Bei grossen Gesetzen wie OR und ZGB kann dies bis zu 30 Sekunden dauern

Sezione sesta: Del concorso dell’autorità di protezione degli adulti

Art. 415  

A. Esa­me del­la con­ta­bi­li­tà e del rap­por­to

 

1 L’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti ve­ri­fi­ca la con­ta­bi­li­tà, ap­pro­van­do­la o ri­fiu­tan­do­la; se ne­ces­sa­rio ne chie­de la ret­ti­fi­ca.

2 Es­sa esa­mi­na il rap­por­to e, se ne­ces­sa­rio, chie­de che sia com­ple­ta­to.

3 Se del ca­so, adot­ta mi­su­re ade­gua­te per sal­va­guar­da­re gli in­te­res­si dell’in­te­res­sa­to.

Art. 416  

B. At­ti e ne­go­zi sot­to­po­sti a con­sen­so

I. Per leg­ge

 

1 Il cu­ra­to­re ab­bi­so­gna del con­sen­so dell’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti per com­pie­re in rap­pre­sen­tan­za dell’in­te­res­sa­to gli at­ti e ne­go­zi se­guen­ti:

1.
li­qui­da­zio­ne dell’eco­no­mia do­me­sti­ca, di­sdet­ta del con­trat­to per l’abi­ta­zio­ne nel­la qua­le vi­ve l’in­te­res­sa­to;
2.
con­trat­ti di lun­ga du­ra­ta per il ri­co­ve­ro dell’in­te­res­sa­to;
3.
ac­cet­ta­zio­ne o ri­nun­cia a un’ere­di­tà, se a tal fi­ne è ne­ces­sa­ria una di­chia­ra­zio­ne espres­sa, non­ché con­trat­ti suc­ces­so­ri e con­ven­zio­ni di di­vi­sio­ne ere­di­ta­ria;
4.
ac­qui­sto e alie­na­zio­ne di fon­di, co­sti­tu­zio­ne di pe­gno o di al­tri one­ri rea­li su­gli stes­si, non­ché co­stru­zio­ni che ec­ce­do­no i li­mi­ti dell’am­mi­ni­stra­zio­ne or­di­na­ria;
5.
ac­qui­sto, alie­na­zio­ne e co­sti­tu­zio­ne in pe­gno di al­tri be­ni, non­ché co­sti­tu­zio­ne di un usu­frut­to su­gli stes­si, sem­pre che que­sti ne­go­zi non rien­tri­no nell’am­mi­ni­stra­zio­ne e ge­stio­ne or­di­na­rie;
6.
ac­cen­sio­ne o con­ces­sio­ne di mu­tui con­si­de­re­vo­li e sti­pu­la­zio­ne di ob­bli­ga­zio­ni cam­bia­rie;
7.
con­trat­ti di ren­di­ta vi­ta­li­zia e di vi­ta­li­zio, non­ché as­si­cu­ra­zio­ni sul­la vi­ta, sem­pre che es­si non sia­no con­nes­si con un con­trat­to di la­vo­ro nell’am­bi­to del­la pre­vi­den­za pro­fes­sio­na­le;
8.
as­sun­zio­ne o li­qui­da­zio­ne di un’im­pre­sa, in­gres­so in una so­cie­tà con re­spon­sa­bi­li­tà per­so­na­le o con con­si­de­re­vo­le par­te­ci­pa­zio­ne di ca­pi­ta­le;
9.
di­chia­ra­zio­ni d’in­sol­ven­za, il pia­ti­re, sti­pu­la­zio­ne di una tran­sa­zio­ne, di un com­pro­mes­so o di un con­cor­da­to, fat­ti sal­vi i prov­ve­di­men­ti prov­vi­so­ri adot­ta­ti dal cu­ra­to­re in ca­si ur­gen­ti.

2 Se l’in­te­res­sa­to ca­pa­ce di di­scer­ni­men­to dà il suo as­sen­so e se la cu­ra­te­la non ne li­mi­ta l’eser­ci­zio dei di­rit­ti ci­vi­li, non oc­cor­re il con­sen­so dell’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti.

3 Il con­sen­so dell’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti è sem­pre ne­ces­sa­rio per i con­trat­ti sti­pu­la­ti tra il cu­ra­to­re e l’in­te­res­sa­to, sal­vo che que­sti con­fe­ri­sca un man­da­to gra­tui­to.

Art. 417  

II. Su or­di­ne dell’au­to­ri­tà

 

Per mo­ti­vi gra­vi l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti può or­di­na­re che sia­no su­bor­di­na­ti al suo con­sen­so al­tri at­ti e ne­go­zi.

Art. 418  

III. Man­can­za del con­sen­so

 

L’at­to o ne­go­zio com­piu­to sen­za il ne­ces­sa­rio con­sen­so dell’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti ha per l’in­te­res­sa­to sol­tan­to gli ef­fet­ti pre­vi­sti dal­le di­spo­si­zio­ni del di­rit­to del­le per­so­ne al­lor­quan­do man­ca il con­sen­so del rap­pre­sen­tan­te le­ga­le.

Sezione settima: Dell’intervento dell’autorità di protezione degli adulti

Art. 419  
 

Gli at­ti o le omis­sio­ni del cu­ra­to­re o di un ter­zo o ser­vi­zio al qua­le l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti ha con­fe­ri­to un in­ca­ri­co pos­so­no es­se­re con­te­sta­ti da­van­ti all’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti dall’in­te­res­sa­to o da una per­so­na a lui vi­ci­na, non­ché da qual­si­vo­glia per­so­na che vi ab­bia un in­te­res­se giu­ri­di­ca­men­te pro­tet­to.

Sezione ottava: Delle disposizioni particolari per i congiunti

Art. 420  
 

Se le cir­co­stan­ze lo giu­sti­fi­ca­no, l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti può di­spen­sa­re in tut­to o in par­te il co­niu­ge, il part­ner re­gi­stra­to, i ge­ni­to­ri, un di­scen­den­te, un fra­tel­lo o una so­rel­la op­pu­re il con­vi­ven­te di fat­to dell’in­te­res­sa­to, qua­lo­ra sia­no no­mi­na­ti cu­ra­to­ri, da­gli ob­bli­ghi di com­pi­la­re un in­ven­ta­rio, di pre­sen­ta­re pe­rio­di­ca­men­te un rap­por­to e i con­ti e di ot­te­ne­re il con­sen­so per de­ter­mi­na­ti at­ti o ne­go­zi.

Sezione nona: Della fine dell’ufficio di curatore

Art. 421  

A. Per leg­ge

 

L’uf­fi­cio di cu­ra­to­re ter­mi­na per leg­ge:

1.
al­la sca­den­za del­la du­ra­ta sta­bi­li­ta dall’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti, sal­vo ri­con­fer­ma;
2.
con la fi­ne del­la cu­ra­te­la;
3.
con la fi­ne del rap­por­to di la­vo­ro qua­le cu­ra­to­re pro­fes­sio­na­le;
4.
quan­do il cu­ra­to­re è sot­to­po­sto a cu­ra­te­la, di­vie­ne in­ca­pa­ce di di­scer­ni­men­to o muo­re.
Art. 422  

B. Di­mis­sio­ne

I. Su ri­chie­sta del cu­ra­to­re

 

1 Il cu­ra­to­re ha di­rit­to di es­se­re di­mes­so dal­le sue fun­zio­ni se ha eser­ci­ta­to il suo uf­fi­cio per al­me­no quat­tro an­ni.

2 Per mo­ti­vi gra­vi può chie­de­re di es­se­re di­mes­so pri­ma.

Art. 423  

II. Al­tri ca­si

 

1 L’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti di­met­te il cu­ra­to­re se:

1.
non è più ido­neo ai com­pi­ti con­fe­ri­ti­gli;
2.
sus­si­ste un al­tro mo­ti­vo gra­ve.

2 La di­mis­sio­ne può es­se­re chie­sta dall’in­te­res­sa­to o da una per­so­na a lui vi­ci­na.

Art. 424  

C. At­ti e ne­go­zi in­dif­fe­ri­bi­li

 

Sal­vo che l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti di­spon­ga al­tri­men­ti, il cu­ra­to­re com­pie gli at­ti e ne­go­zi in­dif­fe­ri­bi­li fin­ché non su­ben­tri il suo suc­ces­so­re. La pre­sen­te di­spo­si­zio­ne non si ap­pli­ca al cu­ra­to­re pro­fes­sio­na­le.

Art. 425  

D. Rap­por­to e con­to fi­na­li

 

1 Al­la fi­ne del suo uf­fi­cio il cu­ra­to­re ri­met­te all’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti un rap­por­to fi­na­le e, se del ca­so, con­se­gna il con­to fi­na­le. L’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti può di­spen­sa­re da que­sto ob­bli­go il cu­ra­to­re pro­fes­sio­na­le giun­to al ter­mi­ne del rap­por­to di la­vo­ro.

2 L’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti esa­mi­na e ap­pro­va il rap­por­to e il con­to fi­na­li co­me fa con i rap­por­ti e i con­ti pe­rio­di­ci.

3 Es­sa no­ti­fi­ca il rap­por­to e il con­to fi­na­li all’in­te­res­sa­to o ai suoi ere­di e, se del ca­so, al nuo­vo cu­ra­to­re, fa­cen­do lo­ro pre­sen­ti le di­spo­si­zio­ni sul­la re­spon­sa­bi­li­tà.

4 Co­mu­ni­ca lo­ro al­tre­sì se ha di­mes­so il cu­ra­to­re o ri­fiu­ta­to l’ap­pro­va­zio­ne del rap­por­to o del con­to fi­na­li.

Capo terzo: Del ricovero a scopo di assistenza

Art. 426  

A. Mi­su­re

I. Ri­co­ve­ro a sco­po di cu­ra o di as­si­sten­za

 

1 Una per­so­na che sof­fre di una tur­ba psi­chi­ca o di una di­sa­bi­li­tà men­ta­le o ver­sa in un gra­ve sta­to di ab­ban­do­no può es­se­re ri­co­ve­ra­ta in un isti­tu­to ido­neo se le cu­re o l’as­si­sten­za ne­ces­sa­rie non pos­so­no es­ser­le pre­sta­te al­tri­men­ti.

2 L’one­re che sop­por­ta­no i con­giun­ti e i ter­zi e la lo­ro pro­te­zio­ne de­vo­no es­se­re con­si­de­ra­ti.

3 L’in­te­res­sa­to è di­mes­so non ap­pe­na le con­di­zio­ni per il ri­co­ve­ro non sia­no più adem­piu­te.

4 L’in­te­res­sa­to o una per­so­na a lui vi­ci­na può chie­de­re la di­mis­sio­ne in ogni tem­po. La de­ci­sio­ne su que­sta ri­chie­sta è pre­sa sen­za in­du­gio.

Art. 427  

II. Per­ma­nen­za coat­ta di per­so­ne ri­co­ve­ra­te vo­lon­ta­ria­men­te

 

1 Chi sof­fre di una tur­ba psi­chi­ca e vuo­le la­scia­re un isti­tu­to nel qua­le è en­tra­to vo­lon­ta­ria­men­te può es­ser­vi trat­te­nu­to fi­no a un mas­si­mo di tre gior­ni dal­la di­re­zio­ne me­di­ca dell’isti­tu­to se:

1.
espo­ne a pe­ri­co­lo la pro­pria in­te­gri­tà fi­si­ca o la pro­pria vi­ta; o
2.
espo­ne a se­rio pe­ri­co­lo la vi­ta o l’in­te­gri­tà fi­si­ca al­trui.

2 Sal­vo che sus­si­sta una de­ci­sio­ne di ri­co­ve­ro ese­cu­ti­va, al­la sca­den­za del ter­mi­ne l’in­te­res­sa­to può la­scia­re l’isti­tu­to.

3 L’in­te­res­sa­to è re­so at­ten­to per scrit­to al suo di­rit­to di adi­re il giu­di­ce.

Art. 428  

B. Com­pe­ten­za per il ri­co­ve­ro e la di­mis­sio­ne

I. Au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti

 

1 L’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti è com­pe­ten­te per or­di­na­re il ri­co­ve­ro e la di­mis­sio­ne.

2 In sin­go­li ca­si può de­le­ga­re all’isti­tu­to la com­pe­ten­za in ma­te­ria di di­mis­sio­ne.

Art. 429  

II. Me­di­ci

1. Com­pe­ten­za

 

1 I Can­to­ni pos­so­no de­si­gna­re me­di­ci abi­li­ta­ti a or­di­na­re, in ag­giun­ta all’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti, un ri­co­ve­ro per una du­ra­ta sta­bi­li­ta dal di­rit­to can­to­na­le. Que­sta du­ra­ta non può ec­ce­de­re le sei set­ti­ma­ne.

2 Il ri­co­ve­ro or­di­na­to dal me­di­co ter­mi­na al più tar­di al­la sca­den­za del­la du­ra­ta sta­bi­li­ta, sem­pre che non sus­si­sta una de­ci­sio­ne di ri­co­ve­ro ese­cu­ti­va dell’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti.

3 L’isti­tu­to de­ci­de sul­la di­mis­sio­ne.

Art. 430  

2. Pro­ce­du­ra

 

1 Il me­di­co in per­so­na esa­mi­na l’in­te­res­sa­to e lo sen­te.

2 La de­ci­sio­ne di ri­co­ve­ro con­tie­ne al­me­no le se­guen­ti in­di­ca­zio­ni:

1.
il luo­go e la da­ta dell’esa­me;
2.
il no­me del me­di­co;
3.
la dia­gno­si, i mo­ti­vi e l’obiet­ti­vo del ri­co­ve­ro;
4.
l’in­di­ca­zio­ne dei mez­zi d’im­pu­gna­zio­ne.

3 Sal­vo che il me­di­co o il giu­di­ce com­pe­ten­te de­ci­da al­tri­men­ti, l’im­pu­gna­zio­ne non ha ef­fet­to so­spen­si­vo.

4 All’in­te­res­sa­to è con­se­gna­to un esem­pla­re del­la de­ci­sio­ne di ri­co­ve­ro; un al­tro esem­pla­re è esi­bi­to all’isti­tu­to al mo­men­to dell’am­mis­sio­ne dell’in­te­res­sa­to.

5 Per quan­to pos­si­bi­le, il me­di­co in­for­ma per scrit­to una per­so­na vi­ci­na all’in­te­res­sa­to sul ri­co­ve­ro e sul di­rit­to di adi­re il giu­di­ce.

Art. 431  

C. Ve­ri­fi­ca pe­rio­di­ca

 

1 Al più tar­di sei me­si do­po l’ini­zio del ri­co­ve­ro, l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti ac­cer­ta se le con­di­zio­ni del­lo stes­so so­no an­co­ra adem­piu­te e se l’isti­tu­to è an­co­ra ido­neo.

2 Nel cor­so dei sei me­si se­guen­ti ef­fet­tua una se­con­da ve­ri­fi­ca. In se­gui­to pro­ce­de al­la ve­ri­fi­ca quan­do sia ne­ces­sa­rio, ma al­me­no una vol­ta all’an­no.

Art. 432  

D. Per­so­na di fi­du­cia

 

Chi è ri­co­ve­ra­to in un isti­tu­to può de­si­gna­re una per­so­na di fi­du­cia che l’as­si­sta du­ran­te il sog­gior­no e fi­no al ter­mi­ne di tut­te le pro­ce­du­re con­nes­se.

Art. 433  

E. Prov­ve­di­men­ti me­di­ci in ca­so di tur­ba psi­chi­ca

I. Pia­no te­ra­peu­ti­co

 

1 Se una per­so­na è ri­co­ve­ra­ta in un isti­tu­to per il trat­ta­men­to di una tur­ba psi­chi­ca, il me­di­co cu­ran­te al­le­sti­sce per scrit­to un pia­no te­ra­peu­ti­co in col­la­bo­ra­zio­ne con lei e se del ca­so con la per­so­na di fi­du­cia.

2 Il me­di­co in­for­ma l’in­te­res­sa­to e la per­so­na di fi­du­cia su tut­te le cir­co­stan­ze es­sen­zia­li ri­guar­do ai prov­ve­di­men­ti me­di­ci pro­spet­ta­ti, in par­ti­co­la­re sui mo­ti­vi, l’obiet­ti­vo, il ge­ne­re, le mo­da­li­tà, i ri­schi e gli ef­fet­ti se­con­da­ri dei prov­ve­di­men­ti, sul­le con­se­guen­ze di un man­ca­to trat­ta­men­to non­ché su even­tua­li trat­ta­men­ti al­ter­na­ti­vi.

3 Il pia­no te­ra­peu­ti­co è sot­to­po­sto per con­sen­so all’in­te­res­sa­to. Se l’in­te­res­sa­to è in­ca­pa­ce di di­scer­ni­men­to, van­no con­si­de­ra­te le sue even­tua­li di­ret­ti­ve di pa­zien­te.

4 Il pia­no te­ra­peu­ti­co è ade­gua­to in fun­zio­ne de­gli svi­lup­pi del­la si­tua­zio­ne.

Art. 434  

II. Trat­ta­men­to in as­sen­za di con­sen­so

 

1 In as­sen­za del con­sen­so dell’in­te­res­sa­to, il me­di­co ca­po del re­par­to può or­di­na­re per scrit­to i prov­ve­di­men­ti me­di­ci pre­vi­sti nel pia­no te­ra­peu­ti­co se:

1.
l’omis­sio­ne del trat­ta­men­to espo­ne a se­rio dan­no la sa­lu­te dell’in­te­res­sa­to o espo­ne a se­rio pe­ri­co­lo la vi­ta o l’in­te­gri­tà fi­si­ca di ter­zi;
2.
l’in­te­res­sa­to è in­ca­pa­ce di di­scer­ni­men­to ri­guar­do al­la ne­ces­si­tà del trat­ta­men­to; e
3.
non vi è un al­tro prov­ve­di­men­to ade­gua­to che sia me­no in­ci­si­vo.

2 La de­ci­sio­ne è co­mu­ni­ca­ta per scrit­to all’in­te­res­sa­to e al­la per­so­na di fi­du­cia con l’in­di­ca­zio­ne dei mez­zi d’im­pu­gna­zio­ne.

Art. 435  

III. Si­tua­zio­ni d’ur­gen­za

 

1 In una si­tua­zio­ne d’ur­gen­za pos­so­no es­se­re im­me­dia­ta­men­te pre­si i prov­ve­di­men­ti me­di­ci in­di­spen­sa­bi­li per pro­teg­ge­re l’in­te­res­sa­to o i ter­zi.

2 Se all’isti­tu­to è no­to co­me la per­so­na vo­glia es­se­re cu­ra­ta, ne va te­nu­to con­to.

Art. 436  

IV. Col­lo­quio d’usci­ta

 

1 Se vi è pe­ri­co­lo di ri­ca­du­ta, pri­ma di di­met­te­re l’in­te­res­sa­to il me­di­co cu­ran­te ten­ta di con­cor­da­re con lui le li­nee fon­da­men­ta­li del trat­ta­men­to per l’even­tua­li­tà di un nuo­vo ri­co­ve­ro nell’isti­tu­to.

2 Il col­lo­quio d’usci­ta va do­cu­men­ta­to.

Art. 437  

V. Di­rit­to can­to­na­le

 

1 I Can­to­ni di­sci­pli­na­no l’as­si­sten­za e le cu­re suc­ces­si­ve al ri­co­ve­ro.

2 Pos­so­no pre­ve­de­re mi­su­re am­bu­la­to­ria­li.

Art. 438  

F. Mi­su­re re­strit­ti­ve del­la li­ber­tà di mo­vi­men­to

 

Al­le mi­su­re re­strit­ti­ve del­la li­ber­tà di mo­vi­men­to in se­no all’isti­tu­to si ap­pli­ca­no per ana­lo­gia le di­spo­si­zio­ni sul­la re­stri­zio­ne del­la li­ber­tà di mo­vi­men­to ne­gli isti­tu­ti di ac­co­glien­za o di cu­ra. È fat­to sal­vo il ri­cor­so al giu­di­ce.


Art. 439  

G. Ri­cor­so al giu­di­ce

 

1 L’in­te­res­sa­to o una per­so­na a lui vi­ci­na può, per scrit­to, adi­re il giu­di­ce com­pe­ten­te nei se­guen­ti ca­si:

1.
ri­co­ve­ro or­di­na­to dal me­di­co;
2.
per­ma­nen­za coat­ta di­spo­sta dall’isti­tu­to;
3.
ri­fiu­to del­la ri­chie­sta di di­mis­sio­ne da par­te dell’isti­tu­to;
4.
trat­ta­men­to di una tur­ba psi­chi­ca in as­sen­za di con­sen­so;
5.
mi­su­re re­strit­ti­ve del­la li­ber­tà di mo­vi­men­to.

2 Il ter­mi­ne per adi­re il giu­di­ce è di die­ci gior­ni dal­la co­mu­ni­ca­zio­ne del­la de­ci­sio­ne. Per le mi­su­re re­strit­ti­ve del­la li­ber­tà di mo­vi­men­to, il giu­di­ce può es­se­re adi­to in ogni tem­po.

3 La pro­ce­du­ra è ret­ta per ana­lo­gia dal­le di­spo­si­zio­ni sul­la pro­ce­du­ra di­nan­zi all’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria di re­cla­mo.

4 Ogni do­man­da che sol­le­ci­ta una de­ci­sio­ne giu­di­zia­ria è tra­smes­sa sen­za in­du­gio al giu­di­ce com­pe­ten­te.

Titolo dodicesimo: Dell’organizzazione

Capo primo: Delle autorità e della competenza per territorio

Art. 440  

A. Au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti

 

1 L’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti è un’au­to­ri­tà spe­cia­liz­za­ta. Es­sa è de­si­gna­ta dai Can­to­ni.

2 L’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti de­ci­de in col­le­gio di al­me­no tre mem­bri. I Can­to­ni pos­so­no pre­ve­de­re ec­ce­zio­ni per de­ter­mi­na­ti ca­si.

3 L’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti è an­che in­ve­sti­ta dei com­pi­ti dell’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne dei mi­no­ri.

Art. 441  

B. Au­to­ri­tà di vi­gi­lan­za

 

1 I Can­to­ni de­si­gna­no le au­to­ri­tà di vi­gi­lan­za.

2 Il Con­si­glio fe­de­ra­le può ema­na­re di­spo­si­zio­ni sul­la vi­gi­lan­za.

Art. 442  

C. Com­pe­ten­za per ter­ri­to­rio

 

1 È com­pe­ten­te l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti del do­mi­ci­lio dell’in­te­res­sa­to. Se è pen­den­te un pro­ce­di­men­to, la com­pe­ten­za per­ma­ne in ogni ca­so fi­no al­la chiu­su­ra del­lo stes­so.

2 Se vi è pe­ri­co­lo nel ri­tar­do, è pu­re com­pe­ten­te l’au­to­ri­tà del luo­go di di­mo­ra dell’in­te­res­sa­to. Se pren­de una mi­su­ra, es­sa ne in­for­ma l’au­to­ri­tà del do­mi­ci­lio.

3 Ri­guar­do a una cu­ra­te­la isti­tui­ta a cau­sa d’as­sen­za dell’in­te­res­sa­to è pu­re com­pe­ten­te l’au­to­ri­tà del luo­go do­ve la mag­gior par­te dei be­ni era am­mi­ni­stra­ta o è per­ve­nu­ta all’in­te­res­sa­to.

4 I Can­to­ni han­no di­rit­to di di­spor­re che, ri­guar­do ai lo­ro pro­pri cit­ta­di­ni do­mi­ci­lia­ti nel Can­to­ne, sia com­pe­ten­te l’au­to­ri­tà del luo­go di ori­gi­ne in­ve­ce di quel­la del do­mi­ci­lio, sem­pre che l’as­si­sten­za de­gli in­di­gen­ti spet­ti in tut­to o in par­te al Co­mu­ne di ori­gi­ne.

5 Se una per­so­na sot­to­po­sta a una mi­su­ra cam­bia do­mi­ci­lio, l’au­to­ri­tà del nuo­vo luo­go di do­mi­ci­lio si in­ve­ste sen­za in­du­gio del­la mi­su­ra, sal­vo che mo­ti­vi gra­vi vi si op­pon­ga­no.

Capo secondo: Della procedura

Sezione prima: Davanti all’autorità di protezione degli adulti

Art. 443  

A. Di­rit­ti e ob­bli­ghi di av­vi­so

 

1 Quan­do una per­so­na pa­re bi­so­gno­sa d’aiu­to, chiun­que può av­vi­sar­ne l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti. So­no fat­te sal­ve le di­spo­si­zio­ni sul se­gre­to pro­fes­sio­na­le.

2 Chiun­que, nel­lo svol­gi­men­to di un’at­ti­vi­tà uf­fi­cia­le, ap­pren­de che una per­so­na ver­sa in ta­li con­di­zio­ni è te­nu­to ad av­vi­sar­ne l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti se non può ri­me­diar­vi nell’am­bi­to del­la sua at­ti­vi­tà. So­no fat­te sal­ve le di­spo­si­zio­ni sul se­gre­to pro­fes­sio­na­le.454

3 I Can­to­ni pos­so­no pre­ve­de­re ul­te­rio­ri ob­bli­ghi di av­vi­so.455

454 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I del­la LF del 15 dic. 2017 (Pro­te­zio­ne dei mi­no­ren­ni), in vi­go­re dal 1° gen. 2019 (RU 2018 2947; FF 2015 2751).

455 In­tro­dot­to dal n. I del­la LF del 15 dic. 2017 (Pro­te­zio­ne dei mi­no­ren­ni), in vi­go­re dal 1° gen. 2019 (RU 2018 2947; FF 2015 2751).

Art. 444  

B. Esa­me del­la com­pe­ten­za

 

1 L’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti esa­mi­na d’uf­fi­cio la pro­pria com­pe­ten­za.

2 Se non si ri­tie­ne com­pe­ten­te, es­sa ri­met­te sen­za in­du­gio il ca­so all’au­to­ri­tà che con­si­de­ra com­pe­ten­te.

3 Se du­bi­ta di es­se­re com­pe­ten­te, pro­ce­de a uno scam­bio di opi­nio­ni con l’au­to­ri­tà che po­treb­be es­ser­lo.

4 Se lo scam­bio di opi­nio­ni non con­sen­te di ad­di­ve­ni­re a un’in­te­sa, l’au­to­ri­tà pre­ven­ti­va­men­te adi­ta sot­to­po­ne la que­stio­ne del­la pro­pria com­pe­ten­za all’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria di re­cla­mo.

Art. 445  

C. Prov­ve­di­men­ti cau­te­la­ri

 

1 L’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti pren­de, ad istan­za di una per­so­na che par­te­ci­pa al pro­ce­di­men­to o d’uf­fi­cio, tut­ti i prov­ve­di­men­ti cau­te­la­ri ne­ces­sa­ri per la du­ra­ta del pro­ce­di­men­to. Può in par­ti­co­la­re or­di­na­re a ti­to­lo cau­te­la­re una mi­su­ra di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti.

2 In ca­so di par­ti­co­la­re ur­gen­za, l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti può im­me­dia­ta­men­te pren­de­re prov­ve­di­men­ti cau­te­la­ri sen­za sen­ti­re le per­so­ne che par­te­ci­pa­no al pro­ce­di­men­to. Nel con­tem­po dà lo­ro l’op­por­tu­ni­tà di pre­sen­ta­re os­ser­va­zio­ni; in se­gui­to pren­de una nuo­va de­ci­sio­ne.

3 Le de­ci­sio­ni in ma­te­ria di prov­ve­di­men­ti cau­te­la­ri pos­so­no es­se­re im­pu­gna­te con re­cla­mo en­tro die­ci gior­ni dal­la lo­ro co­mu­ni­ca­zio­ne.

Art. 446  

D. Prin­ci­pi pro­ce­du­ra­li

 

1 L’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti esa­mi­na d’uf­fi­cio i fat­ti.

2 Es­sa rac­co­glie le in­for­ma­zio­ni oc­cor­ren­ti e as­su­me le pro­ve ne­ces­sa­rie. Può in­ca­ri­ca­re de­gli ac­cer­ta­men­ti una per­so­na o un ser­vi­zio ido­nei. Se ne­ces­sa­rio or­di­na che uno spe­cia­li­sta ef­fet­tui una pe­ri­zia.

3 L’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti non è vin­co­la­ta dal­le con­clu­sio­ni del­le per­so­ne che par­te­ci­pa­no al pro­ce­di­men­to.

4 Ap­pli­ca d’uf­fi­cio il di­rit­to.

Art. 447  

E. Au­di­zio­ne

 

1 L’in­te­res­sa­to è sen­ti­to per­so­nal­men­te, sem­pre che ciò non ap­pa­ia spro­por­zio­na­to.

2 Di re­go­la, in ca­so di ri­co­ve­ro a sco­po di as­si­sten­za l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti sen­te col­le­gial­men­te l’in­te­res­sa­to.

Art. 448  

F. Ob­bli­go di col­la­bo­ra­re e as­si­sten­za am­mi­ni­stra­ti­va

 

1 Le per­so­ne che par­te­ci­pa­no al pro­ce­di­men­to e i ter­zi so­no te­nu­ti a col­la­bo­ra­re all’ac­cer­ta­men­to dei fat­ti. L’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti pren­de le di­spo­si­zio­ni ne­ces­sa­rie per la sal­va­guar­dia di in­te­res­si de­gni di pro­te­zio­ne. Se ne­ces­sa­rio, or­di­na l’ese­cu­zio­ne coat­ti­va dell’ob­bli­go di col­la­bo­ra­re.

2 I me­di­ci, i den­ti­sti, i far­ma­ci­sti, le le­va­tri­ci, i chi­ro­pra­ti­ci e gli psi­co­lo­gi, non­ché i lo­ro au­si­lia­ri, so­no te­nu­ti a col­la­bo­ra­re sol­tan­to se so­no sta­ti au­to­riz­za­ti a far­lo dal ti­to­la­re del se­gre­to o se, su lo­ro ri­chie­sta o su ri­chie­sta dell’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti, l’au­to­ri­tà su­pe­rio­re o l’au­to­ri­tà di vi­gi­lan­za li ha li­be­ra­ti dal se­gre­to pro­fes­sio­na­le.456

3 Non so­no te­nu­ti a col­la­bo­ra­re gli ec­cle­sia­sti­ci, gli av­vo­ca­ti, i di­fen­so­ri e i me­dia­to­ri, non­ché gli ex cu­ra­to­ri che ave­va­no pa­tro­ci­na­to l’in­te­res­sa­to nel pro­ce­di­men­to.

4 Le au­to­ri­tà am­mi­ni­stra­ti­ve e giu­di­zia­rie con­se­gna­no gli at­ti ne­ces­sa­ri, fan­no rap­por­to e for­ni­sco­no in­for­ma­zio­ni, sem­pre che non vi si op­pon­ga­no in­te­res­si de­gni di pro­te­zio­ne.

456 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I del­la LF del 15 dic. 2017 (Pro­te­zio­ne dei mi­no­ren­ni), in vi­go­re dal 1° gen. 2019 (RU 2018 2947; FF 2015 2751).

Art. 449  

G. Ri­co­ve­ro per pe­ri­zia

 

1 Se è in­di­spen­sa­bi­le una pe­ri­zia psi­chia­tri­ca che non può es­se­re ese­gui­ta am­bu­la­to­rial­men­te, per ef­fet­tuar­la l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti ri­co­ve­ra l’in­te­res­sa­to in un isti­tu­to ade­gua­to.

2 Le di­spo­si­zio­ni sul­la pro­ce­du­ra in ca­so di ri­co­ve­ro a sco­po di as­si­sten­za si ap­pli­ca­no per ana­lo­gia.

Art. 449a  

H. De­si­gna­zio­ne di un rap­pre­sen­tan­te

 

Se ne­ces­sa­rio, l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti or­di­na che l’in­te­res­sa­to sia rap­pre­sen­ta­to da un cu­ra­to­re, esper­to in que­stio­ni as­si­sten­zia­li e giu­ri­di­che.

Art. 449b  

I. Con­sul­ta­zio­ne de­gli at­ti

 

1 Le per­so­ne che par­te­ci­pa­no al pro­ce­di­men­to han­no di­rit­to di con­sul­ta­re gli at­ti, sal­vo che in­te­res­si pre­pon­de­ran­ti vi si op­pon­ga­no.

2 L’at­to la cui con­sul­ta­zio­ne è sta­ta ne­ga­ta a una per­so­na che par­te­ci­pa al pro­ce­di­men­to può es­se­re uti­liz­za­to sol­tan­to qua­lo­ra l’au­to­ri­tà glie­ne ab­bia co­mu­ni­ca­to oral­men­te o per scrit­to il con­te­nu­to es­sen­zia­le per il ca­so.

Art. 449c  

J. Ob­bli­go di co­mu­ni­ca­zio­ne

 

L’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti co­mu­ni­ca all’uf­fi­cio del­lo sta­to ci­vi­le se:

1.
sot­to­po­ne una per­so­na a cu­ra­te­la ge­ne­ra­le a cau­sa di du­re­vo­le in­ca­pa­ci­tà di di­scer­ni­men­to;
2.
per una per­so­na du­re­vol­men­te in­ca­pa­ce di di­scer­ni­men­to pren­de ef­fet­to un man­da­to pre­cau­zio­na­le.

Sezione seconda: Davanti all’autorità giudiziaria di reclamo

Art. 450  

A. Og­get­to del re­cla­mo e le­git­ti­ma­zio­ne at­ti­va

 

1 Le de­ci­sio­ni dell’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti pos­so­no es­se­re im­pu­gna­te con re­cla­mo da­van­ti al giu­di­ce com­pe­ten­te.

2 So­no le­git­ti­ma­te al re­cla­mo:

1.
le per­so­ne che par­te­ci­pa­no al pro­ce­di­men­to;
2.
le per­so­ne vi­ci­ne all’in­te­res­sa­to;
3.
le per­so­ne che han­no un in­te­res­se giu­ri­di­ca­men­te pro­tet­to all’an­nul­la­men­to o al­la mo­di­fi­ca del­la de­ci­sio­ne im­pu­gna­ta.

3 Il re­cla­mo va pre­sen­ta­to al giu­di­ce per scrit­to e mo­ti­va­to.

Art. 450a  

B. Mo­ti­vi di re­cla­mo

 

1 Il re­cla­man­te può cen­su­ra­re:

1.
la vio­la­zio­ne del di­rit­to;
2.
l’ac­cer­ta­men­to ine­sat­to o in­com­ple­to di fat­ti giu­ri­di­ca­men­te ri­le­van­ti;
3.
l’ina­de­gua­tez­za.

2 Può es­se­re in­ter­po­sto re­cla­mo an­che per de­ne­ga­ta o ri­tar­da­ta giu­sti­zia.

Art. 450b  

C. Ter­mi­ne di re­cla­mo

 

1 Il ter­mi­ne di re­cla­mo è di tren­ta gior­ni dal­la co­mu­ni­ca­zio­ne del­la de­ci­sio­ne. Lo stes­so ter­mi­ne si ap­pli­ca an­che al­le per­so­ne le­git­ti­ma­te al re­cla­mo al­le qua­li la de­ci­sio­ne non de­ve es­se­re co­mu­ni­ca­ta.

2 In ma­te­ria di ri­co­ve­ro a sco­po di as­si­sten­za il ter­mi­ne di re­cla­mo è di die­ci gior­ni dal­la co­mu­ni­ca­zio­ne del­la de­ci­sio­ne.

3 Il re­cla­mo per de­ne­ga­ta o ri­tar­da­ta giu­sti­zia può es­se­re in­ter­po­sto in ogni tem­po.

Art. 450c  

D. Ef­fet­to so­spen­si­vo

 

Il re­cla­mo ha ef­fet­to so­spen­si­vo, sal­vo che l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti o l’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria di re­cla­mo di­spon­ga al­tri­men­ti.

Art. 450d  

E. Os­ser­va­zio­ni dell’au­to­ri­tà in­fe­rio­re e rie­sa­me

 

1 L’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria di re­cla­mo dà all’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti l’op­por­tu­ni­tà di pre­sen­ta­re le pro­prie os­ser­va­zio­ni.

2 In­ve­ce di pre­sen­ta­re le pro­prie os­ser­va­zio­ni, l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti può rie­sa­mi­na­re la de­ci­sio­ne im­pu­gna­ta.

Art. 450e  

F. Di­spo­si­zio­ni par­ti­co­la­ri per il ri­co­ve­ro a sco­po di as­si­sten­za

 

1 Il re­cla­mo con­tro una de­ci­sio­ne in ma­te­ria di ri­co­ve­ro a sco­po di as­si­sten­za non de­ve es­se­re mo­ti­va­to.

2 Il re­cla­mo non ha ef­fet­to so­spen­si­vo, sal­vo che l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti o l’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria di re­cla­mo di­spon­ga al­tri-men­ti.

3 In ca­so di tur­be psi­chi­che la de­ci­sio­ne è pre­sa sul­la ba­se del­la pe­ri­zia di uno spe­cia­li­sta.

4 Di re­go­la, l’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria di re­cla­mo sen­te col­le­gial­men­te l’in­te­res­sa­to. Se ne­ces­sa­rio, or­di­na che l’in­te­res­sa­to sia rap­pre­sen­ta­to da un cu­ra­to­re, esper­to in que­stio­ni as­si­sten­zia­li e giu­ri­di­che.

5 Di re­go­la, l’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria di re­cla­mo de­ci­de en­tro cin­que gior­ni fe­ria­li dal ri­ce­vi­men­to del re­cla­mo.

Sezione terza: Disposizione comune

Art. 450f  
 

Per il re­sto si ap­pli­ca­no per ana­lo­gia le di­spo­si­zio­ni del di­rit­to pro­ces­sua­le ci­vi­le, sal­vo che il di­rit­to can­to­na­le di­spon­ga al­tri­men­ti.

Sezione quarta: Dell’esecuzione

Art. 450g  
 

1 L’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti ese­gue le de­ci­sio­ni su do­man­da o d’uf­fi­cio.

2 Se l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti o l’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria di re­cla­mo ha già or­di­na­to mi­su­re di ese­cu­zio­ne nel­la de­ci­sio­ne, la stes­sa può es­se­re ese­gui­ta di­ret­ta­men­te.

3 Se ne­ces­sa­rio, la per­so­na in­ca­ri­ca­ta dell’ese­cu­zio­ne può chie­de­re l’in­ter­ven­to del­la po­li­zia. Di re­go­la, le mi­su­re coer­ci­ti­ve di­ret­te van­no pre­via­men­te com­mi­na­te.


Capo terzo: Dei rapporti con i terzi e dell’obbligo di collaborazione

Art. 451  

A. Ob­bli­go di di­scre­zio­ne e in­for­ma­zio­ne

 

1 L’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti è te­nu­ta al­la di­scre­zio­ne, sal­vo che in­te­res­si pre­pon­de­ran­ti vi si op­pon­ga­no.

2 Chi ren­de ve­ro­si­mi­le un in­te­res­se può chie­de­re all’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti se sus­si­ste una mi­su­ra di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti e qua­li ne sia­no gli ef­fet­ti.

Art. 452  

B. Ef­fet­to del­le mi­su­re nei con­fron­ti dei ter­zi

 

1 Le mi­su­re di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti so­no op­po­ni­bi­li an­che ai ter­zi di buo­na fe­de.

2 Se la cu­ra­te­la li­mi­ta l’eser­ci­zio dei di­rit­ti ci­vi­li dell’in­te­res­sa­to, ai de­bi­to­ri va co­mu­ni­ca­to che la lo­ro pre­sta­zio­ne ha ef­fet­to li­be­ra­to­rio sol­tan­to se è fat­ta al cu­ra­to­re. Pri­ma di ta­le co­mu­ni­ca­zio­ne, la cu­ra­te­la non è op­po­ni­bi­le ai de­bi­to­ri di buo­na fe­de.

3 Se una per­so­na sot­to­po­sta a una mi­su­ra di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti ha in­dot­to al­tri a cre­de­re er­ro­nea­men­te che pos­sie­de l’eser­ci­zio dei di­rit­ti ci­vi­li, es­sa ri­spon­de del dan­no che gli ha ca­gio­na­to in tal mo­do.

Art. 453  

C. Ob­bli­go di col­la­bo­ra­zio­ne

 

1 Se una per­so­na bi­so­gno­sa d’aiu­to ri­schia se­ria­men­te di espor­re sé stes­sa a pe­ri­co­lo o di com­met­te­re un cri­mi­ne o un de­lit­to ca­gio­nan­do ad al­tri un gra­ve dan­no fi­si­co, mo­ra­le o ma­te­ria­le, l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti, i ser­vi­zi in­te­res­sa­ti e la po­li­zia si pre­sta­no re­ci­pro­ca col­la­bo­ra­zio­ne.

2 In tal ca­so le per­so­ne te­nu­te al se­gre­to d’uf­fi­cio o al se­gre­to pro­fes­sio­na­le han­no di­rit­to di in­for­ma­re l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti.

Capo quarto: Della responsabilità

Art. 454  

A. Prin­ci­pio

 

1 Chiun­que è le­so da at­ti od omis­sio­ni il­le­ci­ti nell’am­bi­to di una mi­su­ra uf­fi­cia­le di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti ha di­rit­to al ri­sar­ci­men­to del dan­no e, sem­pre che la gra­vi­tà del­la le­sio­ne lo giu­sti­fi­chi, al­la ri­pa­ra­zio­ne mo­ra­le.

2 Lo stes­so di­rit­to sus­si­ste al­lor­quan­do l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti o l’au­to­ri­tà di vi­gi­lan­za ha agi­to il­le­ci­ta­men­te ne­gli al­tri set­to­ri del­la pro­te­zio­ne de­gli adul­ti.

3 Il Can­to­ne è re­spon­sa­bi­le; la per­so­na le­sa non ha di­rit­to al ri­sar­ci­men­to nei con­fron­ti del­la per­so­na che ha ca­gio­na­to il dan­no.

4 Il re­gres­so del Can­to­ne con­tro la per­so­na che ha ca­gio­na­to il dan­no è ret­to dal di­rit­to can­to­na­le.

Art. 455  

B. Pre­scri­zio­ne

 

1 Il di­rit­to al ri­sar­ci­men­to del dan­no o al­la ri­pa­ra­zio­ne mo­ra­le si pre­scri­ve se­con­do le di­spo­si­zio­ni del Co­di­ce del­le ob­bli­ga­zio­ni457 su­gli at­ti il­le­ci­ti.458

2 Se il fat­to com­mes­so dal­la per­so­na che ha ca­gio­na­to il dan­no co­sti­tui­sce un fat­to pu­ni­bi­le, il di­rit­to al ri­sar­ci­men­to del dan­no o al­la ri­pa­ra­zio­ne mo­ra­le si pre­scri­ve al più pre­sto al­la sca­den­za del ter­mi­ne di pre­scri­zio­ne dell’azio­ne pe­na­le. Se la pre­scri­zio­ne dell’azio­ne pe­na­le si estin­gue a se­gui­to di una sen­ten­za pe­na­le di pri­ma istan­za, es­so si pre­scri­ve al più pre­sto in tre an­ni dal­la co­mu­ni­ca­zio­ne del­la sen­ten­za.459

3 Se la le­sio­ne ri­sul­ta dall’ema­na­zio­ne o dall’ese­cu­zio­ne di una mi­su­ra per­ma­nen­te, la pre­scri­zio­ne del di­rit­to nei con­fron­ti del Can­to­ne non co­min­cia pri­ma che la mi­su­ra stes­sa de­ca­da o sia con­ti­nua­ta da un al­tro Can­to­ne.

457 RS 220

458 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 3 del­la LF del 15 giu. 2018 (Re­vi­sio­ne del­la di­sci­pli­na del­la pre­scri­zio­ne), in vi­go­re dal 1° gen. 2020 (RU 20185343; FF 2014 211).

459 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 3 del­la LF del 15 giu. 2018 (Re­vi­sio­ne del­la di­sci­pli­na del­la pre­scri­zio­ne), in vi­go­re dal 1° gen. 2020 (RU 20185343; FF 2014 211).

Art. 456  

C. Re­spon­sa­bi­li­tà se­con­do le nor­me sul man­da­to

 

La re­spon­sa­bi­li­tà del man­da­ta­rio de­si­gna­to con man­da­to pre­cau­zio­na­le, non­ché quel­la del co­niu­ge o del part­ner re­gi­stra­to di una per­so­na in­ca­pa­ce di di­scer­ni­men­to ov­ve­ro quel­la del rap­pre­sen­tan­te in ca­so di prov­ve­di­men­ti me­di­ci è ret­ta dal­le di­spo­si­zio­ni del Co­di­ce del­le ob­bli­ga­zio­ni460 sul man­da­to, sem­pre che gli stes­si non sia­no in­ve­sti­ti di una cu­ra­te­la.

Libro terzo: Del diritto successorio

Parte prima: Degli eredi

Titolo tredicesimo: Degli eredi legittimi 461

461Nuovo testo giusta il n. I 2 della LF del 5 ott. 1984, in vigore dal 1° gen. 1988 (RU 1986 122153art. 1; FF 1979 II 1119).

Art. 457  

A. Ere­di pa­ren­ti

I. Di­scen­den­ti

 

1 I pros­si­mi ere­di del de­fun­to so­no i suoi di­scen­den­ti.

2 I fi­gli suc­ce­do­no in par­ti ugua­li.

3 I fi­gli pre­mor­ti so­no rap­pre­sen­ta­ti dai lo­ro di­scen­den­ti, i qua­li suc­ce­do­no per stir­pe in cia­scun gra­do.

Art. 458  

II. Stir­pe dei ge­ni­to­ri

 

1 Se il de­fun­to non la­scia di­scen­den­ti, l’ere­di­tà si de­vol­ve ai pa­ren­ti del­la stir­pe dei ge­ni­to­ri.

2 Il pa­dre e la ma­dre suc­ce­do­no in par­ti egua­li.

3 Il pa­dre e la ma­dre pre­mor­ti so­no rap­pre­sen­ta­ti dai lo­ro di­scen­den­ti, i qua­li suc­ce­do­no per stir­pe in cia­scun gra­do.

4 Se non vi so­no di­scen­den­ti di una li­nea, tut­ta la suc­ces­sio­ne è de­vo­lu­ta agli ere­di dell’al­tra li­nea.

Art. 459  

III. Stir­pe de­gli avi

 

1 Se il de­fun­to non la­scia né di­scen­den­ti né ere­di del­la stir­pe dei ge­ni­to­ri, l’ere­di­tà è de­vo­lu­ta ai pa­ren­ti del­la stir­pe de­gli avi.

2 Se al de­fun­to so­prav­vi­vo­no gli avi del­le li­nee pa­ter­na e ma­ter­na, es­si suc­ce­do­no in ogni li­nea in par­ti egua­li.

3 L’avo e l’ava pre­mor­ti so­no rap­pre­sen­ta­ti dai lo­ro di­scen­den­ti, i qua­li suc­ce­do­no per stir­pe in cia­scun gra­do.

4 Es­sen­do pre­mor­to l’avo o l’ava del­la li­nea pa­ter­na o del­la li­nea ma­ter­na sen­za la­scia­re di­scen­den­ti pro­pri, l’in­te­ra me­tà è de­vo­lu­ta agli al­tri ere­di del­la me­de­si­ma li­nea.

5 Se non vi so­no ere­di del­la li­nea pa­ter­na o ma­ter­na, l’in­te­ra ere­di­tà è de­vo­lu­ta agli ere­di dell’al­tra li­nea.

Art. 460462  

IV. Esten­sio­ne del di­rit­to di suc­ces­sio­ne

 

Il di­rit­to di suc­ces­sio­ne dei pa­ren­ti ces­sa con la stir­pe de­gli avi.

462Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I 2 del­la LF del 5 ott. 1984, in vi­go­re dal 1° gen. 1988 (RU 1986 122153art. 1; FF 1979 II 1119).

Art. 461463  
 


463Abro­ga­to dal n. I 2 del­la LF del 25 giu. 1976, con ef­fet­to dal 1° gen. 1978 (RU 1977 237; FF 1974 II 1).

Art. 462465  

B. Co­niu­ge su­per­sti­te e part­ner re­gi­stra­to su­per­sti­te

 

Il co­niu­ge su­per­sti­te o il part­ner re­gi­stra­to su­per­sti­te ri­ce­ve:466

1.
in con­cor­so con i di­scen­den­ti, la me­tà del­la suc­ces­sio­ne;
2.
in con­cor­so con ere­di del­la stir­pe dei ge­ni­to­ri, tre quar­ti del­la suc­ces­sio­ne;
3.
se non vi so­no né di­scen­den­ti né ere­di del­la stir­pe dei ge­ni­to­ri, l’in­te­ra suc­ces­sio­ne.

465Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I 2 del­la LF del 5 ott. 1984, in vi­go­re dal 1° gen. 1988 (RU 1986 122153art. 1; FF 1979 II 1119).

466 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 8 del­la L del 18 giu. 2004 sull’unio­ne do­me­sti­ca re­gi­stra­ta, in vi­go­re dal 1° gen. 2007 (RU 20055685; FF 20031165).

Art. 463 e 464467  
 

467Abro­ga­ti dal n. I 2 del­la LF del 5 ott. 1984, con ef­fet­to dal 1° gen. 1988 (RU 1986 122; FF 1979 II 1119).

Art. 465468  

C. ...

 

468Abro­ga­to dal n. I 3 del­la LF del 30 giu. 1972, con ef­fet­to dal 1° apr. 1973 (RU 1972 2653; FF 1971 II 85). Ve­di non­di­me­no l’art. 12adel ti­to­lo fi­na­le.

Art. 466469  

D. En­ti pub­bli­ci

 

Se il de­fun­to non la­scia ere­di, la suc­ces­sio­ne è de­vo­lu­ta al Can­to­ne in cui egli ha avu­to l’ul­ti­mo do­mi­ci­lio od al Co­mu­ne de­si­gna­to dal di­rit­to di que­sto Can­to­ne.

469Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I 2 del­la LF del 5 ott. 1984, in vi­go­re dal 1° gen. 1988 (RU 1986 122153art. 1; FF 1979 II 1119).

Titolo quattordicesimo: Delle disposizioni a causa di morte

Capo primo: Della capacità di disporre

Art. 467  

A. Per te­sta­men­to

 

Chi è ca­pa­ce di di­scer­ni­men­to ed ha com­pi­to gli an­ni di­ciot­to può, nei li­mi­ti e nel­le for­me le­ga­li, di­spor­re dei suoi be­ni per at­to di ul­ti­ma vo­lon­tà.

Art. 468470  

B. Per con­trat­to suc­ces­so­rio

 

1 Chi è ca­pa­ce di di­scer­ni­men­to ed ha com­piu­to gli an­ni di­ciot­to può con­clu­de­re un con­trat­to suc­ces­so­rio in qua­li­tà di di­spo­nen­te.

2 Le per­so­ne sot­to cu­ra­te­la com­pren­den­te la con­clu­sio­ne di un con­trat­to suc­ces­so­rio ab­bi­so­gna­no del con­sen­so del rap­pre­sen­tan­te le­ga­le.

470 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I 2 del­la LF del 19 dic. 2008 (Pro­te­zio­ne de­gli adul­ti, di­rit­to del­le per­so­ne e di­rit­to del­la fi­lia­zio­ne), in vi­go­re dal 1° gen. 2013 (RU 2011 725; FF 2006 6391).

Art. 469  

C. Di­spo­si­zio­ni nul­le

 

1 So­no nul­le le di­spo­si­zio­ni fat­te sot­to l’in­fluen­za di un er­ro­re, di un in­gan­no do­lo­so o di una vio­len­za o mi­nac­cia.

2 Es­se di­ven­ta­no pe­rò va­li­de se il di­spo­nen­te non le ha re­vo­ca­te en­tro un an­no dal mo­men­to in cui ha avu­to co­no­scen­za dell’er­ro­re o dell’in­gan­no od in cui so­no ces­sa­ti gli ef­fet­ti del­la vio­len­za o mi­nac­cia.

3 Se la di­spo­si­zio­ne con­tie­ne un er­ro­re ma­ni­fe­sto nel­la de­si­gna­zio­ne di co­se o di per­so­ne, es­sa è va­li­da se­con­do la ve­ra in­ten­zio­ne del di­spo­nen­te ove que­sta sia ri­co­no­sci­bi­le con cer­tez­za.

Capo secondo: Della porzione disponibile

Art. 470  

A. Por­zio­ne di­spo­ni­bi­le

I. Li­mi­ti

 

1 Chi muo­re la­scian­do di­scen­den­ti, il co­niu­ge o il part­ner re­gi­stra­to può di­spor­re per cau­sa di mor­te del­la par­te dei suoi be­ni ec­ce­den­te la lo­ro por­zio­ne le­git­ti­ma.471

2 Chi non la­scia ere­di in que­sti gra­di può di­spor­re per cau­sa di mor­te di tut­ti i suoi be­ni.

471 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I del­la LF del 18 dic. 2020 (Di­rit­to suc­ces­so­rio), in vi­go­re dal 1° gen. 2023 (RU 2021 312; FF 2018 4901).

Art. 471472  

II. Por­zio­ne le­git­ti­ma

 

La por­zio­ne le­git­ti­ma è del­la me­tà del­la quo­ta ere­di­ta­ria.

472Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I del­la LF del 18 dic. 2020 (Di­rit­to suc­ces­so­rio), in vi­go­re dal 1° gen. 2023 (RU 2021 312; FF 2018 4901).

Art. 472473  

III.Per­di­ta del­la por­zio­ne le­git­ti­ma du­ran­te la pro­ce­du­ra di di­vor­zio

 

1 In ca­so di mor­te del di­spo­nen­te du­ran­te una pro­ce­du­ra di di­vor­zio, il co­niu­ge su­per­sti­te per­de la por­zio­ne le­git­ti­ma se:

1.
la pro­ce­du­ra è sta­ta in­tro­dot­ta su ri­chie­sta co­mu­ne o con­ti­nua­ta con­for­me­men­te al­le di­spo­si­zio­ni sul di­vor­zio su ri­chie­sta co­mu­ne; o
2.
i co­niu­gi han­no vis­su­to se­pa­ra­ti per due an­ni al­me­no.

2 In tal ca­so le por­zio­ni le­git­ti­me so­no cal­co­la­te co­me se il di­spo­nen­te non fos­se sta­to spo­sa­to.

3 I ca­po­ver­si 1 e 2 si ap­pli­ca­no per ana­lo­gia al­lo scio­gli­men­to dell’unio­ne do­me­sti­ca re­gi­stra­ta.

473Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I del­la LF del 18 dic. 2020 (Di­rit­to suc­ces­so­rio), in vi­go­re dal 1° gen. 2023 (RU 2021 312; FF 2018 4901).

Art. 473474  

IV. Usu­frut­to

 

1 A pre­scin­de­re dall’uso che fa del­la quo­ta di­spo­ni­bi­le, il di­spo­nen­te può, me­dian­te di­spo­si­zio­ne a cau­sa di mor­te, la­scia­re al co­niu­ge o al part­ner re­gi­stra­to su­per­sti­te, in con­cor­so con i di­scen­den­ti co­mu­ni, l’usu­frut­to di tut­ta la por­zio­ne che com­pe­te­reb­be a que­sti ul­ti­mi.

2 Que­sto usu­frut­to tien luo­go del­la quo­ta ere­di­ta­ria le­ga­le del co­niu­ge o del part­ner re­gi­stra­to in con­cor­so con que­sti di­scen­den­ti. Ol­tre a ta­le usu­frut­to, la por­zio­ne di­spo­ni­bi­le è del­la me­tà del­la suc­ces­sio­ne.

3 Pas­san­do ad al­tre noz­ze o co­sti­tuen­do un’unio­ne do­me­sti­ca re­gi­stra­ta, il co­niu­ge su­per­sti­te per­de l’usu­frut­to di quel­la par­te del­la suc­ces­sio­ne che, al mo­men­to dell’aper­ta suc­ces­sio­ne, non avreb­be po­tu­to es­se­re gra­va­ta di usu­frut­to se­con­do le di­spo­si­zio­ni or­di­na­rie sul­la le­git­ti­ma dei di­scen­den­ti. La pre­sen­te di­spo­si­zio­ne si ap­pli­ca per ana­lo­gia se il part­ner re­gi­stra­to su­per­sti­te co­sti­tui­sce una nuo­va unio­ne do­me­sti­ca re­gi­stra­ta o si spo­sa.

474Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I del­la LF del 18 dic. 2020 (Di­rit­to suc­ces­so­rio), in vi­go­re dal 1° gen. 2023 (RU 2021 312; FF 2018 4901).

Art. 474  

V. Com­pu­to del­la por­zio­ne di­spo­ni­bi­le

1. De­du­zio­ne dei de­bi­ti

 

1 La por­zio­ne di­spo­ni­bi­le si de­ter­mi­na se­con­do lo sta­to del pa­tri­mo­nio al mo­men­to del­la mor­te del di­spo­nen­te.

2 Se ne de­vo­no de­dur­re i de­bi­ti del te­sta­to­re, le spe­se fu­ne­ra­rie, di ap­po­si­zio­ne dei si­gil­li e d’in­ven­ta­rio, e quel­le per il man­te­ni­men­to du­ran­te un me­se del­le per­so­ne con­vi­ven­ti col de­fun­to.

Art. 475  

2. Li­be­ra­li­tà

 

Le li­be­ra­li­tà fra vi­vi so­no com­pu­ta­te nel­la so­stan­za in quan­to so­no sog­get­te all’azio­ne di ri­du­zio­ne.

Art. 476475  

3. Po­liz­ze di as­si­cu­ra­zio­ne e pre­vi­den­za in­di­vi­dua­le vin­co­la­ta

 

1 Le po­liz­ze di as­si­cu­ra­zio­ne sul­la vi­ta del di­spo­nen­te, com­pre­se quel­le sot­to­scrit­te nell’am­bi­to del­la pre­vi­den­za in­di­vi­dua­le vin­co­la­ta, co­sti­tui­te a fa­vo­re di un ter­zo con at­to tra i vi­vi o con di­spo­si­zio­ne a cau­sa di mor­te, e quel­le che vi­ven­do il di­spo­nen­te fu­ro­no tra­sfe­ri­te a ti­to­lo gra­tui­to ad un ter­zo, so­no com­pu­ta­te nel­la suc­ces­sio­ne per il va­lo­re di ri­scat­to al mo­men­to del­la mor­te del di­spo­nen­te stes­so.

2 So­no com­pu­ta­te nel­la suc­ces­sio­ne an­che le pre­te­se dei be­ne­fi­cia­ri de­ri­van­ti dal­la pre­vi­den­za in­di­vi­dua­le vin­co­la­ta del de­fun­to pres­so una fon­da­zio­ne ban­ca­ria.

475 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I del­la LF del 18 dic. 2020 (Di­rit­to suc­ces­so­rio), in vi­go­re dal 1° gen. 2023 (RU 2021 312; FF 2018 4901).

Art. 477  

B. Di­se­re­da­zio­ne

I. Mo­ti­vi di di­se­re­da­zio­ne

 

Me­dian­te di­spo­si­zio­ne a cau­sa di mor­te, l’ere­de può es­se­re pri­va­to del­la le­git­ti­ma:

1.
quan­do ab­bia com­mes­so un gra­ve rea­to con­tro il di­spo­nen­te o con­tro una per­so­na a lui in­ti­ma­men­te le­ga­ta;
2.
quan­do ab­bia gra­ve­men­te con­trav­ve­nu­to ai suoi ob­bli­ghi di fa­mi­glia ver­so il di­spo­nen­te o ver­so una per­so­na ap­par­te­nen­te al­la fa­mi­glia del me­de­si­mo.
Art. 478  

II. Ef­fet­ti del­la di­se­re­da­zio­ne

 

1 Il di­se­re­da­to non può pren­der par­te al­la di­vi­sio­ne del­la ere­di­tà né pro­por­re l’azio­ne di ri­du­zio­ne.

2 Sal­vo con­tra­ria di­spo­si­zio­ne del de­fun­to, la por­zio­ne del di­se­re­da­to è de­vo­lu­ta agli ere­di le­git­ti­mi del di­spo­nen­te co­me se il di­se­re­da­to fos­se pre­mor­to.

3 I di­scen­den­ti del di­se­re­da­to han­no di­rit­to al­la di lui quo­ta le­git­ti­ma co­me se egli fos­se pre­mor­to.

Art. 479  

III. One­re del­la pro­va

 

1 Per­ché la di­se­re­da­zio­ne sia va­li­da, oc­cor­re che il te­sta­to­re ne ab­bia in­di­ca­ta la cau­sa nel­la sua di­spo­si­zio­ne.

2 Se il di­se­re­da­to con­te­sta la fon­da­tez­za del­la cau­sa di di­se­re­da­zio­ne, l’ere­de od il le­ga­ta­rio che ne pro­fit­ta de­ve for­nir­ne la pro­va.

3 Se non può es­se­re for­ni­ta que­sta pro­va, o se la cau­sa di di­se­re­da­zio­ne non è in­di­ca­ta, la di­spo­si­zio­ne va­le per la par­te che ec­ce­de la le­git­ti­ma del di­se­re­da­to, sal­vo che sia la con­se­guen­za di un ma­ni­fe­sto er­ro­re del di­spo­nen­te cir­ca la sus­si­sten­za del­la cau­sa di di­se­re­da­zio­ne.

Art. 480  

IV. Di­se­re­da­zio­ne di un in­sol­ven­te

 

1 Il di­scen­den­te con­tro il qua­le esi­sto­no dei cer­ti­fi­ca­ti di ca­ren­za di be­ni può es­se­re pri­va­to del­la me­tà del­la sua por­zio­ne le­git­ti­ma a con­di­zio­ne che sia la­scia­ta ai suoi di­scen­den­ti, na­ti e na­sci­tu­ri.

2 Que­sta di­se­re­da­zio­ne ca­de, ad istan­za del di­se­re­da­to, se al mo­men­to dell’aper­tu­ra del­la suc­ces­sio­ne non esi­sto­no più cer­ti­fi­ca­ti di ca­ren­za di be­ni o se il lo­ro im­por­to non su­pe­ra il quar­to del­la quo­ta ere­di­ta­ria.

Capo terzo: Dei modi di disporre

Art. 481  

A. In ge­ne­re

 

1 Ognu­no può di­spor­re di tut­ti i suoi be­ni, o di par­te di es­si, per te­sta­men­to o per con­trat­to suc­ces­so­rio, nei li­mi­ti del­la por­zio­ne di­spo­ni­bi­le.

2 La par­te di cui il de­fun­to non ha di­spo­sto è de­vo­lu­ta ai suoi ere­di le­git­ti­mi.

Art. 482  

B. One­ri e con­di­zio­ni

 

1 Le di­spo­si­zio­ni pos­so­no es­se­re gra­va­te di one­ri e con­di­zio­ni, il cui adem­pi­men­to può es­se­re ri­chie­sto da qual­sia­si in­te­res­sa­to to­sto che le di­spo­si­zio­ni stes­se ab­bia­no spie­ga­to il lo­ro ef­fet­to.

2 Gli one­ri e le con­di­zio­ni im­mo­ra­li od il­le­ci­te ren­do­no nul­la la di­spo­si­zio­ne.

3 Gli one­ri e le con­di­zio­ni sen­za sen­so o me­ra­men­te ves­sa­to­rie per i ter­zi si han­no per non ap­po­sti.

4 La li­be­ra­li­tà per di­spo­si­zio­ne a cau­sa di mor­te fat­ta a un ani­ma­le equi­va­le all’one­re di pren­der­si cu­ra dell’ani­ma­le in ma­nie­ra ap­pro­pria­ta.476

476 In­tro­dot­to dal n. I del­la LF del 4 ott. 2002 (Ar­ti­co­lo di prin­ci­pio su­gli ani­ma­li), in vi­go­re dal 1° apr. 2003 (RU 2003 463; FF 200237345207).

Art. 483  

C. Isti­tu­zio­ne d’ere­de

 

1 Pos­so­no es­se­re isti­tui­ti uno o più ere­di per la in­te­ra suc­ces­sio­ne o per una fra­zio­ne di es­sa.

2 Si con­si­de­ra co­me isti­tu­zio­ne d’ere­de ogni di­spo­si­zio­ne se­con­do la qua­le il chia­ma­to deb­ba rac­co­glie­re l’in­te­ra suc­ces­sio­ne od una fra­zio­ne di es­sa.

Art. 484  

D. Le­ga­to

I. Og­get­to

 

1 Il di­spo­nen­te può as­se­gna­re, a ti­to­lo di le­ga­to, una li­be­ra­li­tà ad una per­so­na sen­za isti­tuir­la ere­de.

2 Egli può as­se­gna­re al le­ga­ta­rio una de­ter­mi­na­ta co­sa spet­tan­te all’ere­di­tà, o l’usu­frut­to dell’ere­di­tà o di una sua par­te, od an­che im­por­re agli ere­di od ai le­ga­ta­ri di far­gli una da­ta pre­sta­zio­ne sul va­lo­re dei be­ni ere­di­ta­ri, o di li­be­rar­lo da un’ob­bli­ga­zio­ne.

3 Il de­bi­to­re del le­ga­to di una co­sa de­ter­mi­na­ta che non si tro­vi nel­la ere­di­tà non è te­nu­to a for­nir­la, sal­vo che dal­la di­spo­si­zio­ne non ri­sul­ti una di­ver­sa vo­lon­tà del di­spo­nen­te.

Art. 485  

II. Ob­bli­ghi del de­bi­to­re

 

1 La co­sa le­ga­ta dev’es­se­re con­se­gna­ta al le­ga­ta­rio, con le sue de­te­rio­ra­zio­ni e coi suoi ac­cre­sci­men­ti, li­be­ra o gra­va­ta, nel­lo sta­to e nel­le con­di­zio­ni in cui si tro­va all’aper­tu­ra del­la suc­ces­sio­ne.

2 Il de­bi­to­re del le­ga­to ha, cir­ca le spe­se fat­te per la co­sa do­po l’aper­tu­ra del­la suc­ces­sio­ne e cir­ca i de­te­rio­ra­men­ti so­prav­ve­nu­ti, i di­rit­ti e le ob­bli­ga­zio­ni del ge­sto­re d’af­fa­ri sen­za man­da­to.

Art. 486  

III. Rap­por­ti con la suc­ces­sio­ne

 

1 Quan­do i le­ga­ti sor­pas­si­no l’im­por­to del­la suc­ces­sio­ne o del­le li­be­ra­li­tà fat­te a co­lui che ne è gra­va­to, o del­la por­zio­ne di­spo­ni­bi­le, se ne può chie­de­re una pro­por­zio­na­ta ri­du­zio­ne.

2 I le­ga­ti con­ser­va­no il lo­ro ef­fet­to an­cor­ché i de­bi­to­ri de­gli stes­si sia­no pre­mor­ti al di­spo­nen­te o si sia­no re­si in­de­gni, od ab­bia­no ri­nun­cia­to al lo­ro di­rit­to ere­di­ta­rio.

3 L’ere­de le­git­ti­mo od isti­tui­to può chie­de­re il le­ga­to di­spo­sto a suo fa­vo­re an­cor­ché ri­nun­ci all’ere­di­tà.

Art. 487  

E. So­sti­tu­zio­ne vol­ga­re

 

Il di­spo­nen­te può de­si­gna­re una o più per­so­ne, a cui deb­ba­no es­se­re de­vo­lu­ti l’ere­di­tà od il le­ga­to nel ca­so di pre­mo­rien­za o ri­nun­cia dell’ere­de o del le­ga­ta­rio.

Art. 488  

F. So­sti­tu­zio­ne fe­de­com­mis­sa­ria

I. De­si­gna­zio­ne del so­sti­tui­to

 

1 Il di­spo­nen­te può ob­bli­ga­re l’ere­de isti­tui­to a tra­smet­te­re l’ere­di­tà ad un al­tro qua­le ere­de so­sti­tui­to.

2 Ta­le ob­bli­ga­zio­ne non può es­se­re im­po­sta al so­sti­tui­to.

3 Le stes­se re­go­le val­go­no per i le­ga­ti.

Art. 489  

II. Aper­tu­ra del­la so­sti­tu­zio­ne

 

1 La tra­smis­sio­ne dell’ere­di­tà al so­sti­tui­to av­vie­ne, sal­vo con­tra­ria di­spo­si­zio­ne, al­la mor­te dell’isti­tui­to.

2 Se la di­spo­si­zio­ne in­di­ca un al­tro mo­men­to non an­co­ra tra­scor­so al­la mor­te dell’isti­tui­to, l’ere­di­tà pas­sa agli ere­di di que­sto, con­tro ga­ran­zia.

3 Se per un qual­sia­si mo­ti­vo quel mo­men­to non può più ve­ri­fi­car­si, l’ere­di­tà è de­vo­lu­ta de­fi­ni­ti­va­men­te agli ere­di dell’isti­tui­to.

Art. 490  

III. Ga­ran­zia

 

1 In ogni ca­so di so­sti­tu­zio­ne d’ere­de, l’au­to­ri­tà com­pe­ten­te or­di­na la com­pi­la­zio­ne d’in­ven­ta­rio.

2 Sal­vo di­spen­sa espres­sa da par­te del di­spo­nen­te, la con­se­gna dell’ere­di­tà all’isti­tui­to ha luo­go so­lo con­tro pre­sta­zio­ne di ga­ran­zia, la qua­le, trat­tan­do­si di im­mo­bi­li, po­trà con­si­ste­re in un’an­no­ta­zio­ne dell’ob­bli­go di tra­smis­sio­ne nel re­gi­stro fon­dia­rio.

3 Se l’isti­tui­to non è in con­di­zio­ne di pre­sta­re que­sta ga­ran­zia, o se met­te in pe­ri­co­lo le aspet­ta­ti­ve del so­sti­tui­to, dev’es­se­re or­di­na­ta l’am­mi­ni­stra­zio­ne d’of­fi­cio.

Art. 491  

IV. Ef­fet­ti

1. Per l’isti­tui­to

 

1 L’ere­de gra­va­to di so­sti­tu­zio­ne ac­qui­sta l’ere­di­tà co­me ogni al­tro ere­de isti­tui­to.

2 Egli ne di­ven­ta pro­prie­ta­rio coll’ob­bli­go del­la tra­smis­sio­ne.

Art. 492  

2. Per il so­sti­tui­to

 

1 L’ere­de so­sti­tui­to ac­qui­sta l’ere­di­tà se vi­ve al mo­men­to pre­vi­sto per la tra­smis­sio­ne.

2 Se egli pre­muo­re, la suc­ces­sio­ne ri­ma­ne all’isti­tui­to, sal­vo con­tra­ria di­spo­si­zio­ne del de­fun­to.

3 Se l’isti­tui­to pre­muo­re al di­spo­nen­te, se si ren­de in­de­gno, o se ri­nun­cia all’ere­di­tà, il so­sti­tui­to di­ven­ta ere­de di­ret­to del di­spo­nen­te.

Art. 492a477  

V. Di­scen­den­ti in­ca­pa­ci di di­scer­ni­men­to

 

1 Se un di­scen­den­te du­re­vol­men­te in­ca­pa­ce di di­scer­ni­men­to non la­scia di­scen­den­ti né co­niu­ge, il di­spo­nen­te può pre­ve­de­re la so­sti­tu­zio­ne fe­de­com­mis­sa­ria sul­la ri­ma­nen­za.

2 La so­sti­tu­zio­ne fe­de­com­mis­sa­ria si estin­gue per leg­ge se il di­scen­den­te, con­tro ogni aspet­ta­ti­va, di­vie­ne ca­pa­ce di di­scer­ni­men­to.

477 In­tro­dot­to dal n. I 2 del­la LF del 19 dic. 2008 (Pro­te­zio­ne de­gli adul­ti, di­rit­to del­le per­so­ne e di­rit­to del­la fi­lia­zio­ne), in vi­go­re dal 1° gen. 2013 (RU 2011 725; FF 2006 6391).

Art. 493  

G. Fon­da­zio­ni

 

1 Il di­spo­nen­te può de­di­ca­re la por­zio­ne di­spo­ni­bi­le dei suoi be­ni o par­te di es­sa ad una fon­da­zio­ne per uno sco­po qual­sia­si.

2 La va­li­di­tà del­la fon­da­zio­ne è pe­rò su­bor­di­na­ta al­le di­spo­si­zio­ni del­la leg­ge.

Art. 494  

H. Con­trat­to suc­ces­so­rio

I. Isti­tu­zio­ne d’ere­de e le­ga­to con­trat­tua­li

 

1 Il di­spo­nen­te può ob­bli­gar­si, me­dian­te con­trat­to suc­ces­so­rio, a la­scia­re la sua suc­ces­sio­ne od un le­ga­to al­la con­tro­par­te o ad un ter­zo.

2 Egli con­ser­va la li­be­ra di­spo­si­zio­ne del suo pa­tri­mo­nio.

3 Le di­spo­si­zio­ni a cau­sa di mor­te e le li­be­ra­li­tà tra vi­vi, ec­cet­tua­ti i re­ga­li d’uso, pos­so­no tut­ta­via es­se­re con­te­sta­te nel­la mi­su­ra in cui:

1.
sia­no in­com­pa­ti­bi­li con le ob­bli­ga­zio­ni de­ri­van­ti dal con­trat­to suc­ces­so­rio, se­gna­ta­men­te se ri­du­co­no i be­ne­fi­ci che ne de­ri­va­no; e
2.
non sia­no sta­te fat­te sal­ve in ta­le con­trat­to.478

478 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I del­la LF del 18 dic. 2020 (Di­rit­to suc­ces­so­rio), in vi­go­re dal 1° gen. 2023 (RU 2021 312; FF 2018 4901).

Art. 495  

II. Ri­nun­cia d’ere­di­tà

1. Con­di­zio­ni

 

1 Il di­spo­nen­te può sti­pu­la­re con un pro­prio ere­de un con­trat­to di ri­nun­cia o di fi­ne ere­di­ta­ria.

2 Il ri­nun­cian­te non è più con­si­de­ra­to co­me ere­de nel­la de­vo­lu­zio­ne dell’ere­di­tà.

3 Sal­vo con­tra­ria di­spo­si­zio­ne del con­trat­to, la ri­nun­cia va­le an­che in con­fron­to dei di­scen­den­ti del ri­nun­cian­te.

Art. 496  

2. De­vo­lu­zio­ne per va­can­za

 

1 Se nel con­trat­to suc­ces­so­rio so­no isti­tui­ti de­ter­mi­na­ti ere­di in luo­go del ri­nun­cian­te, la ri­nun­cia ca­de se es­si, per un qual­sia­si mo­ti­vo, non ac­qui­sta­no l’ere­di­tà.

2 Se la ri­nun­cia fu fat­ta a fa­vo­re di coe­re­di, si pre­su­me fat­ta so­lo in con­fron­to con gli ere­di del­la stir­pe del pros­si­mo co­mu­ne ascen­den­te e non va­le in con­fron­to di ere­di più re­mo­ti.

Art. 497  

3. Di­rit­ti dei cre­di­to­ri

 

Se il con­traen­te che ha di­spo­sto del­la sua ere­di­tà è in­sol­ven­te al mo­men­to dell’aper­tu­ra del­la sua suc­ces­sio­ne, e gli ere­di non sod­di­sfa­no i cre­di­to­ri, il ri­nun­cian­te ed i suoi ere­di pos­so­no es­se­re ri­chie­sti del pa­ga­men­to dei de­bi­ti in quan­to, ne­gli ul­ti­mi cin­que an­ni dal­la mor­te del di­spo­nen­te, ab­bia­no ri­ce­vu­to una con­tro­pre­sta­zio­ne sul di lui pa­tri­mo­nio e se ne tro­vi­no an­co­ra ar­ric­chi­ti al mo­men­to dell’aper­ta suc­ces­sio­ne.

Capo quarto: Della forma delle disposizioni

Art. 498  

A. Te­sta­men­to

I. Con­fe­zio­ne

1. In ge­ne­re

 

Il te­sta­men­to può es­se­re fat­to in for­ma pub­bli­ca od in for­ma olo­gra­fa, od an­che con una di­chia­ra­zio­ne ora­le.

Art. 499  

2. Te­sta­men­to pub­bli­co

a. In ge­ne­re

 

Il te­sta­men­to pub­bli­co si fa, con l’in­ter­ven­to di due te­sti­mo­ni, da­van­ti un fun­zio­na­rio o no­ta­io od al­tra per­so­na of­fi­cia­le da de­si­gnar­si dal di­rit­to can­to­na­le.

Art. 500  

b. Uf­fi­cio del fun­zio­na­rio

 

1 Il te­sta­to­re co­mu­ni­ca la sua vo­lon­tà al fun­zio­na­rio, il qua­le ne re­di­ge o ne fa re­di­ge­re la scrit­tu­ra e la dà a leg­ge­re al te­sta­to­re stes­so.

2 La scrit­tu­ra dev’es­se­re fir­ma­ta dal te­sta­to­re.

3 Il fun­zio­na­rio de­ve da­tar­la ed ap­por­vi an­che la sua fir­ma.

Art. 501  

c. Uf­fi­cio dei te­sti­mo­ni

 

1 Ap­pe­na da­ta­ta e fir­ma­ta la scrit­tu­ra, il te­sta­to­re de­ve, in pre­sen­za del fun­zio­na­rio, di­chia­ra­re ai due te­sti­mo­ni che egli l’ha let­ta e ch’es­sa con­tie­ne le sue di­spo­si­zio­ni d’ul­ti­ma vo­lon­tà.

2 I te­sti­mo­ni de­vo­no con­fer­ma­re con la lo­ro fir­ma, sul­la scrit­tu­ra stes­sa, che il te­sta­to­re ha pro­nun­cia­to ta­le di­chia­ra­zio­ne in lo­ro pre­sen­za e che, a lo­ro giu­di­zio, egli tro­va­va­si in ista­to di ca­pa­ci­tà a di­spor­re.

3 Non è ne­ces­sa­rio che ai te­sti­mo­ni sia da­ta co­no­scen­za del con­te­nu­to del­la scrit­tu­ra.

Art. 502  

d. Omis­sio­ne del­la let­tu­ra e del­la fir­ma

 

1 Se il te­sta­to­re non leg­ge o non fir­ma egli stes­so la scrit­tu­ra, que­sta de­ve es­ser­gli let­ta dal fun­zio­na­rio al­la pre­sen­za dei due te­sti­mo­ni, do­po di che il te­sta­to­re de­ve di­chia­ra­re che l’at­to con­tie­ne la sua di­spo­si­zio­ne.

2 In que­sto ca­so l’at­te­sta­zio­ne fir­ma­ta dai te­sti­mo­ni de­ve in­di­ca­re non so­lo il fat­to dell’av­ve­nu­ta di­chia­ra­zio­ne del te­sta­to­re ed il lo­ro giu­di­zio sul suo sta­to di ca­pa­ci­tà a di­spor­re, ma an­che che la scrit­tu­ra fu let­ta dal fun­zio­na­rio al te­sta­to­re in lo­ro pre­sen­za.

Art. 503  

e. Per­so­ne coo­pe­ran­ti

 

1 Non pos­so­no coo­pe­ra­re al­la con­fe­zio­ne del te­sta­men­to, né co­me fun­zio­na­ri, né co­me te­sti­mo­ni, le per­so­ne che non han­no l’eser­ci­zio del­la ca­pa­ci­tà ci­vi­le, o che so­no pri­va­te dell’eser­ci­zio dei di­rit­ti ci­vi­ci a se­gui­to di sen­ten­za pe­na­le479, o che non san­no leg­ge­re o scri­ve­re, non­ché i pa­ren­ti in li­nea ret­ta, i fra­tel­li e le so­rel­le del te­sta­to­re ed i lo­ro co­niu­gi, ed il co­niu­ge del te­sta­to­re stes­so.480

2 Il te­sta­men­to non può con­te­ne­re al­cu­na di­spo­si­zio­ne a fa­vo­re del fun­zio­na­rio che lo re­di­ge, né dei te­sti­mo­ni, né dei pa­ren­ti con­san­gui­nei in li­nea ret­ta o dei fra­tel­li, so­rel­le o co­niu­gi dei me­de­si­mi.

479La pri­va­zio­ne dei di­rit­ti ci­vi­ci pro­nun­cia­ta se­con­do il di­rit­to pe­na­le è abo­li­ta (ve­di RU 1971 777; FF 1965 I 474e RU 1975 55; FF 1974 I 1385).

480Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I 3 del­la LF del 30 giu. 1972, in vi­go­re dal 1° apr. 1973 (RU 1972 2653; FF 1971 II 85).

Art. 504  

f. Con­ser­va­zio­ne dei te­sta­men­ti

 

I Can­to­ni de­vo­no prov­ve­de­re af­fin­ché i fun­zio­na­ri in­ca­ri­ca­ti del­la con­fe­zio­ne di ta­li at­ti li con­ser­vi­no es­si me­de­si­mi in ori­gi­na­le od in co­pia o li de­pon­ga­no in cu­sto­dia pres­so un uf­fi­cio pub­bli­co.

Art. 505  

3. Te­sta­men­to olo­gra­fo

 

1 Il te­sta­men­to olo­gra­fo dev’es­se­re scrit­to e fir­ma­to a ma­no dal te­sta­to­re stes­so, dal prin­ci­pio al­la fi­ne, com­pre­sa l’in­di­ca­zio­ne dell’an­no, del me­se e del gior­no in cui fu scrit­to.481

2 I Can­to­ni de­vo­no prov­ve­de­re a che ta­li di­spo­si­zio­ni pos­sa­no es­se­re con­se­gna­te, aper­te o chiu­se, in cu­sto­dia ad un pub­bli­co uf­fi­cio.

481Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I del­la LF del 23 giu. 1995, in vi­go­re dal 1° gen. 1996 (RU 1995 4882; FF 1994 III 472, V 558).

Art. 506  

4. Te­sta­men­to ora­le

a. Di­spo­si­zio­ne

 

1 Il te­sta­men­to può es­se­re fat­to nel­la for­ma ora­le quan­do per ef­fet­to di cir­co­stan­ze straor­di­na­rie, qua­li pe­ri­co­li di mor­te im­mi­nen­te, co­mu­ni­ca­zio­ni in­ter­rot­te, epi­de­mia, guer­ra, il te­sta­to­re sia im­pe­di­to di ri­cor­re­re ad una del­le al­tre for­me.

2 Il te­sta­to­re de­ve di­chia­ra­re la sua ul­ti­ma vo­lon­tà a due te­sti­mo­ni ed in­ca­ri­car­li di pro­cu­rar­ne la de­bi­ta do­cu­men­ta­zio­ne.

3 Le cau­se d’esclu­sio­ne dei te­sti­mo­ni so­no le stes­se che nel te­sta­men­to pub­bli­co.

Art. 507  

b. Do­cu­men­ta­zio­ne

 

1 La di­spo­si­zio­ne ora­le è im­me­dia­ta­men­te re­dat­ta per iscrit­to da uno dei te­sti­mo­ni con l’in­di­ca­zio­ne del luo­go, an­no, me­se e gior­no in cui av­vie­ne, è fir­ma­ta da am­be­due i te­sti­mo­ni, po­scia de­po­sta da­gli stes­si sen­za ri­tar­do pres­so un’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria, con la di­chia­ra­zio­ne che il te­sta­to­re ha lo­ro ma­ni­fe­sta­to ta­le sua ul­ti­ma vo­lon­tà, tro­van­do­si in ista­to di ca­pa­ci­tà a di­spor­re, nel­le par­ti­co­la­ri cir­co­stan­ze da lo­ro in­di­ca­te.

2 In luo­go di ciò i due te­sti­mo­ni pos­so­no co­mu­ni­ca­re la di­spo­si­zio­ne ad un’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria con le men­zio­na­te di­chia­ra­zio­ni af­fin­ché sia mes­sa a pro­to­col­lo.

3 Se il te­sta­men­to ora­le è fat­to da un mi­li­ta­re in ser­vi­zio, l’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria può es­se­re sur­ro­ga­ta da un of­fi­cia­le aven­te al­me­no il ran­go di ca­pi­ta­no.

Art. 508  

c. Ca­du­ci­tà

 

Il te­sta­men­to ora­le per­de ogni ef­fet­to do­po quat­tor­di­ci gior­ni dac­ché il te­sta­to­re si è tro­va­to in con­di­zio­ne di po­ter ser­vir­si del­le al­tre for­me or­di­na­rie.

Art. 509  

II. Re­vo­ca e di­stru­zio­ne

1. Re­vo­ca

 

1 Il te­sta­men­to può es­se­re re­vo­ca­to in ogni tem­po in una del­le for­me pre­scrit­te per la sua con­fe­zio­ne.

2 La re­vo­ca può es­se­re to­ta­le o par­zia­le.

Art. 510  

2. Di­stru­zio­ne dell’at­to

 

1 Il te­sta­to­re può re­vo­ca­re la sua di­spo­si­zio­ne di­strug­gen­do­ne in un qual­sia­si mo­do il do­cu­men­to.

2 Ove l’at­to sia sta­to di­strut­to per ca­so for­tui­to o per col­pa di un ter­zo e non sia pos­si­bi­le ri­co­sti­tuir­ne esat­ta­men­te ed in­te­gral­men­te il te­no­re, la di­spo­si­zio­ne per­de pu­re ogni ef­fet­to, ri­ser­va­ta l’azio­ne di dan­ni.

Art. 511  

3. Di­spo­si­zio­ne po­ste­rio­re

 

1 Se il te­sta­to­re fa un nuo­vo te­sta­men­to sen­za re­vo­ca­re espres­sa­men­te il pri­mo, la di­spo­si­zio­ne po­ste­rio­re re­vo­ca l’an­te­rio­re, in quan­to non ri­sul­ti con cer­tez­za che ne è un sem­pli­ce com­ple­men­to.

2 La di­spo­si­zio­ne te­sta­men­ta­ria cir­ca una co­sa de­ter­mi­na­ta ri­ma­ne pu­re re­vo­ca­ta quan­do il te­sta­to­re ne ab­bia suc­ces­si­va­men­te di­spo­sto in una ma­nie­ra in­con­ci­lia­bi­le con la pri­ma.

Art. 512  

B. Con­trat­to suc­ces­so­rio

I. For­ma

 

1 Il con­trat­to suc­ces­so­rio ri­chie­de per la sua va­li­di­tà le for­me del te­sta­men­to pub­bli­co.

2 Le par­ti de­vo­no di­chia­ra­re si­mul­ta­nea­men­te la lo­ro vo­lon­tà al fun­zio­na­rio e fir­ma­re l’at­to al­la pre­sen­za del fun­zio­na­rio stes­so e dei due te­sti­mo­ni.

Art. 513  

II. Scio­gli­men­to

1. Tra vi­vi

a. Per con­trat­to o per te­sta­men­to

 

1 Il con­trat­to suc­ces­so­rio può sem­pre es­se­re sciol­to dal­le par­ti con­traen­ti, me­dian­te con­ven­zio­ne scrit­ta.

2 Il con­traen­te che ha di­spo­sto del­la sua ere­di­tà può an­nul­la­re uni­la­te­ral­men­te l’isti­tu­zio­ne d’ere­de od il le­ga­to quan­do l’ere­de od il le­ga­ta­rio, do­po la con­clu­sio­ne del con­trat­to, si fos­se re­so col­pe­vo­le a suo ri­guar­do di un at­to co­sti­tuen­te cau­sa di di­se­re­da­zio­ne.

3 L’an­nul­la­men­to uni­la­te­ra­le de­ve es­se­re fat­to in una del­le for­me pre­scrit­te per i te­sta­men­ti.

Art. 514  

b. Per re­ces­so dal con­trat­to

 

Chi per ef­fet­to di un con­trat­to suc­ces­so­rio ha di­rit­to di ri­ce­ve­re del­le pre­sta­zio­ni tra vi­vi, può re­ce­de­re dal con­trat­to se­con­do il di­rit­to del­le ob­bli­ga­zio­ni, qua­lo­ra le pre­sta­zio­ni non sia­no de­bi­ta­men­te adem­piu­te o ga­ran­ti­te.

Art. 515  

2. Pre­mo­rien­za dell’ere­de

 

1 Il con­trat­to è sciol­to se l’ere­de o il le­ga­ta­rio non so­prav­vi­ve al di­spo­nen­te.

2 Se al mo­men­to del­la mor­te dell’ere­de il di­spo­nen­te si tro­va ar­ric­chi­to per ef­fet­to del con­trat­to, gli ere­di del de­fun­to pos­so­no, sal­va di­spo­si­zio­ne con­tra­ria, pre­ten­de­re la re­sti­tu­zio­ne dell’ar­ric­chi­men­to.

Art. 516  

C. Li­mi­ta­zio­ne del­la fa­col­tà di di­spor­re

 

Ve­ri­fi­can­do­si pel di­spo­nen­te, do­po la di­spo­si­zio­ne a cau­sa di mor­te, una cau­sa di li­mi­ta­zio­ne del­la fa­col­tà di di­spor­re, la di­spo­si­zio­ne non è an­nul­la­ta, ma ri­ma­ne sog­get­ta all’azio­ne di ri­du­zio­ne.

Capo quinto: Degli esecutori testamentari

Art. 517  

A. No­mi­na

 

1 Il te­sta­to­re può, me­dian­te di­spo­si­zio­ne te­sta­men­ta­ria, in­ca­ri­ca­re dell’ese­cu­zio­ne del­la sua ul­ti­ma vo­lon­tà una o più per­so­ne aven­ti l’eser­ci­zio dei di­rit­ti ci­vi­li.

2 L’in­ca­ri­co dev’es­ser lo­ro co­mu­ni­ca­to d’of­fi­cio ed es­se de­vo­no pro­nun­ciar­si sul­la ac­cet­ta­zio­ne en­tro quat­tor­di­ci gior­ni. Il si­len­zio va­le ac­cet­ta­zio­ne.

3 Es­se han­no di­rit­to ad un equo com­pen­so per le lo­ro pre­sta­zio­ni.

Art. 518  

B. Po­te­ri dell’ese­cu­to­re

 

1 Sal­vo con­tra­ria di­spo­si­zio­ne del te­sta­to­re, gli ese­cu­to­ri te­sta­men­ta­ri han­no gli stes­si di­rit­ti e do­ve­ri dell’am­mi­ni­stra­to­re uf­fi­cia­le di una suc­ces­sio­ne.

2 Es­si de­vo­no far ri­spet­ta­re la vo­lon­tà del de­fun­to e so­no par­ti­co­lar­men­te in­ca­ri­ca­ti di am­mi­ni­stra­re la suc­ces­sio­ne, di pa­gar­ne i de­bi­ti, di sod­di­sfa­re i le­ga­ti e di pro­ce­de­re al­la di­vi­sio­ne con­for­me­men­te al­le di­spo­si­zio­ni del te­sta­to­re o a te­nor di leg­ge.

3 Se so­no no­mi­na­ti più ese­cu­to­ri te­sta­men­ta­ri, es­si eser­ci­ta­no il lo­ro uf­fi­cio in co­mu­ne, sal­vo con­tra­ria di­spo­si­zio­ne del te­sta­to­re.

Capo sesto: Della nullità e della riduzione delle disposizioni

Art. 519  

A. Azio­ne di nul­li­tà

I. In­ca­pa­ci­tà di di­spor­re. Di­fet­to di li­be­ra vo­lon­tà. Cau­sa il­le­ci­ta od im­mo­ra­le

 

1 La di­spo­si­zio­ne a cau­sa di mor­te può es­se­re giu­di­zial­men­te an­nul­la­ta:

1.
se al mo­men­to in cui fu fat­ta, il di­spo­nen­te non ave­va la ca­pa­ci­tà di di­spor­re;
2.
se non è l’espres­sio­ne di una li­be­ra vo­lon­tà;
3.
se è il­le­ci­ta od im­mo­ra­le in sé stes­sa o per la con­di­zio­ne da cui di­pen­de.

2 L’azio­ne di nul­li­tà può es­se­re pro­po­sta da chiun­que co­me ere­de o le­ga­ta­rio ab­bia in­te­res­se a far an­nul­la­re la di­spo­si­zio­ne.

Art. 520  

II. Vi­zi di for­ma

1. In ge­ne­re

 

1 La di­spo­si­zio­ne af­fet­ta da un vi­zio di for­ma può es­se­re an­nul­la­ta giu­di­zial­men­te.

2 Se la cau­sa di nul­li­tà con­si­ste nel­la cir­co­stan­za che l’at­to con­tie­ne del­le li­be­ra­li­tà a fa­vo­re di per­so­ne che vi han­no coo­pe­ra­to o di lo­ro con­giun­ti, la nul­li­tà si li­mi­ta a que­ste di­spo­si­zio­ni.

3 Cir­ca il di­rit­to all’azio­ne, val­go­no le nor­me re­la­ti­ve all’in­ca­pa­ci­tà di di­spor­re.

Art. 520a483  

2. In ca­so di te­sta­men­to olo­gra­fo

 

Se l’in­di­ca­zio­ne dell’an­no, del me­se e del gior­no del­la con­fe­zio­ne di un te­sta­men­to olo­gra­fo man­ca o è ine­sat­ta, il te­sta­men­to può es­se­re an­nul­la­to sol­tan­to se i da­ti tem­po­ra­li ne­ces­sa­ri non pos­so­no es­se­re de­ter­mi­na­ti in al­tro mo­do e se la da­ta è ne­ces­sa­ria per de­ter­mi­na­re la ca­pa­ci­tà di di­spor­re l’or­di­ne cro­no­lo­gi­co di più te­sta­men­ti o un’al­tra que­stio­ne re­la­ti­va al­la va­li­di­tà del te­sta­men­to.

483In­tro­dot­to dal n. I del­la LF del 23 giu. 1995, in vi­go­re dal 1° gen. 1996 (RU 1995 4882; FF 1994 III 472, V 558).

Art. 521  

III. Pre­scri­zio­ne

 

1 L’azio­ne di nul­li­tà si pre­scri­ve in un an­no dal gior­no in cui l’at­to­re ha avu­to co­no­scen­za del­la di­spo­si­zio­ne e del­la cau­sa di nul­li­tà, ed in ogni ca­so, col de­cor­so di die­ci an­ni dal­la pub­bli­ca­zio­ne del­la di­spo­si­zio­ne.

2 Nei ca­si di in­ca­pa­ci­tà del di­spo­nen­te o di di­spo­si­zio­ne il­le­ci­ta od im­mo­ra­le, l’azio­ne con­tro un be­ne­fi­ca­to di ma­la fe­de si pre­scri­ve so­lo do­po trent’an­ni.

3 La nul­li­tà può sem­pre es­se­re op­po­sta in via di ec­ce­zio­ne.

Art. 522484  

B. Azio­ne di ri­du­zio­ne

I. Con­di­zio­ni

1. In ge­ne­re

 

1 Gli ere­di che ot­ten­go­no un im­por­to in­fe­rio­re al­la lo­ro le­git­ti­ma pos­so­no pro­por­re l’azio­ne di ri­du­zio­ne, fin­ché sia rein­te­gra­ta la le­git­ti­ma, con­tro:

1.
gli ac­qui­sti a cau­sa di mor­te ri­sul­tan­ti dal­la leg­ge;
2.
le li­be­ra­li­tà a cau­sa di mor­te; e
3.
le li­be­ra­li­tà fra vi­vi.

2 Se una di­spo­si­zio­ne a cau­sa di mor­te con­tie­ne pre­scri­zio­ni cir­ca le quo­te dei sin­go­li ere­di le­git­ti­mi, que­ste si de­vo­no con­si­de­ra­re co­me sem­pli­ci pre­scri­zio­ni re­la­ti­ve al­la di­vi­sio­ne, ec­cet­to­ché una di­ver­sa in­ten­zio­ne non ri­sul­ti dal­la di­spo­si­zio­ne stes­sa.

484 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I del­la LF del 18 dic. 2020 (Di­rit­to suc­ces­so­rio), in vi­go­re dal 1° gen. 2023 (RU 2021 312; FF 2018 4901).

Art. 523485  

2. Ere­di le­git­ti­ma­ri

 

Gli ac­qui­sti a cau­sa di mor­te ri­sul­tan­ti dal­la leg­ge e le li­be­ra­li­tà a cau­sa di mor­te di cui be­ne­fi­cia­no gli ere­di le­git­ti­ma­ri pos­so­no es­se­re ri­dot­ti in pro­por­zio­ne all’im­por­to ec­ce­den­te la lo­ro le­git­ti­ma.

485 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I del­la LF del 18 dic. 2020 (Di­rit­to suc­ces­so­rio), in vi­go­re dal 1° gen. 2023 (RU 2021 312; FF 2018 4901).

Art. 524  

3. Di­rit­ti dei cre­di­to­ri

 

1 Quan­do il di­spo­nen­te ab­bia pre­giu­di­ca­to la por­zio­ne le­git­ti­ma di un ere­de, la mas­sa del suo fal­li­men­to od i cre­di­to­ri che al mo­men­to dell’aper­ta suc­ces­sio­ne so­no in pos­ses­so di cer­ti­fi­ca­ti di ca­ren­za di be­ni, pos­so­no pro­por­re l’azio­ne di ri­du­zio­ne fi­no a con­cor­ren­za del lo­ro ave­re, en­tro il ter­mi­ne con­ces­so all’ere­de, se que­sti die­tro lo­ro in­vi­to non l’eser­ci­ta di­ret­ta­men­te.

2 Que­sto di­rit­to è da­to an­che con­tro una di­se­re­da­zio­ne che il di­se­re­da­to non con­te­stas­se.

Art. 525  

II. Ef­fet­ti

1. In ge­ne­re

 

1 La ri­du­zio­ne è sop­por­ta­ta nel­la me­de­si­ma pro­por­zio­ne da tut­ti gli ere­di e le­ga­ta­ri isti­tui­ti, ec­cet­to­ché una di­ver­sa in­ten­zio­ne non ri­sul­ti dal­la di­spo­si­zio­ne.

2 Do­ven­do­si ri­dur­re le li­be­ra­li­tà ad un be­ne­fi­ca­to che sia de­bi­to­re al­la sua vol­ta di le­ga­ti, egli può chie­de­re, sot­to la stes­sa ri­ser­va, che ta­li le­ga­ti sie­no ri­dot­ti in pro­por­zio­ne.

Art. 526  

2. Le­ga­to di co­sa sin­go­la

 

Quan­do sia sog­get­to a ri­du­zio­ne il le­ga­to di una co­sa de­ter­mi­na­ta la qua­le non pos­sa es­se­re di­vi­sa sen­za sca­pi­to, il le­ga­ta­rio può a sua scel­ta pre­ten­de­re o che gli sia con­se­gna­ta la co­sa die­tro rim­bor­so del mag­gior va­lo­re o che gli sia ver­sa­ta la som­ma cor­ri­spon­den­te al va­lo­re del­la por­zio­ne di­spo­ni­bi­le.

Art. 527  

3. Di­spo­si­zio­ni fra vi­vi

a. Ca­si

 

Sog­giac­cio­no al­la ri­du­zio­ne co­me le di­spo­si­zio­ni a cau­sa di mor­te:

1.
le li­be­ra­li­tà fat­te in ac­con­to del­la quo­ta ere­di­ta­ria per cau­sa di noz­ze, cor­re­do o ces­sio­ne di be­ni, in quan­to non sie­no sog­get­te a col­la­zio­ne;
2.
i con­trat­ti di fi­ne e ri­nun­cia d’ere­di­tà;
3.
le do­na­zio­ni li­be­ra­men­te re­vo­ca­bi­li e quel­le fat­te dal di­spo­nen­te ne­gli ul­ti­mi cin­que an­ni pre­ce­den­ti al­la di lui mor­te, ec­cet­tua­ti i re­ga­li d’uso;
4.
le alie­na­zio­ni fat­te dal di­spo­nen­te con la ma­ni­fe­sta in­ten­zio­ne di elu­de­re le di­spo­si­zio­ni sul­la le­git­ti­ma.
Art. 528  

b. Re­sti­tu­zio­ni

 

1 Chi è in buo­na fe­de, può es­se­re te­nu­to al­la re­sti­tu­zio­ne so­lo di quan­to, al mo­men­to dell’aper­tu­ra del­la suc­ces­sio­ne, si tro­vi an­co­ra ar­ric­chi­to per ef­fet­to del ne­go­zio con­clu­so col di­spo­nen­te.

2 Se la ri­du­zio­ne dev’es­se­re sop­por­ta­ta dal be­ne­fi­ca­to di un con­trat­to suc­ces­so­rio, egli può ri­pe­te­re una cor­ri­spon­den­te par­te del­la con­tro­pre­sta­zio­ne fat­ta al di­spo­nen­te.

Art. 529486  

4. Po­liz­ze di as­si­cu­ra­zio­ne e pre­vi­den­za in­di­vi­dua­le vin­co­la­ta

 

1 Le po­liz­ze di as­si­cu­ra­zio­ne sul­la vi­ta del di­spo­nen­te, com­pre­se quel­le sot­to­scrit­te nell’am­bi­to del­la pre­vi­den­za in­di­vi­dua­le vin­co­la­ta, co­sti­tui­te a fa­vo­re di un ter­zo con at­to tra i vi­vi o con di­spo­si­zio­ne a cau­sa di mor­te e quel­le che vi­ven­do il di­spo­nen­te fu­ro­no tra­sfe­ri­te a ti­to­lo gra­tui­to ad un ter­zo, so­no sog­get­te all’azio­ne di ri­du­zio­ne per il lo­ro va­lo­re di ri­scat­to.

2 So­no sog­get­te a ri­du­zio­ne an­che le pre­te­se dei be­ne­fi­cia­ri de­ri­van­ti dal­la pre­vi­den­za in­di­vi­dua­le vin­co­la­ta del de­fun­to pres­so una fon­da­zio­ne ban­ca­ria.

486 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I del­la LF del 18 dic. 2020 (Di­rit­to suc­ces­so­rio), in vi­go­re dal 1° gen. 2023 (RU 2021 312; FF 2018 4901).

Art. 530  

5. Usu­frut­ti e ren­di­te

 

Ove il di­spo­nen­te ab­bia gra­va­to la sua suc­ces­sio­ne di usu­frut­ti o di ren­di­te in mo­do che il lo­ro va­lo­re ca­pi­ta­liz­za­to, se­con­do la du­ra­ta pre­su­mi­bi­le, ec­ce­de la por­zio­ne di­spo­ni­bi­le, gli ere­di pos­so­no chie­de­re una pro­por­zio­na­le ri­du­zio­ne del­le di­spo­si­zio­ni o di es­ser­ne li­be­ra­ti ab­ban­do­nan­do la por­zio­ne di­spo­ni­bi­le ai be­ne­fi­ca­ti.

Art. 531487  

6. So­sti­tu­zio­ne di ere­di

 

La so­sti­tu­zio­ne fe­de­com­mis­sa­ria è nul­la ri­guar­do all’ere­de le­git­ti­ma­rio in quan­to sia le­si­va del­la le­git­ti­ma; è fat­ta sal­va la di­spo­si­zio­ne sui di­scen­den­ti in­ca­pa­ci di di­scer­ni­men­to.

487 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I 2 del­la LF del 19 dic. 2008 (Pro­te­zio­ne de­gli adul­ti, di­rit­to del­le per­so­ne e di­rit­to del­la fi­lia­zio­ne), in vi­go­re dal 1° gen. 2013 (RU 2011 725; FF 2006 6391).

Art. 532488  

III. Or­di­ne del­la ri­du­zio­ne

 

1 Sog­giac­cio­no al­la ri­du­zio­ne, nel se­guen­te or­di­ne, fin­ché sia rein­te­gra­ta la le­git­ti­ma:

1.
gli ac­qui­sti a cau­sa di mor­te ri­sul­tan­ti dal­la leg­ge;
2.
le li­be­ra­li­tà a cau­sa di mor­te;
3.
le li­be­ra­li­tà fra vi­vi.

2 Le li­be­ra­li­tà fra vi­vi so­no ri­dot­te nell’or­di­ne se­guen­te:

1.
le li­be­ra­li­tà con­ces­se me­dian­te con­ven­zio­ne ma­tri­mo­nia­le o con­ven­zio­ne pa­tri­mo­nia­le di cui è te­nu­to con­to per il cal­co­lo del­le por­zio­ni le­git­ti­me;
2.
le li­be­ra­li­tà li­be­ra­men­te re­vo­ca­bi­li e le pre­sta­zio­ni del­la pre­vi­den­za in­di­vi­dua­le vin­co­la­ta, nel­la stes­sa pro­por­zio­ne;
3.
le al­tre li­be­ra­li­tà, pro­ce­den­do dal­la più re­cen­te al­la più re­mo­ta.

488 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I del­la LF del 18 dic. 2020 (Di­rit­to suc­ces­so­rio), in vi­go­re dal 1° gen. 2023 (RU 2021 312; FF 2018 4901).

Art. 533  

IV. Pre­scri­zio­ne dell’azio­ne

 

1 L’azio­ne di ri­du­zio­ne si pre­scri­ve col de­cor­so di un an­no dal mo­men­to in cui gli ere­di han­no co­no­sciu­to la le­sio­ne dei lo­ro di­rit­ti, ed in ogni ca­so col de­cor­so di die­ci an­ni com­pu­ta­ti, per le di­spo­si­zio­ni te­sta­men­ta­rie, dal mo­men­to del­la lo­ro pub­bli­ca­zio­ne e per le al­tre li­be­ra­li­tà dal­la mor­te del di­spo­nen­te.

2 Qua­lo­ra una di­spo­si­zio­ne an­te­rio­re sia di­ven­ta­ta va­li­da per l’an­nul­la­men­to di una po­ste­rio­re, i ter­mi­ni de­cor­ro­no dal mo­men­to del­la di­chia­ra­zio­ne di nul­li­tà.

3 Il di­rit­to al­la ri­du­zio­ne può sem­pre es­se­re op­po­sto in via di ec­ce­zio­ne.

Capo settimo: Delle azioni derivanti dai contratti successori

Art. 534  

A. Tra­pas­so dei be­ni tra vi­vi

 

1 L’ere­de con­trat­tua­le a cui il di­spo­nen­te pri­ma di mo­ri­re ha tra­sfe­ri­to il pos­ses­so dei suoi be­ni, ne può far com­pi­la­re l’in­ven­ta­rio per at­to pub­bli­co.

2 Qua­lo­ra il di­spo­nen­te non ab­bia tra­sfe­ri­to tut­ti i suoi be­ni o ne ab­bia in se­gui­to ac­qui­si­ti di nuo­vi, il con­trat­to non si esten­de che ai be­ni ef­fet­ti­va­men­te tra­sfe­ri­ti, sal­vo con­tra­ria di­spo­si­zio­ne.

3 Ove la con­se­gna sia av­ve­nu­ta in vi­ta del di­spo­nen­te, i di­rit­ti e le ob­bli­ga­zio­ni de­ri­van­ti dal con­trat­to pas­sa­no, sal­vo di­spo­si­zio­ne con­tra­ria, agli ere­di dell’isti­tui­to.

Art. 535  

B. Con­gua­gli in ca­so di ri­nun­cia

I. Ri­du­zio­ne

 

1 I coe­re­di pos­so­no do­man­da­re la ri­du­zio­ne del­le pre­sta­zio­ni ec­ce­den­ti la por­zio­ne di­spo­ni­bi­le che il di­spo­nen­te aves­se fat­to in vi­ta ad un ere­de ri­nun­cian­te.

2 La di­spo­si­zio­ne è sog­get­ta al­la ri­du­zio­ne so­lo per l’im­por­to che ec­ce­de la por­zio­ne le­git­ti­ma del ri­nun­cian­te.

3 Le pre­sta­zio­ni so­no im­pu­ta­te se­con­do le nor­me pre­scrit­te per la col­la­zio­ne.

Art. 536  

II. Re­sti­tu­zio­ne

 

Il ri­nun­cian­te che per ef­fet­to del­la ri­du­zio­ne sia ob­bli­ga­to a fa­re una re­sti­tu­zio­ne all’ere­di­tà può, a sua scel­ta, o ef­fet­tua­re la re­sti­tu­zio­ne, o ri­ser­va­re tut­ta la pre­sta­zio­ne nell’ere­di­tà e pren­de­re par­te al­la di­vi­sio­ne co­me se non aves­se ri­nun­cia­to.

Parte seconda: Della devoluzione dell’eredità

Titolo quindicesimo: Dell’apertura della successione

Art. 537  

A. Mo­men­to dell’aper­tu­ra

 

1 La suc­ces­sio­ne si apre con la mor­te di chi la­scia l’ere­di­tà.

2 Le li­be­ra­li­tà e le di­vi­sio­ni ef­fet­tua­te in vi­ta del de­fun­to, in quan­to in­te­res­sa­no il di­rit­to di suc­ces­sio­ne, so­no con­si­de­ra­te se­con­do lo sta­to in cui l’ere­di­tà si tro­va al mo­men­to del­la mor­te.

Art. 538  

B.

 

1 La suc­ces­sio­ne si apre per l’in­tie­ro pa­tri­mo­nio nel luo­go di ul­ti­mo do­mi­ci­lio del de­fun­to.

2490

490 Abro­ga­to dall’all. n. 2 del­la L del 24 mar. 2000 sul fo­ro, con ef­fet­to dal 1° gen. 2001 (RU 20002355; FF 19992427).

Art. 539  

C. Ere­de

I. Ca­pa­ci­tà di ri­ce­ve­re

1. Per­so­na­li­tà

 

1 Qua­lun­que per­so­na che non ne sia le­gal­men­te di­chia­ra­ta in­ca­pa­ce può suc­ce­de­re per leg­ge o per di­spo­si­zio­ne a cau­sa di mor­te.

2 Le li­be­ra­li­tà fat­te per uno sco­po de­ter­mi­na­to ad una plu­ra­li­tà di per­so­ne che non co­sti­tui­sce per­so­na giu­ri­di­ca, so­no ac­qui­si­te al­le sin­go­le per­so­ne che vi ap­par­ten­go­no, per es­se­re ap­pli­ca­te al fi­ne sta­bi­li­to dal di­spo­nen­te, ed ove ciò non sia fat­ti­bi­le, val­go­no co­me fon­da­zio­ne.

Art. 540  

2. In­de­gni­tà

a. Cau­se

 

1 È in­de­gno di suc­ce­de­re e di ri­ce­ve­re al­cu­na co­sa per di­spo­si­zio­ne a cau­sa di mor­te:

1.
chi vo­lon­ta­ria­men­te ed il­le­ci­ta­men­te ha ca­gio­na­to o ten­ta­to di ca­gio­na­re la mor­te del de­fun­to;
2.
chi vo­lon­ta­ria­men­te ed il­le­ci­ta­men­te lo ha po­sto in sta­to per­ma­nen­te d’in­ca­pa­ci­tà di di­spor­re;
3.
chi me­dian­te do­lo, mi­nac­cia o vio­len­za lo ha in­dot­to a fa­re o re­vo­ca­re, o lo ha im­pe­di­to di fa­re o di re­vo­ca­re una di­spo­si­zio­ne a cau­sa di mor­te;
4.
chi vo­lon­ta­ria­men­te ed il­le­ci­ta­men­te ha sop­pres­so o di­strut­to una di­spo­si­zio­ne a cau­sa di mor­te in cir­co­stan­ze ta­li che il de­fun­to non l’ha più po­tu­ta ri­fa­re.

2 L’in­de­gni­tà ces­sa quan­do il te­sta­to­re ab­bia per­do­na­to all’in­de­gno.

Art. 541  

b. Ef­fet­ti pei di­scen­den­ti

 

1 L’in­ca­pa­ci­tà esi­ste so­lo per la per­so­na in­de­gna.

2 I suoi di­scen­den­ti ere­di­ta­no dal de­fun­to co­me se l’in­de­gno fos­se pre­mor­to.

Art. 542  

II. So­prav­vi­ven­za al de­fun­to

1. Per l’ere­de

 

1 Per rac­co­glie­re una suc­ces­sio­ne, l’ere­de de­ve vi­ve­re ed es­se­re ca­pa­ce di suc­ce­de­re al mo­men­to dell’aper­tu­ra del­la suc­ces­sio­ne stes­sa.

2 I di­rit­ti dell’ere­de mor­to do­po l’aper­tu­ra del­la suc­ces­sio­ne pas­sa­no agli ere­di di lui.

Art. 543  

2. Per il le­ga­ta­rio

 

1 Il le­ga­ta­rio ac­qui­sta il di­rit­to al­la co­sa le­ga­ta se è vi­vo e ca­pa­ce di suc­ce­de­re al mo­men­to dell’aper­tu­ra del­la suc­ces­sio­ne.

2 Se pre­muo­re al di­spo­nen­te, il le­ga­to de­ca­de a fa­vo­re di co­lui che era te­nu­to a sod­di­sfar­lo, ec­cet­to­ché una di­ver­sa in­ten­zio­ne non ri­sul­ti dal­la di­spo­si­zio­ne.

Art. 544  

3. In­fan­te con­ce­pi­to

 

1 L’in­fan­te è ca­pa­ce di suc­ce­de­re fin dal mo­men­to del con­ce­pi­men­to, a con­di­zio­ne che na­sca vi­vo.

1bis Se ne­ces­sa­rio per la tu­te­la de­gli in­te­res­si dell’in­fan­te con­ce­pi­to, l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne dei mi­no­ri isti­tui­sce una cu­ra­te­la.491

2 Se na­sce mor­to, l’in­fan­te non è con­si­de­ra­to ere­de.492

491 In­tro­dot­to dal n. I 2 del­la LF del 19 dic. 2008 (Pro­te­zio­ne de­gli adul­ti, di­rit­to del­le per­so­ne e di­rit­to del­la fi­lia­zio­ne), in vi­go­re dal 1° gen. 2013 (RU 2011 725; FF 2006 6391).

492 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I 2 del­la LF del 19 dic. 2008 (Pro­te­zio­ne de­gli adul­ti, di­rit­to del­le per­so­ne e di­rit­to del­la fi­lia­zio­ne), in vi­go­re dal 1° gen. 2013 (RU 2011 725; FF 2006 6391).

Art. 545  

4. Ere­di so­sti­tui­ti

 

1 Me­dian­te so­sti­tu­zio­ne nell’ere­di­tà o nel le­ga­to, l’ere­di­tà, od una co­sa ad es­sa spet­tan­te, può es­se­re at­tri­bui­ta a per­so­na non an­co­ra vi­ven­te al mo­men­to dell’aper­tu­ra del­la suc­ces­sio­ne.

2 Non es­sen­do de­si­gna­to un pri­mo ere­de, si con­si­de­ra co­me ta­le l’ere­de le­git­ti­mo.

Art. 546  

D. Scom­par­sa

I. Suc­ces­sio­ne di uno scom­par­so

1. Im­mis­sio­ne in pos­ses­so e ga­ran­zie

 

1 Gli ere­di e le­ga­ta­ri che ot­ten­go­no l’im­mis­sio­ne in pos­ses­so dei be­ni una per­so­na scom­par­sa de­vo­no pri­ma for­ni­re ga­ran­zia per la re­sti­tu­zio­ne al­lo scom­par­so me­de­si­mo o ad al­tri che vi ab­bia­no un di­rit­to pre­va­len­te.

2 Nel ca­so di per­so­na spa­ri­ta in pe­ri­co­lo im­mi­nen­te di mor­te, le ga­ran­zie sa­ran­no for­ni­te per cin­que an­ni; nel ca­so di as­sen­za sen­za no­ti­zie, per quin­di­ci an­ni; non mai pe­rò ol­tre il gior­no in cui lo scom­par­so avreb­be com­piu­to gli an­ni cen­to.

3 I cin­que an­ni de­cor­ro­no dall’im­mis­sio­ne in pos­ses­so ed i quin­di­ci dall’ul­ti­ma no­ti­zia.

Art. 547  

2. Ri­com­par­sa del­la per­so­na e re­sti­tu­zio­ne

 

1 Se lo scom­par­so ri­com­pa­re o se dei ter­zi fan­no va­le­re di­rit­ti pre­va­len­ti, le per­so­ne im­mes­se in pos­ses­so so­no ob­bli­ga­te di re­sti­tui­re l’ere­di­tà se­con­do le nor­me del pos­ses­so.

2 Se so­no in buo­na fe­de, ri­man­go­no ob­bli­ga­te ver­so i ter­zi che han­no di­rit­ti pre­va­len­ti, so­lo du­ran­te il ter­mi­ne per la pe­ti­zio­ne di ere­di­tà.

Art. 548  

II. Suc­ces­sio­ne de­vo­lu­ta al­lo scom­par­so

 

1 Qua­lo­ra un ere­de sia spa­ri­to e non si pos­sa for­ni­re la pro­va che al mo­men­to dell’aper­ta suc­ces­sio­ne sia vi­vo o sia mor­to, la sua par­te d’ere­di­tà è sot­to­po­sta all’am­mi­ni­stra­zio­ne d’of­fi­cio.

2 Co­lo­ro a cui la quo­ta dell’ere­de spa­ri­to sa­reb­be per­ve­nu­ta in di lui ve­ce, pos­so­no, un an­no do­po la sua di­spa­ri­zio­ne in im­mi­nen­te pe­ri­co­lo di mor­te, o cin­que an­ni do­po la sua ul­ti­ma no­ti­zia, do­man­da­re al giu­di­ce la di­chia­ra­zio­ne del­la sua scom­par­sa e quin­di l’im­mis­sio­ne nel pos­ses­so del­la sua quo­ta.

3 La con­se­gna del­la quo­ta d’ere­di­tà si fa se­con­do le nor­me per la con­se­gna agli ere­di del­lo scom­par­so.

Art. 549  

III. Rap­por­ti fra i due ca­si

 

1 Quan­do gli ere­di di una per­so­na scom­par­sa ab­bia­no già ot­te­nu­to la con­se­gna dei suoi be­ni ed al­la stes­sa per­ven­ga un’ere­di­tà, i di lei coe­re­di pos­so­no ot­te­ne­re la con­se­gna dei be­ni ad es­sa de­vo­lu­ti, sen­za nuo­va di­chia­ra­zio­ne di scom­par­sa.

2 Pa­ri­men­ti gli ere­di di una per­so­na spa­ri­ta pos­so­no pre­va­ler­si del­la di­chia­ra­zio­ne di scom­par­sa ot­te­nu­ta dai suoi coe­re­di.

Art. 550  

IV. Pro­ce­du­ra d’uf­fi­cio

 

1 Quan­do l’am­mi­ni­stra­zio­ne d’of­fi­cio dei be­ni di una per­so­na spa­ri­ta sia du­ra­ta die­ci an­ni, o que­sta per­so­na ab­bia com­piu­to i cen­to an­ni, l’au­to­ri­tà com­pe­ten­te pro­muo­ve avan­ti il giu­di­ce la pro­ce­du­ra per la di­chia­ra­zio­ne di scom­par­sa.

2 Se nes­sun aven­te di­rit­to si an­nun­cia nel ter­mi­ne in­di­ca­to, l’ere­di­tà è de­vo­lu­ta all’en­te pub­bli­co chia­ma­to al­la suc­ces­sio­ne, o se lo scom­par­so non eb­be mai do­mi­ci­lio nel­la Sviz­ze­ra al Can­to­ne di at­ti­nen­za.

3 Que­sti ri­man­go­no re­spon­sa­bi­li del­la re­sti­tu­zio­ne ver­so lo scom­par­so o ver­so i ter­zi che han­no di­rit­ti pre­va­len­ti, co­me gli ere­di im­mes­si nel pos­ses­so.

Titolo sedicesimo: Degli effetti della devoluzione

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