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Convenzione sui diritti del fanciullo

Traduzione1

Gli Stati parti alla presente Convenzione

Considerato che, in conformità con i principi proclamati nello Statuto delle Nazioni Unite1, il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana nonché l'uguaglianza ed il carattere inalienabile dei loro diritti sono le fondamenta della libertà, della giustizia e della pace nel mondo;

Tenendo presente che i popoli delle Nazioni Unite hanno ribadito nello Statuto la loro fede nei diritti fondamentali dell'uomo e nella dignità e nel valore della persona umana ed hanno risolto di favorire il progresso sociale e di instaurare migliori condizioni di vita in una maggiore libertà;

Riconoscendo che le Nazioni Unite, nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo e nei Patti internazionali relativi ai Diritti dell'Uomo, hanno proclamato ed hanno convenuto che ciascuno può avvalersi di tutti i diritti e di tutte le libertà che vi sono enunciate, senza distinzione di sorta in particolare di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di ogni altra opinione, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di ogni altra circostanza;

Rammentando che nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo le Nazioni Unite hanno proclamato che l'infanzia ha diritto ad un aiuto e ad una assistenza particolari;

Convinti che la famiglia, unità fondamentale della società ed ambiente naturale per la crescita ed il benessere di tutti i suoi membri ed in particolare dei fanciulli, deve ricevere la protezione e l'assistenza di cui necessita per poter svolgere integralmente il suo ruolo nella collettività;

Riconoscendo che il fanciullo, ai fini dello sviluppo armonioso e completo della sua personalità deve crescere in un ambiente familiare in un clima di felicità, di amore e di comprensione;

In considerazione del fatto che occorre preparare pienamente il fanciullo ad avere una sua vita individuale nella Società, ed educarlo nello spirito degli ideali proclamati nello Statuto delle Nazioni Unite, in particolare in uno spirito di pace, di dignità, di tolleranza, di libertà, di uguaglianza e di solidarietà;

Tenendo presente che la necessità di concedere una protezione speciale al fanciullo è stata enunciata nella Dichiarazione di Ginevra del 1924 sui diritti del fanciullo e nella Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo adottata dall'Assemblea Generale il 20 novembre 1959 e riconosciuta nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, nel Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici2 (in particolare negli articoli 23 e 24), nel Patto internazionale relativo ai diritti economici, sociali e culturali3 (in particolare all'articolo 10) e negli Statuti e strumenti pertinenti delle Istituzioni specializzate e delle Organizzazioni internazionali che si preoccupano del benessere del fanciullo;

Tenendo presente che, come indicato nella Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo, «il fanciullo, a causa della sua mancanza di maturità fisica ed intellettuale», necessita di una protezione e di cure particolari, ivi compresa una protezione legale appropriata, sia prima che dopo la nascita;

Rammentando le disposizioni della Dichiarazione sui principi sociali e giuridici applicabili alla protezione ed al benessere dei fanciulli, considerati soprattutto sotto il profilo delle prassi in materia di adozione e di collocamento familiare a livello nazionale e internazionale, dell'insieme delle regole minime delle Nazioni Unite relative all'amministrazione della giustizia minorile (Regole di Beijing) e della Dichiarazione sulla protezione delle donne e dei fanciulli in periodi di emergenza e di conflitto armato;

Riconoscendo che vi sono in tutti i Paesi del mondo fanciulli che vivono in condizioni particolarmente difficili e che è necessario prestare ad essi una particolare attenzione;

Tenendo debitamente conto dell'importanza delle tradizioni e dei valori culturali di ciascun popolo per la protezione e lo sviluppo armonioso del fanciullo;

Riconoscendo l'importanza della cooperazione internazionale per il miglioramento delle condizioni di vita dei fanciulli di tutti i Paesi, in particolare nei Paesi in via di sviluppo,

Hanno convenuto quanto segue:

Prima parte

Art. 1  

Ai sen­si del­la pre­sen­te Con­ven­zio­ne si in­ten­de per fan­ciul­lo ogni es­se­re uma­no aven­te un'età in­fe­rio­re a di­ciott'an­ni, sal­vo se ab­bia rag­giun­to pri­ma la ma­tu­ri­tà in vir­tù del­la le­gi­sla­zio­ne ap­pli­ca­bi­le.

Art. 2  

1. Gli Sta­ti par­ti si im­pe­gna­no a ri­spet­ta­re i di­rit­ti enun­cia­ti nel­la pre­sen­te Con­ven­zio­ne ed a ga­ran­tir­li ad ogni fan­ciul­lo che di­pen­de dal­la lo­ro giu­ri­sdi­zio­ne, sen­za di­stin­zio­ne di sor­ta ed a pre­scin­de­re da ogni con­si­de­ra­zio­ne di raz­za, di co­lo­re, di ses­so, di lin­gua, di re­li­gio­ne, di opi­nio­ne po­li­ti­ca o al­tra del fan­ciul­lo o dei suoi ge­ni­to­ri o rap­pre­sen­tan­ti le­ga­li, dal­la lo­ro ori­gi­ne na­zio­na­le, et­ni­ca o so­cia­le, dal­la lo­ro si­tua­zio­ne fi­nan­zia­ria, dal­la lo­ro in­ca­pa­ci­tà, dal­la lo­ro na­sci­ta o da ogni al­tra cir­co­stan­za.

2. Gli Sta­ti par­ti adot­ta­no tut­ti i prov­ve­di­men­ti ap­pro­pria­ti af­fin­ché il fan­ciul­lo sia ef­fet­ti­va­men­te tu­te­la­to con­tro ogni for­ma di di­scri­mi­na­zio­ne o di san­zio­ne mo­ti­va­te dal­la con­di­zio­ne so­cia­le, dal­le at­ti­vi­tà, opi­nio­ni pro­fes­sa­te o con­vin­zio­ni dei suoi ge­ni­to­ri, dei suoi rap­pre­sen­tan­ti le­ga­li o dei suoi fa­mi­lia­ri.

Art. 3  

1. In tut­te le de­ci­sio­ni re­la­ti­ve ai fan­ciul­li, di com­pe­ten­za sia del­le isti­tu­zio­ni pub­bli­che o pri­va­te di as­si­sten­za so­cia­le, dei tri­bu­na­li, del­le au­to­ri­tà am­mi­ni­stra­ti­ve o de­gli or­ga­ni le­gi­sla­ti­vi, l'in­te­res­se su­pe­rio­re del fan­ciul­lo de­ve es­se­re una con­si­de­ra­zio­ne per­ma­nen­te.

2. Gli Sta­ti par­ti si im­pe­gna­no ad as­si­cu­ra­re al fan­ciul­lo la pro­te­zio­ne e le cu­re ne­ces­sa­rie al suo be­nes­se­re, in con­si­de­ra­zio­ne dei di­rit­ti e dei do­ve­ri dei suoi ge­ni­to­ri, dei suoi tu­to­ri o di al­tre per­so­ne che han­no la sua re­spon­sa­bi­li­tà le­ga­le, ed a tal fi­ne es­si adot­ta­no tut­ti i prov­ve­di­men­ti le­gi­sla­ti­vi ed am­mi­ni­stra­ti­vi ap­pro­pria­ti.

3. Gli Sta­ti par­ti vi­gi­la­no af­fin­ché il fun­zio­na­men­to del­le isti­tu­zio­ni, ser­vi­zi ed isti­tu­ti che han­no la re­spon­sa­bi­li­tà dei fan­ciul­li e che prov­ve­do­no al­la lo­ro pro­te­zio­ne sia con­for­me al­le nor­me sta­bi­li­te dal­le au­to­ri­tà com­pe­ten­ti in par­ti­co­la­re nell'am­bi­to del­la si­cu­rez­za e del­la sa­lu­te e per quan­to ri­guar­da il nu­me­ro e la com­pe­ten­za del lo­ro per­so­na­le non­ché l'esi­sten­za di un ade­gua­to con­trol­lo.

Art. 4  

Gli Sta­ti par­ti si im­pe­gna­no ad adot­ta­re tut­ti i prov­ve­di­men­ti le­gi­sla­ti­vi, am­mi­ni­stra­ti­vi ed al­tri, ne­ces­sa­ri per at­tua­re i di­rit­ti ri­co­no­sciu­ti dal­la pre­sen­te Con­ven­zio­ne. Trat­tan­do­si di di­rit­ti eco­no­mi­ci, so­cia­li e cul­tu­ra­li es­si adot­ta­no ta­li prov­ve­di­men­ti en­tro i li­mi­ti del­le ri­sor­se di cui di­spon­go­no e, se del ca­so, nell'am­bi­to del­la coo­pe­ra­zio­ne in­ter­na­zio­na­le.

Art. 5  

Gli Sta­ti par­ti ri­spet­ta­no la re­spon­sa­bi­li­tà, il di­rit­to ed il do­ve­re dei ge­ni­to­ri o, se del ca­so, dei mem­bri del­la fa­mi­glia al­lar­ga­ta o del­la col­let­ti­vi­tà, co­me pre­vi­sto da­gli usi lo­ca­li, dei tu­to­ri o al­tre per­so­ne le­gal­men­te re­spon­sa­bi­li del fan­ciul­lo, di da­re a que­st'ul­ti­mo, in ma­nie­ra cor­ri­spon­den­te al­lo svi­lup­po del­le sue ca­pa­ci­tà, l'orien­ta­men­to ed i con­si­gli ade­gua­ti all'eser­ci­zio dei di­rit­ti che gli so­no ri­co­no­sciu­ti dal­la pre­sen­te Con­ven­zio­ne.

Art. 6  

1. Gli Sta­ti par­ti ri­co­no­sco­no che ogni fan­ciul­lo ha un di­rit­to ine­ren­te al­la vi­ta.

2. Gli Sta­ti par­ti as­si­cu­ra­no in tut­ta la mi­su­ra del pos­si­bi­le la so­prav­vi­ven­za e lo svi­lup­po del fan­ciul­lo.

Art. 7  

1. Il fan­ciul­lo è re­gi­stra­to im­me­dia­ta­men­te al mo­men­to del­la sua na­sci­ta e da al­lo­ra ha di­rit­to ad un no­me, ad ac­qui­si­re una cit­ta­di­nan­za e, nel­la mi­su­ra del pos­si­bi­le, a co­no­sce­re i suoi ge­ni­to­ri ed a es­se­re al­le­va­to da es­si.

2. Gli Sta­ti par­ti vi­gi­la­no af­fin­ché que­sti di­rit­ti sia­no at­tua­ti in con­for­mi­tà con la lo­ro le­gi­sla­zio­ne na­zio­na­le e con gli ob­bli­ghi che so­no im­po­sti lo­ro da­gli stru­men­ti in­ter­na­zio­na­li ap­pli­ca­bi­li in ma­te­ria, in par­ti­co­la­re nei ca­si in cui se ciò non fos­se fat­to, il fan­ciul­lo ver­reb­be a tro­var­si apo­li­de.

Art. 8  

1. Gli Sta­ti par­ti si im­pe­gna­no a ri­spet­ta­re il di­rit­to del fan­ciul­lo a pre­ser­va­re la pro­pria iden­ti­tà, ivi com­pre­sa la sua na­zio­na­li­tà, il suo no­me e le sue re­la­zio­ni fa­mi­lia­ri, co­sì co­me so­no ri­co­no­sciu­te dal­la leg­ge, sen­za in­ge­ren­ze il­le­ga­li.

2. Se un fan­ciul­lo è il­le­gal­men­te pri­va­to de­gli ele­men­ti co­sti­tu­ti­vi del­la sua iden­ti­tà o di al­cu­ni di es­si, gli Sta­ti par­ti de­vo­no con­ce­der­gli ade­gua­ta as­si­sten­za e pro­te­zio­ne af­fin­ché la sua iden­ti­tà sia ri­sta­bi­li­ta il più ra­pi­da­men­te pos­si­bi­le.

Art. 9  

1. Gli Sta­ti par­ti vi­gi­la­no af­fin­ché il fan­ciul­lo non sia se­pa­ra­to dai suoi ge­ni­to­ri con­tro la lo­ro vo­lon­tà a me­no che le au­to­ri­tà com­pe­ten­ti non de­ci­da­no, sot­to ri­ser­va di re­vi­sio­ne giu­di­zia­ria e con­for­me­men­te con le leg­gi di pro­ce­du­ra ap­pli­ca­bi­li, che que­sta se­pa­ra­zio­ne è ne­ces­sa­ria nell'in­te­res­se pre­mi­nen­te del fan­ciul­lo. Una de­ci­sio­ne in que­sto sen­so può es­se­re ne­ces­sa­ria in ta­lu­ni ca­si par­ti­co­la­ri, ad esem­pio quan­do i ge­ni­to­ri mal­trat­ta­no o tra­scu­ra­no il fan­ciul­lo op­pu­re se vi­vo­no se­pa­ra­ti ed una de­ci­sio­ne deb­ba es­se­re pre­sa ri­guar­do al luo­go di re­si­den­za del fan­ciul­lo.

2. In tut­ti i ca­si pre­vi­sti al pa­ra­gra­fo 1 del pre­sen­te ar­ti­co­lo, tut­te le Par­ti in­te­res­sa­te de­vo­no ave­re la pos­si­bi­li­tà di par­te­ci­pa­re al­le de­li­be­ra­zio­ni e di far co­no­sce­re le lo­ro opi­nio­ni.

3. Gli Sta­ti par­ti ri­spet­ta­no il di­rit­to del fan­ciul­lo se­pa­ra­to da en­tram­bi i ge­ni­to­ri o da uno di es­si, di in­trat­te­ne­re re­go­lar­men­te rap­por­ti per­so­na­li e con­tat­ti di­ret­ti con en­tram­bi i suoi ge­ni­to­ri, a me­no che ciò non sia con­tra­rio all'in­te­res­se pre­mi­nen­te del fan­ciul­lo.

4. Se la se­pa­ra­zio­ne è il ri­sul­ta­to di prov­ve­di­men­ti adot­ta­ti da uno Sta­to par­te, co­me la de­ten­zio­ne, l'im­pri­gio­na­men­to, l'esi­lio, l'espul­sio­ne o la mor­te (com­pre­sa la mor­te, qua­le che ne sia la cau­sa, so­prav­ve­nu­ta du­ran­te la de­ten­zio­ne) di en­tram­bi i ge­ni­to­ri o di uno di es­si, o del fan­ciul­lo, lo Sta­to par­te for­ni­sce die­tro ri­chie­sta ai ge­ni­to­ri, al fan­ciul­lo op­pu­re, se del ca­so, ad un al­tro mem­bro del­la fa­mi­glia, le in­for­ma­zio­ni es­sen­zia­li con­cer­nen­ti il luo­go do­ve si tro­va­no il fa­mi­lia­re o i fa­mi­lia­ri, a me­no che la di­vul­ga­zio­ne di ta­li in­for­ma­zio­ni pos­sa met­te­re a re­pen­ta­glio il be­nes­se­re del fan­ciul­lo. Gli Sta­ti par­ti vi­gi­la­no inol­tre af­fin­ché la pre­sen­ta­zio­ne di ta­le do­man­da non com­por­ti di per sé con­se­guen­ze pre­giu­di­zie­vo­li per la per­so­na o per le per­so­ne in­te­res­sa­te.

Art. 10  

1. In con­for­mi­tà con l'ob­bli­go che in­com­be agli Sta­ti par­ti in vir­tù del pa­ra­gra­fo 1 dell'ar­ti­co­lo 9, ogni do­man­da pre­sen­ta­ta da un fan­ciul­lo o dai suoi ge­ni­to­ri in vi­sta di en­tra­re in uno Sta­to par­te o di la­sciar­lo ai fi­ni di un ri­con­giun­gi­men­to fa­mi­lia­re sa­rà con­si­de­ra­ta con uno spi­ri­to po­si­ti­vo, con uma­ni­tà e di­li­gen­za. Gli Sta­ti par­ti vi­gi­la­no inol­tre af­fin­ché la pre­sen­ta­zio­ne di ta­le do­man­da non com­por­ti con­se­guen­ze pre­giu­di­zie­vo­li per gli au­to­ri del­la do­man­da e per i lo­ro fa­mi­lia­ri.

2. Un fan­ciul­lo i cui ge­ni­to­ri ri­sie­do­no in Sta­ti di­ver­si ha di­rit­to ad in­trat­te­ne­re rap­por­ti per­so­na­li e con­tat­ti di­ret­ti re­go­la­ri con en­tram­bi i suoi ge­ni­to­ri, sal­vo cir­co­stan­ze ec­ce­zio­na­li. A tal fi­ne, ed in con­for­mi­tà con l'ob­bli­go in­com­ben­te agli Sta­ti par­ti, in vir­tù del pa­ra­gra­fo 1 dell'ar­ti­co­lo 9, gli Sta­ti par­ti ri­spet­ta­no il di­rit­to del fan­ciul­lo e dei suoi ge­ni­to­ri di ab­ban­do­na­re ogni Pae­se, com­pre­so il lo­ro, e di fa­re ri­tor­no nel pro­prio Pae­se. Il di­rit­to di ab­ban­do­na­re ogni Pae­se può es­se­re re­go­la­men­ta­to so­lo dal­le li­mi­ta­zio­ni sta­bi­li­te dal­la le­gi­sla­zio­ne, ne­ces­sa­rie ai fi­ni del­la pro­te­zio­ne del­la si­cu­rez­za in­ter­na, dell'or­di­ne pub­bli­co, del­la sa­lu­te o del­la mo­ra­li­tà pub­bli­che, o dei di­rit­ti e del­le li­ber­tà al­trui, com­pa­ti­bi­li con gli al­tri di­rit­ti ri­co­no­sciu­ti nel­la pre­sen­te Con­ven­zio­ne.

Art. 11  

1. Gli Sta­ti par­ti adot­ta­no prov­ve­di­men­ti per im­pe­di­re gli spo­sta­men­ti ed i non-ri­tor­ni il­le­ci­ti di fan­ciul­li all'este­ro.

2. A tal fi­ne, gli Sta­ti par­ti fa­vo­ri­sco­no la con­clu­sio­ne di ac­cor­di bi­la­te­ra­li o mul­ti­la­te­ra­li op­pu­re l'ade­sio­ne ad ac­cor­di esi­sten­ti.

Art. 12  

1. Gli Sta­ti par­ti ga­ran­ti­sco­no al fan­ciul­lo ca­pa­ce di di­scer­ni­men­to il di­rit­to di espri­me­re li­be­ra­men­te la sua opi­nio­ne su ogni que­stio­ne che lo in­te­res­sa, le opi­nio­ni del fan­ciul­lo es­sen­do de­bi­ta­men­te pre­se in con­si­de­ra­zio­ne te­nen­do con­to del­la sua età e del suo gra­do di ma­tu­ri­tà.

2. A tal fi­ne, si da­rà in par­ti­co­la­re al fan­ciul­lo la pos­si­bi­li­tà di es­se­re ascol­ta­to in ogni pro­ce­du­ra giu­di­zia­ria o am­mi­ni­stra­ti­va che lo con­cer­ne, sia di­ret­ta­men­te, sia tra­mi­te un rap­pre­sen­tan­te o un or­ga­no ap­pro­pria­to, in ma­nie­ra com­pa­ti­bi­le con le re­go­le di pro­ce­du­ra del­la le­gi­sla­zio­ne na­zio­na­le.

Art. 13  

1. Il fan­ciul­lo ha di­rit­to al­la li­ber­tà di espres­sio­ne. Que­sto di­rit­to com­pren­de la li­ber­tà di ri­cer­ca­re, di ri­ce­ve­re e di di­vul­ga­re in­for­ma­zio­ni ed idee di ogni spe­cie, in­di­pen­den­te­men­te dal­le fron­tie­re, sot­to for­ma ora­le, scrit­ta, stam­pa­ta o ar­ti­sti­ca, o con ogni al­tro mez­zo a scel­ta del fan­ciul­lo.

2. L'eser­ci­zio di que­sto di­rit­to può es­se­re re­go­la­men­ta­to uni­ca­men­te dal­le li­mi­ta­zio­ni sta­bi­li­te dal­la leg­ge e che so­no ne­ces­sa­rie:

a)
al ri­spet­to dei di­rit­ti o del­la re­pu­ta­zio­ne al­trui; op­pu­re
b)
al­la sal­va­guar­dia del­la si­cu­rez­za na­zio­na­le, dell'or­di­ne pub­bli­co, del­la sa­lu­te o del­la mo­ra­li­tà pub­bli­che.
Art. 14  

1. Gli Sta­ti par­ti ri­spet­ta­no il di­rit­to del fan­ciul­lo al­la li­ber­tà di pen­sie­ro, di co­scien­za e di re­li­gio­ne.

2. Gli Sta­ti par­ti ri­spet­ta­no il di­rit­to ed il do­ve­re dei ge­ni­to­ri op­pu­re, se del ca­so, dei rap­pre­sen­tan­ti le­ga­li del bam­bi­no, di gui­da­re que­st'ul­ti­mo nell'eser­ci­zio del sum­men­zio­na­to di­rit­to in ma­nie­ra che cor­ri­spon­da al­lo svi­lup­po del­le sue ca­pa­ci­tà.

3. La li­ber­tà di ma­ni­fe­sta­re la pro­pria re­li­gio­ne o le pro­prie con­vin­zio­ni può es­se­re sog­get­ta uni­ca­men­te al­le li­mi­ta­zio­ni pre­scrit­te dal­la leg­ge, ne­ces­sa­rie ai fi­ni del man­te­ni­men­to del­la si­cu­rez­za pub­bli­ca, dell'or­di­ne pub­bli­co, del­la sa­ni­tà e del­la mo­ra­li­tà pub­bli­che, op­pu­re del­le li­ber­tà e di­rit­ti fon­da­men­ta­li dell'uo­mo.

Art. 15  

1. Gli Sta­ti par­ti ri­co­no­sco­no i di­rit­ti del fan­ciul­lo al­la li­ber­tà di as­so­cia­zio­ne ed al­la li­ber­tà di riu­nir­si pa­ci­fi­ca­men­te.

2. L'eser­ci­zio di ta­li di­rit­ti può es­se­re og­get­to uni­ca­men­te del­le li­mi­ta­zio­ni sta­bi­li­te dal­la leg­ge, ne­ces­sa­rie in una so­cie­tà de­mo­cra­ti­ca nell'in­te­res­se del­la si­cu­rez­za na­zio­na­le, del­la si­cu­rez­za o dell'or­di­ne pub­bli­ci, op­pu­re per tu­te­la­re la sa­ni­tà o la mo­ra­li­tà pub­bli­che, o i di­rit­ti e le li­ber­tà al­trui.

Art. 16  

1. Nes­sun fan­ciul­lo sa­rà og­get­to di in­ter­fe­ren­ze ar­bi­tra­rie o il­le­ga­li nel­la sua vi­ta pri­va­ta, nel­la sua fa­mi­glia, nel suo do­mi­ci­lio o nel­la sua cor­ri­spon­den­za, e nep­pu­re di af­fron­ti il­le­ga­li al suo ono­re e al­la sua re­pu­ta­zio­ne.

2. Il fan­ciul­lo ha di­rit­to al­la pro­te­zio­ne del­la leg­ge con­tro ta­li in­ter­fe­ren­ze o ta­li af­fron­ti.

Art. 17  

Gli Sta­ti par­ti ri­co­no­sco­no l'im­por­tan­za del­la fun­zio­ne eser­ci­ta­ta dai mass-me­dia e vi­gi­la­no af­fin­ché il fan­ciul­lo pos­sa ac­ce­de­re ad una in­for­ma­zio­ne ed a ma­te­ria­li pro­ve­nien­ti da fon­ti na­zio­na­li ed in­ter­na­zio­na­li va­rie, so­prat­tut­to se fi­na­liz­za­ti a pro­muo­ve­re il suo be­nes­se­re so­cia­le, spi­ri­tua­le e mo­ra­le non­ché la sua sa­lu­te fi­si­ca e men­ta­le. A tal fi­ne, gli Sta­ti par­ti:

a)
in­co­rag­gia­no i mass-me­dia a di­vul­ga­re in­for­ma­zio­ni e ma­te­ria­li che han­no un'uti­li­tà so­cia­le e cul­tu­ra­le per il fan­ciul­lo e cor­ri­spon­do­no al­lo spi­ri­to dell'ar­ti­co­lo 29;
b)
in­co­rag­gia­no la coo­pe­ra­zio­ne in­ter­na­zio­na­le in vi­sta di pro­dur­re, di scam­bia­re e di di­vul­ga­re in­for­ma­zio­ni e ma­te­ria­li di que­sto ti­po pro­ve­nien­ti da va­rie fon­ti cul­tu­ra­li, na­zio­ni ed in­ter­na­zio­na­li;
c)
in­co­rag­gia­no la pro­du­zio­ne e la dif­fu­sio­ne di li­bri per l'in­fan­zia;
d)
in­co­rag­gia­no i mass-me­dia a te­ne­re con­to in par­ti­co­lar mo­do del­le esi­gen­ze lin­gui­sti­che dei fan­ciul­li au­toc­to­ni o ap­par­te­nen­ti ad un grup­po mi­no­ri­ta­rio;
e)
fa­vo­ri­sco­no l'ela­bo­ra­zio­ne di prin­ci­pi di­ret­ti­vi ap­pro­pria­ti de­sti­na­ti a pro­teg­ge­re il fan­ciul­lo dal­le in­for­ma­zio­ni e dai ma­te­ria­li che nuoc­cio­no al suo be­nes­se­re in con­si­de­ra­zio­ne del­le di­spo­si­zio­ni de­gli ar­ti­co­li 13 e 18.
Art. 18  

1. Gli Sta­ti par­ti fa­ran­no del lo­ro me­glio per ga­ran­ti­re il ri­co­no­sci­men­to del prin­ci­pio co­mu­ne se­con­do il qua­le en­tram­bi i ge­ni­to­ri han­no una re­spon­sa­bi­li­tà co­mu­ne per quan­to ri­guar­da l'edu­ca­zio­ne del fan­ciul­lo ed il prov­ve­de­re al suo svi­lup­po. La re­spon­sa­bi­li­tà di al­le­va­re il fan­ciul­lo e di prov­ve­de­re al suo svi­lup­po in­com­be in­nan­zi­tut­to ai ge­ni­to­ri op­pu­re, se del ca­so, ai suoi rap­pre­sen­tan­ti le­ga­li i qua­li de­vo­no es­se­re gui­da­ti prin­ci­pal­men­te dall'in­te­res­se pre­mi­nen­te del fan­ciul­lo.

2. Al fi­ne di ga­ran­ti­re e di pro­muo­ve­re i di­rit­ti enun­cia­ti nel­la pre­sen­te Con­ven­zio­ne, gli Sta­ti par­ti ac­cor­da­no gli aiu­ti ap­pro­pria­ti ai ge­ni­to­ri ed ai rap­pre­sen­tan­ti le­ga­li del fan­ciul­lo nell'eser­ci­zio del­la re­spon­sa­bi­li­tà che in­com­be lo­ro di al­le­va­re il fan­ciul­lo e prov­ve­do­no al­la crea­zio­ne di isti­tu­zio­ni, isti­tu­ti e ser­vi­zi in­ca­ri­ca­ti di vi­gi­la­re sul be­nes­se­re del fan­ciul­lo.

3. Gli Sta­ti par­ti adot­ta­no ogni ap­pro­pria­to prov­ve­di­men­to per ga­ran­ti­re ai fan­ciul­li i cui ge­ni­to­ri la­vo­ra­no, il di­rit­to di be­ne­fi­cia­re dei ser­vi­zi e de­gli isti­tu­ti di as­si­sten­za all'in­fan­zia, per i qua­li es­si ab­bia­no i re­qui­si­ti ne­ces­sa­ri.

Art. 19  

1. Gli Sta­ti par­ti adot­ta­no ogni mi­su­ra le­gi­sla­ti­va, am­mi­ni­stra­ti­va, so­cia­le ed edu­ca­ti­va per tu­te­la­re il fan­ciul­lo con­tro ogni for­ma di vio­len­za, di ol­trag­gio o di bru­ta­li­tà fi­si­che o men­ta­li, di ab­ban­do­no o di ne­gli­gen­za, di mal­trat­ta­men­ti o di sfrut­ta­men­to, com­pre­sa la vio­len­za ses­sua­le, per tut­to il tem­po in cui è af­fi­da­to all'uno o all'al­tro, o ad en­tram­bi, i suoi ge­ni­to­ri, al suo rap­pre­sen­tan­te le­ga­le (o rap­pre­sen­tan­ti le­ga­li), op­pu­re ad ogni al­tra per­so­na che ha il suo af­fi­da­men­to.

2. Le sud­det­te mi­su­re di pro­te­zio­ne com­por­te­ran­no, a se­con­da del ca­so, pro­ce­du­re ef­fi­ca­ci per la crea­zio­ne di pro­gram­mi so­cia­li fi­na­liz­za­ti a for­ni­re l'ap­pog­gio ne­ces­sa­rio al fan­ciul­lo e a co­lo­ro ai qua­li egli è af­fi­da­to, non­ché per al­tre for­me di pre­ven­zio­ne, ed ai fi­ni dell'in­di­vi­dua­zio­ne, del rap­por­to, del rin­vio, dell'in­chie­sta, del­la trat­ta­zio­ne e dei se­gui­ti da da­re ai ca­si di mal­trat­ta­men­to del fan­ciul­lo di cui so­pra; es­se do­vran­no al­tre­sì in­clu­de­re, se ne­ces­sa­rio, pro­ce­du­re di in­ter­ven­to giu­di­zia­rio.

Art. 20  

1. Ogni fan­ciul­lo il qua­le è tem­po­ra­nea­men­te o de­fi­ni­ti­va­men­te pri­va­to del suo am­bien­te fa­mi­lia­re op­pu­re non può es­se­re la­scia­to in ta­le am­bien­te nel suo pro­prio in­te­res­se, ha di­rit­to ad una pro­te­zio­ne e ad aiu­ti spe­cia­li del­lo Sta­to.

2. Gli Sta­ti par­ti pre­ve­do­no per que­sto fan­ciul­lo una pro­te­zio­ne so­sti­tu­ti­va, in con­for­mi­tà con la lo­ro le­gi­sla­zio­ne na­zio­na­le.

3. Ta­le pro­te­zio­ne so­sti­tu­ti­va può in par­ti­co­la­re con­cre­tiz­zar­si per mez­zo di si­ste­ma­zio­ne in una fa­mi­glia, del­la ka­fa­lah di di­rit­to isla­mi­co, dell'ado­zio­ne o in ca­so di ne­ces­si­tà, del col­lo­ca­men­to in un ade­gua­to isti­tu­to per l'in­fan­zia. Nell'ef­fet­tua­re una se­le­zio­ne tra que­ste so­lu­zio­ni, si ter­rà de­bi­ta­men­te con­to del­la ne­ces­si­tà di una cer­ta con­ti­nui­tà nell'edu­ca­zio­ne del fan­ciul­lo, non­ché del­la sua ori­gi­ne et­ni­ca, re­li­gio­sa, cul­tu­ra­le e lin­gui­sti­ca.

Art. 21  

Gli Sta­ti par­ti che am­met­to­no e/o au­to­riz­za­no l'ado­zio­ne, si ac­cer­ta­no che l'in­te­res­se su­pe­rio­re del fan­ciul­lo sia la con­si­de­ra­zio­ne fon­da­men­ta­le in ma­te­ria, e:

a)
vi­gi­la­no af­fin­ché l'ado­zio­ne di un fan­ciul­lo sia au­to­riz­za­ta so­lo dal­le au­to­ri­tà com­pe­ten­ti le qua­li ve­ri­fi­ca­no, in con­for­mi­tà con la leg­ge e con le pro­ce­du­re ap­pli­ca­bi­li ed in ba­se a tut­te le in­for­ma­zio­ni af­fi­da­bi­li re­la­ti­ve al ca­so in esa­me, che l'ado­zio­ne può es­se­re ef­fet­tua­ta in con­si­de­ra­zio­ne del­la si­tua­zio­ne del bam­bi­no in rap­por­to al pa­dre ed al­la ma­dre, ge­ni­to­ri e rap­pre­sen­tan­ti le­ga­li e che, ove fos­se ne­ces­sa­rio, le per­so­ne in­te­res­sa­te han­no da­to il lo­ro con­sen­so all'ado­zio­ne in co­gni­zio­ne di cau­sa, do­po aver ac­qui­si­to i pa­re­ri ne­ces­sa­ri;
b)
ri­co­no­sco­no che l'ado­zio­ne all'este­ro può es­se­re pre­sa in con­si­de­ra­zio­ne co­me un al­tro mez­zo per ga­ran­ti­re le cu­re ne­ces­sa­rie al fan­ciul­lo, qua­lo­ra que­st'ul­ti­mo non pos­sa es­se­re mes­so a ba­lia in una fa­mi­glia, op­pu­re in una fa­mi­glia di ado­zio­ne op­pu­re es­se­re al­le­va­to in ma­nie­ra ade­gua­ta;
c)
vi­gi­la­no, in ca­so di ado­zio­ne all'este­ro, af­fin­ché il fan­ciul­lo ab­bia il be­ne­fi­cio di ga­ran­zie e di nor­me equi­va­len­ti a quel­le esi­sten­ti per le ado­zio­ni na­zio­na­li;
d)
adot­ta­no ogni ade­gua­ta mi­su­ra per vi­gi­la­re af­fin­ché, in ca­so di ado­zio­ne all'este­ro, il col­lo­ca­men­to del fan­ciul­lo non di­ven­ti fon­te di pro­fit­to ma­te­ria­le in­de­bi­to per le per­so­ne che ne so­no re­spon­sa­bi­li;
e)
ri­cer­ca­no le fi­na­li­tà del pre­sen­te ar­ti­co­lo sti­pu­lan­do ac­cor­di o in­te­se bi­la­te­ra­li o mul­ti­la­te­ra­li a se­con­da dei ca­si, e si sfor­za­no in que­sto con­te­sto di vi­gi­la­re af­fin­ché le si­ste­ma­zio­ni di fan­ciul­li all'este­ro sia­no ef­fet­tua­te dal­le au­to­ri­tà o da­gli or­ga­ni com­pe­ten­ti.
Art. 22  

1. Gli Sta­ti par­ti adot­ta­no mi­su­re ade­gua­te af­fin­ché un fan­ciul­lo il qua­le cer­ca di ot­te­ne­re lo sta­tu­to di ri­fu­gia­to, op­pu­re è con­si­de­ra­to co­me ri­fu­gia­to ai sen­si del­le re­go­le e del­le pro­ce­du­re del di­rit­to in­ter­na­zio­na­le o na­zio­na­le ap­pli­ca­bi­le, so­lo o ac­com­pa­gna­to dal pa­dre e dal­la ma­dre o da ogni al­tra per­so­na, pos­sa be­ne­fi­cia­re del­la pro­te­zio­ne e dell'as­si­sten­za uma­ni­ta­ria ne­ces­sa­rie per con­sen­tir­gli di usu­frui­re dei di­rit­ti che gli so­no ri­co­no­sciu­ti dal­la pre­sen­te Con­ven­zio­ne e da­gli al­tri stru­men­ti in­ter­na­zio­na­li re­la­ti­vi ai di­rit­ti dell'uo­mo o di na­tu­ra uma­ni­ta­ria di cui det­ti Sta­ti so­no par­ti.

2. A tal fi­ne, gli Sta­ti par­ti col­la­bo­ra­no, a se­con­da di co­me lo giu­di­chi­no ne­ces­sa­rio, a tut­ti gli sfor­zi com­piu­ti dall'Or­ga­niz­za­zio­ne del­le Na­zio­ni Uni­te e dal­le al­tre or­ga­niz­za­zio­ni in­ter­go­ver­na­ti­ve o non go­ver­na­ti­ve com­pe­ten­ti che col­la­bo­ra­no con l'Or­ga­niz­za­zio­ne del­le Na­zio­ni Uni­te, per pro­teg­ge­re ed aiu­ta­re i fan­ciul­li che si tro­va­no in ta­le si­tua­zio­ne e per ri­cer­ca­re i ge­ni­to­ri o al­tri fa­mi­lia­ri di ogni fan­ciul­lo ri­fu­gia­to al fi­ne di ot­te­ne­re le in­for­ma­zio­ni ne­ces­sa­rie per ri­con­giun­ger­lo al­la sua fa­mi­glia. Se il pa­dre, la ma­dre o ogni al­tro fa­mi­lia­re so­no ir­re­pe­ri­bi­li, al fan­ciul­lo sa­rà con­ces­sa, se­con­do i prin­ci­pi enun­cia­ti nel­la pre­sen­te Con­ven­zio­ne, la stes­sa pro­te­zio­ne di quel­la di ogni al­tro fan­ciul­lo de­fi­ni­ti­va­men­te op­pu­re tem­po­ra­nea­men­te pri­va­to del suo am­bien­te fa­mi­lia­re per qua­lun­que mo­ti­vo.

Art. 23  

1. Gli Sta­ti par­ti ri­co­no­sco­no che i fan­ciul­li men­tal­men­te o fi­si­ca­men­te han­di­cap­pa­ti de­vo­no con­dur­re una vi­ta pie­na e de­cen­te, in con­di­zio­ni che ga­ran­ti­sca­no la lo­ro di­gni­tà, fa­vo­ri­sca­no la lo­ro au­to­no­mia ed age­vo­li­no una lo­ro at­ti­va par­te­ci­pa­zio­ne al­la vi­ta del­la co­mu­ni­tà.

2. Gli Sta­ti par­ti ri­co­no­sco­no il di­rit­to dei fan­ciul­li han­di­cap­pa­ti di be­ne­fi­cia­re di cu­re spe­cia­li ed in­co­rag­gia­no e ga­ran­ti­sco­no, in con­si­de­ra­zio­ne del­le ri­sor­se di­spo­ni­bi­li, la con­ces­sio­ne, die­tro ri­chie­sta, ai fan­ciul­li han­di­cap­pa­ti in pos­ses­so dei re­qui­si­ti ri­chie­sti, ed a co­lo­ro i qua­li ne han­no la cu­sto­dia, di un aiu­to ade­gua­to al­le con­di­zio­ni del fan­ciul­lo ed al­la si­tua­zio­ne dei suoi ge­ni­to­ri o di co­lo­ro ai qua­li egli è af­fi­da­to.

3. In con­si­de­ra­zio­ne del­le par­ti­co­la­ri esi­gen­ze dei mi­no­ri han­di­cap­pa­ti, l'aiu­to for­ni­to in con­for­mi­tà con il pa­ra­gra­fo 2 del pre­sen­te ar­ti­co­lo è gra­tui­to ogni qual­vol­ta ciò sia pos­si­bi­le, te­nen­do con­to del­le ri­sor­se fi­nan­zia­rie dei lo­ro ge­ni­to­ri o di co­lo­ro ai qua­li il mi­no­re è af­fi­da­to. Ta­le aiu­to è con­ce­pi­to in mo­do ta­le che i mi­no­ri han­di­cap­pa­ti ab­bia­no ef­fet­ti­va­men­te ac­ces­so all'edu­ca­zio­ne, al­la for­ma­zio­ne, al­le cu­re sa­ni­ta­rie, al­la ria­bi­li­ta­zio­ne, al­la pre­pa­ra­zio­ne al la­vo­ro ed al­le at­ti­vi­tà ri­crea­ti­ve e pos­sa­no be­ne­fi­cia­re di que­sti ser­vi­zi in ma­nie­ra at­ta a con­cre­tiz­za­re la più com­ple­ta in­te­gra­zio­ne so­cia­le ed il lo­ro svi­lup­po per­so­na­le, an­che nell'am­bi­to cul­tu­ra­le e spi­ri­tua­le.

4. In uno spi­ri­to di coo­pe­ra­zio­ne in­ter­na­zio­na­le, gli Sta­ti par­ti fa­vo­ri­sco­no lo scam­bio di in­for­ma­zio­ni per­ti­nen­ti nel set­to­re del­le cu­re sa­ni­ta­rie pre­ven­ti­ve e del trat­ta­men­to me­di­co, psi­co­lo­gi­co e fun­zio­na­le dei mi­no­ri han­di­cap­pa­ti, an­che me­dian­te la di­vul­ga­zio­ne di in­for­ma­zio­ni con­cer­nen­ti i me­to­di di ria­bi­li­ta­zio­ne ed i ser­vi­zi di for­ma­zio­ne pro­fes­sio­na­le, non­ché l'ac­ces­so a ta­li da­ti, in vi­sta di con­sen­ti­re agli Sta­ti par­ti di mi­glio­ra­re le pro­prie ca­pa­ci­tà e com­pe­ten­ze e di al­lar­ga­re la lo­ro espe­rien­za in ta­li set­to­ri. A tal ri­guar­do, si ter­rà con­to in par­ti­co­la­re del­la ne­ces­si­tà dei Pae­si in via di svi­lup­po.

Art. 24  

1. Gli Sta­ti par­ti ri­co­no­sco­no il di­rit­to del mi­no­re di go­de­re del mi­glior sta­to di sa­lu­te pos­si­bi­le e di be­ne­fi­cia­re di ser­vi­zi me­di­ci e di ria­bi­li­ta­zio­ne. Es­si si sfor­za­no di ga­ran­ti­re che nes­sun mi­no­re sia pri­va­to del di­rit­to di ave­re ac­ces­so a ta­li ser­vi­zi.

2. Gli Sta­ti par­ti si sfor­za­no di ga­ran­ti­re l'at­tua­zio­ne in­te­gra­le del sum­men­zio­na­to di­rit­to ed in par­ti­co­la­re, adot­ta­no ogni ade­gua­to prov­ve­di­men­to per:

a)
di­mi­nui­re la mor­ta­li­tà tra i lat­tan­ti ed i fan­ciul­li;
b)
as­si­cu­ra­re a tut­ti i mi­no­ri l'as­si­sten­za me­di­ca e le cu­re sa­ni­ta­rie ne­ces­sa­rie, con par­ti­co­la­re at­ten­zio­ne per lo svi­lup­po del­le cu­re sa­ni­ta­rie pri­ma­rie;
c)
lot­ta­re con­tro la ma­lat­tia e la mal­nu­tri­zio­ne, an­che nell'am­bi­to del­le cu­re sa­ni­ta­rie pri­ma­rie, in par­ti­co­la­re me­dian­te l'uti­liz­za­zio­ne di tec­ni­che age­vol­men­te di­spo­ni­bi­li e la for­ni­tu­ra di ali­men­ti nu­tri­ti­vi e di ac­qua po­ta­bi­le, te­nen­do con­to dei pe­ri­co­li e dei ri­schi di in­qui­na­men­to dell'am­bien­te na­tu­ra­le;
d)
ga­ran­ti­re al­le ma­dri ade­gua­te cu­re pre­na­ta­li e post­na­ta­li;
e)
fa­re in mo­do che tut­ti i grup­pi del­la so­cie­tà, in par­ti­co­la­re i ge­ni­to­ri ed i mi­no­ri, ri­ce­va­no in­for­ma­zio­ni sul­la sa­lu­te e sul­la nu­tri­zio­ne del mi­no­re, sui van­tag­gi dell'al­lat­ta­men­to al se­no, sull'igie­ne e sul­la sa­lu­bri­tà dell'am­bien­te e sul­la pre­ven­zio­ne de­gli in­ci­den­ti e be­ne­fi­ci­no di un aiu­to che con­sen­ta lo­ro di met­te­re in pra­ti­ca ta­li in­for­ma­zio­ni;
f)
svi­lup­pa­re le cu­re sa­ni­ta­rie pre­ven­ti­ve, i con­si­gli ai ge­ni­to­ri e l'edu­ca­zio­ne ed i ser­vi­zi in ma­te­ria di pia­ni­fi­ca­zio­ne fa­mi­lia­re.

3. Gli Sta­ti par­ti adot­ta­no ogni mi­su­ra ef­fi­ca­ce at­ta ad abo­li­re le pra­ti­che tra­di­zio­na­li pre­giu­di­zie­vo­li per la sa­lu­te dei mi­no­ri.

4. Gli Sta­ti par­ti si im­pe­gna­no a fa­vo­ri­re ed a in­co­rag­gia­re la coo­pe­ra­zio­ne in­ter­na­zio­na­le in vi­sta di at­tua­re gra­dual­men­te una com­ple­ta at­tua­zio­ne del di­rit­to ri­co­no­sciu­to nel pre­sen­te ar­ti­co­lo. A tal fi­ne sa­ran­no te­nu­te in par­ti­co­la­re con­si­de­ra­zio­ne la ne­ces­si­tà dei Pae­si in via di svi­lup­po.

Art. 25  

Gli Sta­ti par­ti ri­co­no­sco­no al fan­ciul­lo che è sta­to col­lo­ca­to dal­le au­to­ri­tà com­pe­ten­ti al fi­ne di ri­ce­ve­re cu­re, una pro­te­zio­ne op­pu­re una te­ra­pia fi­si­ca o men­ta­le, il di­rit­to ad una ve­ri­fi­ca pe­rio­di­ca di det­ta te­ra­pia e di ogni al­tra cir­co­stan­za re­la­ti­va al­la sua col­lo­ca­zio­ne.

Art. 26  

1. Gli Sta­ti par­ti ri­co­no­sco­no ad ogni fan­ciul­lo il di­rit­to di be­ne­fi­cia­re del­la si­cu­rez­za so­cia­le, com­pre­sa la pre­vi­den­za so­cia­le, ed adot­ta­no le mi­su­re ne­ces­sa­rie per ga­ran­ti­re una com­ple­ta at­tua­zio­ne di que­sto di­rit­to in con­for­mi­tà con la lo­ro le­gi­sla­zio­ne na­zio­na­le.

2. Le pre­sta­zio­ni, se ne­ces­sa­rie, do­vran­no es­se­re con­ces­se in con­si­de­ra­zio­ne del­le ri­sor­se e del­la si­tua­zio­ne del mi­no­re e del­le per­so­ne re­spon­sa­bi­li del suo man­te­ni­men­to e te­nen­do con­to di ogni al­tra con­si­de­ra­zio­ne re­la­ti­va ad una do­man­da di pre­sta­zio­ne ef­fet­tua­ta dal fan­ciul­lo o per suo con­to.

Art. 27  

1. Gli Sta­ti par­ti ri­co­no­sco­no il di­rit­to di ogni fan­ciul­lo ad un li­vel­lo di vi­ta suf­fi­cien­te per con­sen­ti­re il suo svi­lup­po fi­si­co, men­ta­le, spi­ri­tua­le, mo­ra­le e so­cia­le.

2. Spet­ta ai ge­ni­to­ri o ad al­tre per­so­ne che han­no l'af­fi­da­men­to del fan­ciul­lo la re­spon­sa­bi­li­tà fon­da­men­ta­le di as­si­cu­ra­re, en­tro i li­mi­ti del­le lo­ro pos­si­bi­li­tà e dei lo­ro mez­zi fi­nan­zia­ri, le con­di­zio­ni di vi­ta ne­ces­sa­rie al­lo svi­lup­po del fan­ciul­lo.

3. Gli Sta­ti par­ti adot­ta­no ade­gua­ti prov­ve­di­men­ti, in con­si­de­ra­zio­ne del­le con­di­zio­ni na­zio­na­li e com­pa­ti­bil­men­te con i lo­ro mez­zi, per aiu­ta­re i ge­ni­to­ri ed al­tre per­so­ne aven­ti la cu­sto­dia del fan­ciul­lo ad at­tua­re que­sto di­rit­to ed of­fro­no, se del ca­so, un'as­si­sten­za ma­te­ria­le e pro­gram­mi di so­ste­gno, in par­ti­co­la­re per quan­to ri­guar­da l'ali­men­ta­zio­ne, il ve­stia­rio e l'al­log­gio.

4. Gli Sta­ti par­ti adot­ta­no ogni ade­gua­to prov­ve­di­men­to al fi­ne di prov­ve­de­re al ri­cu­pe­ro del­la pen­sio­ne ali­men­ta­re del fan­ciul­lo pres­so i suoi ge­ni­to­ri o al­tre per­so­ne aven­ti una re­spon­sa­bi­li­tà fi­nan­zia­ria nei suoi con­fron­ti, sul lo­ro ter­ri­to­rio o all'este­ro. In par­ti­co­la­re, per te­ner con­to dei ca­si in cui la per­so­na che ha una re­spon­sa­bi­li­tà fi­nan­zia­ria nei con­fron­ti del fan­ciul­lo vi­ve in uno Sta­to di­ver­so da quel­lo del fan­ciul­lo, gli Sta­ti par­ti fa­vo­ri­sco­no l'ade­sio­ne ad ac­cor­di in­ter­na­zio­na­li op­pu­re la con­clu­sio­ne di ta­li ac­cor­di, non­ché l'ado­zio­ne di ogni al­tra in­te­sa ap­pro­pria­ta.

Art. 28  

1. Gli Sta­ti par­ti ri­co­no­sco­no il di­rit­to del fan­ciul­lo all'edu­ca­zio­ne, ed in par­ti­co­la­re, al fi­ne di ga­ran­ti­re l'eser­ci­zio di ta­le di­rit­to gra­dual­men­te ed in ba­se all'ugua­glian­za del­le pos­si­bi­li­tà:

a)
ren­do­no l'in­se­gna­men­to pri­ma­rio ob­bli­ga­to­rio e gra­tui­to per tut­ti;
b)
in­co­rag­gia­no l'or­ga­niz­za­zio­ne di va­rie for­me di in­se­gna­men­to se­con­da­rio sia ge­ne­ra­le che pro­fes­sio­na­le, che sa­ran­no aper­te ed ac­ces­si­bi­li ad ogni fan­ciul­lo e adot­ta­no mi­su­re ade­gua­te co­me la gra­tui­tà dell'in­se­gna­men­to e l'of­fer­ta di una sov­ven­zio­ne fi­nan­zia­ria in ca­so di ne­ces­si­tà;
c)
ga­ran­ti­sco­no a tut­ti l'ac­ces­so all'in­se­gna­men­to su­pe­rio­re con ogni mez­zo ap­pro­pria­to, in fun­zio­ne del­le ca­pa­ci­tà di ognu­no;
d)
fan­no in mo­do che l'in­for­ma­zio­ne e l'orien­ta­men­to sco­la­sti­co pro­fes­sio­na­le sia­no aper­te ed ac­ces­si­bi­li ad ogni fan­ciul­lo;
e)
adot­ta­no mi­su­re per pro­muo­ve­re la re­go­la­ri­tà del­la fre­quen­za sco­la­sti­ca e la di­mi­nu­zio­ne del tas­so di ab­ban­do­no del­la scuo­la.

2. Gli Sta­ti par­ti adot­ta­no ogni ade­gua­to prov­ve­di­men­to per vi­gi­la­re af­fin­ché la di­sci­pli­na sco­la­sti­ca sia ap­pli­ca­ta in ma­nie­ra com­pa­ti­bi­le con la di­gni­tà del fan­ciul­lo in quan­to es­se­re uma­no ed in con­for­mi­tà con la pre­sen­te Con­ven­zio­ne.

3. Gli Sta­ti par­ti fa­vo­ri­sco­no ed in­co­rag­gia­no la coo­pe­ra­zio­ne in­ter­na­zio­na­le nel set­to­re dell'edu­ca­zio­ne, in vi­sta so­prat­tut­to di con­tri­bui­re ad eli­mi­na­re l'igno­ran­za e l'anal­fa­be­ti­smo nel mon­do e fa­ci­li­ta­re l'ac­ces­so al­le co­no­scen­ze scien­ti­fi­che e tec­ni­che ed ai me­to­di di in­se­gna­men­to mo­der­ni. A tal fi­ne, si tie­ne con­to in par­ti­co­la­re del­le ne­ces­si­tà dei Pae­si in via di svi­lup­po.

Art. 29  

1. Gli Sta­ti par­ti con­ven­go­no che l'edu­ca­zio­ne del fan­ciul­lo de­ve ave­re co­me fi­na­li­tà:

a)
di fa­vo­ri­re lo svi­lup­po del­la per­so­na­li­tà del fan­ciul­lo non­ché lo svi­lup­po del­le sue fa­col­tà e del­le sue at­ti­tu­di­ni men­ta­li e fi­si­che, in tut­ta la lo­ro po­ten­zia­li­tà;
b)
di in­cul­ca­re al fan­ciul­lo il ri­spet­to dei di­rit­ti dell'uo­mo e del­le li­ber­tà fon­da­men­ta­li e dei prin­ci­pi con­sa­cra­ti nel­lo Sta­tu­to del­le Na­zio­ni Uni­te;
c)
di in­cul­ca­re al fan­ciul­lo il ri­spet­to dei suoi ge­ni­to­ri, del­la sua iden­ti­tà, del­la sua lin­gua e dei suoi va­lo­ri cul­tu­ra­li, non­ché il ri­spet­to dei va­lo­ri na­zio­na­li del Pae­se nel qua­le vi­ve, del Pae­se di cui può es­se­re ori­gi­na­rio e del­le ci­vil­tà di­ver­se dal­la sua;
d)
di pre­pa­ra­re il fan­ciul­lo ad as­su­me­re le re­spon­sa­bi­li­tà del­la vi­ta in una so­cie­tà li­be­ra, in uno spi­ri­to di com­pren­sio­ne, di pa­ce, di tol­le­ran­za, di ugua­glian­za tra i ses­si e di ami­ci­zia tra tut­ti i po­po­li e grup­pi et­ni­ci, na­zio­na­li e re­li­gio­si, con le per­so­ne di ori­gi­ne au­toc­to­na;
e)
di in­cul­ca­re al fan­ciul­lo il ri­spet­to dell'am­bien­te na­tu­ra­le.

2. Nes­su­na di­spo­si­zio­ne del pre­sen­te ar­ti­co­lo o dell'ar­ti­co­lo 28 sa­rà in­ter­pre­ta­ta in ma­nie­ra da nuo­ce­re al­la li­ber­tà del­le per­so­ne fi­si­che o giu­ri­di­che di crea­re e di di­ri­ge­re isti­tu­zio­ni di­dat­ti­che a con­di­zio­ne che i prin­ci­pi enun­cia­ti al pa­ra­gra­fo 1 del pre­sen­te ar­ti­co­lo sia­no ri­spet­ta­ti e che l'edu­ca­zio­ne im­par­ti­ta in ta­li isti­tu­zio­ni sia con­for­me al­le nor­me mi­ni­me pre­scrit­te dal­lo Sta­to.

Art. 30  

Ne­gli Sta­ti in cui esi­sto­no mi­no­ran­ze et­ni­che, re­li­gio­se o lin­gui­sti­che op­pu­re per­so­ne di ori­gi­ne au­toc­to­na, un fan­ciul­lo au­toc­to­no o che ap­par­tie­ne a una di ta­li mi­no­ran­ze non può es­se­re pri­va­to del di­rit­to di ave­re una pro­pria vi­ta cul­tu­ra­le, di pro­fes­sa­re e di pra­ti­ca­re la pro­pria re­li­gio­ne o di far uso del­la pro­pria lin­gua in­sie­me agli al­tri mem­bri del suo grup­po.

Art. 31  

1. Gli Sta­ti par­ti ri­co­no­sco­no al fan­ciul­lo il di­rit­to al ri­po­so ed al tem­po li­be­ro, di de­di­car­si al gio­co e ad at­ti­vi­tà ri­crea­ti­ve pro­prie del­la sua età e di par­te­ci­pa­re li­be­ra­men­te al­la vi­ta cul­tu­ra­le ed ar­ti­sti­ca.

2. Gli Sta­ti par­ti ri­spet­ta­no e fa­vo­ri­sco­no il di­rit­to del fan­ciul­lo di par­te­ci­pa­re pie­na­men­te al­la vi­ta cul­tu­ra­le ed ar­ti­sti­ca ed in­co­rag­gia­no l'or­ga­niz­za­zio­ne, in con­di­zio­ni di ugua­glian­za, di mez­zi ap­pro­pria­ti di di­ver­ti­men­to e di at­ti­vi­tà ri­crea­ti­ve, ar­ti­sti­che e cul­tu­ra­li.

Art. 32  

1. Gli Sta­ti par­ti ri­co­no­sco­no il di­rit­to del fan­ciul­lo di es­se­re pro­tet­to con­tro lo sfrut­ta­men­to eco­no­mi­co e di non es­se­re co­stret­to ad al­cun la­vo­ro che com­por­ti ri­schi o sia su­scet­ti­bi­le di por­re a re­pen­ta­glio la sua edu­ca­zio­ne o di nuo­ce­re al­la sua sa­lu­te o al suo svi­lup­po fi­si­co, men­ta­le, spi­ri­tua­le, mo­ra­le o so­cia­le.

2. Gli Sta­ti par­ti adot­ta­no mi­su­re le­gi­sla­ti­ve, am­mi­ni­stra­ti­ve, so­cia­li ed edu­ca­ti­ve per ga­ran­ti­re l'ap­pli­ca­zio­ne del pre­sen­te ar­ti­co­lo. A tal fi­ne, ed in con­si­de­ra­zio­ne del­le di­spo­si­zio­ni per­ti­nen­ti de­gli al­tri stru­men­ti in­ter­na­zio­na­li, gli Sta­ti par­ti, in par­ti­co­la­re:

a)
sta­bi­li­sco­no un'età mi­ni­ma op­pu­re età mi­ni­me di am­mis­sio­ne all'im­pie­go;
b)
pre­ve­do­no un'ade­gua­ta re­go­la­men­ta­zio­ne de­gli ora­ri di la­vo­ro e del­le con­di­zio­ni d'im­pie­go;
c)
pre­ve­do­no pe­ne o al­tre san­zio­ni ap­pro­pria­te per ga­ran­ti­re l'at­tua­zio­ne ef­fet­ti­va del pre­sen­te ar­ti­co­lo.
Art. 33  

Gli Sta­ti par­ti adot­ta­no ogni ade­gua­ta mi­su­ra, com­pre­se mi­su­re le­gi­sla­ti­ve, am­mi­ni­stra­ti­ve, so­cia­li ed edu­ca­ti­ve per pro­teg­ge­re i fan­ciul­li con­tro l'uso il­le­ci­to di stu­pe­fa­cen­ti e di so­stan­ze psi­co­tro­pe, co­sì co­me de­fi­ni­te dal­le Con­ven­zio­ni in­ter­na­zio­na­li per­ti­nen­ti e per im­pe­di­re che sia­no uti­liz­za­ti fan­ciul­li per la pro­du­zio­ne ed il traf­fi­co il­le­ci­to di que­ste so­stan­ze.

Art. 34  

Gli Sta­ti par­ti si im­pe­gna­no a pro­teg­ge­re il fan­ciul­lo con­tro ogni for­ma di sfrut­ta­men­to ses­sua­le e di vio­len­za ses­sua­le. A tal fi­ne, gli Sta­ti adot­ta­no in par­ti­co­la­re ogni ade­gua­ta mi­su­ra a li­vel­lo na­zio­na­le, bi­la­te­ra­le e mul­ti­la­te­ra­le per im­pe­di­re:

a)
che dei fan­ciul­li sia­no in­ci­ta­ti o co­stret­ti a de­di­car­si ad una at­ti­vi­tà ses­sua­le il­le­ga­le;
b)
che dei fan­ciul­li sia­no sfrut­ta­ti a fi­ni di pro­sti­tu­zio­ne o di al­tre pra­ti­che ses­sua­li il­le­ga­li;
c)
che dei fan­ciul­li sia­no sfrut­ta­ti ai fi­ni del­la pro­du­zio­ne di spet­ta­co­li o di ma­te­ria­le a ca­rat­te­re por­no­gra­fi­co.
Art. 35  

Gli Sta­ti par­ti adot­ta­no ogni ade­gua­to prov­ve­di­men­to a li­vel­lo na­zio­na­le, bi­la­te­ra­le e mul­ti­la­te­ra­le per im­pe­di­re il ra­pi­men­to, la ven­di­ta o la trat­ta di fan­ciul­li per qua­lun­que fi­ne e sot­to qual­sia­si for­ma.

Art. 36  

Gli Sta­ti par­ti pro­teg­go­no il fan­ciul­lo con­tro ogni al­tra for­ma di sfrut­ta­men­to pre­giu­di­zie­vo­le al suo be­nes­se­re in ogni suo aspet­to.

Art. 37  

Gli Sta­ti par­ti vi­gi­la­no af­fin­ché:

a)
nes­sun fan­ciul­lo sia sot­to­po­sto a tor­tu­ra o a pe­ne o trat­ta­men­ti cru­de­li, inu­ma­ni o de­gra­dan­ti. Né la pe­na ca­pi­ta­le né l'im­pri­gio­na­men­to a vi­ta sen­za pos­si­bi­li­tà di ri­la­scio de­vo­no es­se­re de­cre­ta­ti per rea­ti com­mes­si da per­so­ne di età in­fe­rio­re a di­ciot­to an­ni;
b)
nes­sun fan­ciul­lo sia pri­va­to di li­ber­tà in ma­nie­ra il­le­ga­le o ar­bi­tra­ria. L'ar­re­sto, la de­ten­zio­ne o l'im­pri­gio­na­men­to di un fan­ciul­lo de­vo­no es­se­re ef­fet­tua­ti in con­for­mi­tà con la leg­ge, co­sti­tui­re un prov­ve­di­men­to di ul­ti­ma ri­sor­sa ed ave­re la du­ra­ta più bre­ve pos­si­bi­le;
c)
ogni fan­ciul­lo pri­va­to di li­ber­tà sia trat­ta­to con uma­ni­tà e con il ri­spet­to do­vu­to al­la di­gni­tà del­la per­so­na uma­na ed in ma­nie­ra da te­ner con­to del­le esi­gen­ze del­le per­so­ne del­la sua età. In par­ti­co­la­re, ogni fan­ciul­lo pri­va­to di li­ber­tà sa­rà se­pa­ra­to da­gli adul­ti, a me­no che si ri­ten­ga pre­fe­ri­bi­le di non far­lo nell'in­te­res­se pre­mi­nen­te del fan­ciul­lo, ed egli avrà di­rit­to di ri­ma­ne­re in con­tat­to con la sua fa­mi­glia per mez­zo di cor­ri­spon­den­za e di vi­si­te, tran­ne che in cir­co­stan­ze ec­ce­zio­na­li;
d)
i fan­ciul­li pri­va­ti di li­ber­tà ab­bia­no di­rit­to ad ave­re ra­pi­da­men­te ac­ces­so ad un'as­si­sten­za giu­ri­di­ca o ad ogni al­tra as­si­sten­za ade­gua­ta, non­ché il di­rit­to di con­te­sta­re la le­ga­li­tà del­la lo­ro pri­va­zio­ne di li­ber­tà di­nan­zi un Tri­bu­na­le o al­tra au­to­ri­tà com­pe­ten­te, in­di­pen­den­te ed im­par­zia­le, ed una de­ci­sio­ne sol­le­ci­ta sia adot­ta­ta in ma­te­ria.
Art. 38  

1. Gli Sta­ti par­ti si im­pe­gna­no a ri­spet­ta­re ed a far ri­spet­ta­re le re­go­le del di­rit­to uma­ni­ta­rio in­ter­na­zio­na­le lo­ro ap­pli­ca­bi­li in ca­so di con­flit­to ar­ma­to, e la cui pro­te­zio­ne si esten­de ai fan­ciul­li.

2. Gli Sta­ti par­ti adot­ta­no ogni mi­su­ra pos­si­bi­le a li­vel­lo pra­ti­co per vi­gi­la­re che le per­so­ne che non han­no rag­giun­to l'età di quin­di­ci an­ni non par­te­ci­pi­no di­ret­ta­men­te al­le osti­li­tà.

3. Gli Sta­ti par­ti si asten­go­no dall'ar­ruo­la­re nel­le lo­ro for­ze ar­ma­te ogni per­so­na che non ha rag­giun­to l'età di quin­di­ci an­ni. Nell'in­cor­po­ra­re per­so­ne aven­ti più di quin­di­ci an­ni ma me­no di di­ciot­to an­ni, gli Sta­ti par­ti si sfor­za­no di ar­ruo­la­re con pre­ce­den­za i più an­zia­ni.

4. In con­for­mi­tà con l'ob­bli­go che spet­ta lo­ro in vir­tù del di­rit­to uma­ni­ta­rio in­ter­na­zio­na­le di pro­teg­ge­re la po­po­la­zio­ne ci­vi­le in ca­so di con­flit­to ar­ma­to, gli Sta­ti par­ti adot­ta­no ogni mi­su­ra pos­si­bi­le a li­vel­lo pra­ti­co af­fin­ché i fan­ciul­li coin­vol­ti in un con­flit­to ar­ma­to pos­sa­no be­ne­fi­cia­re di cu­re e di pro­te­zio­ne.

Art. 39  

Gli Sta­ti par­ti adot­ta­no ogni ade­gua­to prov­ve­di­men­to per age­vo­la­re il ria­dat­ta­men­to fi­si­co e psi­co­lo­gi­co ed il rein­se­ri­men­to so­cia­le di ogni fan­ciul­lo vit­ti­ma di ogni for­ma di ne­gli­gen­za, di sfrut­ta­men­to o di mal­trat­ta­men­ti; di tor­tu­re o di ogni al­tra for­ma di pe­ne o di trat­ta­men­ti cru­de­li, inu­ma­ni o de­gra­dan­ti, o di un con­flit­to ar­ma­to. Ta­le ria­dat­ta­men­to e ta­le rein­se­ri­men­to de­vo­no svol­ger­si in con­di­zio­ni ta­li da fa­vo­ri­re la sa­lu­te, il ri­spet­to del­la pro­pria per­so­na e la di­gni­tà del fan­ciul­lo.

Art. 40  

1. Gli Sta­ti par­ti ri­co­no­sco­no ad ogni fan­ciul­lo so­spet­ta­to, ac­cu­sa­to o ri­co­no­sciu­to col­pe­vo­le di rea­to pe­na­le il di­rit­to ad un trat­ta­men­to ta­le da fa­vo­ri­re il suo sen­so del­la di­gni­tà e del va­lo­re per­so­na­le, che raf­for­zi il suo ri­spet­to per i di­rit­ti dell'uo­mo e le li­ber­tà fon­da­men­ta­li e che ten­ga con­to del­la sua età non­ché del­la ne­ces­si­tà di fa­ci­li­ta­re il suo rein­se­ri­men­to nel­la so­cie­tà e di far­gli svol­ge­re un ruo­lo co­strut­ti­vo in se­no a que­st'ul­ti­ma.

2. A tal fi­ne, e te­nen­do con­to del­le di­spo­si­zio­ni per­ti­nen­ti de­gli stru­men­ti in­ter­na­zio­na­li, gli Sta­ti par­ti vi­gi­la­no in par­ti­co­la­re:

a)
af­fin­ché nes­sun fan­ciul­lo sia so­spet­ta­to, ac­cu­sa­to o ri­co­no­sciu­to col­pe­vo­le di rea­to pe­na­le a cau­sa di azio­ni o di omis­sio­ni che non era­no vie­ta­te dal­la le­gi­sla­zio­ne na­zio­na­le o in­ter­na­zio­na­le nel mo­men­to in cui fu­ro­no com­mes­se;
b)
af­fin­ché ogni fan­ciul­lo so­spet­ta­to o ac­cu­sa­to di rea­to pe­na­le ab­bia al­me­no di­rit­to al­le se­guen­ti ga­ran­zie:
i)
di es­se­re ri­te­nu­to in­no­cen­te fi­no a quan­do la sua col­pe­vo­lez­za non sia sta­ta le­gal­men­te sta­bi­li­ta;
ii)
di es­se­re in­for­ma­to il pri­ma pos­si­bi­le e di­ret­ta­men­te, op­pu­re, se del ca­so, tra­mi­te i suoi ge­ni­to­ri o rap­pre­sen­tan­ti le­ga­li, del­le ac­cu­se por­ta­te con­tro di lui, e di be­ne­fi­cia­re di un'as­si­sten­za le­ga­le o di ogni al­tra as­si­sten­za ap­pro­pria­ta per la pre­pa­ra­zio­ne e la pre­sen­ta­zio­ne del­la sua di­fe­sa;
iii)
che il suo ca­so sia giu­di­ca­to sen­za in­du­gio da un'au­to­ri­tà o istan­za giu­di­zia­ria com­pe­ten­ti, in­di­pen­den­ti ed im­par­zia­li per mez­zo di un pro­ce­di­men­to equo ai sen­si di leg­ge in pre­sen­za del suo le­ga­le o di al­tra as­si­sten­za ap­pro­pria­ta, non­ché in pre­sen­za dei suoi ge­ni­to­ri o rap­pre­sen­tan­ti le­ga­li a me­no che ciò non sia ri­te­nu­to con­tra­rio all'in­te­res­se pre­mi­nen­te del fan­ciul­lo a cau­sa in par­ti­co­la­re del­la sua età o del­la sua si­tua­zio­ne;
iv)
di non es­se­re co­stret­to a ren­de­re te­sti­mo­nian­za o di­chia­rar­si col­pe­vo­le; di in­ter­ro­ga­re o far in­ter­ro­ga­re i te­sti­mo­ni a ca­ri­co e di ot­te­ne­re la com­par­sa e l'in­ter­ro­ga­to­rio dei te­sti­mo­ni a suo di­sca­ri­co a con­di­zio­ni di pa­ri­tà;
v)
qua­lo­ra ven­ga ri­co­no­sciu­to che ha com­mes­so rea­to pe­na­le, po­ter ri­cor­re­re con­tro que­sta de­ci­sio­ne ed ogni al­tra mi­su­ra de­ci­sa di con­se­guen­za di­nan­zi un'au­to­ri­tà o istan­za giu­di­zia­ria su­pe­rio­re com­pe­ten­te, in­di­pen­den­te ed im­par­zia­le, in con­for­mi­tà con la leg­ge;
vi)
far­si as­si­ste­re gra­tui­ta­men­te da un in­ter­pre­te se non com­pren­de o non par­la la lin­gua uti­liz­za­ta;
vii)
che la sua vi­ta pri­va­ta sia pie­na­men­te ri­spet­ta­ta in tut­te le fa­si del­la pro­ce­du­ra.

3. Gli Sta­ti par­ti si sfor­za­no di pro­muo­ve­re l'ado­zio­ne di leg­gi, di pro­ce­du­re, la co­sti­tu­zio­ne di au­to­ri­tà e di isti­tu­zio­ni de­sti­na­te spe­ci­fi­ca­men­te ai fan­ciul­li so­spet­ta­ti, ac­cu­sa­ti o ri­co­no­sciu­ti col­pe­vo­li di aver com­mes­so rea­to, ed in par­ti­co­lar mo­do:

a)
di sta­bi­li­re un'età mi­ni­ma al di sot­to del­la qua­le si pre­su­me che i fan­ciul­li non ab­bia­no la ca­pa­ci­tà di com­met­te­re rea­to;
b)
di adot­ta­re prov­ve­di­men­ti ogni qual­vol­ta ciò sia pos­si­bi­le ed au­spi­ca­bi­le per trat­ta­re que­sti fan­ciul­li sen­za ri­cor­re­re a pro­ce­du­re giu­di­zia­rie ri­ma­nen­do tut­ta­via in­te­so che i di­rit­ti dell'uo­mo e le ga­ran­zie le­ga­li deb­bo­no es­se­re in­te­gral­men­te ri­spet­ta­te.

4. Sa­rà pre­vi­sta tut­ta una gam­ma di di­spo­si­zio­ni con­cer­nen­ti in par­ti­co­lar mo­do le cu­re, l'orien­ta­men­to, la su­per­vi­sio­ne, i con­si­gli, la li­ber­tà con­di­zio­na­ta, il col­lo­ca­men­to in fa­mi­glia, i pro­gram­mi di for­ma­zio­ne ge­ne­ra­le e pro­fes­sio­na­le, non­ché so­lu­zio­ni al­ter­na­ti­ve all'as­si­sten­za isti­tu­zio­na­le, in vi­sta di as­si­cu­ra­re ai fan­ciul­li un trat­ta­men­to con­for­me al lo­ro be­nes­se­re e pro­por­zio­na­to sia al­la lo­ro si­tua­zio­ne che al rea­to.

Art. 41  

Nes­su­na del­le di­spo­si­zio­ni del­la pre­sen­te Con­ven­zio­ne pre­giu­di­ca di­spo­si­zio­ni più pro­pi­zie all'at­tua­zio­ne dei di­rit­ti del fan­ciul­lo che pos­so­no fi­gu­ra­re:

a)
nel­la le­gi­sla­zio­ne di uno Sta­to par­te; op­pu­re
b)
nel di­rit­to in­ter­na­zio­na­le in vi­go­re per que­sto Sta­to.

Seconda parte

Art. 42  

Gli Sta­ti par­ti si im­pe­gna­no a far lar­ga­men­te co­no­sce­re i prin­ci­pi e le di­spo­si­zio­ni del­la pre­sen­te Con­ven­zio­ne, con mez­zi at­ti­vi ed ade­gua­ti, sia agli adul­ti che ai fan­ciul­li.

Art. 43  

1. Al fi­ne di esa­mi­na­re i pro­gres­si com­piu­ti da­gli Sta­ti par­ti nell'ese­cu­zio­ne de­gli ob­bli­ghi da es­si con­trat­ti in ba­se al­la pre­sen­te Con­ven­zio­ne, è isti­tui­to un Co­mi­ta­to dei Di­rit­ti del Fan­ciul­lo che adem­pie al­le fun­zio­ni de­fi­ni­te in ap­pres­so.

2. Il Co­mi­ta­to si com­po­ne di di­ciot­to esper­ti di al­ta mo­ra­li­tà ed in pos­ses­so di una com­pe­ten­za ri­co­no­sciu­ta nel set­to­re og­get­to del­la pre­sen­te Con­ven­zio­ne. I suoi mem­bri so­no elet­ti da­gli Sta­ti par­ti tra i lo­ro cit­ta­di­ni e par­te­ci­pa­no a ti­to­lo per­so­na­le, se­con­do il cri­te­rio di un'equa ri­par­ti­zio­ne geo­gra­fi­ca ed in con­si­de­ra­zio­ne dei prin­ci­pa­li or­di­na­men­ti giu­ri­di­ci.1

3. I mem­bri del Co­mi­ta­to so­no elet­ti a scru­ti­nio se­gre­to su una li­sta di per­so­ne de­si­gna­te da­gli Sta­ti par­ti. Cia­scu­no Sta­to par­te può de­si­gna­re un can­di­da­to tra i suoi cit­ta­di­ni.

4. La pri­ma ele­zio­ne avrà luo­go en­tro sei me­si a de­cor­re­re dal­la da­ta di en­tra­ta in vi­go­re del­la pre­sen­te Con­ven­zio­ne. Suc­ces­si­va­men­te, si svol­ge­ran­no ele­zio­ni ogni due an­ni. Al­me­no quat­tro me­si pri­ma del­la da­ta di ogni ele­zio­ne, il Se­gre­ta­rio Ge­ne­ra­le dell'Or­ga­niz­za­zio­ne del­le Na­zio­ni Uni­te in­vi­te­rà per iscrit­to gli Sta­ti par­ti a pro­por­re i lo­ro can­di­da­ti en­tro un ter­mi­ne di due me­si. Quin­di il Se­gre­ta­rio Ge­ne­ra­le sta­bi­li­rà l'elen­co al­fa­be­ti­co dei can­di­da­ti in tal mo­do de­si­gna­ti, con l'in­di­ca­zio­ne de­gli Sta­ti par­ti che li han­no de­si­gna­ti, e sot­to­por­rà ta­le elen­co agli Sta­ti par­ti al­la pre­sen­te Con­ven­zio­ne.

5. Le ele­zio­ni avran­no luo­go in oc­ca­sio­ne del­le riu­nio­ni de­gli Sta­ti par­ti, con­vo­ca­te dal Se­gre­ta­rio Ge­ne­ra­le pres­so la se­de dell'Or­ga­niz­za­zio­ne del­le Na­zio­ni Uni­te. In que­ste riu­nio­ni per le qua­li il nu­me­ro le­ga­le sa­rà rap­pre­sen­ta­to da due ter­zi de­gli Sta­ti par­ti, i can­di­da­ti elet­ti al Co­mi­ta­to so­no quel­li che ot­ten­go­no il mag­gior nu­me­ro di vo­ti, non­ché la mag­gio­ran­za as­so­lu­ta de­gli Sta­ti par­ti pre­sen­ti e vo­tan­ti.

6. I mem­bri del Co­mi­ta­to so­no elet­ti per quat­tro an­ni. Es­si so­no rie­leg­gi­bi­li se la lo­ro can­di­da­tu­ra è ri­pre­sen­ta­ta. Il man­da­to di cin­que dei mem­bri elet­ti nel­la pri­ma ele­zio­ne sca­de al­la fi­ne di un pe­rio­do di due an­ni; i no­mi di ta­li cin­que mem­bri sa­ran­no estrat­ti a sor­te dal pre­si­den­te del­la riu­nio­ne im­me­dia­ta­men­te do­po la pri­ma ele­zio­ne.

7. In ca­so di de­ces­so o di di­mis­sio­ni di un mem­bro del Co­mi­ta­to op­pu­re se, per qual­sia­si al­tro mo­ti­vo, un mem­bro di­chia­ra di non po­ter più eser­ci­ta­re le sue fun­zio­ni in se­no al Co­mi­ta­to, lo Sta­to par­te che ave­va pre­sen­ta­to la sua can­di­da­tu­ra no­mi­na un al­tro esper­to tra i suoi cit­ta­di­ni per co­pri­re il seg­gio re­so­si va­can­te, fi­no al­la sca­den­za del man­da­to cor­ri­spon­den­te, sot­to ri­ser­va dell'ap­pro­va­zio­ne del Co­mi­ta­to.

8. Il Co­mi­ta­to adot­ta il suo re­go­la­men­to in­ter­no.

9. Il Co­mi­ta­to eleg­ge il suo uf­fi­cio per un pe­rio­do di due an­ni.

10. Le riu­nio­ni del Co­mi­ta­to si svol­go­no nor­mal­men­te pres­so la se­de dell'Or­ga­niz­za­zio­ne del­le Na­zio­ni Uni­te, op­pu­re in ogni al­tro luo­go ap­pro­pria­to de­ter­mi­na­to dal Co­mi­ta­to. Il Co­mi­ta­to si riu­ni­sce di re­go­la ogni an­no. La du­ra­ta del­le sua ses­sio­ne è de­ter­mi­na­ta e se ne­ces­sa­rio mo­di­fi­ca­ta da una riu­nio­ne de­gli Sta­ti par­ti al­la pre­sen­te Con­ven­zio­ne, sot­to ri­ser­va dell'ap­pro­va­zio­ne dell'As­sem­blea Ge­ne­ra­le.

11. Il Se­gre­ta­rio Ge­ne­ra­le dell'Or­ga­niz­za­zio­ne del­le Na­zio­ni Uni­te met­te a di­spo­si­zio­ne del Co­mi­ta­to il per­so­na­le e le strut­tu­re di cui que­st'ul­ti­mo ne­ces­si­ta per adem­pie­re con ef­fi­ca­cia al­le sue man­sio­ni in ba­se al­la pre­sen­te Con­ven­zio­ne.

12. I mem­bri del Co­mi­ta­to isti­tui­to in ba­se al­la pre­sen­te Con­ven­zio­ne ri­ce­vo­no con l'ap­pro­va­zio­ne dell'As­sem­blea Ge­ne­ra­le, emo­lu­men­ti pre­le­va­ti sul­le ri­sor­se dell'Or­ga­niz­za­zio­ne del­le Na­zio­ni Uni­te al­le con­di­zio­ni e se­con­do le mo­da­li­tà sta­bi­li­te dall'As­sem­blea Ge­ne­ra­le.


1 Nuo­vo te­sto giu­sta la Dec. del 12 dic. 1995, in vi­go­re il 18 nov. 2002 (RU 2007 4095).

Art. 44  

1. Gli Sta­ti par­ti si im­pe­gna­no a sot­to­por­re al Co­mi­ta­to, tra­mi­te il Se­gre­ta­rio Ge­ne­ra­le dell'Or­ga­niz­za­zio­ne del­le Na­zio­ni Uni­te, rap­por­ti sui prov­ve­di­men­ti che es­si avran­no adot­ta­to per da­re ef­fet­to ai di­rit­ti ri­co­no­sciu­ti nel­la pre­sen­te Con­ven­zio­ne e sui pro­gres­si rea­liz­za­ti per il go­di­men­to di ta­li di­rit­ti:

a)
en­tro due an­ni a de­cor­re­re dal­la da­ta dell'en­tra­ta in vi­go­re del­la pre­sen­te Con­ven­zio­ne per gli Sta­ti par­ti in­te­res­sa­ti;
b)
in se­gui­to, ogni cin­que an­ni.

2. I rap­por­ti com­pi­la­ti in ap­pli­ca­zio­ne del pre­sen­te ar­ti­co­lo deb­bo­no se del ca­so in­di­ca­re i fat­to­ri e le dif­fi­col­tà che im­pe­di­sco­no agli Sta­ti par­ti di adem­pie­re agli ob­bli­ghi pre­vi­sti nel­la pre­sen­te Con­ven­zio­ne. Es­si deb­bo­no al­tre­sì con­te­ne­re in­for­ma­zio­ni suf­fi­cien­ti a for­ni­re al Co­mi­ta­to una com­pren­sio­ne det­ta­glia­ta dell'ap­pli­ca­zio­ne del­la Con­ven­zio­ne del Pae­se in esa­me.

3. Gli Sta­ti par­ti che han­no pre­sen­ta­to al Co­mi­ta­to un rap­por­to ini­zia­le com­ple­to non so­no te­nu­ti a ri­pe­te­re nei rap­por­ti che sot­to­por­ran­no suc­ces­si­va­men­te - in con­for­mi­tà con il ca­po­ver­so b) del pa­ra­gra­fo 1 del pre­sen­te ar­ti­co­lo - le in­for­ma­zio­ni di ba­se in pre­ce­den­za for­ni­te.

4. Il Co­mi­ta­to può chie­de­re agli Sta­ti par­ti ogni in­for­ma­zio­ne com­ple­men­ta­re re­la­ti­va all'ap­pli­ca­zio­ne del­la Con­ven­zio­ne.

5. Il Co­mi­ta­to sot­to­po­ne ogni due an­ni all'As­sem­blea Ge­ne­ra­le, tra­mi­te il Con­si­glio eco­no­mi­co e so­cia­le, un rap­por­to sul­le at­ti­vi­tà del Co­mi­ta­to.

6. Gli Sta­ti par­ti fan­no in mo­do che i lo­ro rap­por­ti ab­bia­no una va­sta dif­fu­sio­ne nei lo­ro Pae­si.

Art. 45  

Al fi­ne di pro­muo­ve­re l'at­tua­zio­ne ef­fet­ti­va del­la Con­ven­zio­ne ed in­co­rag­gia­re la coo­pe­ra­zio­ne in­ter­na­zio­na­le nel set­to­re og­get­to del­la Con­ven­zio­ne:

a)
le Isti­tu­zio­ni spe­cia­liz­za­te, il Fon­do del­le Na­zio­ni Uni­te per l'in­fan­zia ed al­tri or­ga­ni del­le Na­zio­ni Uni­te han­no di­rit­to di far­si rap­pre­sen­ta­re nell'esa­me dell'at­tua­zio­ne di quel­le di­spo­si­zio­ni del­la pre­sen­te Con­ven­zio­ne che rien­tra­no nell'am­bi­to del lo­ro man­da­to. Il Co­mi­ta­to può in­vi­ta­re le Isti­tu­zio­ni spe­cia­liz­za­te, il Fon­do del­le Na­zio­ni Uni­te per l'in­fan­zia ed ogni al­tro or­ga­ni­smo com­pe­ten­te che ri­ter­rà ap­pro­pria­to, a da­re pa­re­ri spe­cia­liz­za­ti sull'at­tua­zio­ne del­la Con­ven­zio­ne in set­to­ri di com­pe­ten­za dei lo­ro ri­spet­ti­vi man­da­ti. Il Co­mi­ta­to può in­vi­ta­re le Isti­tu­zio­ni spe­cia­liz­za­te, il Fon­do del­le Na­zio­ni Uni­te per l'In­fan­zia ed al­tri or­ga­ni del­le Na­zio­ni Uni­te a sot­to­por­gli rap­por­ti sull'at­tua­zio­ne del­la Con­ven­zio­ne in set­to­ri che rien­tra­no nell'am­bi­to del­le lo­ro at­ti­vi­tà;
b)
il Co­mi­ta­to tra­smet­te, se lo ri­tie­ne ne­ces­sa­rio, al­le Isti­tu­zio­ni spe­cia­liz­za­te, al Fon­do del­le Na­zio­ni Uni­te per l'In­fan­zia ed agli al­tri or­ga­ni­smi com­pe­ten­ti ogni rap­por­to de­gli Sta­ti par­ti con­te­nen­te una ri­chie­sta di con­si­gli tec­ni­ci o di as­si­sten­za tec­ni­ca, o che in­di­chi una ne­ces­si­tà in tal sen­so, ac­com­pa­gna­to da even­tua­li os­ser­va­zio­ni e pro­po­ste del Co­mi­ta­to con­cer­nen­ti ta­le ri­chie­sta o in­di­ca­zio­ne;
c)
il Co­mi­ta­to può rac­co­man­da­re all'As­sem­blea Ge­ne­ra­le di chie­de­re al Se­gre­ta­rio Ge­ne­ra­le di pro­ce­de­re, per con­to del Co­mi­ta­to, a stu­di su que­stio­ni spe­ci­fi­che at­ti­nen­ti ai di­rit­ti del fan­ciul­lo;
d)
il co­mi­ta­to può fa­re sug­ge­ri­men­ti e rac­co­man­da­zio­ni ge­ne­ra­li in ba­se al­le in­for­ma­zio­ni ri­ce­vu­te in ap­pli­ca­zio­ne de­gli ar­ti­co­li 44 e 45 del­la pre­sen­te Con­ven­zio­ne. Que­sti sug­ge­ri­men­ti e rac­co­man­da­zio­ni ge­ne­ra­li so­no tra­smes­si ad ogni Sta­to par­te in­te­res­sa­to e sot­to­po­sti all'As­sem­blea Ge­ne­ra­le in­sie­me ad even­tua­li os­ser­va­zio­ni de­gli Sta­ti par­ti.

Terza parte

Art. 46  

La pre­sen­te Con­ven­zio­ne è aper­ta al­la fir­ma di tut­ti gli Sta­ti.

Art. 47  

La pre­sen­te Con­ven­zio­ne è sog­get­ta a ra­ti­fi­ca. Gli stru­men­ti di ra­ti­fi­ca sa­ran­no de­po­si­ta­ti pres­so il Se­gre­ta­rio Ge­ne­ra­le dell'Or­ga­niz­za­zio­ne del­le Na­zio­ni Uni­te.

Art. 48  

La pre­sen­te Con­ven­zio­ne ri­mar­rà aper­ta all'ade­sio­ne di ogni Sta­to. Gli stru­men­ti di ade­sio­ne sa­ran­no de­po­si­ta­ti pres­so il Se­gre­ta­rio Ge­ne­ra­le dell'Or­ga­niz­za­zio­ne del­le Na­zio­ni Uni­te.

Art. 49  

1. La pre­sen­te Con­ven­zio­ne en­tre­rà in vi­go­re il tren­te­si­mo gior­no suc­ces­si­vo al­la da­ta del de­po­si­to pres­so il Se­gre­ta­rio Ge­ne­ra­le dell'Or­ga­niz­za­zio­ne del­le Na­zio­ni Uni­te del ven­te­si­mo stru­men­to di ra­ti­fi­ca o di ade­sio­ne.

2. Per cia­scu­no de­gli Sta­ti che ra­ti­fi­che­ran­no la pre­sen­te Con­ven­zio­ne o che vi ade­ri­ran­no do­po il de­po­si­to del ven­te­si­mo stru­men­to di ra­ti­fi­ca o di ade­sio­ne la Con­ven­zio­ne en­tre­rà in vi­go­re il tren­te­si­mo gior­no suc­ces­si­vo al de­po­si­to da par­te di que­sto Sta­to del suo stru­men­to di ra­ti­fi­ca o di ade­sio­ne.

Art. 50  

1. Ogni Sta­to par­te può pro­por­re un emen­da­men­to a de­po­si­tar­ne il te­sto pres­so il Se­gre­ta­rio Ge­ne­ra­le dell'Or­ga­niz­za­zio­ne del­le Na­zio­ni Uni­te. Il Se­gre­ta­rio Ge­ne­ra­le co­mu­ni­ca quin­di la pro­po­sta di emen­da­men­to agli Sta­ti par­ti, con la ri­chie­sta di far sa­pe­re se sia­no fa­vo­re­vo­li ad una Con­fe­ren­za de­gli Sta­ti par­ti al fi­ne dell'esa­me del­le pro­po­ste e del­la lo­ro vo­ta­zio­ne. Se, en­tro quat­tro me­si a de­cor­re­re dal­la da­ta di que­sta co­mu­ni­ca­zio­ne, al­me­no un ter­zo de­gli Sta­ti par­ti si pro­nun­cia a fa­vo­re di ta­le Con­fe­ren­za, il Se­gre­ta­rio Ge­ne­ra­le con­vo­ca la Con­fe­ren­za sot­to gli au­spi­ci dell'Or­ga­niz­za­zio­ne del­le Na­zio­ni Uni­te. Ogni emen­da­men­to adot­ta­to da una mag­gio­ran­za de­gli Sta­ti par­ti pre­sen­ti e vo­tan­ti al­la Con­fe­ren­za è sot­to­po­sto per ap­pro­va­zio­ne all'As­sem­blea Ge­ne­ra­le.

2. Ogni emen­da­men­to adot­ta­to in con­for­mi­tà con le di­spo­si­zio­ni del pa­ra­gra­fo 1 del pre­sen­te ar­ti­co­lo en­tra in vi­go­re do­po es­se­re sta­to ap­pro­va­to dall'As­sem­blea Ge­ne­ra­le del­le Na­zio­ni Uni­te ed ac­cet­ta­to da una mag­gio­ran­za di due ter­zi de­gli Sta­ti par­ti.

3. Quan­do un emen­da­men­to en­tra in vi­go­re es­so ha va­lo­re ob­bli­ga­to­rio per gli Sta­ti par­ti che lo han­no ac­cet­ta­to, gli al­tri Sta­ti par­ti ri­ma­nen­do vin­co­la­ti dal­le di­spo­si­zio­ni del­la pre­sen­te Con­ven­zio­ne e da tut­ti gli emen­da­men­ti pre­ce­den­ti da es­si ac­cet­ta­ti.

Art. 51  

1. Il Se­gre­ta­rio Ge­ne­ra­le dell'Or­ga­niz­za­zio­ne del­le Na­zio­ni Uni­te ri­ce­ve­rà e co­mu­ni­che­rà a tut­ti gli Sta­ti il te­sto del­le ri­ser­ve che sa­ran­no sta­te for­mu­la­te da­gli Sta­ti all'at­to del­la ra­ti­fi­ca o dell'ade­sio­ne.

2. Non so­no au­to­riz­za­te ri­ser­ve in­com­pa­ti­bi­li con l'og­get­to e le fi­na­li­tà del­la pre­sen­te Con­ven­zio­ne.

3. Le ri­ser­ve pos­so­no es­se­re ri­ti­ra­te in ogni tem­po per mez­zo di no­ti­fi­ca in­di­riz­za­ta in tal sen­so al Se­gre­ta­rio Ge­ne­ra­le del­le Na­zio­ni Uni­te il qua­le ne in­for­me­rà quin­di tut­ti gli Sta­ti. Ta­le no­ti­fi­ca avrà ef­fet­to al­la da­ta in cui è ri­ce­vu­ta dal Se­gre­ta­rio Ge­ne­ra­le.

Art. 52  

Ogni Sta­to par­te può de­nun­cia­re la pre­sen­te Con­ven­zio­ne per mez­zo di no­ti­fi­ca scrit­ta in­di­riz­za­ta al Se­gre­ta­rio Ge­ne­ra­le dell'Or­ga­niz­za­zio­ne del­le Na­zio­ni Uni­te. La de­nun­cia avrà ef­fet­to un an­no do­po la da­ta di ri­ce­zio­ne del­la no­ti­fi­ca da par­te del Se­gre­ta­rio Ge­ne­ra­le.

Art. 53  

Il Se­gre­ta­rio Ge­ne­ra­le dell'Or­ga­niz­za­zio­ne del­le Na­zio­ni Uni­te è de­si­gna­to co­me de­po­si­ta­rio del­la pre­sen­te Con­ven­zio­ne.

Art. 54  

L'ori­gi­na­le del­la pre­sen­te Con­ven­zio­ne i cui te­sti in lin­gua ara­ba, ci­ne­se, fran­ce­se, in­gle­se, rus­sa e spa­gno­la fan­no ugual­men­te fe­de, sa­rà de­po­si­ta­to pres­so il Se­gre­ta­rio Ge­ne­ra­le dell'Or­ga­niz­za­zio­ne del­le Na­zio­ni Uni­te.

In fe­de di che, i ple­ni­po­ten­zia­ri sot­to­scrit­ti de­bi­ta­men­te abi­li­ta­ti a tal fi­ne dai lo­ro ri­spet­ti­vi go­ver­ni, han­no fir­ma­to la pre­sen­te Con­ven­zio­ne.

Fat­to a New York, il 20 no­vem­bre 1989.

(Se­guo­no le fir­me)

Campo d'applicazione della Convenzione il 25 ottobre 2016

Riserve e dichiarazioni

Campo d'applicazione dell'emendamento il 4 giugno 2014

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