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Capo terzo: Della protezione dalle disdette in materia di locazione di locali d’abitazione e commerciali

Art. 271  

A. Con­te­sta­bi­li­tà del­la di­sdet­ta

I. In ge­ne­re

 

1 La di­sdet­ta può es­se­re con­te­sta­ta se con­tra­ria al­le re­go­le del­la buo­na fe­de.

2 La par­te che dà la di­sdet­ta de­ve mo­ti­var­la a ri­chie­sta dell’al­tra.

Art. 271a  

II. Di­sdet­ta da par­te del lo­ca­to­re

 

1 La di­sdet­ta può es­se­re con­te­sta­ta in par­ti­co­la­re se da­ta dal lo­ca­to­re:

a.
poi­ché il con­dut­to­re fa va­le­re in buo­na fe­de pre­te­se de­ri­van­ti­gli dal­la lo­ca­zio­ne;
b.
al­lo sco­po di im­por­re una mo­di­fi­ca­zio­ne uni­la­te­ra­le del con­trat­to sfa­vo­re­vo­le al con­dut­to­re o un ade­gua­men­to del­la pi­gio­ne;
c.
esclu­si­va­men­te per in­dur­re il con­dut­to­re ad ac­qui­sta­re l’abi­ta­zio­ne lo­ca­ta;
d.
du­ran­te un pro­ce­di­men­to di con­ci­lia­zio­ne o giu­di­zia­rio in re­la­zio­ne con la lo­ca­zio­ne, sem­pre­ché il con­dut­to­re non l’ab­bia in­tra­pre­so in ma­nie­ra abu­si­va;
e.
nei tre an­ni sus­se­guen­ti al­la fi­ne di un pro­ce­di­men­to di con­ci­lia­zio­ne o giu­di­zia­rio in re­la­zio­ne con la lo­ca­zio­ne e nel cor­so del qua­le il lo­ca­to­re:
1.
è ri­sul­ta­to am­pia­men­te soc­com­ben­te;
2.
ha ri­ti­ra­to o sen­si­bil­men­te ri­dot­to le sue pre­te­se o con­clu­sio­ni;
3.
ha ri­nun­cia­to ad adi­re il giu­di­ce;
4.
ha con­clu­so una tran­sa­zio­ne con il con­dut­to­re o si è co­mun­que ac­cor­da­to con lui.
f.
per mu­ta­men­ti nel­la si­tua­zio­ne fa­mi­lia­re del con­dut­to­re che non com­por­ta­no svan­tag­gi es­sen­zia­li per il lo­ca­to­re.

2 Il ca­po­ver­so 1 let­te­ra e si ap­pli­ca an­che quan­do il con­dut­to­re può pro­va­re con do­cu­men­ti scrit­ti di es­ser­si ac­cor­da­to con il lo­ca­to­re, fuo­ri di un pro­ce­di­men­to di con­ci­lia­zio­ne o giu­di­zia­rio, cir­ca una pre­te­sa de­ri­van­te dal­la lo­ca­zio­ne.

3 Le let­te­re d ed e del ca­po­ver­so 1 non si ap­pli­ca­no se è sta­ta da­ta di­sdet­ta:

a.
per­ché la co­sa lo­ca­ta oc­cor­re al fab­bi­so­gno per­so­na­le ur­gen­te del lo­ca­to­re, dei suoi stret­ti pa­ren­ti o af­fi­ni;
b.
per mo­ra del con­dut­to­re (art. 257d);
c.
per vio­la­zio­ne gra­ve dell’ob­bli­go di di­li­gen­za e di ri­guar­do per i vi­ci­ni (art. 257f cpv. 3 e 4);
d.
in se­gui­to all’alie­na­zio­ne del­la co­sa lo­ca­ta (art. 261 cpv. 2);
e.
per mo­ti­vi gra­vi (art. 266g);
f.
per fal­li­men­to del con­dut­to­re (art. 266h).
Art. 272  

B. Pro­tra­zio­ne del­la lo­ca­zio­ne

I. Di­rit­to del con­dut­to­re

 

1 Il con­dut­to­re può esi­ge­re la pro­tra­zio­ne del­la lo­ca­zio­ne se la fi­ne del­la me­de­si­ma pro­du­ce per lui o per la sua fa­mi­glia ef­fet­ti gra­vo­si che nem­me­no si giu­sti­fi­ca­no te­nen­do con­to de­gli in­te­res­si del lo­ca­to­re.

2 L’au­to­ri­tà com­pe­ten­te pon­de­ra gli in­te­res­si del­le par­ti te­nen­do se­gna­ta­men­te con­to:

a.
del­le cir­co­stan­ze che han­no de­ter­mi­na­to la con­clu­sio­ne del con­trat­to e del con­te­nu­to del con­trat­to;
b.
del­la du­ra­ta del­la lo­ca­zio­ne;
c.
del­la si­tua­zio­ne per­so­na­le, fa­mi­lia­re ed eco­no­mi­ca del­le par­ti e del lo­ro com­por­ta­men­to;
d.
dell’even­tua­le fab­bi­so­gno del lo­ca­to­re o dei suoi stret­ti pa­ren­ti od af­fi­ni, co­me pu­re dell’ur­gen­za di sif­fat­to fab­bi­so­gno;
e.
del­la si­tua­zio­ne sul mer­ca­to lo­ca­le de­gli al­log­gi e dei lo­ca­li com­mer­cia­li.

3 Se è chie­sta una se­con­da pro­tra­zio­ne, l’au­to­ri­tà com­pe­ten­te con­si­de­ra an­che se il con­dut­to­re ha in­tra­pre­so quan­to si po­te­va ra­gio­ne­vol­men­te pre­ten­de­re da lui per por­re ri­me­dio agli ef­fet­ti gra­vo­si.

Art. 272a  

II. Esclu­sio­ne del­la pro­tra­zio­ne

 

1 La pro­tra­zio­ne è esclu­sa se è sta­ta da­ta di­sdet­ta:

a.
per mo­ra del con­dut­to­re (art. 257d);
b.
per vio­la­zio­ne gra­ve dell’ob­bli­go di di­li­gen­za e di ri­guar­do per i vi­ci­ni (art. 257f cpv. 3 e 4);
c.
per fal­li­men­to del con­dut­to­re (art. 266h);
d.
di un con­trat­to di lo­ca­zio­ne che, in vi­sta di im­mi­nen­ti la­vo­ri di tra­sfor­ma­zio­ne o de­mo­li­zio­ne, è sta­to espres­sa­men­te con­clu­so sol­tan­to per il tem­po in­ter­cor­ren­te fi­no all’ini­zio del­la co­stru­zio­ne o fi­no all’ot­te­ni­men­to del­la re­la­ti­va li­cen­za.

2 Di re­go­la, la pro­tra­zio­ne è esclu­sa se il lo­ca­to­re of­fre al con­dut­to­re al­tri lo­ca­li d’abi­ta­zio­ne o com­mer­cia­li equi­va­len­ti.

Art. 272b  

III. Du­ra­ta del­la pro­tra­zio­ne

 

1 La lo­ca­zio­ne di abi­ta­zio­ni può es­se­re pro­trat­ta per quat­tro an­ni al mas­si­mo, quel­la di lo­ca­li com­mer­cia­li per sei an­ni. En­tro que­sti li­mi­ti pos­so­no es­se­re ac­cor­da­te una o due pro­tra­zio­ni.

2 Se la pro­tra­zio­ne è pat­tui­ta dal­le par­ti, que­sti li­mi­ti non val­go­no e il con­dut­to­re può ri­nun­cia­re a una se­con­da pro­tra­zio­ne.

Art. 272c  

IV. Va­li­di­tà ul­te­rio­re del­la lo­ca­zio­ne

 

1 Cia­scu­na par­te può chie­de­re che, nel­la de­ci­sio­ne di pro­tra­zio­ne, il con­trat­to ven­ga ade­gua­to al­la nuo­va si­tua­zio­ne.

2 Se non è sta­to mo­di­fi­ca­to nel­la de­ci­sio­ne di pro­tra­zio­ne, il con­trat­to per­ma­ne va­li­do sen­za al­cun cam­bia­men­to du­ran­te la pro­tra­zio­ne; so­no sal­ve le pos­si­bi­li­tà le­ga­li d’ade­gua­men­to.

Art. 272d  

V. Di­sdet­ta du­ran­te la pro­tra­zio­ne

 

Se la de­ci­sio­ne di pro­tra­zio­ne o le par­ti non di­spon­go­no al­tri­men­ti, il con­dut­to­re può da­re la di­sdet­ta:

a.
con pre­av­vi­so di un me­se per la fi­ne di un me­se, se la pro­tra­zio­ne non è su­pe­rio­re a un an­no;
b.
con pre­av­vi­so di tre me­si per una sca­den­za le­ga­le, se la pro­tra­zio­ne è su­pe­rio­re a un an­no.
Art. 273  

C. Ter­mi­ni e pro­ce­du­ra

 

1 La par­te che in­ten­de con­te­sta­re la di­sdet­ta de­ve pre­sen­ta­re la ri­chie­sta all’au­to­ri­tà di con­ci­lia­zio­ne en­tro 30 gior­ni dal ri­ce­vi­men­to del­la di­sdet­ta.

2 Il con­dut­to­re che in­ten­de do­man­da­re la pro­tra­zio­ne del­la lo­ca­zio­ne de­ve pre­sen­ta­re la ri­chie­sta all’au­to­ri­tà di con­ci­lia­zio­ne:

a.
per le lo­ca­zio­ni a tem­po in­de­ter­mi­na­to, en­tro 30 gior­ni dal ri­ce­vi­men­to del­la di­sdet­ta;
b.
per le lo­ca­zio­ni a tem­po de­ter­mi­na­to, al più tar­di 60 gior­ni pri­ma del­la sca­den­za del con­trat­to.

3 Il con­dut­to­re che in­ten­de do­man­da­re una se­con­da pro­tra­zio­ne de­ve pre­sen­ta­re la ri­chie­sta all’au­to­ri­tà di con­ci­lia­zio­ne al più tar­di 60 gior­ni pri­ma del­la sca­den­za del­la pro­tra­zio­ne ini­zia­le.

4 La pro­ce­du­ra da­van­ti all’au­to­ri­tà di con­ci­lia­zio­ne è ret­ta dal CPC104.105

5 L’au­to­ri­tà com­pe­ten­te, qua­lo­ra re­spin­ga una ri­chie­sta del con­dut­to­re con­cer­nen­te la con­te­sta­zio­ne del­la di­sdet­ta, esa­mi­na d’uf­fi­cio se la lo­ca­zio­ne pos­sa es­se­re pro­trat­ta.106

104 RS 272

105 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. 1 n. II 5 del Co­di­ce di pro­ce­du­ra ci­vi­le del 19 dic. 2008, in vi­go­re dal 1° gen. 2011 (RU 2010 1739; FF 2006 6593).

106 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. 1 n. II 5 del Co­di­ce di pro­ce­du­ra ci­vi­le del 19 dic. 2008, in vi­go­re dal 1° gen. 2011 (RU 2010 1739; FF 2006 6593).

Art. 273a  

D. Abi­ta­zio­ni fa­mi­lia­ri

 

1 Se la co­sa lo­ca­ta fun­ge da abi­ta­zio­ne fa­mi­lia­re, an­che il co­niu­ge del con­dut­to­re può con­te­sta­re la di­sdet­ta, chie­de­re la pro­tra­zio­ne del­la lo­ca­zio­ne ed eser­ci­ta­re tut­ti gli al­tri di­rit­ti che com­pe­to­no al con­dut­to­re in ca­so di di­sdet­ta.

2 Le con­ven­zio­ni con­cer­nen­ti la pro­tra­zio­ne del­la lo­ca­zio­ne so­no va­li­de sol­tan­to se con­clu­se con am­be­due i co­niu­gi.

3 Il pre­sen­te ar­ti­co­lo si ap­pli­ca per ana­lo­gia ai part­ner re­gi­stra­ti.107

107 In­tro­dot­to dall’all. n. 11 del­la L del 18 giu. 2004 sull’unio­ne do­me­sti­ca re­gi­stra­ta, in vi­go­re dal 1° gen. 2007 (RU 2005 5685; FF 2003 1165).

Art. 273b  

E. Su­blo­ca­zio­ne

 

1 Le di­spo­si­zio­ni del pre­sen­te ca­po so­no ap­pli­ca­bi­li al­la su­blo­ca­zio­ne, sem­pre­ché non sia sciol­ta la lo­ca­zio­ne prin­ci­pa­le. La pro­tra­zio­ne è pos­si­bi­le sol­tan­to per la du­ra­ta del­la lo­ca­zio­ne prin­ci­pa­le.

2 Se la su­blo­ca­zio­ne è in­te­sa prin­ci­pal­men­te ad elu­de­re le di­spo­si­zio­ni sul­la pro­te­zio­ne dal­le di­sdet­te, il sub­con­dut­to­re be­ne­fi­cia di que­sta pro­te­zio­ne sen­za ri­guar­do al­la lo­ca­zio­ne prin­ci­pa­le. In ca­so di di­sdet­ta del­la lo­ca­zio­ne prin­ci­pa­le, il lo­ca­to­re è sur­ro­ga­to al con­dut­to­re nel con­trat­to con il sub­con­dut­to­re.

Art. 273c  

F. Di­spo­si­zio­ni im­pe­ra­ti­ve

 

1 Il con­dut­to­re può ri­nun­cia­re ai di­rit­ti con­fe­ri­ti­gli dal pre­sen­te ca­po sol­tan­to se pre­vi­sto espres­sa­men­te da que­st’ul­ti­mo.

2 Le con­ven­zio­ni con­tra­rie so­no nul­le.

Capo quarto: …

Art. 274a274g108  
 

108 Abro­ga­ti dall’all. 1 n. II 5 del Co­di­ce di pro­ce­du­ra ci­vi­le del 19 dic. 2008, con ef­fet­to dal 1° gen. 2011 (RU 2010 1739; FF 2006 6593).

Titolo ottavo : Dell’affittobis109

109Introdotto dal n. I della LF del 15 dic. 1989, in vigore dal 1° lug. 1990 (RU 1990 802; FF 1985 I 1202). Vedi anche le disp. fin. dei tit. VIII e VIIIbis art. 5, alla fine del presente Codice.

Art. 275  

A. De­fi­ni­zio­ne e cam­po d’ap­pli­ca­zio­ne

I. De­fi­ni­zio­ne

 

L’af­fit­to è il con­trat­to per cui il lo­ca­to­re si ob­bli­ga a con­ce­de­re all’af­fit­tua­rio una co­sa o un di­rit­to pro­dut­ti­vi di uti­li­tà per­ché ne usi e rac­col­ga i frut­ti ed i pro­ven­ti, e l’af­fit­tua­rio si ob­bli­ga a pa­gar­gli in cor­ri­spet­ti­vo un fit­to.

Art. 276  

II. Cam­po d’ap­pli­ca­zio­ne

1. Lo­ca­li d’abi­ta­zio­ne e com­mer­cia­li

 

Le di­spo­si­zio­ni con­cer­nen­ti l’af­fit­to di lo­ca­li d’abi­ta­zio­ne e com­mer­cia­li si ap­pli­ca­no pa­ri­men­ti al­le co­se con­ces­se in uso e go­di­men­to con que­sti lo­ca­li.

Art. 276a  

2. Af­fit­to agri­co­lo

 

1 In quan­to pre­ve­da di­spo­si­zio­ni spe­cia­li, la leg­ge fe­de­ra­le del 4 ot­to­bre 1985110 sull’af­fit­to agri­co­lo si ap­pli­ca all’af­fit­to di azien­de agri­co­le o di fon­di adi­bi­ti all’agri­col­tu­ra.

2 Per il re­sto si ap­pli­ca il pre­sen­te Co­di­ce, ad ec­ce­zio­ne del­le di­spo­si­zio­ni con­cer­nen­ti l’af­fit­to di lo­ca­li d’abi­ta­zio­ne e com­mer­cia­li.111

110RS 221.213.2

111 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. 1 n. II 5 del Co­di­ce di pro­ce­du­ra ci­vi­le del 19 dic. 2008, in vi­go­re dal 1° gen. 2011 (RU 2010 1739; FF 2006 6593).

Art. 277  

B. In­ven­ta­rio

 

Se l’af­fit­to com­pren­de at­trez­zi, be­stia­me o prov­vi­gio­ni (scor­te), cia­scu­na del­le par­ti de­ve ri­la­scia­re all’al­tra un esat­to in­ven­ta­rio con la pro­pria fir­ma e par­te­ci­pa­re ad una sti­ma co­mu­ne di ta­li og­get­ti.

Art. 278  

C. Ob­bli­ghi del lo­ca­to­re

I. Con­se­gna del­la co­sa

 

1 Il lo­ca­to­re de­ve con­se­gna­re la co­sa nel mo­men­to pat­tui­to, in sta­to ido­neo all’uti­liz­za­zio­ne e al­lo sfrut­ta­men­to cui è de­sti­na­ta.

2 Se al­la fi­ne dell’af­fit­to pre­ce­den­te è sta­to ste­so un pro­ces­so ver­ba­le sul­lo sta­to del­la co­sa, il lo­ca­to­re de­ve dar­ne vi­sio­ne al nuo­vo af­fit­tua­rio, a sua do­man­da, al mo­men­to del­la con­se­gna del­la co­sa.

3 L’af­fit­tua­rio può al­tre­sì chie­de­re che gli sia co­mu­ni­ca­to l’am­mon­ta­re del fit­to del pre­ce­den­te con­trat­to.

Art. 279  

II. Gran­di ri­pa­ra­zio­ni

 

Il lo­ca­to­re de­ve ese­gui­re a sue spe­se le gran­di ri­pa­ra­zio­ni che du­ran­te l’af­fit­to si ren­do­no ne­ces­sa­rie al­la co­sa af­fit­ta­ta, ap­pe­na l’af­fit­tua­rio glie­ne ha in­di­ca­ta la ne­ces­si­tà.

Art. 280  

III. Tri­bu­ti pub­bli­ci e one­ri

 

Il lo­ca­to­re sot­to­stà ai tri­bu­ti pub­bli­ci e agli one­ri che gra­va­no sul­la co­sa af­fit­ta­ta.

Art. 281  

D. Ob­bli­ghi dell’af­fit­tua­rio

I. Pa­ga­men­to del fit­to e del­le spe­se ac­ces­so­rie

1. In ge­ne­re

 

1 L’af­fit­tua­rio è te­nu­to a pa­ga­re il fit­to e, se del ca­so, le spe­se ac­ces­so­rie al­la fi­ne di un an­no di af­fit­to, ma al più tar­di al­la fi­ne dell’af­fit­to, sal­vo pat­to o usi lo­ca­li con­tra­ri.

2 Per le spe­se ac­ces­so­rie si ap­pli­ca l’ar­ti­co­lo 257a.

Art. 282  

2. Mo­ra dell’af­fit­tua­rio

 

1 Quan­do, do­po la con­se­gna del­la co­sa, l’af­fit­tua­rio sia in mo­ra al pa­ga­men­to del fit­to o del­le spe­se ac­ces­so­rie sca­du­ti, il lo­ca­to­re può fis­sar­gli per scrit­to un ter­mi­ne di 60 gior­ni al­me­no per il pa­ga­men­to e av­ver­tir­lo che, sca­du­to in­frut­tuo­sa­men­te que­sto ter­mi­ne, il rap­por­to d’af­fit­to sa­rà di­sdet­to.

2 Se l’af­fit­tua­rio non pa­ga en­tro il ter­mi­ne fis­sa­to, il lo­ca­to­re può re­ce­de­re dal con­trat­to sen­za pre­av­vi­so; nel ca­so di lo­ca­li d’abi­ta­zio­ne o com­mer­cia­li, con pre­av­vi­so di 30 gior­ni al­me­no per la fi­ne di un me­se.

Art. 283  

II. Di­li­gen­za, ri­guar­do per i vi­ci­ni e tol­le­ran­za

1. Di­li­gen­za e ri­guar­do per i vi­ci­ni

 

1 L’af­fit­tua­rio de­ve am­mi­ni­stra­re di­li­gen­te­men­te la co­sa in con­for­mi­tà al­la sua de­sti­na­zio­ne, e spe­cial­men­te aver cu­ra del­la pro­dut­ti­vi­tà av­ve­ni­re.

2 L’af­fit­tua­rio di un im­mo­bi­le de­ve usa­re ri­guar­do ver­so gli abi­tan­ti del­la ca­sa e ver­so i vi­ci­ni.

Art. 284  

2. Ma­nu­ten­zio­ne or­di­na­ria

 

1 L’af­fit­tua­rio de­ve prov­ve­de­re all’or­di­na­ria ma­nu­ten­zio­ne del­la co­sa.

2 Egli de­ve prov­ve­de­re al­le pic­co­le ri­pa­ra­zio­ni in con­for­mi­tà de­gli usi lo­ca­li e so­sti­tui­re gli uten­si­li e le at­trez­za­tu­re di po­co va­lo­re pe­ri­ti per ve­tu­stà o per l’uso.

Art. 285  

3. Vio­la­zio­ne de­gli ob­bli­ghi

 

1 Qua­lo­ra la con­ti­nua­zio­ne del rap­por­to d’af­fit­to non pos­sa più es­se­re ra­gio­ne­vol­men­te im­po­sta al lo­ca­to­re o agli abi­tan­ti del­la ca­sa per­ché, no­no­stan­te dif­fi­da scrit­ta del lo­ca­to­re, l’af­fit­tua­rio per­si­ste nel vio­la­re l’ob­bli­go di di­li­gen­za, di ri­guar­do per i vi­ci­ni o di ma­nu­ten­zio­ne, il lo­ca­to­re può re­ce­de­re dal con­trat­to sen­za pre­av­vi­so; nel ca­so di af­fit­to di lo­ca­li d’abi­ta­zio­ne o com­mer­cia­li, con pre­av­vi­so di 30 gior­ni al­me­no per la fi­ne di un me­se.

2 Il lo­ca­to­re di lo­ca­li d’abi­ta­zio­ne o com­mer­cia­li può pe­rò re­ce­de­re dal con­trat­to sen­za pre­av­vi­so se l’af­fit­tua­rio de­te­rio­ra in­ten­zio­nal­men­te e gra­ve­men­te la co­sa.

Art. 286  

III. Av­vi­so al lo­ca­to­re

 

1 Se si ren­do­no ne­ces­sa­rie gran­di ri­pa­ra­zio­ni al­la co­sa af­fit­ta­ta, od un ter­zo ac­cam­pi di­rit­ti sul­la stes­sa, l’af­fit­tua­rio è te­nu­to a dar­ne pron­to av­vi­so al lo­ca­to­re.

2 L’af­fit­tua­rio è re­spon­sa­bi­le del dan­no ca­gio­na­to al lo­ca­to­re in ca­so d’omis­sio­ne dell’av­vi­so.

Art. 287  

IV. Tol­le­ran­za

 

1 L’af­fit­tua­rio è te­nu­to a tol­le­ra­re le gran­di ri­pa­ra­zio­ni ne­ces­sa­rie all’eli­mi­na­zio­ne dei di­fet­ti del­la co­sa, ov­ve­ro al­la ri­mo­zio­ne o al­la pre­ven­zio­ne dei dan­ni.

2 L’af­fit­tua­rio de­ve per­met­te­re al lo­ca­to­re l’ispe­zio­ne del­la co­sa nel­la mi­su­ra ne­ces­sa­ria al­la ma­nu­ten­zio­ne, al­la ven­di­ta o a un af­fit­to suc­ces­si­vo.

3 Il lo­ca­to­re de­ve an­nun­cia­re tem­pe­sti­va­men­te all’af­fit­tua­rio i la­vo­ri e le ispe­zio­ni e nell’ese­guir­li aver ri­guar­do per gli in­te­res­si di que­st’ul­ti­mo; al­le even­tua­li pre­te­se dell’af­fit­tua­rio di ri­du­zio­ne del fit­to e ri­sar­ci­men­to dei dan­ni so­no ap­pli­ca­bi­li per ana­lo­gia le di­spo­si­zio­ni in ma­te­ria di lo­ca­zio­ne (art. 259d e 259e).

Art. 288  

E. Di­rit­ti dell’af­fit­tua­rio in ca­so di ina­dem­pi­men­to del con­trat­to o di di­fet­ti del­la co­sa

 

1 Le di­spo­si­zio­ni in ma­te­ria di lo­ca­zio­ne (art. 258 e 259a–259i) so­no ap­pli­ca­bi­li per ana­lo­gia se:

a.
il lo­ca­to­re non con­se­gna la co­sa nel mo­men­to pat­tui­to o la con­se­gna con di­fet­ti;
b.
so­prav­ven­go­no di­fet­ti del­la co­sa che non so­no im­pu­ta­bi­li all’af­fit­tua­rio né so­no a suo ca­ri­co, op­pu­re que­sti è tur­ba­to nell’uso pat­tui­to del­la co­sa.

2 So­no nul­le le clau­so­le che de­ro­ga­no a svan­tag­gio dell’af­fit­tua­rio pre­vi­ste in:

a.
con­trat­ti sot­to for­ma di con­di­zio­ni ge­ne­ra­li pre­for­mu­la­te;
b.
con­trat­ti con­cer­nen­ti l’af­fit­to di lo­ca­li d’abi­ta­zio­ne o com­mer­cia­li.
Art. 289  

F. Mi­glio­rie e mo­di­fi­ca­zio­ni

I. Da par­te del lo­ca­to­re

 

1 Il lo­ca­to­re può pro­ce­de­re a mi­glio­rie o mo­di­fi­ca­zio­ni del­la co­sa sol­tan­to se pos­so­no es­se­re ra­gio­ne­vol­men­te im­po­ste all’af­fit­tua­rio e sem­pre­ché non sia già sta­ta da­ta di­sdet­ta.

2 Nell’ese­cu­zio­ne dei la­vo­ri, il lo­ca­to­re de­ve aver ri­guar­do per gli in­te­res­si dell’af­fit­tua­rio; al­le even­tua­li pre­te­se dell’af­fit­tua­rio di ri­du­zio­ne del fit­to e ri­sar­ci­men­to dei dan­ni so­no ap­pli­ca­bi­li per ana­lo­gia le di­spo­si­zio­ni in ma­te­ria di lo­ca­zio­ne (art. 259d e 259e).

Art. 289a  

II. Da par­te dell’af­fit­tua­rio

 

1 Sen­za il con­sen­so scrit­to del lo­ca­to­re l’af­fit­tua­rio non può:

a.
in­tro­dur­re nel go­ver­no del­la co­sa un cam­bia­men­to che pos­sa as­su­me­re un’im­por­tan­za es­sen­zia­le ol­tre la du­ra­ta dell’af­fit­to;
b.
in­tra­pren­de­re la­vo­ri di mi­glio­ria o mo­di­fi­ca­zio­ne che ol­tre­pas­si­no la ma­nu­ten­zio­ne or­di­na­ria del­la co­sa.

2 Il lo­ca­to­re, se ha con­sen­ti­to, può esi­ge­re il ri­pri­sti­no del­lo sta­to an­te­rio­re sol­tan­to se pat­tui­to per scrit­to.

3 Se il lo­ca­to­re non ha con­sen­ti­to per scrit­to a un cam­bia­men­to a’ sen­si del ca­po­ver­so 1 let­te­ra a e l’af­fit­tua­rio non ha ri­pri­sti­na­to lo sta­to an­te­rio­re en­tro con­gruo ter­mi­ne, il lo­ca­to­re può re­ce­de­re dal con­trat­to sen­za pre­av­vi­so; nel ca­so di lo­ca­li d’abi­ta­zio­ne e com­mer­cia­li, con pre­av­vi­so di 30 gior­ni al­me­no per la fi­ne di un me­se.

Art. 290  

G. Mu­ta­men­to di pro­prie­ta­rio

 

Le di­spo­si­zio­ni in ma­te­ria di lo­ca­zio­ne (art. 261–261b) so­no ap­pli­ca­bi­li per ana­lo­gia in ca­so di:

a.
alie­na­zio­ne del­la co­sa;
b.
con­ces­sio­ne di un di­rit­to rea­le li­mi­ta­to sul­la co­sa;
c.
an­no­ta­zio­ne dell’af­fit­to nel re­gi­stro fon­dia­rio.
Art. 291  

H. Su­baf­fit­to

 

1 L’af­fit­tua­rio può su­baf­fit­ta­re o lo­ca­re in tut­to o in par­te la co­sa con il con­sen­so del lo­ca­to­re.

2 Il lo­ca­to­re può ne­ga­re il con­sen­so al­la lo­ca­zio­ne di sin­go­li lo­ca­li fa­cen­ti par­te del­la co­sa sol­tan­to se:

a.
l’af­fit­tua­rio ri­fiu­ta di co­mu­ni­car­gli le con­di­zio­ni del­la lo­ca­zio­ne;
b.
le con­di­zio­ni del­la lo­ca­zio­ne, com­pa­ra­te con quel­le del con­trat­to prin­ci­pa­le d’af­fit­to, so­no abu­si­ve;
c.
la lo­ca­zio­ne cau­sa al lo­ca­to­re prin­ci­pa­le un pre­giu­di­zio es­sen­zia­le.

3 L’af­fit­tua­rio è re­spon­sa­bi­le ver­so il lo­ca­to­re se il su­baf­fit­tua­rio o il con­dut­to­re uti­liz­za la co­sa in mo­do di­ver­so da quel­lo per­mes­so all’af­fit­tua­rio. A ta­le ef­fet­to, il lo­ca­to­re può ri­vol­ger­si di­ret­ta­men­te al su­baf­fit­tua­rio o al con­dut­to­re.

Art. 292  

J. Tra­sfe­ri­men­to dell’af­fit­to a un ter­zo

 

L’ar­ti­co­lo 263 è ap­pli­ca­bi­le per ana­lo­gia al tra­sfe­ri­men­to dell’af­fit­to di lo­ca­li com­mer­cia­li a un ter­zo.

Art. 293  

K. Re­sti­tu­zio­ne an­ti­ci­pa­ta del­la co­sa

 

1 L’af­fit­tua­rio che re­sti­tui­sce la co­sa sen­za os­ser­va­re i ter­mi­ni di pre­av­vi­so o le sca­den­ze è li­be­ra­to dai suoi ob­bli­ghi ver­so il lo­ca­to­re sol­tan­to se gli pro­po­ne un nuo­vo af­fit­tua­rio sol­vi­bi­le che non pos­sa es­se­re ra­gio­ne­vol­men­te ri­fiu­ta­to dal lo­ca­to­re; il nuo­vo af­fit­tua­rio de­ve es­se­re di­spo­sto a ri­pren­de­re il con­trat­to al­le me­de­si­me con­di­zio­ni.

2 Se non pro­po­ne un nuo­vo af­fit­tua­rio con ta­li re­qui­si­ti, l’af­fit­tua­rio re­sta te­nu­to al pa­ga­men­to del fit­to fi­no al mo­men­to in cui, per con­trat­to o per leg­ge, l’af­fit­to si estin­gue o può es­se­re sciol­to.

3 Il lo­ca­to­re de­ve la­sciar­si im­pu­ta­re nel fit­to:

a.
le spe­se ri­spar­mia­te e
b.
ciò che ha gua­da­gna­to con una di­ver­sa uti­liz­za­zio­ne del­la co­sa o che ha omes­so in­ten­zio­nal­men­te di gua­da­gna­re.
Art. 294  

L. Com­pen­sa­zio­ne

 

L’ar­ti­co­lo 265 è ap­pli­ca­bi­le per ana­lo­gia al­la com­pen­sa­zio­ne di cre­di­ti e de­bi­ti de­ri­van­ti dall’af­fit­to.

Art. 295  

M. Fi­ne dell’af­fit­to

I. Spi­ra­re del tem­po pre­vi­sto

 

1 L’af­fit­to con­clu­so ta­ci­ta­men­te o espres­sa­men­te per un tem­po de­ter­mi­na­to ces­sa sen­za di­sdet­ta con lo spi­ra­re del tem­po pre­vi­sto.

2 In ca­so di ri­con­du­zio­ne ta­ci­ta, l’af­fit­to s’in­ten­de rin­no­va­to d’an­no in an­no al­le stes­se con­di­zio­ni, sal­vo pat­to con­tra­rio.

3 Nell’af­fit­to ri­con­dot­to ta­ci­ta­men­te, cia­scu­na del­le par­ti può da­re la di­sdet­ta os­ser­van­do i ter­mi­ni le­ga­li di pre­av­vi­so per la fi­ne di un an­no d’af­fit­to.

Art. 296  

II. Ter­mi­ni di pre­av­vi­so e sca­den­ze di di­sdet­ta

 

1 Nell’af­fit­to a tem­po in­de­ter­mi­na­to, cia­scu­na del­le par­ti può da­re la di­sdet­ta con pre­av­vi­so di sei me­si per una sca­den­za qual­sia­si, sal­vo pat­to od uso lo­ca­le con­tra­rio e sem­pre­ché la na­tu­ra del­la co­sa non fac­cia pre­su­me­re una vo­lon­tà con­tra­ria del­le par­ti.

2 Nell’af­fit­to a tem­po in­de­ter­mi­na­to di lo­ca­li d’abi­ta­zio­ne e com­mer­cia­li, cia­scu­na del­le par­ti può da­re la di­sdet­ta con pre­av­vi­so di sei me­si al­me­no per la sca­den­za de­ter­mi­na­ta dall’uso lo­ca­le o, in man­can­za di ta­le uso, per la fi­ne di un tri­me­stre d’af­fit­to. Può es­se­re pat­tui­to un ter­mi­ne di pre­av­vi­so più lun­go o un’al­tra sca­den­za di di­sdet­ta.

3 Se il ter­mi­ne di pre­av­vi­so o la sca­den­za di di­sdet­ta non è os­ser­va­to, la di­sdet­ta pro­du­ce ef­fet­to per la sca­den­za suc­ces­si­va.

Art. 297  

III. Di­sdet­ta straor­di­na­ria

1. Mo­ti­vi gra­vi

 

1 Cia­scu­na del­le par­ti può, per mo­ti­vi gra­vi che le ren­da­no in­com­por­ta­bi­le l’adem­pi­men­to del con­trat­to, da­re la di­sdet­ta os­ser­van­do il ter­mi­ne le­ga­le di pre­av­vi­so per una sca­den­za qual­sia­si.

2 Il giu­di­ce de­ter­mi­na le con­se­guen­ze pa­tri­mo­nia­li del­la di­sdet­ta an­ti­ci­pa­ta ap­prez­zan­do tut­te le cir­co­stan­ze.

Art. 297a  

2. Fal­li­men­to dell’af­fit­tua­rio

 

1 Se l’af­fit­tua­rio ca­de in fal­li­men­to do­po la con­se­gna del­la co­sa, il rap­por­to d’af­fit­to ter­mi­na con la di­chia­ra­zio­ne di fal­li­men­to.

2 Tut­ta­via, se l’af­fit­tua­rio pre­sta ga­ran­zia suf­fi­cien­te per il fit­to in cor­so e per l’in­ven­ta­rio, il lo­ca­to­re de­ve con­ti­nua­re il con­trat­to fi­no al ter­mi­ne dell’an­no d’af­fit­to.

Art. 297b  

3. Mor­te dell’af­fit­tua­rio

 

In ca­so di mor­te dell’af­fit­tua­rio, i suoi ere­di e il lo­ca­to­re pos­so­no da­re la di­sdet­ta, os­ser­van­do il ter­mi­ne le­ga­le di pre­av­vi­so, per la pros­si­ma sca­den­za le­ga­le di di­sdet­ta.

Art. 298  

IV. For­ma del­la di­sdet­ta per lo­ca­li d’abi­ta­zio­ne o com­mer­cia­li

 

1 La di­sdet­ta per lo­ca­li d’abi­ta­zio­ne o com­mer­cia­li de­ve es­se­re da­ta per scrit­to.

2 Il lo­ca­to­re de­ve da­re la di­sdet­ta me­dian­te un mo­du­lo ap­pro­va­to dal Can­to­ne, sul qua­le sia in­di­ca­ta all’af­fit­tua­rio la pro­ce­du­ra per con­te­sta­re la di­sdet­ta o per do­man­da­re una pro­tra­zio­ne dell’af­fit­to.

3 La di­sdet­ta che non os­ser­va le con­di­zio­ni pre­vi­ste nel pre­sen­te ar­ti­co­lo è nul­la.

Art. 299  

N. Re­sti­tu­zio­ne del­la co­sa

I. In ge­ne­re

 

1 L’af­fit­tua­rio de­ve re­sti­tui­re la co­sa e tut­ti gli og­get­ti in­ven­ta­ria­ti nel­lo sta­to in cui si tro­va­no.

2 Egli ha di­rit­to a un’in­den­ni­tà per i mi­glio­ra­men­ti de­ri­van­ti da:

a.
at­ti­vi­tà che ol­tre­pas­sa­no la de­bi­ta ge­stio­ne del­la co­sa;
b.
mi­glio­rie o mo­di­fi­ca­zio­ni al­le qua­li il lo­ca­to­re ha con­sen­ti­to per scrit­to.

3 L’af­fit­tua­rio de­ve ri­sar­ci­re quei de­te­rio­ra­men­ti che sa­reb­be­ro sta­ti evi­ta­ti con una de­bi­ta ge­stio­ne del­la co­sa.

4 So­no nul­le le sti­pu­la­zio­ni che ob­bli­ga­no an­ti­ci­pa­ta­men­te l’af­fit­tua­rio a pa­ga­re, al­la fi­ne dell’af­fit­to, un’in­den­ni­tà che non sia de­sti­na­ta sol­tan­to a ga­ran­ti­re la co­per­tu­ra del dan­no even­tua­le.

Art. 299a  

II. Ve­ri­fi­ca del­la co­sa e av­vi­so all’af­fit­tua­rio

 

1 Al mo­men­to del­la re­sti­tu­zio­ne, il lo­ca­to­re de­ve ve­ri­fi­ca­re lo sta­to del­la co­sa e, se vi sco­pre di­fet­ti di cui l’af­fit­tua­rio de­ve ri­spon­de­re, dar­glie­ne su­bi­to no­ti­zia.

2 Di­ver­sa­men­te, l’af­fit­tua­rio è li­be­ra­to dal­la sua re­spon­sa­bi­li­tà, sal­vo che si trat­ti di di­fet­ti ir­ri­co­no­sci­bi­li me­dian­te l’or­di­na­ria ve­ri­fi­ca.

3 Se il lo­ca­to­re sco­pre più tar­di di­fet­ti di que­sto ti­po, de­ve dar­ne su­bi­to no­ti­zia all’af­fit­tua­rio.

Art. 299b  

III. So­sti­tu­zio­ne de­gli og­get­ti in­ven­ta­ria­ti

 

1 Se all’at­to del­la con­se­gna fu fat­ta la sti­ma de­gli og­get­ti in­ven­ta­ria­ti, l’af­fit­tua­rio, al­la fi­ne dell’af­fit­to, de­ve re­sti­tuir­li del­la me­de­si­ma spe­cie e va­lo­re di quel­li ri­ce­vu­ti o ri­sar­ci­re la dif­fe­ren­za di prez­zo.

2 L’af­fit­tua­rio non è te­nu­to al ri­sar­ci­men­to se pro­va che gli og­get­ti man­can­ti so­no pe­ri­ti per col­pa del lo­ca­to­re o per for­za mag­gio­re.

3 L’af­fit­tua­rio può chie­de­re ri­fu­sio­ne del mag­gior va­lo­re che de­ri­vi dal­le sue spe­se e dal suo la­vo­ro.

Art. 299c  

O. Di­rit­to di ri­ten­zio­ne

 

Per il fit­to an­nua­le sca­du­to e per quel­lo in cor­so il lo­ca­to­re di lo­ca­li com­mer­cia­li ha lo stes­so di­rit­to di ri­ten­zio­ne co­me in ma­te­ria di pi­gio­ni (art. 268 segg.).

Art. 300  

P. Pro­te­zio­ne dal­le di­sdet­te in ca­so d’af­fit­to di lo­ca­li d’abi­ta­zio­ne e com­mer­cia­li

 

1 Al­la pro­te­zio­ne dal­le di­sdet­te in ca­so d’af­fit­to di lo­ca­li d’abi­ta­zio­ne e com­mer­cia­li so­no ap­pli­ca­bi­li per ana­lo­gia le di­spo­si­zio­ni in ma­te­ria di lo­ca­zio­ne (art. 271–273c).

2 Non so­no ap­pli­ca­bi­li le di­spo­si­zio­ni sul­le abi­ta­zio­ni fa­mi­lia­ri (art. 273a).

Art. 301112  

Q. Pro­ce­du­ra

 

La pro­ce­du­ra è ret­ta dal CPC113.

112 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. 1 n. II 5 del Co­di­ce di pro­ce­du­ra ci­vi­le del 19 dic. 2008, in vi­go­re dal 1° gen. 2011 (RU 2010 1739; FF 2006 6593).

113 RS 272

Art. 302  

R. Af­fit­to di be­stia­me e soc­ci­da

I. Di­rit­ti e ob­bli­ghi dell’af­fit­tua­rio

 

1 Nell’af­fit­to di be­stia­me e nel­la soc­ci­da non com­pre­si nell’af­fit­to di un fon­do agri­co­lo, gli uti­li del be­stia­me ap­par­ten­go­no, ove non sia di­ver­sa­men­te sta­bi­li­to dal con­trat­to o dall’uso lo­ca­le, all’af­fit­tua­rio.

2 Il nu­tri­men­to e la cu­ra del be­stia­me so­no a ca­ri­co dell’af­fit­tua­rio, che de­ve cor­ri­spon­de­re al lo­ca­to­re il fit­to in de­na­ro o in una par­te de­gli uti­li.

Art. 303  

II. Re­spon­sa­bi­li­tà

 

1 Ove non di­ver­sa­men­te sta­bi­li­to dal con­trat­to o dall’uso lo­ca­le, l’af­fit­tua­rio ri­spon­de del dan­no pa­ti­to dal be­stia­me af­fit­ta­to, sal­vo ove pro­vi che il dan­no non avreb­be po­tu­to es­se­re evi­ta­to mal­gra­do ogni de­bi­ta cu­sto­dia e cu­ra.

2 L’af­fit­tua­rio può pre­ten­de­re dal lo­ca­to­re il rim­bor­so del­le spe­se straor­di­na­rie di cu­ra che non sia­no sta­te ca­gio­na­te per sua col­pa.

3 Egli de­ve inol­tre da­re il più pre­sto pos­si­bi­le av­vi­so al lo­ca­to­re di ac­ci­den­ti o di ma­lat­tie di una cer­ta gra­vi­tà.

Art. 304  

III. Di­sdet­ta

 

1 Se il con­trat­to è con­clu­so a tem­po in­de­ter­mi­na­to, cia­scu­na del­le par­ti, ove non di­ver­sa­men­te sta­bi­li­to dal con­trat­to o dall’uso lo­ca­le, può da­re la di­sdet­ta per una sca­den­za qual­sia­si.

2 La di­sdet­ta de­ve pe­rò es­se­re da­ta in buo­na fe­de e non in­tem­pe­sti­va­men­te.

Titolo nono: Del prestito

Capo primo: Del comodato

Art. 305  

A. De­fi­ni­zio­ne

 

Il co­mo­da­to è un con­trat­to per cui il co­mo­dan­te si ob­bli­ga a con­ce­de­re al co­mo­da­ta­rio l’uso gra­tui­to di una co­sa, e que­sti a re­sti­tuir­gli la co­sa stes­sa do­po es­ser­se­ne ser­vi­to.

Art. 306  

B. Ef­fet­ti

I. Di­rit­to d’uso del co­mo­da­ta­rio

 

1 Il co­mo­da­ta­rio può ser­vir­si del­la co­sa pre­sta­ta sol­tan­to per l’uso de­ter­mi­na­to dal con­trat­to, in di­fet­to di sti­pu­la­zio­ni re­la­ti­ve, dal­la na­tu­ra del­la co­sa o dal­lo sco­po cui es­sa è de­sti­na­ta.

2 Il co­mo­da­ta­rio non può con­ce­der­ne l’uso ad al­tri.

3 Con­trav­ve­nen­do a que­ste di­spo­si­zio­ni, il co­mo­da­ta­rio ri­spon­de an­che del ca­so for­tui­to, sem­pre­ché non pro­vi che que­sto avreb­be egual­men­te col­pi­to la co­sa.

Art. 307  

II. Spe­se di con­ser­va­zio­ne

 

1 So­no a ca­ri­co del co­mo­da­ta­rio le spe­se or­di­na­rie per la con­ser­va­zio­ne del­la co­sa, in ispe­cie le spe­se di nu­tri­men­to ove si trat­ti di ani­ma­li.

2 Egli ha di­rit­to al rim­bor­so del­le spe­se straor­di­na­rie che ha do­vu­to so­ste­ne­re nell’in­te­res­se del co­mo­dan­te.

Art. 308  

III. Re­spon­sa­bi­li­tà di più co­mo­da­ta­ri

 

Se più per­so­ne han­no in­sie­me pre­so a pre­sti­to una co­sa, ne so­no re­spon­sa­bi­li so­li­dal­men­te.

Art. 309  

C. Fi­ne

I. In ca­so di uso de­ter­mi­na­to

 

1 Ove non sia sti­pu­la­to un ter­mi­ne fis­so, il co­mo­da­to ces­sa to­sto che il co­mo­da­ta­rio ab­bia fat­to del­la co­sa l’uso de­ter­mi­na­to dal con­trat­to o sia spi­ra­to il tem­po en­tro il qua­le que­st’uso avreb­be po­tu­to far­si.

2 Il co­mo­dan­te può ri­chie­de­re an­che pri­ma la re­sti­tu­zio­ne del­la co­sa, qua­lo­ra il co­mo­da­ta­rio ne fac­cia un uso di­ver­so dal con­ve­nu­to, o la de­te­rio­ri, o ne con­ce­da l’uso ad un ter­zo, ov­ve­ro quan­do per ca­si im­pre­ve­du­ti lo stes­so co­mo­dan­te ne ab­bia ur­gen­te bi­so­gno.

Art. 310  

II. In ca­so di uso non de­ter­mi­na­to

 

Se l’uso per cui la co­sa fu con­ces­sa non sia de­ter­mi­na­to né quan­to al tem­po, né quan­to al­lo sco­po, il co­mo­dan­te può chie­der­ne la re­sti­tu­zio­ne a suo gra­di­men­to.

Art. 311  

III. Mor­te del co­mo­da­ta­rio

 

Il co­mo­da­to ces­sa con la mor­te del co­mo­da­ta­rio.

Capo secondo: Del mutuo

Art. 312  

A. De­fi­ni­zio­ne

 

Il mu­tuo è un con­trat­to per cui il mu­tuan­te si ob­bli­ga a tra­sfe­ri­re al mu­tua­ta­rio la pro­prie­tà di una som­ma di de­na­ro o di al­tre co­se fun­gi­bi­li, e que­sti a re­sti­tuir­gli co­se del­la stes­sa spe­cie in egua­le qua­li­tà e quan­ti­tà.

Art. 313  

B. Ef­fet­ti

I. In­te­res­si

1. Quan­do so­no do­vu­ti

 

1 Il mu­tuo, in ma­te­ria ci­vi­le, non pro­du­ce in­te­res­si se non so­no sti­pu­la­ti.

2 In ma­te­ria com­mer­cia­le gli in­te­res­si so­no do­vu­ti an­che sen­za con­ven­zio­ne.

Art. 314  

2. Nor­me su­gli in­te­res­si

 

1 Ove il con­trat­to non de­ter­mi­ni la mi­su­ra de­gli in­te­res­si, que­sti si re­pu­ta­no pat­tui­ti nel­la mi­su­ra che è d’uso per quel­la spe­cie di mu­tui al tem­po e nel luo­go in cui il mu­tuo fu ri­ce­vu­to.

2 Sal­vo pat­to con­tra­rio, gli in­te­res­si con­ve­nu­ti s’in­ten­do­no an­nua­li.

3 Non è va­li­do il pat­to pre­ven­ti­vo che gli in­te­res­si ver­ran­no ag­giun­ti al ca­pi­ta­le e pro­dur­ran­no nuo­vi in­te­res­si, fat­ta ec­ce­zio­ne de­gli in­te­res­si com­mer­cia­li nei con­ti cor­ren­ti e si­mi­li ope­ra­zio­ni in cui so­glio­no com­pu­tar­si gli in­te­res­si de­gli in­te­res­si, co­me in ispe­cie per le cas­se di ri­spar­mio.

Art. 315  

II. Pre­scri­zio­ne dell’azio­ne per la con­se­gna e per l’ac­cet­ta­zio­ne

 

L’azio­ne del mu­tua­ta­rio per la con­se­gna del mu­tuo e quel­la del mu­tuan­te per l’ac­cet­ta­zio­ne del me­de­si­mo si pre­scri­vo­no col de­cor­so di sei me­si dal­la co­sti­tu­zio­ne in mo­ra.

Art. 316  

III. In­sol­ven­za del mu­tua­ta­rio

 

1 Il mu­tuan­te può ri­cu­sa­re la con­se­gna del­le co­se mu­tua­te, se do­po con­clu­so il con­trat­to il mu­tua­ta­rio è di­ven­ta­to in­sol­vi­bi­le.

2 Il mu­tuan­te ha ta­le di­rit­to an­che quan­do l’in­sol­ven­za esi­stes­se pri­ma del­la con­clu­sio­ne del con­trat­to, se ne eb­be no­ti­zia so­lo do­po di que­sta.

Art. 317  

C. Con­se­gna di car­te­va­lo­ri o di mer­ci a ve­ce di de­na­ro

 

1 Quan­do in­ve­ce del­la con­ve­nu­ta som­ma di da­na­ro sia­no da­te al mu­tua­ta­rio del­le car­te­va­lo­ri o del­le mer­ci, la som­ma mu­tua­ta si va­lu­ta se­con­do il cor­so o il prez­zo del mer­ca­to di ta­li car­te­va­lo­ri o mer­ci al tem­po e nel luo­go del­la con­se­gna.

2 È nul­lo ogni pat­to con­tra­rio.

Art. 318  

D. Tem­po del­la re­sti­tu­zio­ne

 

Un mu­tuo la cui re­sti­tu­zio­ne non sia sta­ta pat­tui­ta en­tro un da­to ter­mi­ne, né die­tro un de­ter­mi­na­to pre­av­vi­so, né al ve­ri­fi­car­si del­la ri­chie­sta a gra­di­men­to del mu­tuan­te, de­ve re­sti­tuir­si en­tro sei set­ti­ma­ne dal­la pri­ma ri­chie­sta.

Titolo decimo: Del contratto di lavoro114

114Nuovo testo giusta il n. I della LF del 25 giu. 1971, in vigore dal 1° gen. 1972 (RU 1971 1461; FF 1968 II 177). Vedi le disp. fin. e trans. tit. X art. 7, alla fine del presente Codice.

Capo primo: Del contratto individuale di lavoro

Art. 319  

A. De­fi­ni­zio­ne e for­ma­zio­ne

I. De­fi­ni­zio­ne

 

1 Il con­trat­to in­di­vi­dua­le di la­vo­ro è quel­lo con il qua­le il la­vo­ra­to­re si ob­bli­ga a la­vo­ra­re al ser­vi­zio del da­to­re di la­vo­ro per un tem­po de­ter­mi­na­to o in­de­ter­mi­na­to e il da­to­re di la­vo­ro a pa­ga­re un sa­la­rio sta­bi­li­to a tem­po o a cot­ti­mo.

2 È con­si­de­ra­to con­trat­to in­di­vi­dua­le di la­vo­ro an­che il con­trat­to con il qua­le un la­vo­ra­to­re si ob­bli­ga a la­vo­ra­re re­go­lar­men­te al ser­vi­zio del da­to­re di la­vo­ro per ore, mez­ze gior­na­te o gior­na­te (la­vo­ro a tem­po par­zia­le).

Art. 320  

II. For­ma­zio­ne

 

1 Sal­vo di­spo­si­zio­ne con­tra­ria del­la leg­ge, il con­trat­to in­di­vi­dua­le di la­vo­ro non ri­chie­de per la sua va­li­di­tà for­ma spe­cia­le.

2 Es­so è con­si­de­ra­to con­chiu­so an­che quan­do il da­to­re di la­vo­ro ac­cet­ta, per un cer­to tem­po, l’ese­cu­zio­ne d’un la­vo­ro, la cui pre­sta­zio­ne se­con­do le cir­co­stan­ze non può at­ten­der­si sen­za sa­la­rio.

3 Se il la­vo­ra­to­re, in buo­na fe­de, la­vo­ra al ser­vi­zio del da­to­re di la­vo­ro in ba­se ad un con­trat­to che ri­sul­ti suc­ces­si­va­men­te nul­lo, am­be­due de­vo­no adem­pie­re gli ob­bli­ghi de­ri­van­ti dal rap­por­to di la­vo­ro co­me nel ca­so di con­trat­to va­li­do, fi­no a quan­do l’uno o l’al­tro met­te fi­ne al rap­por­to per in­va­li­di­tà del con­trat­to.

Art. 321  

B. Ob­bli­ghi del la­vo­ra­to­re

I. Adem­pi­men­to per­so­na­le

 

Il la­vo­ra­to­re de­ve pre­sta­re per­so­nal­men­te il la­vo­ro sti­pu­la­to, in quan­to il con­tra­rio non ri­sul­ti da un ac­cor­do o dal­le cir­co­stan­ze.

Art. 321a  

II. Di­li­gen­za e fe­del­tà

 

1 Il la­vo­ra­to­re de­ve ese­gui­re con di­li­gen­za il la­vo­ro as­se­gna­to­gli e sal­va­guar­da­re con fe­del­tà gli in­te­res­si le­git­ti­mi del da­to­re di la­vo­ro.

2 Egli de­ve ado­pe­ra­re se­con­do le re­go­le le mac­chi­ne, gli uten­si­li e le in­stal­la­zio­ni tec­ni­che non­ché i vei­co­li del da­to­re di la­vo­ro e trat­tar­li con cu­ra, co­me pu­re il ma­te­ria­le mes­so a sua di­spo­si­zio­ne.

3 Du­ran­te il rap­por­to di la­vo­ro, il la­vo­ra­to­re non può ese­gui­re la­vo­ro ri­mu­ne­ra­to per con­to di un ter­zo nel­la mi­su­ra in cui le­da il do­ve­re di fe­del­tà ver­so il da­to­re di la­vo­ro, se­gna­ta­men­te fa­cen­do­gli con­cor­ren­za.

4 Du­ran­te il rap­por­to di la­vo­ro, il la­vo­ra­to­re non può uti­liz­za­re né ri­ve­la­re fat­ti di na­tu­ra con­fi­den­zia­le, se­gna­ta­men­te i se­gre­ti di fab­bri­ca­zio­ne e di af­fa­ri, di cui ha avu­to co­no­scen­za al ser­vi­zio del da­to­re di la­vo­ro; egli è te­nu­to al se­gre­to an­che do­po la fi­ne del rap­por­to di la­vo­ro nel­la mi­su­ra in cui la tu­te­la de­gli in­te­res­si le­git­ti­mi del da­to­re di la­vo­ro lo esi­ga.

Art. 321b  

III. Ren­di­con­to e re­sti­tu­zio­ne

 

1 Il la­vo­ra­to­re de­ve pre­sen­ta­re al da­to­re di la­vo­ro un ren­di­con­to di tut­to ciò che ri­ce­ve per que­st’ul­ti­mo da ter­zi nell’eser­ci­zio dell’at­ti­vi­tà con­trat­tua­le, se­gna­ta­men­te de­na­ro, e con­se­gnar­glie­lo su­bi­to.

2 Egli de­ve con­se­gna­re su­bi­to al da­to­re di la­vo­ro an­che tut­to ciò che pro­du­ce nell’eser­ci­zio dell’at­ti­vi­tà con­trat­tua­le.

Art. 321c  

IV. La­vo­ro straor­di­na­rio

 

1 Quan­do le cir­co­stan­ze esi­go­no un tem­po di la­vo­ro mag­gio­re di quel­lo con­ve­nu­to o d’uso o sta­bi­li­to me­dian­te con­trat­to nor­ma­le o con­trat­to col­let­ti­vo, il la­vo­ra­to­re è te­nu­to a pre­sta­re ore sup­ple­ti­ve nel­la mi­su­ra in cui sia in gra­do di pre­star­le e lo si pos­sa ra­gio­ne­vol­men­te pre­ten­de­re da lui se­con­do le nor­me del­la buo­na fe­de.

2 Con il con­sen­so del la­vo­ra­to­re, il da­to­re di la­vo­ro può com­pen­sa­re il la­vo­ro straor­di­na­rio, en­tro un pe­rio­do ade­gua­to, me­dian­te un con­ge­do di du­ra­ta al­me­no cor­ri­spon­den­te.

3 Se il la­vo­ro straor­di­na­rio non è com­pen­sa­to me­dian­te con­ge­do e se me­dian­te ac­cor­do scrit­to, con­trat­to nor­ma­le o con­trat­to col­let­ti­vo non è sta­to con­ve­nu­to o di­spo­sto al­tri­men­ti, il da­to­re di la­vo­ro de­ve pa­ga­re per il la­vo­ro straor­di­na­rio il sa­la­rio nor­ma­le più un sup­ple­men­to di al­me­no un quar­to.

Art. 321d  

V. Os­ser­van­za di di­ret­ti­ve e di istru­zio­ni

 

1 Il da­to­re di la­vo­ro può sta­bi­li­re di­ret­ti­ve ge­ne­ra­li sull’ese­cu­zio­ne del la­vo­ro e sul com­por­ta­men­to del la­vo­ra­to­re nell’azien­da o nel­la co­mu­nio­ne do­me­sti­ca e dar­gli istru­zio­ni par­ti­co­la­ri.

2 Il la­vo­ra­to­re de­ve os­ser­va­re se­con­do le nor­me del­la buo­na fe­de le di­ret­ti­ve ge­ne­ra­li sta­bi­li­te dal da­to­re di la­vo­ro e le istru­zio­ni par­ti­co­la­ri a lui da­te.

Art. 321e  

VI. Re­spon­sa­bi­li­tà

 

1 Il la­vo­ra­to­re è re­spon­sa­bi­le del dan­no che ca­gio­na in­ten­zio­nal­men­te o per ne­gli­gen­za al da­to­re di la­vo­ro.

2 La mi­su­ra del­la di­li­gen­za do­vu­ta dal la­vo­ra­to­re si de­ter­mi­na se­con­do la na­tu­ra del sin­go­lo rap­por­to di la­vo­ro, avu­to ri­guar­do al ri­schio pro­fes­sio­na­le, al gra­do dell’istru­zio­ne o al­le co­gni­zio­ni tec­ni­che che il la­vo­ro ri­chie­de, non­ché al­le ca­pa­ci­tà e at­ti­tu­di­ni del la­vo­ra­to­re, qua­li il da­to­re di la­vo­ro co­no­sce­va o avreb­be do­vu­to co­no­sce­re.

Art. 322  

C. Ob­bli­ghi del da­to­re di la­vo­ro

I. Sa­la­rio

1. Spe­cie e im­por­to in ge­ne­ra­le

 

1 Il da­to­re di la­vo­ro de­ve pa­ga­re il sa­la­rio con­ve­nu­to o d’uso o sta­bi­li­to me­dian­te con­trat­to nor­ma­le o con­trat­to col­let­ti­vo.

2 Se il la­vo­ra­to­re vi­ve in co­mu­nio­ne do­me­sti­ca con il da­to­re di la­vo­ro, il suo man­te­ni­men­to nel­la ca­sa con vit­to e al­log­gio fa par­te del sa­la­rio, sal­vo ac­cor­do o uso con­tra­rio.

Art. 322a  

2. Par­te­ci­pa­zio­ne al ri­sul­ta­to dell’eser­ci­zio

 

1 Se, in vir­tù del con­trat­to, il la­vo­ra­to­re ha di­rit­to a una par­te de­gli uti­li o del­la ci­fra d’af­fa­ri o al­tri­men­ti del ri­sul­ta­to dell’eser­ci­zio, que­sta par­te è cal­co­la­ta, sal­vo di­ver­so ac­cor­do, sul ri­sul­ta­to dell’eser­ci­zio an­nua­le, da de­ter­mi­na­re se­con­do le pre­scri­zio­ni le­ga­li e i prin­ci­pi ge­ne­ral­men­te am­mes­si dal­la pra­ti­ca com­mer­cia­le.

2 Il da­to­re di la­vo­ro de­ve for­ni­re al la­vo­ra­to­re o, in sua ve­ce, a un pe­ri­to de­si­gna­to in co­mu­ne op­pu­re dal giu­di­ce, le oc­cor­ren­ti in­for­ma­zio­ni e per­met­te­re, in quan­to ne­ces­sa­rio al con­trol­lo, l’esa­me dei li­bri azien­da­li.

3 Se è con­ve­nu­ta una par­te­ci­pa­zio­ne agli uti­li dell’azien­da, il da­to­re di la­vo­ro de­ve con­se­gna­re al la­vo­ra­to­re che lo ri­chie­da an­che una co­pia del con­to eco­no­mi­co.115

115 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I 3 del­la LF del 23 dic. 2011 (Di­rit­to con­ta­bi­le), in vi­go­re dal 1° gen. 2013 (RU 2012 6679; FF 2008 1321).

Art. 322b  

3. Prov­vi­gio­ne

a. Ini­zio del di­rit­to

 

1 Se per de­ter­mi­na­ti af­fa­ri è con­ve­nu­ta una prov­vi­gio­ne del la­vo­ra­to­re, es­sa è do­vu­ta al­lor­ché l’af­fa­re è sta­to va­li­da­men­te con­chiu­so con il ter­zo.

2 Nel ca­so d’af­fa­ri ese­guen­di con pre­sta­zio­ni suc­ces­si­ve o di con­trat­ti d’as­si­cu­ra­zio­ne può es­se­re con­ve­nu­to per scrit­to che il di­rit­to al­la prov­vi­gio­ne sor­ge al­la esi­gi­bi­li­tà di ogni ra­ta o a ogni pre­sta­zio­ne.

3 Il di­rit­to al­la prov­vi­gio­ne si estin­gue quan­do l’af­fa­re non è ese­gui­to dal da­to­re di la­vo­ro sen­za sua col­pa o quan­do il ter­zo non ha adem­piu­to i suoi ob­bli­ghi; se l’ina­dem­pien­za è so­lo par­zia­le, la prov­vi­gio­ne è di­mi­nui­ta in pro­por­zio­ne.

Art. 322c  

b. Con­teg­gio

 

1 Se il la­vo­ra­to­re non è te­nu­to con­trat­tual­men­te a pre­sen­ta­re il con­teg­gio del­le sue prov­vi­gio­ni, il da­to­re di la­vo­ro de­ve con­se­gnar­gli, a ogni sca­den­za, un con­teg­gio in­di­can­te gli af­fa­ri che dan­no di­rit­to al­la prov­vi­gio­ne.

2 Il da­to­re di la­vo­ro de­ve for­ni­re al la­vo­ra­to­re o, in sua ve­ce, a un pe­ri­to de­si­gna­to in co­mu­ne op­pu­re dal giu­di­ce, le oc­cor­ren­ti in­for­ma­zio­ni e per­met­te­re, in quan­to ne­ces­sa­rio al con­trol­lo, l’esa­me dei li­bri e dei do­cu­men­ti, sui qua­li si fon­da l’estrat­to dei con­ti.

Art. 322d  

4. Gra­ti­fi­ca­zio­ne

 

1 Se il da­to­re di la­vo­ro as­se­gna, ol­tre al sa­la­rio, una re­tri­bu­zio­ne spe­cia­le in de­ter­mi­na­te oc­ca­sio­ni, co­me Na­ta­le o la fi­ne dell’eser­ci­zio an­nua­le, il la­vo­ra­to­re vi ha di­rit­to, qua­lo­ra ciò sia sta­to con­ve­nu­to.

2 Se il rap­por­to di la­vo­ro ter­mi­na pri­ma dell’oc­ca­sio­ne che dà luo­go al­la re­tri­bu­zio­ne spe­cia­le, il la­vo­ra­to­re ha di­rit­to a una par­te pro­por­zio­na­le, se ciò è sta­to con­ve­nu­to.

Art. 323  

II. Pa­ga­men­to del sa­la­rio

1. Ter­mi­ni

 

1 In quan­to un più bre­ve ter­mi­ne od un al­tro pe­rio­do di pa­ga non sia sta­to con­ve­nu­to o non sia d’uso né sta­bi­li­to di­ver­sa­men­te me­dian­te con­trat­to nor­ma­le o con­trat­to col­let­ti­vo, il sa­la­rio è pa­ga­to al la­vo­ra­to­re al­la fi­ne di ogni me­se.

2 In quan­to un più bre­ve ter­mi­ne non sia sta­to con­ve­nu­to o non sia d’uso, la prov­vi­gio­ne è pa­ga­ta al­la fi­ne di ogni me­se; se, pe­rò, l’ese­cu­zio­ne di ta­lu­ni af­fa­ri esi­ge più di mez­zo an­no, la sca­den­za del­la prov­vi­gio­ne per que­sti af­fa­ri può es­se­re dif­fe­ri­ta me­dian­te ac­cor­do scrit­to.

3 La par­te­ci­pa­zio­ne al ri­sul­ta­to dell’eser­ci­zio è pa­ga­ta non ap­pe­na il ri­sul­ta­to è ac­cer­ta­to, ma al più tar­di sei me­si do­po la fi­ne dell’eser­ci­zio an­nua­le.

4 Pro­por­zio­nal­men­te al la­vo­ro già ese­gui­to, il da­to­re di la­vo­ro de­ve ac­cor­da­re al la­vo­ra­to­re nel bi­so­gno le an­ti­ci­pa­zio­ni che può ra­gio­ne­vol­men­te far­gli.

Art. 323a  

2. Trat­te­nu­ta

 

1 In quan­to sia sta­to con­ve­nu­to o sia d’uso o sta­bi­li­to me­dian­te con­trat­to nor­ma­le o con­trat­to col­let­ti­vo, il da­to­re di la­vo­ro può trat­te­ne­re una par­te del sa­la­rio.

2 La trat­te­nu­ta non può su­pe­ra­re un de­ci­mo del sa­la­rio sca­du­to il gior­no di pa­ga né in to­ta­le il sa­la­rio di una set­ti­ma­na la­vo­ra­ti­va; tut­ta­via, una trat­te­nu­ta mag­gio­re può es­se­re pre­vi­sta me­dian­te con­trat­to nor­ma­le o con­trat­to col­let­ti­vo.

3 Il sa­la­rio trat­te­nu­to va­le co­me ga­ran­zia per i cre­di­ti del da­to­re di la­vo­ro de­ri­van­ti dal rap­por­to di la­vo­ro, e non co­me pe­na con­ven­zio­na­le, sal­vo ac­cor­do o uso con­tra­rio o di­spo­si­zio­ne de­ro­gan­te di un con­trat­to nor­ma­le o col­let­ti­vo.

Art. 323b  

3. Ga­ran­zia

 

1 Il sa­la­rio in de­na­ro è pa­ga­to in mo­ne­ta le­ga­le du­ran­te il tem­po di la­vo­ro, in quan­to non sia di­ver­sa­men­te con­ve­nu­to o d’uso; al la­vo­ra­to­re è con­se­gna­to un ren­di­con­to.

2 Il da­to­re di la­vo­ro può com­pen­sa­re il sa­la­rio con un cre­di­to ver­so il la­vo­ra­to­re sol­tan­to nel­la mi­su­ra in cui il sa­la­rio sia pi­gno­ra­bi­le; tut­ta­via, i cre­di­ti per dan­no ca­gio­na­to in­ten­zio­nal­men­te pos­so­no es­se­re com­pen­sa­ti sen­za re­stri­zio­ne.

3 So­no nul­li gli ac­cor­di con­cer­nen­ti l’im­pie­go del sa­la­rio nell’in­te­res­se del da­to­re di la­vo­ro.

Art. 324  

III. Sa­la­rio in ca­so d’im­pe­di­men­to al la­vo­ro

1. Mo­ra del da­to­re di la­vo­ro

 

1 Se il da­to­re di la­vo­ro im­pe­di­sce per sua col­pa la pre­sta­zio­ne del la­vo­ro o è al­tri­men­ti in mo­ra nell’ac­cet­ta­zio­ne del la­vo­ro, egli ri­ma­ne te­nu­to al pa­ga­men­to del sa­la­rio, sen­za che il la­vo­ra­to­re deb­ba pre­sta­re ul­te­rior­men­te il suo la­vo­ro.

2 Il la­vo­ra­to­re de­ve la­sciar­si de­dur­re dal sa­la­rio quan­to ha ri­spar­mia­to in con­se­guen­za dell’im­pe­di­men­to al la­vo­ro o gua­da­gna­to con al­tro la­vo­ro o omes­so in­ten­zio­nal­men­te di gua­da­gna­re.

Art. 324a  

2. Im­pe­di­men­to del la­vo­ra­to­re

a. Nor­ma

 

1 Se il la­vo­ra­to­re è im­pe­di­to sen­za sua col­pa di la­vo­ra­re, per mo­ti­vi ine­ren­ti al­la sua per­so­na, co­me ma­lat­tia, in­for­tu­nio, adem­pi­men­to d’un ob­bli­go le­ga­le o d’una fun­zio­ne pub­bli­ca, il da­to­re di la­vo­ro de­ve pa­gar­gli per un tem­po li­mi­ta­to il sa­la­rio, com­pre­sa una ade­gua­ta in­den­ni­tà per per­di­ta del sa­la­rio in na­tu­ra, in quan­to il rap­por­to di la­vo­ro sia du­ra­to o sia sta­to sti­pu­la­to per più di tre me­si.

2 Se un tem­po più lun­go non è sta­to con­ve­nu­to o sta­bi­li­to per con­trat­to nor­ma­le o con­trat­to col­let­ti­vo, il da­to­re di la­vo­ro de­ve pa­ga­re, nel pri­mo an­no di ser­vi­zio, il sa­la­rio per al­me­no tre set­ti­ma­ne e, poi, per un tem­po ade­gua­ta­men­te più lun­go, se­con­do la du­ra­ta del rap­por­to di la­vo­ro e le cir­co­stan­ze par­ti­co­la­ri.

3 Il da­to­re di la­vo­ro de­ve con­ce­de­re le stes­se pre­sta­zio­ni al­la la­vo­ra­tri­ce in ca­so di gra­vi­dan­za.116

4 Al­le di­spo­si­zio­ni pre­ce­den­ti può es­se­re de­ro­ga­to me­dian­te ac­cor­do scrit­to, con­trat­to nor­ma­le o con­trat­to col­let­ti­vo, che san­ci­sca un or­di­na­men­to al­me­no equi­va­len­te per il la­vo­ra­to­re.

116 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 1 del­la LF del 3 ott. 2003, in vi­go­re dal 1° lug. 2005 (RU 2005 1429; FF 2002 6713, 2003 10142529).

Art. 324b  

b. Ec­ce­zio­ni

 

1 Se, in vir­tù di di­spo­si­zio­ni le­ga­li, il la­vo­ra­to­re è as­si­cu­ra­to ob­bli­ga­to­ria­men­te con­tro le con­se­guen­ze eco­no­mi­che d’un im­pe­di­men­to al la­vo­ro, do­vu­to a mo­ti­vi ine­ren­ti al­la sua per­so­na e in­ter­ve­nu­to sen­za sua col­pa, il da­to­re di la­vo­ro non è te­nu­to a pa­ga­re il sa­la­rio qua­lo­ra le pre­sta­zio­ni do­vu­te dall’as­si­cu­ra­zio­ne per il tem­po li­mi­ta­to com­pen­sa­no al­me­no i quat­tro quin­ti del sa­la­rio.

2 Se le pre­sta­zio­ni dell’as­si­cu­ra­zio­ne so­no in­fe­rio­ri, il da­to­re di la­vo­ro de­ve pa­ga­re la dif­fe­ren­za fra que­ste e i quat­tro quin­ti del sa­la­rio.

3 Se le pre­sta­zio­ni as­si­cu­ra­ti­ve so­no ver­sa­te so­lo do­po un pe­rio­do di at­te­sa, il da­to­re di la­vo­ro de­ve ver­sa­re du­ran­te que­sto pe­rio­do al­me­no i quat­tro quin­ti del sa­la­rio.117

117In­tro­dot­to dall’all. n. 12 del­la LF del 20 mar. 1981 sull’as­si­cu­ra­zio­ne con­tro gli in­for­tu­ni, in vi­go­re dal 1° gen. 1984 (RU 1982 16761724art. 1 cpv. 1; FF 1976 III 155).

Art. 325118  

IV. Ces­sio­ne e co­sti­tu­zio­ne in pe­gno di cre­di­ti

 

1 Il la­vo­ra­to­re può ce­de­re o co­sti­tui­re in pe­gno il sa­la­rio fu­tu­ro sol­tan­to nel­la mi­su­ra del pi­gno­ra­bi­le e per ga­ran­ti­re i do­ve­ri di man­te­ni­men­to de­ri­van­ti dal di­rit­to di fa­mi­glia; a do­man­da di un in­te­res­sa­to, l’uf­fi­cio di ese­cu­zio­ne del do­mi­ci­lio del la­vo­ra­to­re de­ter­mi­na la som­ma im­pi­gno­ra­bi­le, con­for­me­men­te all’ar­ti­co­lo 93 del­la leg­ge fe­de­ra­le dell’11 apri­le 1889119 sul­la ese­cu­zio­ne e sul fal­li­men­to.

2 Qual­sia­si ces­sio­ne o co­sti­tu­zio­ne in pe­gno del sa­la­rio fu­tu­ro a ga­ran­zia di al­tri ob­bli­ghi è nul­la.

118Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I del­la LF del 14 dic. 1990, in vi­go­re dal 1° lug. 1991 (RU 1991 974; FF 1989 III 1121, 1990 I 103).

119RS 281.1

Art. 326  

V. La­vo­ro a cot­ti­mo

1. Af­fi­da­men­to di la­vo­ro

 

1 Se in vir­tù del con­trat­to il la­vo­ra­to­re la­vo­ra esclu­si­va­men­te a cot­ti­mo sol­tan­to per un da­to­re di la­vo­ro, que­sti de­ve dar­gli la­vo­ro suf­fi­cien­te.

2 Il da­to­re di la­vo­ro può af­fi­da­re al la­vo­ra­to­re un la­vo­ro pa­ga­to a tem­po se, sen­za sua col­pa, è nell’im­pos­si­bi­li­tà di af­fi­da­re la­vo­ro a cot­ti­mo con­for­me­men­te al con­trat­to o se le con­di­zio­ni dell’azien­da lo esi­go­no tran­si­to­ria­men­te.

3 Se il sa­la­rio per il la­vo­ro pa­ga­to a tem­po non è sta­bi­li­to me­dian­te ac­cor­do, con­trat­to nor­ma­le o con­trat­to col­let­ti­vo, il da­to­re di la­vo­ro de­ve pa­ga­re al la­vo­ra­to­re l’equi­va­len­te del sa­la­rio me­dio gua­da­gna­to an­te­ce­den­te­men­te con il la­vo­ro pre­sta­to a cot­ti­mo.

4 Il da­to­re di la­vo­ro che non può da­re al la­vo­ra­to­re suf­fi­cien­te la­vo­ro né a cot­ti­mo né a tem­po, re­sta non­di­me­no te­nu­to, se­con­do le di­spo­si­zio­ni sul­la mo­ra, a pa­ga­re il sa­la­rio che do­vreb­be ver­sa­re per un la­vo­ro pa­ga­to a tem­po.

Art. 326a  

2. Sa­la­rio

 

1 Se in vir­tù del con­trat­to il la­vo­ra­to­re la­vo­ra a cot­ti­mo, il da­to­re di la­vo­ro de­ve co­mu­ni­car­gli la quo­ta del sa­la­rio pri­ma dell’ini­zio di ogni la­vo­ro.

2 Se il da­to­re di la­vo­ro omet­te ta­le co­mu­ni­ca­zio­ne, egli de­ve pa­ga­re il sa­la­rio se­con­do la quo­ta sta­bi­li­ta per un la­vo­ro ugua­le o ana­lo­go.

Art. 327  

VI. Uten­si­li, ma­te­ria­le e spe­se

1. Uten­si­li e ma­te­ria­le

 

1 Sal­vo ac­cor­do o uso con­tra­rio, il da­to­re di la­vo­ro de­ve for­ni­re al la­vo­ra­to­re gli uten­si­li e il ma­te­ria­le di cui ha bi­so­gno per il la­vo­ro.

2 Se, d’in­te­sa con il da­to­re di la­vo­ro, il la­vo­ra­to­re met­te a di­spo­si­zio­ne uten­si­li o ma­te­ria­le per l’ese­cu­zio­ne del la­vo­ro, egli de­ve es­se­re ade­gua­ta­men­te in­den­niz­za­to, sal­vo ac­cor­do o uso con­tra­rio.

Art. 327a  

2. Spe­se

a. In ge­ne­ra­le

 

1 Il da­to­re di la­vo­ro de­ve rim­bor­sa­re al la­vo­ra­to­re tut­te le spe­se re­se ne­ces­sa­rie dall’ese­cu­zio­ne del la­vo­ro e, se è oc­cu­pa­to fuo­ri del luo­go di la­vo­ro, an­che le spe­se di sus­si­sten­za.

2 Me­dian­te ac­cor­do scrit­to, con­trat­to nor­ma­le o con­trat­to col­let­ti­vo può es­se­re con­ve­nu­to o sta­bi­li­to un rim­bor­so in for­ma d’in­den­ni­tà fis­sa, co­me dia­rie o in­den­ni­tà com­ples­si­ve set­ti­ma­na­li o men­si­li, a con­di­zio­ne che co­pra tut­te le spe­se ne­ces­sa­rie.

3 È nul­lo ogni ac­cor­do, per il qua­le il la­vo­ra­to­re ab­bia a sop­por­ta­re in­te­ra­men­te o in par­te le spe­se ne­ces­sa­rie.

Art. 327b  

b. Vei­co­li a mo­to­re

 

1 Se il la­vo­ra­to­re, d’in­te­sa con il da­to­re di la­vo­ro, si ser­ve per il suo la­vo­ro di un vei­co­lo a mo­to­re, pro­prio o mes­so a sua di­spo­si­zio­ne dal da­to­re di la­vo­ro, egli ha di­rit­to al rim­bor­so del­le spe­se cor­ren­ti d’eser­ci­zio e di ma­nu­ten­zio­ne, nel­la mi­su­ra in cui il vei­co­lo è ado­pe­ra­to per il la­vo­ro.

2 Se il la­vo­ra­to­re, d’in­te­sa con il da­to­re di la­vo­ro, met­te a di­spo­si­zio­ne un vei­co­lo a mo­to­re, gli de­vo­no es­se­re inol­tre rim­bor­sa­ti le tas­se pub­bli­che sul vei­co­lo, i pre­mi dell’as­si­cu­ra­zio­ne per la re­spon­sa­bi­li­tà ci­vi­le e un’equa in­den­ni­tà per l’usu­ra del vei­co­lo, nel­la mi­su­ra in cui que­sto è ado­pe­ra­to per il la­vo­ro.

3120

120Abro­ga­to dall’all. n. 12 del­la LF del 20 mar. 1981 sull’as­si­cu­ra­zio­ne con­tro gli in­for­tu­ni, con ef­fet­to dal 1° gen. 1984 (RU 1982 16761724; FF 1976 III 155).

Art. 327c  

c. Esi­gi­bi­li­tà

 

1 Il rim­bor­so del­le spe­se, se­con­do il con­teg­gio del la­vo­ra­to­re, de­ve es­se­re ef­fet­tua­to con il pa­ga­men­to del sa­la­rio, in quan­to non sia con­ve­nu­to o d’uso un ter­mi­ne più bre­ve.

2 Se il la­vo­ra­to­re sop­por­ta re­go­lar­men­te spe­se per l’adem­pi­men­to de­gli ob­bli­ghi con­trat­tua­li, an­ti­ci­pa­zio­ni ade­gua­te de­vo­no es­ser­gli pa­ga­te a in­ter­val­li de­ter­mi­na­ti ma al­me­no ogni me­se.

Art. 328  

VII. Pro­te­zio­ne del­la per­so­na­li­tà del la­vo­ra­to­re

1. In ge­ne­ra­le

 

1 Nei rap­por­ti di la­vo­ro, il da­to­re di la­vo­ro de­ve ri­spet­ta­re e pro­teg­ge­re la per­so­na­li­tà del la­vo­ra­to­re, ave­re il do­vu­to ri­guar­do per la sua sa­lu­te e vi­gi­la­re al­la sal­va­guar­dia del­la mo­ra­li­tà. In par­ti­co­la­re, de­ve vi­gi­la­re af­fin­ché il la­vo­ra­to­re non su­bi­sca mo­le­stie ses­sua­li e, se lo stes­so fos­se vit­ti­ma di ta­li mo­le­stie, non su­bi­sca ul­te­rio­ri svan­tag­gi.121

2Egli de­ve pren­de­re i prov­ve­di­men­ti rea­liz­za­bi­li se­con­do lo sta­to del­la tec­ni­ca ed ade­gua­ti al­le con­di­zio­ni dell’azien­da o dell’eco­no­mia do­me­sti­ca, che l’espe­rien­za ha di­mo­stra­to ne­ces­sa­ri per la tu­te­la del­la vi­ta, del­la sa­lu­te e dell’in­te­gri­tà per­so­na­le del la­vo­ra­to­re, in quan­to il sin­go­lo rap­por­to di la­vo­ro e la na­tu­ra del la­vo­ro con­sen­ta­no equa­men­te di pre­ten­der­lo.122

121Per. in­tro­dot­to dall’all. n. 3 del­la LF del 24 mar. 1995 sul­la pa­ri­tà dei ses­si, in vi­go­re dal 1° lug. 1996 (RU 1996 1498; FF 1993 I 987).

122Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 3 del­la LF del 24 mar. 1995 sul­la pa­ri­tà dei ses­si, in vi­go­re dal 1° lug. 1996 (RU 1996 1498; FF 1993 I 987).

Art. 328a  

2. Nel­la co­mu­nio­ne do­me­sti­ca

 

1 Se il la­vo­ra­to­re vi­ve in co­mu­nio­ne do­me­sti­ca con il da­to­re di la­vo­ro, que­sti de­ve for­nir­gli vit­to suf­fi­cien­te e al­log­gio ir­re­pren­si­bi­le.

2 Se il la­vo­ra­to­re, sen­za col­pa da par­te sua, è im­pe­di­to di la­vo­ra­re per ma­lat­tia o in­for­tu­nio, il da­to­re di la­vo­ro de­ve pro­cu­rar­gli la cu­ra e il trat­ta­men­to me­di­co per un tem­po li­mi­ta­to, cioè per tre set­ti­ma­ne nel pri­mo an­no di ser­vi­zio e poi, per un tem­po equa­men­te più lun­go, se­con­do la du­ra­ta del rap­por­to di la­vo­ro e le cir­co­stan­ze par­ti­co­la­ri.

3 Il da­to­re di la­vo­ro de­ve con­ce­de­re le stes­se pre­sta­zio­ni al­la la­vo­ra­tri­ce in ca­so di gra­vi­dan­za e di puer­pe­rio.

Art. 328b123124  

3. Nel trat­ta­men­to di da­ti per­so­na­li

 

Il da­to­re di la­vo­ro può trat­ta­re da­ti con­cer­nen­ti il la­vo­ra­to­re sol­tan­to in quan­to si ri­fe­ri­sca­no all’ido­nei­tà la­vo­ra­ti­va o sia­no ne­ces­sa­ri all’ese­cu­zio­ne del con­trat­to di la­vo­ro. Inol­tre, so­no ap­pli­ca­bi­li le di­spo­si­zio­ni del­la leg­ge fe­de­ra­le del 25 set­tem­bre 2020125 sul­la pro­te­zio­ne dei da­ti.126

123In­tro­dot­to dall’all. n. 2 del­la LF del 19 giu. 1992 sul­la pro­te­zio­ne dei da­ti, in vi­go­re dal 1° lug. 1993 (RU 1993 1945, FF 1988 II 353).

124Te­sto ret­ti­fi­ca­to dal­la Com­mis­sio­ne di re­da­zio­ne dell’AF (art. 33 LRC – RU 1974 1051).

125 RS 235.1

126 Nuo­vo te­sto del per. giu­sta l’all. 1 n. II 18 del­la LF del 25 set. 2020 sul­la pro­te­zio­ne dei da­ti, in vi­go­re dal 1° set. 2023 (RU 2022 491; FF 2017 5939).

Art. 329  

VIII. Tem­po li­be­ro, va­can­ze e con­ge­do

1. Tem­po li­be­ro

 

1 Il da­to­re di la­vo­ro de­ve con­ce­de­re al la­vo­ra­to­re un gior­no di li­be­ro al­la set­ti­ma­na, di re­go­la la do­me­ni­ca o se le cir­co­stan­ze non lo per­met­to­no, un gior­no fe­ria­le in­te­ro.

2 Se con­di­zio­ni par­ti­co­la­ri lo giu­sti­fi­ca­no, il da­to­re di la­vo­ro può, ec­ce­zio­nal­men­te e con il con­sen­so del la­vo­ra­to­re, rag­grup­pa­re più gior­ni di li­be­ro a cui que­sti ha di­rit­to o ac­cor­dar­gli due mez­ze gior­na­te di li­be­ro al po­sto di un gior­no in­te­ro.

3 Il da­to­re di la­vo­ro de­ve inol­tre con­ce­de­re al la­vo­ra­to­re le ore e i gior­ni di li­be­ro usua­li e, se il con­trat­to è di­sdet­to, il tem­po ne­ces­sa­rio per cer­ca­re un al­tro la­vo­ro.

4 Nel de­ter­mi­na­re il tem­po li­be­ro si de­ve te­ner de­bi­ta­men­te con­tro de­gli in­te­res­si del da­to­re di la­vo­ro e del la­vo­ra­to­re.

Art. 329a  

2. Va­can­ze

a. Du­ra­ta

 

1 Il da­to­re di la­vo­ro de­ve ac­cor­da­re al la­vo­ra­to­re, ogni an­no di la­vo­ro, al­me­no quat­tro set­ti­ma­ne di va­can­za; ai la­vo­ra­to­ri si­no ai 20 an­ni com­piu­ti, al­me­no cin­que set­ti­ma­ne.128

2129

3 Per un an­no in­com­ple­to di la­vo­ro, le va­can­ze so­no da­te pro­por­zio­nal­men­te al­la du­ra­ta del rap­por­to di la­vo­ro nell’an­no con­si­de­ra­to.

128Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I del­la LF del 16 dic. 1983, in vi­go­re dal 1° lug. 1984 (RU 1984 580; FF 1982 III 161).

129Abro­ga­to dal n. I del­la LF del 16 dic. 1983, con ef­fet­to dal 1° lug. 1984 (RU 1984 580; FF 1982 III 161).

Art. 329b  

b. Ri­du­zio­ne

 

1 Se nel cor­so di un an­no di la­vo­ro il la­vo­ra­to­re è im­pe­di­to per pro­pria col­pa di la­vo­ra­re com­ples­si­va­men­te per più di un me­se, il da­to­re di la­vo­ro può ri­dur­gli la du­ra­ta del­le va­can­ze di un do­di­ce­si­mo per ogni me­se com­ple­to di as­sen­za dal la­vo­ro.130

2 Se l’im­pe­di­men­to non du­ra com­ples­si­va­men­te più d’un me­se nel cor­so d’un an­no di la­vo­ro ed è cau­sa­to da mo­ti­vi ine­ren­ti al­la per­so­na del la­vo­ra­to­re, co­me ma­lat­tia, in­for­tu­nio, adem­pi­men­to d’un ob­bli­go le­ga­le, eser­ci­zio d’una fun­zio­ne pub­bli­ca o con­ge­do gio­va­ni­le, sen­za che vi sia col­pa da par­te sua, il da­to­re di la­vo­ro non ha di­rit­to di ri­dur­re la du­ra­ta del­le va­can­ze.131

3 Il da­to­re di la­vo­ro non può nep­pu­re ri­dur­re le va­can­ze:

a.
di una la­vo­ra­tri­ce che, cau­sa gra­vi­dan­za, è im­pe­di­ta di la­vo­ra­re per due me­si al mas­si­mo;
b.
di una la­vo­ra­tri­ce che ha frui­to di un con­ge­do di ma­ter­ni­tà ai sen­si dell’ar­ti­co­lo 329f;
c.132
di un la­vo­ra­to­re o di una la­vo­ra­tri­ce che ha frui­to di un con­ge­do per l’al­tro ge­ni­to­re ai sen­si dell’ar­ti­co­lo 329go di un con­ge­do in ca­so di de­ces­so del­la ma­dre ai sen­si dell’ar­ti­co­lo 329gbis;
d.
di un la­vo­ra­to­re o di una la­vo­ra­tri­ce che ha frui­to di un con­ge­do di as­si­sten­za ai sen­si dell’ar­ti­co­lo 329i; o
e.133
di un la­vo­ra­to­re o di una la­vo­ra­tri­ce che ha frui­to di un con­ge­do di ado­zio­ne ai sen­si dell’ar­ti­co­lo 329j.134

4 Al­le di­spo­si­zio­ni dei ca­po­ver­si 2 e 3 può es­se­re de­ro­ga­to me­dian­te con­trat­to nor­ma­le o col­let­ti­vo di la­vo­ro a con­di­zio­ne tut­ta­via che ta­le or­di­na­men­to co­sti­tui­sca, nell’in­sie­me, una so­lu­zio­ne al­me­no equi­va­len­te per i la­vo­ra­to­ri.135

130Nuo­vo te­sto giu­sta l’art. 117 del­la L del 25 giu. 1982 sull’as­si­cu­ra­zio­ne con­tro la di­soc­cu­pa­zio­ne, in vi­go­re dal 1° gen. 1984 (RU 1982 2184 1983 1204; FF 1980 III 469).

131Nuo­vo te­sto giu­sta l’art. 13 del­la L del 6 ott. 1989 sul­le at­ti­vi­tà gio­va­ni­li, in vi­go­re dal 1° gen. 1991 (RU 1990 2007; FF 1988 I 641).

132 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 1 del­la LF del 17 mar. 2023 (In­den­ni­tà gior­na­lie­re per il ge­ni­to­re su­per­sti­te), in vi­go­re dal 1° gen. 2024 (RU 2023 680; FF 20222515, 2742).

133 In­tro­dot­ta dall’all. n. 1 del­la LF del 1° ott. 2021, in vi­go­re dal 1° gen. 2023 (RU 2022 468; FF 2019 5841, 6005).

134 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. II 1 del­la LF del 20 dic. 2019 con­cer­nen­te il mi­glio­ra­men­to del­la con­ci­lia­bi­li­tà tra at­ti­vi­tà lu­cra­ti­va e as­si­sten­za ai fa­mi­lia­ri, in vi­go­re dal 1° lug. 2021 (RU 2020 4525; FF 2019 3381).

135In­tro­dot­to dal n. I del­la LF del 16 dic. 1983, in vi­go­re dal 1° lug. 1984 (RU 1984 580; FF 1982 III 161).

Art. 329c  

c. Con­ti­nui­tà e da­ta

 

1 Le va­can­ze de­vo­no es­se­re, di re­go­la, as­se­gna­te du­ran­te il cor­ri­spon­den­te an­no di la­vo­ro e com­pren­de­re al­me­no due set­ti­ma­ne con­se­cu­ti­ve.136

2 Il da­to­re di la­vo­ro sta­bi­li­sce la da­ta del­le va­can­ze con­si­de­ran­do i de­si­de­ri del la­vo­ra­to­re, per quan­to so­no com­pa­ti­bi­li con gli in­te­res­si dell’azien­da e dell’eco­no­mia do­me­sti­ca.

136Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I del­la LF del 16 dic. 1983, in vi­go­re dal 1° lug. 1984 (RU 1984 580; FF 1982 III 161).

Art. 329d  

d. Sa­la­rio

 

1 Il da­to­re di la­vo­ro de­ve pa­ga­re al la­vo­ra­to­re il sa­la­rio com­ple­to per la du­ra­ta del­le va­can­ze e un’equa in­den­ni­tà a com­pen­sa­zio­ne del sa­la­rio in na­tu­ra.

2 Fin­ché du­ra il rap­por­to di la­vo­ro, le va­can­ze non pos­so­no es­se­re com­pen­sa­te con de­na­ro o al­tre pre­sta­zio­ni.

3 Se il la­vo­ra­to­re ese­gui­sce du­ran­te le va­can­ze un la­vo­ro ri­mu­ne­ra­to per con­to di un ter­zo, le­den­do i le­git­ti­mi in­te­res­si del da­to­re di la­vo­ro, que­sti può ri­fiu­tar­gli il sa­la­rio del­le va­can­ze o esi­ger­ne il rim­bor­so.

Art. 329e137  

3. Con­ge­do per at­ti­vi­tà gio­va­ni­li ex­tra­sco­la­sti­che

 

1 Ogni an­no di ser­vi­zio, il da­to­re di la­vo­ro de­ve con­ce­de­re al la­vo­ra­to­re, si­no ai 30 an­ni com­piu­ti, un con­ge­do gio­va­ni­le del­la du­ra­ta mas­si­ma com­ples­si­va di una set­ti­ma­na di la­vo­ro per con­sen­tir­gli di svol­ge­re un’at­ti­vi­tà gio­va­ni­le ex­tra­sco­la­sti­ca non re­tri­bui­ta, di­ret­ti­va, as­si­sten­zia­le o con­sul­ti­va, in un’or­ga­niz­za­zio­ne cul­tu­ra­le o so­cia­le, non­ché di se­gui­re una for­ma­zio­ne o una for­ma­zio­ne con­ti­nua in que­sto cam­po.138

2 Il la­vo­ra­to­re non ha di­rit­to al sa­la­rio du­ran­te il con­ge­do gio­va­ni­le. Una de­ro­ga a fa­vo­re del la­vo­ra­to­re può ve­ni­re sta­bi­li­ta per ac­cor­do, con­trat­to nor­ma­le o con­trat­to col­let­ti­vo di la­vo­ro.

3 Il mo­men­to e la du­ra­ta del con­ge­do gio­va­ni­le so­no fis­sa­ti di co­mu­ne in­te­sa dal da­to­re di la­vo­ro e dal la­vo­ra­to­re, te­nu­to con­to dei lo­ro in­te­res­si ri­spet­ti­vi. In ca­so di man­ca­ta in­te­sa, il con­ge­do dev’es­se­re con­ces­so qua­lo­ra il la­vo­ra­to­re ab­bia già da due me­si an­nun­cia­to al da­to­re di la­vo­ro l’in­ten­zio­ne di far va­le­re la sua pre­te­sa. I gior­ni di con­ge­do non go­du­ti de­ca­do­no al­la fi­ne dell’an­no ci­vi­le.

4 A ri­chie­sta del da­to­re di la­vo­ro, il la­vo­ra­to­re de­ve for­ni­re la pro­va del­le sue at­ti­vi­tà e fun­zio­ni gio­va­ni­li ex­tra­sco­la­sti­che.

137In­tro­dot­to dall’art. 13 del­la L del 6 ott. 1989 sul­le at­ti­vi­tà gio­va­ni­li, in vi­go­re dal 1° gen. 1991 (RU 1990 2007; FF 1988 I 641).

138 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 9 del­la LF del 20 giu. 2014 sul­la for­ma­zio­ne con­ti­nua, in vi­go­re dal 1° gen. 2017 (RU 2016 689; FF 2013 3085).

Art. 329f139  

4. Con­ge­do di ma­ter­ni­tà

 

1 Do­po il par­to la la­vo­ra­tri­ce ha di­rit­to a un con­ge­do di ma­ter­ni­tà di al­me­no 14 set­ti­ma­ne.

2 In ca­so di de­gen­za ospe­da­lie­ra del neo­na­to, il con­ge­do di ma­ter­ni­tà è pro­lun­ga­to in mi­su­ra equi­va­len­te al pro­lun­ga­men­to del­la du­ra­ta del ver­sa­men­to dell’in­den­ni­tà di ma­ter­ni­tà.140

3 In ca­so di de­ces­so dell’al­tro ge­ni­to­re nei sei me­si suc­ces­si­vi al­la na­sci­ta del fi­glio, la la­vo­ra­tri­ce ha di­rit­to a due set­ti­ma­ne di con­ge­do sup­ple­men­ta­re; ta­le con­ge­do può es­se­re pre­so in set­ti­ma­ne o in gior­ni en­tro un ter­mi­ne qua­dro di sei me­si a de­cor­re­re dal gior­no suc­ces­si­vo al de­ces­so.141

139 In­tro­dot­to dall’all. n. 1 del­la LF del 3 ott. 2003, in vi­go­re dal 1° lug. 2005 (RU 2005 1429; FF 2002 6713, 2003 10142529).

140 In­tro­dot­to dal n. II del­la LF del 18 dic. 2020, in vi­go­re dal 1° lug. 2021 (RU 2021 288; FF 2019 137).

141 In­tro­dot­to dall’all. n. 1 del­la LF del 17 mar. 2023 (In­den­ni­tà gior­na­lie­re per il ge­ni­to­re su­per­sti­te), in vi­go­re dal 1° gen. 2024 (RU 2023 680; FF 20222515, 2742).

Art. 329g142  

5. Con­ge­do per l’al­tro ge­ni­to­re

a. In ge­ne­ra­le

 

1 Ha di­rit­to a un con­ge­do di due set­ti­ma­ne:

a.
il la­vo­ra­to­re che è il pa­dre le­ga­le al mo­men­to del­la na­sci­ta del fi­glio o lo di­ven­ta nei sei me­si se­guen­ti;
b.
la la­vo­ra­tri­ce che è l’al­tro ge­ni­to­re le­ga­le al mo­men­to del­la na­sci­ta del fi­glio.

2 Il con­ge­do de­ve es­se­re pre­so en­tro sei me­si dal­la na­sci­ta del fi­glio. Ta­le ter­mi­ne è so­spe­so du­ran­te il con­ge­do se­con­do l’ar­ti­co­lo 329gbis.

3 Il con­ge­do può es­se­re pre­so in set­ti­ma­ne o in gior­ni.

142 In­tro­dot­to dal n. II 1 del­la LF del 20 dic. 2019 con­cer­nen­te il mi­glio­ra­men­to del­la con­ci­lia­bi­li­tà tra at­ti­vi­tà lu­cra­ti­va e as­si­sten­za ai fa­mi­lia­ri (RU 2020 4525; FF 2019 3381). Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 1 del­la LF del 17 mar. 2023 (In­den­ni­tà gior­na­lie­re per il ge­ni­to­re su­per­sti­te), in vi­go­re dal 1° gen. 2024 (RU 2023 680; FF 20222515, 2742).

Art. 329gbis143  

b. In ca­so di mor­te del­la ma­dre

 

1 Se la ma­dre muo­re il gior­no del par­to o nel­le 14 set­ti­ma­ne suc­ces­si­ve, l’al­tro ge­ni­to­re ha di­rit­to a un con­ge­do di 14 set­ti­ma­ne; ta­le con­ge­do va pre­so in gior­ni con­se­cu­ti­vi a par­ti­re dal gior­no suc­ces­si­vo al de­ces­so.

2 L’al­tro ge­ni­to­re ha di­rit­to al con­ge­do se il rap­por­to di fi­lia­zio­ne sus­si­ste al mo­men­to del de­ces­so o è sta­bi­li­to nel­le 14 set­ti­ma­ne suc­ces­si­ve.

3 In ca­so di de­gen­za ospe­da­lie­ra del neo­na­to se­con­do l’ar­ti­co­lo 329f ca­po­ver­so 2, il con­ge­do di cui al ca­po­ver­so 1 è pro­lun­ga­to in mi­su­ra equi­va­len­te al­la du­ra­ta del­la de­gen­za ospe­da­lie­ra, ma al mas­si­mo di ot­to set­ti­ma­ne.

143 In­tro­dot­to dall’all. n. 1 del­la LF del 17 mar. 2023 (In­den­ni­tà gior­na­lie­re per il ge­ni­to­re su­per­sti­te), in vi­go­re dal 1° gen. 2024 (RU 2023 680; FF 20222515, 2742).

Art. 329h144  

6. Con­ge­do di as­si­sten­za ai fa­mi­lia­ri

 

Il la­vo­ra­to­re ha di­rit­to a un con­ge­do pa­ga­to per il tem­po ne­ces­sa­rio all’as­si­sten­za a un fa­mi­lia­re o al part­ner con pro­ble­mi di sa­lu­te; il con­ge­do am­mon­ta tut­ta­via al mas­si­mo a tre gior­ni per even­to e die­ci gior­ni all’an­no.

144 In­tro­dot­to dal n. II 1 del­la LF del 20 dic. 2019 con­cer­nen­te il mi­glio­ra­men­to del­la con­ci­lia­bi­li­tà tra at­ti­vi­tà lu­cra­ti­va e as­si­sten­za ai fa­mi­lia­ri, in vi­go­re dal 1° gen.2021 (RU 2020 4525; FF 2019 3381).

Art. 329i145  

7. Con­ge­do di as­si­sten­za a un fi­glio con gra­vi pro­ble­mi di sa­lu­te do­vu­ti a ma­lat­tia o in­for­tu­nio

 

1 Il la­vo­ra­to­re che ha di­rit­to a un’in­den­ni­tà di as­si­sten­za ai sen­si de­gli ar­ti­co­li 16n–16s LI­PG146 a cau­sa di gra­vi pro­ble­mi di sa­lu­te di suo fi­glio do­vu­ti a ma­lat­tia o in­for­tu­nio ha di­rit­to a un con­ge­do di as­si­sten­za mas­si­mo di 14 set­ti­ma­ne.

2 Il con­ge­do di as­si­sten­za de­ve es­se­re pre­so en­tro un ter­mi­ne qua­dro di 18 me­si. Il ter­mi­ne qua­dro de­cor­re dal gior­no per il qua­le è ver­sa­ta la pri­ma in­den­ni­tà gior­na­lie­ra.

3 Se en­tram­bi i ge­ni­to­ri eser­ci­ta­no un’at­ti­vi­tà lu­cra­ti­va, ognu­no di lo­ro ha di­rit­to a un con­ge­do di as­si­sten­za mas­si­mo di set­te set­ti­ma­ne. Pos­so­no con­cor­da­re una ri­par­ti­zio­ne di­ver­sa del con­ge­do.

4 Il con­ge­do può es­se­re pre­so in una so­la vol­ta o in sin­go­li gior­ni.

5 Il da­to­re di la­vo­ro de­ve es­se­re in­for­ma­to sen­za in­du­gio del­le mo­da­li­tà di frui­zio­ne del con­ge­do e di even­tua­li mo­di­fi­che.

145 In­tro­dot­to dal n. II 1 del­la LF del 20 dic. 2019 con­cer­nen­te il mi­glio­ra­men­to del­la con­ci­lia­bi­li­tà tra at­ti­vi­tà lu­cra­ti­va e as­si­sten­za ai fa­mi­lia­ri, in vi­go­re dal 1° lug. 2021 (RU 2020 4525; FF 2019 3381).

146 RS 834.1

Art. 329j147  

8. Con­ge­do di ado­zio­ne

 

1 In ca­so di ado­zio­ne, il la­vo­ra­to­re ha di­rit­to a un con­ge­do di ado­zio­ne di due set­ti­ma­ne se adem­pie le con­di­zio­ni di cui all’ar­ti­co­lo 16tLI­PG148.

2 Il con­ge­do di ado­zio­ne de­ve es­se­re pre­so en­tro un an­no dall’ac­co­gli­men­to dell’adot­tan­do.

3 Il con­ge­do di ado­zio­ne può es­se­re pre­so da uno dei ge­ni­to­ri o di­vi­so tra di es­si. I ge­ni­to­ri non pos­so­no pren­der­lo con­tem­po­ra­nea­men­te.

4 Può es­se­re pre­so in set­ti­ma­ne o in gior­ni.

147 In­tro­dot­ta dall’all. n. 1 del­la LF del 1° ott. 2021, in vi­go­re dal 1° gen. 2023 (RU 2022 468; FF 2019 5841, 6005).

148 RS 834.1

Art. 330  

IX. Al­tri ob­bli­ghi

1. Cau­zio­ne

 

1 Se il la­vo­ra­to­re for­ni­sce al da­to­re di la­vo­ro una cau­zio­ne per as­si­cu­ra­re l’adem­pi­men­to de­gli ob­bli­ghi de­ri­van­ti­gli dal rap­por­to di la­vo­ro, il da­to­re di la­vo­ro de­ve te­ner­la se­pa­ra­ta dal suo pa­tri­mo­nio e pre­sta­re ga­ran­zia per es­sa.

2 Il da­to­re di la­vo­ro de­ve re­sti­tui­re la cau­zio­ne al più tar­di al­la fi­ne del rap­por­to di la­vo­ro in quan­to la da­ta del­la re­sti­tu­zio­ne non sia sta­ta dif­fe­ri­ta per ac­cor­do scrit­to.

3 Il da­to­re di la­vo­ro, se fa va­le­re pre­te­se con­te­sta­te de­ri­van­ti dal rap­por­to di la­vo­ro, può trat­te­ne­re la cau­zio­ne si­no al­la de­ci­sio­ne, ma de­ve de­po­si­tar­la in giu­di­zio a do­man­da del la­vo­ra­to­re.

4 In ca­so di fal­li­men­to del da­to­re di la­vo­ro, il la­vo­ra­to­re può chie­de­re la re­sti­tu­zio­ne del­la cau­zio­ne te­nu­ta se­pa­ra­ta dal pa­tri­mo­nio del da­to­re di la­vo­ro, ri­ser­va­te le pre­te­se di que­sto ul­ti­mo de­ri­van­ti dal rap­por­to di la­vo­ro.

Art. 330a  

2. At­te­sta­to

 

1 Il la­vo­ra­to­re può ogno­ra chie­de­re al da­to­re di la­vo­ro un at­te­sta­to che in­di­chi la na­tu­ra e la du­ra­ta del rap­por­to di la­vo­ro e si pro­nun­ci sul­le pre­sta­zio­ni e sul­la con­dot­ta del la­vo­ra­to­re.

2 A ri­chie­sta espli­ci­ta del la­vo­ra­to­re, l’at­te­sta­to de­ve es­se­re li­mi­ta­to al­la na­tu­ra e al­la du­ra­ta del rap­por­to di la­vo­ro.

Art. 330b149  

3. Ob­bli­go di in­for­ma­re

 

1 Se il rap­por­to di la­vo­ro è sta­to sti­pu­la­to per una du­ra­ta in­de­ter­mi­na­ta o per più di un me­se, il da­to­re di la­vo­ro de­ve in­for­ma­re per scrit­to il la­vo­ra­to­re, al più tar­di un me­se do­po l’ini­zio del rap­por­to di la­vo­ro, su:

a.
il no­me dei con­traen­ti;
b.
la da­ta d’ini­zio del rap­por­to di la­vo­ro;
c.
la fun­zio­ne del la­vo­ra­to­re;
d.
il sa­la­rio e gli even­tua­li sup­ple­men­ti sa­la­ria­li;
e.
la du­ra­ta set­ti­ma­na­le del la­vo­ro.

2 Se ele­men­ti con­trat­tua­li og­get­to dell’ob­bli­go di in­for­ma­re di cui al ca­po­ver­so 1 so­no mo­di­fi­ca­ti du­ran­te il rap­por­to di la­vo­ro, le mo­di­fi­che de­vo­no es­se­re co­mu­ni­ca­te per scrit­to al la­vo­ra­to­re al più tar­di un me­se do­po la lo­ro en­tra­ta in vi­go­re.

149 In­tro­dot­to dall’art. 2 n. 2 del DF del 17 dic. 2004 che ap­pro­va e tra­spo­ne nel di­rit­to sviz­ze­ro, me­dian­te re­vi­sio­ne del­le mi­su­re col­la­te­ra­li, il Prot. con­clu­so con la CE e i suoi Sta­ti mem­bri re­la­ti­vo all’esten­sio­ne dell’Acc. sul­la li­be­ra cir­co­la­zio­ne del­le per­so­ne ai nuo­vi Sta­ti mem­bri del­la CE, in vi­go­re dal 1° apr. 2006 (RU 2006 979; FF 2004 52035863).

Art. 331  

D. Pre­vi­den­za a fa­vo­re del per­so­na­le

I. Ob­bli­ghi del da­to­re di la­vo­ro

 

1 Se il da­to­re di la­vo­ro de­sti­na del­le pre­sta­zio­ni a sco­po di pre­vi­den­za a fa­vo­re del per­so­na­le o se i la­vo­ra­to­ri pa­ga­no con­tri­bu­ti a ta­le sco­po, il da­to­re di la­vo­ro de­ve de­vol­ve­re que­ste pre­sta­zio­ni e que­sti con­tri­bu­ti a una fon­da­zio­ne, a una so­cie­tà coo­pe­ra­ti­va o a una isti­tu­zio­ne di di­rit­to pub­bli­co.

2 Se le pre­sta­zio­ni del da­to­re di la­vo­ro e gli even­tua­li con­tri­bu­ti del la­vo­ra­to­re so­no usa­ti per as­si­cu­ra­re que­st’ul­ti­mo con­tro le ma­lat­tie, con­tro gli in­for­tu­ni, sul­la vi­ta, con­tro l’in­va­li­di­tà o in ca­so di mor­te pres­so un isti­tu­to sot­to­po­sto al­la vi­gi­lan­za as­si­cu­ra­ti­va o pres­so una cas­sa ma­la­ti ri­co­no­sciu­ta, il da­to­re di la­vo­ro non è te­nu­to al­la de­vo­lu­zio­ne pre­vi­sta nel ca­po­ver­so pre­ce­den­te, qua­lo­ra il la­vo­ra­to­re frui­sca di un di­rit­to di cre­di­to di­ret­ta­men­te ver­so l’as­si­cu­ra­to­re al mo­men­to in cui il ri­schio si ma­ni­fe­sta.

3 Se il la­vo­ra­to­re de­ve pa­ga­re con­tri­bu­ti a un’isti­tu­zio­ne di pre­vi­den­za, il da­to­re di la­vo­ro è te­nu­to, per lo stes­so pe­rio­do di tem­po, a pa­ga­re con­tri­bu­ti d’im­por­to al­me­no pa­ri al­la som­ma dei con­tri­bu­ti di tut­ti i la­vo­ra­to­ri; i con­tri­bu­ti del da­to­re di la­vo­ro de­vo­no pro­ve­ni­re da suoi fon­di pro­pri o da ri­ser­ve di con­tri­bu­ti dell’isti­tu­zio­ne di pre­vi­den­za ali­men­ta­te pre­via­men­te a tal fi­ne dal da­to­re di la­vo­ro e con­teg­gia­te se­pa­ra­ta­men­te. Il da­to­re di la­vo­ro de­ve ver­sa­re all’isti­tu­zio­ne di pre­vi­den­za la quo­ta de­dot­ta dal sa­la­rio del la­vo­ra­to­re, in­sie­me al­la sua quo­ta, al più tar­di al­la fi­ne del pri­mo me­se se­guen­te l’an­no ci­vi­le o l’an­no as­si­cu­ra­ti­vo per il qua­le so­no do­vu­ti i con­tri­bu­ti.150

4 Il da­to­re di la­vo­ro de­ve da­re al la­vo­ra­to­re le in­for­ma­zio­ni ne­ces­sa­rie sui suoi di­rit­ti ver­so l’isti­tu­zio­ne di pre­vi­den­za a fa­vo­re del per­so­na­le e ver­so l’as­si­cu­ra­to­re.

5 Su ri­chie­sta, il da­to­re di la­vo­ro de­ve for­ni­re all’Uf­fi­cio cen­tra­le del 2° pi­la­stro i da­ti di cui di­spo­ne adat­ti a re­pe­ri­re gli aven­ti di­rit­to di ave­ri di­men­ti­ca­ti o gli isti­tu­ti che ge­sti­sco­no si­mi­li ave­ri.151

150Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 2 del­la LF del 3 ott. 2003 (1a re­vi­sio­ne del­la LPP), in vi­go­re dal 1° gen. 2005 (RU 2004 1677; FF 2000 2416).

151 In­tro­dot­to giu­sta il n. II 2 del­la LF del 18 dic. 1998, in vi­go­re dal 1° mag. 1999 (RU 1999 1384; FF 1998 V 4409)

Art. 331a152  

II. Ini­zio e fi­ne del­la pre­vi­den­za

 

1 La pre­vi­den­za ini­zia il gior­no in cui co­min­cia il rap­por­to di la­vo­ro e ter­mi­na il gior­no in cui il la­vo­ra­to­re la­scia l’isti­tu­zio­ne di pre­vi­den­za.

2 Il la­vo­ra­to­re, tut­ta­via, be­ne­fi­cia del­la pro­te­zio­ne di pre­vi­den­za con­tro il ri­schio mor­te e in­va­li­di­tà fi­no al­la con­clu­sio­ne di un nuo­vo rap­por­to di pre­vi­den­za, ma al mas­si­mo du­ran­te un me­se.

3 L’isti­tu­zio­ne di pre­vi­den­za può esi­ge­re dall’as­si­cu­ra­to con­tri­bu­ti di ri­schio per la pre­vi­den­za man­te­nu­ta do­po la fi­ne del rap­por­to di pre­vi­den­za.

152Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 2 del­la LF del 17 dic. 1993 sul li­be­ro pas­sag­gio nel­la pre­vi­den­za pro­fes­sio­na­le per la vec­chia­ia, i su­per­sti­ti e l’in­va­li­di­tà, in vi­go­re dal 1° gen. 1995 (RU 1994 2386; FF 1992 III 477).

Art. 331b153  

III. Ces­sio­ne e co­sti­tu­zio­ne in pe­gno

 

Il cre­di­to in pre­sta­zio­ni di pre­vi­den­za fu­tu­re non può va­li­da­men­te es­se­re ce­du­to né co­sti­tui­to in pe­gno pri­ma di es­se­re esi­gi­bi­le.

153Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 2 del­la LF del 17 dic. 1993 sul li­be­ro pas­sag­gio nel­la pre­vi­den­za pro­fes­sio­na­le per la vec­chia­ia, i su­per­sti­ti e l’in­va­li­di­tà, in vi­go­re dal 1° gen. 1995 (RU 1994 2386; FF 1992 III 477).

Art. 331c154  

IV. Ri­ser­ve per mo­ti­vi di sa­lu­te

 

Gli isti­tu­ti di pre­vi­den­za pos­so­no ap­pli­ca­re ri­ser­ve per mo­ti­vi di sa­lu­te per quan­to con­cer­ne i ri­schi mor­te e in­va­li­di­tà. La du­ra­ta di ta­li ri­ser­ve non può su­pe­ra­re i cin­que an­ni.

154Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 2 del­la LF del 17 dic. 1993 sul li­be­ro pas­sag­gio nel­la pre­vi­den­za pro­fes­sio­na­le per la vec­chia­ia, i su­per­sti­ti e l’in­va­li­di­tà, in vi­go­re dal 1° gen. 1995 (RU 1994 2386; FF 1992 III 477).

Art. 331d155  

V. Pro­mo­zio­ne del­la pro­prie­tà d’abi­ta­zio­ni

1. Co­sti­tu­zio­ne in pe­gno

 

1 Per la pro­prie­tà di un’abi­ta­zio­ne ad uso pro­prio il la­vo­ra­to­re può, al più tar­di tre an­ni pri­ma del­la na­sci­ta del di­rit­to al­le pre­sta­zio­ni di vec­chia­ia, co­sti­tui­re in pe­gno le sue pre­sta­zio­ni di pre­vi­den­za o un im­por­to fi­no a con­cor­ren­za del­la sua pre­sta­zio­ne di li­be­ro pas­sag­gio.

2 La co­sti­tu­zio­ne in pe­gno è pu­re am­mes­sa per l’ac­qui­sto di quo­te di par­te­ci­pa­zio­ne ad una coo­pe­ra­ti­va di co­stru­zio­ne di abi­ta­zio­ni o for­me ana­lo­ghe di par­te­ci­pa­zio­ne, se il la­vo­ra­to­re usu­frui­sce per­so­nal­men­te dell’abi­ta­zio­ne co­fi­nan­zia­ta in tal mo­do.

3 Per es­se­re va­li­da, la co­sti­tu­zio­ne in pe­gno de­ve es­se­re co­mu­ni­ca­ta per scrit­to all’isti­tu­to di pre­vi­den­za.

4 I la­vo­ra­to­ri d’ol­tre 50 an­ni pos­so­no co­sti­tui­re in pe­gno al mas­si­mo la pre­sta­zio­ne di li­be­ro pas­sag­gio a cui ave­va­no di­rit­to all’età di 50 an­ni, op­pu­re la me­tà del­la pre­sta­zio­ne di li­be­ro pas­sag­gio ac­cu­mu­la­ta fi­no al mo­men­to del­la co­sti­tu­zio­ne in pe­gno.

5 Per i la­vo­ra­to­ri co­niu­ga­ti, la co­sti­tu­zio­ne in pe­gno è am­mes­sa so­la­men­te con il con­sen­so scrit­to del co­niu­ge. Se il con­sen­so non può es­se­re ot­te­nu­to o è ne­ga­to, il la­vo­ra­to­re può ri­vol­ger­si al giu­di­ce ci­vi­le.156 La pre­sen­te di­spo­si­zio­ne si ap­pli­ca an­che ai part­ner re­gi­stra­ti.157

6 Se la co­sti­tu­zio­ne in pe­gno av­vie­ne pri­ma del so­prag­giun­ge­re di un ca­so di pre­vi­den­za o del pa­ga­men­to in con­tan­ti, tro­va­no ap­pli­ca­zio­ne gli ar­ti­co­li 30d,30e, 30ge 83adel­la leg­ge fe­de­ra­le del 25 giu­gno 1982158 sul­la pre­vi­den­za pro­fes­sio­na­le per la vec­chia­ia, l’in­va­li­di­tà e i su­per­sti­ti.159

7 Il Con­si­glio fe­de­ra­le de­ter­mi­na:

a.
gli sco­pi per i qua­li la co­sti­tu­zio­ne in pe­gno è am­mes­sa e il con­cet­to di «pro­prie­tà di un’abi­ta­zio­ne ad uso pro­prio»;
b.
le con­di­zio­ni da sod­di­sfa­re per co­sti­tui­re in pe­gno quo­te di par­te­ci­pa­zio­ne a una coo­pe­ra­ti­va di co­stru­zio­ne di abi­ta­zio­ni o for­me ana­lo­ghe di par­te­ci­pa­zio­ne.

155In­tro­dot­to dal n. II del­la LF del 17 dic. 1993 sul­la pro­mo­zio­ne del­la pro­prie­tà d’abi­ta­zio­ni me­dian­te i fon­di del­la pre­vi­den­za pro­fes­sio­na­le, in vi­go­re dal 1° gen. 1995(RU 1994 3272; FF 1992 VI 209).

156 Nuo­vo te­sto del per. giu­sta l’all. n. 1 del­la LF del 19 giu. 2015 (Con­gua­glio del­la pre­vi­den­za pro­fes­sio­na­le in ca­so di di­vor­zio), in vi­go­re dal 1° gen. 2017 (RU 2016 2313; FF 2013 4151).

157 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 11 del­la L del 18 giu. 2004 sull’unio­ne do­me­sti­ca re­gi­stra­ta, in vi­go­re dal 1° gen. 2007 (RU 2005 5685; FF 2003 1165).

158 RS 831.40

159 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 1 del­la LF del 19 giu. 2015 (Con­gua­glio del­la pre­vi­den­za pro­fes­sio­na­le in ca­so di di­vor­zio), in vi­go­re dal 1° gen. 2017 (RU 2016 2313; FF 2013 4151).

Art. 331e160  

2. Pre­lie­vo an­ti­ci­pa­to

 

1 Per la pro­prie­tà di un’abi­ta­zio­ne ad uso pro­prio, il la­vo­ra­to­re può chie­de­re al suo isti­tu­to di pre­vi­den­za, al più tar­di tre an­ni pri­ma del­la na­sci­ta del di­rit­to al­le pre­sta­zio­ni di vec­chia­ia, il ver­sa­men­to di un im­por­to.

2 Fi­no a 50 an­ni, i la­vo­ra­to­ri pos­so­no pre­le­va­re un im­por­to pa­ri al mas­si­mo al­la lo­ro pre­sta­zio­ne di li­be­ro pas­sag­gio. I la­vo­ra­to­ri di ol­tre 50 an­ni pos­so­no pre­le­va­re al mas­si­mo la pre­sta­zio­ne di li­be­ro pas­sag­gio a cui avreb­be­ro avu­to di­rit­to all’età di 50 an­ni op­pu­re la me­tà del­la pre­sta­zio­ne di li­be­ro pas­sag­gio cui han­no di­rit­to al mo­men­to del pre­lie­vo.

3 Il la­vo­ra­to­re può im­pie­ga­re que­sto im­por­to an­che per l’ac­qui­sto di quo­te di par­te­ci­pa­zio­ne ad una coo­pe­ra­ti­va di co­stru­zio­ne di abi­ta­zio­ni o di par­te­ci­pa­zio­ni ana­lo­ghe, po­sto che l’abi­ta­zio­ne fi­nan­zia­ta in que­sto mo­do sia de­sti­na­ta ad uso pro­prio.

4 Il pre­lie­vo com­por­ta in pa­ri tem­po una ri­du­zio­ne del­le pre­sta­zio­ni di pre­vi­den­za, cal­co­la­ta in ba­se ai ri­spet­ti­vi re­go­la­men­ti di pre­vi­den­za e al­le ba­si tec­ni­che de­gli isti­tu­ti di pre­vi­den­za. Per evi­ta­re le con­se­guen­ze di un’even­tua­le ri­du­zio­ne del­le pre­sta­zio­ni in ca­so di de­ces­so o d’in­va­li­di­tà, l’isti­tu­to di pre­vi­den­za stes­so of­fre un’as­si­cu­ra­zio­ne com­ple­men­ta­re o si pre­sta qua­le in­ter­me­dia­rio per la sti­pu­la­zio­ne di un’as­si­cu­ra­zio­ne com­ple­men­ta­re.

5 Per i la­vo­ra­to­ri co­niu­ga­ti il pre­lie­vo e cia­scu­na suc­ces­si­va co­sti­tu­zio­ne di un pe­gno im­mo­bi­lia­re so­no am­mes­si so­la­men­te con il con­sen­so scrit­to del co­niu­ge. Se il con­sen­so non può es­se­re ot­te­nu­to o è ne­ga­to, il la­vo­ra­to­re può ri­vol­ger­si al giu­di­ce ci­vi­le. La pre­sen­te di­spo­si­zio­ne si ap­pli­ca an­che ai part­ner re­gi­stra­ti.161

6 Quan­do i co­niu­gi di­vor­zia­no pri­ma del so­prag­giun­ge­re di un ca­so di pre­vi­den­za, il pre­lie­vo an­ti­ci­pa­to è con­si­de­ra­to una pre­sta­zio­ne di li­be­ro pas­sag­gio ed è di­vi­so se­con­do l’ar­ti­co­lo 123 del Co­di­ce ci­vi­le162, gli ar­ti­co­li 280 e 281 CPC163 e gli ar­ti­co­li 22−22b del­la leg­ge del 17 di­cem­bre 1993164 sul li­be­ro pas­sag­gio. La pre­sen­te di­spo­si­zio­ne si ap­pli­ca an­che in ca­so di scio­gli­men­to giu­di­zia­le dell’unio­ne do­me­sti­ca re­gi­stra­ta.165

7 Se il pre­lie­vo an­ti­ci­pa­to o la co­sti­tu­zio­ne in pe­gno pre­giu­di­ca­no le li­qui­di­tà dell’isti­tu­to di pre­vi­den­za, que­st’ul­ti­mo può dif­fe­ri­re il di­sbri­go del­le re­la­ti­ve do­man­de. L’isti­tu­to di pre­vi­den­za fis­sa nel suo re­go­la­men­to un or­di­ne del­le prio­ri­tà per il dif­fe­ri­men­to di que­sti pre­lie­vi an­ti­ci­pa­ti o di que­ste co­sti­tu­zio­ni in pe­gno. Il Con­si­glio fe­de­ra­le di­sci­pli­na i par­ti­co­la­ri.

8 So­no inol­tre ap­pli­ca­bi­li gli ar­ti­co­li 30d, 30e, 30ge 83adel­la leg­ge fe­de­ra­le del 25 giu­gno 1982166 sul­la pre­vi­den­za pro­fes­sio­na­le per la vec­chia­ia, i su­per­sti­ti e l’in­va­li­di­tà.167

160In­tro­dot­to dal n. II del­la LF del 17 dic. 1993 sul­la pro­mo­zio­ne del­la pro­prie­tà d’abi­ta­zio­ni me­dian­te i fon­di del­la pre­vi­den­za pro­fes­sio­na­le, in vi­go­re dal 1° gen. 1995 (RU 1994 32722378; FF 1992 VI 209).

161 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 1 del­la LF del 19 giu. 2015 (Con­gua­glio del­la pre­vi­den­za pro­fes­sio­na­le in ca­so di di­vor­zio), in vi­go­re dal 1° gen. 2017 (RU 2016 2313; FF 2013 4151).

162 RS 210

163 RS 272

164 RS 831.42

165 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 1 del­la LF del 19 giu. 2015 (Con­gua­glio del­la pre­vi­den­za pro­fes­sio­na­le in ca­so di di­vor­zio), in vi­go­re dal 1° gen. 2017 (RU 2016 2313; FF 2013 4151).

166 RS 831.40

167 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 1 del­la LF del 19 giu. 2015 (Con­gua­glio del­la pre­vi­den­za pro­fes­sio­na­le in ca­so di di­vor­zio), in vi­go­re dal 1° gen. 2017 (RU 2016 2313; FF 2013 4151).

Art. 331f168  

3. Re­stri­zio­ni in ca­so di co­per­tu­ra in­suf­fi­cien­te dell’isti­tu­to di pre­vi­den­za

 

1 L’isti­tu­to di pre­vi­den­za può pre­ve­de­re nel suo re­go­la­men­to che du­ran­te un pe­rio­do di co­per­tu­ra in­suf­fi­cien­te le pos­si­bi­li­tà di co­sti­tui­re in pe­gno il di­rit­to al­le pre­sta­zio­ni, di pre­le­va­re an­ti­ci­pa­ta­men­te un da­to im­por­to e di rim­bor­sa­re l’im­por­to pre­le­va­to sia­no li­mi­ta­te tem­po­ra­nea­men­te e quan­ti­ta­ti­va­men­te op­pu­re ne­ga­te.

2 Il Con­si­glio fe­de­ra­le sta­bi­li­sce le con­di­zio­ni per le re­stri­zio­ni di cui al ca­po­ver­so 1 e ne de­ter­mi­na l’en­ti­tà.

168 In­tro­dot­to dall’all. n. 2 del­la LF del 18 giu. 2004, in vi­go­re dal 1° gen. 2005 (RU 2004 4635; FF 2003 5557).

Art. 332169  

E. Di­rit­ti sul­le in­ven­zio­ni e sui de­si­gn

 

1 Le in­ven­zio­ni e i de­si­gn, tu­te­la­bi­li o no, che il la­vo­ra­to­re ha fat­to o ai qua­li ha par­te­ci­pa­to nel­lo svol­gi­men­to del­la sua at­ti­vi­tà la­vo­ra­ti­va e nell’adem­pi­men­to dei suoi ob­bli­ghi con­trat­tua­li, ap­par­ten­go­no al da­to­re di la­vo­ro.

2 Il da­to­re di la­vo­ro può, per ac­cor­do scrit­to, ri­ser­var­si l’ac­qui­sto del­le in­ven­zio­ni e dei de­si­gn che il la­vo­ra­to­re ha fat­to nel­lo svol­gi­men­to del­la sua at­ti­vi­tà la­vo­ra­ti­va ma non nell’adem­pi­men­to dei suoi ob­bli­ghi con­trat­tua­li.

3 Il la­vo­ra­to­re che ha fat­to un’in­ven­zio­ne o un de­si­gn con­for­me­men­te al ca­po­ver­so 2 de­ve in­for­mar­ne per scrit­to il da­to­re di la­vo­ro; que­sti de­ve co­mu­ni­car­gli per scrit­to en­tro sei me­si, se vuo­le ac­qui­sta­re l’in­ven­zio­ne ri­spet­ti­va­men­te il de­si­gn op­pu­re la­sciar­glie­li.

4 Se l’in­ven­zio­ne o il de­si­gn non so­no la­scia­ti al la­vo­ra­to­re, il da­to­re di la­vo­ro de­ve pa­gar­gli uno spe­cia­le equo com­pen­so, de­ter­mi­na­to te­nen­do con­to di tut­te le cir­co­stan­ze, se­gna­ta­men­te il va­lo­re eco­no­mi­co dell’in­ven­zio­ne ri­spet­ti­va­men­te del de­si­gn, la coo­pe­ra­zio­ne del da­to­re di la­vo­ro e dei suoi au­si­lia­ri, l’im­pie­go de­gli im­pian­ti azien­da­li e le spe­se sop­por­ta­te dal la­vo­ra­to­re non­ché la sua si­tua­zio­ne nell’azien­da.

169Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. II 1 del­la L del 5 ott. 2001 sul de­si­gn, in vi­go­re dal 1° lug. 2002 (RU 2002 1456; FF 2000 2432).

Art. 332a170  
 

170Abro­ga­to dall’all. n. II 1 del­la L del 5 ott. 2001 sul de­si­gn, con ef­fet­to dal 1° lug. 2002 (RU 2002 1456; FF 2000 2432).

Art. 333  

F. Tra­sfe­ri­men­to del rap­por­to di la­vo­ro

1. Ef­fet­ti

 

1 Se il da­to­re di la­vo­ro tra­sfe­ri­sce l’azien­da o una par­te di es­sa a un ter­zo, il rap­por­to di la­vo­ro pas­sa con tut­ti i di­rit­ti e gli ob­bli­ghi all’ac­qui­ren­te al mo­men­to del tra­sfe­ri­men­to dell’azien­da, in quan­to il la­vo­ra­to­re non vi si op­pon­ga.171

1bis Se al rap­por­to di la­vo­ro og­get­to del tra­sfe­ri­men­to è ap­pli­ca­bi­le un con­trat­to col­let­ti­vo, l’ac­qui­ren­te è te­nu­to ad os­ser­var­lo per un an­no, sem­pre­ché non ces­si pri­ma per sca­den­za o di­sdet­ta.172

2 Nel ca­so di op­po­si­zio­ne, il rap­por­to di la­vo­ro è sciol­to al­la sca­den­za del ter­mi­ne le­ga­le di di­sdet­ta; si­no a ta­le mo­men­to, l’ac­qui­ren­te dell’azien­da e il la­vo­ra­to­re so­no te­nu­ti ad adem­pie­re il con­trat­to.

3 Il pre­ce­den­te da­to­re di la­vo­ro e l’ac­qui­ren­te dell’azien­da ri­spon­do­no so­li­dal­men­te dei cre­di­ti del la­vo­ra­to­re di­ve­nu­ti esi­gi­bi­li pri­ma del tra­sfe­ri­men­to e do­po si­no al mo­men­to in cui il rap­por­to di la­vo­ro pos­sa es­se­re sciol­to nor­mal­men­te od è sciol­to per op­po­si­zio­ne del la­vo­ra­to­re al tra­sfe­ri­men­to.

4 Per al­tro, il da­to­re di la­vo­ro non può tra­sfe­ri­re a un ter­zo i di­rit­ti de­ri­van­ti dal rap­por­to di la­vo­ro, in quan­to il con­tra­rio non ri­sul­ti da un ac­cor­do o dal­le cir­co­stan­ze.

171Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I del­la LF del 17 dic. 1993, in vi­go­re dal 1° mag. 1994 (RU 1993 804; FF 1993 I 609).

172In­tro­dot­to dal n. I del­la LF del 17 dic. 1993, in vi­go­re dal 1° mag. 1994 (RU 1993 804; FF 1993 I 609).

Art. 333a173  

2. Con­sul­ta­zio­ne dei rap­pre­sen­tan­ti dei la­vo­ra­to­ri

 

1 Il da­to­re di la­vo­ro che tra­sfe­ri­sce l’azien­da o una par­te di es­sa a un ter­zo è te­nu­to ad in­for­ma­re tem­pe­sti­va­men­te la rap­pre­sen­tan­za dei la­vo­ra­to­ri o, in man­can­za, i la­vo­ra­to­ri me­de­si­mi, pri­ma del tra­sfe­ri­men­to, su:

a.
il mo­ti­vo del tra­sfe­ri­men­to;
b.
le con­se­guen­ze giu­ri­di­che, eco­no­mi­che e so­cia­li per i la­vo­ra­to­ri.

2 Se, in se­gui­to al tra­sfe­ri­men­to, so­no pre­vi­ste mi­su­re che con­cer­no­no i la­vo­ra­to­ri, la rap­pre­sen­tan­za di que­st’ul­ti­mi o, in man­can­za, i la­vo­ra­to­ri me­de­si­mi de­vo­no es­se­re con­sul­ta­ti tem­pe­sti­va­men­te pri­ma che ta­li mi­su­re sia­no de­ci­se.

173In­tro­dot­to dal n. I del­la LF del 17 dic. 1993, in vi­go­re dal 1° mag. 1994 (RU 1993 804; FF 1993 I 609).

Art. 333b174  

3. Tra­sfe­ri­men­to dell’azien­da in ca­so di in­sol­ven­za

 

Se l’azien­da o una par­te di es­sa è tra­sfe­ri­ta a un ter­zo nel cor­so di una mo­ra­to­ria con­cor­da­ta­ria a se­gui­to di un fal­li­men­to o di un con­cor­da­to con ab­ban­do­no dell’at­ti­vo, il rap­por­to di la­vo­ro pas­sa con tut­ti i di­rit­ti e gli ob­bli­ghi all’ac­qui­ren­te se ta­le tra­sfe­ri­men­to è sta­to con­cor­da­to con l’ac­qui­ren­te e il la­vo­ra­to­re non vi si op­po­ne. Per il re­sto si ap­pli­ca­no per ana­lo­gia gli ar­ti­co­li 333, ec­cet­tua­to il ca­po­ver­so 3, e 333a.

174In­tro­dot­to dall’all. del­la LF del 21 giu. 2013, in vi­go­re dal 1° gen. 2014 (RU 20134111; FF 20105667).

Art. 334175  

G. Fi­ne del rap­por­to di la­vo­ro

I. Rap­por­to di la­vo­ro di du­ra­ta de­ter­mi­na­ta

 

1 Il rap­por­to di la­vo­ro di du­ra­ta de­ter­mi­na­ta ces­sa sen­za di­sdet­ta.

2 Se con­ti­nua ta­ci­ta­men­te do­po la sca­den­za del­la du­ra­ta pat­tui­ta, è con­si­de­ra­to di du­ra­ta in­de­ter­mi­na­ta.

3 Se sti­pu­la­to per più di die­ci an­ni, può, do­po die­ci an­ni, es­se­re di­sdet­to in ogni tem­po da cia­scu­na del­le par­ti per la fi­ne di un me­se, con pre­av­vi­so di sei me­si.

175Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I del­la LF del 18 mar. 1988, in vi­go­re dal 1° gen. 1989 (RU 1988 1472; FF 1984 II 494).

Art. 335176  

II. Rap­por­to di la­vo­ro di du­ra­ta in­de­ter­mi­na­ta

1. Di­sdet­ta, in ge­ne­ra­le

 

1 Il rap­por­to di la­vo­ro di du­ra­ta in­de­ter­mi­na­ta può es­se­re di­sdet­to da cia­scu­na del­le par­ti.

2 La par­te che dà la di­sdet­ta de­ve, a ri­chie­sta dell’al­tra, mo­ti­var­la per scrit­to.

176Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I del­la LF del 18 mar. 1988, in vi­go­re dal 1° gen. 1989 (RU 1988 1472; FF 1984 II 494).

Art. 335a177  

2. Ter­mi­ni di di­sdet­ta

a. in ge­ne­ra­le

 

1 Non pos­so­no es­se­re sti­pu­la­ti ter­mi­ni di di­sdet­ta di­ver­si per il da­to­re di la­vo­ro e per il la­vo­ra­to­re; ove sia­no sti­pu­la­ti, va­le quel­lo più lun­go.

2 Tut­ta­via, se il da­to­re di la­vo­ro ha di­sdet­to il rap­por­to di la­vo­ro o ha ma­ni­fe­sta­to l’in­ten­zio­ne di di­sdir­lo per mo­ti­vi eco­no­mi­ci, ter­mi­ni di di­sdet­ta più bre­vi pos­so­no es­se­re sti­pu­la­ti a fa­vo­re del la­vo­ra­to­re per ac­cor­do, con­trat­to nor­ma­le o con­trat­to col­let­ti­vo.

177In­tro­dot­to dal n. I del­la LF del 18 mar. 1988, in vi­go­re dal 1° gen. 1989 (RU 1988 1472; FF 1984 II 494).

Art. 335b178  

b. du­ran­te il tem­po di pro­va

 

1 Du­ran­te il tem­po di pro­va, il rap­por­to di la­vo­ro può es­se­re di­sdet­to in ogni mo­men­to, con pre­av­vi­so di set­te gior­ni; è con­si­de­ra­to tem­po di pro­va il pri­mo me­se di la­vo­ro.

2 De­ro­ghe pos­so­no es­se­re con­ve­nu­te per ac­cor­do scrit­to, con­trat­to nor­ma­le o con­trat­to col­let­ti­vo; il tem­po di pro­va non può co­mun­que su­pe­ra­re i tre me­si.

3 Il tem­po di pro­va, se vie­ne ef­fet­ti­va­men­te ri­dot­to in se­gui­to a ma­lat­tia, in­for­tu­nio o adem­pi­men­to di un ob­bli­go le­ga­le non as­sun­to vo­lon­ta­ria­men­te, è pro­lun­ga­to di un pe­rio­do equi­va­len­te.

178In­tro­dot­to dal n. I del­la LF del 18 mar. 1988, in vi­go­re dal 1° gen. 1989 (RU 1988 1472; FF 1984 II 494).

Art. 335c179  

c. do­po il tem­po di pro­va

 

1 Il rap­por­to di la­vo­ro può es­se­re di­sdet­to per la fi­ne di un me­se, nel pri­mo an­no di ser­vi­zio con pre­av­vi­so di un me­se, dal se­con­do al no­no an­no di ser­vi­zio in­clu­so con pre­av­vi­so di due me­si e in se­gui­to con pre­av­vi­so di tre me­si.

2 Que­sti ter­mi­ni pos­so­no es­se­re mo­di­fi­ca­ti per ac­cor­do scrit­to, con­trat­to nor­ma­le o con­trat­to col­let­ti­vo; pos­so­no es­se­re re­si in­fe­rio­ri a un me­se sol­tan­to per con­trat­to col­let­ti­vo e per il pri­mo an­no di ser­vi­zio.

3 Se il da­to­re di la­vo­ro di­sdi­ce il rap­por­to di la­vo­ro e il la­vo­ra­to­re o la la­vo­ra­tri­ce ha di­rit­to a un con­ge­do per l’al­tro ge­ni­to­re ai sen­si dell’ar­ti­co­lo 329gpri­ma del­la fi­ne del rap­por­to stes­so, il ter­mi­ne di di­sdet­ta è pro­lun­ga­to del nu­me­ro di gior­ni di con­ge­do non an­co­ra pre­si.180

179In­tro­dot­to dal n. I del­la LF del 18 mar. 1988, in vi­go­re dal 1° gen. 1989 (RU 1988 1472; FF 1984 II 494).

180 In­tro­dot­to dall’all. n. 1 del­la LF del 27 set. 2019 (RU 2020 4689; FF 2019 28153191). Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 1 del­la LF del 17 mar. 2023 (In­den­ni­tà gior­na­lie­re per il ge­ni­to­re su­per­sti­te), in vi­go­re dal 1° gen. 2024 (RU 2023 680; FF 20222515, 2742).

Art. 335d181  

II­bis.Li­cen­zia­men­to col­let­ti­vo

1. De­fi­ni­zio­ne

 

Per li­cen­zia­men­to col­let­ti­vo si in­ten­do­no le di­sdet­te da­te in un’azien­da dal da­to­re di la­vo­ro en­tro un pe­rio­do di 30 gior­ni, per mo­ti­vi non ine­ren­ti al­la per­so­na del la­vo­ra­to­re, se il nu­me­ro dei li­cen­zia­men­ti ef­fet­tua­ti è:

1.
al­me­no pa­ri a 10 ne­gli sta­bi­li­men­ti che oc­cu­pa­no abi­tual­men­te più di 20 e me­no di 100 la­vo­ra­to­ri;
2.
al­me­no pa­ri al 10 per cen­to del nu­me­ro dei la­vo­ra­to­ri ne­gli sta­bi­li­men­ti che oc­cu­pa­no abi­tual­men­te al­me­no 100 e me­no di 300 la­vo­ra­to­ri;
3.
al­me­no pa­ri a 30 ne­gli sta­bi­li­men­ti che oc­cu­pa­no abi­tual­men­te al­me­no 300 la­vo­ra­to­ri.

181In­tro­dot­to dal n. I del­la LF del 17 dic. 1993, in vi­go­re dal 1° mag. 1994 (RU 1993 804; FF 1993 I 609).

Art. 335e182  

2. Cam­po d’ap­pli­ca­zio­ne

 

1 Le di­spo­si­zio­ni re­la­ti­ve al li­cen­zia­men­to col­let­ti­vo si ap­pli­ca­no an­che ai rap­por­ti di la­vo­ro di du­ra­ta de­ter­mi­na­ta, qua­lo­ra es­si ces­si­no pri­ma del de­cor­so del­la du­ra­ta pat­tui­ta.

2 Es­se non si ap­pli­ca­no in ca­so di ces­sa­zio­ne dell’at­ti­vi­tà dell’azien­da a se­gui­to di de­ci­sio­ne giu­di­zia­ria non­ché in ca­so di li­cen­zia­men­ti col­let­ti­vi a se­gui­to di un fal­li­men­to o di un con­cor­da­to con ab­ban­do­no dell’at­ti­vo.183

182In­tro­dot­to dal n. I del­la LF del 17 dic. 1993, in vi­go­re dal 1° mag. 1994 (RU 1993 804; FF 1993 I 609).

183 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. del­la LF del 21 giu. 2013, in vi­go­re dal 1° gen. 2014 (RU 20134111; FF 20105667).

Art. 335f184  

3. Con­sul­ta­zio­ne dei la­vo­ra­to­ri

 

1 Il da­to­re di la­vo­ro che pre­ve­de di ef­fet­tua­re li­cen­zia­men­ti col­let­ti­vi è te­nu­to a con­sul­ta­re la rap­pre­sen­tan­za dei la­vo­ra­to­ri o, in man­can­za, i la­vo­ra­to­ri me­de­si­mi.

2 Egli dà lo­ro al­me­no la pos­si­bi­li­tà di for­mu­la­re pro­po­ste sui mez­zi at­ti ad evi­ta­re o ri­dur­re i li­cen­zia­men­ti, non­ché ad at­te­nuar­ne le con­se­guen­ze.

3 Egli è te­nu­to a for­ni­re al­la rap­pre­sen­tan­za dei la­vo­ra­to­ri o, in man­can­za, ai la­vo­ra­to­ri me­de­si­mi tut­te le in­for­ma­zio­ni uti­li e a co­mu­ni­car lo­ro in ogni ca­so, per scrit­to:

a.
i mo­ti­vi del li­cen­zia­men­to col­let­ti­vo;
b.
il nu­me­ro dei la­vo­ra­to­ri che do­vran­no es­se­re li­cen­zia­ti;
c.
il nu­me­ro dei la­vo­ra­to­ri abi­tual­men­te oc­cu­pa­ti;
d.
il pe­rio­do nel cor­so del qua­le si ef­fet­tue­ran­no i li­cen­zia­men­ti.

4 Il da­to­re di la­vo­ro tra­smet­te all’uf­fi­cio can­to­na­le del la­vo­ro co­pia del­la co­mu­ni­ca­zio­ne pre­vi­sta dal ca­po­ver­so 3.

184In­tro­dot­to dal n. I del­la LF del 17 dic. 1993, in vi­go­re dal 1° mag. 1994 (RU 1993 804; FF 1993 I 609).

Art. 335g185  

4. Pro­ce­du­ra

 

1 Il da­to­re di la­vo­ro è te­nu­to a no­ti­fi­ca­re per scrit­to all’uf­fi­cio can­to­na­le del la­vo­ro ogni pro­get­to di li­cen­zia­men­to col­let­ti­vo e a tra­smet­te­re al­la rap­pre­sen­tan­za dei la­vo­ra­to­ri o, in man­can­za, ai la­vo­ra­to­ri me­de­si­mi co­pia di det­ta no­ti­fi­ca.

2 La no­ti­fi­ca de­ve con­te­ne­re i ri­sul­ta­ti del­la con­sul­ta­zio­ne giu­sta l’ar­ti­co­lo 335fnon­ché tut­te le in­for­ma­zio­ni uti­li con­cer­nen­ti il pro­get­to di li­cen­zia­men­to col­let­ti­vo.

3 L’uf­fi­cio can­to­na­le del la­vo­ro cer­ca di tro­va­re so­lu­zio­ni ai pro­ble­mi po­sti dal li­cen­zia­men­to col­let­ti­vo pro­spet­ta­to. La rap­pre­sen­tan­za dei la­vo­ra­to­ri o, in man­can­za, i la­vo­ra­to­ri me­de­si­mi pos­so­no pre­sen­tar­gli pro­prie os­ser­va­zio­ni.

4 Se il rap­por­to di la­vo­ro è sta­to di­sdet­to nel qua­dro di un li­cen­zia­men­to col­let­ti­vo, es­so ces­sa 30 gior­ni do­po la no­ti­fi­ca all’uf­fi­cio can­to­na­le del la­vo­ro del pro­get­to di li­cen­zia­men­to col­let­ti­vo, a me­no che, se­con­do le di­spo­si­zio­ni con­trat­tua­li o le­ga­li, la di­sdet­ta non ab­bia ef­fet­to a una da­ta suc­ces­si­va.

185In­tro­dot­to dal n. I del­la LF del 17 dic. 1993, in vi­go­re dal 1° mag. 1994 (RU 1993 804; FF 1993 I 609).

Art. 335h186  

5. Pia­no so­cia­le

a. De­fi­ni­zio­ne e prin­ci­pi

 

1 Il pia­no so­cia­le è un ac­cor­do nel qua­le il da­to­re di la­vo­ro e i la­vo­ra­to­ri con­ven­go­no le mi­su­re at­te a evi­ta­re o ri­dur­re i li­cen­zia­men­ti, non­ché ad at­te­nuar­ne le con­se­guen­ze.

2 Il pia­no so­cia­le non de­ve com­pro­met­te­re la so­prav­vi­ven­za dell’azien­da.

186 In­tro­dot­to dall’all. del­la LF del 21 giu. 2013, in vi­go­re dal 1° gen. 2014 (RU 20134111; FF 20105667).

Art. 335i187  

b. Ob­bli­go di ne­go­zia­zio­ne

 

1 Il da­to­re di la­vo­ro è te­nu­to a con­dur­re trat­ta­ti­ve con i la­vo­ra­to­ri al fi­ne di ela­bo­ra­re un pia­no so­cia­le se:

a.
oc­cu­pa abi­tual­men­te al­me­no 250 la­vo­ra­to­ri; e
b.
in­ten­de li­cen­zia­re al­me­no 30 la­vo­ra­to­ri sull’ar­co di 30 gior­ni, per mo­ti­vi non ine­ren­ti al­la lo­ro per­so­na.

2 I li­cen­zia­men­ti dif­fe­ri­ti nel tem­po, ma fon­da­ti sul­la me­de­si­ma de­ci­sio­ne, so­no som­ma­ti.

3 Il da­to­re di la­vo­ro in­ta­vo­la trat­ta­ti­ve:

a.
se ha ade­ri­to a un con­trat­to col­let­ti­vo di la­vo­ro, con le as­so­cia­zio­ni dei la­vo­ra­to­ri che l’han­no fir­ma­to;
b.
con i rap­pre­sen­tan­ti dei la­vo­ra­to­ri; o
c.
di­ret­ta­men­te con i la­vo­ra­to­ri, se que­sti non han­no rap­pre­sen­tan­ti.

4 Le as­so­cia­zio­ni dei la­vo­ra­to­ri, i rap­pre­sen­tan­ti dei la­vo­ra­to­ri o i la­vo­ra­to­ri stes­si pos­so­no far ca­po a pe­ri­ti du­ran­te le trat­ta­ti­ve. I pe­ri­ti so­no te­nu­ti al se­gre­to nei con­fron­ti di per­so­ne estra­nee all’azien­da.

187 In­tro­dot­to dall’all. del­la LF del 21 giu. 2013, in vi­go­re dal 1° gen. 2014 (RU 20134111; FF 20105667).

Art. 335j188  

c. Ela­bo­ra­zio­ne da par­te di un tri­bu­na­le ar­bi­tra­le

 

1 Qua­lo­ra le par­ti non rie­sca­no ad ac­cor­dar­si su un pia­no so­cia­le, si isti­tui­sce un tri­bu­na­le ar­bi­tra­le.

2 Il tri­bu­na­le ar­bi­tra­le sta­bi­li­sce un pia­no so­cia­le me­dian­te lo­do vin­co­lan­te.

188 In­tro­dot­to dall’all. del­la LF del 21 giu. 2013, in vi­go­re dal 1° gen. 2014 (RU 20134111; FF 20105667).

Art. 335k189  

d. Du­ran­te un fal­li­men­to o una pro­ce­du­ra con­cor­da­ta­ria

 

Le di­spo­si­zio­ni sul pia­no so­cia­le (art. 335h–335j) non si ap­pli­ca­no ai li­cen­zia­men­ti col­let­ti­vi ope­ra­ti du­ran­te un fal­li­men­to o una pro­ce­du­ra con­cor­da­ta­ria con­clu­sa con un con­cor­da­to.

189 In­tro­dot­to dall’all. del­la LF del 21 giu. 2013, in vi­go­re dal 1° gen. 2014 (RU 20134111; FF 20105667).

Art. 336190  

III. Pro­te­zio­ne dal­la di­sdet­ta

1. Di­sdet­ta abu­si­va

a. Prin­ci­pio

 

1 La di­sdet­ta è abu­si­va se da­ta:

a.
per una ra­gio­ne in­trin­se­ca al­la per­so­na­li­tà del de­sti­na­ta­rio, sal­vo che ta­le ra­gio­ne sia con­nes­sa con il rap­por­to di la­vo­ro o pre­giu­di­chi in mo­do es­sen­zia­le la col­la­bo­ra­zio­ne nell’azien­da;
b.
per­ché il de­sti­na­ta­rio eser­ci­ta un di­rit­to co­sti­tu­zio­na­le, sal­vo che ta­le eser­ci­zio le­da un ob­bli­go de­ri­van­te dal rap­por­to di la­vo­ro o pre­giu­di­chi in mo­do es­sen­zia­le la col­la­bo­ra­zio­ne nell’azien­da;
c.
sol­tan­to per va­ni­fi­ca­re l’in­sor­ge­re di pre­te­se del de­sti­na­ta­rio de­ri­van­ti dal rap­por­to di la­vo­ro;
d.
per­ché il de­sti­na­ta­rio fa va­le­re in buo­na fe­de pre­te­se de­ri­van­ti dal rap­por­to di la­vo­ro;
e.191
per­ché il de­sti­na­ta­rio pre­sta ser­vi­zio ob­bli­ga­to­rio sviz­ze­ro, mi­li­ta­re o di pro­te­zio­ne ci­vi­le, op­pu­re ser­vi­zio ci­vi­le sviz­ze­ro o adem­pie un ob­bli­go le­ga­le non as­sun­to vo­lon­ta­ria­men­te.

2 La di­sdet­ta da par­te del da­to­re di la­vo­ro è abu­si­va se­gna­ta­men­te se da­ta:

a.
per l’ap­par­te­nen­za o la non ap­par­te­nen­za del la­vo­ra­to­re a un’as­so­cia­zio­ne di la­vo­ra­to­ri o per il le­git­ti­mo eser­ci­zio di un’at­ti­vi­tà sin­da­ca­le da par­te del la­vo­ra­to­re;
b.
du­ran­te il pe­rio­do nel qua­le il la­vo­ra­to­re è no­mi­na­to rap­pre­sen­tan­te dei sa­la­ria­ti in una com­mis­sio­ne azien­da­le o in un’isti­tu­zio­ne le­ga­ta all’im­pre­sa e il da­to­re di la­vo­ro non può pro­va­re che ave­va un mo­ti­vo giu­sti­fi­ca­to di di­sdet­ta.
c.192
nel qua­dro di un li­cen­zia­men­to col­let­ti­vo, qua­lo­ra non sia­no sta­ti con­sul­ta­ti la rap­pre­sen­tan­za dei la­vo­ra­to­ri o, in man­can­za, i la­vo­ra­to­ri me­de­si­mi (art. 335f).

3 Nei ca­si pre­vi­sti dal ca­po­ver­so 2 let­te­ra b, la tu­te­la dei rap­pre­sen­tan­ti dei la­vo­ra­to­ri il cui man­da­to sia ces­sa­to in se­gui­to al tra­sfe­ri­men­to del rap­por­to di la­vo­ro (art. 333) con­ti­nua fi­no al mo­men­to in cui il man­da­to sa­reb­be ces­sa­to se non fos­se so­prav­ve­nu­to il tra­sfe­ri­men­to del rap­por­to di la­vo­ro.193

190Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I del­la LF del 18 mar. 1988, in vi­go­re dal 1° gen. 1989 (RU 1988 1472; FF 1984 II 494).

191Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 3 del­la LF del 6 ott. 1995 sul ser­vi­zio ci­vi­le so­sti­tu­ti­vo, in vi­go­re dal 1° ott. 1996 (RU 1996 1445; FF 1994 III 1445).

192In­tro­dot­to dal n. I del­la LF del 17 dic. 1993, in vi­go­re dal 1° mag. 1994 (RU 1993 804; FF 1993 I 609).

193In­tro­dot­to dal n. I del­la LF del 17 dic. 1993, in vi­go­re dal 1° mag. 1994 (RU 1993 804; FF 1993 I 609).

Art. 336a194  

b. San­zio­ne

 

1 La par­te che di­sdi­ce abu­si­va­men­te il rap­por­to di la­vo­ro de­ve all’al­tra un’in­den­ni­tà.

2 L’in­den­ni­tà è sta­bi­li­ta dal giu­di­ce, te­nu­to con­to di tut­te le cir­co­stan­ze, ma non può su­pe­ra­re l’equi­va­len­te di sei me­si di sa­la­rio del la­vo­ra­to­re. So­no sal­vi i di­rit­ti al ri­sar­ci­men­to del dan­no per al­tri ti­to­li giu­ri­di­ci.

3 Se la di­sdet­ta è abu­si­va per­ché da­ta nel qua­dro di un li­cen­zia­men­to col­let­ti­vo (art. 336 cpv. 2 lett. c), l’in­den­ni­tà non può su­pe­ra­re l’equi­va­len­te di due me­si di sa­la­rio del la­vo­ra­to­re.195

194 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I del­la LF del 18 mar. 1988, in vi­go­re dal 1° gen. 1989 (RU 19881472; FF1984 II 494).

195In­tro­dot­to dal n. I del­la LF del 17 dic. 1993, in vi­go­re dal 1° mag. 1994 (RU 1993 804; FF 1993 I 609).

Art. 336b196  

c. Pro­ce­du­ra

 

1 La par­te che in­ten­de chie­de­re un’in­den­ni­tà in vir­tù de­gli ar­ti­co­li 336 e 336a de­ve fa­re op­po­si­zio­ne per scrit­to al­la di­sdet­ta pres­so l’al­tra, il più tar­di al­la sca­den­za del ter­mi­ne di di­sdet­ta.

2 Se l’op­po­si­zio­ne è fat­ta va­li­da­men­te e le par­ti non si ac­cor­da­no per la con­ti­nua­zio­ne del rap­por­to di la­vo­ro, il de­sti­na­ta­rio del­la di­sdet­ta può far va­le­re il di­rit­to all’in­den­ni­tà. Il di­rit­to de­ca­de se non è fat­to va­le­re me­dian­te azio­ne en­tro 180 gior­ni dal­la ces­sa­zio­ne del rap­por­to di la­vo­ro.

196Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I del­la LF del 18 mar. 1988, in vi­go­re dal 1° gen. 1989 (RU 1988 1472; FF 1984 II 494).

Art. 336c197  

2. Di­sdet­ta in tem­po inop­por­tu­no

a. da par­te del da­to­re di la­vo­ro

 

1 Do­po il tem­po di pro­va, il da­to­re di la­vo­ro non può di­sdi­re il rap­por­to di la­vo­ro:

a.198
al­lor­quan­do il la­vo­ra­to­re pre­sta ser­vi­zio ob­bli­ga­to­rio sviz­ze­ro, mi­li­ta­re o di pro­te­zio­ne ci­vi­le, op­pu­re ser­vi­zio ci­vi­le sviz­ze­ro e, in quan­to il ser­vi­zio du­ri più di 11199 gior­ni, nel­le quat­tro set­ti­ma­ne pre­ce­den­ti e se­guen­ti;
b.
al­lor­quan­do il la­vo­ra­to­re è im­pe­di­to di la­vo­ra­re, in tut­to o in par­te, a cau­sa di ma­lat­tia o in­for­tu­nio non im­pu­ta­bi­li a sua col­pa, per 30 gior­ni nel pri­mo an­no di ser­vi­zio, per 90 gior­ni dal se­con­do an­no di ser­vi­zio si­no al quin­to com­pre­so e per 180 gior­ni dal se­sto an­no di ser­vi­zio;
c.
du­ran­te la gra­vi­dan­za e nel­le 16 set­ti­ma­ne do­po il par­to del­la la­vo­ra­tri­ce;
cbis.200
pri­ma del ter­mi­ne del con­ge­do di ma­ter­ni­tà pro­lun­ga­to con­for­me­men­te all’ar­ti­co­lo 329f ca­po­ver­so 2;
cter.201
tra l’ini­zio del con­ge­do di cui all’ar­ti­co­lo 329f ca­po­ver­so 3 e l’ul­ti­mo gior­no di con­ge­do pre­so, ma al mas­si­mo per tre me­si a de­cor­re­re dal­la fi­ne del pe­rio­do sta­bi­li­to nel­la let­te­ra c;
cqua­ter.202
fin­ché sus­si­ste il di­rit­to al con­ge­do di as­si­sten­za di cui all’ar­ti­co­lo 329i, ma al mas­si­mo per sei me­si a de­cor­re­re dall’ini­zio del ter­mi­ne qua­dro;
cquin­quies.203
du­ran­te il con­ge­do di cui all’ar­ti­co­lo 329gbis;
d.
al­lor­quan­do, con il suo con­sen­so, il la­vo­ra­to­re par­te­ci­pa a un ser­vi­zio, or­di­na­to dall’au­to­ri­tà fe­de­ra­le com­pe­ten­te, nell’am­bi­to dell’aiu­to all’este­ro.

2 La di­sdet­ta da­ta du­ran­te uno dei pe­rio­di sta­bi­li­ti nel ca­po­ver­so 1 è nul­la; se, in­ve­ce, è da­ta pri­ma, il ter­mi­ne che non sia an­co­ra giun­to a sca­den­za all’ini­zio del pe­rio­do è so­spe­so e ri­pren­de a de­cor­re­re sol­tan­to do­po la fi­ne del pe­rio­do.

3 Se per la ces­sa­zio­ne di un rap­por­to di la­vo­ro va­le un gior­no fis­so, co­me la fi­ne di un me­se o di una set­ti­ma­na la­vo­ra­ti­va, che non coin­ci­de con la sca­den­za del ter­mi­ne pro­ro­ga­to di di­sdet­ta, que­sto è pro­trat­to si­no al gior­no fis­so im­me­dia­ta­men­te suc­ces­si­vo.

197Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I del­la LF del 18 mar. 1988, in vi­go­re dal 1° gen. 1989 (RU 1988 1472; FF 1984 II 494).

198Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 3 del­la LF del 6 ott. 1995 sul ser­vi­zio ci­vi­le so­sti­tu­ti­vo, in vi­go­re dal 1° ott. 1996 (RU 1996 1445; FF 1994 III 1445).

199Ret­ti­fi­ca­to dal­la Com­mis­sio­ne di re­da­zio­ne dell’AF (art. 33 LRC – RU 1974 1051).

200 In­tro­dot­ta dal n. II del­la LF del 18 dic. 2020, in vi­go­re dal 1° lug. 2021 (RU 2021 288; FF 2019 137).

201 In­tro­dot­ta dall’all. n. 1 del­la LF del 17 mar. 2023 (In­den­ni­tà gior­na­lie­re per il ge­ni­to­re su­per­sti­te), in vi­go­re dal 1° gen. 2024 (RU 2023 680; FF 20222515, 2742).

202 Ori­gi­na­ria lett. cbise cter. In­tro­dot­ta dal n. II 1 del­la LF del 20 dic. 2019 con­cer­nen­te il mi­glio­ra­men­to del­la con­ci­lia­bi­li­tà tra at­ti­vi­tà lu­cra­ti­va e as­si­sten­za ai fa­mi­lia­ri, in vi­go­re dal 1° lug.2021 (RU 2020 4525; FF 2019 3381).

203 In­tro­dot­ta dall’all. n. 1 del­la LF del 17 mar. 2023 (In­den­ni­tà gior­na­lie­re per il ge­ni­to­re su­per­sti­te), in vi­go­re dal 1° gen. 2024 (RU 2023 680; FF 20222515, 2742).

Art. 336d204  

b. da par­te del la­vo­ra­to­re

 

1 Do­po il tem­po di pro­va, il la­vo­ra­to­re non può di­sdi­re il rap­por­to di la­vo­ro se un suo su­pe­rio­re, di cui è in gra­do di as­su­me­re le fun­zio­ni, op­pu­re il da­to­re di la­vo­ro stes­so è, al­le con­di­zio­ni in­di­ca­te nell’ar­ti­co­lo 336c ca­po­ver­so 1 let­te­ra a, im­pe­di­to di eser­ci­ta­re la sua at­ti­vi­tà e ta­le at­ti­vi­tà dev’es­se­re as­sun­ta dal la­vo­ra­to­re fin­ché du­ra l’im­pe­di­men­to.

2 L’ar­ti­co­lo 336c ca­po­ver­si 2 e 3 è ap­pli­ca­bi­le per ana­lo­gia.

204Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I del­la LF del 18 mar. 1988, in vi­go­re dal 1° gen. 1989 (RU 1988 1472FF 1984 II 494).

Art. 337  

IV. Ri­so­lu­zio­ne im­me­dia­ta

1. Pre­sup­po­sti

a. per cau­se gra­vi

 

1 Il da­to­re di la­vo­ro e il la­vo­ra­to­re pos­so­no in ogni tem­po re­ce­de­re im­me­dia­ta­men­te dal rap­por­to di la­vo­ro per cau­se gra­vi; a ri­chie­sta dell’al­tra par­te, la ri­so­lu­zio­ne im­me­dia­ta dev’es­se­re mo­ti­va­ta per scrit­to.205

2 È con­si­de­ra­ta cau­sa gra­ve, in par­ti­co­la­re, ogni cir­co­stan­za che non per­met­ta per ra­gio­ni di buo­na fe­de di esi­ge­re da chi dà la di­sdet­ta che ab­bia a con­ti­nua­re nel con­trat­to.

3 Sull’esi­sten­za di ta­li cau­se, il giu­di­ce de­ci­de se­con­do il suo li­be­ro ap­prez­za­men­to, ma in nes­sun ca­so può ri­co­no­sce­re co­me cau­sa gra­ve il fat­to che il la­vo­ra­to­re sia sta­to im­pe­di­to sen­za sua col­pa di la­vo­ra­re.

205Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I del­la LF del 18 mar. 1988, in vi­go­re dal 1° gen. 1989 (RU 1988 1472; FF 1984 II 494).

Art. 337a  

b. per in­sol­ven­za del da­to­re di la­vo­ro

 

In ca­so d’in­sol­ven­za del da­to­re di la­vo­ro, il la­vo­ra­to­re può re­ce­de­re im­me­dia­ta­men­te dal rap­por­to di la­vo­ro, in quan­to non gli sia pre­sta­ta en­tro con­gruo ter­mi­ne una ga­ran­zia per le pre­te­se de­ri­van­ti da ta­le rap­por­to.

Art. 337b  

2. Con­se­guen­ze

a. del­la ri­so­lu­zio­ne giu­sti­fi­ca­ta

 

1 Se la cau­sa gra­ve per la ri­so­lu­zio­ne im­me­dia­ta con­si­ste in una vio­la­zio­ne del con­trat­to da par­te di un con­traen­te, que­sti do­vrà il pie­no ri­sar­ci­men­to del dan­no, te­nu­to con­to di tut­te le pre­te­se de­ri­van­ti dal rap­por­to di la­vo­ro.

2 Ne­gli al­tri ca­si, il giu­di­ce de­ter­mi­na le con­se­guen­ze pa­tri­mo­nia­li del­la ri­so­lu­zio­ne im­me­dia­ta, se­con­do il suo li­be­ro ap­prez­za­men­to e te­nen­do con­to di tut­te le cir­co­stan­ze.

Art. 337c206  

b. del li­cen­zia­men­to in­giu­sti­fi­ca­to

 

1 Il la­vo­ra­to­re li­cen­zia­to im­me­dia­ta­men­te sen­za una cau­sa gra­ve ha di­rit­to a quan­to avreb­be gua­da­gna­to se il rap­por­to di la­vo­ro fos­se ces­sa­to al­la sca­den­za del ter­mi­ne di di­sdet­ta o col de­cor­so del­la du­ra­ta de­ter­mi­na­ta dal con­trat­to.

2 Il la­vo­ra­to­re de­ve la­sciar de­dur­re quan­to ha ri­spar­mia­to in se­gui­to al­la ces­sa­zio­ne del rap­por­to di la­vo­ro e ha gua­da­gna­to con al­tro la­vo­ro o omes­so in­ten­zio­nal­men­te di gua­da­gna­re.

3 Il giu­di­ce può ob­bli­ga­re il da­to­re di la­vo­ro a ver­sa­re al la­vo­ra­to­re un’in­den­ni­tà ch’egli sta­bi­li­sce se­con­do il suo li­be­ro ap­prez­za­men­to, te­nu­to con­to di tut­te le cir­co­stan­ze; l’in­den­ni­tà non può pe­rò su­pe­ra­re l’equi­va­len­te di sei me­si di sa­la­rio del la­vo­ra­to­re.

206Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I del­la LF del 18 mar. 1988, in vi­go­re dal 1° gen. 1989 (RU 1988 1472; FF 1984 II 494).

Art. 337d  

c. del man­ca­to ini­zio o dell’ab­ban­do­no in­giu­sti­fi­ca­ti dell’im­pie­go

 

1 Se il la­vo­ra­to­re sen­za una cau­sa gra­ve non ini­zia o ab­ban­do­na sen­za pre­av­vi­so l’im­pie­go, il da­to­re di la­vo­ro ha di­rit­to a una in­den­ni­tà cor­ri­spon­den­te ad un quar­to del sa­la­rio men­si­le, egli ha inol­tre di­rit­to al ri­sar­ci­men­to del dan­no sup­ple­ti­vo.

2 Se il da­to­re di la­vo­ro non ha su­bi­to al­cun dan­no o ha su­bi­to un dan­no in­fe­rio­re all’in­den­ni­tà pre­vi­sta nel ca­po­ver­so pre­ce­den­te, il giu­di­ce può ri­dur­re l’in­den­ni­tà se­con­do il suo li­be­ro ap­prez­za­men­to.

3 Il di­rit­to all’in­den­ni­tà, se non si estin­gue per com­pen­sa­zio­ne, dev’es­se­re fat­to va­le­re per azio­ne giu­di­zia­ria o ese­cu­zio­ne en­tro 30 gior­ni dal man­ca­to ini­zio o dall’ab­ban­do­no dell’im­pie­go, sot­to pe­na di pe­ren­zio­ne.207

4208

207Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I del­la LF del 18 mar. 1988, in vi­go­re dal 1° gen. 1989 (RU 1988 1472; FF 1984 II 494).

208Abro­ga­to dal n. I del­la LF del 18 mar. 1988, con ef­fet­to dal 1° gen. 1989 (RU 1988 1472; FF 1984 494).

Art. 338  

V. Mor­te del da­to­re di la­vo­ro o del la­vo­ra­to­re

1. Mor­te del la­vo­ra­to­re

 

1 Con la mor­te del la­vo­ra­to­re, il rap­por­to di la­vo­ro si estin­gue.

2 Tut­ta­via, il da­to­re di la­vo­ro de­ve pa­ga­re il sa­la­rio per un al­tro me­se a con­ta­re dal gior­no del­la mor­te e, se il rap­por­to di la­vo­ro è du­ra­to più di cin­que an­ni, per due al­tri me­si sem­pre­ché il la­vo­ra­to­re la­sci il co­niu­ge, il part­ner re­gi­stra­to o fi­gli mi­no­ren­ni o, in man­can­za di que­sti ere­di, al­tre per­so­ne ver­so le qua­li egli adem­pi­va un ob­bli­go di as­si­sten­za.209

209 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 11 del­la L del 18 giu. 2004 sull’unio­ne do­me­sti­ca re­gi­stra­ta, in vi­go­re dal 1° gen. 2007 (RU 2005 5685; FF 2003 1165).

Art. 338a  

2. Mor­te del da­to­re di la­vo­ro

 

1 Con la mor­te del da­to­re di la­vo­ro, il rap­por­to di la­vo­ro pas­sa agli ere­di; le di­spo­si­zio­ni con­cer­nen­ti il tra­sfe­ri­men­to del rap­por­to di la­vo­ro nel ca­so di tra­sfe­ri­men­to dell’azien­da so­no ap­pli­ca­bi­li per ana­lo­gia.

2 Il rap­por­to di la­vo­ro sti­pu­la­to es­sen­zial­men­te in con­si­de­ra­zio­ne del­la per­so­na del da­to­re di la­vo­ro si estin­gue con la mor­te di que­sto; il la­vo­ra­to­re può chie­de­re tut­ta­via un equo ri­sar­ci­men­to per il dan­no de­ri­va­to­gli dal­la fi­ne pre­ma­tu­ra del rap­por­to.

Art. 339  

VI. Con­se­guen­ze del­la fi­ne del rap­por­to di la­vo­ro

1. Esi­gi­bi­li­tà dei cre­di­ti

 

1 Con la fi­ne del rap­por­to di la­vo­ro, tut­ti i cre­di­ti che ne de­ri­va­no di­ven­ta­no esi­gi­bi­li.

2 Per i cre­di­ti di prov­vi­gio­ne in af­fa­ri che sa­ran­no ese­gui­ti in­te­ra­men­te o par­zial­men­te do­po la fi­ne del rap­por­to di la­vo­ro, l’esi­gi­bi­li­tà può es­se­re dif­fe­ri­ta per ac­cor­do scrit­to, ma di re­go­la non più di sei me­si; il dif­fe­ri­men­to non può su­pe­ra­re un an­no ne­gli af­fa­ri con pre­sta­zio­ni suc­ces­si­ve e due an­ni nei con­trat­ti di as­si­cu­ra­zio­ne e ne­gli af­fa­ri la cui ese­cu­zio­ne si esten­de su più di mez­zo an­no.

3 Il di­rit­to ad una par­te­ci­pa­zio­ne al ri­sul­ta­to dell’eser­ci­zio è esi­gi­bi­le con­for­me­men­te all’ar­ti­co­lo 323 ca­po­ver­so 3.

Art. 339a  

2. Re­sti­tu­zio­ne

 

1 Al­la fi­ne del rap­por­to di la­vo­ro, cia­scu­na par­te de­ve re­sti­tui­re tut­to quan­to du­ran­te det­to rap­por­to le è sta­to af­fi­da­to dall’al­tra o ha ri­ce­vu­to da ter­zi per con­to dell’al­tra.

2 Il la­vo­ra­to­re è se­gna­ta­men­te te­nu­to a re­sti­tui­re i vei­co­li e le li­cen­ze di cir­co­la­zio­ne, co­me an­che le an­ti­ci­pa­zio­ni sul­lo sti­pen­dio e sul­le spe­se, in quan­to su­pe­ra­no l’im­por­to dei suoi cre­di­ti.

3 So­no ri­ser­va­ti i di­rit­ti di ri­ten­zio­ne dei con­traen­ti.

Art. 339b  

3. In­den­ni­tà di par­ten­za

a. Pre­sup­po­sti

 

1 Se il rap­por­to di la­vo­ro di un la­vo­ra­to­re aven­te al­me­no 50 an­ni di età ces­sa do­po 20 o più an­ni di ser­vi­zio, il da­to­re di la­vo­ro de­ve pa­ga­re al la­vo­ra­to­re un’in­den­ni­tà di par­ten­za.

2 Se il la­vo­ra­to­re muo­re du­ran­te il rap­por­to di la­vo­ro, l’in­den­ni­tà de­ve es­se­re pa­ga­ta al co­niu­ge su­per­sti­te, al part­ner re­gi­stra­to su­per­sti­te o ai fi­gli mi­no­ren­ni o, in man­can­za di que­sti ere­di, al­le al­tre per­so­ne ver­so le qua­li il la­vo­ra­to­re adem­pi­va un ob­bli­go di as­si­sten­za.210

210 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 11 del­la L del 18 giu. 2004 sull’unio­ne do­me­sti­ca re­gi­stra­ta, in vi­go­re dal 1° gen. 2007 (RU 2005 5685; FF 2003 1165).

Art. 339c  

b. Im­por­to ed esi­gi­bi­li­tà

 

1 L’im­por­to dell’in­den­ni­tà di par­ten­za può es­se­re de­ter­mi­na­to me­dian­te ac­cor­do scrit­to, con­trat­to nor­ma­le o con­trat­to col­let­ti­vo, ma non de­ve es­se­re in­fe­rio­re al sa­la­rio di due me­si.

2 Se l’im­por­to dell’in­den­ni­tà di par­ten­za non è de­ter­mi­na­to, es­so è sta­bi­li­to dal giu­di­ce se­con­do il suo li­be­ro ap­prez­za­men­to, te­nen­do con­to di tut­te le cir­co­stan­ze; non­di­me­no, es­so non su­pe­re­rà il sa­la­rio di ot­to me­si.

3 L’in­den­ni­tà può es­se­re di­mi­nui­ta o sop­pres­sa, se il rap­por­to di la­vo­ro è di­sdet­to dal la­vo­ra­to­re sen­za cau­sa gra­ve o è sciol­to sen­za pre­av­vi­so dal da­to­re di la­vo­ro per cau­sa gra­ve o se il pa­ga­men­to dell’in­den­ni­tà espor­reb­be il da­to­re di la­vo­ro a una si­tua­zio­ne di bi­so­gno.

4 L’in­den­ni­tà è esi­gi­bi­le con la fi­ne del rap­por­to di la­vo­ro, ma l’esi­gi­bi­li­tà può es­se­re dif­fe­ri­ta me­dian­te ac­cor­do scrit­to, con­trat­to nor­ma­le o con­trat­to col­let­ti­vo op­pu­re dal giu­di­ce.

Art. 339d  

c. Pre­sta­zio­ni so­sti­tu­ti­ve

 

1 Le pre­sta­zio­ni che il la­vo­ra­to­re ri­ce­ve da un’isti­tu­zio­ne di pre­vi­den­za a fa­vo­re del per­so­na­le pos­so­no es­se­re de­dot­te dall’in­den­ni­tà di par­ten­za in quan­to fi­nan­zia­te dal da­to­re di la­vo­ro o, per mez­zo del­le sue elar­gi­zio­ni, dall’isti­tu­zio­ne me­de­si­ma.211

2 Il da­to­re di la­vo­ro non de­ve al­cu­na in­den­ni­tà nep­pu­re nel­la mi­su­ra in cui s’im­pe­gni a pa­ga­re al la­vo­ra­to­re fu­tu­re pre­sta­zio­ni pre­vi­den­zia­li o glie­le as­si­cu­ri at­tra­ver­so un ter­zo.

211Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 2 del­la LF del 25 giu. 1982 sul­la pre­vi­den­za pro­fes­sio­na­le per la vec­chia­ia, i su­per­sti­ti e l’in­va­li­di­tà, in vi­go­re dal 1° gen. 1985 (RU 1983 797827art. 1 cpv. 1; FF 1976 I 113).

Art. 340  

VII. Di­vie­to di con­cor­ren­za

1. Pre­sup­po­sti

 

1 Il la­vo­ra­to­re che ha l’eser­ci­zio dei di­rit­ti ci­vi­li può ob­bli­gar­si per scrit­to ver­so il da­to­re di la­vo­ro ad aste­ner­si da ogni at­ti­vi­tà con­cor­ren­zia­le do­po la fi­ne del rap­por­to di la­vo­ro, in par­ti­co­la­re a non eser­ci­ta­re per pro­prio con­to un’azien­da con­cor­ren­te né a la­vo­ra­re in una ta­le azien­da né a par­te­ci­par­vi.

2 Il di­vie­to di con­cor­ren­za è va­li­do sol­tan­to se il rap­por­to di la­vo­ro per­met­te al la­vo­ra­to­re di ave­re co­gni­zio­ni del­la clien­te­la o dei se­gre­ti di fab­bri­ca­zio­ne e d’af­fa­ri e se l’uso di ta­li co­no­scen­ze pos­sa ca­gio­na­re al da­to­re di la­vo­ro un dan­no con­si­de­re­vo­le.

Art. 340a  

2. Li­mi­ta­zio­ni

 

1 Il di­vie­to di con­cor­ren­za de­ve es­se­re con­ve­nien­te­men­te li­mi­ta­to quan­to al luo­go, al tem­po e all’og­get­to, co­sì da esclu­de­re un in­giu­sto pre­giu­di­zio all’av­ve­ni­re eco­no­mi­co del la­vo­ra­to­re; es­so può su­pe­ra­re i tre an­ni sol­tan­to in cir­co­stan­ze par­ti­co­la­ri.

2 Il giu­di­ce può re­strin­ge­re se­con­do il suo li­be­ro ap­prez­za­men­to un di­vie­to ec­ces­si­vo, te­nen­do con­to di tut­te le cir­co­stan­ze; egli de­ve con­si­de­ra­re con­ve­nien­te­men­te una even­tua­le con­tro­pre­sta­zio­ne del da­to­re di la­vo­ro.

Art. 340b  

3. Ef­fet­ti del­la con­trav­ven­zio­ne

 

1 Il la­vo­ra­to­re che con­trav­vie­ne al di­vie­to di con­cor­ren­za è te­nu­to a ri­sar­ci­re al da­to­re di la­vo­ro il dan­no che ne de­ri­va.

2 Se il di­vie­to di con­cor­ren­za è san­zio­na­to da una pe­na con­ven­zio­na­le, il la­vo­ra­to­re può, sal­vo ac­cor­do con­tra­rio, li­be­rar­si con il pa­ga­men­to del­la stes­sa, ri­ma­nen­do tut­ta­via re­spon­sa­bi­le per l’even­tua­le mag­gior dan­no.

3 In vir­tù di uno spe­cia­le ac­cor­do scrit­to, il da­to­re di la­vo­ro può esi­ge­re, ol­tre al pa­ga­men­to del­la pe­na con­ven­zio­na­le e al ri­sar­ci­men­to dell’even­tua­le mag­gior dan­no, la ces­sa­zio­ne del­lo sta­to le­si­vo del con­trat­to, sem­pre­ché ciò sia giu­sti­fi­ca­to dall’im­por­tan­za de­gli in­te­res­si le­si o mi­nac­cia­ti e dal com­por­ta­men­to del la­vo­ra­to­re.

Art. 340c  

4. Ces­sa­zio­ne

 

1 Il di­vie­to di con­cor­ren­za ces­sa quan­do è pro­va­to che il da­to­re di la­vo­ro non ab­bia più un in­te­res­se con­si­de­re­vo­le a man­te­ner­lo.

2 Il di­vie­to ces­sa pa­ri­men­te quan­do il da­to­re di la­vo­ro di­sdi­ce il rap­por­to di la­vo­ro, sen­za che il la­vo­ra­to­re gli ab­bia da­to un mo­ti­vo giu­sti­fi­ca­to, o quan­do il la­vo­ra­to­re di­sdi­ce il rap­por­to per un mo­ti­vo giu­sti­fi­ca­to im­pu­ta­bi­le al da­to­re di la­vo­ro.

Art. 341  

H. Ir­ri­nun­cia­bi­li­tà e pre­scri­zio­ne

 

1 Du­ran­te il rap­por­to di la­vo­ro e nel me­se suc­ces­si­vo al­la sua fi­ne, il la­vo­ra­to­re non può ri­nun­cia­re ai cre­di­ti ri­sul­tan­ti da di­spo­si­zio­ni im­pe­ra­ti­ve del­la leg­ge o di un con­trat­to col­let­ti­vo.

2 Le di­spo­si­zio­ni ge­ne­ra­li sul­la pre­scri­zio­ne so­no ap­pli­ca­bi­li ai cre­di­ti de­ri­van­ti dal rap­por­to di la­vo­ro.

Art. 342  

I. Ri­ser­va del di­rit­to pub­bli­co e suoi ef­fet­ti di di­rit­to ci­vi­le

 

1 So­no ri­ser­va­te:

a.212
le pre­scri­zio­ni fe­de­ra­li, can­to­na­li e co­mu­na­li con­cer­nen­ti il rap­por­to di ser­vi­zio di di­rit­to pub­bli­co sem­pre­ché non ine­ren­ti all’ar­ti­co­lo 331 ca­po­ver­so 5 e agli ar­ti­co­li 331a–331e;
b.
le pre­scri­zio­ni fe­de­ra­li e can­to­na­li di di­rit­to pub­bli­co con­cer­nen­ti il la­vo­ro e la for­ma­zio­ne pro­fes­sio­na­le.

2 Se le pre­scri­zio­ni fe­de­ra­li o can­to­na­li con­cer­nen­ti il la­vo­ro e la for­ma­zio­ne pro­fes­sio­na­le im­pon­go­no al da­to­re di la­vo­ro o al la­vo­ra­to­re un ob­bli­go di di­rit­to pub­bli­co, l’al­tra par­te ha una azio­ne di di­rit­to ci­vi­le per ot­te­ne­re l’adem­pi­men­to, in quan­to l’ob­bli­go pos­sa es­se­re og­get­to di un con­trat­to in­di­vi­dua­le di la­vo­ro.

212 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. II 2 del­la LF del 18 dic. 1998, in vi­go­re dal 1° mag. 1999 (RU 1999 1384; FF 1998 V 4409).

Art. 343213  
 

213 Abro­ga­to dall’all. 1 n. II 5 del Co­di­ce di pro­ce­du­ra ci­vi­le del 19 dic. 2008, con ef­fet­to dal 1° gen. 2011 (RU 2010 1739; FF 2006 6593).

Capo secondo: Dei contratti individuali speciali di lavoro

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