­te­ra b LSCPT re­la­ti­vi al­la per­so­na sor­ve­glia­ta.

2 L’or­di­ne di for­ni­re ta­li in­for­ma­zio­ni sot­to­stà all’ap­pro­va­zio­ne del giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi.

3 L’or­di­ne di for­ni­re le in­for­ma­zio­ni può es­se­re da­to con ef­fet­to re­troat­ti­vo fi­no a sei me­si, in­di­pen­den­te­men­te dal­la du­ra­ta del­la sor­ve­glian­za.

116 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. II 1 del­la LF del 18 mar. 2016 sul­la sor­ve­glian­za del­la cor­ri­spon­den­za po­sta­le e del traf­fi­co del­le te­le­co­mu­ni­ca­zio­ni, in vi­go­re dal 1° mar. 2018 (RU 2018 117; FF 2013 2283).

117 RS 311.0

118 RS 780.1

Art. 274 Procedura di approvazione

1 En­tro 24 ore dal mo­men­to in cui ha di­spo­sto la sor­ve­glian­za od or­di­na­to di rac­co­glie­re in­for­ma­zio­ni, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro pre­sen­ta al giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi i se­guen­ti do­cu­men­ti:

a.
l’or­di­ne di sor­ve­glian­za;
b.
la mo­ti­va­zio­ne e gli at­ti pro­ce­du­ra­li ri­le­van­ti per l’ap­pro­va­zio­ne.

2 Il giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi de­ci­de con suc­cin­ta mo­ti­va­zio­ne en­tro cin­que gior­ni dal mo­men­to in cui è sta­ta di­spo­sta la sor­ve­glian­za od or­di­na­ta la rac­col­ta d’in­for­ma­zio­ni. Può ac­cor­da­re l’ap­pro­va­zio­ne a ti­to­lo prov­vi­so­rio o vin­co­lar­la a one­ri co­me pu­re esi­ge­re un com­ple­men­to de­gli at­ti o ul­te­rio­ri chia­ri­men­ti.

3 Il giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi co­mu­ni­ca sen­za in­du­gio la de­ci­sio­ne al pub­bli­co mi­ni­ste­ro non­ché al ser­vi­zio di sor­ve­glian­za del­la cor­ri­spon­den­za po­sta­le e del traf­fi­co del­le te­le­co­mu­ni­ca­zio­ni di cui all’ar­ti­co­lo 3 LSCPT119.120

4 L’ap­pro­va­zio­ne men­zio­na espres­sa­men­te:

a.
i prov­ve­di­men­ti da pren­de­re per la sal­va­guar­dia di se­gre­ti pro­fes­sio­na­li;
b.
se è le­ci­to ac­ce­de­re a spa­zi non ac­ces­si­bi­li al pub­bli­co per in­tro­dur­re pro­gram­mi in­for­ma­ti­ci spe­cia­li nel cor­ri­spon­den­te si­ste­ma di trat­ta­men­to dei da­ti ai fi­ni del­la sor­ve­glian­za del traf­fi­co del­le te­le­co­mu­ni­ca­zio­ni.121

5 Il giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi ac­cor­da l’ap­pro­va­zio­ne per tre me­si al mas­si­mo. L’ap­pro­va­zio­ne può es­se­re pro­ro­ga­ta di vol­ta in vol­ta per un pe­rio­do di tre me­si al mas­si­mo. Se è ne­ces­sa­ria una pro­ro­ga, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro pre­sen­ta una do­man­da mo­ti­va­ta pri­ma del­la sca­den­za del­la du­ra­ta au­to­riz­za­ta.

119 RS 780.1

120 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. II 1 del­la LF del 18 mar. 2016 sul­la sor­ve­glian­za del­la cor­ri­spon­den­za po­sta­le e del traf­fi­co del­le te­le­co­mu­ni­ca­zio­ni, in vi­go­re dal 1° mar. 2018 (RU 2018 117; FF 2013 2283).

121 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. II 1 del­la LF del 18 mar. 2016 sul­la sor­ve­glian­za del­la cor­ri­spon­den­za po­sta­le e del traf­fi­co del­le te­le­co­mu­ni­ca­zio­ni, in vi­go­re dal 1° mar. 2018 (RU 2018 117; FF 2013 2283).

Art. 275 Fine della sorveglianza

1 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro po­ne fi­ne sen­za in­du­gio al­la sor­ve­glian­za se:

a.
le con­di­zio­ni non so­no più sod­di­sfat­te; o
b.
l’ap­pro­va­zio­ne o la pro­ro­ga è ri­fiu­ta­ta.

2 Nel ca­so di cui al ca­po­ver­so 1 let­te­ra a il pub­bli­co mi­ni­ste­ro co­mu­ni­ca la fi­ne del­la sor­ve­glian­za al giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi.

Art. 276 Risultati non utilizzati

1 Le re­gi­stra­zio­ni ot­te­nu­te nell’am­bi­to di una sor­ve­glian­za ap­pro­va­ta ma non ne­ces­sa­rie per il pro­ce­di­men­to pe­na­le de­vo­no es­se­re con­ser­va­te se­pa­ra­ta­men­te da­gli at­ti pro­ce­du­ra­li e de­vo­no es­se­re di­strut­te im­me­dia­ta­men­te do­po la chiu­su­ra del pro­ce­di­men­to.

2 Gli in­vii po­sta­li pos­so­no es­se­re mes­si al si­cu­ro fin­tan­to che sia ne­ces­sa­rio per il pro­ce­di­men­to pe­na­le; non ap­pe­na lo sta­to del­la pro­ce­du­ra lo con­sen­te, de­vo­no es­se­re ri­mes­si ai de­sti­na­ta­ri.

Art. 277 Utilizzabilità dei risultati provenienti da una sorveglianza non approvata

1 I do­cu­men­ti e i sup­por­ti di da­ti rac­col­ti nell’am­bi­to di una sor­ve­glian­za non ap­pro­va­ta de­vo­no es­se­re di­strut­ti im­me­dia­ta­men­te. Gli in­vii po­sta­li de­vo­no es­se­re im­me­dia­ta­men­te ri­mes­si ai de­sti­na­ta­ri.

2 Le in­for­ma­zio­ni ot­te­nu­te me­dian­te la sor­ve­glian­za non pos­so­no es­se­re uti­liz­za­te.

Art. 278 Reperti casuali

1 Se nell’am­bi­to del­la sor­ve­glian­za so­no sco­per­ti rea­ti di­ver­si da quel­li in­di­ca­ti nel­l’or­di­ne di sor­ve­glian­za, le in­for­ma­zio­ni ot­te­nu­te pos­so­no es­se­re uti­liz­za­te con­tro l’im­pu­ta­to nel­la mi­su­ra in cui una sor­ve­glian­za avreb­be po­tu­to es­se­re di­spo­sta an­che per il per­se­gui­men­to di ta­li rea­ti.

1bis Se nell’am­bi­to di una sor­ve­glian­za di cui agli ar­ti­co­li 35 e 36 LSCPT122 so­no sco­per­ti rea­ti, le in­for­ma­zio­ni ot­te­nu­te pos­so­no es­se­re uti­liz­za­te al­le con­di­zio­ni pre­vi­ste dai ca­po­ver­si 2 e 3.123

2 Le in­for­ma­zio­ni con­cer­nen­ti rea­ti com­mes­si da una per­so­na estra­nea ai rea­ti men­zio­na­ti nell’or­di­ne di sor­ve­glian­za pos­so­no es­se­re uti­liz­za­te se le con­di­zio­ni per la sor­ve­glian­za di ta­le per­so­na so­no sod­di­sfat­te.

3 Nei ca­si di cui ai ca­po­ver­si 1, 1bis e 2 il pub­bli­co mi­ni­ste­ro di­spo­ne sen­za in­du­gio la sor­ve­glian­za e av­via la pro­ce­du­ra di ap­pro­va­zio­ne.124

4 Le re­gi­stra­zio­ni che non pos­so­no es­se­re uti­liz­za­te co­me re­per­ti ca­sua­li de­vo­no es­se­re con­ser­va­te se­pa­ra­ta­men­te da­gli at­ti pro­ce­du­ra­li e de­vo­no es­se­re di­strut­te do­po la chiu­su­ra del pro­ce­di­men­to.

5 Per la ri­cer­ca di una per­so­na pos­so­no es­se­re uti­liz­za­te tut­te le in­for­ma­zio­ni ot­te­nu­te me­dian­te la sor­ve­glian­za.

122 RS 780.1

123 In­tro­dot­to dall’all. n. II 7 del­la L del 19 mar. 2010 sull’or­ga­niz­za­zio­ne del­le au­to­ri­tà pe­na­li, (RU 20103267;FF 2008 7093). Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. II 1 del­la LF del 18 mar. 2016 sul­la sor­ve­glian­za del­la cor­ri­spon­den­za po­sta­le e del traf­fi­co del­le te­le­co­mu­ni­ca­zio­ni, in vi­go­re dal 1° mar. 2018 (RU 2018 117; FF 2013 2283).

124 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. II 7 del­la L del 19 mar. 2010 sull’or­ga­niz­za­zio­ne del­le au­to­ri­tà pe­na­li, in vi­go­re dal 1° gen. 2011 (RU 20103267;FF 2008 7093).

Art. 279 Comunicazione

1 Al più tar­di al­la chiu­su­ra del­la pro­ce­du­ra pre­li­mi­na­re il pub­bli­co mi­ni­ste­ro co­mu­ni­ca il mo­ti­vo, il ge­ne­re e la du­ra­ta del­la sor­ve­glian­za all’im­pu­ta­to sor­ve­glia­to e ai ter­zi sor­ve­glia­ti con­for­me­men­te all’ar­ti­co­lo 270 let­te­ra b.

2 Con il con­sen­so del giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi, la co­mu­ni­ca­zio­ne può es­se­re dif­fe­ri­ta o tra­la­scia­ta se:

a.
le in­for­ma­zio­ni non so­no uti­liz­za­te a sco­po pro­ba­to­rio; e
b.
il dif­fe­ri­men­to o la non co­mu­ni­ca­zio­ne so­no ne­ces­sa­ri per sal­va­guar­da­re in­te­res­si pub­bli­ci o pri­va­ti pre­pon­de­ran­ti.

3 Le per­so­ne la cui cor­ri­spon­den­za po­sta­le o il cui traf­fi­co del­le te­le­co­mu­ni­ca­zio­ni so­no sta­ti sor­ve­glia­ti op­pu­re che han­no uti­liz­za­to l’in­di­riz­zo po­sta­le o il ser­vi­zio di te­le­co­mu­ni­ca­zio­ne sor­ve­glia­to pos­so­no in­ter­por­re re­cla­mo con­for­me­men­te agli ar­ti­co­li 393–397.125 Il ter­mi­ne di re­cla­mo de­cor­re dal­la ri­ce­zio­ne del­la co­mu­ni­ca­zio­ne.

125 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. II 1 del­la LF del 18 mar. 2016 sul­la sor­ve­glian­za del­la cor­ri­spon­den­za po­sta­le e del traf­fi­co del­le te­le­co­mu­ni­ca­zio­ni, in vi­go­re dal 1° mar. 2018 (RU 2018 117; FF 2013 2283).

Sezione 2: Sorveglianza mediante apparecchi tecnici di sorveglianza

Art. 280 Scopo dell’impiego di apparecchi tecnici di sorveglianza

Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro può av­va­ler­si di ap­pa­rec­chi tec­ni­ci di sor­ve­glian­za per:

a.
in­ter­cet­ta­re o re­gi­stra­re co­mu­ni­ca­zio­ni o con­ver­sa­zio­ni pri­va­te;
b.
os­ser­va­re o re­gi­stra­re even­ti in luo­ghi pri­va­ti o non ac­ces­si­bi­li al pub­bli­co;
c.
ac­cer­ta­re do­ve si tro­va­no per­so­ne o co­se.

Art. 281 Condizioni ed esecuzione

1 L’im­pie­go di ap­pa­rec­chi tec­ni­ci di sor­ve­glian­za può es­se­re di­spo­sto sol­tan­to nei con­fron­ti dell’im­pu­ta­to.

2 Spa­zi o vei­co­li di ter­zi pos­so­no es­se­re sor­ve­glia­ti sol­tan­to se sul­la ba­se di de­ter­mi­na­ti fat­ti si deb­ba pre­su­me­re che l’im­pu­ta­to si tro­vi in ta­li spa­zi o uti­liz­zi ta­li vei­co­li.

3 L’im­pie­go di ap­pa­rec­chi tec­ni­ci di sor­ve­glian­za non può es­se­re di­spo­sto per:

a.
ri­le­va­re a sco­po pro­ba­to­rio even­ti ai qua­li l’im­pu­ta­to par­te­ci­pa du­ran­te la pri­va­zio­ne del­la li­ber­tà;
b.
sor­ve­glia­re spa­zi o vei­co­li di ter­zi ap­par­te­nen­ti a una del­le ca­te­go­rie pro­fes­sio­na­li di cui agli ar­ti­co­li 170–173.

4 Per al­tro, l’im­pie­go di ap­pa­rec­chi tec­ni­ci di sor­ve­glian­za è ret­to da­gli ar­ti­co­li 269–279.

Sezione 3: Osservazione di persone e cose

Art. 282 Condizioni

1 Nei luo­ghi ac­ces­si­bi­li al pub­bli­co, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro e, nel­la pro­ce­du­ra in­ve­sti­ga­ti­va, la po­li­zia pos­so­no far os­ser­va­re in se­gre­to per­so­ne e co­se ed ef­fet­tua­re re­gi­stra­zio­ni su sup­por­to vi­si­vo o so­no­ro se:126

a.
in ba­se a in­di­zi con­cre­ti si può ri­te­ne­re che sia sta­to com­mes­so un cri­mi­ne o un de­lit­to;
b.
al­tri­men­ti le in­da­gi­ni ri­sul­te­reb­be­ro va­ne o ec­ces­si­va­men­te dif­fi­ci­li.

2 Un’os­ser­va­zio­ne di­spo­sta dal­la po­li­zia non può pro­trar­si per più di un me­se, sal­va l’ap­pro­va­zio­ne del pub­bli­co mi­ni­ste­ro.

126 Cor­re­zio­ne del­la Com­mis­sio­ne di re­da­zio­ne dell’AF del 20 feb. 2013, pub­bli­ca­ta il 12 mar. 2013 (RU 2013 807).

Art. 283 Comunicazione

1 Al più tar­di al­la chiu­su­ra del­la pro­ce­du­ra pre­li­mi­na­re il pub­bli­co mi­ni­ste­ro co­mu­ni­ca ai di­ret­ti in­te­res­sa­ti il mo­ti­vo, il ge­ne­re e la du­ra­ta dell’os­ser­va­zio­ne.

2 La co­mu­ni­ca­zio­ne è dif­fe­ri­ta o tra­la­scia­ta se:

a.
le in­for­ma­zio­ni ot­te­nu­te non so­no uti­liz­za­te a sco­po pro­ba­to­rio; e
b.
è ne­ces­sa­rio per sal­va­guar­da­re in­te­res­si pub­bli­ci o pri­va­ti pre­pon­de­ran­ti.

Sezione 4: Sorveglianza delle relazioni bancarie

Art. 284 Principio

Per far lu­ce su cri­mi­ni o de­lit­ti, il giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi può, su ri­chie­sta del pub­bli­co mi­ni­ste­ro, di­spor­re la sor­ve­glian­za del­le re­la­zio­ni tra l’im­pu­ta­to e una ban­ca o un isti­tu­to ana­lo­go.

Art. 285 Esecuzione

1 Se ac­con­sen­te al­la ri­chie­sta, il giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi im­par­ti­sce per scrit­to al­la ban­ca o all’isti­tu­to ana­lo­go istru­zio­ni con­cer­nen­ti:

a.
le in­for­ma­zio­ni e i do­cu­men­ti da for­ni­re;
b.
i prov­ve­di­men­ti da pren­de­re per la tu­te­la del se­gre­to.

2 La ban­ca e l’isti­tu­to ana­lo­go non so­no te­nu­ti a for­ni­re in­for­ma­zio­ni o do­cu­men­ti che do­ves­se­ro com­por­ta­re ele­men­ti a lo­ro ca­ri­co ta­li da:

a.
po­ter­li ren­de­re pe­nal­men­te re­spon­sa­bi­li; op­pu­re
b.
po­ter­li ren­de­re ci­vil­men­te re­spon­sa­bi­li al­lor­quan­do l’int­eres­se al­la lo­ro pro­te­zio­ne pre­va­le su quel­lo del per­se­gui­men­to pe­na­le.

3 Le per­so­ne aven­ti di­rit­to di di­spor­re del con­to so­no suc­ces­si­va­men­te in­for­ma­te del­la sor­ve­glian­za con­for­me­men­te all’ar­ti­co­lo 279 ca­po­ver­si 1 e 2.

4 Le per­so­ne il cui traf­fi­co ban­ca­rio è sta­to sor­ve­glia­to pos­so­no in­ter­por­re re­cla­mo con­for­me­men­te agli ar­ti­co­li 393–397. Il ter­mi­ne di re­cla­mo de­cor­re dal­la ri­ce­zio­ne del­la co­mu­ni­ca­zio­ne.

Sezione 5: Inchiesta mascherata127

127 Originario avanti art. 286.

Art. 285a Definizione 128

Per in­chie­sta ma­sche­ra­ta s’in­ten­de un’ope­ra­zio­ne nel­la qua­le gli agen­ti di po­li­zia o le per­so­ne as­sun­te a ti­to­lo prov­vi­so­rio per svol­ge­re com­pi­ti di po­li­zia, con un com­por­ta­men­to in­gan­ne­vo­le e av­va­len­do­si di una fal­sa iden­ti­tà at­te­sta­ta da do­cu­men­ti (iden­ti­tà fit­ti­zia), al­lac­cia­no con­tat­ti con per­so­ne per in­stau­ra­re con es­se una re­la­zio­ne di fi­du­cia e in­fil­trar­si in un am­bien­te cri­mi­na­le al­lo sco­po di fa­re lu­ce su rea­ti par­ti­co­lar­men­te gra­vi.

128 In­tro­dot­to dal n. I del­la LF del 14 dic. 2012 sull’in­chie­sta ma­sche­ra­ta e l’in­da­gi­ne in in­co­gni­to, in vi­go­re dal 1° mag. 2013 (RU 20131051; FF 2012 49394955).

Art. 286 Condizioni

1 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro può di­spor­re un’in­chie­sta ma­sche­ra­ta se:

a.
sus­si­ste il so­spet­to che sia sta­to com­mes­so un rea­to di cui al ca­po­ver­so 2;
b.
la gra­vi­tà del rea­to giu­sti­fi­ca l’in­chie­sta ma­sche­ra­ta; e
c.
le ope­ra­zio­ni d’in­chie­sta già svol­te non han­no da­to esi­to po­si­ti­vo op­pu­re se al­tri­men­ti le in­da­gi­ni ri­sul­te­reb­be­ro va­ne o ec­ces­si­va­men­te dif­fi­ci­li.

2 L’in­chie­sta ma­sche­ra­ta può es­se­re di­spo­sta per per­se­gui­re i rea­ti di cui al­le di­spo­si­zio­ni se­guen­ti:

a.129
CP130: ar­ti­co­li 111–113, 122, 124, 129, 135, 138–140, 143 ca­po­ver­so 1, 144 ca­po­ver­so 3, 144bis nu­me­ro 1 se­con­do com­ma e nu­me­ro 2 se­con­do com­ma, 146 ca­po­ver­si 1 e 2, 147 ca­po­ver­si 1 e 2, 148, 156, 160, 182–185bis, 187, 188 nu­me­ro 1, 189 ca­po­ver­si 1 e 3, 190 ca­po­ver­si 1 e 3, 191, 192 ca­po­ver­so 1, 195, 196, 197 ca­po­ver­si 3–5, 221 ca­po­ver­si 1 e 2, 223 nu­me­ro 1, 224 ca­po­ver­so 1, 227 nu­me­ro 1 pri­mo com­ma, 228 nu­me­ro 1 pri­mo com­ma, 230bis, 231, 232 nu­me­ro 1, 233 nu­me­ro 1, 234 ca­po­ver­so 1, 237 nu­me­ro 1, 238 ca­po­ver­so 1, 240 ca­po­ver­so 1, 242, 244 ca­po­ver­so 2, 251 nu­me­ro 1, 260bis–260se­xies, 264–267, 271, 272 nu­me­ro 2, 273, 274 nu­me­ro 1 se­con­do com­ma, 301, 305bis nu­me­ro 2, 310, 322ter, 322qua­ter, 322sep­ties;
b.131
leg­ge fe­de­ra­le del 16 di­cem­bre 2005132 su­gli stra­nie­ri e la lo­ro in­te­gra­zio­ne: ar­ti­co­li 116 ca­po­ver­so 3 e 118 ca­po­ver­so 3;
c.
leg­ge fe­de­ra­le del 22 giu­gno 2001133 re­la­ti­va al­la Con­ven­zio­ne dell’Aia sul­l’ado­zio­ne e a prov­ve­di­men­ti per la pro­te­zio­ne del mi­no­re nel­le ado­zio­ni in­ter­na­zio­na­li: ar­ti­co­lo 24;
d.134
leg­ge fe­de­ra­le del 13 di­cem­bre 1996135 sul ma­te­ria­le bel­li­co: ar­ti­co­li 33 ca­po­ver­so 2 e 34–35b;
e.
leg­ge fe­de­ra­le del 21 mar­zo 2003136 sull’ener­gia nu­clea­re: ar­ti­co­li 88 ca­po­ver­si 1 e 2, 89 ca­po­ver­si 1 e 2 e 90 ca­po­ver­so 1;
f.137
leg­ge del 3 ot­to­bre 1951138 su­gli stu­pe­fa­cen­ti: ar­ti­co­li 19 ca­po­ver­so 2 e 20 ca­po­ver­so 2;
g.
leg­ge del 13 di­cem­bre 1996139 sul con­trol­lo dei be­ni a du­pli­ce im­pie­go: ar­ti­co­lo 14 ca­po­ver­so 2;
h.140
leg­ge del 17 giu­gno 2011141 sul­la pro­mo­zio­ne del­lo sport: ar­ti­co­li 22 ca­po­ver­so 2 e 25a ca­po­ver­so 3;
i.142
leg­ge del 20 giu­gno 1997143 sul­le ar­mi: ar­ti­co­lo 33 ca­po­ver­so 3;
j.144
leg­ge del 15 di­cem­bre 2000145 su­gli agen­ti te­ra­peu­ti­ci: ar­ti­co­lo 86 ca­po­ver­si 2 e 3;
k.146
leg­ge fe­de­ra­le del 29 set­tem­bre 2017147 sui gio­chi in de­na­ro: ar­ti­co­lo 130 ca­po­ver­so 2 per i rea­ti di cui all’ar­ti­co­lo 130 ca­po­ver­so 1 let­te­ra a;
l.148
leg­ge fe­de­ra­le del 25 set­tem­bre 2015149 sul­le at­ti­vi­tà in­for­ma­ti­ve: ar­ti­co­lo 74 ca­po­ver­so 4.

3 Se il giu­di­zio di un rea­to che sot­to­stà al­la giu­ri­sdi­zio­ne mi­li­ta­re è de­fe­ri­to al­la giu­ri­sdi­zio­ne or­di­na­ria, l’in­chie­sta ma­sche­ra­ta può inol­tre es­se­re di­spo­sta per per­se­gui­re i rea­ti di cui all’ar­ti­co­lo 70 ca­po­ver­so 2 del­la pro­ce­du­ra pe­na­le mi­li­ta­re del 23 mar­zo 1979150.

129 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. II 3 del DF del 25 set. 2020 che ap­pro­va e tra­spo­ne nel di­rit­to sviz­ze­ro la Con­ven­zio­ne del Con­si­glio d’Eu­ro­pa per la pre­ven­zio­ne del ter­ro­ri­smo e il re­la­ti­vo Pro­to­col­lo ad­di­zio­na­le e po­ten­zia il di­spo­si­ti­vo pe­na­le con­tro il ter­ro­ri­smo e la cri­mi­na­li­tà or­ga­niz­za­ta, in vi­go­re dal 1° lug. 2021 (RU 2021360; FF 2018 5439).

130 RS 311.0

131 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. II 7 del­la L del 19 mar. 2010 sull’or­ga­niz­za­zio­ne del­le au­to­ri­tà pe­na­li, in vi­go­re dal 1° gen. 2011 (RU 20103267;FF 2008 7093).

132 RS 142.20

133 RS 211.221.31

134 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. II del­la LF del 16 mar. 2012, in vi­go­re dal 1° feb 2013 (RU 2013 295; FF 2011 5323).

135 RS 514.51

136 RS 732.1

137 Cor­re­zio­ne del­la Com­mis­sio­ne di re­da­zio­ne dell’AF del 19 set. 2011, pub­bli­ca­ta il 4 ott. 2011 (RU 2011 4487).

138 RS 812.121

139 RS 946.202

140 In­tro­dot­to dall’art. 34 n. 2 del­la L del 17 giu. 2011 sul­la pro­mo­zio­ne del­lo sport (RU 2012 3953; FF 2009 7113). Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. II 2 del­la LF del 29 set. 2017 sui gio­chi in de­na­ro, in vi­go­re dal 1° gen. 2019 (RU 2018 5103; FF 2015 6849).

141 RS 415.0

142 In­tro­dot­ta dall’all. n. II 1 del­la LF del 18 mar. 2016 sul­la sor­ve­glian­za del­la cor­ri­spon­den­za po­sta­le e del traf­fi­co del­le te­le­co­mu­ni­ca­zio­ni, in vi­go­re dal 1° mar. 2018 (RU 2018 117; FF 2013 2283).

143 RS 514.54

144 In­tro­dot­ta dall’all. n. 1 del DF del 29 set. 2017 (Con­ven­zio­ne Me­di­cri­me), in vi­go­re dal 1° gen. 2019 (RU 2018 4771; FF 2017 2749).

145 RS 812.21

146 In­tro­dot­ta dall’all. n. II 2 del­la LF del 29 set. 2017 sui gio­chi in de­na­ro, in vi­go­re dal 1° gen. 2019 (RU 2018 5103; FF 2015 6849).

147 RS 935.51

148 In­tro­dot­ta dall’all. n. II 3 del DF del 25 set. 2020 che ap­pro­va e tra­spo­ne nel di­rit­to sviz­ze­ro la Con­ven­zio­ne del Con­si­glio d’Eu­ro­pa per la pre­ven­zio­ne del ter­ro­ri­smo e il re­la­ti­vo Pro­to­col­lo ad­di­zio­na­le e po­ten­zia il di­spo­si­ti­vo pe­na­le con­tro il ter­ro­ri­smo e la cri­mi­na­li­tà or­ga­niz­za­ta, in vi­go­re dal 1° lug. 2021 (RU 2021360; FF 2018 5439).

149 RS 121

150 RS 322.1

Art. 287 Requisiti degli agenti infiltrati

1 Pos­so­no es­se­re im­pie­ga­ti qua­li agen­ti in­fil­tra­ti:

a.
i mem­bri di un cor­po di po­li­zia sviz­ze­ro o stra­nie­ro;
b.
le per­so­ne as­sun­te a ti­to­lo prov­vi­so­rio al fi­ne di svol­ge­re com­pi­ti di po­li­zia, an­che se pri­ve di for­ma­zio­ne pro­fes­sio­na­le in ma­te­ria di po­li­zia.

2 Qua­li per­so­ne di con­tat­to pos­so­no es­se­re im­pie­ga­ti sol­tan­to mem­bri di un cor­po di po­li­zia.

3 Se qua­le agen­te in­fil­tra­to è im­pie­ga­to un mem­bro di un cor­po di po­li­zia stra­nie­ro, egli è di re­go­la istrui­to dal­la sua usua­le per­so­na di con­tat­to.

Art. 288 Identità fittizia e garanzia dell’anonimato

1 La po­li­zia as­se­gna un’iden­ti­tà fit­ti­zia all’agen­te in­fil­tra­to.151

2 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro può ga­ran­ti­re all’agen­te in­fil­tra­to che non ri­ve­le­rà la sua ve­ra iden­ti­tà nem­me­no nell’am­bi­to di un pro­ce­di­men­to giu­di­zia­rio in cui que­sti com­pa­ia co­me per­so­na in­for­ma­ta sui fat­ti o co­me te­sti­mo­ne.

3 Se l’agen­te in­fil­tra­to ha com­mes­so un rea­to nel cor­so dell’in­ter­ven­to, il giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi de­ci­de sot­to qua­le iden­ti­tà si svol­ge il pro­ce­di­men­to pe­na­le.

151 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I del­la LF del 14 dic. 2012 sull’in­chie­sta ma­sche­ra­ta e l’in­da­gi­ne in in­co­gni­to, in vi­go­re dal 1° mag. 2013 (RU 20131051; FF 2012 49394955).

Art. 289 Procedura di approvazione

1 L’in­ter­ven­to di agen­ti in­fil­tra­ti sot­to­stà all’ap­pro­va­zio­ne del giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi.

2 En­tro 24 ore dal mo­men­to in cui ha di­spo­sto l’in­chie­sta ma­sche­ra­ta il pub­bli­co mi­ni­ste­ro pre­sen­ta al giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi i se­guen­ti do­cu­men­ti:

a.
l’or­di­ne con il qua­le ha di­spo­sto l’in­chie­sta ma­sche­ra­ta;
b.
la mo­ti­va­zio­ne e gli at­ti pro­ce­du­ra­li es­sen­zia­li per l’ap­pro­va­zio­ne.

3 Il giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi de­ci­de con suc­cin­ta mo­ti­va­zio­ne en­tro cin­que gior­ni dal mo­men­to in cui è sta­ta di­spo­sta l’in­chie­sta ma­sche­ra­ta. Può ac­cor­da­re l’ap­pro­va­zio­ne a ti­to­lo prov­vi­so­rio o vin­co­lar­la a one­ri co­me pu­re esi­ge­re un com­ple­men­to de­gli at­ti o ul­te­rio­ri chia­ri­men­ti.

4 L’ap­pro­va­zio­ne men­zio­na espres­sa­men­te se è con­sen­ti­to:

a.
al­le­sti­re o al­te­ra­re do­cu­men­ti per co­sti­tui­re o con­ser­va­re un’iden­ti­tà fit­ti­zia;
b.
ga­ran­ti­re l’ano­ni­ma­to;
c.
im­pie­ga­re per­so­ne pri­ve di for­ma­zio­ne pro­fes­sio­na­le in ma­te­ria di po­li­zia.

5 L’ap­pro­va­zio­ne è ac­cor­da­ta per 12 me­si al mas­si­mo. Può es­se­re pro­ro­ga­ta di vol­­ta in vol­ta per un pe­rio­do di sei me­si al mas­si­mo. Se è ne­ces­sa­ria una pro­ro­ga, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro pre­sen­ta una do­man­da mo­ti­va­ta pri­ma del­la sca­den­za del­la du­ra­ta au­to­riz­za­ta.

6 Se l’ap­pro­va­zio­ne vie­ne ne­ga­ta o non è sta­ta chie­sta, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro po­ne fi­ne sen­za in­du­gio all’in­ter­ven­to. Tut­te le re­gi­stra­zio­ni de­vo­no es­se­re im­me­dia­ta­men­te di­strut­te. Le in­for­ma­zio­ni ot­te­nu­te me­dian­te l’in­chie­sta ma­sche­ra­ta non pos­so­no es­se­re uti­liz­za­te.

Art. 290 Istruzioni prima dell’intervento

Pri­ma dell’in­ter­ven­to il pub­bli­co mi­ni­ste­ro istrui­sce la per­so­na di con­tat­to non­ché l’agen­te in­fil­tra­to.

Art. 291 Persona di contatto

1 Per tut­ta la du­ra­ta dell’in­ter­ven­to la per­so­na di con­tat­to ha il po­te­re di im­par­ti­re di­ret­ta­men­te istru­zio­ni all’agen­te in­fil­tra­to. Du­ran­te l’in­ter­ven­to il col­le­ga­men­to tra il pub­bli­co mi­ni­ste­ro e l’agen­te in­fil­tra­to av­vie­ne esclu­si­va­men­te per il tra­mi­te del­la per­so­na di con­tat­to.

2 La per­so­na di con­tat­to ha in par­ti­co­la­re i com­pi­ti se­guen­ti:

a.
istrui­re in det­ta­glio e in mo­do con­ti­nua­to l’agen­te in­fil­tra­to sul suo in­ter­ven­to, sul­le sue at­tri­bu­zio­ni e sull’uti­liz­za­zio­ne dell’iden­ti­tà fit­ti­zia;
b.
di­ri­ge­re e as­si­ste­re l’agen­te in­fil­tra­to e va­lu­ta­re co­stan­te­men­te i ri­schi;
c.
re­gi­stra­re per scrit­to i rap­por­ti for­ni­ti oral­men­te dall’agen­te in­fil­tra­to e ge­sti­re un fa­sci­co­lo com­ple­to sull’in­ter­ven­to;
d.
in­for­ma­re re­go­lar­men­te e com­piu­ta­men­te il pub­bli­co mi­ni­ste­ro in me­ri­to all’in­ter­ven­to.

Art. 292 Obblighi dell’agente infiltrato

1 L’agen­te in­fil­tra­to svol­ge l’in­ter­ven­to at­te­nen­do­si al­le istru­zio­ni ri­ce­vu­te.

2 Pre­sen­ta re­go­lar­men­te al­la per­so­na di con­tat­to un ren­di­con­to com­ple­to con­cer­nen­te la sua at­ti­vi­tà e i suoi ac­cer­ta­men­ti.

Art. 293 Limiti dell’intervento

1 L’agen­te in­fil­tra­to non de­ve ali­men­ta­re la pro­pen­sio­ne a de­lin­que­re o in­dur­re a com­met­te­re rea­ti più gra­vi. Il suo in­ter­ven­to de­ve li­mi­tar­si al­la con­cre­tiz­za­zio­ne del­la già pre­sen­te de­ter­mi­na­zio­ne a com­met­te­re il rea­to.

2 L’at­ti­vi­tà dell’agen­te in­fil­tra­to de­ve in­ci­de­re sol­tan­to su­bor­di­na­ta­men­te sul­la de­ter­mi­na­zio­ne a com­met­te­re un rea­to con­cre­to.

3 Se ne­ces­sa­rio, l’agen­te in­fil­tra­to è au­to­riz­za­to a ef­fet­tua­re ac­qui­sti di pro­va in vi­sta del­la tran­sa­zio­ne prin­ci­pa­le e a do­cu­men­ta­re con mez­zi ade­gua­ti la sua ca­pa­ci­tà eco­no­mi­ca.

4 Se l’agen­te in­fil­tra­to ol­tre­pas­sa i li­mi­ti dell’in­flus­so che gli è con­sen­ti­to di eser­ci­ta­re, il giu­di­ce ne tie­ne ade­gua­ta­men­te con­to nel­la com­mi­su­ra­zio­ne del­la pe­na per la per­so­na in­fluen­za­ta o pre­scin­de dal­la pu­ni­zio­ne.

Art. 294 Intervento in occasione del perseguimento di reati contro la legge sugli stupefacenti

L’agen­te in­fil­tra­to che agi­sce nell’am­bi­to di un’in­chie­sta ma­sche­ra­ta ap­pro­va­ta non è pu­ni­bi­le se­con­do gli ar­ti­co­li 19 e 20–22 del­la leg­ge del 3 ot­to­bre 1951152 su­gli stu­pe­fa­cen­ti.

Art. 295 Importi necessari alla conclusione di una transazione fittizia

1 Su ri­chie­sta del pub­bli­co mi­ni­ste­ro, la Con­fe­de­ra­zio­ne può met­te­re a di­spo­si­zio­ne, per il tra­mi­te del­la Ban­ca na­zio­na­le, gli im­por­ti ne­ces­sa­ri al­la con­clu­sio­ne di una tran­sa­zio­ne fit­ti­zia o al­la di­mo­stra­zio­ne del­la ca­pa­ci­tà eco­no­mi­ca dell’agen­te in­fil­tra­to, nel­la quan­ti­tà e se­con­do le mo­da­li­tà de­si­de­ra­te.

2 La ri­chie­sta, cor­re­da­ta di una bre­ve de­scri­zio­ne dei fat­ti, de­ve es­se­re pre­sen­ta­ta all’Uf­fi­cio fe­de­ra­le di po­li­zia.

3 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro pren­de le ne­ces­sa­rie mi­su­re vol­te a pro­teg­ge­re il de­na­ro mes­so a di­spo­si­zio­ne. In ca­so di per­di­ta, ri­spon­de la Con­fe­de­ra­zio­ne o il Can­to­ne da cui di­pen­de il pub­bli­co mi­ni­ste­ro.

Art. 296 Reperti casuali

1 Le in­for­ma­zio­ni ot­te­nu­te nell’am­bi­to di un’in­chie­sta ma­sche­ra­ta con­cer­nen­ti un rea­to di­ver­so da quel­li pre­vi­sti nell’or­di­ne d’in­chie­sta pos­so­no es­se­re uti­liz­za­te se per far lu­ce su ta­le rea­to si sa­reb­be po­tu­to di­spor­re un’in­chie­sta ma­sche­ra­ta.

2 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro di­spo­ne sen­za in­du­gio l’in­chie­sta ma­sche­ra­ta e av­via la pro­ce­du­ra di ap­pro­va­zio­ne.

Art. 297 Fine dell’intervento

1 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro po­ne fi­ne sen­za in­du­gio all’in­ter­ven­to se:

a.
le con­di­zio­ni non so­no più sod­di­sfat­te;
b.
l’ap­pro­va­zio­ne o la pro­ro­ga è ri­fiu­ta­ta; o
c.
l’agen­te in­fil­tra­to o la per­so­na di con­tat­to non si at­tie­ne al­le istru­zio­ni op­pu­re non ri­spet­ta i suoi ob­bli­ghi in qual­si­vo­glia al­tra ma­nie­ra, se­gna­ta­men­te for­ni­sce scien­te­men­te fal­se in­for­ma­zio­ni al pub­bli­co mi­ni­ste­ro.

2 Nei ca­si di cui al ca­po­ver­so 1 let­te­re a e c il pub­bli­co mi­ni­ste­ro co­mu­ni­ca la fi­ne dell’in­ter­ven­to al giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi.

3 La fi­ne dell’in­ter­ven­to va pre­di­spo­sta in mo­do ta­le da non espor­re inu­til­men­te a pe­ri­co­lo né l’agen­te in­fil­tra­to, né ter­zi coin­vol­ti nell’in­chie­sta.

Art. 298 Comunicazione

1 Al più tar­di al­la chiu­su­ra del­la pro­ce­du­ra pre­li­mi­na­re il pub­bli­co mi­ni­ste­ro co­mu­ni­ca all’im­pu­ta­to che nei suoi con­fron­ti è sta­ta svol­ta un’in­chie­sta ma­sche­ra­ta.

2 Con il con­sen­so del giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi ta­le co­mu­ni­ca­zio­ne può es­se­re dif­fe­ri­ta o tra­la­scia­ta se:

a.
le in­for­ma­zio­ni non so­no uti­liz­za­te a sco­po pro­ba­to­rio; e
b.
è ne­ces­sa­rio per sal­va­guar­da­re in­te­res­si pub­bli­ci o pri­va­ti pre­pon­de­ran­ti.

3 Le per­so­ne nei con­fron­ti del­le qua­li è sta­ta svol­ta un’in­chie­sta ma­sche­ra­ta pos­so­no in­ter­por­re re­cla­mo con­for­me­men­te agli ar­ti­co­li 393–397. Il ter­mi­ne di re­cla­mo de­cor­re dal­la ri­ce­zio­ne del­la co­mu­ni­ca­zio­ne.

Sezione 5a: Indagine in incognito153

153 Introdotta dal n. I della LF del 14 dic. 2012 sull’inchiesta mascherata e l’indagine in incognito, in vigore dal 1° mag. 2013 (RU 20131051; FF 2012 49394955).

Art. 298a Definizione

1 Per in­da­gi­ne in in­co­gni­to s’in­ten­de un’ope­ra­zio­ne nel­la qua­le gli agen­ti di po­li­zia, nell’am­bi­to di in­ter­ven­ti di bre­ve du­ra­ta, ten­ta­no di fa­re lu­ce su cri­mi­ni e de­lit­ti ope­ran­do in mo­do ta­le da non ren­de­re ri­co­no­sci­bi­le la lo­ro ve­ra iden­ti­tà e fun­zio­ne, in par­ti­co­la­re con­clu­den­do tran­sa­zio­ni fit­ti­zie o fin­gen­do di vo­ler­ne con­clu­de­re.

2 Agli agen­ti in in­co­gni­to non è as­se­gna­ta al­cu­na iden­ti­tà fit­ti­zia ai sen­si dell’ar­ti­co­lo 285a. La lo­ro ve­ra iden­ti­tà e fun­zio­ne fi­gu­ra­no ne­gli at­ti pro­ce­du­ra­li e so­no re­se no­te in oc­ca­sio­ne de­gli in­ter­ro­ga­to­ri.

Art. 298b Condizioni

1 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro e, nel­la pro­ce­du­ra in­ve­sti­ga­ti­va, la po­li­zia pos­so­no di­spor­re in­da­gi­ni in in­co­gni­to se:

a.
sus­si­ste il so­spet­to che sia sta­to com­mes­so un cri­mi­ne o un de­lit­to; e
b.
le ope­ra­zio­ni d’in­da­gi­ne o d’in­chie­sta già svol­te non han­no da­to esi­to po­si­ti­vo op­pu­re se al­tri­men­ti le in­da­gi­ni ri­sul­te­reb­be­ro va­ne o ec­ces­si­va­men­te dif­fi­ci­li.

2 Le in­da­gi­ni in in­co­gni­to di­spo­ste dal­la po­li­zia non pos­so­no pro­trar­si per più di un me­se, sal­va l’ap­pro­va­zio­ne del pub­bli­co mi­ni­ste­ro.

Art. 298c Requisiti degli agenti in incognito ed esecuzione

1 Ai re­qui­si­ti de­gli agen­ti in in­co­gni­to si ap­pli­ca per ana­lo­gia l’ar­ti­co­lo 287. L’im­pie­go di per­so­ne se­con­do l’ar­ti­co­lo 287 ca­po­ver­so 1 let­te­ra b è esclu­so.

2 Al­la fun­zio­ne, ai com­pi­ti e agli ob­bli­ghi de­gli agen­ti in in­co­gni­to e del­le per­so­ne di con­tat­to si ap­pli­ca­no per ana­lo­gia gli ar­ti­co­li 291–294.

Art. 298d Fine e comunicazione

1 La po­li­zia o il pub­bli­co mi­ni­ste­ro che le ha or­di­na­te po­ne fi­ne sen­za in­du­gio al­le in­da­gi­ni in in­co­gni­to se:

a.
le con­di­zio­ni non so­no più sod­di­sfat­te;
b.
il pub­bli­co mi­ni­ste­ro ri­fiu­ta di ap­pro­va­re la con­ti­nua­zio­ne del­le in­da­gi­ni di­spo­ste dal­la po­li­zia; o
c.
l’agen­te in in­co­gni­to o la per­so­na di con­tat­to non si at­tie­ne al­le istru­zio­ni op­pu­re non ri­spet­ta i pro­pri ob­bli­ghi in qual­si­vo­glia al­tra ma­nie­ra, se­gna­ta­men­te for­ni­sce scien­te­men­te fal­se in­for­ma­zio­ni al pub­bli­co mi­ni­ste­ro o cer­ca di in­fluen­za­re in mo­do il­le­ci­to la per­so­na og­get­to del­le in­da­gi­ni.

2 La po­li­zia co­mu­ni­ca al pub­bli­co mi­ni­ste­ro la fi­ne del­le in­da­gi­ni in in­co­gni­to.

3 La fi­ne dell’in­ter­ven­to va pre­di­spo­sta in mo­do ta­le da non espor­re inu­til­men­te a pe­ri­co­lo l’agen­te in in­co­gni­to.

4 Al­la co­mu­ni­ca­zio­ne del­le in­da­gi­ni in in­co­gni­to si ap­pli­ca per ana­lo­gia l’ar­ti­co­lo 298 ca­po­ver­si 1 e 3.

Titolo sesto: Procedura preliminare

Capitolo 1: Disposizioni generali

Art. 299 Definizione e scopo

1 La pro­ce­du­ra pre­li­mi­na­re con­sta del­la pro­ce­du­ra in­ve­sti­ga­ti­va del­la po­li­zia e del­l’istru­zio­ne da par­te del pub­bli­co mi­ni­ste­ro.

2 Qua­lo­ra sus­si­sta­no in­di­zi di rea­to, nel­la pro­ce­du­ra pre­li­mi­na­re so­no com­piu­ti ac­cer­ta­men­ti e rac­col­te pro­ve per de­ter­mi­na­re se nei con­fron­ti dell’im­pu­ta­to:

a.
de­ve es­se­re emes­so un de­cre­to d’ac­cu­sa;
b.
de­ve es­se­re pro­mos­sa l’ac­cu­sa;
c.
de­ve es­se­re ab­ban­do­na­to il pro­ce­di­men­to.

Art. 300 Avvio della procedura preliminare

1 La pro­ce­du­ra pre­li­mi­na­re è av­via­ta me­dian­te:

a.
l’at­ti­vi­tà in­ve­sti­ga­ti­va del­la po­li­zia;
b.
l’aper­tu­ra dell’istru­zio­ne da par­te del pub­bli­co mi­ni­ste­ro.

2 L’av­vio del­la pro­ce­du­ra pre­li­mi­na­re non è im­pu­gna­bi­le, ec­cet­to che l’im­pu­ta­to in­vo­chi una vio­la­zio­ne del di­vie­to di un se­con­do pro­ce­di­men­to.

Art. 301 Diritto di denuncia

1 Ognu­no ha il di­rit­to di de­nun­cia­re per scrit­to od oral­men­te un rea­to a un’au­to­ri­tà di per­se­gui­men­to pe­na­le.

2 Su ri­chie­sta, l’au­to­ri­tà di per­se­gui­men­to pe­na­le co­mu­ni­ca al de­nun­cian­te se è av­via­to un pro­ce­di­men­to pe­na­le e co­me lo stes­so vie­ne esple­ta­to.

3 Il de­nun­cian­te che non sia né dan­neg­gia­to né ac­cu­sa­to­re pri­va­to non di­spo­ne di al­tri di­rit­ti pro­ce­du­ra­li.

Art. 302 Obbligo di denuncia

1 Se non so­no es­se stes­se com­pe­ten­ti per il per­se­gui­men­to, le au­to­ri­tà pe­na­li so­no te­nu­te a de­nun­cia­re al­le au­to­ri­tà com­pe­ten­ti i rea­ti che han­no con­sta­ta­to o che so­no sta­ti lo­ro se­gna­la­ti nell’am­bi­to del­la lo­ro at­ti­vi­tà uf­fi­cia­le.

2 La Con­fe­de­ra­zio­ne e i Can­to­ni di­sci­pli­na­no l’ob­bli­go di de­nun­cia dei mem­bri del­le al­tre au­to­ri­tà.

3 L’ob­bli­go di de­nun­cia non con­cer­ne le per­so­ne che han­no fa­col­tà di non ri­spon­de­re o di non de­por­re con­for­me­men­te agli ar­ti­co­li 113 ca­po­ver­so 1, 168, 169 e 180 ca­po­ver­so 1.

Art. 303 Reati perseguibili a querela di parte o previa autorizzazione

1 Per i rea­ti per­se­gui­bi­li sol­tan­to a que­re­la di par­te o pre­via au­to­riz­za­zio­ne, la pro­ce­du­ra pre­li­mi­na­re è av­via­ta uni­ca­men­te se è spor­ta que­re­la o se è con­ces­sa l’au­to­riz­za­zio­ne.

2 L’au­to­ri­tà com­pe­ten­te può adot­ta­re an­che pri­ma le mi­su­re con­ser­va­ti­ve in­dif­fe­ri­bi­li.

Art. 304 Forma della querela

1 La que­re­la de­ve es­se­re pre­sen­ta­ta al­la po­li­zia, al pub­bli­co mi­ni­ste­ro o all’au­to­ri­tà pe­na­le del­le con­trav­ven­zio­ni, per scrit­to op­pu­re oral­men­te a ver­ba­le.

2 An­che la ri­nun­cia al­la que­re­la e il suo ri­ti­ro ri­chie­do­no la for­ma scrit­ta o la for­ma ora­le a ver­ba­le.

Art. 305 Informazione della vittima e annuncio dei casi 154155

1 Du­ran­te il pri­mo in­ter­ro­ga­to­rio la po­li­zia e il pub­bli­co mi­ni­ste­ro in­for­ma­no com­piu­ta­men­te la vit­ti­ma in me­ri­to ai suoi di­rit­ti e ob­bli­ghi nel pro­ce­di­men­to pe­na­le.

2 Nel­la stes­sa oc­ca­sio­ne la po­li­zia e il pub­bli­co mi­ni­ste­ro in­for­ma­no inol­tre la vit­ti­ma in me­ri­to a:156

a.
l’in­di­riz­zo e i com­pi­ti dei con­sul­to­ri per le vit­ti­me di rea­ti;
b.
la pos­si­bi­li­tà di chie­de­re di­ver­se pre­sta­zio­ni dell’aiu­to al­le vit­ti­me;
c.
il ter­mi­ne per la pre­sen­ta­zio­ne di una do­man­da d’in­den­niz­zo e di ri­pa­ra­zio­ne mo­ra­le;
d.157
il di­rit­to di cui all’ar­ti­co­lo 92a CP di chie­de­re di es­se­re in­for­ma­ta sul­le de­ci­sio­ni e i fat­ti re­la­ti­vi all’ese­cu­zio­ne di una pe­na o di una mi­su­ra a ca­ri­co del con­dan­na­to.

3 La po­li­zia e il pub­bli­co mi­ni­ste­ro tra­smet­to­no a un con­sul­to­rio il no­me e l’in­di­riz­zo del­la vit­ti­ma se que­st’ul­ti­ma vi ac­con­sen­te.

4 I ca­po­ver­si 1–3 si ap­pli­ca­no per ana­lo­gia ai con­giun­ti del­la vit­ti­ma.

5 L’os­ser­van­za del­le di­spo­si­zio­ni del pre­sen­te ar­ti­co­lo de­ve es­se­re mes­sa a ver­ba­le.

154 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. II 7 del­la L del 19 mar. 2010 sull’or­ga­niz­za­zio­ne del­le au­to­ri­tà pe­na­li, in vi­go­re dal 1° gen. 2011 (RU 20103267;FF 2008 7093).

155 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I 3 del­la LF del 26 set. 2014 sul di­rit­to d’in­for­ma­zio­ne del­le vit­ti­me di rea­ti, in vi­go­re dal 1° gen. 2016 (RU 2015 1623; FF 2014 833855).

156 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I 3 del­la LF del 26 set. 2014 sul di­rit­to d’in­for­ma­zio­ne del­le vit­ti­me di rea­ti, in vi­go­re dal 1° gen. 2016 (RU 2015 1623; FF 2014 833855).

157 In­tro­dot­ta dal n. I 3 del­la LF del 26 set. 2014 sul di­rit­to d’in­for­ma­zio­ne del­le vit­ti­me di rea­ti, in vi­go­re dal 1° gen. 2016 (RU 2015 1623; FF 2014 833855).

Capitolo 2: Procedura investigativa della polizia

Art. 306 Compiti della polizia

1 Du­ran­te la pro­ce­du­ra in­ve­sti­ga­ti­va la po­li­zia ac­cer­ta i fat­ti pe­nal­men­te ri­le­van­ti sul­la ba­se di de­nun­ce, man­da­ti del pub­bli­co mi­ni­ste­ro o pro­pri ac­cer­ta­men­ti.

2 La po­li­zia de­ve se­gna­ta­men­te:

a.
as­si­cu­ra­re e va­lu­ta­re trac­ce e pro­ve;
b.
in­di­vi­dua­re e in­ter­ro­ga­re i dan­neg­gia­ti e gli in­di­zia­ti di rea­to;
c.
se del ca­so, fer­ma­re e ar­re­sta­re op­pu­re ri­cer­ca­re gli in­di­zia­ti di rea­to.

3 Du­ran­te la sua at­ti­vi­tà la po­li­zia si at­tie­ne al­le pre­scri­zio­ni in ma­te­ria di istru­zio­ne, mez­zi di pro­va e prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi; so­no fat­te sal­ve le di­spo­si­zio­ni spe­cia­li del pre­sen­te Co­di­ce.

Art. 307 Collaborazione con il pubblico ministero

1 La po­li­zia in­for­ma sen­za in­du­gio il pub­bli­co mi­ni­ste­ro in me­ri­to a rea­ti gra­vi non­ché ad al­tri even­ti ri­le­van­ti. I pub­bli­ci mi­ni­ste­ri di Con­fe­de­ra­zio­ne e Can­to­ni pos­so­no ema­na­re istru­zio­ni det­ta­glia­te con­cer­nen­ti ta­le ob­bli­go d’in­for­ma­zio­ne.

2 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro può in ogni tem­po im­par­ti­re istru­zio­ni e con­fe­ri­re man­da­ti al­la po­li­zia o avo­ca­re a sé il pro­ce­di­men­to. Nei ca­si di cui al ca­po­ver­so 1, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro pro­ce­de per­so­nal­men­te, se pos­si­bi­le, ai pri­mi in­ter­ro­ga­to­ri so­stan­zia­li.

3 La po­li­zia an­no­ta di vol­ta in vol­ta in rap­por­ti scrit­ti gli ac­cer­ta­men­ti da es­sa com­piu­ti e le mi­su­re da es­sa adot­ta­te e, do­po la con­clu­sio­ne del­le in­da­gi­ni, li tra­smet­te im­me­dia­ta­men­te al pub­bli­co mi­ni­ste­ro uni­ta­men­te al­le de­nun­ce, ai ver­ba­li, agli al­tri at­ti non­ché agli og­get­ti e ai va­lo­ri pa­tri­mo­nia­li mes­si al si­cu­ro.

4 La po­li­zia può pre­scin­de­re dal­la ste­su­ra di un rap­por­to se:

a.
non vi è ma­ni­fe­sta­men­te al­cun mo­ti­vo che il pub­bli­co mi­ni­ste­ro in­tra­pren­da al­tri pas­si pro­ce­du­ra­li; e
b.
non so­no sta­ti pre­si prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi o non so­no sta­ti com­piu­ti al­tri at­ti d’in­da­gi­ne for­ma­liz­za­ti.

Capitolo 3: Istruzione da parte del pubblico ministero

Sezione 1: Compiti del pubblico ministero

Art. 308 Definizione e scopo dell’istruzione

1 Nell’am­bi­to dell’istru­zio­ne, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro ac­cer­ta i fat­ti e ne de­ter­mi­na le con­se­guen­ze giu­ri­di­che in mo­do ta­le da po­ter chiu­de­re la pro­ce­du­ra pre­li­mi­na­re.

2 Se si pro­spet­ta la pro­mo­zio­ne dell’ac­cu­sa o l’ema­na­zio­ne di un de­cre­to d’ac­cu­sa, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro ac­cer­ta an­che la si­tua­zio­ne per­so­na­le dell’im­pu­ta­to.

3 In ca­so di pro­mo­zio­ne dell’ac­cu­sa, l’istru­zio­ne de­ve for­ni­re al giu­di­ce gli ele­men­ti es­sen­zia­li per po­ter sta­tui­re sul­la col­pe­vo­lez­za e sul­la pe­na.

Art. 309 Apertura dell’istruzione

1 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro apre l’istru­zio­ne se:

a.
da in­for­ma­zio­ni o rap­por­ti del­la po­li­zia, da una de­nun­cia o da pro­pri ac­cer­ta­men­ti emer­go­no suf­fi­cien­ti in­di­zi di rea­to;
b.
di­spo­ne prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi;
c.
è sta­to in­for­ma­to dal­la po­li­zia ai sen­si dell’ar­ti­co­lo 307 ca­po­ver­so 1.

2 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro può tra­smet­te­re al­la po­li­zia, per­ché com­pia in­da­gi­ni sup­ple­men­ta­ri, i rap­por­ti e le de­nun­ce dai qua­li non emer­ga­no chia­ra­men­te in­di­zi di rea­to.

3 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro apre l’istru­zio­ne me­dian­te un de­cre­to; nel de­cre­to de­si­gna l’im­­pu­ta­to e il rea­to con­te­sta­to­gli. Il de­cre­to non va ne­ces­sa­ria­men­te mo­ti­va­to, né no­ti­fi­ca­to. Es­so non è im­pu­gna­bi­le.

4 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro ri­nun­cia ad apri­re l’istru­zio­ne se ema­na im­me­dia­ta­men­te un de­cre­to di non luo­go a pro­ce­de­re o un de­cre­to d’ac­cu­sa.

Art. 310 Decreto di non luogo a procedere

1 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro ema­na un de­cre­to di non luo­go a pro­ce­de­re non ap­pe­na, sul­la ba­se del­la de­nun­cia o del rap­por­to di po­li­zia, ac­cer­ta che:

a.
gli ele­men­ti co­sti­tu­ti­vi di rea­to o i pre­sup­po­sti pro­ces­sua­li non so­no adem­piu­ti;
b.
vi so­no im­pe­di­men­ti a pro­ce­de­re;
c.
si giu­sti­fi­ca di ri­nun­cia­re all’azio­ne pe­na­le per uno dei mo­ti­vi di cui all’ar­ti­co­lo 8.

2 Per al­tro, la pro­ce­du­ra è ret­ta dal­le di­spo­si­zio­ni sull’ab­ban­do­no del pro­ce­di­men­to.

Sezione 2: Svolgimento dell’istruzione

Art. 311 Raccolta delle prove ed estensione dell’istruzione

1 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro rac­co­glie per­so­nal­men­te le pro­ve. La Con­fe­de­ra­zio­ne e i Can­­­to­ni de­ter­mi­na­no in che mi­su­ra egli pos­sa de­le­ga­re sin­go­li at­ti istrut­to­ri ai suoi col­la­bo­ra­to­ri.

2 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro può esten­de­re l’istru­zio­ne ad al­tre per­so­ne o ad al­tri rea­ti. L’ar­ti­co­lo 309 ca­po­ver­so 3 è ap­pli­ca­bi­le.

Art. 312 Conferimento di mandati alla polizia

1 An­che do­po l’aper­tu­ra dell’istru­zio­ne, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro può in­ca­ri­ca­re la po­li­zia di svol­ge­re in­da­gi­ni sup­ple­men­ta­ri. A tal fi­ne, im­par­ti­sce man­da­ti scrit­ti o, in ca­si ur­gen­ti, ora­li, li­mi­tan­do­si a pre­ci­sa­re gli ac­cer­ta­men­ti da com­pie­re.

2 Le per­so­ne in­ter­ro­ga­te dal­la po­li­zia su in­ca­ri­co del pub­bli­co mi­ni­ste­ro han­no gli stes­si di­rit­ti pro­ce­du­ra­li che spet­te­reb­be­ro lo­ro nell’am­bi­to de­gli in­ter­ro­ga­to­ri con­dot­ti dal pub­bli­co mi­ni­ste­ro.

Art. 313 Raccolta delle prove in relazione ad azioni civili

1 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro rac­co­glie an­che le pro­ve ne­ces­sa­rie al giu­di­zio dell’azio­ne ci­vi­le, sem­pre che il pro­ce­di­men­to non ne ri­sul­ti am­plia­to o ri­tar­da­to in ma­nie­ra so­stan­zia­le.

2 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro può su­bor­di­na­re al ver­sa­men­to di un an­ti­ci­po del­le spe­se da par­te dell’ac­cu­sa­to­re pri­va­to la rac­col­ta del­le pro­ve a so­ste­gno in pri­mo luo­go dell’azio­ne ci­vi­le.

Art. 314 Sospensione

1 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro può so­spen­de­re l’istru­zio­ne in par­ti­co­la­re se:

a.
l’au­to­re o il suo luo­go di sog­gior­no non è no­to op­pu­re so­no tem­po­ra­nea­men­te da­ti al­tri im­pe­di­men­ti a pro­ce­de­re;
b.
l’esi­to del pro­ce­di­men­to pe­na­le di­pen­de da un al­tro pro­ce­di­men­to di cui ap­pa­re op­por­tu­no at­ten­de­re l’esi­to;
c.
è in cor­so una pro­ce­du­ra di con­ci­lia­zio­ne e ap­pa­re op­por­tu­no at­ten­der­ne l’esi­to;
d.
una de­ci­sio­ne di me­ri­to di­pen­de dall’evol­ver­si del­le con­se­guen­ze del rea­to.

2 Nel ca­so di cui al ca­po­ver­so 1 let­te­ra c, la so­spen­sio­ne è li­mi­ta­ta a tre me­si; può es­se­re pro­ro­ga­ta di al­tri tre me­si, ma una vol­ta so­la.

3 Pri­ma di so­spen­de­re il pro­ce­di­men­to, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro rac­co­glie le pro­ve che ri­schia­no di an­da­re per­du­te. Spic­ca un man­da­to di ri­cer­ca se l’au­to­re o il suo luo­go di sog­gior­no non è no­to.

4 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro no­ti­fi­ca la so­spen­sio­ne all’im­pu­ta­to, all’ac­cu­sa­to­re pri­va­to e al­la vit­ti­ma.

5 Per al­tro, la pro­ce­du­ra è ret­ta dal­le di­spo­si­zio­ni sull’ab­ban­do­no del pro­ce­di­men­to.

Art. 315 Riattivazione

1 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro riat­ti­va d’uf­fi­cio l’istru­zio­ne se è ve­nu­to me­no il mo­ti­vo che ne ha pro­vo­ca­to la so­spen­sio­ne.

2 La riat­ti­va­zio­ne non è im­pu­gna­bi­le.

Sezione 3: Conciliazione

Art. 316

1 Se il pro­ce­di­men­to con­cer­ne rea­ti per­se­gui­bi­li a que­re­la di par­te, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro può con­vo­ca­re il que­re­lan­te e l’im­pu­ta­to a un’udien­za di con­ci­lia­zio­ne. La man­ca­ta com­pa­ri­zio­ne del que­re­lan­te va­le qua­le ri­ti­ro del­la que­re­la.

2 Se en­tra in con­si­de­ra­zio­ne un’im­pu­ni­tà a se­gui­to di ri­pa­ra­zio­ne se­con­do l’ar­ti­co­lo 53 CP158, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro con­vo­ca il dan­neg­gia­to e l’im­pu­ta­to a un’udien­za al­lo sco­po di ot­te­ne­re la ri­pa­ra­zio­ne.

3 L’av­ve­nu­ta con­ci­lia­zio­ne è mes­sa a ver­ba­le e l’ac­cor­do è fir­ma­to da­gli in­te­res­sa­ti. Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro ab­ban­do­na quin­di il pro­ce­di­men­to.

4 Se l’im­pu­ta­to non com­pa­re all’udien­za di con­ci­lia­zio­ne di cui al ca­po­ver­so 1 o 2 op­pu­re l’udien­za ha esi­to ne­ga­ti­vo, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro apre sen­za in­du­gio l’istru­zio­ne. In ca­si mo­ti­va­ti può ob­bli­ga­re il que­re­lan­te a pre­sta­re en­tro die­ci gior­ni una cau­zio­ne per le spe­se e le in­den­ni­tà.

Sezione 4: Chiusura dell’istruzione

Art. 317 Interrogatorio finale

Se la pro­ce­du­ra pre­li­mi­na­re è as­sai este­sa e com­ples­sa, pri­ma del­la chiu­su­ra del­l’istru­zio­ne il pub­bli­co mi­ni­ste­ro sot­to­po­ne l’im­pu­ta­to a un in­ter­ro­ga­to­rio fi­na­le, in­vi­tan­do­lo a pro­nun­ciar­si in me­ri­to al­le ri­sul­tan­ze.

Art. 318 Chiusura dell’istruzione

1 Se ri­tie­ne che l’istru­zio­ne sia com­ple­ta, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro ema­na un de­cre­to d’ac­cu­sa o no­ti­fi­ca per scrit­to al­le par­ti con do­mi­ci­lio no­to l’im­mi­nen­te chiu­su­ra dell’istru­zio­ne, co­mu­ni­can­do lo­ro se in­ten­de pro­muo­ve­re l’ac­cu­sa o ab­ban­do­na­re il pro­ce­di­men­to. Nel con­tem­po, im­par­ti­sce al­le par­ti un ter­mi­ne per pre­sen­ta­re istan­ze pro­ba­to­rie.

2 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro può re­spin­ge­re un’istan­za pro­ba­to­ria sol­tan­to se vol­ta a far rac­co­glie­re pro­ve con­cer­nen­ti fat­ti ir­ri­le­van­ti, ma­ni­fe­sti, no­ti all’au­to­ri­tà pe­na­le o già com­pro­va­ti sot­to il pro­fi­lo giu­ri­di­co. La de­ci­sio­ne è emes­sa per scrit­to e suc­cin­ta­men­te mo­ti­va­ta. Le istan­ze pro­ba­to­rie re­spin­te pos­so­no es­se­re ri­pro­po­ste du­ran­te la pro­ce­du­ra di­bat­ti­men­ta­le.

3 Le co­mu­ni­ca­zio­ni di cui al ca­po­ver­so 1 e le de­ci­sio­ni di cui al ca­po­ver­so 2 non so­no im­pu­gna­bi­li.

Capitolo 4: Abbandono del procedimento e promozione dell’accusa

Sezione 1: Abbandono del procedimento

Art. 319 Motivi

1 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro di­spo­ne l’ab­ban­do­no to­ta­le o par­zia­le del pro­ce­di­men­to se:

a.
non si so­no cor­ro­bo­ra­ti in­di­zi di rea­to ta­li da giu­sti­fi­ca­re la pro­mo­zio­ne del­l’ac­cu­sa;
b.
non so­no adem­piu­ti gli ele­men­ti co­sti­tu­ti­vi di un rea­to;
c.
cau­se esi­men­ti im­pe­di­sco­no di pro­muo­ve­re l’ac­cu­sa;
d.
non pos­so­no de­fi­ni­ti­va­men­te es­se­re adem­piu­ti pre­sup­po­sti pro­ces­sua­li o so­no in­ter­ve­nu­ti im­pe­di­men­ti a pro­ce­de­re;
e.
una di­spo­si­zio­ne le­ga­le pre­ve­de la pos­si­bi­li­tà di ri­nun­cia­re all’azio­ne pe­na­le o al­la pu­ni­zio­ne.

2 A ti­to­lo ec­ce­zio­na­le, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro può pu­re ab­ban­do­na­re il pro­ce­di­men­to se:

a.
l’in­te­res­se di una vit­ti­ma che non ave­va an­co­ra 18 an­ni al mo­men­to del rea­to lo esi­ge im­pe­ra­ti­va­men­te e ta­le in­te­res­se pre­va­le ma­ni­fe­sta­men­te sull’in­te­res­se del­lo Sta­to al per­se­gui­men­to pe­na­le; e
b.
la vit­ti­ma o, qua­lo­ra la vit­ti­ma sia in­ca­pa­ce di di­scer­ni­men­to, il suo rap­pre­sen­tan­te le­ga­le vi ac­con­sen­te.

Art. 320 Decreto di abbandono

1 La for­ma e il con­te­nu­to ge­ne­ra­le del de­cre­to d’ab­ban­do­no so­no ret­ti da­gli ar­ti­co­li 80 e 81.

2 Con il de­cre­to d’ab­ban­do­no, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro re­vo­ca i prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi adot­ta­ti. Può di­spor­re la con­fi­sca di og­get­ti e va­lo­ri pa­tri­mo­nia­li.

3 Il de­cre­to d’ab­ban­do­no non si pro­nun­cia in me­ri­to al­le azio­ni ci­vi­li. L’ac­cu­sa­to­re pri­va­to può pro­por­le al fo­ro ci­vi­le non ap­pe­na il de­cre­to è pas­sa­to in giu­di­ca­to.

4 Un de­cre­to di ab­ban­do­no pas­sa­to in giu­di­ca­to equi­va­le a una de­ci­sio­ne fi­na­le as­so­lu­to­ria.

Art. 321 Notificazione

1 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro no­ti­fi­ca il de­cre­to d’ab­ban­do­no:

a.
al­le par­ti;
b.
al­la vit­ti­ma;
c.
agli al­tri par­te­ci­pan­ti al pro­ce­di­men­to di­ret­ta­men­te in­te­res­sa­ti dal de­cre­to;
d.
al­le even­tua­li al­tre au­to­ri­tà de­si­gna­te dal Can­to­ne, se han­no di­rit­to di in­ter­por­re re­cla­mo.

2 È fat­ta sal­va la ri­nun­cia espli­ci­ta da par­te di un par­te­ci­pan­te al pro­ce­di­men­to.

3 Per al­tro so­no ap­pli­ca­bi­li per ana­lo­gia gli ar­ti­co­li 84–88.

Art. 322 Approvazione e impugnazione

1 La Con­fe­de­ra­zio­ne e i Can­to­ni pos­so­no pre­ve­de­re che il de­cre­to di ab­ban­do­no deb­ba es­se­re ap­pro­va­to dal pub­bli­co mi­ni­ste­ro su­pe­rio­re o ge­ne­ra­le.

2 Le par­ti pos­so­no im­pu­gna­re en­tro die­ci gior­ni il de­cre­to di ab­ban­do­no di­nan­zi al­la giu­ri­sdi­zio­ne di re­cla­mo.

Art. 323 Riapertura

1 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro di­spo­ne la ria­per­tu­ra di un pro­ce­di­men­to con­clu­so con de­cre­to di ab­ban­do­no pas­sa­to in giu­di­ca­to se vie­ne a co­no­scen­za di nuo­vi mez­zi di pro­va o fat­ti che:

a.
chia­ma­no in cau­sa la re­spon­sa­bi­li­tà pe­na­le dell’im­pu­ta­to; e
b.
non ri­sul­ta­no da­gli at­ti del pro­ce­di­men­to ab­ban­do­na­to.

2 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro no­ti­fi­ca la ria­per­tu­ra del pro­ce­di­men­to al­le per­so­ne e al­le au­to­ri­tà cui è sta­to no­ti­fi­ca­to l’ab­ban­do­no.

Sezione 2: Promozione dell’accusa

Art. 324 Principi

1 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro pro­muo­ve l’ac­cu­sa di­nan­zi al giu­di­ce com­pe­ten­te se, al­la lu­ce del­le ri­sul­tan­ze dell’istru­zio­ne, ri­tie­ne di di­spor­re di suf­fi­cien­ti in­di­zi di rea­to e non può ema­na­re un de­cre­to d’ac­cu­sa.

2 La pro­mo­zio­ne dell’ac­cu­sa non è im­pu­gna­bi­le.

Art. 325 Contenuto dell’atto d’accusa

1 L’at­to d’ac­cu­sa in­di­ca:

a.
il luo­go e la da­ta;
b.
il pub­bli­co mi­ni­ste­ro che so­stie­ne l’ac­cu­sa;
c.
il giu­di­ce cui è in­di­riz­za­to;
d.
l’im­pu­ta­to e il suo di­fen­so­re;
e.
il dan­neg­gia­to;
f.
in mo­do quan­to pos­si­bi­le suc­cin­to, ma pre­ci­so, i fat­ti con­te­sta­ti all’im­pu­ta­to, spe­ci­fi­can­do do­ve, quan­do, co­me e con qua­li ef­fet­ti so­no sta­ti com­mes­si;
g.
le fat­ti­spe­cie pe­na­li che il pub­bli­co mi­ni­ste­ro ri­tie­ne adem­piu­te, con in­di­ca­zio­ne del­le di­spo­si­zio­ni di leg­ge ap­pli­ca­bi­li.

2 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro può pre­sen­ta­re un at­to d’ac­cu­sa al­ter­na­ti­vo o, per il ca­so in cui l’at­to d’ac­cu­sa prin­ci­pa­le ven­ga re­spin­to, un at­to d’ac­cu­sa su­bor­di­na­to.

Art. 326 Altre indicazioni e richieste

1 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro for­ni­sce al giu­di­ce le se­guen­ti in­di­ca­zio­ni e for­mu­la le se­guen­ti ri­chie­ste, pur­ché non ri­sul­ti­no già dall’at­to d’ac­cu­sa:

a.
la pre­sen­za di un ac­cu­sa­to­re pri­va­to e le sue even­tua­li pre­te­se ci­vi­li;
b.
i prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi or­di­na­ti;
c.
gli og­get­ti e i va­lo­ri pa­tri­mo­nia­li se­que­stra­ti;
d.
le spe­se d’istru­zio­ne so­ste­nu­te;
e.
l’even­tua­le istan­za di car­ce­ra­zio­ne di si­cu­rez­za;
f.
le pro­po­ste di san­zio­ne o l’an­nun­cio che ta­li pro­po­ste sa­ran­no pre­sen­ta­te in se­de di di­bat­ti­men­to;
g.
le pro­po­ste per de­ci­sio­ni giu­di­zia­rie suc­ces­si­ve;
h.
la ri­chie­sta di es­se­re con­vo­ca­to al di­bat­ti­men­to.

2 Se non so­stie­ne per­so­nal­men­te l’ac­cu­sa, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro può al­le­ga­re all’at­to d’ac­cu­sa un rap­por­to fi­na­le in cui espo­ne i fat­ti e for­ni­sce pre­ci­sa­zio­ni in me­ri­to all’ap­prez­za­men­to del­le pro­ve.

Art. 327 Notificazione dell’atto d’accusa

1 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro no­ti­fi­ca sen­za in­du­gio l’at­to d’ac­cu­sa e l’even­tua­le rap­por­to fi­na­le:

a.
all’im­pu­ta­to, se il suo luo­go di sog­gior­no è no­to;
b.
all’ac­cu­sa­to­re pri­va­to;
c.
al­la vit­ti­ma;
d.
al giu­di­ce com­pe­ten­te, uni­ta­men­te agli at­ti e agli og­get­ti e va­lo­ri pa­tri­mo­nia­li se­que­stra­ti.

2 Se chie­de che sia di­spo­sta la car­ce­ra­zio­ne di si­cu­rez­za, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro no­ti­fi­ca una co­pia dell’at­to d’ac­cu­sa, uni­ta­men­te al­la sua ri­chie­sta, an­che al giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi.

Titolo settimo: Procedura dibattimentale di primo grado

Capitolo 1: Pendenza della causa, preparazione del dibattimento e disposizioni generali sul dibattimento

Art. 328 Pendenza della causa

1 La cau­sa è pen­den­te di­nan­zi al giu­di­ce dal de­po­si­to dell’at­to d’ac­cu­sa.

2 Con la pen­den­za del­la cau­sa i po­te­ri con­cer­nen­ti il pro­ce­di­men­to pas­sa­no al giu­di­ce.

Art. 329 Esame dell’accusa; sospensione e abbandono del procedimento

1 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to esa­mi­na se:

a.
l’at­to d’ac­cu­sa e il fa­sci­co­lo so­no sta­ti al­le­sti­ti re­go­lar­men­te;
b.
i pre­sup­po­sti pro­ces­sua­li so­no adem­piu­ti;
c.
vi so­no im­pe­di­men­ti a pro­ce­de­re.

2 Se da ta­le esa­me, o suc­ces­si­va­men­te nel pro­ce­di­men­to, ri­sul­ta che non può an­co­ra es­se­re pro­nun­cia­ta una sen­ten­za, il giu­di­ce so­spen­de il pro­ce­di­men­to. Se ne­ces­sa­rio, rin­via l’ac­cu­sa al pub­bli­co mi­ni­ste­ro af­fin­ché la com­ple­ti o la ret­ti­fi­chi.

3 Il giu­di­ce de­ci­de se man­te­ne­re pen­den­te pres­so di sé una cau­sa so­spe­sa.

4 Se ri­sul­ta de­fi­ni­ti­va­men­te che non può es­se­re pro­nun­cia­ta una sen­ten­za, il giu­di­ce ab­ban­do­na il pro­ce­di­men­to do­po aver ac­cor­da­to al­le par­ti e ai ter­zi ag­gra­va­ti dal­l’ab­ban­do­no il di­rit­to di es­se­re sen­ti­ti. L’ar­ti­co­lo 320 è ap­pli­ca­bi­le per ana­lo­gia.

5 L’ab­ban­do­no ri­guar­dan­te sol­tan­to sin­go­li ca­pi d’ac­cu­sa può es­se­re pro­nun­cia­to in­sie­me con la sen­ten­za.

Art. 330 Preparazione del dibattimento

1 Se si de­ve en­tra­re nel me­ri­to dell’ac­cu­sa, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to pren­de sen­za in­du­gio le di­spo­si­zio­ni ne­ces­sa­rie per il di­bat­ti­men­to.

2 In ca­so di au­to­ri­tà giu­di­can­te col­le­gia­le, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to fa cir­co­la­re gli at­ti.

3 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to in­for­ma la vit­ti­ma sui suoi di­rit­ti, sem­pre che non lo ab­bia­no già fat­to le au­to­ri­tà di per­se­gui­men­to pe­na­le; l’ar­ti­co­lo 305 è ap­pli­ca­bi­le per ana­lo­gia.

Art. 331 Indizione del dibattimento

1 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to de­ter­mi­na qua­li pro­ve sa­ran­no as­sun­te nel di­bat­ti­men­to. Co­mu­ni­ca al­le par­ti in qua­le com­po­si­zio­ne si riu­ni­rà l’au­to­ri­tà giu­di­can­te e qua­li pro­ve do­vran­no es­se­re as­sun­te.

2 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to im­par­ti­sce nel con­tem­po al­le par­ti un ter­mi­ne per pre­sen­ta­re e mo­ti­va­re istan­ze pro­ba­to­rie; le ren­de at­ten­te al­le spe­se e in­den­ni­tà che po­treb­be­ro de­ri­va­re da istan­ze pro­ba­to­rie tar­di­ve.

3 Se re­spin­ge istan­ze pro­ba­to­rie, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to lo co­mu­ni­ca al­le par­ti con suc­cin­ta mo­ti­va­zio­ne. La reie­zio­ne di istan­ze pro­ba­to­rie non è im­pu­gna­bi­le; le istan­ze re­spin­te pos­so­no tut­ta­via es­se­re ri­pro­po­ste in se­de di di­bat­ti­men­to.

4 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to fis­sa la da­ta, l’ora e il luo­go del di­bat­ti­men­to e ci­ta a com­­pa­ri­re le par­ti, non­ché i te­sti­mo­ni, le per­so­ne in­for­ma­te sui fat­ti e i pe­ri­ti che de­vo­no es­se­re in­ter­ro­ga­ti.

5 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to de­ci­de de­fi­ni­ti­va­men­te sul­le istan­ze di rin­vio per­ve­nu­te pri­ma dell’ini­zio del di­bat­ti­men­to.

Art. 332 Udienze preliminari

1 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to può ci­ta­re le par­ti a com­pa­ri­re a un’udien­za pre­li­mi­na­re al fi­ne di re­go­la­re le que­stio­ni or­ga­niz­za­ti­ve.

2 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to può al­tre­sì ci­ta­re le par­ti a com­pa­ri­re a udien­ze di con­ci­lia­zio­ne con­for­me­men­te all’ar­ti­co­lo 316.

3 Se non è ve­ro­si­mil­men­te pos­si­bi­le as­su­me­re una pro­va nel di­bat­ti­men­to, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to può as­su­mer­la an­ti­ci­pa­ta­men­te, af­fi­da­re ta­le com­pi­to a una de­le­ga­zio­ne dell’au­to­ri­tà giu­di­can­te o, nei ca­si ur­gen­ti, al pub­bli­co mi­ni­ste­ro op­pu­re far as­su­me­re la pro­va me­dian­te as­si­sten­za giu­di­zia­ria. Al­le par­ti è da­ta l’op­por­tu­ni­tà di par­te­ci­pa­re a sif­fat­te as­sun­zio­ni di pro­ve.

Art. 333 Modifica e estensione dell’accusa ad altri reati

1 Se ri­tie­ne che i fat­ti de­scrit­ti nell’at­to d’ac­cu­sa po­treb­be­ro rea­liz­za­re un’al­tra fat­ti­spe­cie pe­na­le, sen­za pe­rò che lo stes­so sod­di­sfi i re­qui­si­ti le­ga­li, il giu­di­ce dà al pub­bli­co mi­ni­ste­ro l’op­por­tu­ni­tà di mo­di­fi­ca­re l’ac­cu­sa.

2 Se du­ran­te la pro­ce­du­ra di­bat­ti­men­ta­le si vie­ne a co­no­scen­za di al­tri rea­ti del­l’im­pu­ta­to, il giu­di­ce può con­sen­ti­re al pub­bli­co mi­ni­ste­ro di esten­de­re l’ac­cu­sa.

3 L’ac­cu­sa non può ve­ni­re este­sa se il pro­ce­di­men­to ne do­ves­se ri­sul­ta­re ol­tre­mo­do com­pli­ca­to, se ne de­ri­vas­se una di­ver­sa com­pe­ten­za giu­ri­sdi­zio­na­le o se si trat­ta di un ca­so di cor­rei­tà o di par­te­ci­pa­zio­ne. In ta­li ca­si, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro av­via una pro­ce­du­ra pre­li­mi­na­re.

4 Il giu­di­ce può fon­da­re la sua sen­ten­za su un’ac­cu­sa mo­di­fi­ca­ta o este­sa sol­tan­to se so­no sta­ti sal­va­guar­da­ti i di­rit­ti di par­te dell’im­pu­ta­to e dell’ac­cu­sa­to­re pri­va­to. A tal fi­ne in­ter­rom­pe se ne­ces­sa­rio il di­bat­ti­men­to.

Art. 334 Rimessione della causa

1 Se giun­ge al­la con­clu­sio­ne che en­tri in li­nea di con­to una pe­na o una mi­su­ra che ec­ce­de la sua com­pe­ten­za, il giu­di­ce pres­so cui è pen­den­te il pro­ce­di­men­to ri­met­te la cau­sa, al più tar­di do­po la chiu­su­ra del­le ar­rin­ghe, al giu­di­ce com­pe­ten­te. Que­sti svol­ge una pro­pria pro­ce­du­ra pro­ba­to­ria.

2 La de­ci­sio­ne di ri­mes­sio­ne del­la cau­sa non è im­pu­gna­bi­le.

Capitolo 2: Svolgimento del dibattimento

Sezione 1: Autorità giudicante e partecipanti al procedimento

Art. 335 Composizione dell’autorità giudicante

1 Du­ran­te l’in­te­ro di­bat­ti­men­to l’au­to­ri­tà giu­di­can­te si riu­ni­sce nel­la com­po­si­zio­ne pre­vi­sta dal­la leg­ge e in pre­sen­za di un can­cel­lie­re.

2 Il di­bat­ti­men­to so­spe­so per­ché un mem­bro dell’au­to­ri­tà giu­di­can­te non è più in gra­do di par­te­ci­par­vi è ri­pre­so dall’ini­zio, sal­vo che le par­ti vi ri­nun­ci­no.

3 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to può di­spor­re che un mem­bro sup­plen­te as­si­sta sin dal­l’ini­zio al­le udien­ze per so­sti­tui­re se del ca­so un mem­bro dell’au­to­ri­tà giu­di­can­te.

4 Se il giu­di­zio con­cer­ne rea­ti con­tro l’in­te­gri­tà ses­sua­le, la vit­ti­ma può esi­ge­re che l’au­to­ri­tà giu­di­can­te sia com­po­sta di al­me­no una per­so­na del suo stes­so ses­so. Di­nan­zi al giu­di­ce uni­co si può de­ro­ga­re al­la pre­sen­te di­spo­si­zio­ne se so­no coin­vol­te vit­ti­me di en­tram­bi i ses­si.

Art. 336 Imputato, difesa d’ufficio e difesa obbligatoria

1 L’im­pu­ta­to è te­nu­to a par­te­ci­pa­re per­so­nal­men­te al di­bat­ti­men­to se:

a.
il pro­ce­di­men­to con­cer­ne cri­mi­ni o de­lit­ti; o
b.
chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to lo di­spo­ne.

2 In ca­so di di­fe­sa d’uf­fi­cio od ob­bli­ga­to­ria, il di­fen­so­re è te­nu­to a par­te­ci­pa­re per­so­nal­men­te al di­bat­ti­men­to.

3 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to può di­spen­sa­re dal com­pa­ri­re per­so­nal­men­te l’im­pu­ta­to che ne fac­cia ri­chie­sta per mo­ti­vi gra­vi, sem­pre­ché la sua pre­sen­za non sia ne­ces­sa­ria.

4 Se l’im­pu­ta­to in­giu­sti­fi­ca­ta­men­te non com­pa­re, so­no ap­pli­ca­bi­li le di­spo­si­zio­ni con­­­cer­nen­ti la pro­ce­du­ra con­tu­ma­cia­le.

5 Se, in ca­so di di­fe­sa d’uf­fi­cio od ob­bli­ga­to­ria, il di­fen­so­re non com­pa­re, il di­bat­ti­men­to è ag­gior­na­to.

Art. 337 Pubblico ministero

1 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro può pre­sen­ta­re istan­ze scrit­te al giu­di­ce o com­pa­ri­re per­so­nal­men­te.

2 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro non è vin­co­la­to né dal­la qua­li­fi­ca­zio­ne giu­ri­di­ca for­mu­la­ta nell’at­to d’ac­cu­sa né dal­le ri­chie­ste ivi con­te­nu­te.

3 Se chie­de una pe­na de­ten­ti­va su­pe­rio­re a un an­no o una mi­su­ra pri­va­ti­va del­la li­ber­tà, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro so­stie­ne per­so­nal­men­te l’ac­cu­sa al di­bat­ti­men­to.

4 Se lo ri­tie­ne ne­ces­sa­rio, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to può ob­bli­ga­re il pub­bli­co mi­ni­ste­ro a so­ste­ne­re per­so­nal­men­te l’ac­cu­sa an­che in al­tri ca­si.

5 Se il pub­bli­co mi­ni­ste­ro non com­pa­re per­so­nal­men­te pur es­sen­do­vi te­nu­to, il di­bat­ti­men­to è rin­via­to.

Art. 338 Accusatore privato e terzi

1 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to può au­to­riz­za­re l’ac­cu­sa­to­re pri­va­to, a sua ri­chie­sta, a non com­pa­ri­re per­so­nal­men­te se la sua pre­sen­za non è ne­ces­sa­ria.

2 Il ter­zo toc­ca­to da una pro­po­sta di con­fi­sca è li­be­ro dal com­pa­ri­re per­so­nal­men­te.

3 Se non com­pa­re per­so­nal­men­te, l’ac­cu­sa­to­re pri­va­to o il ter­zo toc­ca­to da una pro­po­sta di con­fi­sca può far­si rap­pre­sen­ta­re o pre­sen­ta­re pro­prie ri­chie­ste scrit­te.

Sezione 2: Inizio del dibattimento

Art. 339 Apertura; questioni pregiudiziali e incidentali

1 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to apre il di­bat­ti­men­to, ren­de no­ta la com­po­si­zio­ne del­l’au­to­ri­tà giu­di­can­te e ac­cer­ta che le per­so­ne ci­ta­te a com­pa­ri­re sia­no pre­sen­ti.

2 In se­gui­to il giu­di­ce e le par­ti pos­so­no sol­le­va­re que­stio­ni pre­giu­di­zia­li con­cer­nen­ti se­gna­ta­men­te:

a.
la va­li­di­tà dell’ac­cu­sa;
b.
i pre­sup­po­sti pro­ces­sua­li;
c.
gli im­pe­di­men­ti a pro­ce­de­re;
d.
gli at­ti di cau­sa e le pro­ve rac­col­te;
e.
la pub­bli­ci­tà del di­bat­ti­men­to;
f.
la sud­di­vi­sio­ne del di­bat­ti­men­to in due par­ti.

3 Il giu­di­ce de­ci­de sen­za in­du­gio sul­le que­stio­ni pre­giu­di­zia­li do­po aver ac­cor­da­to al­le par­ti pre­sen­ti il di­rit­to di es­se­re sen­ti­te.

4 Le que­stio­ni in­ci­den­ta­li sol­le­va­te dal­le par­ti du­ran­te il di­bat­ti­men­to so­no trat­ta­te dal giu­di­ce co­me que­stio­ni pre­giu­di­zia­li.

5 Nell’am­bi­to del­la trat­ta­zio­ne del­le que­stio­ni pre­giu­di­zia­li o in­ci­den­ta­li, il giu­di­ce può ag­gior­na­re in ogni tem­po il di­bat­ti­men­to per com­ple­ta­re o far com­ple­ta­re dal pub­­bli­co mi­ni­ste­ro gli at­ti di cau­sa o le pro­ve.

Art. 340 Seguito del dibattimento

1 L’av­ve­nu­ta trat­ta­zio­ne del­le que­stio­ni pre­giu­di­zia­li ha co­me con­se­guen­za che:

a.
il di­bat­ti­men­to de­ve es­se­re por­ta­to a ter­mi­ne sen­za in­ter­ru­zio­ni inu­ti­li;
b.
l’ac­cu­sa non può più es­se­re ri­ti­ra­ta né, fat­to sal­vo l’ar­ti­co­lo 333, mo­di­fi­ca­ta;
c.
le par­ti la cui pre­sen­za è ob­bli­ga­to­ria pos­so­no ab­ban­do­na­re il luo­go del di­bat­ti­men­to sol­tan­to con il con­sen­so del giu­di­ce; se una par­te ab­ban­do­na ta­le luo­go sen­za il con­sen­so del giu­di­ce, il di­bat­ti­men­to pro­se­gue co­mun­que.

2 Trat­ta­te le even­tua­li que­stio­ni pre­giu­di­zia­li, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to co­mu­ni­ca le con­clu­sio­ni del pub­bli­co mi­ni­ste­ro, sal­vo che le par­ti vi ri­nun­ci­no.

Sezione 3: Procedura probatoria

Art. 341 Interrogatori

1 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to o un mem­bro dell’au­to­ri­tà giu­di­can­te da lui de­si­gna­to ef­fet­tua gli in­ter­ro­ga­to­ri.

2 Gli al­tri mem­bri dell’au­to­ri­tà giu­di­can­te e le par­ti pos­so­no far por­re do­man­de com­ple­ti­ve da chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to o por­le di per­so­na pre­via sua au­to­riz­za­zio­ne.

3 All’ini­zio del­la pro­ce­du­ra pro­ba­to­ria, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to in­ter­ro­ga in mo­do det­ta­glia­to l’im­pu­ta­to ri­guar­do al­la sua per­so­na, all’ac­cu­sa e al­le ri­sul­tan­ze del­la pro­ce­du­ra pre­li­mi­na­re.

Art. 342 Suddivisione del dibattimento

1 Il giu­di­ce può, d’uf­fi­cio o ad istan­za dell’im­pu­ta­to o del pub­bli­co mi­ni­ste­ro, sud­di­vi­de­re il di­bat­ti­men­to in due par­ti; in tal ca­so sta­bi­li­sce se:

a.
nel­la pri­ma par­te sa­ran­no trat­ta­te sol­tan­to le que­stio­ni con­cer­nen­ti i fat­ti e la col­pe­vo­lez­za e nel­la se­con­da le con­se­guen­ze di un re­spon­so di col­pe­vo­lez­za o di un’as­so­lu­zio­ne; o
b.
nel­la pri­ma par­te sa­ran­no trat­ta­te sol­tan­to le que­stio­ni con­cer­nen­ti i fat­ti e nel­la se­con­da quel­la del­la col­pe­vo­lez­za e le con­se­guen­ze di un re­spon­so di col­pe­vo­lez­za o di un’as­so­lu­zio­ne.

2 La de­ci­sio­ne con­cer­nen­te la sud­di­vi­sio­ne del di­bat­ti­men­to non è im­pu­gna­bi­le.

3 In ca­so di sud­di­vi­sio­ne del di­bat­ti­men­to, la si­tua­zio­ne per­so­na­le dell’im­pu­ta­to può es­se­re og­get­to del di­bat­ti­men­to sol­tan­to se il re­spon­so è di col­pe­vo­lez­za, ec­cet­to che as­su­ma ri­le­van­za ai fi­ni dell’esa­me de­gli ele­men­ti co­sti­tu­ti­vi, og­get­ti­vi o sog­get­ti­vi, del rea­to.

4 Le de­ci­sio­ni con­cer­nen­ti i fat­ti e la col­pe­vo­lez­za so­no co­mu­ni­ca­te do­po la lo­ro de­li­be­ra­zio­ne; so­no tut­ta­via im­pu­gna­bi­li sol­tan­to con l’in­te­ra sen­ten­za.

Art. 343 Assunzione delle prove

1 Il giu­di­ce pro­ce­de all’as­sun­zio­ne di nuo­ve pro­ve e a com­ple­men­ti di pro­va.

2 Prov­ve­de al­tre­sì a rias­su­me­re le pro­ve che non so­no sta­te as­sun­te re­go­lar­men­te nel­la pro­ce­du­ra pre­li­mi­na­re.

3 Prov­ve­de an­che a rias­su­me­re le pro­ve che so­no sta­te as­sun­te re­go­lar­men­te nel­la pro­­ce­du­ra pre­li­mi­na­re lad­do­ve la co­no­scen­za di­ret­ta dei mez­zi di pro­va ap­pa­ia ne­ces­sa­ria per la pro­nun­cia del­la sen­ten­za.

Art. 344 Apprezzamento giuridico divergente

Se in­ten­de sco­star­si dall’ap­prez­za­men­to giu­ri­di­co dei fat­ti for­mu­la­to dal pub­bli­co mi­ni­ste­ro nell’at­to d’ac­cu­sa, il giu­di­ce lo co­mu­ni­ca al­le par­ti pre­sen­ti dan­do lo­ro l’op­por­tu­ni­tà di pro­nun­ciar­si.

Art. 345 Chiusura della procedura probatoria

Pri­ma di chiu­de­re la pro­ce­du­ra pro­ba­to­ria il giu­di­ce of­fre al­le par­ti la pos­si­bi­li­tà di pro­por­re nuo­ve istan­ze pro­ba­to­rie.

Sezione 4: Discussione e chiusura del contraddittorio

Art. 346 Discussione

1 Chiu­sa la pro­ce­du­ra pro­ba­to­ria, le par­ti espon­go­no e mo­ti­va­no le lo­ro pro­po­ste. Si pro­ce­de al­le ar­rin­ghe nell’or­di­ne se­guen­te:

a.
pub­bli­co mi­ni­ste­ro;
b.
ac­cu­sa­to­re pri­va­to;
c.
ter­zi col­pi­ti dal­la con­fi­sca di og­get­ti pe­ri­co­lo­si o va­lo­ri pa­tri­mo­nia­li (art. 69–73 CP159);
d.
im­pu­ta­to o suo di­fen­so­re.

2 Le par­ti han­no di­rit­to a una se­con­da ar­rin­ga.

Art. 347 Chiusura del contraddittorio

1 Con­clu­se le ar­rin­ghe, l’im­pu­ta­to ha di­rit­to all’ul­ti­ma pa­ro­la.

2 In se­gui­to, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to di­chia­ra chiu­so il con­trad­dit­to­rio.

Sezione 5: Sentenza

Art. 348 Deliberazione della sentenza

1 Chiu­so il con­trad­dit­to­rio, il giu­di­ce de­li­be­ra in ca­me­ra di con­si­glio.

2 Il can­cel­lie­re par­te­ci­pa al­la de­li­be­ra­zio­ne con vo­to con­sul­ti­vo.

Art. 349 Complementi di prova

Se il ca­so non è an­co­ra ma­tu­ro per la pro­nun­cia di me­ri­to, il giu­di­ce de­ci­de di com­ple­ta­re le pro­ve e di ria­pri­re il di­bat­ti­men­to.

Art. 350 Carattere vincolante dell’accusa, elementi alla base della sentenza

1 Il giu­di­ce è vin­co­la­to ai fat­ti de­scrit­ti nell’at­to di ac­cu­sa, ma non al­la re­la­ti­va qua­li­fi­ca­zio­ne.

2 Il giu­di­ce tie­ne con­to del­le pro­ve rac­col­te nel­la pro­ce­du­ra pre­li­mi­na­re e nel­la pro­ce­du­ra di­bat­ti­men­ta­le.

Art. 351 Pronuncia e comunicazione della sentenza

1 Se è in gra­do di de­ci­de­re nel me­ri­to dell’ac­cu­sa, il giu­di­ce, con sen­ten­za, pro­nun­cia sul­la col­pe­vo­lez­za, sul­le san­zio­ni e sul­le al­tre con­se­guen­ze.

2 La sen­ten­za è pro­nun­cia­ta in tut­ti i pun­ti a mag­gio­ran­za sem­pli­ce dei mem­bri del col­le­gio giu­di­can­te. Cia­scun mem­bro del col­le­gio giu­di­can­te è te­nu­to ad espri­me­re il pro­prio vo­to.

3 Il giu­di­ce co­mu­ni­ca la sen­ten­za con­for­me­men­te al­le di­spo­si­zio­ni di cui all’ar­ti­co­lo 84.

Titolo ottavo: Procedure speciali

Capitolo 1: Procedura del decreto d’accusa, procedura penale in materia di contravvenzioni

Sezione 1: Procedura del decreto d’accusa

Art. 352 Presupposti

1 Se nell’am­bi­to del­la pro­ce­du­ra pre­li­mi­na­re i fat­ti so­no sta­ti am­mes­si dall’im­pu­ta­to op­pu­re so­no sta­ti suf­fi­cien­te­men­te chia­ri­ti, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro emet­te un de­cre­to d’ac­cu­sa qua­lo­ra, te­nu­to con­to di un’even­tua­le re­vo­ca del­la so­spen­sio­ne con­di­zio­na­le di una pe­na o di un’even­tua­le re­vo­ca del­la li­be­ra­zio­ne con­di­zio­na­le, ri­ten­ga suf­fi­cien­te una del­le se­guen­ti pe­ne:

a.
una mul­ta;
b.
una pe­na pe­cu­nia­ria non su­pe­rio­re a 180 ali­quo­te gior­na­lie­re;
c.160
...
d.
una pe­na de­ten­ti­va non su­pe­rio­re a sei me­si.

2 Cia­scu­na del­le pe­ne di cui al ca­po­ver­so 1 può es­se­re cu­mu­la­ta con una mi­su­ra di cui agli ar­ti­co­li 66 e 67e–73 CP161.162

3 Le pe­ne di cui al ca­po­ver­so 1 let­te­re b–d pos­so­no es­se­re cu­mu­la­te sem­pre che non ri­sul­ti una pe­na de­ten­ti­va com­ples­si­va su­pe­rio­re a sei me­si. Il cu­mu­lo con la mul­ta è sem­pre pos­si­bi­le.

160 Abro­ga­ta dall’all. n. 3 del­la LF del 19 giu. 2015 (Mo­di­fi­ca del­la di­sci­pli­na del­le san­zio­ni), con ef­fet­to dal 1° gen. 2018 (RU 2016 1249; FF 2012 4181).

161 RS 311.0

162 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 5 del­la LF del 20 mar. 2015 (At­tua­zio­ne dell’art. 121 cpv. 3–6 Co­st. sull’espul­sio­ne di stra­nie­ri che com­met­to­no rea­ti), in vi­go­re dal 1° ott. 2016 (RU 2016 2329; FF 2013 5163).

Art. 353 Contenuto e notificazione del decreto d’accusa

1 Nel de­cre­to d’ac­cu­sa so­no in­di­ca­ti:

a.
l’au­to­ri­tà che lo ha emes­so;
b.
l’im­pu­ta­to;
c.
i fat­ti con­te­sta­ti all’im­pu­ta­to;
d.
le fat­ti­spe­cie pe­na­li rea­liz­za­te;
e.
la san­zio­ne;
f.
la re­vo­ca, mo­ti­va­ta suc­cin­ta­men­te, dell’even­tua­le so­spen­sio­ne con­di­zio­na­le o del­la li­be­ra­zio­ne con­di­zio­na­le;
g.
le con­se­guen­ze in ma­te­ria di spe­se e in­den­ni­tà;
h.
gli og­get­ti e va­lo­ri pa­tri­mo­nia­li dis­se­que­stra­ti o con­fi­sca­ti;
i.
la pos­si­bi­li­tà di in­ter­por­re op­po­si­zio­ne e gli ef­fet­ti di una man­ca­ta op­po­si­zio­ne;
j.
il luo­go e la da­ta del­la ste­su­ra;
k.
il no­me e la fir­ma dell’esten­so­re.

2 Se l’im­pu­ta­to le ri­co­no­sce, le pre­te­se ci­vi­li dell’ac­cu­sa­to­re pri­va­to so­no an­no­ta­te nel de­cre­to d’ac­cu­sa. Le pre­te­se non ri­co­no­sciu­te so­no rin­via­te al fo­ro ci­vi­le.

3 Il de­cre­to d’ac­cu­sa è no­ti­fi­ca­to per scrit­to e sen­za in­du­gio al­le per­so­ne e au­to­ri­tà le­git­ti­ma­te a fa­re op­po­si­zio­ne.

Art. 354 Opposizione

1 Il de­cre­to d’ac­cu­sa può es­se­re im­pu­gna­to en­tro die­ci gior­ni con op­po­si­zio­ne scrit­ta al pub­bli­co mi­ni­ste­ro da:

a.
l’im­pu­ta­to;
b.
al­tri di­ret­ti in­te­res­sa­ti;
c.
il pub­bli­co mi­ni­ste­ro su­pe­rio­re o ge­ne­ra­le del­la Con­fe­de­ra­zio­ne e del Can­to­ne nel ri­spet­ti­vo pro­ce­di­men­to fe­de­ra­le o can­to­na­le.

2 Ad ec­ce­zio­ne di quel­la dell’im­pu­ta­to, l’op­po­si­zio­ne va mo­ti­va­ta.

3 Se non vi è va­li­da op­po­si­zio­ne, il de­cre­to d’ac­cu­sa di­vie­ne sen­ten­za pas­sa­ta in giu­di­ca­to.

Art. 355 Procedura in caso di opposizione

1 Se è fat­ta op­po­si­zio­ne, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro as­su­me le ul­te­rio­ri pro­ve ne­ces­sa­rie al giu­di­zio sull’op­po­si­zio­ne me­de­si­ma.

2 Se, pur es­sen­do sta­to ci­ta­to a un in­ter­ro­ga­to­rio, l’op­po­nen­te in­giu­sti­fi­ca­ta­men­te non com­pa­re, l’op­po­si­zio­ne è con­si­de­ra­ta ri­ti­ra­ta.

3 As­sun­te le pro­ve, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro de­ci­de se:

a.
con­fer­ma­re il de­cre­to d’ac­cu­sa;
b.
ab­ban­do­na­re il pro­ce­di­men­to;
c.
emet­te­re un nuo­vo de­cre­to d’ac­cu­sa;
d.
pro­muo­ve­re l’ac­cu­sa pres­so il tri­bu­na­le di pri­mo gra­do.

Art. 356 Procedura dinanzi al tribunale di primo grado

1 Se de­ci­de di con­fer­ma­re il de­cre­to d’ac­cu­sa, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro tra­smet­te sen­za in­du­gio gli at­ti al tri­bu­na­le di pri­mo gra­do af­fin­ché svol­ga la pro­ce­du­ra di­bat­ti­men­ta­le. In tal ca­so, il de­cre­to d’ac­cu­sa è con­si­de­ra­to co­me at­to d’ac­cu­sa.

2 Il tri­bu­na­le di pri­mo gra­do sta­tui­sce sul­la va­li­di­tà del de­cre­to d’ac­cu­sa e dell’op­po­si­zio­ne.

3 L’op­po­si­zio­ne può es­se­re ri­ti­ra­ta fi­no al­la con­clu­sio­ne del­le ar­rin­ghe.

4 Se l’op­po­nen­te in­giu­sti­fi­ca­ta­men­te non com­pa­re al di­bat­ti­men­to né si fa rap­pre­sen­ta­re, l’op­po­si­zio­ne è con­si­de­ra­ta ri­ti­ra­ta.

5 Se il de­cre­to d’ac­cu­sa non è va­li­do, il giu­di­ce lo an­nul­la e rin­via la cau­sa al pub­bli­co mi­ni­ste­ro af­fin­ché svol­ga una nuo­va pro­ce­du­ra pre­li­mi­na­re.

6 Se l’op­po­si­zio­ne con­te­sta sol­tan­to le spe­se e le in­den­ni­tà o al­tre con­se­guen­ze ac­ces­so­rie, il giu­di­ce pro­nun­cia in pro­ce­du­ra scrit­ta, ec­cet­to che l’op­po­nen­te chie­da espres­sa­men­te un’udien­za.

7 Se con­tro più per­so­ne so­no sta­ti emes­si de­cre­ti d’ac­cu­sa che ri­guar­da­no i me­de­si­mi fat­ti, è ap­pli­ca­bi­le per ana­lo­gia l’ar­ti­co­lo 392.

Sezione 2: Procedura penale in materia di contravvenzioni

Art. 357

1 Le au­to­ri­tà am­mi­ni­stra­ti­ve isti­tui­te per il per­se­gui­men­to e il giu­di­zio del­le con­trav­ven­zio­ni di­spon­go­no dei po­te­ri del pub­bli­co mi­ni­ste­ro.

2 La pro­ce­du­ra è ret­ta per ana­lo­gia dal­le di­spo­si­zio­ni con­cer­nen­ti il de­cre­to d’ac­cu­sa.

3 Se la fat­ti­spe­cie con­trav­ven­zio­na­le non è rea­liz­za­ta, l’au­to­ri­tà pe­na­le del­le con­trav­ven­zio­ni ab­ban­do­na il pro­ce­di­men­to con un de­cre­to suc­cin­ta­men­te mo­ti­va­to.

4 Qua­lo­ra ri­ten­ga che i fat­ti da giu­di­ca­re sia­no pu­ni­bi­li co­me cri­mi­ni o de­lit­ti, l’au­to­ri­tà pe­na­le del­le con­trav­ven­zio­ni ri­met­te il ca­so al pub­bli­co mi­ni­ste­ro.

Capitolo 2: Procedura abbreviata

Art. 358 Principi

1 Fin­tan­to che non sia pro­mos­sa l’ac­cu­sa, l’im­pu­ta­to che am­met­te i fat­ti es­sen­zia­li ai fi­ni dell’ap­prez­za­men­to giu­ri­di­co e ri­co­no­sce quan­to me­no nel­la so­stan­za le pre­te­se ci­vi­li può chie­de­re al pub­bli­co mi­ni­ste­ro che si pro­ce­da con ri­to ab­bre­via­to.

2 Il ri­to ab­bre­via­to è esclu­so se il pub­bli­co mi­ni­ste­ro chie­de una pe­na de­ten­ti­va su­pe­rio­re a cin­que an­ni.

Art. 359 Apertura della procedura

1 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro de­ci­de de­fi­ni­ti­va­men­te sull’at­tua­zio­ne del­la pro­ce­du­ra ab­bre­via­ta. Non oc­cor­re che il re­la­ti­vo de­cre­to sia mo­ti­va­to.

2 Nel co­mu­ni­ca­re al­le par­ti che si pro­ce­de­rà con ri­to ab­bre­via­to, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro im­par­ti­sce all’ac­cu­sa­to­re pri­va­to un ter­mi­ne di die­ci gior­ni per spe­ci­fi­ca­re le pre­te­se ci­vi­li e la pre­te­sa d’in­den­niz­zo per le spe­se ne­ces­sa­rie so­ste­nu­te nel pro­ce­di­men­to.

Art. 360 Atto d’accusa

1 Nell’at­to d’ac­cu­sa fi­gu­ra­no:

a.
le in­di­ca­zio­ni di cui agli ar­ti­co­li 325 e 326;
b.
l’en­ti­tà del­la pe­na;
c.
le mi­su­re;
d.
le nor­me di con­dot­ta in ca­so di con­ces­sio­ne del­la so­spen­sio­ne con­di­zio­na­le del­la pe­na;
e.
la re­vo­ca del­la so­spen­sio­ne o li­be­ra­zio­ne con­di­zio­na­le per pe­ne e mi­su­re;
f.
la li­qui­da­zio­ne del­le pre­te­se di di­rit­to ci­vi­le dell’ac­cu­sa­to­re pri­va­to;
g.
le con­se­guen­ze in ma­te­ria di spe­se e in­den­ni­tà;
h.
l’av­vi­so al­le par­ti che l’ac­cet­ta­zio­ne dell’at­to d’ac­cu­sa com­por­ta ri­nun­cia al­la pro­ce­du­ra or­di­na­ria e ai re­la­ti­vi mez­zi di ri­cor­so.

2 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro co­mu­ni­ca l’at­to d’ac­cu­sa al­le par­ti. En­tro die­ci gior­ni le par­ti de­vo­no di­chia­ra­re se ac­cet­ta­no o me­no l’at­to d’ac­cu­sa. L’ac­cet­ta­zio­ne è ir­re­vo­ca­bi­le.

3 Se, en­tro il ter­mi­ne, l’ac­cu­sa­to­re pri­va­to non di­chia­ra per scrit­to di non ac­cet­ta­re l’at­to d’ac­cu­sa, il suo si­len­zio va­le ac­cet­ta­zio­ne.

4 Se l’at­to d’ac­cu­sa è ac­cet­ta­to dal­le par­ti, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro lo tra­smet­te con il fa­sci­co­lo al tri­bu­na­le di pri­mo gra­do.

5 Se una par­te non ac­cet­ta l’at­to d’ac­cu­sa, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro svol­ge una pro­ce­du­ra pre­li­mi­na­re or­di­na­ria.

Art. 361 Dibattimento

1 Il tri­bu­na­le di pri­mo gra­do svol­ge un di­bat­ti­men­to.

2 Nel di­bat­ti­men­to il tri­bu­na­le in­ter­ro­ga l’im­pu­ta­to e ac­cer­ta se:

a.
l’im­pu­ta­to am­met­te i fat­ti su cui pog­gia l’ac­cu­sa; e
b.
l’am­mis­sio­ne dell’im­pu­ta­to con­cor­da con quan­to ri­sul­ta da­gli at­ti di cau­sa.

3 Se ne­ces­sa­rio, il tri­bu­na­le in­ter­ro­ga an­che le al­tre par­ti pre­sen­ti.

4 Non è svol­ta al­cu­na pro­ce­du­ra pro­ba­to­ria.

Art. 362 Sentenza o decisione di diniego

1 Il tri­bu­na­le di pri­mo gra­do de­ci­de li­be­ra­men­te se:

a.
nel ca­so con­cre­to la pro­ce­du­ra ab­bre­via­ta è con­for­me al di­rit­to e op­por­tu­na;
b.
l’ac­cu­sa con­cor­da con le ri­sul­tan­ze del di­bat­ti­men­to e con gli at­ti di cau­sa; e
c.
le san­zio­ni pro­po­ste so­no ade­gua­te.

2 Se so­no adem­piu­te le con­di­zio­ni del giu­di­zio con ri­to ab­bre­via­to, il tri­bu­na­le re­ce­pi­sce nel­la sen­ten­za le fat­ti­spe­cie pe­na­li, le san­zio­ni e le pre­te­se ci­vi­li fi­gu­ran­ti nel­l’at­to d’ac­cu­sa. Il fat­to che le con­di­zio­ni del­la pro­ce­du­ra ab­bre­via­ta so­no adem­piu­te è mo­ti­va­to som­ma­ria­men­te.

3 Se non so­no adem­piu­te le con­di­zio­ni del giu­di­zio con ri­to ab­bre­via­to, il tri­bu­na­le rin­via il fa­sci­co­lo al pub­bli­co mi­ni­ste­ro af­fin­ché svol­ga una pro­ce­du­ra pre­li­mi­na­re or­di­na­ria. Co­mu­ni­ca al­le par­ti, sia oral­men­te sia per scrit­to nel di­spo­si­ti­vo, la sua de­ci­sio­ne di di­nie­go del giu­di­zio con ri­to ab­bre­via­to. Ta­le de­ci­sio­ne non è im­pu­gna­bi­le.

4 Se il tri­bu­na­le ha ri­fiu­ta­to di giu­di­ca­re con ri­to ab­bre­via­to, le di­chia­ra­zio­ni fat­te dal­le par­ti in con­si­de­ra­zio­ne del ri­to ab­bre­via­to non pos­so­no es­se­re uti­liz­za­te nel­la suc­ces­si­va pro­ce­du­ra or­di­na­ria.

5 In se­con­do gra­do, la par­te che in­ter­po­ne ap­pel­lo con­tro una sen­ten­za pro­nun­cia­ta con ri­to ab­bre­via­to po­trà far va­le­re sol­tan­to di non aver ac­cet­ta­to l’at­to d’ac­cu­sa o che la sen­ten­za non cor­ri­spon­de al­lo stes­so.

Capitolo 3: Procedura in caso di decisioni giudiziarie indipendenti successive

Art. 363 Competenza

1 Per quan­to la Con­fe­de­ra­zio­ne e i Can­to­ni non di­spon­ga­no al­tri­men­ti, il giu­di­ce che ha pro­nun­cia­to la sen­ten­za di pri­mo gra­do ema­na an­che le de­ci­sio­ni in­di­pen­den­ti suc­ces­si­ve de­man­da­te a un’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria.

2 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro o l’au­to­ri­tà pe­na­le del­le con­trav­ven­zio­ni che han­no pro­nun­cia­to ri­spet­ti­va­men­te in pro­ce­du­ra di de­cre­to d’ac­cu­sa o in pro­ce­du­ra di de­cre­to pe­na­le ema­na­no an­che le de­ci­sio­ni suc­ces­si­ve.

3 La Con­fe­de­ra­zio­ne e i Can­to­ni de­ter­mi­na­no le au­to­ri­tà com­pe­ten­ti per le de­ci­sio­ni suc­ces­si­ve che non spet­ta­no al giu­di­ce.

Art. 364 Procedura

1 Per quan­to il di­rit­to fe­de­ra­le non sta­bi­li­sca al­tri­men­ti, l’au­to­ri­tà com­pe­ten­te av­via d’uf­fi­cio la pro­ce­du­ra per l’ema­na­zio­ne di una de­ci­sio­ne giu­di­zia­ria suc­ces­si­va. Tra­smet­te al giu­di­ce gli at­ti cor­ri­spon­den­ti uni­ta­men­te al­la sua ri­chie­sta.

2 Ne­gli al­tri ca­si, l’aper­tu­ra del­la pro­ce­du­ra può es­se­re ri­chie­sta con istan­za scrit­ta e mo­ti­va­ta dal con­dan­na­to o da al­tri aven­ti di­rit­to.

3 Il giu­di­ce esa­mi­na se le con­di­zio­ni per una de­ci­sio­ne giu­di­zia­ria suc­ces­si­va so­no sod­di­sfat­te e, se ne­ces­sa­rio, com­ple­ta gli at­ti o in­ca­ri­ca la po­li­zia di pro­ce­de­re a nuo­ve in­da­gi­ni.

4 Il giu­di­ce of­fre al­le per­so­ne e au­to­ri­tà in­te­res­sa­te l’op­por­tu­ni­tà di espri­mer­si sul­la de­ci­sio­ne pre­vi­sta e di pre­sen­ta­re istan­ze e con­clu­sio­ni.

Art. 364a Carcerazione di sicurezza in vista di una decisione giudiziaria indipendente successiva 163

1 L’au­to­ri­tà cui com­pe­te l’av­vio del­la pro­ce­du­ra per l’ema­na­zio­ne di una de­ci­sio­ne giu­di­zia­ria in­di­pen­den­te suc­ces­si­va può far ar­re­sta­re il con­dan­na­to se vi è se­ria­men­te da at­ten­der­si che:

a.
con­tro di lui sa­rà di­spo­sta l’ese­cu­zio­ne di una san­zio­ne pri­va­ti­va del­la li­ber­tà; e
b.
egli:
1.
si sot­trar­rà all’ese­cu­zio­ne, o
2.
com­met­te­rà nuo­va­men­te un cri­mi­ne o un gra­ve de­lit­to.

2 La pro­ce­du­ra è ret­ta per ana­lo­gia da­gli ar­ti­co­li 222–228.

3 L’au­to­ri­tà com­pe­ten­te tra­smet­te quan­to pri­ma gli at­ti cor­ri­spon­den­ti, uni­ta­men­te al­la sua ri­chie­sta, al giu­di­ce cui com­pe­te la de­ci­sio­ne in­di­pen­den­te suc­ces­si­va.

163 In­tro­dot­to dal n. I del­la LF del 25 set. 2020 (Car­ce­ra­zio­ne di si­cu­rez­za nel qua­dro di una pro­ce­du­ra in­di­pen­den­te suc­ces­si­va), in vi­go­re dal 1° mar. 2021 (RU 2021 75; FF 2019 5523).

Art. 364b Carcerazione di sicurezza durante il procedimento giudiziario 164

1 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to può far ar­re­sta­re il con­dan­na­to al­le con­di­zio­ni di cui all’ar­ti­co­lo 364a ca­po­ver­so 1.

2 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to svol­ge una pro­ce­du­ra di car­ce­ra­zio­ne ap­pli­can­do per ana­lo­gia l’ar­ti­co­lo 224 e pro­po­ne al giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi o a chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to in se­de di ap­pel­lo di or­di­na­re la car­ce­ra­zio­ne di si­cu­rez­za. La pro­ce­du­ra è ret­ta per ana­lo­gia da­gli ar­ti­co­li 225 e 226.

3 Se è già sta­ta or­di­na­ta la car­ce­ra­zio­ne di si­cu­rez­za, la pro­ce­du­ra è ret­ta per ana­lo­gia dall’ar­ti­co­lo 227.

4 Per al­tro, so­no ap­pli­ca­bi­li per ana­lo­gia gli ar­ti­co­li 222 e 230–233.

164 In­tro­dot­to dal n. I del­la LF del 25 set. 2020 (Car­ce­ra­zio­ne di si­cu­rez­za nel qua­dro di una pro­ce­du­ra in­di­pen­den­te suc­ces­si­va), in vi­go­re dal 1° mar. 2021 (RU 2021 75; FF 2019 5523).

Art. 365 Decisione

1 Il giu­di­ce de­ci­de in ba­se agli at­ti. Può an­che di­spor­re che si svol­ga un di­bat­ti­men­to.

2 Il giu­di­ce pro­nun­cia la de­ci­sio­ne per scrit­to e la mo­ti­va suc­cin­ta­men­te. Se si è svol­to un di­bat­ti­men­to, la de­ci­sio­ne è co­mu­ni­ca­ta oral­men­te se­du­ta stan­te.

Capitolo 4: Procedura contumaciale

Sezione 1: Presupposti e svolgimento

Art. 366 Presupposti

1 Se l’im­pu­ta­to re­go­lar­men­te ci­ta­to non si pre­sen­ta al di­bat­ti­men­to di pri­mo gra­do, il giu­di­ce fis­sa una nuo­va udien­za e lo ci­ta a com­pa­ri­re o ne di­spo­ne l’ac­com­pa­gna­men­to coat­ti­vo. As­su­me co­mun­que le pro­ve in­dif­fe­ri­bi­li.

2 Se l’im­pu­ta­to non si pre­sen­ta al nuo­vo di­bat­ti­men­to o non può es­ser­vi tra­dot­to, il di­bat­ti­men­to può ini­zia­re in sua as­sen­za. Il giu­di­ce può an­che so­spen­de­re il pro­ce­di­men­to.

3 Qua­lo­ra l’im­pu­ta­to si sia po­sto egli stes­so nel­la si­tua­zio­ne di in­ca­pa­ci­tà di­bat­ti­men­ta­le op­pu­re ri­fiu­ti di es­se­re tra­dot­to dal car­ce­re al di­bat­ti­men­to, il giu­di­ce può svol­ge­re im­me­dia­ta­men­te una pro­ce­du­ra con­tu­ma­cia­le.

4 La pro­ce­du­ra con­tu­ma­cia­le può es­se­re svol­ta sol­tan­to se:

a.
nel pro­ce­di­men­to in cor­so l’im­pu­ta­to ha avu­to suf­fi­cien­ti op­por­tu­ni­tà di espri­mer­si sui rea­ti che gli so­no con­te­sta­ti; e
b.
la si­tua­zio­ne pro­ba­to­ria con­sen­te la pro­nun­cia di una sen­ten­za an­che in as­sen­za dell’im­pu­ta­to.

Art. 367 Svolgimento e decisione

1 Le par­ti e il di­fen­so­re so­no am­mes­si al­la di­scus­sio­ne.

2 Il giu­di­ce de­ci­de ba­san­do­si sul­le pro­ve rac­col­te nel­la pro­ce­du­ra pre­li­mi­na­re e in quel­la prin­ci­pa­le.

3 Con­clu­se le ar­rin­ghe, il giu­di­ce può pro­nun­cia­re la sen­ten­za op­pu­re so­spen­de­re il pro­ce­di­men­to fin­tan­to che l’im­pu­ta­to non com­pa­ia per­so­nal­men­te in giu­di­zio.

4 Per al­tro, la pro­ce­du­ra con­tu­ma­cia­le è ret­ta dal­le di­spo­si­zio­ni con­cer­nen­ti la pro­ce­du­ra di­bat­ti­men­ta­le di pri­mo gra­do.

Sezione 2: Nuovo giudizio

Art. 368 Istanza di nuovo giudizio

1 Se la sen­ten­za con­tu­ma­cia­le può es­se­re no­ti­fi­ca­ta per­so­nal­men­te, il con­dan­na­to è re­so at­ten­to al fat­to che, en­tro die­ci gior­ni, può pre­sen­ta­re per scrit­to od oral­men­te istan­za di nuo­vo giu­di­zio al giu­di­ce che ha pro­nun­cia­to la sen­ten­za.

2 Nell’istan­za, il con­dan­na­to de­ve mo­ti­va­re suc­cin­ta­men­te il fat­to di non aver po­tu­to par­te­ci­pa­re al di­bat­ti­men­to.

3 Il giu­di­ce re­spin­ge l’istan­za qua­lo­ra il con­dan­na­to, pur es­sen­do sta­to re­go­lar­men­te ci­ta­to, in­giu­sti­fi­ca­ta­men­te non sia com­par­so al di­bat­ti­men­to.

Art. 369 Procedura

1 Se so­no pre­su­mi­bil­men­te adem­piu­te le con­di­zio­ni per un nuo­vo giu­di­zio, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to fis­sa un nuo­vo di­bat­ti­men­to. Nel nuo­vo di­bat­ti­men­to il giu­di­ce de­ci­de sull’istan­za di nuo­vo giu­di­zio e pro­nun­cia se del ca­so una nuo­va sen­ten­za.

2 Le giu­ri­sdi­zio­ni di ri­cor­so so­spen­do­no le pro­ce­du­re di ri­cor­so av­via­te dal­le al­tre par­ti.

3 In ogni ca­so pri­ma del nuo­vo di­bat­ti­men­to, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to de­ci­de se con­ce­de­re l’ef­fet­to so­spen­si­vo e in me­ri­to al­la car­ce­ra­zio­ne di si­cu­rez­za.

4 Se il con­dan­na­to in­giu­sti­fi­ca­ta­men­te non com­pa­re nem­me­no al nuo­vo di­bat­ti­men­to, la con­dan­na in con­­tu­ma­cia per­ma­ne.

5 L’istan­za di nuo­vo giu­di­zio può es­se­re ri­ti­ra­ta si­no al­la chiu­su­ra del­le udien­ze di­bat­ti­men­ta­li, con spe­se e in­den­ni­tà a ca­ri­co dell’in­stan­te.

Art. 370 Nuova sentenza

1 Il giu­di­ce pro­nun­cia una nuo­va sen­ten­za. Que­sta può es­se­re im­pu­gna­ta me­dian­te i ri­me­di giu­ri­di­ci usua­li.

2 Quan­do la nuo­va sen­ten­za pas­sa in giu­di­ca­to, la sen­ten­za con­tu­ma­cia­le, i ri­me­di giu­ri­di­ci in­ter­po­sti e le de­ci­sio­ni già emes­se nel­la pro­ce­du­ra di ri­cor­so de­ca­do­no.

Art. 371 Rapporto con l’appello

1 Fin­tan­to che il ter­mi­ne per l’ap­pel­lo non sia sca­du­to, il con­dan­na­to può, pa­ral­le­la­men­te all’istan­za di nuo­vo giu­di­zio o in sua ve­ce, an­che in­ter­por­re ap­pel­lo con­tro la sen­ten­za con­tu­ma­cia­le. De­ve es­se­re in­for­ma­to di que­sta pos­si­bi­li­tà ai sen­si del­l’ar­ti­co­lo 368 ca­po­ver­so 1.

2 Si en­tra nel me­ri­to dell’ap­pel­lo sol­tan­to se l’istan­za di nuo­vo giu­di­zio è sta­ta re­spin­ta.

Capitolo 5: Procedura indipendente in materia di misure

Sezione 1: Cauzione preventiva

Art. 372 Presupposti e competenza

1 Se la pre­sta­zio­ne di una cau­zio­ne pre­ven­ti­va se­con­do l’ar­ti­co­lo 66 CP165 non può es­se­re or­di­na­ta nell’am­bi­to del pro­ce­di­men­to pe­na­le con­tro l’im­pu­ta­to, è av­via­ta una pro­ce­du­ra in­di­pen­den­te.

2 La pre­sta­zio­ne di una cau­zio­ne pre­ven­ti­va non è or­di­na­ta qua­lo­ra l’im­pu­ta­to sia in­car­ce­ra­to per pe­ri­co­lo di re­ci­di­va o di mes­sa in at­to del­la mi­nac­cia pro­fe­ri­ta.

3 L’istan­za di aper­tu­ra di una pro­ce­du­ra in­di­pen­den­te va pre­sen­ta­ta al pub­bli­co mi­ni­ste­ro del luo­go in cui la mi­nac­cia è sta­ta pro­fe­ri­ta o in cui è sta­ta espres­sa l’in­ten­zio­ne di re­ci­di­va.

Art. 373 Procedura

1 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro in­ter­ro­ga le per­so­ne coin­vol­te e tra­smet­te in se­gui­to gli at­ti al giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi. Que­sti or­di­na le mi­su­re di cui all’ar­ti­co­lo 66 CP166. Se è di­spo­sta la car­ce­ra­zio­ne l’in­te­res­sa­to può in­ter­por­re re­cla­mo pres­so la giu­ri­sdi­zio­ne di re­cla­mo.

2 Il mi­nac­cia­to di­spo­ne de­gli stes­si di­rit­ti dell’ac­cu­sa­to­re pri­va­to. In ca­si mo­ti­va­ti, può es­se­re ob­bli­ga­to a pre­sta­re una cau­zio­ne per le spe­se pro­ce­du­ra­li e le in­den­ni­tà.

3 Chi ha pro­fe­ri­to la mi­nac­cia di­spo­ne dei di­rit­ti spet­tan­ti all’im­pu­ta­to.

4 Se la cau­zio­ne è de­vo­lu­ta al­lo Sta­to se­con­do l’ar­ti­co­lo 66 ca­po­ver­so 3 CP, se ne di­spo­ne con­for­me­men­te all’ar­ti­co­lo 240.

5 Se una per­so­na co­sti­tui­sce una mi­nac­cia di pe­ri­co­lo im­me­dia­to, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro può di­spor­ne la car­ce­ra­zio­ne prov­vi­so­ria o adot­ta­re al­tre mi­su­re pro­tet­ti­ve. Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro la de­fe­ri­sce sen­za in­du­gio al com­pe­ten­te giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi; que­sti de­ci­de sul­la car­ce­ra­zio­ne.

Sezione 2: Procedura applicabile agli imputati penalmente incapaci

Art. 374 Presupposti e procedura

1 Se lʼim­pu­ta­to non è pe­nal­men­te im­pu­ta­bi­le e se lʼap­pli­ca­zio­ne de­gli ar­ti­co­li 19 ca­po­ver­so 4 o 263 CP167 non en­tra in con­si­de­ra­zio­ne, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro pro­po­ne per scrit­to al tri­bu­na­le di pri­mo gra­do una mi­su­ra di cui agli ar­ti­co­li 59–61, 63, 64, 67, 67b o 67e CP, sen­za pri­ma ab­ban­do­na­re il pro­ce­di­men­to per in­ca­pa­ci­tà pe­na­le del­lʼim­pu­ta­to.168

2 In con­si­de­ra­zio­ne del­lo sta­to di sa­lu­te dell’im­pu­ta­to o ai fi­ni del­la pro­te­zio­ne del­la sua per­so­na­li­tà, il tri­bu­na­le di pri­mo gra­do può:

a.
te­ne­re udien­za in as­sen­za dell’im­pu­ta­to;
b.
di­spor­re che le udien­ze si svol­ga­no a por­te chiu­se.

3 Il tri­bu­na­le di pri­mo gra­do of­fre all’ac­cu­sa­to­re pri­va­to l’op­por­tu­ni­tà di espri­mer­si sul­le sue pre­te­se ci­vi­li e sul­la pro­po­sta del pub­bli­co mi­ni­ste­ro.

4 Per al­tro, so­no ap­pli­ca­bi­li le di­spo­si­zio­ni con­cer­nen­ti la pro­ce­du­ra di­bat­ti­men­ta­le di pri­mo gra­do.

167 RS 311.0

168 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 1 del­la LF del 13 dic. 2013 sull’in­ter­di­zio­ne di eser­ci­ta­re unʼat­ti­vi­tà e sul di­vie­to di ave­re con­tat­ti e di ac­ce­de­re ad aree de­ter­mi­na­te, in vi­go­re dal 1° gen. 2015 (RU 20142055;FF 2012 7765).

Art. 375 Decisione

1 Il giu­di­ce di­spo­ne la mi­su­ra pro­po­sta o al­tre mi­su­re se ri­tie­ne che la rei­tà e l’in­ca­pa­ci­tà pe­na­le sia­no pro­va­te e che la mi­su­ra sia ne­ces­sa­ria. Nel con­tem­po, de­ci­de sul­le pre­te­se ci­vi­li.

2 La de­ci­sio­ne sul­la mi­su­ra e quel­la sul­le pre­te­se ci­vi­li so­no emes­se me­dian­te sen­ten­za.

3 Se ri­tie­ne che l’im­pu­ta­to sia im­pu­ta­bi­le, op­pu­re re­spon­sa­bi­le dei rea­ti com­mes­si in sta­to di in­ca­pa­ci­tà pe­na­le, il giu­di­ce re­spin­ge la pro­po­sta del pub­bli­co mi­ni­ste­ro. Quan­do que­sta de­ci­sio­ne pas­sa in giu­di­ca­to, la pro­ce­du­ra pre­li­mi­na­re con­tro l’im­pu­ta­to ri­pren­de.

Sezione 3: Procedura indipendente di confisca

Art. 376 Presupposti

Si svol­ge una pro­ce­du­ra in­di­pen­den­te di con­fi­sca quan­do oc­cor­re de­ci­de­re sul­la con­fi­sca di og­get­ti o di va­lo­ri pa­tri­mo­nia­li al di fuo­ri di un pro­ce­di­men­to pe­na­le.

Art. 377 Procedura

1 Gli og­get­ti e i va­lo­ri pa­tri­mo­nia­li che do­vran­no pre­su­mi­bil­men­te es­se­re con­fi­sca­ti nel­l’am­bi­to di una pro­ce­du­ra in­di­pen­den­te so­no se­que­stra­ti.

2 Qua­lo­ra i pre­sup­po­sti del­la con­fi­sca sia­no adem­piu­ti, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro emet­te un de­cre­to di con­fi­sca; of­fre agli in­te­res­sa­ti l’op­por­tu­ni­tà di pro­nun­ciar­si.

3 Qua­lo­ra i pre­sup­po­sti non sia­no adem­piu­ti, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro di­spo­ne l’ab­ban­do­no del­la pro­ce­du­ra e re­sti­tui­sce gli og­get­ti o i va­lo­ri pa­tri­mo­nia­li agli aven­ti di­rit­to.

4 La pro­ce­du­ra d’op­po­si­zio­ne è ret­ta dal­le di­spo­si­zio­ni sul de­cre­to d’ac­cu­sa. Un’even­tua­le de­ci­sio­ne del giu­di­ce è ema­na­ta in for­ma di de­cre­to o di or­di­nan­za.

Art. 378 Assegnamenti al danneggiato

Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro o il giu­di­ce de­ci­de an­che sul­le istan­ze del dan­neg­gia­to d’as­se­gna­men­to de­gli og­get­ti e dei va­lo­ri pa­tri­mo­nia­li con­fi­sca­ti. L’ar­ti­co­lo 267 ca­po­ver­si 3–6 è ap­pli­ca­bi­le per ana­lo­gia.

Titolo nono: Mezzi di ricorso

Capitolo 1: Disposizioni generali

Art. 379 Norme applicabili

Se il pre­sen­te ti­to­lo non pre­ve­de nor­me spe­ci­fi­che in me­ri­to, la pro­ce­du­ra di ri­cor­so è ret­ta per ana­lo­gia dal­le di­spo­si­zio­ni ge­ne­ra­li del pre­sen­te Co­di­ce.

Art. 380 Decisioni definitive o non impugnabili

Con­tro le de­ci­sio­ni che il pre­sen­te Co­di­ce di­chia­ra de­fi­ni­ti­ve o non im­pu­gna­bi­li non è da­to al­cun ri­cor­so giu­sta il pre­sen­te Co­di­ce.

Art. 381 Legittimazione del pubblico ministero

1 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro può ri­cor­re­re a fa­vo­re o a pre­giu­di­zio dell’im­pu­ta­to o con­dan­na­to.

2 Se pre­ve­do­no un pub­bli­co mi­ni­ste­ro ge­ne­ra­le e un pub­bli­co mi­ni­ste­ro su­pe­rio­re, la Con­fe­de­ra­zio­ne o i Can­to­ni de­ter­mi­na­no qua­le dei due è le­git­ti­ma­to a ri­cor­re­re.

3 La Con­fe­de­ra­zio­ne e i Can­to­ni de­si­gna­no le au­to­ri­tà le­git­ti­ma­te a ri­cor­re­re nell’am­bi­to del­la pro­ce­du­ra pe­na­le in ma­te­ria di con­trav­ven­zio­ni.

4 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro del­la Con­fe­de­ra­zio­ne può in­ter­por­re ri­cor­so con­tro le de­ci­sio­ni can­to­na­li se:

a.
il di­rit­to fe­de­ra­le pre­ve­de che la de­ci­sio­ne deb­ba es­ser­gli co­mu­ni­ca­ta o es­se­re co­mu­ni­ca­ta a un’al­tra au­to­ri­tà fe­de­ra­le;
b.
ha de­le­ga­to al­le au­to­ri­tà can­to­na­li l’istru­zio­ne e il giu­di­zio del­la cau­sa pe­na­le.

Art. 382 Legittimazione delle altre parti

1 So­no le­git­ti­ma­te a ri­cor­re­re con­tro una de­ci­sio­ne le par­ti che han­no un in­te­res­se giu­ri­di­ca­men­te pro­tet­to all’an­nul­la­men­to o al­la mo­di­fi­ca del­la stes­sa.

2 L’ac­cu­sa­to­re pri­va­to non può im­pu­gna­re una de­ci­sio­ne ri­guar­do al­la san­zio­ne in­flit­ta.

3 Al­la mor­te dell’im­pu­ta­to, del con­dan­na­to o dell’ac­cu­sa­to­re pri­va­to, i con­giun­ti giu­sta l’ar­ti­co­lo 110 ca­po­ver­so 1 CP169 so­no le­git­ti­ma­ti, nell’or­di­ne di suc­ces­si­bi­li­tà, a in­ter­por­re ri­cor­so o a con­ti­nua­re la pro­ce­du­ra di ri­cor­so già av­via­ta dal de­fun­to, pur­ché sia­no le­si nei lo­ro in­te­res­si giu­ri­di­ca­men­te pro­tet­ti.

Art. 383 Cauzione

1 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to in se­de di giu­ri­sdi­zio­ne di ri­cor­so può, per le even­tua­li spe­se e in­den­ni­tà, im­por­re all’ac­cu­sa­to­re pri­va­to di pre­sta­re cau­zio­ne en­tro un da­to ter­mi­ne. È fat­to sal­vo l’ar­ti­co­lo 136.

2 Se la cau­zio­ne non è pre­sta­ta en­tro il ter­mi­ne im­par­ti­to, la giu­ri­sdi­zio­ne di ri­cor­so non en­tra nel me­ri­to.

Art. 384 Decorrenza del termine

Il ter­mi­ne di ri­cor­so de­cor­re da:

a.
la con­se­gna o la no­ti­fi­ca­zio­ne del di­spo­si­ti­vo scrit­to, per le sen­ten­ze;
b.
la no­ti­fi­ca­zio­ne del­la de­ci­sio­ne, per le al­tre de­ci­sio­ni;
c.
il gior­no in cui si è ve­nu­ti a co­no­scen­za dell’at­to pro­ce­du­ra­le con­te­sta­to, se non è sta­to co­mu­ni­ca­to per scrit­to.

Art. 385 Motivazione e forma

1 Se il pre­sen­te Co­di­ce esi­ge che il ri­cor­so sia mo­ti­va­to, la per­so­na o l’au­to­ri­tà che lo in­ter­po­ne in­di­ca con pre­ci­sio­ne:

a.
i pun­ti del­la de­ci­sio­ne che in­ten­de im­pu­gna­re;
b.
i mo­ti­vi a so­ste­gno di una di­ver­sa de­ci­sio­ne;
c.
i mez­zi di pro­va che in­vo­ca.

2 Se l’at­to di ri­cor­so non sod­di­sfa ta­li re­qui­si­ti, la giu­ri­sdi­zio­ne di ri­cor­so lo rin­via al mit­ten­te per­ché ne sa­ni i di­fet­ti en­tro un bre­ve ter­mi­ne sup­ple­to­rio. Se l’at­to di ri­cor­so non sod­di­sfa i re­qui­si­ti nep­pu­re do­po lo sca­de­re del ter­mi­ne sup­ple­to­rio, la giu­ri­sdi­zio­ne di ri­cor­so non en­tra nel me­ri­to.

3 L’er­ra­ta de­si­gna­zio­ne di un ri­cor­so non ne in­fi­cia la va­li­di­tà.

Art. 386 Rinuncia e ritiro

1 Chi è le­git­ti­ma­to a ri­cor­re­re può, ri­ce­vu­ta co­mu­ni­ca­zio­ne del­la de­ci­sio­ne im­pu­gna­bi­le, ri­nun­cia­re espres­sa­men­te a in­ter­por­re ri­cor­so, in­di­riz­zan­do una di­chia­ra­zio­ne scrit­ta od ora­le all’au­to­ri­tà che ha ema­na­to la de­ci­sio­ne.

2 Chi ha in­ter­po­sto ri­cor­so può ri­ti­rar­lo:

a.
en­tro la fi­ne del­le udien­ze di­bat­ti­men­ta­li, se la pro­ce­du­ra è ora­le;
b.
en­tro la con­clu­sio­ne del­lo scam­bio di scrit­ti e di even­tua­li com­ple­men­ti di pro­va o de­gli at­ti, se la pro­ce­du­ra è scrit­ta.

3 La ri­nun­cia e il ri­ti­ro so­no de­fi­ni­ti­vi, ec­cet­to che l’in­te­res­sa­to vi sia sta­to in­dot­to me­dian­te in­gan­no, rea­to o er­ra­ta in­for­ma­zio­ne da par­te di un’au­to­ri­tà.

Art. 387 Effetto sospensivo

I ri­cor­si non han­no ef­fet­to so­spen­si­vo, sal­vo di­spo­si­zio­ni con­tra­rie del pre­sen­te Co­di­ce op­pu­re or­di­ni spe­ci­fi­ci di chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to nel­la giu­ri­sdi­zio­ne di ri­cor­so.

Art. 388 Provvedimenti cautelari e ordinatori

Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to nel­la giu­ri­sdi­zio­ne di ri­cor­so adot­ta gli in­di­spen­sa­bi­li e in­dif­fe­ri­bi­li prov­ve­di­men­ti cau­te­la­ri e or­di­na­to­ri. Può se­gna­ta­men­te:

a.
in­ca­ri­ca­re il pub­bli­co mi­ni­ste­ro di rac­co­glie­re le pro­ve la cui ac­qui­si­zio­ne è in­dif­fe­ri­bi­le;
b.
or­di­na­re la car­ce­ra­zio­ne;
c.
de­si­gna­re un di­fen­so­re d’uf­fi­cio.

Art. 389 Complementi di prova

1 La pro­ce­du­ra di ri­cor­so si ba­sa sul­le pro­ve as­sun­te nel cor­so del­la pro­ce­du­ra pre­li­mi­na­re e del­la pro­ce­du­ra di­bat­ti­men­ta­le di pri­mo gra­do.

2 Le as­sun­zio­ni di pro­ve da par­te del tri­bu­na­le di pri­mo gra­do ven­go­no ri­pe­tu­te sol­tan­to se:

a.
so­no sta­te vio­la­te nor­me in ma­te­ria di pro­va;
b.
so­no sta­te in­com­ple­te;
c.
i re­la­ti­vi at­ti ap­pa­io­no inat­ten­di­bi­li.

3 D’uf­fi­cio o ad istan­za di par­te, la giu­ri­sdi­zio­ne di ri­cor­so as­su­me le ne­ces­sa­rie pro­ve sup­ple­men­ta­ri.

Art. 390 Procedura scritta

1 Chi in­ten­de in­ter­por­re un ri­cor­so per il qua­le il pre­sen­te Co­di­ce pre­scri­ve la pro­ce­du­ra scrit­ta de­ve pre­sen­ta­re un at­to di ri­cor­so.

2 Se il ri­cor­so non è ma­ni­fe­sta­men­te inam­mis­si­bi­le o in­fon­da­to, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to in­vi­ta le al­tre par­ti e la giu­ri­sdi­zio­ne in­fe­rio­re a pre­sen­ta­re le lo­ro os­ser­va­zio­ni. La pro­ce­du­ra di ri­cor­so pro­se­gue an­che se l’at­to di ri­cor­so non può es­se­re no­ti­fi­ca­to al­le par­ti o una par­te omet­te di pre­sen­ta­re le sue os­ser­va­zio­ni.

3 Se ne­ces­sa­rio, la giu­ri­sdi­zio­ne di ri­cor­so or­di­na un se­con­do scam­bio di scrit­ti.

4 La giu­ri­sdi­zio­ne di ri­cor­so sta­tui­sce me­dian­te cir­co­la­zio­ne de­gli at­ti o con de­li­be­ra­zio­ne a por­te chiu­se, sul­la ba­se de­gli at­ti e del­le pro­ve sup­ple­men­ta­ri as­sun­te.

5 Ad istan­za di par­te o d’uf­fi­cio, la giu­ri­sdi­zio­ne di ri­cor­so può di­spor­re che si ten­ga un’udien­za.

Art. 391 Decisione

1 Nel­la sua de­ci­sio­ne, la giu­ri­sdi­zio­ne di ri­cor­so non è vin­co­la­ta:

a.
dal­le mo­ti­va­zio­ni del­le par­ti;
b.
dal­le con­clu­sio­ni del­le par­ti, ec­cet­tua­te quel­le ri­guar­dan­ti le azio­ni ci­vi­li.

2 La giu­ri­sdi­zio­ne di ri­cor­so non può mo­di­fi­ca­re una de­ci­sio­ne a pre­giu­di­zio dell’im­pu­ta­to o con­dan­na­to se il ri­cor­so è sta­to espe­ri­to esclu­si­va­men­te a suo fa­vo­re. È fat­ta sal­va una pu­ni­zio­ne più se­ve­ra sul­la ba­se di fat­ti di cui il tri­bu­na­le di pri­mo gra­do non po­te­va es­se­re a co­no­scen­za.

3 Se il ri­cor­so è sta­to espe­ri­to esclu­si­va­men­te dall’ac­cu­sa­to­re pri­va­to, la giu­ri­sdi­zio­ne di ri­cor­so non può mo­di­fi­ca­re a pre­giu­di­zio di co­stui i pun­ti del­la de­ci­sio­ne re­la­ti­vi agli aspet­ti ci­vi­li.

Art. 392 Estensione degli effetti dell’accoglimento di un ricorso

1 Nel ca­so in cui sol­tan­to al­cu­ne del­le per­so­ne im­pu­ta­te o con­dan­na­te nel me­de­si­mo pro­ce­di­men­to ab­bia­no in­ter­po­sto ri­cor­so e que­sto sia sta­to ac­col­to, la de­ci­sio­ne im­pu­gna­ta è an­nul­la­ta o mo­di­fi­ca­ta an­che a fa­vo­re di co­lo­ro che non han­no ri­cor­so, se:

a.
la giu­ri­sdi­zio­ne di ri­cor­so ha va­lu­ta­to di­ver­sa­men­te i fat­ti; e
b.
i con­si­de­ran­di so­no ap­pli­ca­bi­li an­che al­le al­tre per­so­ne coin­vol­te.

2 Se ne­ces­sa­rio, pri­ma di de­ci­de­re la giu­ri­sdi­zio­ne di ri­cor­so sen­te gli im­pu­ta­ti e i con­dan­na­ti che non han­no ri­cor­so, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro e l’ac­cu­sa­to­re pri­va­to.

Capitolo 2: Reclamo

Art. 393 Ammissibilità e motivi

1 Il re­cla­mo può es­se­re in­ter­po­sto con­tro:

a.
le de­ci­sio­ni e gli at­ti pro­ce­du­ra­li del­la po­li­zia, del pub­bli­co mi­ni­ste­ro e del­le au­to­ri­tà pe­na­li del­le con­trav­ven­zio­ni;
b.
i de­cre­ti e le or­di­nan­ze, non­ché gli at­ti pro­ce­du­ra­li dei tri­bu­na­li di pri­mo gra­do; so­no ec­cet­tua­te le de­ci­sio­ni or­di­na­to­rie;
c.
le de­ci­sio­ni del giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi, nei ca­si pre­vi­sti dal pre­sen­te Co­di­ce.

2 Me­dian­te il re­cla­mo si pos­so­no cen­su­ra­re:

a.
le vio­la­zio­ni del di­rit­to, com­pre­so l’ec­ces­so e l’abu­so del po­te­re di ap­prez­za­men­to e la de­ne­ga­ta o ri­tar­da­ta giu­sti­zia;
b.
l’ac­cer­ta­men­to ine­sat­to o in­com­ple­to dei fat­ti;
c.
l’ina­de­gua­tez­za.

Art. 394 Inammissibilità

Il re­cla­mo è inam­mis­si­bi­le:

a.
se è pro­po­ni­bi­le l’ap­pel­lo;
b.
con­tro la reie­zio­ne, da par­te del pub­bli­co mi­ni­ste­ro o del­le au­to­ri­tà pe­na­li del­le con­trav­ven­zio­ni, di istan­ze pro­ba­to­rie che pos­so­no es­se­re ri­pro­po­ste sen­za pre­giu­di­zio giu­ri­di­co di­nan­zi al tri­bu­na­le di pri­mo gra­do.

Art. 395 Giurisdizione di reclamo collegiale

Se la giu­ri­sdi­zio­ne di re­cla­mo è un col­le­gio, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to de­ci­de qua­le giu­di­ce uni­co sui re­cla­mi con­cer­nen­ti:

a.
esclu­si­va­men­te con­trav­ven­zio­ni;
b.
le con­se­guen­ze eco­no­mi­che ac­ces­so­rie di una de­ci­sio­ne, pur­ché il va­lo­re li­ti­gio­so non ec­ce­da 5000 fran­chi.

Art. 396 Forma e termine

1 I re­cla­mi con­tro de­ci­sio­ni co­mu­ni­ca­te per scrit­to od oral­men­te van­no pre­sen­ta­ti e mo­ti­va­ti per scrit­to en­tro die­ci gior­ni pres­so la giu­ri­sdi­zio­ne di re­cla­mo.

2 I re­cla­mi per de­ne­ga­ta o ri­tar­da­ta giu­sti­zia non so­no su­bor­di­na­ti al ri­spet­to di al­cun ter­mi­ne.

Art. 397 Procedura e decisione

1 Il re­cla­mo è esa­mi­na­to nell’am­bi­to di una pro­ce­du­ra scrit­ta.

2 Se ac­co­glie il re­cla­mo, la giu­ri­sdi­zio­ne di re­cla­mo ema­na una nuo­va de­ci­sio­ne o an­­nul­la la de­ci­sio­ne im­pu­gna­ta, rin­vian­do­la al­la giu­ri­sdi­zio­ne in­fe­rio­re per­ché sta­tui­sca nuo­va­men­te.

3 Se ac­co­glie il re­cla­mo con­tro un de­cre­to d’ab­ban­do­no, la giu­ri­sdi­zio­ne di re­cla­mo può im­par­ti­re al pub­bli­co mi­ni­ste­ro o all’au­to­ri­tà pe­na­le del­le con­trav­ven­zio­ni istru­zio­ni cir­ca il se­gui­to del­la pro­ce­du­ra.

4 Se ac­cer­ta che vi è sta­ta de­ne­ga­ta o ri­tar­da­ta giu­sti­zia, la giu­ri­sdi­zio­ne di re­cla­mo può im­par­ti­re istru­zio­ni all’au­to­ri­tà in­te­res­sa­ta, fis­san­do­le ter­mi­ni per sa­na­re la si­tua­zio­ne.

Capitolo 3: Appello

Sezione 1: Disposizioni generali

Art. 398 Ammissibilità e motivi

1 L’ap­pel­lo può es­se­re pro­po­sto con­tro le sen­ten­ze dei tri­bu­na­li di pri­mo gra­do che pon­go­no fi­ne, in tut­to o in par­te, al pro­ce­di­men­to.

2 Il tri­bu­na­le d’ap­pel­lo può esa­mi­na­re per esten­so la sen­ten­za in tut­ti i pun­ti im­pu­gna­ti.

3 Me­dian­te l’ap­pel­lo si pos­so­no cen­su­ra­re:

a.
le vio­la­zio­ni del di­rit­to, com­pre­so l’ec­ces­so e l’abu­so del po­te­re di ap­prez­za­men­to e la de­ne­ga­ta o ri­tar­da­ta giu­sti­zia;
b.
l’ac­cer­ta­men­to ine­sat­to o in­com­ple­to dei fat­ti;
c.
l’ina­de­gua­tez­za.

4 Se la pro­ce­du­ra di­bat­ti­men­ta­le di pri­mo gra­do con­cer­ne­va esclu­si­va­men­te con­trav­ven­zio­ni, me­dian­te l’ap­pel­lo si può far va­le­re uni­ca­men­te che la sen­ten­za è giu­ri­di­ca­men­te vi­zia­ta o che l’ac­cer­ta­men­to dei fat­ti è ma­ni­fe­sta­men­te ine­sat­to o si fon­da su una vio­la­zio­ne del di­rit­to. Non pos­so­no es­se­re ad­dot­te nuo­ve al­le­ga­zio­ni o nuo­ve pro­ve.

5 Se l’ap­pel­lo con­cer­ne uni­ca­men­te i pun­ti re­la­ti­vi agli aspet­ti ci­vi­li, la sen­ten­za di pri­mo gra­do è esa­mi­na­ta sol­tan­to nel­la mi­su­ra pre­vi­sta dal di­rit­to pro­ces­sua­le ci­vi­le del fo­ro.

Art. 399 Annuncio e dichiarazione d’appello

1 L’ap­pel­lo va an­nun­cia­to al tri­bu­na­le di pri­mo gra­do en­tro die­ci gior­ni dal­la co­mu­ni­ca­zio­ne del­la sen­ten­za, per scrit­to op­pu­re oral­men­te a ver­ba­le.

2 Do­po aver re­dat­to la sen­ten­za mo­ti­va­ta, il tri­bu­na­le di pri­mo gra­do tra­smet­te ta­le an­nun­cio, uni­ta­men­te agli at­ti, al tri­bu­na­le d’ap­pel­lo.

3 La par­te che ha an­nun­cia­to il ri­cor­so in ap­pel­lo inol­tra una di­chia­ra­zio­ne scrit­ta d’ap­pel­lo al tri­bu­na­le d’ap­pel­lo en­tro 20 gior­ni dal­la no­ti­fi­ca­zio­ne del­la sen­ten­za mo­ti­va­ta. Nel­la di­chia­ra­zio­ne pre­ci­sa:

a.
se in­ten­de im­pu­gna­re l’in­te­ra sen­ten­za o sol­tan­to sue par­ti;
b.
in che mo­do do­man­da sia mo­di­fi­ca­ta la sen­ten­za di pri­mo gra­do; e
c.
le sue istan­ze pro­ba­to­rie.

4 Chi im­pu­gna sol­tan­to par­ti del­la sen­ten­za de­ve pre­ci­sa­re nel­la di­chia­ra­zio­ne d’ap­pel­lo, in mo­do vin­co­lan­te, su qua­li dei se­guen­ti aspet­ti ver­te l’ap­pel­lo:

a.
la col­pe­vo­lez­za, even­tual­men­te ri­fe­ri­ta a sin­go­li at­ti;
b.
la com­mi­su­ra­zio­ne del­la pe­na;
c.
le mi­su­re or­di­na­te;
d.
la pre­te­sa ci­vi­le o sin­go­le pre­te­se ci­vi­li;
e.
le con­se­guen­ze ac­ces­so­rie del­la sen­ten­za;
f.
le con­se­guen­ze in ma­te­ria di spe­se, in­den­ni­tà e ri­pa­ra­zio­ne del tor­to mo­ra­le;
g.
le de­ci­sio­ni giu­di­zia­rie suc­ces­si­ve.

Art. 400 Esame preliminare

1 Se dal­la di­chia­ra­zio­ne d’ap­pel­lo non ri­sul­ta uni­vo­ca­men­te se la sen­ten­za di pri­mo gra­do sia im­pu­gna­ta nel suo com­ples­so o sol­tan­to in sue par­ti, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to in se­de di ap­pel­lo in­vi­ta l’ap­pel­lan­te a pre­ci­sa­re la di­chia­ra­zio­ne en­tro un ter­mi­ne de­ter­mi­na­to.

2 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to tra­smet­te sen­za in­du­gio al­le al­tre par­ti una co­pia del­la di­chia­ra­zio­ne d’ap­pel­lo.

3 En­tro 20 gior­ni dal­la ri­ce­zio­ne del­la di­chia­ra­zio­ne d’ap­pel­lo, le al­tre par­ti pos­so­no per scrit­to:

a.
chie­de­re che non si en­tri nel me­ri­to; la re­la­ti­va istan­za dev’es­se­re mo­ti­va­ta;
b.
in­ter­por­re ap­pel­lo in­ci­den­ta­le.

Art. 401 Appello incidentale

1 L’ap­pel­lo in­ci­den­ta­le è ret­to per ana­lo­gia dall’ar­ti­co­lo 399 ca­po­ver­si 3 e 4.

2 L’ap­pel­lo in­ci­den­ta­le non è li­mi­ta­to dal­la por­ta­ta dell’ap­pel­lo prin­ci­pa­le, ec­cet­to che que­sto si ri­fe­ri­sca esclu­si­va­men­te agli aspet­ti ci­vi­li del­la sen­ten­za.

3 L’ap­pel­lo in­ci­den­ta­le de­ca­de se l’ap­pel­lo prin­ci­pa­le è ri­ti­ra­to o si de­ci­de di non en­tra­re nel me­ri­to.

Art. 402 Effetti dell’appello

L’ap­pel­lo ha ef­fet­to so­spen­si­vo ri­guar­do ai pun­ti im­pu­gna­ti del­la sen­ten­za.

Sezione 2: Procedura

Art. 403 Entrata nel merito

1 Il tri­bu­na­le d’ap­pel­lo de­ci­de in pro­ce­du­ra scrit­ta se en­tra­re nel me­ri­to dell’ap­pel­lo quan­do chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to o una par­te fa va­le­re che:

a.
l’an­nun­cio o la di­chia­ra­zio­ne d’ap­pel­lo è tar­di­va o inam­mis­si­bi­le;
b.
l’ap­pel­lo è inam­mis­si­bi­le giu­sta l’ar­ti­co­lo 398;
c.
non so­no da­ti i pre­sup­po­sti pro­ces­sua­li o vi so­no im­pe­di­men­ti a pro­ce­de­re.

2 Il tri­bu­na­le d’ap­pel­lo of­fre al­le par­ti l’op­por­tu­ni­tà di pro­nun­ciar­si.

3 Se non en­tra nel me­ri­to dell’ap­pel­lo, il tri­bu­na­le ne dà co­mu­ni­ca­zio­ne al­le par­ti con de­ci­sio­ne mo­ti­va­ta.

4 In ca­so con­tra­rio, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to pren­de le di­spo­si­zio­ni ne­ces­sa­rie al­lo svol­gi­men­to dell’ul­te­rio­re pro­ce­du­ra d’ap­pel­lo.

Art. 404 Estensione dell’esame

1 Il tri­bu­na­le d’ap­pel­lo esa­mi­na la sen­ten­za di pri­mo gra­do sol­tan­to ri­guar­do ai pun­ti im­pu­gna­ti.

2 Può esa­mi­na­re a fa­vo­re dell’im­pu­ta­to an­che i pun­ti non im­pu­gna­ti, per im­pe­di­re de­ci­sio­ni con­tra­rie al­la leg­ge o ini­que.

Art. 405 Procedura orale

1 La pro­ce­du­ra ora­le d’ap­pel­lo è ret­ta dal­le di­spo­si­zio­ni con­cer­nen­ti il di­bat­ti­men­to di pri­mo gra­do.

2 Se l’im­pu­ta­to o l’ac­cu­sa­to­re pri­va­to ha in­ter­po­sto ap­pel­lo op­pu­re ap­pel­lo in­ci­den­ta­le, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to li ci­ta al di­bat­ti­men­to. In ca­si sem­pli­ci e su lo­ro ri­chie­sta, può di­spen­sar­li dal par­te­ci­pa­re al di­bat­ti­men­to e con­sen­ti­re lo­ro di pre­sen­ta­re e mo­ti­va­re per scrit­to le con­clu­sio­ni.

3 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to con­vo­ca il pub­bli­co mi­ni­ste­ro al di­bat­ti­men­to:

a.
nei ca­si di cui all’ar­ti­co­lo 337 ca­po­ver­si 3 e 4;
b.
se il pub­bli­co mi­ni­ste­ro ha in­ter­po­sto ap­pel­lo o ap­pel­lo in­ci­den­ta­le.

4 Se non è sta­to con­vo­ca­to al di­bat­ti­men­to, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro può pre­sen­ta­re per scrit­to le sue con­clu­sio­ni e mo­ti­va­zio­ni op­pu­re può com­pa­ri­re per­so­nal­men­te.

Art. 406 Procedura scritta

1 Il tri­bu­na­le d’ap­pel­lo può trat­ta­re l’ap­pel­lo in pro­ce­du­ra scrit­ta se:

a.
oc­cor­re sta­tui­re esclu­si­va­men­te in me­ri­to a que­stio­ni giu­ri­di­che;
b.
so­no im­pu­gna­ti sol­tan­to i pun­ti del­la sen­ten­za re­la­ti­vi agli aspet­ti ci­vi­li;
c.
la sen­ten­za di pri­mo gra­do con­cer­ne uni­ca­men­te con­trav­ven­zio­ni e nell’ap­pel­lo non si chie­de una con­dan­na per un cri­mi­ne o un de­lit­to;
d.
so­no im­pu­gna­te sol­tan­to le con­se­guen­ze in ma­te­ria di spe­se, di in­den­ni­tà e di ri­pa­ra­zio­ne del tor­to mo­ra­le;
e.
so­no im­pu­gna­te sol­tan­to mi­su­re ai sen­si de­gli ar­ti­co­li 66–73 CP170.

2 Con il con­sen­so del­le par­ti, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to può inol­tre or­di­na­re una pro­ce­du­ra scrit­ta se:

a.
la pre­sen­za dell’im­pu­ta­to non è ne­ces­sa­ria;
b.
l’ap­pel­lo è sta­to in­ter­po­sto con­tro la sen­ten­za di un giu­di­ce uni­co.

3 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to im­par­ti­sce all’ap­pel­lan­te un ter­mi­ne per la pre­sen­ta­zio­ne di una mo­ti­va­zio­ne scrit­ta.

4 Il se­gui­to del­la pro­ce­du­ra è ret­to dall’ar­ti­co­lo 390 ca­po­ver­si 2–4.

Art. 407 Contumacia e mancata presentazione della memoria

1 L’ap­pel­lo o l’ap­pel­lo in­ci­den­ta­le è con­si­de­ra­to ri­ti­ra­to se l’ap­pel­lan­te:

a.
in­giu­sti­fi­ca­ta­men­te non com­pa­re all’udien­za, né vi si fa rap­pre­sen­ta­re;
b.
non pre­sen­ta una me­mo­ria scrit­ta; o
c.
non può es­se­re ci­ta­to.

2 Se il pub­bli­co mi­ni­ste­ro o l’ac­cu­sa­to­re pri­va­to ha in­ter­po­sto ap­pel­lo con­tro i pun­ti del­la sen­ten­za re­la­ti­vi al­la col­pe­vo­lez­za o al­la pe­na e l’im­pu­ta­to in­giu­sti­fi­ca­ta­men­te non com­pa­re all’udien­za, si pro­ce­de in con­tu­ma­cia.

3 Se l’ac­cu­sa­to­re pri­va­to ha li­mi­ta­to l’ap­pel­lo agli aspet­ti ci­vi­li e l’im­pu­ta­to in­giu­sti­fi­ca­ta­men­te non com­pa­re all’udien­za, il tri­bu­na­le d’ap­pel­lo sta­tui­sce sul­la ba­se del­le ri­sul­tan­ze del di­bat­ti­men­to di pri­mo gra­do e de­gli al­tri at­ti.

Sezione 3: Decisione sull’appello

Art. 408 Nuova sentenza

Se en­tra nel me­ri­to dell’ap­pel­lo, il tri­bu­na­le d’ap­pel­lo pro­nun­cia una nuo­va sen­ten­za che si so­sti­tui­sce a quel­la di pri­mo gra­do.

Art. 409 Annullamento e rinvio

1 Se il pro­ce­di­men­to di pri­mo gra­do pre­sen­ta vi­zi im­por­tan­ti che non pos­so­no es­se­re sa­na­ti in se­de di ap­pel­lo, il tri­bu­na­le d’ap­pel­lo an­nul­la la sen­ten­za im­pu­gna­ta e rin­via la cau­sa al tri­bu­na­le di pri­mo gra­do per­ché svol­ga un nuo­vo di­bat­ti­men­to e pro­nun­ci una nuo­va sen­ten­za.

2 Il tri­bu­na­le d’ap­pel­lo sta­bi­li­sce qua­li at­ti pro­ce­du­ra­li il tri­bu­na­le di pri­mo gra­do de­ve ri­pe­te­re o in­te­gra­re.

3 Il tri­bu­na­le di pri­mo gra­do è vin­co­la­to dal­le opi­nio­ni giu­ri­di­che so­ste­nu­te dal tri­bu­na­le d’ap­pel­lo nel­la de­ci­sio­ne di rin­vio e dal­le istru­zio­ni di cui al ca­po­ver­so 2.

Capitolo 4: Revisione

Art. 410 Ammissibilità e motivi di revisione

1 Chi è ag­gra­va­to da una sen­ten­za pas­sa­ta in giu­di­ca­to, da un de­cre­to d’ac­cu­sa, da una de­ci­sio­ne giu­di­zia­ria suc­ces­si­va o da una de­ci­sio­ne ema­na­ta nel­la pro­ce­du­ra in­di­pen­den­te in ma­te­ria di mi­su­re può chie­der­ne la re­vi­sio­ne se:

a.
so­no da­ti nuo­vi fat­ti o nuo­vi mez­zi di pro­va an­te­rio­ri al­la de­ci­sio­ne e ta­li da com­por­ta­re l’as­so­lu­zio­ne op­pu­re una pu­ni­zio­ne no­te­vol­men­te più mi­te o no­te­vol­men­te più se­ve­ra del con­dan­na­to op­pu­re la con­dan­na del­la per­so­na as­sol­ta;
b.
la de­ci­sio­ne con­trad­di­ce in mo­do in­tol­le­ra­bi­le una de­ci­sio­ne pe­na­le suc­ces­si­va con­cer­nen­te gli stes­si fat­ti;
c.
nell’am­bi­to di un al­tro pro­ce­di­men­to pe­na­le ri­sul­ta che un rea­to ha in­flui­to sull’esi­to del pro­ce­di­men­to di cui si chie­de la re­vi­sio­ne; a tal fi­ne non è ne­ces­sa­rio che l’im­pu­ta­to sia sta­to con­dan­na­to; se il pro­ce­di­men­to pe­na­le non può aver luo­go, la pro­va può es­se­re ad­dot­ta in al­tro mo­do.

2 La re­vi­sio­ne per vio­la­zio­ne del­la Con­ven­zio­ne eu­ro­pea del 4 no­vem­bre 1950171 per la sal­va­guar­dia dei di­rit­ti dell’uo­mo e del­le li­ber­tà fon­da­men­ta­li (CE­DU) può es­se­re chie­sta se:

a.172
la Cor­te eu­ro­pea dei di­rit­ti dell’uo­mo ha ac­cer­ta­to con sen­ten­za de­fi­ni­ti­va (art. 44 CE­DU) che la CE­DU o i suoi Pro­to­col­li so­no sta­ti vio­la­ti op­pu­re ha chiu­so la cau­sa con una com­po­si­zio­ne ami­che­vo­le (art. 39 CE­DU);
b.
un’in­den­ni­tà non è at­ta a com­pen­sa­re le con­se­guen­ze del­la vio­la­zio­ne; e
c.
la re­vi­sio­ne è ne­ces­sa­ria per por­re fi­ne al­la vio­la­zio­ne.

3 La re­vi­sio­ne a fa­vo­re del con­dan­na­to può es­se­re chie­sta an­che do­po la so­prav­ve­nien­za del­la pre­scri­zio­ne.

4 La re­vi­sio­ne li­mi­ta­ta al­le pre­te­se ci­vi­li è am­mis­si­bi­le sol­tan­to se la leg­ge di pro­ce­du­ra ci­vi­le del fo­ro con­sen­te la re­vi­sio­ne in ma­te­ria ci­vi­le.

171 RS 0.101

172 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 3 del­la LF del 1° ott. 2021, in vi­go­re dal 1° lug. 2022 (RU 2022 289; FF 2021 300, 889).

Art. 411 Forma e termine

1 Le istan­ze di re­vi­sio­ne van­no pre­sen­ta­te e mo­ti­va­te per scrit­to al tri­bu­na­le d’ap­pel­lo. L’istan­za de­ve in­di­ca­re e com­pro­va­re i mo­ti­vi di re­vi­sio­ne in­vo­ca­ti.

2 Le istan­ze di cui all’ar­ti­co­lo 410 ca­po­ver­si 1 let­te­ra b e 2 van­no pre­sen­ta­te en­tro 90 gior­ni da quan­do l’in­te­res­sa­to è ve­nu­to a co­no­scen­za del­la de­ci­sio­ne in que­stio­ne. Ne­gli al­tri ca­si, le istan­ze di re­vi­sio­ne non so­no su­bor­di­na­te al ri­spet­to di al­cun ter­mi­ne.

Art. 412 Esame preliminare ed entrata nel merito

1 Il tri­bu­na­le d’ap­pel­lo esa­mi­na pre­li­mi­nar­men­te in pro­ce­du­ra scrit­ta l’istan­za di re­vi­sio­ne.

2 Il tri­bu­na­le non en­tra nel me­ri­to se l’istan­za è ma­ni­fe­sta­men­te inam­mis­si­bi­le o in­fon­da­ta op­pu­re è già sta­ta pre­sen­ta­ta in­vo­can­do gli stes­si mo­ti­vi e re­spin­ta.

3 Ne­gli al­tri ca­si, il tri­bu­na­le in­vi­ta le par­ti e la giu­ri­sdi­zio­ne in­fe­rio­re a pre­sen­ta­re per scrit­to le lo­ro os­ser­va­zio­ni.

4 Il tri­bu­na­le di­spo­ne i ne­ces­sa­ri com­ple­men­ti di pro­va e de­gli at­ti, non­ché i prov­ve­di­men­ti cau­te­la­ri del ca­so, in quan­to non sia­no di com­pe­ten­za di chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to se­con­do l’ar­ti­co­lo 388.

Art. 413 Decisione

1 Se ri­tie­ne che non sus­si­sta­no i mo­ti­vi di re­vi­sio­ne ad­dot­ti, il tri­bu­na­le d’ap­pel­lo re­spin­ge l’istan­za di re­vi­sio­ne e re­vo­ca gli even­tua­li prov­ve­di­men­ti cau­te­la­ri.

2 Se ri­tie­ne fon­da­ti i mo­ti­vi di re­vi­sio­ne ad­dot­ti, il tri­bu­na­le an­nul­la in tut­to o in par­te la de­ci­sio­ne im­pu­gna­ta e:

a.
rin­via la cau­sa all’au­to­ri­tà da es­so de­si­gna­ta, per nuo­vo esa­me e giu­di­zio; o
b.
ema­na es­so stes­so una nuo­va de­ci­sio­ne, in quan­to lo con­sen­ta lo sta­to de­gli at­ti.

3 Se di­spo­ne il rin­vio, il tri­bu­na­le d’ap­pel­lo de­ter­mi­na in che mi­su­ra i mo­ti­vi di re­vi­sio­ne ac­cer­ta­ti an­nul­la­no il giu­di­ca­to e l’ese­cu­ti­vi­tà del­la de­ci­sio­ne im­pu­gna­ta e a qua­le fa­se va­da ria­per­to il pro­ce­di­men­to.

4 Se so­no adem­piu­te le re­la­ti­ve con­di­zio­ni, il tri­bu­na­le d’ap­pel­lo può prov­vi­so­ria­men­te por­re o man­te­ne­re in car­ce­re di si­cu­rez­za l’im­pu­ta­to.

Art. 414 Nuovo procedimento

1 Se il tri­bu­na­le d’ap­pel­lo rin­via la cau­sa al pub­bli­co mi­ni­ste­ro, que­sti de­ci­de se pro­muo­ve­re una nuo­va ac­cu­sa, ema­na­re un de­cre­to d’ac­cu­sa o ab­ban­do­na­re il pro­ce­di­men­to.

2 Se la cau­sa è rin­via­ta a un’au­to­ri­tà giu­di­can­te, que­sta pro­ce­de ai ne­ces­sa­ri com­ple­men­ti di pro­va e pro­nun­cia una nuo­va sen­ten­za a se­gui­to di un di­bat­ti­men­to.

Art. 415 Effetti della nuova decisione

1 Se la nuo­va de­ci­sio­ne è di con­dan­na a una pe­na più se­ve­ra, le pe­ne già espia­te dall’im­pu­ta­to ven­go­no com­pu­ta­te.

2 Se è pro­nun­cia­ta l’as­so­lu­zio­ne, in­flit­ta una pe­na più mi­te o ab­ban­do­na­to il pro­ce­di­men­to, all’im­pu­ta­to è rim­bor­sa­ta la par­te non do­vu­ta del­le mul­te o pe­ne pe­cu­nia­rie già pa­ga­te. Le pre­te­se dell’im­pu­ta­to di in­den­niz­zo o di ri­pa­ra­zio­ne del tor­to mo­ra­le so­no ret­te dall’ar­ti­co­lo 436 ca­po­ver­so 4.

3 Se l’as­so­lu­zio­ne si so­sti­tui­sce a una con­dan­na, l’im­pu­ta­to o, se que­sti è de­ce­du­to, i suoi con­giun­ti pos­so­no chie­de­re la pub­bli­ca­zio­ne del­la nuo­va de­ci­sio­ne.

Titolo decimo: Spese procedurali, indennità e riparazione del torto morale

Capitolo 1: Disposizioni generali

Art. 416 Campo d’applicazione

Le di­spo­si­zio­ni del pre­sen­te ti­to­lo si ap­pli­ca­no a tut­te le pro­ce­du­re pre­vi­ste dal pre­sen­te Co­di­ce.

Art. 417 Onere delle spese derivanti da atti procedurali viziati

In ca­so di inos­ser­van­za di un ter­mi­ne o di al­tri at­ti pro­ce­du­ra­li vi­zia­ti, l’au­to­ri­tà pe­na­le può ad­dos­sa­re le spe­se pro­ce­du­ra­li e le in­den­ni­tà al par­te­ci­pan­te al pro­ce­di­men­to che le ha cau­sa­te, in­di­pen­den­te­men­te dall’esi­to del pro­ce­di­men­to.

Art. 418 Partecipazione di più persone e responsabilità di terzi

1 Se più per­so­ne coin­vol­te so­no te­nu­te al pa­ga­men­to del­le spe­se, le spe­se so­no ri­par­ti­te pro­por­zio­nal­men­te tra di lo­ro.

2 L’au­to­ri­tà pe­na­le può di­spor­re che le per­so­ne te­nu­te al pa­ga­men­to del­le spe­se ri­spon­da­no in so­li­do del­le spe­se da es­se cau­sa­te con­giun­ta­men­te.

3 L’au­to­ri­tà pe­na­le può ob­bli­ga­re ter­zi ad as­su­me­re le spe­se so­li­dal­men­te con l’im­pu­­ta­to con­for­me­men­te ai prin­ci­pi ci­vi­li­sti­ci in ma­te­ria di re­spon­sa­bi­li­tà.

Art. 419 Onere delle spese per persone non imputabili

Se il pro­ce­di­men­to è sta­to ab­ban­do­na­to a cau­sa dell’in­ca­pa­ci­tà pe­na­le dell’im­pu­ta­to o que­sti è sta­to pro­sciol­to per ta­le mo­ti­vo, le spe­se pos­so­no es­ser­gli ad­dos­sa­te se, te­nu­to con­to di tut­te le cir­co­stan­ze, ciò ri­sul­ta con­for­me all’equi­tà.

Art. 420 Regresso

Per le spe­se so­ste­nu­te, la Con­fe­de­ra­zio­ne e i Can­to­ni pos­so­no eser­ci­ta­re il re­gres­so nei con­fron­ti del­le per­so­ne che, in­ten­zio­nal­men­te o per ne­gli­gen­za gra­ve:

a.
han­no pro­vo­ca­to l’aper­tu­ra del pro­ce­di­men­to;
b.
han­no osta­co­la­to no­te­vol­men­te il pro­ce­di­men­to;
c.
han­no pro­vo­ca­to una de­ci­sio­ne an­nul­la­ta in pro­ce­du­ra di re­vi­sio­ne.

Art. 421 Decisione sulle spese

1 Nel­la de­ci­sio­ne fi­na­le, l’au­to­ri­tà pe­na­le de­ter­mi­na an­che le con­se­guen­ze in ma­te­ria di spe­se.

2 Es­sa può de­ter­mi­nar­le pre­via­men­te nell’am­bi­to di:

a.
de­ci­sio­ni in­ci­den­ta­li;
b.
de­ci­sio­ni di ab­ban­do­no par­zia­le del pro­ce­di­men­to;
c.
de­ci­sio­ni su ri­cor­si in­ter­po­sti con­tro de­ci­sio­ni in­ci­den­ta­li e di ab­ban­do­no.

Capitolo 2: Spese procedurali

Art. 422 Definizione

1 Le spe­se pro­ce­du­ra­li com­pren­do­no gli emo­lu­men­ti a co­per­tu­ra del­le spe­se e i di­sbor­si nel ca­so con­cre­to.

2 So­no ri­te­nu­te di­sbor­si in par­ti­co­la­re le spe­se per:

a.
la di­fe­sa d’uf­fi­cio e il gra­tui­to pa­tro­ci­nio;
b.
le tra­du­zio­ni;
c.
le pe­ri­zie;
d.
la coo­pe­ra­zio­ne di al­tre au­to­ri­tà;
e.
la cor­ri­spon­den­za po­sta­le, le con­ver­sa­zio­ni te­le­fo­ni­che e ser­vi­zi ana­lo­ghi.

Art. 423 Principi

1 Le spe­se pro­ce­du­ra­li so­no so­ste­nu­te dal­la Con­fe­de­ra­zio­ne o dal Can­to­ne che ha con­­dot­to il pro­ce­di­men­to; so­no fat­te sal­ve di­spo­si­zio­ni de­ro­ga­to­rie del pre­sen­te Co­di­ce.

2 e3173

173 Abro­ga­ti dall’all. n. II 7 del­la L del 19 mar. 2010 sull’or­ga­niz­za­zio­ne del­le au­to­ri­tà pe­na­li, con ef­fet­to dal 1° gen. 2011 (RU 20103267;FF 2008 7093).

Art. 424 Calcolo ed emolumenti

1 La Con­fe­de­ra­zio­ne e i Can­to­ni di­sci­pli­na­no il cal­co­lo del­le spe­se pro­ce­du­ra­li e fis­sa­no gli emo­lu­men­ti.

2 Per i ca­si sem­pli­ci, pos­so­no pre­ve­de­re emo­lu­men­ti for­fet­ta­ri che co­pra­no an­che i di­sbor­si.

Art. 425 Sospensione e condono

L’au­to­ri­tà pe­na­le può di­la­zio­na­re la ri­scos­sio­ne del­le spe­se pro­ce­du­ra­li op­pu­re, te­nu­to con­to del­la si­tua­zio­ne eco­no­mi­ca del­la per­so­na te­nu­ta a ri­fon­der­le, ri­dur­le o con­do­nar­le.

Art. 426 Spese a carico dell’imputato e di chi è parte in un procedimento indipendente in materia di misure

1 In ca­so di con­dan­na, l’im­pu­ta­to so­stie­ne le spe­se pro­ce­du­ra­li. So­no ec­cet­tua­te le sue spe­se per la di­fe­sa d’uf­fi­cio; è fat­to sal­vo l’ar­ti­co­lo 135 ca­po­ver­so 4.

2 In ca­so di ab­ban­do­no del pro­ce­di­men­to o di as­so­lu­zio­ne, le spe­se pro­ce­du­ra­li pos­so­no es­se­re ad­dos­sa­te in tut­to o in par­te all’im­pu­ta­to se, in mo­do il­le­ci­to e col­pe­vo­le, ha pro­vo­ca­to l’aper­tu­ra del pro­ce­di­men­to o ne ha osta­co­la­to lo svol­gi­men­to.

3 L’im­pu­ta­to non so­stie­ne le spe­se pro­ce­du­ra­li:

a.
cau­sa­te dal­la Con­fe­de­ra­zio­ne o dal Can­to­ne con at­ti pro­ce­du­ra­li inu­ti­li o vi­zia­ti;
b.
de­ri­van­ti dal­le tra­du­zio­ni re­se­si ne­ces­sa­rie a cau­sa del fat­to che l’im­pu­ta­to par­la una lin­gua stra­nie­ra.

4 L’im­pu­ta­to so­stie­ne le spe­se del gra­tui­to pa­tro­ci­nio dell’ac­cu­sa­to­re pri­va­to sol­tan­to se go­de di una buo­na si­tua­zio­ne eco­no­mi­ca.

5 Le di­spo­si­zio­ni del pre­sen­te ar­ti­co­lo si ap­pli­ca­no per ana­lo­gia a chi è par­te in un pro­ce­di­men­to in­di­pen­den­te in ma­te­ria di mi­su­re, se la de­ci­sio­ne gli è sfa­vo­re­vo­le.

Art. 427 Spese a carico dell’accusatore privato e del querelante

1 All’ac­cu­sa­to­re pri­va­to pos­so­no es­se­re ad­dos­sa­te le spe­se pro­ce­du­ra­li cau­sa­te dal­le sue istan­ze in me­ri­to agli aspet­ti ci­vi­li se:

a.
il pro­ce­di­men­to è sta­to ab­ban­do­na­to o l’im­pu­ta­to as­sol­to;
b.
l’ac­cu­sa­to­re pri­va­to ri­ti­ra l’azio­ne ci­vi­le pri­ma che sia chiu­so il di­bat­ti­men­to di pri­mo gra­do;
c.
l’azio­ne ci­vi­le è sta­ta re­spin­ta o rin­via­ta al fo­ro ci­vi­le.

2 In ca­so di rea­ti a que­re­la di par­te, le spe­se pro­ce­du­ra­li pos­so­no es­se­re ad­dos­sa­te al que­re­lan­te, qua­lo­ra per con­dot­ta te­me­ra­ria o ne­gli­gen­za gra­ve ab­bia cau­sa­to l’aper­tu­ra del pro­ce­di­men­to o ne ab­bia in­tral­cia­to lo svol­gi­men­to, op­pu­re all’ac­cu­sa­to­re pri­va­to se:

a.
il pro­ce­di­men­to è sta­to ab­ban­do­na­to o l’im­pu­ta­to as­sol­to; e
b.
l’im­pu­ta­to non è te­nu­to a ri­fon­de­re le spe­se giu­sta l’ar­ti­co­lo 426 ca­po­ver­so 2.

3 Se il que­re­lan­te ri­ti­ra la que­re­la nell’am­bi­to di una con­ci­lia­zio­ne espe­ri­ta dal pub­bli­co mi­ni­ste­ro, le spe­se pro­ce­du­ra­li so­no di nor­ma a ca­ri­co del­la Con­fe­de­ra­zio­ne o del Can­to­ne.

4 L’ac­cor­do tra il que­re­lan­te e l’im­pu­ta­to in me­ri­to all’as­sun­zio­ne del­le spe­se in ca­so di ri­ti­ro del­la que­re­la ne­ces­si­ta dell’ap­pro­va­zio­ne dell’au­to­ri­tà che di­spo­ne l’ab­ban­do­no. Es­so non de­ve dan­neg­gia­re la Con­fe­de­ra­zio­ne o il Can­to­ne.

Art. 428 Assunzione delle spese nella procedura di ricorso

1 Le par­ti so­sten­go­no le spe­se del­la pro­ce­du­ra di ri­cor­so nel­la mi­su­ra in cui pre­val­go­no o soc­com­bo­no nel­la cau­sa. È ri­te­nu­ta soc­com­ben­te an­che la par­te che ha ri­ti­ra­to il ri­cor­so o sul cui ri­cor­so non si è en­tra­ti nel me­ri­to.

2 Se una par­te ri­cor­ren­te ot­tie­ne una de­ci­sio­ne a lei più fa­vo­re­vo­le, le spe­se del­la pro­ce­du­ra di im­pu­gna­zio­ne pos­so­no es­ser­le ad­dos­sa­te se:

a.
i pre­sup­po­sti del­la pre­va­len­za nel­la cau­sa so­no sta­ti crea­ti sol­tan­to nell’am­bi­to del­la pro­ce­du­ra di ri­cor­so; o
b.
la de­ci­sio­ne im­pu­gna­ta vie­ne mo­di­fi­ca­ta sol­tan­to ri­guar­do ad aspet­ti non so­stan­zia­li.

3 Se ema­na es­sa stes­sa una nuo­va de­ci­sio­ne, la giu­ri­sdi­zio­ne di ri­cor­so sta­tui­sce an­che in me­ri­to al­la li­qui­da­zio­ne del­le spe­se pre­vi­sta dal­la giu­ri­sdi­zio­ne in­fe­rio­re.

4 Se la giu­ri­sdi­zio­ne di ri­cor­so an­nul­la una de­ci­sio­ne e rin­via la cau­sa al­la giu­ri­sdi­zio­ne in­fe­rio­re per­ché sta­tui­sca nuo­va­men­te, la Con­fe­de­ra­zio­ne o il Can­to­ne so­sten­go­no le spe­se del­la pro­ce­du­ra di ri­cor­so e, se­con­do il li­be­ro ap­prez­za­men­to del­la giu­ri­sdi­zio­ne di ri­cor­so, quel­le del­la giu­ri­sdi­zio­ne in­fe­rio­re.

5 Se l’istan­za di re­vi­sio­ne è ac­col­ta, l’au­to­ri­tà pe­na­le chia­ma­ta in se­gui­to a sta­tui­re sul­la cau­sa de­ci­de se­con­do li­be­ro ap­prez­za­men­to in me­ri­to al­le spe­se del pri­mo pro­ce­di­men­to.

Capitolo 3: Indennizzo e riparazione del torto morale

Sezione 1: Imputato

Art. 429 Pretese

1 Se è pie­na­men­te o par­zial­men­te as­sol­to o se il pro­ce­di­men­to nei suoi con­fron­ti è ab­ban­do­na­to, l’im­pu­ta­to ha di­rit­to a:

a.
un’in­den­ni­tà per le spe­se so­ste­nu­te ai fi­ni di un ade­gua­to eser­ci­zio dei suoi di­rit­ti pro­ce­du­ra­li;
b.
un’in­den­ni­tà per il dan­no eco­no­mi­co ri­sul­tan­te dal­la par­te­ci­pa­zio­ne ne­ces­sa­ria al pro­ce­di­men­to pe­na­le;
c.
una ri­pa­ra­zio­ne del tor­to mo­ra­le per le­sio­ni par­ti­co­lar­men­te gra­vi dei suoi in­te­res­si per­so­na­li, se­gna­ta­men­te in ca­so di pri­va­zio­ne del­la li­ber­tà.

2 L’au­to­ri­tà pe­na­le esa­mi­na d’uf­fi­cio le pre­te­se dell’im­pu­ta­to. Può in­vi­ta­re l’im­pu­­ta­to a quan­ti­fi­car­le e com­pro­var­le.

Art. 430 Riduzione e rifiuto dell’indennizzo e della riparazione del torto morale

1 L’au­to­ri­tà pe­na­le può ri­dur­re o non ac­cor­da­re l’in­den­niz­zo o la ri­pa­ra­zio­ne del tor­to mo­ra­le se:

a.
l’im­pu­ta­to ha pro­vo­ca­to in mo­do il­le­ci­to e col­pe­vo­le l’aper­tu­ra del pro­ce­di­men­to pe­na­le o ne ha osta­co­la­to lo svol­gi­men­to;
b.
l’ac­cu­sa­to­re pri­va­to è te­nu­to a in­den­niz­za­re l’im­pu­ta­to; o
c.
le spe­se dell’im­pu­ta­to so­no di esi­gua en­ti­tà.

2 Nel­la pro­ce­du­ra di ri­cor­so, l’in­den­niz­zo e la ri­pa­ra­zio­ne del tor­to mo­ra­le pos­so­no inol­tre es­se­re ri­dot­ti se so­no adem­piu­te le con­di­zio­ni di cui all’ar­ti­co­lo 428 ca­po­ver­so 2.

Art. 431 Provvedimenti coercitivi ingiustificati

1 Se nei con­fron­ti dell’im­pu­ta­to so­no sta­ti il­le­gal­men­te adot­ta­ti prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi, l’au­to­ri­tà pe­na­le gli ri­co­no­sce un’in­den­ni­tà e una ri­pa­ra­zio­ne del tor­to mo­ra­le ade­gua­te.

2 In ca­so di car­ce­ra­zio­ne pre­ven­ti­va o di si­cu­rez­za, l’im­pu­ta­to ha di­rit­to a un’in­den­ni­tà e a una ri­pa­ra­zio­ne del tor­to mo­ra­le ade­gua­te se la du­ra­ta del­la car­ce­ra­zio­ne ha ec­ce­du­to quel­la con­sen­ti­ta e la pri­va­zio­ne di li­ber­tà ec­ce­den­te non può es­se­re com­pu­ta­ta nel­le san­zio­ni in­flit­te per al­tri rea­ti.

3 Il di­rit­to di cui al ca­po­ver­so 2 de­ca­de se l’im­pu­ta­to:

a.
è con­dan­na­to a una pe­na pe­cu­nia­ria, a un la­vo­ro di pub­bli­ca uti­li­tà o a una mul­ta che in ca­so di con­ver­sio­ne ri­sul­te­reb­be pa­ri a una pe­na de­ten­ti­va la cui du­ra­ta non sa­reb­be no­te­vol­men­te in­fe­rio­re a quel­la del­la car­ce­ra­zio­ne pre­ven­ti­va o di si­cu­rez­za sof­fer­ta;
b.
è con­dan­na­to con la con­di­zio­na­le a una pe­na de­ten­ti­va la cui du­ra­ta ec­ce­de quel­la del­la car­ce­ra­zio­ne pre­ven­ti­va o di si­cu­rez­za sof­fer­ta.

Art. 432 Pretese nei confronti dell’accusatore privato e del querelante

1 Se pre­va­le nel­la cau­sa, l’im­pu­ta­to ha di­rit­to che l’ac­cu­sa­to­re pri­va­to lo in­den­niz­zi ade­gua­ta­men­te del­le spe­se so­ste­nu­te per far fron­te al­le istan­ze re­la­ti­ve agli aspet­ti ci­vi­li.

2 Se l’im­pu­ta­to vie­ne giu­di­ca­to non col­pe­vo­le in un pro­ce­di­men­to pro­mos­so a que­re­la di par­te, il que­re­lan­te, qua­lo­ra per con­dot­ta te­me­ra­ria o ne­gli­gen­za gra­ve ab­bia cau­sa­to l’a­per­tu­ra del pro­ce­di­men­to o ne ab­bia in­tral­cia­to lo svol­gi­men­to, o l’ac­cu­sa­to­re pri­va­to pos­so­no es­se­re te­nu­ti a rim­bor­sar­gli le spe­se so­ste­nu­te ai fi­ni di un ade­gua­to eser­ci­zio dei suoi di­rit­ti pro­ce­du­ra­li.

Sezione 2: Accusatore privato e terzi

Art. 433 Accusatore privato

1 L’im­pu­ta­to de­ve in­den­niz­za­re ade­gua­ta­men­te l’ac­cu­sa­to­re pri­va­to del­le spe­se ne­ces­sa­rie da lui so­ste­nu­te nel pro­ce­di­men­to se:

a.
l’ac­cu­sa­to­re pri­va­to vin­ce la cau­sa; o
b.
l’im­pu­ta­to è te­nu­to a ri­fon­de­re le spe­se se­con­do l’ar­ti­co­lo 426 ca­po­ver­so 2.

2 L’ac­cu­sa­to­re pri­va­to inol­tra l’istan­za d’in­den­niz­zo all’au­to­ri­tà pe­na­le, quan­ti­fi­can­do e com­pro­van­do le pro­prie pre­te­se. Se l’ac­cu­sa­to­re pri­va­to non ot­tem­pe­ra a ta­le ob­bli­go, l’au­to­ri­tà pe­na­le non en­tra nel me­ri­to dell’istan­za.

Art. 434 Terzi

1 I ter­zi dan­neg­gia­ti da at­ti pro­ce­du­ra­li o nel pre­sta­re as­si­sten­za al­le au­to­ri­tà pe­na­li han­no di­rit­to a una ri­pa­ra­zio­ne del tor­to mo­ra­le e a un ade­gua­to ri­sar­ci­men­to del dan­no non co­per­to in al­tro mo­do. L’ar­ti­co­lo 433 ca­po­ver­so 2 è ap­pli­ca­bi­le per ana­lo­gia.

2 La de­ci­sio­ne fi­na­le sta­tui­sce in me­ri­to a ta­li pre­te­se. In ca­si non con­tro­ver­si, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro può sod­di­sfar­le già nel cor­so del­la pro­ce­du­ra pre­li­mi­na­re.

Sezione 3: Disposizioni particolari

Art. 435 Prescrizione

Le pre­te­se di in­den­niz­zo e di ri­pa­ra­zio­ne del tor­to mo­ra­le nei con­fron­ti del­la Con­fe­de­ra­zio­ne o del Can­to­ne si pre­scri­vo­no in die­ci an­ni a de­cor­re­re dal pas­sag­gio in giu­di­ca­to del­la de­ci­sio­ne.

Art. 436 Indennizzo e riparazione del torto morale nell’ambito della procedura di ricorso

1 Le pre­te­se di in­den­niz­zo e di ri­pa­ra­zio­ne del tor­to mo­ra­le nell’am­bi­to del­la pro­ce­du­ra di ri­cor­so so­no ret­te da­gli ar­ti­co­li 429–434.

2 Se non be­ne­fi­cia di un’as­so­lu­zio­ne pie­na o par­zia­le, né dell’ab­ban­do­no del pro­ce­di­men­to, ma ot­tie­ne ra­gio­ne su al­tre que­stio­ni, l’im­pu­ta­to ha di­rit­to a una con­grua in­den­ni­tà per le spe­se so­ste­nu­te.

3 Se la giu­ri­sdi­zio­ne di ri­cor­so an­nul­la una de­ci­sio­ne se­con­do l’ar­ti­co­lo 409, le par­ti han­no di­rit­to a una con­grua in­den­ni­tà per le spe­se so­ste­nu­te nel­la pro­ce­du­ra di ri­cor­so e in re­la­zio­ne con la par­te an­nul­la­ta del pro­ce­di­men­to di pri­mo gra­do.

4 L’im­pu­ta­to as­sol­to o pu­ni­to me­no se­ve­ra­men­te a se­gui­to di una re­vi­sio­ne ha di­rit­to a una con­grua in­den­ni­tà per le spe­se so­ste­nu­te nel­la pro­ce­du­ra di re­vi­sio­ne. Ha inol­tre di­rit­to a una ri­pa­ra­zio­ne del tor­to mo­ra­le e a un’in­den­ni­tà per la pri­va­zio­ne del­la li­ber­tà in­giu­sta­men­te su­bi­ta, ec­cet­to che la stes­sa pos­sa es­se­re com­pu­ta­ta nel­le san­zio­ni in­flit­te per al­tri rea­ti.

Titolo undicesimo: Giudicato ed esecuzione delle decisioni penali

Capitolo 1: Giudicato

Art. 437 Passaggio in giudicato

1 Le sen­ten­ze e le al­tre de­ci­sio­ni che con­clu­do­no il pro­ce­di­men­to con­tro le qua­li è da­to ri­cor­so giu­sta il pre­sen­te Co­di­ce pas­sa­no in giu­di­ca­to se:

a.
il ter­mi­ne di ri­cor­so è tra­scor­so inu­ti­liz­za­to;
b.
l’aven­te di­rit­to di­chia­ra di ri­nun­cia­re al ri­cor­so o lo ri­ti­ra;
c.
la giu­ri­sdi­zio­ne di ri­cor­so non en­tra nel me­ri­to del ri­cor­so o lo re­spin­ge.

2 Il giu­di­ca­to re­troa­gi­sce al gior­no in cui la de­ci­sio­ne è sta­ta ema­na­ta.

3 Le de­ci­sio­ni con­tro le qua­li non è da­to al­cun ri­cor­so giu­sta il pre­sen­te Co­di­ce pas­sa­no in giu­di­ca­to al­lor­ché so­no pre­se.

Art. 438 Accertamento del giudicato

1 L’au­to­ri­tà pe­na­le che ha ema­na­to la de­ci­sio­ne ne an­no­ta il pas­sag­gio in giu­di­ca­to nel fa­sci­co­lo o nel­la sen­ten­za.

2 Al­le par­ti cui è sta­ta co­mu­ni­ca­ta la pre­sen­ta­zio­ne di un ri­cor­so è co­mu­ni­ca­to an­che il pas­sag­gio in giu­di­ca­to del­la sen­ten­za.

3 Se il pas­sag­gio in giu­di­ca­to è con­tro­ver­so, sta­tui­sce l’au­to­ri­tà che ha ema­na­to la de­ci­sio­ne.

4 La de­ci­sio­ne sul pas­sag­gio in giu­di­ca­to è im­pu­gna­bi­le me­dian­te re­cla­mo.

Capitolo 2: Esecuzione delle decisioni penali

Art. 439 Esecuzione delle pene e delle misure

1 La Con­fe­de­ra­zio­ne e i Can­to­ni de­si­gna­no le au­to­ri­tà com­pe­ten­ti per l’ese­cu­zio­ne del­le pe­ne e del­le mi­su­re e sta­bi­li­sco­no la re­la­ti­va pro­ce­du­ra; so­no fat­te sal­ve le nor­me spe­cia­li pre­vi­ste nel pre­sen­te Co­di­ce e nel CP174.

2 L’au­to­ri­tà d’ese­cu­zio­ne emet­te un or­di­ne d’ese­cu­zio­ne.

3 Le pe­ne de­ten­ti­ve e mi­su­re pri­va­ti­ve del­la li­ber­tà pro­nun­cia­te con de­ci­sio­ne pas­sa­ta in giu­di­ca­to so­no ese­gui­te im­me­dia­ta­men­te:

a.
in ca­so di pe­ri­co­lo di fu­ga;
b.
se il pub­bli­co è se­ria­men­te espo­sto a pe­ri­co­lo; o
c.
se lo sco­po del­la mi­su­ra non può es­se­re con­se­gui­to al­tri­men­ti.

4 Per at­tua­re l’or­di­ne d’ese­cu­zio­ne, l’au­to­ri­tà d’ese­cu­zio­ne può far ar­re­sta­re il con­dan­na­to, far di­ra­ma­re un man­da­to di ri­cer­ca nei suoi con­fron­ti o chie­der­ne l’estra­di­zio­ne.

Art. 440 Carcerazione di sicurezza

1 Nei ca­si ur­gen­ti l’au­to­ri­tà d’ese­cu­zio­ne può por­re il con­dan­na­to in car­ce­ra­zio­ne di si­cu­rez­za al fi­ne di ga­ran­ti­re l’ese­cu­zio­ne del­la pe­na o del­la mi­su­ra.

2 En­tro cin­que gior­ni dall’in­car­ce­ra­zio­ne, l’au­to­ri­tà d’ese­cu­zio­ne sot­to­po­ne il ca­so:

a.
al giu­di­ce che ha pro­nun­cia­to la pe­na o mi­su­ra da ese­gui­re;
b.
al giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi del luo­go del pub­bli­co mi­ni­ste­ro che ha emes­so il de­cre­to d’ac­cu­sa.

3 Il giu­di­ce de­ci­de de­fi­ni­ti­va­men­te se il con­dan­na­to deb­ba re­sta­re in car­ce­ra­zio­ne di si­cu­rez­za si­no all’ini­zio del­la pe­na o del­la mi­su­ra.

Art. 441 Prescrizione della pena

1 Le pe­ne ca­du­te in pre­scri­zio­ne non pos­so­no es­se­re ese­gui­te.

2 L’au­to­ri­tà d’ese­cu­zio­ne esa­mi­na d’uf­fi­cio se la pe­na è ca­du­ta in pre­scri­zio­ne.

3 Con­tro l’in­com­ben­te ese­cu­zio­ne di una pe­na o mi­su­ra ca­du­ta in pre­scri­zio­ne il con­dan­na­to può in­ter­por­re re­cla­mo al­la giu­ri­sdi­zio­ne di re­cla­mo del Can­to­ne d’ese­cu­zio­ne. Que­sta de­ci­de an­che ri­guar­do all’ef­fet­to so­spen­si­vo del re­cla­mo.

4 Se ha scon­ta­to una san­zio­ne pri­va­ti­va del­la li­ber­tà ca­du­ta in pre­scri­zio­ne, il con­dan­na­to ha di­rit­to a un’in­den­ni­tà e a una ri­pa­ra­zio­ne del tor­to mo­ra­le in ap­pli­ca­zio­ne ana­lo­gi­ca dell’ar­ti­co­lo 431.

Art. 442 Esecuzione delle decisioni concernenti le spese procedurali e le altre prestazioni finanziarie

1 Le spe­se pro­ce­du­ra­li, le pe­ne pe­cu­nia­rie, le mul­te e le al­tre pre­sta­zio­ni fi­nan­zia­rie da for­ni­re nell’am­bi­to del pro­ce­di­men­to pe­na­le so­no ri­scos­se con­for­me­men­te al­le di­spo­si­zio­ni del­la leg­ge fe­de­ra­le dell’11 apri­le 1889175 sull’ese­cu­zio­ne e sul fal­li­men­to.

2 Le pre­te­se per spe­se pro­ce­du­ra­li si pre­scri­vo­no in die­ci an­ni a de­cor­re­re dal giu­di­ca­to del­la de­ci­sio­ne sul­le spe­se. L’in­te­res­se mo­ra­to­rio è del 5 per cen­to.

3 La Con­fe­de­ra­zio­ne e i Can­to­ni de­si­gna­no le au­to­ri­tà in­ca­ri­ca­te del­la ri­scos­sio­ne del­le pre­sta­zio­ni fi­nan­zia­rie.

4 Le au­to­ri­tà pe­na­li pos­so­no com­pen­sa­re le lo­ro pre­te­se per spe­se pro­ce­du­ra­li con le pre­te­se d’in­den­niz­zo del­la par­te te­nu­ta al pa­ga­men­to re­la­ti­ve al me­de­si­mo pro­ce­di­men­to pe­na­le, non­ché con va­lo­ri pa­tri­mo­nia­li se­que­stra­ti.

Art. 443 Esecuzione delle sentenze penali quanto agli aspetti civili

Nel­la mi­su­ra in cui con­cer­no­no pre­te­se ci­vi­li, le sen­ten­ze so­no ese­gui­te con­for­me­men­te al­la pro­ce­du­ra ci­vi­le vi­gen­te nel luo­go dell’ese­cu­zio­ne e al­la leg­ge fe­de­ra­le del­l’11 apri­le 1889176 sull’ese­cu­zio­ne e sul fal­li­men­to.

Art. 444 Pubblicazioni ufficiali

La Con­fe­de­ra­zio­ne e i Can­to­ni de­si­gna­no le au­to­ri­tà in­ca­ri­ca­te del­le pub­bli­ca­zio­ni uf­fi­cia­li.

Titolo dodicesimo: Disposizioni finali

Capitolo 1: Disposizioni d’esecuzione

Art. 445

Il Con­si­glio fe­de­ra­le e, per quan­to ne ab­bia­no la com­pe­ten­za, i Can­to­ni ema­na­no le di­spo­si­zio­ni ne­ces­sa­rie per l’ese­cu­zio­ne del pre­sen­te Co­di­ce.

Capitolo 2: Adeguamento della legislazione

Art. 446 Abrogazione e modifica del diritto vigente

1 L’abro­ga­zio­ne e la mo­di­fi­ca del di­rit­to vi­gen­te so­no di­sci­pli­na­te nell’al­le­ga­to 1.

2 L’As­sem­blea fe­de­ra­le può ade­gua­re me­dian­te or­di­nan­za le di­spo­si­zio­ni di leg­gi fe­de­ra­li che, no­no­stan­te sia­no in con­trad­di­zio­ne con il pre­sen­te Co­di­ce, non so­no sta­te mo­di­fi­ca­te for­mal­men­te dal­lo stes­so.

Art. 447 Disposizioni di coordinamento

Il coor­di­na­men­to di di­spo­si­zio­ni di al­tri nuo­vi at­ti nor­ma­ti­vi con la pre­sen­te leg­ge è re­go­la­to nell’al­le­ga­to 2.

Capitolo 3: Disposizioni transitorie

Sezione 1: Disposizioni procedurali generali

Art. 448 Diritto applicabile

1 I pro­ce­di­men­ti pen­den­ti al mo­men­to dell’en­tra­ta in vi­go­re del pre­sen­te Co­di­ce so­no con­ti­nua­ti se­con­do il nuo­vo di­rit­to, in quan­to le di­spo­si­zio­ni se­guen­ti non pre­ve­da­no al­tri­men­ti.

2 Gli at­ti pro­ce­du­ra­li di­spo­sti o ese­gui­ti pri­ma dell’en­tra­ta in vi­go­re del pre­sen­te Co­di­ce man­ten­go­no la lo­ro va­li­di­tà.

Art. 449 Competenza

1 I pro­ce­di­men­ti pen­den­ti al mo­men­to dell’en­tra­ta in vi­go­re del pre­sen­te Co­di­ce so­no con­ti­nua­ti dal­le au­to­ri­tà com­pe­ten­ti in vir­tù del nuo­vo di­rit­to, in quan­to le di­spo­si­zio­ni se­guen­ti non pre­ve­da­no al­tri­men­ti.

2 I con­flit­ti di com­pe­ten­za tra au­to­ri­tà del­lo stes­so Can­to­ne so­no de­ci­si dal­la giu­ri­sdi­zio­ne di re­cla­mo del Can­to­ne in­te­res­sa­to; quel­li tra au­to­ri­tà di Can­to­ni di­ver­si o tra au­to­ri­tà can­to­na­li e fe­de­ra­li so­no de­ci­si dal Tri­bu­na­le pe­na­le fe­de­ra­le.

Sezione 2: Procedura dibattimentale di primo grado e procedure speciali

Art. 450 Procedura dibattimentale di primo grado

Se già aper­to pri­ma dell’en­tra­ta in vi­go­re del pre­sen­te Co­di­ce, il di­bat­ti­men­to è con­ti­nua­to se­con­do il di­rit­to an­te­rio­re dal me­de­si­mo giu­di­ce di pri­mo gra­do.

Art. 451 Decisioni giudiziarie indipendenti successive

Do­po l’en­tra­ta in vi­go­re del pre­sen­te Co­di­ce, le de­ci­sio­ni giu­di­zia­rie in­di­pen­den­ti suc­ces­si­ve so­no pro­nun­cia­te dall’au­to­ri­tà pe­na­le che sa­reb­be sta­ta com­pe­ten­te per la sen­ten­za di pri­mo gra­do in vir­tù del pre­sen­te Co­di­ce.

Art. 452 Procedura contumaciale

1 Se pen­den­ti al mo­men­to dell’en­tra­ta in vi­go­re del pre­sen­te Co­di­ce, le istan­ze di nuo­vo giu­di­zio a se­gui­to di una sen­ten­za con­tu­ma­cia­le so­no giu­di­ca­te se­con­do il di­rit­to an­te­rio­re.

2 Se pre­sen­ta­te do­po l’en­tra­ta in vi­go­re del pre­sen­te Co­di­ce, le istan­ze di nuo­vo giu­di­zio a se­gui­to di una sen­ten­za con­tu­ma­cia­le pro­nun­cia­ta se­con­do il di­rit­to an­te­rio­re so­no giu­di­ca­te se­con­do il di­rit­to più fa­vo­re­vo­le all’in­stan­te.

3 Il nuo­vo giu­di­zio è ret­to dal nuo­vo di­rit­to. Es­so com­pe­te al giu­di­ce che sa­reb­be sta­to com­pe­ten­te per la sen­ten­za con­tu­ma­cia­le in vir­tù del pre­sen­te Co­di­ce.

Sezione 3: Procedura di ricorso

Art. 453 Decisioni emanate prima dell’entrata in vigore del presente Codice

1 I ri­cor­si con­tro le de­ci­sio­ni ema­na­te pri­ma dell’en­tra­ta in vi­go­re del pre­sen­te Co­di­ce so­no giu­di­ca­ti se­con­do il di­rit­to an­te­rio­re dal­le au­to­ri­tà com­pe­ten­ti in vir­tù di ta­le di­rit­to.

2 Se la giu­ri­sdi­zio­ne di ri­cor­so o il Tri­bu­na­le fe­de­ra­le rin­via il pro­ce­di­men­to al­la giu­ri­sdi­zio­ne in­fe­rio­re per nuo­vo giu­di­zio, si ap­pli­ca il nuo­vo di­rit­to. Il nuo­vo giu­di­zio com­pe­te all’au­to­ri­tà che in vir­tù del pre­sen­te Co­di­ce sa­reb­be sta­ta com­pe­ten­te per la de­ci­sio­ne an­nul­la­ta.

Art. 454 Decisioni emanate dopo l’entrata in vigore del presente Codice

1 Ai ri­cor­si con­tro le de­ci­sio­ni di pri­mo gra­do ema­na­te do­po l’en­tra­ta in vi­go­re del pre­sen­te Co­di­ce si ap­pli­ca il nuo­vo di­rit­to.

2 Ai ri­cor­si con­tro le de­ci­sio­ni di pri­mo gra­do di au­to­ri­tà giu­di­zia­rie su­pe­rio­ri ema­na­te se­con­do il di­rit­to an­te­rio­re do­po l’en­tra­ta in vi­go­re del pre­sen­te Co­di­ce si ap­pli­ca il di­rit­to an­te­rio­re.

Sezione 4: Opposizione contro i decreti d’accusa; procedimenti su azione penale privata

Art. 455 Opposizione contro i decreti d’accusa

All’op­po­si­zio­ne con­tro i de­cre­ti d’ac­cu­sa si ap­pli­ca per ana­lo­gia l’ar­ti­co­lo 453.

Art. 456 Procedimenti su azione penale privata

Si­no al­la chiu­su­ra del pro­ce­di­men­to di pri­mo gra­do, i pro­ce­di­men­ti su azio­ne pe­na­le pri­va­ta se­con­do il di­rit­to can­to­na­le an­te­rio­re pen­den­ti di­nan­zi a un giu­di­ce di pri­mo gra­do al mo­men­to dell’en­tra­ta in vi­go­re del pre­sen­te Co­di­ce so­no con­ti­nua­ti se­con­do il di­rit­to an­te­rio­re dal me­de­si­mo giu­di­ce.

Sezione 5: Disposizione transitoria della modifica del 28 settembre 2012177

177 Introdotta dal n. I 2 della LF del 28 set. 2012 (Disposizioni sulla verbalizzazione), in vigore dal 1° mag. 2013 (RU 2013 851; FF 201250435055).

Art. 456a

Nei pro­ce­di­men­ti pen­den­ti al mo­men­to dell’en­tra­ta in vi­go­re del­la mo­di­fi­ca del 28 set­tem­bre 2012 del pre­sen­te Co­di­ce gli in­ter­ro­ga­to­ri svol­ti dall’en­tra­ta in vi­go­re del­la stes­sa so­no ret­ti dal nuo­vo di­rit­to.

Capitolo 4: Referendum ed entrata in vigore

Art. 457

1 Il pre­sen­te Co­di­ce sot­to­stà a re­fe­ren­dum fa­col­ta­ti­vo.

2 Il Con­si­glio fe­de­ra­le ne de­ter­mi­na l’en­tra­ta in vi­go­re.

Da­ta dell’en­tra­ta in vi­go­re:178 1° gen­na­io 2011

178 DCF del 31 mar. 2010.

Allegato 1

Abrogazione e modifica del diritto vigente

Allegato 2

Disposizioni di coordinamento con altri nuovi atti normativi

1. Coordinamento dell’art. 305 cpv. 2 lett. b del Codice di procedura penale con la nuova legge concernente l’aiuto alle vittime di reati 182

182 La nuova LAV è entrata in vigore il 1° gen. 2009.

2. Coordinamento del n. 9 dell’allegato 1 CPP con la nuova LAV

3. Coordinamento della procedura penale militare (allegato 1 n. 12 CPP) con la nuova LAV

Coordinamento della presente modifica del Codice di procedura penale con il decreto federale del 18 dicembre 2015 che approva e traspone nel diritto svizzero la Convenzione internazionale per la protezione di tutte le persone dalla sparizione forzata, allegato 2 numero 2 (Codice di procedura penale)