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Codice di diritto processuale civile svizzero
(Codice di procedura civile, CPC)

del 19 dicembre 2008 (Stato 1° gennaio 2023)

L’Assemblea federale della Confederazione Svizzera,

visto l’articolo 122 capoverso 1 della Costituzione federale1;
visto il messaggio del Consiglio federale del 28 giugno 20062,

decreta:

Parte prima: Disposizioni generali

Titolo primo: Oggetto e campo d’applicazione

Art. 1 Oggetto

Il pre­sen­te Co­di­ce di­sci­pli­na la pro­ce­du­ra di­nan­zi al­le giu­ri­sdi­zio­ni can­to­na­li per:

a.
le ver­ten­ze ci­vi­li;
b.
i prov­ve­di­men­ti giu­di­zia­li di vo­lon­ta­ria giu­ri­sdi­zio­ne;
c.
le pra­ti­che giu­di­zia­li in ma­te­ria di ese­cu­zio­ne per de­bi­ti e fal­li­men­ti;
d.
l’ar­bi­tra­to.

Art. 2 Relazioni internazionali

So­no fat­te sal­ve le di­spo­si­zio­ni dei trat­ta­ti in­ter­na­zio­na­li e del­la leg­ge fe­de­ra­le del 18 di­cem­bre 19873 sul di­rit­to in­ter­na­zio­na­le pri­va­to (LDIP).

Art. 3 Organizzazione dei tribunali e delle autorità di conciliazione

Sal­vo che la leg­ge di­spon­ga al­tri­men­ti, l’or­ga­niz­za­zio­ne dei tri­bu­na­li e del­le au­to­ri­tà di con­ci­lia­zio­ne è de­ter­mi­na­ta dal di­rit­to can­to­na­le.

Titolo secondo: Competenza dei tribunali e ricusazione

Capitolo 1: Competenza per materia e competenza funzionale

Art. 4 Principi

1 Sal­vo che la leg­ge di­spon­ga al­tri­men­ti, il di­rit­to can­to­na­le de­ter­mi­na la com­pe­ten­za per ma­te­ria e la com­pe­ten­za fun­zio­na­le dei tri­bu­na­li.

2 Se la com­pe­ten­za per ma­te­ria di­pen­de dal va­lo­re li­ti­gio­so, que­st’ul­ti­mo è de­ter­mi­na­to se­con­do il pre­sen­te Co­di­ce.

Art. 5 Istanza cantonale unica

1 Il di­rit­to can­to­na­le de­si­gna il tri­bu­na­le com­pe­ten­te a de­ci­de­re, in istan­za can­to­na­le uni­ca, nei se­guen­ti am­bi­ti:

a.
con­tro­ver­sie in ma­te­ria di pro­prie­tà in­tel­let­tua­le, com­pre­se quel­le re­la­ti­ve al­la nul­li­tà, al­la ti­to­la­ri­tà, all’uti­liz­za­zio­ne su li­cen­za, al tra­sfe­ri­men­to e al­la vio­la­zio­ne di ta­li di­rit­ti;
b.
con­tro­ver­sie in ma­te­ria car­tel­li­sti­ca;
c.
con­tro­ver­sie ver­ten­ti sull’uso di una dit­ta com­mer­cia­le;
d.
con­tro­ver­sie se­con­do la leg­ge fe­de­ra­le del 19 di­cem­bre 19864 con­tro la con­cor­ren­za slea­le, in quan­to il va­lo­re li­ti­gio­so ec­ce­da 30 000 fran­chi o in quan­to la Con­fe­de­ra­zio­ne eser­ci­ti il suo di­rit­to d’azio­ne;
e.5
con­tro­ver­sie se­con­do la leg­ge fe­de­ra­le del 13 giu­gno 20086 sul­la re­spon­sa­bi­li­tà ci­vi­le in ma­te­ria nu­clea­re;
f.
azio­ni giu­di­zia­li con­tro la Con­fe­de­ra­zio­ne;
g.7
con­tro­ver­sie ri­guar­do all’isti­tu­zio­ne e all’ese­cu­zio­ne di una ve­ri­fi­ca spe­cia­le se­con­do gli ar­ti­co­li 697c–697hbis del Co­di­ce del­le ob­bli­ga­zio­ni (CO)8;
h.9
con­tro­ver­sie se­con­do la leg­ge del 23 giu­gno 200610 su­gli in­ve­sti­men­ti col­let­ti­vi, la leg­ge del 19 giu­gno 201511 sull’in­fra­strut­tu­ra fi­nan­zia­ria e la leg­ge del 15 giu­gno 201812 su­gli isti­tu­ti fi­nan­zia­ri;
i.13
con­tro­ver­sie se­con­do la leg­ge del 21 giu­gno 201314 sul­la pro­te­zio­ne de­gli stem­mi, la leg­ge fe­de­ra­le del 25 mar­zo 195415 con­cer­nen­te la pro­te­zio­ne dell’em­ble­ma e del no­me del­la Cro­ce Ros­sa e la leg­ge fe­de­ra­le del 15 di­cem­bre 196116 con­cer­nen­te la pro­te­zio­ne dei no­mi e de­gli em­ble­mi del­l’Or­ga­niz­za­zio­ne del­le Na­zio­ni Uni­te e d’al­tre or­ga­niz­za­zio­ni in­ter­go­ver­na­ti­ve.

2 Que­sto tri­bu­na­le è pa­ri­men­ti com­pe­ten­te per l’ema­na­zio­ne di prov­ve­di­men­ti cau­te­la­ri pri­ma del­la pen­den­za del­la cau­sa.

4 RS 241

5 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. 2 n. 1, in vi­go­re dal 1° gen. 2022 (RU 2010 1739; FF 2006 6593; RU 2022 43; FF 20075397).

6 RS 732.44; FF 20084673

7 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 3 del­la LF del 19 giu. 2020 (Di­rit­to del­la so­cie­tà ano­ni­ma), in vi­go­re dal 1° gen. 2023 (RU 2020 4005; 2022 109; FF 2017 325).

8 RS 220

9 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. II 4 del­la LF del 15 giu. 2018 su­gli isti­tu­ti fi­nan­zia­ri, in vi­go­re dal 1° gen. 2020 (RU 2018 5247, 2019 4631; FF 2015 7293).

10 RS 951.31

11 RS 958.1

12 RS 954.1

13 In­tro­dot­ta dall’all. 3 n. II 3 del­la L del 21 giu. 2013 sul­la pro­te­zio­ne de­gli stem­mi, in vi­go­re dal 1° gen. 2017 (RU 2015 3679; FF 2009 7425).

14 RS 232.21

15 RS 232.22

16 RS 232.23

Art. 6 Tribunale commerciale

1 I Can­to­ni pos­so­no at­tri­bui­re a un tri­bu­na­le spe­cia­liz­za­to il giu­di­zio, in istan­za can­to­na­le uni­ca, sul con­ten­zio­so com­mer­cia­le (tri­bu­na­le com­mer­cia­le).

2 Vi è con­ten­zio­so com­mer­cia­le se:

a.
la con­tro­ver­sia si ri­fe­ri­sce all’at­ti­vi­tà com­mer­cia­le di una par­te al­me­no;
b.
la de­ci­sio­ne del tri­bu­na­le è im­pu­gna­bi­le con ri­cor­so in ma­te­ria ci­vi­le al Tri­bu­na­le fe­de­ra­le; e
c.
le par­ti ri­sul­ta­no iscrit­te nel re­gi­stro sviz­ze­ro di com­mer­cio o in un ana­lo­go re­gi­stro este­ro.

3 Se sol­tan­to il con­ve­nu­to è iscrit­to nel re­gi­stro sviz­ze­ro di com­mer­cio o in un ana­lo­go re­gi­stro este­ro, ma le al­tre con­di­zio­ni ri­sul­ta­no adem­piu­te, l’at­to­re può sce­glie­re tra il tri­bu­na­le com­mer­cia­le e il giu­di­ce or­di­na­rio.

4 I Can­to­ni pos­so­no al­tre­sì at­tri­bui­re al tri­bu­na­le com­mer­cia­le il giu­di­zio su:

a.
le con­tro­ver­sie di cui all’ar­ti­co­lo 5 ca­po­ver­so 1;
b.
le con­tro­ver­sie in ma­te­ria di so­cie­tà com­mer­cia­li e coo­pe­ra­ti­ve.

5 Il tri­bu­na­le com­mer­cia­le è pa­ri­men­ti com­pe­ten­te per l’ema­na­zio­ne di prov­ve­di­men­ti cau­te­la­ri pri­ma del­la pen­den­za del­la cau­sa.

Art. 7 Tribunale per le controversie derivanti da assicurazioni complementari all’assicurazione sociale contro le malattie

I Can­to­ni pos­so­no de­si­gna­re un tri­bu­na­le com­pe­ten­te a de­ci­de­re, in istan­za can­to­na­le uni­ca, le con­tro­ver­sie de­ri­van­ti da as­si­cu­ra­zio­ni com­ple­men­ta­ri all’as­si­cu­ra­zio­ne so­cia­le con­tro le ma­lat­tie se­con­do la leg­ge fe­de­ra­le del 18 mar­zo 199417 sull’as­si­cu­ra­zio­ne ma­lat­tie.

Art. 8 Azione diretta davanti all’autorità giudiziaria superiore

1 Nel­le con­tro­ver­sie pa­tri­mo­nia­li in cui il va­lo­re li­ti­gio­so rag­giun­ga al­me­no 100 000 fran­chi l’at­to­re, con l’ac­cor­do del con­ve­nu­to, può de­fe­ri­re la cau­sa di­ret­ta­men­te all’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria su­pe­rio­re.

2 L’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria su­pe­rio­re giu­di­ca in istan­za can­to­na­le uni­ca.

Capitolo 2: Competenza per territorio

Sezione 1: Norme generali

Art. 9 Foro imperativo

1 Un fo­ro è im­pe­ra­ti­vo sol­tan­to se la leg­ge lo pre­scri­ve espres­sa­men­te.

2 Le par­ti non pos­so­no de­ro­ga­re a un fo­ro im­pe­ra­ti­vo.

Art. 10 Domicilio e sede

1 Sal­vo che il pre­sen­te Co­di­ce di­spon­ga al­tri­men­ti, le azio­ni si pro­pon­go­no:

a.
con­tro una per­so­na fi­si­ca, al giu­di­ce del suo do­mi­ci­lio;
b.
con­tro una per­so­na giu­ri­di­ca, en­ti o isti­tu­ti di di­rit­to pub­bli­co op­pu­re so­cie­tà in no­me col­let­ti­vo o in ac­co­man­di­ta, al giu­di­ce del­la lo­ro se­de;
c.
con­tro la Con­fe­de­ra­zio­ne, al­la Cor­te su­pre­ma del Can­to­ne di Ber­na o al tri­bu­na­le can­to­na­le del Can­to­ne di do­mi­ci­lio, se­de o di­mo­ra abi­tua­le dell’at­to­re;
d.
con­tro un Can­to­ne, a un tri­bu­na­le del ca­po­luo­go can­to­na­le.

2 Il do­mi­ci­lio si de­ter­mi­na se­con­do il Co­di­ce ci­vi­le18 (CC). L’ar­ti­co­lo 24 CC non è tut­ta­via ap­pli­ca­bi­le.

Art. 11 Luogo di dimora

1 Se il con­ve­nu­to non ha un do­mi­ci­lio, è com­pe­ten­te il giu­di­ce nel luo­go del­la sua di­mo­ra abi­tua­le.

2 La di­mo­ra abi­tua­le è il luo­go in cui una per­so­na vi­ve per una cer­ta du­ra­ta, an­che se ta­le du­ra­ta è li­mi­ta­ta a prio­ri.

3 Se il con­ve­nu­to non ha una di­mo­ra abi­tua­le, è com­pe­ten­te il giu­di­ce del suo ul­ti­mo luo­go di di­mo­ra co­no­sciu­to.

Art. 12 Stabile organizzazione

Le azio­ni de­ri­van­ti dal­la ge­stio­ne di un do­mi­ci­lio pro­fes­sio­na­le o d’af­fa­ri o di una suc­cur­sa­le si pro­pon­go­no al giu­di­ce del do­mi­ci­lio o del­la se­de del con­ve­nu­to o al giu­di­ce del luo­go di ta­le sta­bi­le or­ga­niz­za­zio­ne.

Art. 13 Provvedimenti cautelari

Sal­vo che la leg­ge di­spon­ga al­tri­men­ti, per l’ema­na­zio­ne di prov­ve­di­men­ti cau­te­la­ri è im­pe­ra­ti­vo:

a.
il fo­ro com­pe­ten­te per la cau­sa prin­ci­pa­le; op­pu­re
b.
il fo­ro del luo­go do­ve il prov­ve­di­men­to de­ve es­se­re ese­gui­to.

Art. 14 Domanda riconvenzionale

1 Al giu­di­ce ter­ri­to­rial­men­te com­pe­ten­te per l’azio­ne prin­ci­pa­le si può pro­por­re do­man­da ri­con­ven­zio­na­le se le due so­no ma­te­rial­men­te con­nes­se.

2 Que­sto fo­ro sus­si­ste an­che quan­do l’azio­ne prin­ci­pa­le vie­ne me­no per qual­si­vo­glia ra­gio­ne.

Art. 15 Litisconsorzio e cumulo di azioni

1 Se l’azio­ne è di­ret­ta con­tro più li­ti­scon­sor­ti, il giu­di­ce com­pe­ten­te per un con­ve­nu­to lo è an­che per gli al­tri, ec­cet­to che que­sto fo­ro ri­sul­ti sol­tan­to da una pro­ro­ga.

2 Se con­tro un con­ve­nu­to so­no fat­te va­le­re più pre­te­se ma­te­rial­men­te con­nes­se, il giu­di­ce com­pe­ten­te per una di es­se lo è an­che per le al­tre.

Art. 16 Azione di chiamata in causa

Per l’azio­ne di chia­ma­ta in cau­sa è com­pe­ten­te il giu­di­ce del pro­ces­so prin­ci­pa­le.

Art. 17 Proroga di foro

1 Sal­vo che la leg­ge di­spon­ga al­tri­men­ti, le par­ti pos­so­no pat­tui­re il fo­ro per una con­tro­ver­sia esi­sten­te o fu­tu­ra in ma­te­ria di pre­te­se de­ri­van­ti da un de­ter­mi­na­to rap­por­to giu­ri­di­co. Sal­va di­ver­sa sti­pu­la­zio­ne, l’azio­ne può es­se­re pro­po­sta sol­tan­to al fo­ro pat­tui­to.

2 Il pat­to de­ve es­se­re sti­pu­la­to per scrit­to o in un’al­tra for­ma che con­sen­ta la pro­va per te­sto.

Art. 18 Costituzione in giudizio del convenuto

Sal­vo che la leg­ge di­spon­ga al­tri­men­ti, il giu­di­ce adi­to è com­pe­ten­te dal mo­men­to in cui il con­ve­nu­to si espri­me nel me­ri­to sen­za sol­le­va­re l’ec­ce­zio­ne d’in­com­pe­ten­za.

Art. 19 Volontaria giurisdizione

Sal­vo che la leg­ge di­spon­ga al­tri­men­ti, in ma­te­ria di vo­lon­ta­ria giu­ri­sdi­zio­ne è im­pe­ra­ti­va­men­te com­pe­ten­te il giu­di­ce o l’au­to­ri­tà am­mi­ni­stra­ti­va del do­mi­ci­lio o del­la se­de del ri­chie­den­te.

Sezione 2: Diritto delle persone

Art. 20 Protezione della personalità e protezione dei dati

Per le se­guen­ti azio­ni e istan­ze è com­pe­ten­te il giu­di­ce del do­mi­ci­lio o del­la se­de di una del­le par­ti:

a.
azio­ni per le­sio­ne del­la per­so­na­li­tà;
b.
istan­ze nell’am­bi­to del di­rit­to di ri­spo­sta;
c.
azio­ni di pro­te­zio­ne del no­me e di con­te­sta­zio­ne del cam­bia­men­to di no­me;
d.
azio­ni e istan­ze se­con­do l’ar­ti­co­lo 15 del­la leg­ge fe­de­ra­le del 19 giu­gno 199219 sul­la pro­te­zio­ne dei da­ti.

Art. 21 Dichiarazione di morte e di scomparsa

Per le istan­ze di di­chia­ra­zio­ne di mor­te o di scom­par­sa (art. 34–38 CC20) è im­pe­ra­ti­vo il fo­ro dell’ul­ti­mo do­mi­ci­lio co­no­sciu­to del­la per­so­na scom­par­sa.

Art. 22 Rettificazione dei registri dello stato civile

Per le azio­ni di ret­ti­fi­ca­zio­ne di re­gi­stri del­lo sta­to ci­vi­le è im­pe­ra­ti­vo il fo­ro del cir­con­da­rio in cui i da­ti ana­gra­fi­ci so­no sta­ti re­gi­stra­ti o avreb­be­ro do­vu­to es­ser­lo.

Sezione 3: Diritto di famiglia

Art. 23 Istanze e azioni di diritto matrimoniale

1 Per le istan­ze e azio­ni di di­rit­to ma­tri­mo­nia­le, in­clu­se le istan­ze di prov­ve­di­men­ti cau­te­la­ri, è im­pe­ra­ti­vo il fo­ro del do­mi­ci­lio di una par­te.

2 Per le istan­ze di se­pa­ra­zio­ne dei be­ni pro­po­ste dall’au­to­ri­tà di vi­gi­lan­za in ma­te­ria di ese­cu­zio­ne per de­bi­ti è im­pe­ra­ti­vo il fo­ro del do­mi­ci­lio del de­bi­to­re.

Art. 24 Istanze e azioni nell’ambito dell’unione domestica registrata

Per le istan­ze e azio­ni nell’am­bi­to dell’unio­ne do­me­sti­ca re­gi­stra­ta, in­clu­se le istan­ze di prov­ve­di­men­ti cau­te­la­ri, è im­pe­ra­ti­vo il fo­ro del do­mi­ci­lio di una par­te.

Art. 25 Accertamento e contestazione della filiazione

Per le azio­ni di ac­cer­ta­men­to o con­te­sta­zio­ne del­la fi­lia­zio­ne è im­pe­ra­ti­vo il fo­ro del do­mi­ci­lio di una par­te.

Art. 26 Azioni di mantenimento e di assistenza

Per le azio­ni di man­te­ni­men­to in­di­pen­den­ti pro­po­ste dal fi­glio con­tro i ge­ni­to­ri e per le azio­ni per vio­la­zio­ne dell’ob­bli­go di as­si­sten­za fra pa­ren­ti è im­pe­ra­ti­vo il fo­ro del do­mi­ci­lio di una par­te.

Art. 27 Pretese della madre nubile

Per le pre­te­se del­la ma­dre nu­bi­le è im­pe­ra­ti­vo il fo­ro del do­mi­ci­lio di una par­te.

Sezione 4: Diritto successorio

Art. 28

1 Per le azio­ni di di­rit­to suc­ces­so­rio, non­ché per quel­le di li­qui­da­zio­ne del re­gi­me dei be­ni in ca­so di mor­te di uno dei co­niu­gi o dei part­ner re­gi­stra­ti è com­pe­ten­te il giu­di­ce dell’ul­ti­mo do­mi­ci­lio del de­fun­to.

2 Per le mi­su­re in re­la­zio­ne al­la de­vo­lu­zio­ne dell’ere­di­tà è im­pe­ra­ti­va­men­te com­pe­ten­te l’au­to­ri­tà dell’ul­ti­mo do­mi­ci­lio del de­fun­to. Se la mor­te non è av­ve­nu­ta nel luo­go di do­mi­ci­lio, l’au­to­ri­tà del luo­go del de­ces­so ne av­vi­sa quel­la del do­mi­ci­lio e pren­de le mi­su­re ne­ces­sa­rie per la con­ser­va­zio­ne dei be­ni che si tro­va­no nel luo­go del de­ces­so.

3 Le azio­ni in­di­pen­den­ti con­cer­nen­ti l’at­tri­bu­zio­ne ere­di­ta­ria di un’azien­da o di un fon­do agri­co­li pos­so­no es­se­re pro­po­ste an­che al giu­di­ce del luo­go di si­tua­zio­ne del­la co­sa.

Sezione 5: Diritti reali

Art. 29 Fondi

1 Per le se­guen­ti azio­ni è com­pe­ten­te il giu­di­ce del luo­go in cui il fon­do è o do­vreb­be es­se­re in­ta­vo­la­to nel re­gi­stro fon­dia­rio:

a.
azio­ni rea­li;
b.
azio­ni con­tro la co­mu­nio­ne dei pro­prie­ta­ri per pia­ni;
c.
azio­ni di co­sti­tu­zio­ne di di­rit­ti di pe­gno le­ga­li.

2 Le al­tre azio­ni che si ri­fe­ri­sco­no a di­rit­ti su fon­di pos­so­no es­se­re pro­po­ste an­che al giu­di­ce del do­mi­ci­lio o del­la se­de del con­ve­nu­to.

3 Se l’azio­ne con­cer­ne più fon­di op­pu­re se il fon­do è sta­to in­ta­vo­la­to nel re­gi­stro fon­dia­rio in più cir­con­da­ri, è com­pe­ten­te il giu­di­ce del luo­go di si­tua­zio­ne del fon­do di mag­gio­re esten­sio­ne, ri­spet­ti­va­men­te quel­lo do­ve si tro­va la par­te più este­sa del fon­do.

4 Nel­le cau­se di vo­lon­ta­ria giu­ri­sdi­zio­ne con­cer­nen­ti di­rit­ti su fon­di è im­pe­ra­ti­vo il fo­ro del luo­go in cui il fon­do è o do­vreb­be es­se­re in­ta­vo­la­to nel re­gi­stro fon­dia­rio.

Art. 30 Cose mobili

1 Per le azio­ni in ma­te­ria di di­rit­ti rea­li mo­bi­lia­ri o di pos­ses­so di co­se mo­bi­li e per le azio­ni in ma­te­ria di cre­di­ti ga­ran­ti­ti da pe­gno mo­bi­lia­re è com­pe­ten­te il giu­di­ce del do­mi­ci­lio o del­la se­de del con­ve­nu­to o il giu­di­ce del luo­go di si­tua­zio­ne del­la co­sa.

2 Nel­le cau­se di vo­lon­ta­ria giu­ri­sdi­zio­ne è im­pe­ra­ti­vo il fo­ro del do­mi­ci­lio o del­la se­de del ri­chie­den­te o il fo­ro del luo­go di si­tua­zio­ne del­la co­sa.

Sezione 6: Azioni da contratto

Art. 31 Principio

Per le azio­ni de­ri­van­ti da con­trat­to è com­pe­ten­te il giu­di­ce del do­mi­ci­lio o del­la se­de del con­ve­nu­to op­pu­re il giu­di­ce del luo­go in cui dev’es­se­re ese­gui­ta la pre­sta­zio­ne ca­rat­te­ri­sti­ca.

Art. 32 Contratti conclusi con consumatori

1 In ma­te­ria di con­tro­ver­sie de­ri­van­ti da con­trat­ti con­clu­si con con­su­ma­to­ri è com­pe­ten­te:

a.
per le azio­ni del con­su­ma­to­re, il giu­di­ce del do­mi­ci­lio o del­la se­de di una del­le par­ti;
b.
per le azio­ni del for­ni­to­re, il giu­di­ce del do­mi­ci­lio del con­ve­nu­to.

2 So­no con­trat­ti con­clu­si con con­su­ma­to­ri quel­li su pre­sta­zio­ni di con­su­mo cor­ren­te de­sti­na­te al fab­bi­so­gno per­so­na­le o fa­mi­lia­re del con­su­ma­to­re e of­fer­te dall’al­tra par­te nell’am­bi­to del­la sua at­ti­vi­tà pro­fes­sio­na­le o com­mer­cia­le.

Art. 33 Locazione e affitto di beni immobili

Per le azio­ni in ma­te­ria di lo­ca­zio­ne e di af­fit­to di be­ni im­mo­bi­li è com­pe­ten­te il giu­di­ce del luo­go di si­tua­zio­ne del­la co­sa.

Art. 34 Diritto del lavoro

1 Per le azio­ni in ma­te­ria di di­rit­to del la­vo­ro è com­pe­ten­te il giu­di­ce del do­mi­ci­lio o del­la se­de del con­ve­nu­to o il giu­di­ce del luo­go in cui il la­vo­ra­to­re svol­ge abi­tual­men­te il la­vo­ro.

2 Per le azio­ni fon­da­te sul­la leg­ge del 6 ot­to­bre 198921 sul col­lo­ca­men­to, pro­po­ste da una per­so­na in cer­ca di im­pie­go o da un la­vo­ra­to­re, ol­tre al giu­di­ce di cui al ca­po­ver­so 1 è com­pe­ten­te an­che il giu­di­ce del luo­go del do­mi­ci­lio d’af­fa­ri del col­lo­ca­to­re o del pre­sta­to­re con cui è sta­to con­clu­so il con­trat­to.

Art. 35 Rinuncia ai fori legali

1 Non pos­so­no ri­nun­cia­re ai fo­ri se­con­do gli ar­ti­co­li 32–34, né a prio­ri, né me­dian­te co­sti­tu­zio­ne in giu­di­zio:

a.
il con­su­ma­to­re;
b.
il con­dut­to­re o af­fit­tua­rio di lo­ca­li di abi­ta­zio­ne o com­mer­cia­li;
c.
l’af­fit­tua­rio agri­co­lo;
d.
la per­so­na in cer­ca d’im­pie­go o il la­vo­ra­to­re.

2 Ri­ma­ne sal­va la pro­ro­ga di fo­ro pat­tui­ta do­po l’in­sor­ge­re del­la con­tro­ver­sia.

Sezione 7: Azioni da atto illecito

Art. 36 Principio

Per le azio­ni da at­to il­le­ci­to è com­pe­ten­te il giu­di­ce del do­mi­ci­lio o del­la se­de del dan­neg­gia­to o del con­ve­nu­to o il giu­di­ce del luo­go dell’at­to o dell’even­to.

Art. 37 Risarcimento in caso di provvedimenti cautelari ingiustificati

Per le azio­ni di ri­sar­ci­men­to del dan­no in ca­so di prov­ve­di­men­ti cau­te­la­ri in­giu­sti­fi­ca­ti è com­pe­ten­te il giu­di­ce del do­mi­ci­lio o del­la se­de del con­ve­nu­to o il giu­di­ce del luo­go in cui il prov­ve­di­men­to è sta­to ema­na­to.

Art. 38 Incidenti di veicoli a motore e di cicli

1 Per le azio­ni in ma­te­ria di in­ci­den­ti di vei­co­li a mo­to­re e di ci­cli è com­pe­ten­te il giu­di­ce del do­mi­ci­lio o del­la se­de del con­ve­nu­to o il giu­di­ce del luo­go dell’in­ci­den­te.

2 Se l’azio­ne è di­ret­ta con­tro l’Uf­fi­cio na­zio­na­le di as­si­cu­ra­zio­ne (art. 74 del­la LF del 19 dic. 195822 sul­la cir­co­la­zio­ne stra­da­le, LC­Str) o con­tro il Fon­do na­zio­na­le di ga­ran­zia (art. 76 LC­Str), ol­tre al giu­di­ce di cui al ca­po­ver­so 1 è com­pe­ten­te an­che il giu­di­ce del luo­go di una del­le lo­ro suc­cur­sa­li.

Art. 38a Danni nucleari 23

1 Per le azio­ni in ma­te­ria di in­ci­den­ti nu­clea­ri è im­pe­ra­ti­vo il fo­ro del Can­to­ne in cui si è pro­dot­to il si­ni­stro.

2 Se è im­pos­si­bi­le de­ter­mi­na­re ta­le Can­to­ne con cer­tez­za, è im­pe­ra­ti­vo il fo­ro del Can­to­ne in cui è si­tua­to l’im­pian­to nu­clea­re dell’eser­cen­te ci­vil­men­te re­spon­sa­bi­le.

3 Se ri­sul­ta­no com­pe­ten­ti più fo­ri, è im­pe­ra­ti­vo il fo­ro del Can­to­ne che pre­sen­ta il le­ga­me più stret­to con il si­ni­stro e ne su­bi­sce mag­gior­men­te le con­se­guen­ze.

23 In­tro­dot­to dall’all. 2 n. 1, in vi­go­re dal 1° gen. 2022 (RU 2010 1739; FF 2006 6593; RU 2022 43; FF 20075397).

Art. 39 Azione in via adesiva nel processo penale

È fat­ta sal­va la com­pe­ten­za del giu­di­ce pe­na­le per il giu­di­zio del­le pre­te­se ci­vi­li fat­te va­le­re in via ade­si­va.

Sezione 8: Diritto commerciale

Art. 40 Diritto societario e registro di commercio 24

1 Per le azio­ni di re­spon­sa­bi­li­tà in ma­te­ria di di­rit­to so­cie­ta­rio è com­pe­ten­te il giu­di­ce del do­mi­ci­lio o del­la se­de del con­ve­nu­to o il giu­di­ce del­la se­de del­la so­cie­tà.

2 Per la re­iscri­zio­ne nel re­gi­stro di com­mer­cio di un en­te giu­ri­di­co can­cel­la­to è im­pe­ra­ti­va­men­te com­pe­ten­te il giu­di­ce dell’ul­ti­ma se­de iscrit­ta dell’en­te giu­ri­di­co can­cel­la­to.25

24 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 2 del­la LF del 17 mar. 2017 (Di­rit­to del re­gi­stro di com­mer­cio), in vi­go­re dal 1° gen. 2021 (RU 2020 957; FF 2015 2849).

25 In­tro­dot­to dall’all. n. 2 del­la LF del 17 mar. 2017 (Di­rit­to del re­gi­stro di com­mer­cio), in vi­go­re dal 1° gen. 2021 (RU 2020 957; FF 2015 2849).

Art. 4126

26 Abro­ga­to dal n. II 1 del­la LF del 28 set. 2012, con ef­fet­to dal 1° mag. 2013 (RU 2013 1103; FF 2011 6109).

Art. 42 Fusioni, scissioni, trasformazioni e trasferimenti di patrimonio

Per le azio­ni fon­da­te sul­la leg­ge del 3 ot­to­bre 200327 sul­la fu­sio­ne è com­pe­ten­te il giu­di­ce del­la se­de di uno dei sog­get­ti giu­ri­di­ci coin­vol­ti.

Art. 43 Ammortamento di titoli di credito e di polizze assicurative; divieto di pagamento

1 Per l’am­mor­ta­men­to di ti­to­li di par­te­ci­pa­zio­ne è im­pe­ra­ti­vo il fo­ro del luo­go di se­de del­la so­cie­tà.

2 Per l’am­mor­ta­men­to di ti­to­li di pe­gno im­mo­bi­lia­re è im­pe­ra­ti­vo il fo­ro del luo­go in cui il fon­do è in­ta­vo­la­to nel re­gi­stro fon­dia­rio.

3 Per l’am­mor­ta­men­to de­gli al­tri ti­to­li di cre­di­to co­me pu­re del­le po­liz­ze as­si­cu­ra­ti­ve è im­pe­ra­ti­vo il fo­ro del do­mi­ci­lio o del luo­go di se­de del de­bi­to­re.

4 Per il di­vie­to di pa­ga­men­to in ma­te­ria di cam­bia­li e as­se­gni ban­ca­ri e per il lo­ro am­mor­ta­men­to è im­pe­ra­ti­vo il fo­ro del luo­go del pa­ga­men­to.

Art. 44 Prestiti in obbligazioni

Per l’au­to­riz­za­zio­ne a con­vo­ca­re l’as­sem­blea de­gli ob­bli­ga­zio­ni­sti la com­pe­ten­za per ter­ri­to­rio è ret­ta dall’ar­ti­co­lo 1165 CO28.

Art. 45 Investimenti collettivi

Per le azio­ni de­gli in­ve­sti­to­ri e del rap­pre­sen­tan­te del­la co­mu­ni­tà de­gli in­ve­sti­to­ri è im­pe­ra­ti­vo il fo­ro del luo­go di se­de del ti­to­la­re dell’au­to­riz­za­zio­ne in­te­res­sa­to.

Sezione 9: Esecuzione per debiti e fallimento

Art. 46

Per le azio­ni fon­da­te sul­la leg­ge fe­de­ra­le dell’11 apri­le 188929 sul­la ese­cu­zio­ne e sul fal­li­men­to (LEF) la com­pe­ten­za per ter­ri­to­rio è de­ter­mi­na­ta dal pre­sen­te ca­pi­to­lo, in quan­to la LEF non pre­ve­da un al­tro fo­ro.

Capitolo 3: Ricusazione

Art. 47 Motivi

1 Chi ope­ra in se­no a un’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria si ri­cu­sa se:

a.
ha un in­te­res­se per­so­na­le nel­la cau­sa;
b.
ha par­te­ci­pa­to al­la me­de­si­ma cau­sa in al­tra ve­ste, se­gna­ta­men­te co­me mem­bro di un’au­to­ri­tà, pa­tro­ci­na­to­re di una par­te, pe­ri­to, te­sti­mo­ne o me­dia­to­re;
c.
è o era uni­to in ma­tri­mo­nio, vi­ve o vi­ve­va in unio­ne do­me­sti­ca re­gi­stra­ta op­pu­re con­vi­ve di fat­to con una par­te, il suo rap­pre­sen­tan­te o una per­so­na che ha par­te­ci­pa­to al­la me­de­si­ma cau­sa co­me mem­bro del­la giu­ri­sdi­zio­ne in­fe­rio­re;
d.
è in rap­por­to di pa­ren­te­la o af­fi­ni­tà in li­nea ret­ta, o in li­nea col­la­te­ra­le fi­no al ter­zo gra­do in­clu­so, con una par­te;
e.
è in rap­por­to di pa­ren­te­la o af­fi­ni­tà in li­nea ret­ta, o in li­nea col­la­te­ra­le fi­no al se­con­do gra­do in­clu­so, con il rap­pre­sen­tan­te di una par­te o con una per­so­na che ha par­te­ci­pa­to al­la me­de­si­ma cau­sa co­me mem­bro del­la giu­ri­sdi­zio­ne in­fe­rio­re;
f.
per al­tri mo­ti­vi, se­gna­ta­men­te a cau­sa di ami­ci­zia o ini­mi­ci­zia con una par­te o il suo rap­pre­sen­tan­te, po­treb­be ave­re una pre­ven­zio­ne nel­la cau­sa.

2 Non è in sé mo­ti­vo di ri­cu­sa­zio­ne se­gna­ta­men­te la par­te­ci­pa­zio­ne:

a.
al­la de­ci­sio­ne cir­ca il gra­tui­to pa­tro­ci­nio;
b.
al­la pro­ce­du­ra di con­ci­lia­zio­ne;
c.
al ri­get­to dell’op­po­si­zio­ne se­con­do gli ar­ti­co­li 80–84 LEF30;
d.
all’ema­na­zio­ne di prov­ve­di­men­ti cau­te­la­ri;
e.
al­la pro­ce­du­ra a tu­te­la dell’unio­ne co­niu­ga­le.

Art. 48 Obbligo di comunicazione

Chi ope­ra in se­no a un’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria e si tro­va in un ca­so di pos­si­bi­le ri­cu­sa­zio­ne lo co­mu­ni­ca tem­pe­sti­va­men­te e si astie­ne spon­ta­nea­men­te se ne ri­tie­ne da­to il mo­ti­vo.

Art. 49 Domanda di ricusazione

1 La par­te che in­ten­de ri­cu­sa­re una per­so­na che ope­ra in se­no a un’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria de­ve pre­sen­ta­re al giu­di­ce la re­la­ti­va do­man­da non ap­pe­na è a co­no­scen­za del mo­ti­vo di ri­cu­sa­zio­ne. De­ve ren­de­re ve­ro­si­mi­li i fat­ti su cui si fon­da la do­man­da.

2 Il ri­cu­san­do si pro­nun­cia sul­la do­man­da.

Art. 50 Decisione

1 Se il mo­ti­vo di ri­cu­sa­zio­ne è con­te­sta­to, de­ci­de il giu­di­ce.

2 La de­ci­sio­ne del giu­di­ce è im­pu­gna­bi­le me­dian­te re­cla­mo.

Art. 51 Conseguenze della violazione delle norme sulla ricusazione

1 Gli at­ti uf­fi­cia­li ai qua­li ha par­te­ci­pa­to una per­so­na te­nu­ta a ri­cu­sar­si so­no an­nul­la­ti e ri­pe­tu­ti se una par­te lo ri­chie­de en­tro die­ci gior­ni da quel­lo in cui è ve­nu­ta a co­no­scen­za del mo­ti­vo di ri­cu­sa­zio­ne.

2 Le pro­ve già espe­ri­te ma non più ri­pe­ti­bi­li pos­so­no es­se­re non­di­me­no pre­se in con­si­de­ra­zio­ne.

3 Se il mo­ti­vo di ri­cu­sa­zio­ne è sco­per­to sol­tan­to do­po la chiu­su­ra del pro­ce­di­men­to, si ap­pli­ca­no le di­spo­si­zio­ni sul­la re­vi­sio­ne.

Titolo terzo: Principi di procedura e presupposti processuali

Capitolo 1: Principi di procedura

Art. 52 Comportamento secondo buona fede

Tut­te le per­so­ne che par­te­ci­pa­no al pro­ce­di­men­to de­vo­no com­por­tar­si se­con­do buo­na fe­de.

Art. 53 Diritto di essere sentiti

1 Le par­ti han­no il di­rit­to di es­se­re sen­ti­te.

2 Le par­ti han­no se­gna­ta­men­te il di­rit­to di con­sul­ta­re gli at­ti e di far­se­ne ri­la­scia­re co­pia, sem­pre che pre­pon­de­ran­ti in­te­res­si pub­bli­ci o pri­va­ti non vi si op­pon­ga­no.

Art. 54 Pubblicità del procedimento

1 Le udien­ze e l’even­tua­le co­mu­ni­ca­zio­ne ora­le del­la sen­ten­za so­no pub­bli­che. Le de­ci­sio­ni so­no re­se ac­ces­si­bi­li al pub­bli­co.

2 Il di­rit­to can­to­na­le de­ter­mi­na se an­che la de­li­be­ra­zio­ne del­la sen­ten­za dev’es­se­re pub­bli­ca.

3 Il giu­di­ce può or­di­na­re che il pro­ce­di­men­to si svol­ga, in tut­to o par­zial­men­te, a por­te chiu­se, se l’in­te­res­se pub­bli­co o l’in­te­res­se de­gno di pro­te­zio­ne di un par­te­ci­pan­te al pro­ces­so lo ri­chie­da­no.

4 I pro­ce­di­men­ti nel­le cau­se del di­rit­to di fa­mi­glia non so­no pub­bli­ci.

Art. 55 Principio dispositivo e riserva del principio inquisitorio

1 Le par­ti de­vo­no de­dur­re in giu­di­zio i fat­ti su cui pog­gia­no le lo­ro do­man­de e in­di­ca­re i mez­zi di pro­va.

2 So­no fat­te sal­ve le di­spo­si­zio­ni di leg­ge con­cer­nen­ti l’ac­cer­ta­men­to dei fat­ti e l’as­sun­zio­ne del­le pro­ve d’uf­fi­cio.

Art. 56 Interpello

Se le al­le­ga­zio­ni di una par­te non so­no chia­re, so­no con­trad­dit­to­rie o im­pre­ci­se op­pu­re ma­ni­fe­sta­men­te in­com­ple­te, il giu­di­ce dà al­la par­te l’op­por­tu­ni­tà di ri­me­diar­vi po­nen­do­le per­ti­nen­ti do­man­de.

Art. 57 Applicazione d’ufficio del diritto

Il giu­di­ce ap­pli­ca d’uf­fi­cio il di­rit­to.

Art. 58 Corrispondenza tra il chiesto e il pronunciato e riserva della non vincolatività delle conclusioni delle parti

1 Il giu­di­ce non può ag­giu­di­ca­re a una par­te né più di quan­to es­sa ab­bia do­man­da­to, né al­tra co­sa, né me­no di quan­to sia sta­to ri­co­no­sciu­to dal­la con­tro­par­te.

2 So­no fat­te sal­ve le di­spo­si­zio­ni di leg­ge se­con­do le qua­li il giu­di­ce non è vin­co­la­to dal­le con­clu­sio­ni del­le par­ti.

Capitolo 2: Presupposti processuali

Art. 59 Principio

1 Il giu­di­ce en­tra nel me­ri­to di un’azio­ne o istan­za se so­no da­ti i pre­sup­po­sti pro­ces­sua­li.

2 So­no pre­sup­po­sti pro­ces­sua­li se­gna­ta­men­te:

a.
l’in­te­res­se de­gno di pro­te­zio­ne dell’at­to­re o in­stan­te;
b.
la com­pe­ten­za per ma­te­ria e per ter­ri­to­rio del giu­di­ce;
c.
la ca­pa­ci­tà di es­se­re par­te e la ca­pa­ci­tà pro­ces­sua­le;
d.
l’as­sen­za di li­ti­spen­den­za al­tro­ve;
e.
l’as­sen­za di re­giu­di­ca­ta;
f.
la pre­sta­zio­ne de­gli an­ti­ci­pi e del­la cau­zio­ne per le spe­se giu­di­zia­rie.

Art. 60 Esame dei presupposti processuali

Il giu­di­ce esa­mi­na d’uf­fi­cio se so­no da­ti i pre­sup­po­sti pro­ces­sua­li.

Art. 61 Patto d’arbitrato

Se le par­ti han­no pat­tui­to di sot­to­por­re ad ar­bi­tra­to una con­tro­ver­sia com­pro­met­ti­bi­le, il giu­di­ce sta­ta­le adi­to de­cli­na la pro­pria com­pe­ten­za, ec­cet­to che:

a.
il con­ve­nu­to si sia in­con­di­zio­na­ta­men­te co­sti­tui­to in giu­di­zio;
b.
il giu­di­ce sta­ta­le ac­cer­ti la ma­ni­fe­sta nul­li­tà o ina­dem­pi­bi­li­tà del pat­to d’ar­bi­tra­to; op­pu­re
c.
il tri­bu­na­le ar­bi­tra­le non pos­sa es­se­re co­sti­tui­to per mo­ti­vi ma­ni­fe­sta­men­te im­pu­ta­bi­li al con­ve­nu­to nel pro­ce­di­men­to ar­bi­tra­le.

Titolo quarto: Pendenza della causa ed effetti della desistenza

Art. 62 Inizio della pendenza della causa

1 Il de­po­si­to dell’istan­za di con­ci­lia­zio­ne, del­la pe­ti­zio­ne, dell’istan­za in­tro­dut­ti­va del giu­di­zio o del­la ri­chie­sta co­mu­ne di di­vor­zio de­ter­mi­na la pen­den­za del­la cau­sa.

2 Al­le par­ti è da­ta con­fer­ma del ri­ce­vi­men­to dell’at­to.

Art. 63 Pendenza della causa in caso di incompetenza e di errato tipo di procedura

1 Se l’at­to ri­ti­ra­to o re­spin­to per in­com­pe­ten­za del giu­di­ce o dell’au­to­ri­tà di con­ci­lia­zio­ne adi­ti è ri­pro­po­sto en­tro un me­se da­van­ti al giu­di­ce o all’au­to­ri­tà com­pe­ten­ti, la cau­sa si con­si­de­ra pen­den­te dal gior­no in cui l’at­to fu pro­po­sto la pri­ma vol­ta.

2 Lo stes­so va­le se l’azio­ne fu pro­mos­sa in er­ra­to ti­po di pro­ce­du­ra.

3 So­no fat­ti sal­vi gli spe­cia­li ter­mi­ni le­ga­li d’azio­ne pre­vi­sti dal­la LEF31.

Art. 64 Effetti della pendenza della causa

1 La pen­den­za del­la cau­sa pro­du­ce se­gna­ta­men­te i se­guen­ti ef­fet­ti:

a.
im­pe­di­sce tra le par­ti la crea­zio­ne al­tro­ve di una li­ti­spen­den­za sull’og­get­to li­ti­gio­so;
b.
man­tie­ne inal­te­ra­ta la com­pe­ten­za per ter­ri­to­rio.

2 Per l’os­ser­van­za dei ter­mi­ni le­ga­li di di­rit­to pri­va­to fon­da­ti sul­la da­ta del de­po­si­to del­la pe­ti­zio­ne, dell’inol­tro del­la cau­sa o di un al­tro at­to in­tro­dut­ti­vo del giu­di­zio fa sta­to la pen­den­za del­la cau­sa ai sen­si del pre­sen­te Co­di­ce.

Art. 65 Effetti della desistenza

La par­te che de­si­ste da­van­ti al giu­di­ce com­pe­ten­te non può av­via­re con­tro la con­tro­par­te un nuo­vo pro­ces­so ine­ren­te al­lo stes­so og­get­to li­ti­gio­so se il giu­di­ce adi­to ha già no­ti­fi­ca­to la pe­ti­zio­ne al con­ve­nu­to e que­sti non ac­con­sen­te al ri­ti­ro dell’azio­ne.

Titolo quinto: Parti e terzi partecipanti al processo

Capitolo 1: Capacità di essere parte e capacità processuale

Art. 66 Capacità di essere parte

Ha ca­pa­ci­tà di es­se­re par­te chi go­de dei di­rit­ti ci­vi­li o è le­git­ti­ma­to ad es­se­re par­te in vir­tù del di­rit­to fe­de­ra­le.

Art. 67 Capacità processuale

1 Ha ca­pa­ci­tà pro­ces­sua­le chi ha l’eser­ci­zio dei di­rit­ti ci­vi­li.

2 Chi non ha l’eser­ci­zio dei di­rit­ti ci­vi­li agi­sce per mez­zo del suo rap­pre­sen­tan­te le­ga­le.

3 Se ca­pa­ce di di­scer­ni­men­to, chi non ha l’eser­ci­zio dei di­rit­ti ci­vi­li può:

a.
eser­ci­ta­re au­to­no­ma­men­te i di­rit­ti ine­ren­ti al­la sua per­so­na­li­tà;
b.
in ca­so di pe­ri­co­lo nel ri­tar­do, svol­ge­re prov­vi­so­ria­men­te lui stes­so gli at­ti ne­ces­sa­ri.

Capitolo 2: Rappresentanza delle parti

Art. 68 Rappresentanza contrattuale

1 Ogni par­te con ca­pa­ci­tà pro­ces­sua­le può far­si rap­pre­sen­ta­re nel pro­ces­so.

2 So­no au­to­riz­za­ti a eser­ci­ta­re la rap­pre­sen­tan­za pro­fes­sio­na­le in giu­di­zio:

a.
in tut­ti i pro­ce­di­men­ti, gli av­vo­ca­ti le­git­ti­ma­ti ad eser­ci­ta­re la rap­pre­sen­tan­za di­nan­zi a un tri­bu­na­le sviz­ze­ro giu­sta la leg­ge del 23 giu­gno 200032 su­gli av­vo­ca­ti;
b.
di­nan­zi all’au­to­ri­tà di con­ci­lia­zio­ne, nel­le con­tro­ver­sie pa­tri­mo­nia­li in pro­ce­du­ra sem­pli­fi­ca­ta, non­ché nel­le pra­ti­che eva­se in pro­ce­du­ra som­ma­ria, i com­mis­sa­ri e agen­ti giu­ri­di­ci pa­ten­ta­ti, se il di­rit­to can­to­na­le lo pre­ve­de;
c.
nel­le pra­ti­che eva­se in pro­ce­du­ra som­ma­ria se­con­do l’ar­ti­co­lo 251 del pre­sen­te Co­di­ce, i rap­pre­sen­tan­ti pro­fes­sio­na­li a te­no­re dell’ar­ti­co­lo 27 LEF33;
d.
di­nan­zi al giu­di­ce del­la lo­ca­zio­ne e al giu­di­ce del la­vo­ro, i rap­pre­sen­tan­ti pro­fes­sio­nal­men­te qua­li­fi­ca­ti, se il di­rit­to can­to­na­le lo pre­ve­de.

3 Il rap­pre­sen­tan­te de­ve le­git­ti­mar­si me­dian­te pro­cu­ra.

4 Il giu­di­ce può or­di­na­re la com­pa­ri­zio­ne per­so­na­le del­le par­ti rap­pre­sen­ta­te.

Art. 69 Parte incapace di condurre la propria causa

1 Se una par­te non è ma­ni­fe­sta­men­te in gra­do di con­dur­re la pro­pria cau­sa, il giu­di­ce può in­giun­ger­le di far ca­po a un rap­pre­sen­tan­te. Se la par­te non ot­tem­pe­ra a ta­le in­giun­zio­ne en­tro il ter­mi­ne im­par­ti­to, il giu­di­ce le de­si­gna un rap­pre­sen­tan­te d’uf­fi­cio.

2 Il giu­di­ce av­vi­sa l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti e quel­la di pro­te­zio­ne dei mi­no­ri se re­pu­ta che si deb­ba­no adot­ta­re mi­su­re pro­tet­ti­ve.34

34 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. 2 n. 3, in vi­go­re dal 1° gen. 2013 (RU 2010 1739; FF 2006 6593; RU 2011 725; FF 2006 6391).

Capitolo 3: Litisconsorzio

Art. 70 Litisconsorzio necessario

1 Più per­so­ne de­vo­no agi­re o es­se­re con­ve­nu­te con­giun­ta­men­te se so­no par­te di un rap­por­to giu­ri­di­co sul qua­le può es­se­re de­ci­so so­lo con uni­co ef­fet­to per tut­te.

2 Gli at­ti pro­ces­sua­li tem­pe­sti­vi di un li­ti­scon­sor­te vin­co­la­no an­che i li­ti­scon­sor­ti ri­ma­sti si­len­ti; so­no ec­cet­tua­te le im­pu­gna­zio­ni.

Art. 71 Litisconsorzio facoltativo

1 Più per­so­ne pos­so­no agi­re o es­se­re con­ve­nu­te con­giun­ta­men­te se si trat­ta di sta­tui­re su di­rit­ti o ob­bli­ghi che si fon­da­no su fat­ti o ti­to­li giu­ri­di­ci si­mi­li.

2 Il li­ti­scon­sor­zio fa­col­ta­ti­vo è esclu­so se al­le sin­go­le azio­ni non è ap­pli­ca­bi­le lo stes­so ti­po di pro­ce­du­ra.

3 Cia­scun li­ti­scon­sor­te può con­dur­re la pro­pria cau­sa in­di­pen­den­te­men­te da­gli al­tri.

Art. 72 Rappresentante comune

I li­ti­scon­sor­ti pos­so­no de­si­gna­re un rap­pre­sen­tan­te co­mu­ne, al­tri­men­ti le no­ti­fi­ca­zio­ni so­no fat­te a cia­scu­no di lo­ro.

Capitolo 4: Intervento

Sezione 1: Intervento principale

Art. 73

1 Chi af­fer­ma di ave­re sull’og­get­to li­ti­gio­so un di­rit­to to­tal­men­te o par­zial­men­te pre­clu­si­vo ri­spet­to a quel­li di en­tram­be le par­ti può pro­por­re azio­ne con­tro di es­se da­van­ti al giu­di­ce pres­so cui è pen­den­te il pro­ces­so in pri­ma istan­za.

2 Il giu­di­ce può so­spen­de­re il pro­ces­so fin­tan­to che l’azio­ne dell’in­ter­ve­nien­te prin­ci­pa­le non sia pas­sa­ta in giu­di­ca­to op­pu­re riu­ni­re i due pro­ce­di­men­ti.

Sezione 2: Intervento adesivo

Art. 74 Principio

Chi ren­de ve­ro­si­mi­le un in­te­res­se giu­ri­di­co a che una con­tro­ver­sia pen­den­te ven­ga de­ci­sa a fa­vo­re dell’una o dell’al­tra par­te può in ogni tem­po in­ter­ve­ni­re nel pro­ces­so a ti­to­lo ade­si­vo e a tal fi­ne far­ne istan­za al giu­di­ce.

Art. 75 Istanza

1 L’istan­za di in­ter­ven­to de­ve in­di­ca­re le ra­gio­ni dell’in­ter­ven­to e la par­te a so­ste­gno del­la qua­le si in­ter­vie­ne.

2 Il giu­di­ce de­ci­de sull’istan­za do­po aver sen­ti­to le par­ti. La sua de­ci­sio­ne è im­pu­gna­bi­le me­dian­te re­cla­mo.

Art. 76 Diritti dell’interveniente

1 L’in­ter­ve­nien­te può, a so­ste­gno del­la par­te prin­ci­pa­le, in­tra­pren­de­re tut­ti gli at­ti pro­ces­sua­li am­mis­si­bi­li se­con­do la fa­se del­la pro­ce­du­ra; può se­gna­ta­men­te far va­le­re qual­si­vo­glia mez­zo d’azio­ne e di di­fe­sa, non­ché pro­por­re mez­zi d’im­pu­gna­zio­ne.

2 Gli at­ti pro­ces­sua­li dell’in­ter­ve­nien­te che con­tra­sti­no con quel­li del­la par­te prin­ci­pa­le so­no pro­ces­sual­men­te inin­fluen­ti.

Art. 77 Effetti dell’intervento

L’esi­to sfa­vo­re­vo­le del pro­ces­so per la par­te prin­ci­pa­le ha ef­fet­to an­che nei con­fron­ti dell’in­ter­ve­nien­te, ec­cet­to che:

a.
in con­se­guen­za del­lo sta­to di avan­za­men­to del pro­ces­so al mo­men­to dell’in­ter­ven­to o di at­ti od omis­sio­ni del­la par­te prin­ci­pa­le, egli sia sta­to im­pe­di­to di pro­por­re mez­zi d’azio­ne o di di­fe­sa; op­pu­re
b.
la par­te prin­ci­pa­le ab­bia omes­so, scien­te­men­te o per ne­gli­gen­za gra­ve, di pro­por­re mez­zi di azio­ne o di di­fe­sa di cui egli non era a co­no­scen­za.

Capitolo 5: Chiamata in causa

Sezione 1: Semplice denuncia della lite

Art. 78 Principi

1 Ogni par­te che in­ten­da ri­va­ler­si su un ter­zo o ne te­ma la ri­val­sa in ca­so di soc­com­ben­za nel pro­ces­so può de­nun­ciar­gli la li­te in­giun­gen­do­gli di as­si­ster­la nel pro­ces­so.

2 Il ter­zo può a sua vol­ta de­nun­cia­re la li­te ad al­tri.

Art. 79 Posizione del terzo denunciato

1 Il de­nun­cia­to può:

a.
in­ter­ve­ni­re senz’al­tro a fa­vo­re del­la par­te che gli ha de­nun­cia­to la li­te; op­pu­re
b.
col con­sen­so del­la par­te che gli ha de­nun­cia­to la li­te, con­dur­re la cau­sa in sua ve­ce.

2 Se il de­nun­cia­to ri­fiu­ta di in­ter­ve­ni­re o re­sta si­len­te, il pro­ces­so con­ti­nua non­di­me­no il suo cor­so.

Art. 80 Effetti della denuncia della lite

Si ap­pli­ca per ana­lo­gia l’ar­ti­co­lo 77.

Sezione 2: Azione di chiamata in causa

Art. 81 Principi

1 La par­te che de­nun­cia la li­te può far va­le­re da­van­ti al giu­di­ce adi­to con l’azio­ne prin­ci­pa­le le pre­te­se che in ca­so di soc­com­ben­za ri­tie­ne di ave­re con­tro il ter­zo chia­ma­to in cau­sa.

2 Il ter­zo non può a sua vol­ta chia­ma­re al­tri in cau­sa.

3 L’azio­ne di chia­ma­ta in cau­sa è im­pro­po­ni­bi­le in pro­ce­du­ra sem­pli­fi­ca­ta o som­ma­ria.

Art. 82 Procedura

1 La par­te che in­ten­de pro­por­re azio­ne di chia­ma­ta in cau­sa de­ve far­ne istan­za nell’am­bi­to del­la ri­spo­sta al­la pe­ti­zio­ne o nell’am­bi­to del­la re­pli­ca nel pro­ces­so prin­ci­pa­le. Le con­clu­sio­ni ch’es­sa si pro­po­ne di op­por­re al ter­zo de­nun­cia­to de­vo­no es­se­re in­di­ca­te e suc­cin­ta­men­te mo­ti­va­te.

2 Il giu­di­ce dà al­la con­tro­par­te e al ter­zo de­nun­cia­to l’op­por­tu­ni­tà di pre­sen­ta­re le pro­prie os­ser­va­zio­ni.

3 Se l’azio­ne di chia­ma­ta in cau­sa è am­mes­sa, il giu­di­ce de­ter­mi­na il mo­men­to e l’esten­sio­ne del per­ti­nen­te scam­bio di scrit­ti; è fat­to sal­vo l’ar­ti­co­lo 125.

4 La de­ci­sio­ne cir­ca l’am­mis­si­bi­li­tà dell’azio­ne è im­pu­gna­bi­le me­dian­te re­cla­mo.

Capitolo 6: Sostituzione di parte

Art. 83

1 Se l’og­get­to li­ti­gio­so è alie­na­to du­ran­te il pro­ces­so, l’ac­qui­ren­te può su­ben­tra­re nel pro­ces­so al po­sto dell’alie­nan­te.

2 La par­te su­ben­tran­te ri­spon­de per tut­te le spe­se giu­di­zia­rie. La par­te che si ri­ti­ra ri­spon­de tut­ta­via so­li­dal­men­te per le spe­se giu­di­zia­rie già ma­tu­ra­te.

3 In ca­si mo­ti­va­ti, su ri­chie­sta del­la con­tro­par­te la par­te su­ben­tran­te de­ve pre­sta­re una ga­ran­zia per l’ese­cu­zio­ne del­la de­ci­sio­ne.

4 Se non vi è alie­na­zio­ne dell’og­get­to li­ti­gio­so, la so­sti­tu­zio­ne di par­te può av­ve­ni­re so­lo con il con­sen­so del­la con­tro­par­te; so­no fat­te sal­ve le di­spo­si­zio­ni spe­cia­li di leg­ge in ma­te­ria di suc­ces­sio­ne le­ga­le.

Titolo sesto: Azioni

Art. 84 Azione di condanna a una prestazione

1 Con l’azio­ne di con­dan­na a una pre­sta­zio­ne l’at­to­re chie­de che il con­ve­nu­to sia con­dan­na­to a fa­re, omet­te­re o tol­le­ra­re qual­co­sa.

2 Se la pre­sta­zio­ne con­si­ste nel pa­ga­men­to di una som­ma di de­na­ro, la pre­te­sa va quan­ti­fi­ca­ta.

Art. 85 Azione creditoria senza quantificazione del valore litigioso

1 Se non è pos­si­bi­le o non si può ra­gio­ne­vol­men­te esi­ge­re che l’en­ti­tà del­la pre­te­sa sia pre­ci­sa­ta già all’ini­zio del pro­ces­so, l’at­to­re può pro­muo­ve­re un’azio­ne cre­di­to­ria sen­za quan­ti­fi­ca­re il va­lo­re li­ti­gio­so. De­ve tut­ta­via in­di­ca­re un va­lo­re mi­ni­mo qua­le va­lo­re li­ti­gio­so prov­vi­so­rio.

2 L’at­to­re de­ve pre­ci­sa­re l’en­ti­tà del­la pre­te­sa ap­pe­na sia in gra­do di far­lo do­po l’as­sun­zio­ne del­le pro­ve o do­po che il con­ve­nu­to ha for­ni­to in­for­ma­zio­ni in me­ri­to. Il giu­di­ce adi­to ri­ma­ne com­pe­ten­te an­che se il va­lo­re li­ti­gio­so ec­ce­de la sua com­pe­ten­za per ma­te­ria.

Art. 86 Azione parziale

Se una pre­te­sa è di­vi­si­bi­le, può es­se­re pro­po­sta azio­ne an­che sol­tan­to per una par­te del­la me­de­si­ma.

Art. 87 Azione costitutiva

Con l’azio­ne co­sti­tu­ti­va l’at­to­re chie­de che ven­ga pro­nun­cia­ta la co­sti­tu­zio­ne, la mo­di­fi­ca o la sop­pres­sio­ne di un di­rit­to o di un rap­por­to giu­ri­di­co de­ter­mi­na­to.

Art. 88 Azione d’accertamento

Con l’azio­ne d’ac­cer­ta­men­to l’at­to­re chie­de che sia ac­cer­ta­ta giu­di­zial­men­te l’esi­sten­za o l’ine­si­sten­za di un di­rit­to o di un rap­por­to giu­ri­di­co de­ter­mi­na­to.

Art. 89 Azione collettiva

1 Le as­so­cia­zio­ni ed al­tre or­ga­niz­za­zio­ni d’im­por­tan­za na­zio­na­le o re­gio­na­le au­to­riz­za­te da­gli sta­tu­ti a di­fen­de­re gli in­te­res­si di de­ter­mi­na­ti grup­pi di per­so­ne pos­so­no pro­por­re azio­ne in pro­prio no­me per le­sio­ne del­la per­so­na­li­tà de­gli ap­par­te­nen­ti a ta­li grup­pi.

2 Con ta­le azio­ne col­let­ti­va si può chie­de­re al giu­di­ce di:

a.
proi­bi­re una le­sio­ne im­mi­nen­te;
b.
far ces­sa­re una le­sio­ne at­tua­le;
c.
ac­cer­ta­re l’il­li­cei­tà di una le­sio­ne che con­ti­nua a pro­dur­re ef­fet­ti mo­le­sti.

3 So­no fat­te sal­ve le di­spo­si­zio­ni spe­cia­li di leg­ge con­cer­nen­ti le azio­ni col­let­ti­ve.

Art. 90 Cumulo di azioni

L’at­to­re può riu­ni­re in un’uni­ca azio­ne più pre­te­se con­tro una me­de­si­ma par­te se:

a.
per cia­scu­na di es­se è com­pe­ten­te per ma­te­ria il giu­di­ce adi­to; e
b.
ri­sul­ta ap­pli­ca­bi­le la stes­sa pro­ce­du­ra.

Titolo settimo: Valore litigioso

Art. 91 Principio

1 Il va­lo­re li­ti­gio­so è de­ter­mi­na­to dal­la do­man­da. Gli in­te­res­si e le spe­se del pro­ce­di­men­to in cor­so o di un’even­tua­le pub­bli­ca­zio­ne del­la de­ci­sio­ne, non­ché even­tua­li con­clu­sio­ni su­bor­di­na­te non so­no com­pu­ta­ti.

2 Se la do­man­da non ver­te su una de­ter­mi­na­ta som­ma di de­na­ro e le par­ti non si ac­cor­da­no in me­ri­to op­pu­re le lo­ro in­di­ca­zio­ni in pro­po­si­to so­no ma­ni­fe­sta­men­te er­ra­te, il va­lo­re li­ti­gio­so è de­ter­mi­na­to dal giu­di­ce.

Art. 92 Rendite e prestazioni periodiche

1 Le ren­di­te e pre­sta­zio­ni pe­rio­di­che han­no il va­lo­re del ca­pi­ta­le che rap­pre­sen­ta­no.

2 Se la lo­ro du­ra­ta è in­cer­ta o il­li­mi­ta­ta, è con­si­de­ra­to va­lo­re ca­pi­ta­liz­za­to l’im­por­to an­nuo del­la ren­di­ta o del­la pre­sta­zio­ne mol­ti­pli­ca­to per ven­ti o, se si trat­ta di ren­di­te vi­ta­li­zie, il va­lo­re at­tua­le del ca­pi­ta­le cor­ri­spon­den­te al­la ren­di­ta.

Art. 93 Litisconsorzio facoltativo e cumulo di azioni

1 In ca­so di li­ti­scon­sor­zio fa­col­ta­ti­vo e di cu­mu­lo di azio­ni le pre­te­se de­dot­te in giu­di­zio ven­go­no som­ma­te, ec­cet­to che si esclu­da­no vi­cen­de­vol­men­te.

2 In ca­so di li­ti­scon­sor­zio fa­col­ta­ti­vo per­ma­ne ap­pli­ca­bi­le la stes­sa pro­ce­du­ra an­che qua­lo­ra i va­lo­ri li­ti­gio­si ven­ga­no som­ma­ti.

Art. 94 Domanda riconvenzionale

1 Se all’azio­ne è con­trap­po­sta una do­man­da ri­con­ven­zio­na­le, il va­lo­re li­ti­gio­so è de­ter­mi­na­to dal­la più ele­va­ta del­le due pre­te­se.

2 Per la de­ter­mi­na­zio­ne del­le spe­se giu­di­zia­rie, i va­lo­ri li­ti­gio­si ven­go­no som­ma­ti, ec­cet­to che azio­ne e do­man­da ri­con­ven­zio­na­le si esclu­da­no vi­cen­de­vol­men­te.

Titolo ottavo: Spese giudiziarie e gratuito patrocinio

Capitolo 1: Spese giudiziarie

Art. 95 Definizioni

1 So­no spe­se giu­di­zia­rie:

a.
le spe­se pro­ces­sua­li;
b.
le spe­se ri­pe­ti­bi­li.

2 So­no spe­se pro­ces­sua­li:

a.
gli esbor­si for­fet­ta­ri per la pro­ce­du­ra di con­ci­lia­zio­ne;
b.
gli esbor­si for­fet­ta­ri per la de­ci­sio­ne (tas­sa di giu­sti­zia);
c.
le spe­se dell’as­sun­zio­ne del­le pro­ve;
d.
le spe­se di tra­du­zio­ne e in­ter­pre­ta­ria­to;
e.
le spe­se per la rap­pre­sen­tan­za del fi­glio (art. 299 e 300).

3 So­no spe­se ri­pe­ti­bi­li:

a.
le spe­se ne­ces­sa­rie;
b.
le spe­se per la rap­pre­sen­tan­za pro­fes­sio­na­le in giu­di­zio;
c.
in ca­si mo­ti­va­ti, un’ade­gua­ta in­den­ni­tà d’in­con­ve­nien­za qua­lo­ra una par­te non sia rap­pre­sen­ta­ta pro­fes­sio­nal­men­te in giu­di­zio.

Art. 96 Tariffe

I Can­to­ni sta­bi­li­sco­no le ta­rif­fe per le spe­se giu­di­zia­rie.

Art. 97 Informazione circa le spese giudiziarie

Il giu­di­ce in­for­ma la par­te non pa­tro­ci­na­ta da un av­vo­ca­to sull’im­por­to pre­su­mi­bi­le del­le spe­se giu­di­zia­rie, non­ché sul gra­tui­to pa­tro­ci­nio.

Art. 98 Anticipazione delle spese

Il giu­di­ce può esi­ge­re che l’at­to­re an­ti­ci­pi un im­por­to a co­per­tu­ra par­zia­le o to­ta­le del­le spe­se pro­ces­sua­li pre­su­mi­bi­li.

Art. 99 Cauzione per le spese ripetibili

1 Su ri­chie­sta del con­ve­nu­to, l’at­to­re de­ve pre­sta­re cau­zio­ne per le spe­se ri­pe­ti­bi­li se:

a.
non ha do­mi­ci­lio o se­de in Sviz­ze­ra;
b.
ri­sul­ta in­sol­ven­te, se­gna­ta­men­te se nei suoi con­fron­ti è sta­to di­chia­ra­to il fal­li­men­to o è in cor­so una pro­ce­du­ra con­cor­da­ta­ria o a suo ca­ri­co vi so­no at­te­sta­ti di ca­ren­za be­ni;
c.
è an­co­ra de­bi­to­re del­le spe­se giu­di­zia­rie re­la­ti­ve a una pre­ce­den­te pro­ce­du­ra; op­pu­re
d.
per al­tri mo­ti­vi il pa­ga­men­to del­le ri­pe­ti­bi­li ri­sul­ta se­ria­men­te com­pro­mes­so.

2 In ca­so di li­ti­scon­sor­zio ne­ces­sa­rio oc­cor­re pre­sta­re cau­zio­ne so­lo se tut­ti i li­ti­scon­sor­ti si tro­va­no in una del­le si­tua­zio­ni di cui al ca­po­ver­so 1.

3 Non vi è ob­bli­go di pre­sta­re cau­zio­ne:

a.
nel­la pro­ce­du­ra sem­pli­fi­ca­ta, tran­ne nel­le con­tro­ver­sie pa­tri­mo­nia­li se­con­do l’ar­ti­co­lo 243 ca­po­ver­so 1;
b.
nel­la pro­ce­du­ra di di­vor­zio;
c.
nel­la pro­ce­du­ra som­ma­ria, ec­cet­tua­ta la tu­te­la giu­ri­sdi­zio­na­le nei ca­si ma­ni­fe­sti (art. 257).

Art. 100 Genere e entità della cauzione

1 La cau­zio­ne può es­se­re pre­sta­ta in con­tan­ti o tra­mi­te una ga­ran­zia di una ban­ca con sta­bi­le or­ga­niz­za­zio­ne in Sviz­ze­ra o di una com­pa­gnia d’as­si­cu­ra­zio­ni au­to­riz­za­ta ad eser­ci­ta­re in Sviz­ze­ra.

2 La cau­zio­ne può in se­gui­to es­se­re au­men­ta­ta, ri­dot­ta o sop­pres­sa dal giu­di­ce.

Art. 101 Prestazione dell’anticipo e della cauzione

1 Il giu­di­ce im­par­ti­sce un ter­mi­ne per la pre­sta­zio­ne dell’an­ti­ci­po e del­la cau­zio­ne.

2 Pos­so­no es­se­re or­di­na­ti prov­ve­di­men­ti cau­te­la­ri già pri­ma del­la pre­sta­zio­ne del­la cau­zio­ne.

3 Se l’an­ti­ci­po o la cau­zio­ne non so­no pre­sta­ti nem­me­no en­tro un ter­mi­ne sup­ple­to­rio, il giu­di­ce non en­tra nel me­ri­to dell’azio­ne o dell’istan­za.

Art. 102 Anticipo per l’assunzione delle prove

1 Ogni par­te de­ve an­ti­ci­pa­re le spe­se pro­ces­sua­li per le as­sun­zio­ni di pro­ve da lei ri­chie­ste.

2 Cia­scu­na par­te de­ve an­ti­ci­pa­re la me­tà del­le spe­se per l’as­sun­zio­ne di pro­ve ri­chie­ste da en­tram­be.

3 L’an­ti­ci­po non pre­sta­to da una par­te può es­se­re ver­sa­to dall’al­tra; nel ca­so con­tra­rio, l’as­sun­zio­ne del­le pro­ve de­ca­de. So­no fat­te sal­ve le con­tro­ver­sie in cui il giu­di­ce esa­mi­na d’uf­fi­cio i fat­ti.

Art. 103 Impugnazione

Le de­ci­sio­ni in ma­te­ria di an­ti­ci­pa­zio­ne del­le spe­se e di pre­sta­zio­ne del­la cau­zio­ne so­no im­pu­gna­bi­li me­dian­te re­cla­mo.

Capitolo 2: Ripartizione e liquidazione delle spese giudiziarie

Art. 104 Decisione sulle spese giudiziarie

1 Il giu­di­ce sta­tui­sce sul­le spe­se giu­di­zia­rie di re­go­la nel­la de­ci­sio­ne fi­na­le.

2 In ca­so di de­ci­sio­ne in­ci­den­ta­le (art. 237) pos­so­no es­se­re ri­par­ti­te le spe­se giu­di­zia­rie in­sor­te fi­no a tal mo­men­to.

3 In ca­so di prov­ve­di­men­ti cau­te­la­ri la de­ci­sio­ne sul­le re­la­ti­ve spe­se giu­di­zia­rie può es­se­re rin­via­ta al giu­di­zio sul me­ri­to.

4 In ca­so di giu­di­zio di rin­vio l’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria su­pe­rio­re può de­ci­de­re di la­scia­re al­la giu­ri­sdi­zio­ne in­fe­rio­re la ri­par­ti­zio­ne del­le spe­se giu­di­zia­rie del­la pro­ce­du­ra di ri­cor­so.

Art. 105 Determinazione e ripartizione delle spese giudiziarie

1 Le spe­se pro­ces­sua­li so­no fis­sa­te e ri­par­ti­te d’uf­fi­cio.

2 Il giu­di­ce as­se­gna le ri­pe­ti­bi­li se­con­do le ta­rif­fe (art. 96). Le par­ti pos­so­no pre­sen­ta­re una no­ta del­le lo­ro spe­se.

Art. 106 Principi di ripartizione

1 Le spe­se giu­di­zia­rie so­no po­ste a ca­ri­co del­la par­te soc­com­ben­te. In ca­so di non en­tra­ta nel me­ri­to o di de­si­sten­za si con­si­de­ra soc­com­ben­te l’at­to­re; in ca­so di ac­quie­scen­za all’azio­ne, il con­ve­nu­to.

2 In ca­so di soc­com­ben­za par­zia­le re­ci­pro­ca, le spe­se giu­di­zia­rie so­no ri­par­ti­te se­con­do l’esi­to del­la pro­ce­du­ra.

3 Se al pro­ces­so par­te­ci­pa­no più per­so­ne co­me par­ti prin­ci­pa­li o par­ti ac­ces­so­rie, il giu­di­ce ne de­ter­mi­na la ri­spet­ti­va quo­ta di spe­se giu­di­zia­rie. Può an­che de­ci­de­re che tut­te ri­spon­da­no so­li­dal­men­te.

Art. 107 Ripartizione secondo equità

1 Il giu­di­ce può pre­scin­de­re dai prin­ci­pi di ri­par­ti­zio­ne e ri­par­ti­re le spe­se giu­di­zia­rie se­con­do equi­tà se:

a.
l’azio­ne è sta­ta so­stan­zial­men­te ac­col­ta, ma non nell’en­ti­tà del­le con­clu­sio­ni, e l’am­mon­ta­re del­la pre­te­sa di­pen­de­va dall’ap­prez­za­men­to del giu­di­ce o era dif­fi­cil­men­te quan­ti­fi­ca­bi­le;
b.
una par­te ave­va in buo­na fe­de mo­ti­vo di agi­re in giu­di­zio;
c.
si trat­ta di una cau­sa del di­rit­to di fa­mi­glia;
d.
si trat­ta di una cau­sa in ma­te­ria di unio­ne do­me­sti­ca re­gi­stra­ta;
e.
la cau­sa è stral­cia­ta dal ruo­lo in quan­to pri­va di og­get­to e la leg­ge non pre­ve­de al­tri­men­ti;
f.
al­tre cir­co­stan­ze spe­cia­li fan­no ap­pa­ri­re ini­qua una ri­par­ti­zio­ne se­con­do l’esi­to del­la pro­ce­du­ra.

1bis In ca­so di reie­zio­ne di un’azio­ne in ma­te­ria di di­rit­to so­cie­ta­rio vol­ta a ot­te­ne­re una pre­sta­zio­ne a fa­vo­re del­la so­cie­tà, il giu­di­ce può ri­par­ti­re le spe­se giu­di­zia­rie se­con­do equi­tà tra la so­cie­tà e l’at­to­re.35

2 Per mo­ti­vi d’equi­tà, le spe­se pro­ces­sua­li non cau­sa­te né da una par­te né da ter­zi pos­so­no es­se­re po­ste a ca­ri­co del Can­to­ne.

35 In­tro­dot­to dall’all. n. 2 del­la LF del 17 mar. 2017 (Di­rit­to del re­gi­stro di com­mer­cio), in vi­go­re dal 1° gen. 2021 (RU 2020 957; FF 2015 2849).

Art. 108 Spese giudiziarie inutili

Le spe­se giu­di­zia­rie inu­ti­li so­no a ca­ri­co di chi le ha cau­sa­te.

Art. 109 Ripartizione in caso di transazione giudiziaria

1 In ca­so di tran­sa­zio­ne giu­di­zia­ria, ogni par­te si as­su­me le spe­se giu­di­zia­rie se­con­do quan­to pat­tui­to nel­la tran­sa­zio­ne me­de­si­ma.

2 Le spe­se so­no ri­par­ti­te se­con­do gli ar­ti­co­li 106–108 se:

a.
la tran­sa­zio­ne è si­len­te in me­ri­to;
b.
la ri­par­ti­zio­ne pat­tui­ta gra­va uni­la­te­ral­men­te una par­te cui è sta­to con­ces­so il gra­tui­to pa­tro­ci­nio.

Art. 110 Impugnazione

La de­ci­sio­ne in ma­te­ria di spe­se è im­pu­gna­bi­le a ti­to­lo in­di­pen­den­te sol­tan­to me­dian­te re­cla­mo.

Art. 111 Liquidazione delle spese giudiziarie

1 Le spe­se pro­ces­sua­li so­no com­pen­sa­te con gli an­ti­ci­pi pre­sta­ti dal­le par­ti. L’even­tua­le sco­per­to è a ca­ri­co di chi è con­dan­na­to a pa­ga­re le spe­se.

2 La par­te con­dan­na­ta a pa­ga­re le spe­se de­ve rim­bor­sa­re all’al­tra gli an­ti­ci­pi pre­sta­ti e pa­gar­le le ri­pe­ti­bi­li as­se­gna­te dal giu­di­ce.

3 So­no fat­te sal­ve le di­spo­si­zio­ni sul gra­tui­to pa­tro­ci­nio.

Art. 112 Dilazione, condono, prescrizione e interessi delle spese processuali

1 Per il pa­ga­men­to del­le spe­se pro­ces­sua­li il giu­di­ce può con­ce­de­re una di­la­zio­ne o, in ca­so di in­di­gen­za per­ma­nen­te, il con­do­no.

2 I cre­di­ti re­la­ti­vi al­le spe­se pro­ces­sua­li si pre­scri­vo­no in die­ci an­ni dal­la chiu­su­ra del pro­ce­di­men­to.

3 L’in­te­res­se di mo­ra è del 5 per cen­to.

Capitolo 3: Normative speciali in materia di spese

Art. 113 Procedura di conciliazione

1 Nel­la pro­ce­du­ra di con­ci­lia­zio­ne non so­no as­se­gna­te ri­pe­ti­bi­li. È fat­ta sal­va l’in­den­ni­tà di gra­tui­to pa­tro­ci­nio a ca­ri­co del Can­to­ne.

2 Nel­la pro­ce­du­ra di con­ci­lia­zio­ne non so­no ad­dos­sa­te spe­se pro­ces­sua­li per le con­tro­ver­sie:

a.
se­con­do la leg­ge fe­de­ra­le del 24 mar­zo 199536 sul­la pa­ri­tà dei ses­si;
b.
se­con­do la leg­ge del 13 di­cem­bre 200237 sui di­sa­bi­li;
c.
in ma­te­ria di lo­ca­zio­ne e af­fit­to di abi­ta­zio­ni e di lo­ca­li com­mer­cia­li co­me pu­re di af­fit­to agri­co­lo;
d.
de­ri­van­ti da un rap­por­to di la­vo­ro co­me pu­re se­con­do la leg­ge del 6 ot­to­bre 198938 sul col­lo­ca­men­to, fi­no a un va­lo­re li­ti­gio­so di 30 000 fran­chi;
e.
se­con­do la leg­ge del 17 di­cem­bre 199339 sul­la par­te­ci­pa­zio­ne;
f.
de­ri­van­ti da as­si­cu­ra­zio­ni com­ple­men­ta­ri all’as­si­cu­ra­zio­ne so­cia­le con­tro le ma­lat­tie se­con­do la leg­ge fe­de­ra­le del 18 mar­zo 199440 sull’as­si­cu­ra­zio­ne ma­lat­tie.

Art. 114 Procedura decisionale

Nel­la pro­ce­du­ra de­ci­sio­na­le non so­no ad­dos­sa­te spe­se pro­ces­sua­li per le con­tro­ver­sie:

a.
se­con­do la leg­ge fe­de­ra­le del 24 mar­zo 199541 sul­la pa­ri­tà dei ses­si;
b.
se­con­do la leg­ge del 13 di­cem­bre 200242 sui di­sa­bi­li;
c.
de­ri­van­ti da un rap­por­to di la­vo­ro co­me pu­re se­con­do la leg­ge del 6 ot­to­bre 198943 sul col­lo­ca­men­to, fi­no a un va­lo­re li­ti­gio­so di 30 000 fran­chi;
d.
se­con­do la leg­ge del 17 di­cem­bre 199344 sul­la par­te­ci­pa­zio­ne;
e.
de­ri­van­ti da as­si­cu­ra­zio­ni com­ple­men­ta­ri all’as­si­cu­ra­zio­ne so­cia­le con­tro le ma­lat­tie se­con­do la leg­ge fe­de­ra­le del 18 mar­zo 199445 sull’as­si­cu­ra­zio­ne ma­lat­tie;
f.46
per vio­len­ze, mi­nac­ce o in­si­die se­con­do l’ar­ti­co­lo 28b CC47 o ri­guar­dan­ti la sor­ve­glian­za elet­tro­ni­ca se­con­do l’ar­ti­co­lo 28c CC.

41 RS 151.1

42 RS 151.3

43 RS 823.11

44 RS 822.14

45 RS 832.10

46 In­tro­dot­ta dal n. I 2 del­la LF del 14 dic. 2018 in­te­sa a mi­glio­ra­re la pro­te­zio­ne del­le vit­ti­me di vio­len­za, in vi­go­re dal 1° lug. 2020 (RU 2019 2273; FF 2017 6267).

47 RS 210

Art. 115 Condanna alle spese

1 In ca­so di ma­la­fe­de o te­me­ra­rie­tà pro­ces­sua­li, le spe­se pro­ces­sua­li pos­so­no es­se­re ad­dos­sa­te a una par­te an­che nel­le pro­ce­du­re gra­tui­te.

2 Per le con­tro­ver­sie di cui all’ar­ti­co­lo 114 let­te­ra f le spe­se pro­ces­sua­li pos­so­no es­se­re ad­dos­sa­te al­la par­te soc­com­ben­te se con­tro di es­sa è sta­to or­di­na­to un di­vie­to se­con­do l’ar­ti­co­lo 28b CC48 o una sor­ve­glian­za elet­tro­ni­ca se­con­do l’ar­ti­co­lo 28c CC.49

48 RS 210

49 In­tro­dot­to dal n. I 2 del­la LF del 14 dic. 2018 in­te­sa a mi­glio­ra­re la pro­te­zio­ne del­le vit­ti­me di vio­len­za, in vi­go­re dal 1° lug. 2020 (RU 2019 2273; FF 2017 6267).

Art. 116 Esenzione dalle spese secondo il diritto cantonale

1 I Can­to­ni pos­so­no pre­ve­de­re al­tre esen­zio­ni dal­le spe­se giu­di­zia­rie.

2 Le esen­zio­ni che il di­rit­to can­to­na­le pre­ve­de a fa­vo­re del Can­to­ne me­de­si­mo, dei Co­mu­ni e di al­tri en­ti di di­rit­to can­to­na­le val­go­no an­che per la Con­fe­de­ra­zio­ne.

Capitolo 4: Gratuito patrocinio

Art. 117 Diritto

Ha di­rit­to al gra­tui­to pa­tro­ci­nio chiun­que:

a.
sia sprov­vi­sto dei mez­zi ne­ces­sa­ri; e
b.
la cui do­man­da non ap­pa­ia pri­va di pro­ba­bi­li­tà di suc­ces­so.

Art. 118 Estensione

1 Il gra­tui­to pa­tro­ci­nio com­pren­de:

a.
l’esen­zio­ne da­gli an­ti­ci­pi e dal­le cau­zio­ni;
b.
l’esen­zio­ne dal­le spe­se pro­ces­sua­li;
c.
la de­si­gna­zio­ne di un pa­tro­ci­na­to­re d’uf­fi­cio, se ne­ces­sa­rio per tu­te­la­re i di­rit­ti dell’in­te­res­sa­to, se­gna­ta­men­te se la con­tro­par­te è pa­tro­ci­na­ta da un av­vo­ca­to; il pa­tro­ci­na­to­re può es­se­re de­si­gna­to già per la pre­pa­ra­zio­ne del pro­ces­so.

2 Il gra­tui­to pa­tro­ci­nio può es­se­re con­ces­so in­te­gral­men­te o in par­te.

3 Il gra­tui­to pa­tro­ci­nio non esen­ta dal pa­ga­men­to del­le ri­pe­ti­bi­li al­la con­tro­par­te.

Art. 119 Istanza e procedura

1 L’istan­za di gra­tui­to pa­tro­ci­nio può es­se­re pro­po­sta pri­ma o du­ran­te la pen­den­za del­la cau­sa.

2 L’in­stan­te de­ve espor­re la sua si­tua­zio­ne red­di­tua­le e pa­tri­mo­nia­le e pro­nun­ciar­si sul me­ri­to e sui mez­zi di pro­va che in­ten­de pro­por­re. Può in­di­ca­re nell’istan­za il no­me del pa­tro­ci­na­to­re de­si­de­ra­to.

3 Il giu­di­ce de­ci­de sull’istan­za in pro­ce­du­ra som­ma­ria. La con­tro­par­te può es­se­re sen­ti­ta. La con­tro­par­te de­ve es­se­re co­mun­que sen­ti­ta se il gra­tui­to pa­tro­ci­nio com­por­ta la di­spen­sa dal pre­sta­re cau­zio­ne per le ri­pe­ti­bi­li.

4 In ca­si ec­ce­zio­na­li il gra­tui­to pa­tro­ci­nio può es­se­re con­ces­so con ef­fet­to re­troat­ti­vo.

5 In se­de di ri­cor­so l’istan­za di gra­tui­to pa­tro­ci­nio può es­se­re ri­pro­po­sta.

6 Tran­ne in ca­so di ma­la­fe­de o te­me­ra­rie­tà, nel­la pro­ce­du­ra di gra­tui­to pa­tro­ci­nio non ven­go­no pre­le­va­te spe­se pro­ces­sua­li.

Art. 120 Revoca del gratuito patrocinio

Il giu­di­ce re­vo­ca il gra­tui­to pa­tro­ci­nio se le con­di­zio­ni per la sua con­ces­sio­ne non so­no più o non so­no mai sta­te adem­piu­te.

Art. 121 Impugnazione

Le de­ci­sio­ni che ri­fiu­ta­no o re­vo­ca­no to­tal­men­te o par­zial­men­te il gra­tui­to pa­tro­ci­nio so­no im­pu­gna­bi­li me­dian­te re­cla­mo.

Art. 122 Liquidazione delle spese giudiziarie

1 Se la par­te cui è sta­to con­ces­so il gra­tui­to pa­tro­ci­nio ri­sul­ta soc­com­ben­te, le spe­se giu­di­zia­rie so­no li­qui­da­te co­me se­gue:

a.
il pa­tro­ci­na­to­re d’uf­fi­cio è ade­gua­ta­men­te re­mu­ne­ra­to dal Can­to­ne;
b.
le spe­se pro­ces­sua­li so­no a ca­ri­co del Can­to­ne;
c.
al­la con­tro­par­te so­no re­sti­tui­ti gli an­ti­ci­pi da es­sa ver­sa­ti;
d.
la par­te cui è sta­to con­ces­so il gra­tui­to pa­tro­ci­nio de­ve pa­ga­re le ri­pe­ti­bi­li al­la con­tro­par­te.

2 Se la par­te cui è sta­to con­ces­so il gra­tui­to pa­tro­ci­nio ri­sul­ta vin­cen­te e le ri­pe­ti­bi­li non pos­so­no o non po­tran­no pre­su­mi­bil­men­te es­se­re ri­scos­se pres­so la con­tro­par­te, il pa­tro­ci­na­to­re d’uf­fi­cio è ade­gua­ta­men­te re­mu­ne­ra­to dal Can­to­ne. A pa­ga­men­to av­ve­nu­to, la pre­te­sa pas­sa al Can­to­ne.

Art. 123 Rifusione

1 La par­te cui è sta­to con­ces­so il gra­tui­to pa­tro­ci­nio è ob­bli­ga­ta al­la ri­fu­sio­ne ap­pe­na sia in gra­do di far­lo.

2 La pre­te­sa del Can­to­ne si pre­scri­ve in die­ci an­ni dal­la chiu­su­ra del pro­ce­di­men­to.

Titolo nono: Direzione del processo, atti processuali e termini

Capitolo 1: Direzione del processo

Art. 124 Principi

1 Il giu­di­ce di­ri­ge il pro­ces­so. Pren­de le ne­ces­sa­rie di­spo­si­zio­ni or­di­na­to­rie on­de pre­pa­ra­re e at­tua­re spe­di­ta­men­te il pro­ce­di­men­to.

2 La di­re­zio­ne del pro­ces­so può es­se­re af­fi­da­ta a un so­lo mem­bro del tri­bu­na­le.

3 Il giu­di­ce può ten­ta­re in ogni mo­men­to di con­ci­lia­re le par­ti.

Art. 125 Semplificazione del processo

Per sem­pli­fi­ca­re il pro­ces­so il giu­di­ce può se­gna­ta­men­te:

a.
li­mi­ta­re il pro­ce­di­men­to a sin­go­le que­stio­ni o con­clu­sio­ni;
b.
or­di­na­re la di­sgiun­zio­ne del­la cau­sa nel­le sue even­tua­li sin­go­le azio­ni;
c.
or­di­na­re la con­giun­zio­ne di più cau­se;
d.
rin­via­re la do­man­da ri­con­ven­zio­na­le a un pro­ce­di­men­to se­pa­ra­to.

Art. 126 Sospensione del procedimento

1 Il giu­di­ce può so­spen­de­re il pro­ce­di­men­to se mo­ti­vi d’op­por­tu­ni­tà lo ri­chie­do­no. Il pro­ce­di­men­to può es­se­re in par­ti­co­la­re so­spe­so quan­do la de­ci­sio­ne di­pen­de dall’esi­to di un al­tro pro­ce­di­men­to.

2 La de­ci­sio­ne di so­spen­sio­ne è im­pu­gna­bi­le me­dian­te re­cla­mo.

Art. 127 Rimessione in caso di connessione di cause

1 Se da­van­ti a giu­di­ci di­ver­si so­no pen­den­ti più azio­ni ma­te­rial­men­te con­nes­se, il giu­di­ce suc­ces­si­va­men­te adi­to può di­spor­re la ri­mes­sio­ne del­la cau­sa pen­den­te pres­so di lui a quel­lo pre­ven­ti­va­men­te adi­to, se que­sti vi ac­con­sen­te.

2 La de­ci­sio­ne di ri­mes­sio­ne è im­pu­gna­bi­le me­dian­te re­cla­mo.

Art. 128 Disciplina nel processo e malafede o temerarietà processuali

1 Chiun­que, du­ran­te il pro­ce­di­men­to di­nan­zi al giu­di­ce, of­fen­de le con­ve­nien­ze o tur­ba l’an­da­men­to del­la cau­sa è pu­ni­to con l’am­mo­ni­men­to o con la mul­ta di­sci­pli­na­re fi­no a 1000 fran­chi. Il giu­di­ce può inol­tre or­di­nar­ne l’al­lon­ta­na­men­to.

2 Per l’ese­cu­zio­ne di quan­to da lui di­spo­sto, il giu­di­ce può far ca­po al­la po­li­zia.

3 In ca­so di ma­la­fe­de o te­me­ra­rie­tà pro­ces­sua­li, la par­te e il suo pa­tro­ci­na­to­re pos­so­no es­se­re pu­ni­ti con la mul­ta di­sci­pli­na­re fi­no a 2000 fran­chi e, in ca­so di re­ci­di­va, fi­no a 5000 fran­chi.

4 La mul­ta di­sci­pli­na­re è im­pu­gna­bi­le me­dian­te re­cla­mo.

Capitolo 2: Forma degli atti processuali

Sezione 1: Lingua del procedimento

Art. 129

Il pro­ce­di­men­to si svol­ge nel­la lin­gua uf­fi­cia­le del Can­to­ne. In pre­sen­za di più lin­gue uf­fi­cia­li i Can­to­ni ema­na­no le ne­ces­sa­rie di­spo­si­zio­ni.

Sezione 2: Atti scritti delle parti

Art. 130 Forma 50

1 Gli at­ti di cau­sa de­vo­no es­se­re tra­smes­si al giu­di­ce in for­ma car­ta­cea o elet­tro­ni­ca. De­vo­no es­se­re fir­ma­ti.

2 In ca­so di tra­smis­sio­ne per via elet­tro­ni­ca, l’at­to scrit­to de­ve es­se­re mu­ni­to di una fir­ma elet­tro­ni­ca qua­li­fi­ca­ta se­con­do la leg­ge del 18 mar­zo 201651 sul­la fir­ma elet­tro­ni­ca. Il Con­si­glio fe­de­ra­le di­sci­pli­na:

a.
il for­ma­to dell’at­to scrit­to e dei re­la­ti­vi al­le­ga­ti;
b.
le mo­da­li­tà di tra­smis­sio­ne;
c.
le con­di­zio­ni al­le qua­li può es­se­re ri­chie­sta la tra­smis­sio­ne suc­ces­si­va di do­cu­men­ti car­ta­cei in ca­so di pro­ble­mi tec­ni­ci.

50 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. II 5 del­la L del 18 mar. 2016 sul­la fir­ma elet­tro­ni­ca, in vi­go­re dal 1° gen. 2017 (RU 2016 4651; FF 2014 913).

51 RS 943.03

Art. 131 Numero delle copie

Gli at­ti e al­le­ga­ti al­le­sti­ti in for­ma car­ta­cea de­vo­no es­se­re pre­sen­ta­ti in un nu­me­ro di co­pie suf­fi­cien­te per po­ter es­se­re con­se­gna­ti al giu­di­ce e a cia­scu­na del­le con­tro­par­ti; al­tri­men­ti il giu­di­ce può as­se­gna­re un ter­mi­ne sup­ple­to­rio per prov­ve­de­re in tal sen­so o far ap­pron­ta­re le ne­ces­sa­rie co­pie a spe­se del­la par­te.

Art. 132 Atti viziati da carenze formali o da condotta processuale querulomane o altrimenti abusiva

1 Ca­ren­ze for­ma­li qua­li la man­ca­ta sot­to­scri­zio­ne dell’at­to o la man­can­za del­la pro­cu­ra van­no sa­na­te en­tro il ter­mi­ne fis­sa­to dal giu­di­ce. Al­tri­men­ti, l’at­to si con­si­de­ra non pre­sen­ta­to.

2 Lo stes­so va­le per gli at­ti il­leg­gi­bi­li, scon­ve­nien­ti, in­com­pren­si­bi­li o pro­lis­si.

3 Gli at­ti scrit­ti do­vu­ti a con­dot­ta pro­ces­sua­le que­ru­lo­ma­ne o al­tri­men­ti abu­si­va so­no rin­via­ti al mit­ten­te senz’al­tra for­ma­li­tà.

Sezione 3: Citazione

Art. 133 Contenuto

La ci­ta­zio­ne con­tie­ne:

a.
il no­me e l’in­di­riz­zo del­la per­so­na ci­ta­ta;
b.
l’og­get­to del­la cau­sa e le par­ti;
c.
la qua­li­tà nel­la qua­le la per­so­na è ci­ta­ta;
d.
il luo­go, la da­ta e l’ora del­la pre­vi­sta com­pa­ri­zio­ne;
e.
l’at­to pro­ces­sua­le per il qua­le la per­so­na è ci­ta­ta;
f.
le con­se­guen­ze in ca­so di man­ca­ta com­pa­ri­zio­ne;
g.
la da­ta del­la ci­ta­zio­ne me­de­si­ma e la fir­ma dell’au­to­ri­tà ci­tan­te.

Art. 134 Termine

Sal­vo che la leg­ge di­spon­ga al­tri­men­ti, la ci­ta­zio­ne de­ve es­se­re spe­di­ta al­me­no die­ci gior­ni pri­ma del­la da­ta del­la pre­vi­sta com­pa­ri­zio­ne.

Art. 135 Rinvio della comparizione

Il giu­di­ce può rin­via­re la com­pa­ri­zio­ne per suf­fi­cien­ti mo­ti­vi:

a.
d’uf­fi­cio; op­pu­re
b.
su ri­chie­sta tem­pe­sti­va.

Sezione 4: Notificazioni giudiziarie

Art. 136 Documenti soggetti a notificazione

Il tri­bu­na­le no­ti­fi­ca al­le per­so­ne in­te­res­sa­te se­gna­ta­men­te:

a.
le ci­ta­zio­ni;
b.
le pro­prie or­di­nan­ze e de­ci­sio­ni;
c.
gli at­ti scrit­ti del­la con­tro­par­te.

Art. 137 In caso di rappresentanza

Se una par­te è rap­pre­sen­ta­ta, le no­ti­fi­ca­zio­ni so­no fat­te al rap­pre­sen­tan­te.

Art. 138 Forma

1 La no­ti­fi­ca­zio­ne di ci­ta­zio­ni, or­di­nan­ze e de­ci­sio­ni è fat­ta me­dian­te in­vio po­sta­le rac­co­man­da­to o in al­tro mo­do con­tro ri­ce­vu­ta.

2 La no­ti­fi­ca­zio­ne è con­si­de­ra­ta av­ve­nu­ta quan­do l’in­vio è pre­so in con­se­gna dal de­sti­na­ta­rio op­pu­re da un suo im­pie­ga­to o da una per­so­na che vi­ve nel­la stes­sa eco­no­mia do­me­sti­ca aven­ti al­me­no 16 an­ni. So­no fat­ti sal­vi i ca­si in cui il giu­di­ce di­spo­ne che un do­cu­men­to sia no­ti­fi­ca­to per­so­nal­men­te al de­sti­na­ta­rio.

3 La no­ti­fi­ca­zio­ne è pu­re con­si­de­ra­ta av­ve­nu­ta:

a.
in ca­so di in­vio po­sta­le rac­co­man­da­to non ri­ti­ra­to, il set­ti­mo gior­no dal ten­ta­ti­vo di con­se­gna in­frut­tuo­so, sem­pre che il de­sti­na­ta­rio do­ves­se aspet­tar­si una no­ti­fi­ca­zio­ne;
b.
in ca­so di no­ti­fi­ca­zio­ne in ma­ni pro­prie, quan­do il de­sti­na­ta­rio ri­fiu­ta la con­se­gna e il la­to­re ne at­te­sta il ri­fiu­to, il gior­no del ri­fiu­to.

4 Se non si trat­ta di ci­ta­zio­ni, or­di­nan­ze o de­ci­sio­ni, la no­ti­fi­ca­zio­ne può av­ve­ni­re an­che per in­vio po­sta­le or­di­na­rio.

Art. 139 Notificazione per via elettronica 52

1 Con il con­sen­so del di­ret­to in­te­res­sa­to, le ci­ta­zio­ni, le or­di­nan­ze e le de­ci­sio­ni pos­so­no es­se­re no­ti­fi­ca­te per via elet­tro­ni­ca. De­vo­no es­se­re mu­ni­te di una fir­ma elet­tro­ni­ca se­con­do la leg­ge del 18 mar­zo 201653 sul­la fir­ma elet­tro­ni­ca.

2 Il Con­si­glio fe­de­ra­le di­sci­pli­na:

a.
la fir­ma da uti­liz­za­re;
b.
il for­ma­to del­le ci­ta­zio­ni, del­le or­di­nan­ze e del­le de­ci­sio­ni non­ché dei re­la­ti­vi al­le­ga­ti;
c.
le mo­da­li­tà di tra­smis­sio­ne;
d.
il mo­men­to in cui la ci­ta­zio­ne, l’or­di­nan­za o la de­ci­sio­ne è con­si­de­ra­ta no­ti­fi­ca­ta.

52 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. II 5 del­la L del 18 mar. 2016 sul­la fir­ma elet­tro­ni­ca, in vi­go­re dal 1° gen. 2017 (RU 2016 4651; FF 2014 913).

53 RS 943.03

Art. 140 Recapito

Il giu­di­ce può in­vi­ta­re le par­ti con do­mi­ci­lio o se­de all’este­ro a de­si­gna­re un re­ca­pi­to in Sviz­ze­ra.

Art. 141 Notificazione per via edittale

1 La no­ti­fi­ca­zio­ne è fat­ta me­dian­te pub­bli­ca­zio­ne nel Fo­glio uf­fi­cia­le can­to­na­le o nel Fo­glio uf­fi­cia­le sviz­ze­ro di com­mer­cio se:

a.
il luo­go di di­mo­ra del de­sti­na­ta­rio è sco­no­sciu­to e non può es­se­re in­di­vi­dua­to nem­me­no con de­bi­te, ra­gio­ne­vo­li ri­cer­che;
b.
una no­ti­fi­ca­zio­ne è im­pos­si­bi­le o do­ves­se com­por­ta­re dif­fi­col­tà straor­di­na­rie;
c.
una par­te con do­mi­ci­lio o se­de all’este­ro non ha de­si­gna­to un re­ca­pi­to in Sviz­ze­ra no­no­stan­te l’in­vi­to ri­vol­to­le dal giu­di­ce.

2 La no­ti­fi­ca­zio­ne è con­si­de­ra­ta av­ve­nu­ta il gior­no del­la pub­bli­ca­zio­ne.

Capitolo 3: Termini, inosservanza e restituzione

Sezione 1: Termini

Art. 142 Decorrenza e computo

1 I ter­mi­ni la cui de­cor­ren­za di­pen­de da una co­mu­ni­ca­zio­ne o dal ve­ri­fi­car­si di un even­to de­cor­ro­no a par­ti­re dal gior­no suc­ces­si­vo.

2 Il ter­mi­ne fis­sa­to in me­si sca­de, nell’ul­ti­mo me­se, il gior­no cor­ri­spon­den­te per nu­me­ro a quel­lo del­la de­cor­ren­za. Man­can­do ta­le gior­no nell’ul­ti­mo me­se, il ter­mi­ne sca­de l’ul­ti­mo gior­no di det­to me­se.

3 Se l’ul­ti­mo gior­no del ter­mi­ne è un sa­ba­to, una do­me­ni­ca o un gior­no che nel luo­go del tri­bu­na­le è ri­co­no­sciu­to fe­sti­vo dal di­rit­to fe­de­ra­le o can­to­na­le, il ter­mi­ne sca­de il pri­mo gior­no fe­ria­le se­guen­te.

Art. 143 Osservanza

1 Gli at­ti scrit­ti de­vo­no es­se­re con­se­gna­ti al tri­bu­na­le op­pu­re, all’in­di­riz­zo di que­sto, al­la po­sta sviz­ze­ra o a una rap­pre­sen­tan­za di­plo­ma­ti­ca o con­so­la­re sviz­ze­ra il più tar­di l’ul­ti­mo gior­no del ter­mi­ne.

2 In ca­so di tra­smis­sio­ne per via elet­tro­ni­ca, per l’os­ser­van­za di un ter­mi­ne fa sta­to il mo­men­to in cui è ri­la­scia­ta la ri­ce­vu­ta at­te­stan­te che la par­te ha ese­gui­to tut­te le ope­ra­zio­ni ne­ces­sa­rie per la tra­smis­sio­ne.54

3 Il ter­mi­ne per un pa­ga­men­to al tri­bu­na­le è os­ser­va­to se l’im­por­to do­vu­to è ver­sa­to al­la po­sta sviz­ze­ra, op­pu­re ad­de­bi­ta­to a un con­to po­sta­le o ban­ca­rio in Sviz­ze­ra, in fa­vo­re del tri­bu­na­le, il più tar­di l’ul­ti­mo gior­no del ter­mi­ne.

54 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. II 5 del­la L del 18 mar. 2016 sul­la fir­ma elet­tro­ni­ca, in vi­go­re dal 1° gen. 2017 (RU 2016 4651; FF 2014 913).

Art. 144 Proroga

1 I ter­mi­ni sta­bi­li­ti dal­la leg­ge non pos­so­no es­se­re pro­ro­ga­ti.

2 I ter­mi­ni sta­bi­li­ti dal giu­di­ce pos­so­no es­se­re pro­ro­ga­ti per suf­fi­cien­ti mo­ti­vi se ne è fat­ta do­man­da pri­ma del­la sca­den­za.

Art. 145 Sospensione dei termini

1 I ter­mi­ni sta­bi­li­ti dal­la leg­ge o dal giu­di­ce so­no so­spe­si:

a.
dal set­ti­mo gior­no pre­ce­den­te la Pa­squa al set­ti­mo gior­no suc­ces­si­vo al­la Pa­squa in­clu­so;
b.
dal 15 lu­glio al 15 ago­sto in­clu­so;
c.
dal 18 di­cem­bre al 2 gen­na­io in­clu­so.

2 Que­sta so­spen­sio­ne dei ter­mi­ni non va­le per:

a.
la pro­ce­du­ra di con­ci­lia­zio­ne;
b.
la pro­ce­du­ra som­ma­ria.

3 Le par­ti so­no re­se at­ten­te al­le ec­ce­zio­ni di cui al ca­po­ver­so 2.

4 So­no fat­te sal­ve le di­spo­si­zio­ni del­la LEF55 sul­le fe­rie e so­spen­sio­ni.

Art. 146 Effetti della sospensione dei termini

1 In ca­so di no­ti­fi­ca­zio­ne du­ran­te la so­spen­sio­ne dei ter­mi­ni, il ter­mi­ne de­cor­re dal pri­mo gior­no suc­ces­si­vo a quel­lo del­la fi­ne del­la so­spen­sio­ne.

2 Du­ran­te la so­spen­sio­ne dei ter­mi­ni non si ten­go­no udien­ze, ec­cet­to che le par­ti vi ac­con­sen­ta­no.

Sezione 2: Inosservanza e restituzione

Art. 147 Inosservanza e sue conseguenze

1 Vi è inos­ser­van­za di un ter­mi­ne quan­do una par­te non com­pie tem­pe­sti­va­men­te un at­to pro­ces­sua­le op­pu­re, ben­ché ci­ta­ta, non com­pa­re.

2 Sal­vo che la leg­ge di­spon­ga al­tri­men­ti, la pro­ce­du­ra con­ti­nua il suo cor­so sen­za l’at­to pro­ces­sua­le co­sì omes­so.

3 Il giu­di­ce ren­de at­ten­te le par­ti al­le con­se­guen­ze dell’inos­ser­van­za di un ter­mi­ne.

Art. 148 Restituzione

1 Ad istan­za del­la par­te che non ha os­ser­va­to un ter­mi­ne, il giu­di­ce può con­ce­de­re un ter­mi­ne sup­ple­to­rio o fis­sar­ne uno nuo­vo se la par­te ren­de ve­ro­si­mi­le di non aver col­pa dell’inos­ser­van­za o di aver­ne so­lo in lie­ve mi­su­ra.

2 La do­man­da de­ve es­se­re pre­sen­ta­ta en­tro die­ci gior­ni dal­la ces­sa­zio­ne del mo­ti­vo dell’inos­ser­van­za.

3 Se vi è è già sta­ta pro­nun­cia del giu­di­ce, la re­sti­tu­zio­ne del ter­mi­ne non può più es­se­re do­man­da­ta tra­scor­si sei me­si dal pas­sag­gio in giu­di­ca­to.

Art. 149 Procedura di restituzione

Il giu­di­ce dà al­la con­tro­par­te l’op­por­tu­ni­tà di pre­sen­ta­re le pro­prie os­ser­va­zio­ni e de­ci­de de­fi­ni­ti­va­men­te.

Titolo decimo: Prova

Capitolo 1: Disposizioni generali

Art. 150 Oggetto della prova

1 Og­get­to del­la pro­va so­no i fat­ti con­tro­ver­si, se giu­ri­di­ca­men­te ri­le­van­ti.

2 Pos­so­no pu­re es­se­re og­get­to del­la pro­va l’uso e gli usi lo­ca­li e, in ca­so di con­tro­ver­sie pa­tri­mo­nia­li, il di­rit­to stra­nie­ro.

Art. 151 Fatti notori

I fat­ti di pub­bli­ca no­to­rie­tà o co­mun­que no­ti al giu­di­ce, co­me pu­re le no­zio­ni di fat­to del­la co­mu­ne espe­rien­za non de­vo­no es­se­re pro­va­ti.

Art. 152 Diritto alla prova

1 Ogni par­te può pre­ten­de­re che il giu­di­ce as­su­ma tut­ti i per­ti­nen­ti mez­zi di pro­va of­fer­ti tem­pe­sti­va­men­te e nel­le for­me pre­scrit­te.

2 Il giu­di­ce pren­de in con­si­de­ra­zio­ne mez­zi di pro­va ot­te­nu­ti il­le­ci­ta­men­te sol­tan­to se l’in­te­res­se all’ac­cer­ta­men­to del­la ve­ri­tà pre­va­le.

Art. 153 Prove raccolte d’ufficio

1 Il giu­di­ce prov­ve­de d’uf­fi­cio al­la rac­col­ta di pro­ve nel­le cau­se in cui i fat­ti de­vo­no es­se­re ac­cer­ta­ti d’uf­fi­cio.

2 Il giu­di­ce può, d’uf­fi­cio, rac­co­glie­re pro­ve qua­lo­ra sus­si­sta­no no­te­vo­li dub­bi cir­ca un fat­to non con­tro­ver­so.

Art. 154 Ordinanze sulle prove

Pri­ma dell’as­sun­zio­ne del­le pro­ve so­no ema­na­te le ne­ces­sa­rie or­di­nan­ze sul­le pro­ve. Nel­le stes­se so­no se­gna­ta­men­te in­di­ca­ti i mez­zi di pro­va am­mes­si ed è sta­bi­li­to a qua­le par­te in­com­be la pro­va o la con­tro­pro­va ri­guar­do a da­ti fat­ti. Le or­di­nan­ze sul­le pro­ve pos­so­no es­se­re mo­di­fi­ca­te o com­ple­ta­te in ogni tem­po.

Art. 155 Assunzione delle prove

1 L’as­sun­zio­ne del­le pro­ve può es­se­re de­le­ga­ta a uno o più mem­bri del tri­bu­na­le.

2 L’as­sun­zio­ne del­le pro­ve av­vie­ne tut­ta­via a cu­ra dell’in­te­ro tri­bu­na­le se una par­te lo ri­chie­de per gra­vi mo­ti­vi.

3 Le par­ti han­no il di­rit­to di par­te­ci­pa­re all’as­sun­zio­ne del­le pro­ve.

Art. 156 Tutela di interessi degni di protezione

Se l’as­sun­zio­ne del­le pro­ve ri­schia di pre­giu­di­ca­re in­te­res­si de­gni di pro­te­zio­ne di una par­te o di ter­zi, co­me in par­ti­co­la­re se­gre­ti d’af­fa­ri, il giu­di­ce pren­de i prov­ve­di­men­ti ne­ces­sa­ri a lo­ro tu­te­la.

Art. 157 Libero apprezzamento delle prove

Il giu­di­ce fon­da il pro­prio con­vin­ci­men­to ap­prez­zan­do li­be­ra­men­te le pro­ve.

Art. 158 Assunzione di prove a titolo cautelare

1 Il giu­di­ce pro­ce­de all’as­sun­zio­ne di pro­ve a ti­to­lo cau­te­la­re qua­lo­ra:

a.
la leg­ge au­to­riz­zi una par­te a ri­chie­der­la; op­pu­re
b.
la par­te in­stan­te ren­da ve­ro­si­mi­le che i mez­zi di pro­va sia­no espo­sti a pe­ri­co­lo o che sus­si­sta un in­te­res­se de­gno di pro­te­zio­ne.

2 Si ap­pli­ca­no le di­spo­si­zio­ni in ma­te­ria di prov­ve­di­men­ti cau­te­la­ri.

Art. 159 Organi di persone giuridiche

Se una per­so­na giu­ri­di­ca è par­te, nel­la pro­ce­du­ra pro­ba­to­ria i suoi or­ga­ni so­no trat­ta­ti co­me una par­te.

Capitolo 2: Obbligo di cooperazione e diritto di rifiutarsi di cooperare

Sezione 1: Disposizioni generali

Art. 160 Obbligo di cooperazione

1 Le par­ti e i ter­zi so­no te­nu­ti a coo­pe­ra­re all’as­sun­zio­ne del­le pro­ve. De­vo­no in par­ti­co­la­re:

a.
in qua­li­tà di par­te o te­sti­mo­ne, di­re la ve­ri­tà;
b.56
pro­dur­re do­cu­men­ti; so­no ec­cet­tua­ti i do­cu­men­ti ine­ren­ti ai con­tat­ti tra una par­te o un ter­zo e un av­vo­ca­to au­to­riz­za­to a eser­ci­ta­re la rap­pre­sen­tan­za pro­fes­sio­na­le in giu­di­zio o un con­su­len­te in bre­vet­ti ai sen­si dell’ar­ti­co­lo 2 del­la leg­ge del 20 mar­zo 200957 sui con­su­len­ti in bre­vet­ti;
c.
tol­le­ra­re l’ispe­zio­ne ocu­la­re del­la lo­ro per­so­na o dei lo­ro be­ni da par­te di un con­su­len­te tec­ni­co.

2 Il giu­di­ce de­ci­de se­con­do il pro­prio ap­prez­za­men­to in me­ri­to all’ob­bli­go di coo­pe­ra­zio­ne dei mi­no­ri. Pren­de in con­si­de­ra­zio­ne il be­ne del mi­no­re.

3 I ter­zi te­nu­ti a coo­pe­ra­re han­no di­rit­to a un ade­gua­to in­den­niz­zo.

56 Nuo­vo te­sto giu­sta n. I 4 del­la LF del 28 set. 2012 che ade­gua di­spo­si­zio­ni di di­rit­to pro­ce­du­ra­le sul se­gre­to pro­fes­sio­na­le de­gli av­vo­ca­ti, in vi­go­re dal 1° mag. 2013 (RU 2013 847; FF 2011 7255).

57 RS 935.62

Art. 161 Informazione

1 Il giu­di­ce in­for­ma le par­ti e i ter­zi sull’ob­bli­go di coo­pe­ra­zio­ne, sul di­rit­to di ri­fiu­tar­si di coo­pe­ra­re e sul­le con­se­guen­ze in ca­so di man­ca­ta coo­pe­ra­zio­ne.

2 Le pro­ve as­sun­te sen­za che le par­ti o i ter­zi sia­no sta­ti in­for­ma­ti sul di­rit­to di ri­fiu­tar­si di coo­pe­ra­re non pos­so­no es­se­re pre­se in con­si­de­ra­zio­ne, ec­cet­to che l’in­te­res­sa­to vi ac­con­sen­ta o che il ri­fiu­to non sa­reb­be sta­to le­git­ti­mo.

Art. 162 Legittimo rifiuto di cooperare

Dal le­git­ti­mo ri­fiu­to di coo­pe­ra­re di una par­te o di un ter­zo il giu­di­ce non può evin­ce­re nul­la quan­to al fat­to da pro­va­re.

Sezione 2: Rifiuto di cooperare delle parti

Art. 163 Diritto di rifiuto

1 Una par­te può ri­fiu­tar­si di coo­pe­ra­re qua­lo­ra:

a.
espo­nes­se al ri­schio di es­se­re sot­to­po­sta a un pro­ce­di­men­to pe­na­le o di do­ver ri­spon­de­re ci­vil­men­te una per­so­na a lei vi­ci­na ai sen­si dell’ar­ti­co­lo 165;
b.
si ren­des­se col­pe­vo­le di vio­la­zio­ne di un se­gre­to se­con­do l’ar­ti­co­lo 321 del Co­di­ce pe­na­le58 (CP); so­no ec­cet­tua­ti i re­vi­so­ri; l’ar­ti­co­lo 166 ca­po­ver­so 1 let­te­ra b, ter­za fra­se, si ap­pli­ca per ana­lo­gia.

2 I de­po­si­ta­ri di al­tri se­gre­ti le­gal­men­te pro­tet­ti pos­so­no ri­fiu­tar­si di coo­pe­ra­re qua­lo­ra ren­da­no ve­ro­si­mi­le che l’in­te­res­se al man­te­ni­men­to del se­gre­to pre­va­le su quel­lo all’ac­cer­ta­men­to del­la ve­ri­tà.

Art. 164 Rifiuto indebito

Se una par­te si ri­fiu­ta in­de­bi­ta­men­te di coo­pe­ra­re, il giu­di­ce ne tie­ne con­to nell’ap­prez­za­men­to del­le pro­ve.

Sezione 3: Rifiuto di cooperare dei terzi

Art. 165 Diritto assoluto di rifiuto

1 Pos­so­no ri­fiu­tar­si di pre­sta­re qual­si­vo­glia coo­pe­ra­zio­ne:

a.
il co­niu­ge o ex co­niu­ge e il con­vi­ven­te di fat­to di una par­te;
b.
chi ha fi­gli in co­mu­ne con una par­te;
c.
chi è in rap­por­to di pa­ren­te­la o af­fi­ni­tà in li­nea ret­ta, o in li­nea col­la­te­ra­le fi­no al ter­zo gra­do in­clu­so, con una par­te;
d.
i ge­ni­to­ri af­fi­lian­ti, gli af­fi­lia­ti e i fra­tel­li o so­rel­le af­fi­lia­ti di una par­te;
e.59
il tu­to­re o cu­ra­to­re di una par­te.

2 L’unio­ne do­me­sti­ca re­gi­stra­ta è equi­pa­ra­ta al ma­tri­mo­nio.

3 I fra­tel­la­stri e so­rel­la­stre so­no equi­pa­ra­ti ai fra­tel­li e so­rel­le.

59 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. 2 n. 3, in vi­go­re dal 1° gen. 2013 (RU 2010 1739; FF 2006 6593; RU 2011 725; FF 2006 6391).

Art. 166 Diritto relativo di rifiuto

1 Un ter­zo può ri­fiu­tar­si di coo­pe­ra­re:

a.
all’ac­cer­ta­men­to di fat­ti che po­tes­se­ro espor­re lui stes­so op­pu­re una per­so­na a lui vi­ci­na ai sen­si dell’ar­ti­co­lo 165 al ri­schio di es­se­re sot­to­po­sto a un pro­ce­di­men­to pe­na­le o di do­ver ri­spon­de­re ci­vil­men­te;
b.
nel­la mi­su­ra in cui si ren­des­se col­pe­vo­le del­la vio­la­zio­ne di un se­gre­to se­con­do l’ar­ti­co­lo 321 CP60; so­no ec­cet­tua­ti i re­vi­so­ri; tran­ne gli av­vo­ca­ti e gli ec­cle­sia­sti­ci, è tut­ta­via te­nu­to a coo­pe­ra­re il ter­zo che sot­to­stà a un ob­bli­go di de­nun­cia o è sta­to li­be­ra­to dal se­gre­to, sal­vo che ren­da ve­ro­si­mi­le che l’in­te­res­se al man­te­ni­men­to del se­gre­to pre­va­le su quel­lo all’ac­cer­ta­men­to del­la ve­ri­tà;
c.61
all’ac­cer­ta­men­to di fat­ti con­fi­da­ti­gli nel­la sua qua­li­tà uf­fi­cia­le o di cui è ve­nu­to a co­no­scen­za nell’eser­ci­zio del­la sua fun­zio­ne, se è un fun­zio­na­rio ai sen­si dell’ar­ti­co­lo 110 ca­po­ver­so 3 CP o mem­bro di un’au­to­ri­tà, op­pu­re di cui è ve­nu­to a co­no­scen­za nell’eser­ci­zio del­la sua at­ti­vi­tà au­si­lia­ria per un fun­zio­na­rio o un’au­to­ri­tà; egli è pe­rò te­nu­to a de­por­re se sot­to­stà a un ob­bli­go di de­nun­cia o è sta­to au­to­riz­za­to a de­por­re dall’au­to­ri­tà a lui pre­po­sta;
d.62
quan­do fos­se chia­ma­to a de­por­re in me­ri­to a fat­ti di cui è ve­nu­to a co­no­scen­za nell’am­bi­to del­la sua at­ti­vi­tà di di­fen­so­re ci­vi­co, di con­su­len­te ma­tri­mo­nia­le o fa­mi­lia­re, op­pu­re di me­dia­to­re;
e.
all’ac­cer­ta­men­to dell’iden­ti­tà dell’au­to­re o all’ac­cer­ta­men­to del con­te­nu­to e del­le fon­ti del­le sue pro­prie in­for­ma­zio­ni, se è una per­so­na che si oc­cu­pa pro­fes­sio­nal­men­te del­la pub­bli­ca­zio­ne di in­for­ma­zio­ni nel­la par­te re­da­zio­na­le di un pe­rio­di­co op­pu­re un suo au­si­lia­re.

2 I de­ten­to­ri di al­tri se­gre­ti pro­tet­ti dal­la leg­ge pos­so­no ri­fiu­tar­si di coo­pe­ra­re se ren­do­no ve­ro­si­mi­le che l’in­te­res­se al man­te­ni­men­to del se­gre­to pre­va­le su quel­lo all’ac­cer­ta­men­to del­la ve­ri­tà.

3 So­no fat­te sal­ve le di­spo­si­zio­ni spe­cia­li con­cer­nen­ti la co­mu­ni­ca­zio­ne di da­ti pre­vi­ste dal­la le­gi­sla­zio­ne in ma­te­ria di as­si­cu­ra­zio­ni so­cia­li.

60 RS 311.0

61 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. 1 n. 5 del­la L del 18 dic. 2020 sul­la si­cu­rez­za del­le in­for­ma­zio­ni, in vi­go­re dal 1° gen. 2023 (RU 2022 232, 750; FF 2017 2563).

62 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 2 del­la LF del 20 mar. 2015 (Man­te­ni­men­to del fi­glio), in vi­go­re dal 1° gen. 2017 (RU 2015 4299; FF 2014 489).

Art. 167 Rifiuto indebito

1 Se il ter­zo si ri­fiu­ta in­de­bi­ta­men­te di coo­pe­ra­re, il giu­di­ce può:

a.
in­flig­ger­gli una mul­ta di­sci­pli­na­re fi­no a 1000 fran­chi;
b.
pro­nun­cia­re la com­mi­na­to­ria pe­na­le se­con­do l’ar­ti­co­lo 292 CP63;
c.
or­di­na­re l’ese­cu­zio­ne coat­ti­va;
d.
ad­dos­sar­gli le spe­se giu­di­zia­rie cau­sa­te dal ri­fiu­to.

2 L’inos­ser­van­za di un ter­mi­ne o la man­ca­ta com­pa­ri­zio­ne ha le stes­se con­se­guen­ze del ri­fiu­to in­de­bi­to di coo­pe­ra­re.

3 Il ter­zo può im­pu­gna­re la de­ci­sio­ne del giu­di­ce me­dian­te re­cla­mo.

Capitolo 3: Mezzi di prova

Sezione 1: Mezzi di prova ammessi

Art. 168

1 So­no am­mes­si co­me mez­zi di pro­va:

a.
la te­sti­mo­nian­za;
b.
i do­cu­men­ti;
c.
l’ispe­zio­ne ocu­la­re;
d.
la pe­ri­zia;
e.
le in­for­ma­zio­ni scrit­te;
f.
l’in­ter­ro­ga­to­rio e le de­po­si­zio­ni del­le par­ti.

2 So­no fat­te sal­ve le di­spo­si­zio­ni con­cer­nen­ti gli in­te­res­si dei fi­gli nel­le cau­se del di­rit­to di fa­mi­glia.

Sezione 2: Testimonianza

Art. 169 Oggetto

Chi non è par­te può te­sti­mo­nia­re sui fat­ti che ha per­ce­pi­to in mo­do di­ret­to.

Art. 170 Citazione

1 I te­sti­mo­ni so­no ci­ta­ti dal giu­di­ce.

2 Il giu­di­ce può per­met­te­re al­le par­ti di pre­sen­tar­si con te­sti­mo­ni che non so­no sta­ti ci­ta­ti.

3 La te­sti­mo­nian­za può es­se­re as­sun­ta nel luo­go di di­mo­ra del te­sti­mo­ne. Le par­ti ne so­no tem­pe­sti­va­men­te in­for­ma­te.

Art. 171 Forma dell’esame testimoniale

1 Pri­ma dell’au­di­zio­ne il te­sti­mo­ne è esor­ta­to a di­re la ve­ri­tà; se ha già com­piu­to i 14 an­ni, è inol­tre re­so at­ten­to al­le con­se­guen­ze pe­na­li del­la fal­sa te­sti­mo­nian­za (art. 307 CP64).

2 Il giu­di­ce esa­mi­na ogni te­sti­mo­ne sin­go­lar­men­te, sen­za la pre­sen­za de­gli al­tri; è fat­ta sal­va la pro­ce­du­ra del con­fron­to.

3 Il te­sti­mo­ne si espri­me li­be­ra­men­te; il giu­di­ce può au­to­riz­zar­lo a far uso di no­te scrit­te.

4 Il giu­di­ce non con­sen­te al te­sti­mo­ne di pre­sen­zia­re ad al­tre udien­ze fin­tan­to che non lo ri­ten­ga pie­na­men­te escus­so.

Art. 172 Contenuto dell’esame testimoniale

Il giu­di­ce in­ter­ro­ga il te­sti­mo­ne:

a.
sui suoi da­ti per­so­na­li;
b.
sul­le sue re­la­zio­ni per­so­na­li con le par­ti, co­me pu­re su al­tre cir­co­stan­ze che po­treb­be­ro ave­re ri­le­van­za per la cre­di­bi­li­tà del­la sua de­po­si­zio­ne;
c.
sui fat­ti di cau­sa da lui con­sta­ta­ti.

Art. 173 Domande completive

Le par­ti pos­so­no chie­de­re che sia­no po­ste al te­sti­mo­ne do­man­de com­ple­ti­ve o, con l’ac­cor­do del giu­di­ce, por­glie­le di­ret­ta­men­te.

Art. 174 Confronto

Il te­sti­mo­ne può es­se­re mes­so a con­fron­to con al­tri te­sti­mo­ni e con le par­ti.

Art. 175 Testimonianza peritale

A un te­sti­mo­ne con co­no­scen­ze pe­ri­ta­li il giu­di­ce può al­tre­sì por­re do­man­de at­te ad ap­prez­za­re i fat­ti di cau­sa.

Art. 176 Verbale

1 Le de­po­si­zio­ni so­no ver­ba­liz­za­te nel lo­ro con­te­nu­to es­sen­zia­le e quin­di let­te o da­te da leg­ge­re al te­sti­mo­ne e da que­sti fir­ma­te. Se una par­te lo chie­de, so­no mes­se a ver­ba­le an­che le do­man­de com­ple­ti­ve pro­po­ste dal­le par­ti, ma non am­mes­se dal giu­di­ce.65

2 Le de­po­si­zio­ni pos­so­no inol­tre es­se­re re­gi­stra­te an­che su sup­por­to so­no­ro o vi­deo op­pu­re me­dian­te al­tri stru­men­ti tec­ni­ci ap­pro­pria­ti.

3 Se du­ran­te un’udien­za le de­po­si­zio­ni so­no re­gi­stra­te me­dian­te stru­men­ti tec­ni­ci se­con­do il ca­po­ver­so 2, il giu­di­ce uni­co, il col­le­gio giu­di­can­te o il mem­bro del­lo stes­so che pro­ce­de all’esa­me te­sti­mo­nia­le può ri­nun­cia­re a leg­ge­re o a da­re da leg­ge­re il ver­ba­le al te­sti­mo­ne e a far­glie­lo fir­ma­re. Le re­gi­stra­zio­ni so­no ac­qui­si­te agli at­ti e con­ser­va­te as­sie­me al ver­ba­le.66

65 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I 1 del­la LF del 28 set. 2012 (Di­spo­si­zio­ni sul­la ver­ba­liz­za­zio­ne), in vi­go­re dal 1° mag. 2013 (RU 2013 851; FF 2012 50435055).

66 In­tro­dot­to dal n. I 1 del­la LF del 28 set. 2012 (Di­spo­si­zio­ni sul­la ver­ba­liz­za­zio­ne), in vi­go­re dal 1° mag. 2013 (RU 2013 851; FF 2012 50435055).

Sezione 3: Documenti

Art. 177 Definizione

So­no do­cu­men­ti gli at­ti co­me scrit­ti, di­se­gni, pia­ni, fo­to­gra­fie, film, re­gi­stra­zio­ni so­no­re, ar­chi­vi elet­tro­ni­ci e si­mi­li, ido­nei a pro­va­re fat­ti giu­ri­di­ca­men­te ri­le­van­ti.

Art. 178 Autenticità

La par­te che si pre­va­le di un do­cu­men­to de­ve pro­var­ne l’au­ten­ti­ci­tà, qua­lo­ra la stes­sa sia con­te­sta­ta dal­la con­tro­par­te; la con­te­sta­zio­ne dev’es­se­re suf­fi­cien­te­men­te mo­ti­va­ta.

Art. 179 Forza probatoria dei registri e documenti pubblici

I re­gi­stri pub­bli­ci e i do­cu­men­ti pub­bli­ci fan­no pie­na pro­va dei fat­ti che at­te­sta­no, fin­ché non sia di­mo­stra­ta l’ine­sat­tez­za del lo­ro con­te­nu­to.

Art. 180 Produzione

1 Il do­cu­men­to può es­se­re pro­dot­to in co­pia. Se vi è mo­ti­vo di du­bi­ta­re dell’au­ten­ti­ci­tà, il giu­di­ce o una par­te può esi­ge­re la pro­du­zio­ne dell’ori­gi­na­le o di una co­pia cer­ti­fi­ca­ta au­ten­ti­ca.

2 In pre­sen­za di un do­cu­men­to vo­lu­mi­no­so de­ve es­se­re spe­ci­fi­ca­to qua­le sua par­te è ri­le­van­te per la cau­sa.

Sezione 4: Ispezione oculare

Art. 181 Modo di procedere

1 Il giu­di­ce può, ad istan­za di par­te o d’uf­fi­cio, or­di­na­re un’ispe­zio­ne ocu­la­re per ave­re una di­ret­ta per­ce­zio­ne dei fat­ti op­pu­re per me­glio com­pren­de­re le cir­co­stan­ze del­la cau­sa.

2 Il giu­di­ce può in­vi­ta­re te­sti­mo­ni o pe­ri­ti a pre­sen­zia­re all’ispe­zio­ne.

3 L’ispe­zio­ne si svol­ge in tri­bu­na­le se l’og­get­to da ispe­zio­na­re può es­ser­vi por­ta­to sen­za in­con­ve­nien­ti.

Art. 182 Verbale

L’ispe­zio­ne è ver­ba­liz­za­ta. Se del ca­so il ver­ba­le è com­ple­ta­to con pia­ni, di­se­gni, fo­to­gra­fie o al­tri sup­por­ti tec­ni­ci.

Sezione 5: Perizia

Art. 183 Principi

1 Il giu­di­ce può, ad istan­za di par­te o d’uf­fi­cio, chie­de­re una o più pe­ri­zie. Sen­te dap­pri­ma le par­ti.

2 Ai pe­ri­ti si ap­pli­ca­no i mo­ti­vi di ri­cu­sa­zio­ne pre­vi­sti per chi ope­ra in se­no a un’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria.

3 Qua­lo­ra fac­cia ca­po a co­no­scen­ze spe­cia­li­sti­che in­ter­ne al tri­bu­na­le, il giu­di­ce de­ve pre­ven­ti­va­men­te in­for­mar­ne le par­ti e dar lo­ro la pos­si­bi­li­tà di espri­mer­si.

Art. 184 Diritti e doveri del perito

1 Il pe­ri­to è te­nu­to al­la ve­ri­tà e de­ve pre­sen­ta­re tem­pe­sti­va­men­te la pro­pria pe­ri­zia.

2 Il giu­di­ce ren­de at­ten­to il pe­ri­to sul­la pu­ni­bi­li­tà di una fal­sa pe­ri­zia in ba­se all’ar­ti­co­lo 307 CP67 e sul­la pu­ni­bi­li­tà del­la vio­la­zio­ne del se­gre­to d’uf­fi­cio in ba­se all’ar­ti­co­lo 320 CP, non­ché sul­le con­se­guen­ze dell’inos­ser­van­za dei ter­mi­ni as­se­gna­ti­gli e sul­le con­se­guen­ze del ca­ren­te adem­pi­men­to del man­da­to.

3 Il pe­ri­to ha di­rit­to d’es­se­re re­mu­ne­ra­to. La de­ci­sio­ne del giu­di­ce sul­la re­mu­ne­ra­zio­ne del pe­ri­to è im­pu­gna­bi­le me­dian­te re­cla­mo.

Art. 185 Mandato

1 Il giu­di­ce dà al pe­ri­to le istru­zio­ni ne­ces­sa­rie e gli il­lu­stra, per scrit­to o nel cor­so dell’udien­za, i que­si­ti sot­to­po­sti­gli.

2 Dà mo­do al­le par­ti di espri­mer­si sui que­si­ti sot­to­po­sti al pe­ri­to e di pro­por­re mo­di­fi­che od ag­giun­te.

3 Met­te a di­spo­si­zio­ne del pe­ri­to gli at­ti ne­ces­sa­ri e gli as­se­gna un ter­mi­ne per la pre­sen­ta­zio­ne del­la pe­ri­zia.

Art. 186 Accertamenti del perito

1 Il pe­ri­to può, con l’ac­cor­do del giu­di­ce, ese­gui­re pro­pri ac­cer­ta­men­ti. Es­si de­vo­no es­se­re spe­ci­fi­ca­ti nel­la pe­ri­zia.

2 Ad istan­za di par­te o d’uf­fi­cio, il giu­di­ce può or­di­na­re che gli ac­cer­ta­men­ti del pe­ri­to sia­no rie­se­gui­ti se­con­do la pro­ce­du­ra per l’as­sun­zio­ne del­le pro­ve.

Art. 187 Presentazione della perizia

1 Il giu­di­ce può or­di­na­re la pre­sen­ta­zio­ne di una pe­ri­zia ora­le o scrit­ta. Può inol­tre far ob­bli­go al pe­ri­to di il­lu­stra­re nel cor­so di un’udien­za la pe­ri­zia scrit­ta.

2 La pe­ri­zia ora­le è ver­ba­liz­za­ta in ap­pli­ca­zio­ne ana­lo­gi­ca dell’ar­ti­co­lo 176.

3 Se so­no sta­ti no­mi­na­ti più pe­ri­ti, cia­scu­no di es­si pre­sen­ta una pro­pria pe­ri­zia, sal­vo che il giu­di­ce di­spon­ga al­tri­men­ti.

4 Il giu­di­ce dà mo­do al­le par­ti di chie­de­re la de­lu­ci­da­zio­ne o un com­ple­ta­men­to del­la pe­ri­zia.

Art. 188 Ritardi e carenze

1 Se il pe­ri­to non pre­sen­ta la pe­ri­zia nel ter­mi­ne as­se­gna­to­gli, il giu­di­ce può re­vo­car­gli il man­da­to e no­mi­na­re un nuo­vo pe­ri­to.

2 Il giu­di­ce può, ad istan­za di par­te o d’uf­fi­cio, or­di­na­re il com­ple­ta­men­to o la de­lu­ci­da­zio­ne di una pe­ri­zia in­com­ple­ta, po­co chia­ra o non suf­fi­cien­te­men­te mo­ti­va­ta op­pu­re può far ca­po a un nuo­vo pe­ri­to.

Art. 189 Perizia di un arbitratore

1 Le par­ti pos­so­no con­ve­ni­re di far al­le­sti­re da un ar­bi­tra­to­re una pe­ri­zia su fat­ti con­tro­ver­si.

2 Per la for­ma dell’ac­cor­do fa sta­to l’ar­ti­co­lo 17 ca­po­ver­so 2.

3 La pe­ri­zia dell’ar­bi­tra­to­re vin­co­la il giu­di­ce ri­guar­do ai fat­ti ivi ac­cer­ta­ti se:

a.
le par­ti pos­so­no di­spor­re li­be­ra­men­te cir­ca il rap­por­to giu­ri­di­co;
b.
nei con­fron­ti dell’ar­bi­tra­to­re non era­no da­ti mo­ti­vi di ri­cu­sa­zio­ne; e
c.
la pe­ri­zia è sta­ta al­le­sti­ta in mo­do im­par­zia­le e non è ma­ni­fe­sta­men­te er­ra­ta.

Sezione 6: Informazioni scritte

Art. 190

1 Il giu­di­ce può rac­co­glie­re in­for­ma­zio­ni scrit­te pres­so pub­bli­ci uf­fi­ci.

2 Può rac­co­glie­re in­for­ma­zio­ni scrit­te an­che pres­so pri­va­ti, se un esa­me te­sti­mo­nia­le non ap­pa­re ne­ces­sa­rio.

Sezione 7: Interrogatorio e deposizioni delle parti

Art. 191 Interrogatorio delle parti

1 Il giu­di­ce può in­ter­ro­ga­re una o en­tram­be le par­ti sui fat­ti giu­ri­di­ca­men­te ri­le­van­ti.

2 Pri­ma dell’in­ter­ro­ga­to­rio la par­te è esor­ta­ta a di­re la ve­ri­tà e av­ver­ti­ta che in ca­so di di­chia­ra­zio­ne de­li­be­ra­ta­men­te men­da­ce po­trà es­se­re pu­ni­ta con una mul­ta di­sci­pli­na­re fi­no a 2000 fran­chi e, in ca­so di re­ci­di­va, fi­no a 5000 fran­chi.

Art. 192 Deposizioni delle parti

1 Il giu­di­ce può, d’uf­fi­cio e con com­mi­na­to­ria di pe­na, ob­bli­ga­re a de­por­re una o en­tram­be le par­ti.

2 Pri­ma del­la de­po­si­zio­ne, la par­te è esor­ta­ta a di­re la ve­ri­tà e re­sa at­ten­ta al­le con­se­guen­ze pe­na­li di una fal­sa di­chia­ra­zio­ne in giu­di­zio (art. 306 CP68).

Art. 193 Verbale

Al­la ver­ba­liz­za­zio­ne dell’in­ter­ro­ga­to­rio e del­le de­po­si­zio­ni del­le par­ti si ap­pli­ca per ana­lo­gia l’ar­ti­co­lo 176.

Titolo undicesimo: Assistenza giudiziaria tra tribunali svizzeri

Art. 194 Principio

1 I tri­bu­na­li so­no te­nu­ti a pre­star­si as­si­sten­za giu­di­zia­ria.

2 Es­si co­mu­ni­ca­no di­ret­ta­men­te tra lo­ro69.

69 L’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria sviz­ze­ra ter­ri­to­rial­men­te com­pe­ten­te per le com­mis­sio­ni ro­ga­to­rie può es­se­re tro­va­ta in in­ter­net al se­guen­te in­di­riz­zo: www.elor­ge.ad­min.ch.

Art. 195 Atti processuali eseguiti direttamente in un altro Cantone

Ogni tri­bu­na­le può espe­ri­re an­che da sé i ne­ces­sa­ri at­ti pro­ces­sua­li in un al­tro Can­to­ne; può in par­ti­co­la­re te­ne­re udien­ze e as­su­me­re pro­ve.

Art. 196 Assistenza giudiziaria

1 Ogni tri­bu­na­le può chie­de­re as­si­sten­za giu­di­zia­ria. La ro­ga­to­ria può es­se­re for­mu­la­ta nel­la lin­gua uf­fi­cia­le del tri­bu­na­le ri­chie­den­te o ri­chie­sto.

2 Il tri­bu­na­le ri­chie­sto co­mu­ni­ca al tri­bu­na­le ri­chie­den­te e al­le par­ti do­ve e quan­do ver­rà ese­gui­to l’at­to pro­ces­sua­le ri­chie­sto.

3 Il tri­bu­na­le ri­chie­sto può far­si rim­bor­sa­re le spe­se.

Parte seconda: Disposizioni speciali

Titolo primo: Tentativo di conciliazione

Capitolo 1: Campo d’applicazione e autorità di conciliazione

Art. 197 Principio

La pro­ce­du­ra de­ci­sio­na­le è pre­ce­du­ta da un ten­ta­ti­vo di con­ci­lia­zio­ne da­van­ti a un’au­to­ri­tà di con­ci­lia­zio­ne.

Art. 198 Eccezioni

La pro­ce­du­ra di con­ci­lia­zio­ne non ha luo­go:

a.
nel­la pro­ce­du­ra som­ma­ria;
abis.70
nel­le azio­ni per vio­len­ze, mi­nac­ce o in­si­die se­con­do l’ar­ti­co­lo 28b CC71 o ri­guar­dan­ti una sor­ve­glian­za elet­tro­ni­ca se­con­do l’ar­ti­co­lo 28c CC;
b.
nel­le cau­se sul­lo sta­to del­le per­so­ne;
bbis.72
nel­le cau­se sul man­te­ni­men­to e sul­le al­tre que­stio­ni ri­guar­dan­ti i fi­gli, se uno dei ge­ni­to­ri si è ri­vol­to all’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne dei mi­no­ri pri­ma che fos­se pro­mos­sa la cau­sa (art. 298b e 298d CC73);
c.
nel­le cau­se di di­vor­zio;
d.74
nel­le cau­se di scio­gli­men­to e di an­nul­la­men­to dell’unio­ne do­me­sti­ca re­gi­stra­ta;
e.
nel­le se­guen­ti cau­se ret­te dal­la LEF75:
1.
azio­ne di di­sco­no­sci­men­to del de­bi­to (art. 83 cpv. 2 LEF),
2.
azio­ne d’ac­cer­ta­men­to (art. 85a LEF),
3.
azio­ne di ri­ven­di­ca­zio­ne (art. 106–109 LEF),
4.
azio­ne di par­te­ci­pa­zio­ne (art. 111 LEF),
5.
azio­ne di ri­ven­di­ca­zio­ne di ter­zi e di ri­ven­di­ca­zio­ne del­la mas­sa (art. 242 LEF),
6.
azio­ne di con­te­sta­zio­ne del­la gra­dua­to­ria (art. 148 e 250 LEF),
7.
azio­ne d’ac­cer­ta­men­to del ri­tor­no a mi­glior for­tu­na (art. 265a LEF),
8.
azio­ne di rein­te­gra­zio­ne di og­get­ti vin­co­la­ti al di­rit­to di ri­ten­zio­ne (art. 284 LEF);
f.
nel­le con­tro­ver­sie per cui gli ar­ti­co­li 5 e 6 del pre­sen­te Co­di­ce pre­ve­do­no il giu­di­zio in istan­za can­to­na­le uni­ca;
g.
in ca­so di in­ter­ven­to prin­ci­pa­le, di do­man­da ri­con­ven­zio­na­le e di azio­ne di chia­ma­ta in cau­sa;
h.
al­lor­ché il giu­di­ce ha im­par­ti­to un ter­mi­ne per pro­por­re azio­ne.

70 In­tro­dot­ta dal n. I 2 del­la LF del 14 dic. 2018 in­te­sa a mi­glio­ra­re la pro­te­zio­ne del­le vit­ti­me di vio­len­za, in vi­go­re dal 1° lug. 2020 (RU 2019 2273; FF 2017 6267).

71 RS 210

72 In­tro­dot­ta dall’all. n. 2 del­la LF del 20 mar. 2015 (Man­te­ni­men­to del fi­glio), in vi­go­re dal 1° gen. 2017 (RU 2015 4299; FF 2014 489).

73 RS 210

74 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. II del­la LF del 25 set. 2015 (Rap­pre­sen­tan­za pro­fes­sio­na­le nel pro­ce­di­men­to ese­cu­ti­vo), in vi­go­re dal 1° gen. 2018 (RU 2016 3643; FF 2014 7505).

75 RS 281.1

Art. 199 Rinuncia delle parti

1 Nel­le con­tro­ver­sie pa­tri­mo­nia­li con un va­lo­re li­ti­gio­so non in­fe­rio­re a 100 000 fran­chi le par­ti pos­so­no con­ve­ni­re di ri­nun­cia­re al­la pro­ce­du­ra di con­ci­lia­zio­ne.

2 L’at­to­re può inol­tre ri­nun­cia­re uni­la­te­ral­men­te al­la pro­ce­du­ra di con­ci­lia­zio­ne:

a.
in ca­so di do­mi­ci­lio o se­de all’este­ro del con­ve­nu­to;
b.
quan­do il con­ve­nu­to è di igno­ta di­mo­ra;
c.
nel­le con­tro­ver­sie se­con­do la leg­ge fe­de­ra­le del 24 mar­zo 199576 sul­la pa­ri­tà dei ses­si.

Art. 200 Autorità paritetiche di conciliazione

1 Nel­le con­tro­ver­sie in ma­te­ria di lo­ca­zio­ne e af­fit­to di abi­ta­zio­ni e di lo­ca­li com­mer­cia­li l’au­to­ri­tà di con­ci­lia­zio­ne è com­po­sta di un pre­si­den­te e di una rap­pre­sen­tan­za pa­ri­te­ti­ca.

2 Nel­le con­tro­ver­sie se­con­do la leg­ge fe­de­ra­le del 24 mar­zo 199577 sul­la pa­ri­tà dei ses­si l’au­to­ri­tà di con­ci­lia­zio­ne è com­po­sta di un pre­si­den­te e di una rap­pre­sen­tan­za pa­ri­te­ti­ca di da­to­ri di la­vo­ro e la­vo­ra­to­ri, del set­to­re pub­bli­co e pri­va­to; am­bo i ses­si vi de­vo­no es­se­re pa­ri­te­ti­ca­men­te rap­pre­sen­ta­ti.

Art. 201 Compiti dell’autorità di conciliazione

1 L’au­to­ri­tà di con­ci­lia­zio­ne cer­ca, in un’udien­za sen­za for­ma­li­tà, di con­ci­lia­re le par­ti. Se ser­ve al­la com­po­si­zio­ne del­la li­te, nel ten­ta­ti­vo di con­ci­lia­zio­ne pos­so­no es­se­re in­clu­se an­che que­stio­ni li­ti­gio­se estra­nee al­la cau­sa.

2 Nel­le con­tro­ver­sie di cui all’ar­ti­co­lo 200 l’au­to­ri­tà di con­ci­lia­zio­ne pre­sta an­che con­su­len­za giu­ri­di­ca.

Capitolo 2: Procedura

Art. 202 Promozione

1 La pro­ce­du­ra di con­ci­lia­zio­ne è pro­mos­sa me­dian­te istan­za. L’istan­za può es­se­re pro­po­sta nel­le for­me pre­vi­ste dall’ar­ti­co­lo 130 op­pu­re oral­men­te me­dian­te di­chia­ra­zio­ne a ver­ba­le pres­so l’au­to­ri­tà di con­ci­lia­zio­ne.

2 Nell’istan­za de­vo­no es­se­re in­di­ca­ti la con­tro­par­te, la do­man­da e l’og­get­to li­ti­gio­so.

3 L’au­to­ri­tà di con­ci­lia­zio­ne no­ti­fi­ca sen­za in­du­gio l’istan­za al­la con­tro­par­te e nel con­tem­po ci­ta le par­ti all’udien­za di con­ci­lia­zio­ne.

4 Nel­le con­tro­ver­sie di cui all’ar­ti­co­lo 200, qua­lo­ra en­tri in li­nea di con­to una pro­po­sta di giu­di­zio ai sen­si dell’ar­ti­co­lo 210 o una sua de­ci­sio­ne nel me­ri­to se­con­do l’ar­ti­co­lo 212, l’au­to­ri­tà di con­ci­lia­zio­ne può ec­ce­zio­nal­men­te di­spor­re che si pro­ce­da a uno scam­bio di scrit­ti.

Art. 203 Udienza

1 L’udien­za di con­ci­lia­zio­ne ha luo­go en­tro due me­si dal ri­ce­vi­men­to dell’istan­za o dal­la chiu­su­ra del­lo scam­bio di scrit­ti.

2 L’au­to­ri­tà di con­ci­lia­zio­ne pren­de vi­sio­ne de­gli even­tua­li do­cu­men­ti e può pro­ce­de­re a un’ispe­zio­ne ocu­la­re. Se en­tra in li­nea di con­to una pro­po­sta di giu­di­zio ai sen­si dell’ar­ti­co­lo 210 o una sua de­ci­sio­ne nel me­ri­to se­con­do l’ar­ti­co­lo 212, può av­va­ler­si an­che de­gli al­tri mez­zi di pro­va, sem­pre che il pro­ce­di­men­to non ne ri­sul­ti ec­ces­si­va­men­te ri­tar­da­to.

3 L’udien­za non è pub­bli­ca. Se sus­si­ste un in­te­res­se pub­bli­co, nel­le con­tro­ver­sie se­con­do l’ar­ti­co­lo 200 l’au­to­ri­tà di con­ci­lia­zio­ne può tut­ta­via, in tut­to o in par­te, di­spor­re al­tri­men­ti.

4 Con l’ac­cor­do del­le par­ti, l’au­to­ri­tà di con­ci­lia­zio­ne può te­ne­re più udien­ze. La pro­ce­du­ra dev’es­se­re pe­rò chiu­sa en­tro 12 me­si.

Art. 204 Comparizione personale

1 Le par­ti de­vo­no com­pa­ri­re per­so­nal­men­te all’udien­za di con­ci­lia­zio­ne.

2 Pos­so­no far­si as­si­ste­re da pa­tro­ci­na­to­ri o da per­so­ne di fi­du­cia.

3 Non è te­nu­to a com­pa­ri­re per­so­nal­men­te e può far­si rap­pre­sen­ta­re:

a.
chi è do­mi­ci­lia­to fuo­ri Can­to­ne o all’este­ro;
b.
chi è im­pe­di­to a se­gui­to di ma­lat­tia, età avan­za­ta o per al­tri mo­ti­vi gra­vi;
c.
nel­le con­tro­ver­sie se­con­do l’ar­ti­co­lo 243, il da­to­re di la­vo­ro o as­si­cu­ra­to­re che de­le­ga un suo di­pen­den­te op­pu­re il lo­ca­to­re che de­le­ga l’am­mi­ni­stra­to­re dell’im­mo­bi­le, a con­di­zio­ne che ta­li de­le­ga­ti sia­no sta­ti au­to­riz­za­ti per scrit­to a con­clu­de­re una tran­sa­zio­ne.

4 La con­tro­par­te dev’es­se­re pre­via­men­te in­for­ma­ta del­la rap­pre­sen­tan­za.

Art. 205 Natura confidenziale della procedura

1 Le di­chia­ra­zio­ni del­le par­ti non pos­so­no es­se­re ver­ba­liz­za­te, né uti­liz­za­te nel­la sus­se­guen­te pro­ce­du­ra de­ci­sio­na­le.

2 È ec­cet­tua­to il ca­so di pro­po­sta di giu­di­zio o di de­ci­sio­ne nel me­ri­to dell’au­to­ri­tà di con­ci­lia­zio­ne.

Art. 206 Mancata comparizione delle parti

1 Se l’at­to­re in­giu­sti­fi­ca­ta­men­te non com­pa­re, l’istan­za di con­ci­lia­zio­ne è con­si­de­ra­ta ri­ti­ra­ta e la cau­sa è stral­cia­ta dal ruo­lo in quan­to pri­va d’og­get­to.

2 Se il con­ve­nu­to in­giu­sti­fi­ca­ta­men­te non com­pa­re, l’au­to­ri­tà di con­ci­lia­zio­ne pro­ce­de co­me in ca­so di man­ca­ta con­ci­lia­zio­ne (art. 209–212).

3 Se en­tram­be le par­ti in­giu­sti­fi­ca­ta­men­te non com­pa­io­no, la cau­sa è stral­cia­ta dal ruo­lo in quan­to pri­va d’og­get­to.

Art. 207 Spese della procedura di conciliazione

1 Le spe­se del­la pro­ce­du­ra di con­ci­lia­zio­ne so­no ad­dos­sa­te all’at­to­re:

a.
se l’at­to­re ri­ti­ra l’istan­za di con­ci­lia­zio­ne;
b.
se la cau­sa è stral­cia­ta dal ruo­lo per man­ca­ta com­pa­ri­zio­ne;
c.
in ca­so di ri­la­scio dell’au­to­riz­za­zio­ne ad agi­re.

2 Con l’inol­tro del­la cau­sa le spe­se so­no rin­via­te al giu­di­zio di me­ri­to.

Capitolo 3: Intesa e autorizzazione ad agire

Art. 208 Avvenuta conciliazione

1 Se si giun­ge a un’in­te­sa, l’au­to­ri­tà di con­ci­lia­zio­ne ver­ba­liz­za la tran­sa­zio­ne, l’ac­quie­scen­za o la de­si­sten­za in­con­di­zio­na­ta e le par­ti sot­to­scri­vo­no il ver­ba­le. Ogni par­te ri­ce­ve un esem­pla­re del ver­ba­le.

2 La tran­sa­zio­ne, l’ac­quie­scen­za o la de­si­sten­za in­con­di­zio­na­ta han­no l’ef­fet­to di una de­ci­sio­ne pas­sa­ta in giu­di­ca­to.

Art. 209 Autorizzazione ad agire

1 Se non si giun­ge a un’in­te­sa, l’au­to­ri­tà di con­ci­lia­zio­ne ver­ba­liz­za la man­ca­ta con­ci­lia­zio­ne e ri­la­scia l’au­to­riz­za­zio­ne ad agi­re:

a.
in ca­so di con­te­sta­zio­ne dell’au­men­to del­la pi­gio­ne o del fit­to, al lo­ca­to­re;
b.
ne­gli al­tri ca­si, all’at­to­re.

2 L’au­to­riz­za­zio­ne ad agi­re con­tie­ne:

a.
il no­me e l’in­di­riz­zo del­le par­ti e dei lo­ro even­tua­li rap­pre­sen­tan­ti;
b.
la do­man­da dell’at­to­re con l’og­get­to li­ti­gio­so e l’even­tua­le do­man­da ri­con­ven­zio­na­le;
c.
la da­ta d’ini­zio del­la pro­ce­du­ra di con­ci­lia­zio­ne;
d.
la de­ci­sio­ne sul­le spe­se del­la pro­ce­du­ra di con­ci­lia­zio­ne;
e.
la da­ta dell’au­to­riz­za­zio­ne ad agi­re;
f.
la fir­ma dell’au­to­ri­tà di con­ci­lia­zio­ne.

3 L’au­to­riz­za­zio­ne ad agi­re per­met­te di inol­tra­re la cau­sa al tri­bu­na­le en­tro tre me­si dal­la no­ti­fi­ca­zio­ne.

4 Nel­le con­tro­ver­sie in ma­te­ria di lo­ca­zio­ne e af­fit­to di abi­ta­zio­ni e di lo­ca­li com­mer­cia­li co­me pu­re di af­fit­to agri­co­lo il ter­mi­ne di inol­tro del­la cau­sa è di 30 gior­ni. So­no fat­ti sal­vi gli al­tri ter­mi­ni spe­cia­li d’azio­ne pre­vi­sti dal­la leg­ge o dal giu­di­ce.

Capitolo 4: Proposta di giudizio e decisione

Art. 210 Proposta di giudizio

1 L’au­to­ri­tà di con­ci­lia­zio­ne può sot­to­por­re al­le par­ti una pro­po­sta di giu­di­zio:

a.
nel­le con­tro­ver­sie se­con­do la leg­ge fe­de­ra­le del 24 mar­zo 199578 sul­la pa­ri­tà dei ses­si;
b.
nel­le con­tro­ver­sie in ma­te­ria di lo­ca­zio­ne e af­fit­to di abi­ta­zio­ni e di lo­ca­li com­mer­cia­li co­me pu­re di af­fit­to agri­co­lo, se ver­ten­ti sul de­po­si­to di pi­gio­ni o fit­ti, sul­la pro­te­zio­ne da pi­gio­ni o fit­ti abu­si­vi, sul­la pro­te­zio­ne dal­la di­sdet­ta o sul­la pro­tra­zio­ne del rap­por­to di lo­ca­zio­ne o d’af­fit­to;
c.
nel­le al­tre con­tro­ver­sie pa­tri­mo­nia­li fi­no a un va­lo­re li­ti­gio­so di 5000 fran­chi.

2 La pro­po­sta di giu­di­zio può con­te­ne­re una bre­ve mo­ti­va­zio­ne; per il re­sto si ap­pli­ca per ana­lo­gia l’ar­ti­co­lo 238.

Art. 211 Effetti

1 Se nes­su­na del­le par­ti la ri­fiu­ta en­tro 20 gior­ni dal­la co­mu­ni­ca­zio­ne scrit­ta, la pro­po­sta di giu­di­zio è con­si­de­ra­ta ac­cet­ta­ta e ha l’ef­fet­to di una de­ci­sio­ne pas­sa­ta in giu­di­ca­to. Il ri­fiu­to non ab­bi­so­gna d’es­se­re mo­ti­va­to.

2 Pre­so at­to del ri­fiu­to, l’au­to­ri­tà di con­ci­lia­zio­ne ri­la­scia l’au­to­riz­za­zio­ne ad agi­re:

a.
nel­le con­tro­ver­sie di cui all’ar­ti­co­lo 210 ca­po­ver­so 1 let­te­ra b, al­la par­te che ha ri­fiu­ta­to la pro­po­sta di giu­di­zio;
b.
ne­gli al­tri ca­si, all’at­to­re.

3 Nel­le con­tro­ver­sie di cui all’ar­ti­co­lo 210 ca­po­ver­so 1 let­te­ra b, se l’azio­ne non è pro­mos­sa tem­pe­sti­va­men­te la pro­po­sta di giu­di­zio è con­si­de­ra­ta ac­cet­ta­ta e ha l’ef­fet­to di una de­ci­sio­ne pas­sa­ta in giu­di­ca­to.

4 Nel­la pro­po­sta di giu­di­zio le par­ti so­no re­se at­ten­te al­le con­se­guen­ze di cui ai ca­po­ver­si 1–3.

Art. 212 Decisione

1 Se l’at­to­re ne fa ri­chie­sta, l’au­to­ri­tà di con­ci­lia­zio­ne può giu­di­ca­re es­sa stes­sa le con­tro­ver­sie pa­tri­mo­nia­li con un va­lo­re li­ti­gio­so fi­no a 2000 fran­chi.

2 La pro­ce­du­ra è ora­le.

Titolo secondo: Mediazione

Art. 213 Mediazione quale alternativa al tentativo di conciliazione

1 Su ri­chie­sta di tut­te le par­ti, al ten­ta­ti­vo di con­ci­lia­zio­ne è so­sti­tui­ta una me­dia­zio­ne.

2 La ri­chie­sta dev’es­se­re for­mu­la­ta nell’istan­za di con­ci­lia­zio­ne o nell’udien­za di con­ci­lia­zio­ne.

3 Se una par­te le co­mu­ni­ca il fal­li­men­to del­la me­dia­zio­ne, l’au­to­ri­tà di con­ci­lia­zio­ne ri­la­scia l’au­to­riz­za­zio­ne ad agi­re.

Art. 214 Mediazione nella procedura decisionale

1 Il giu­di­ce può rac­co­man­da­re in ogni tem­po al­le par­ti di ri­cor­re­re a una me­dia­zio­ne.

2 Le par­ti, di co­mu­ne ac­cor­do, pos­so­no chie­de­re in ogni tem­po al giu­di­ce di con­sen­ti­re lo­ro una me­dia­zio­ne.

3 La pro­ce­du­ra giu­di­zia­le ri­ma­ne so­spe­sa fin­tan­to che una par­te non re­vo­chi la ri­chie­sta di me­dia­zio­ne o fin­tan­to che non ven­ga co­mu­ni­ca­ta la fi­ne del­la me­dia­zio­ne.

Art. 215 Organizzazione e attuazione della mediazione

L’or­ga­niz­za­zio­ne e l’at­tua­zio­ne del­la me­dia­zio­ne com­pe­to­no al­le par­ti.

Art. 216 Relazione con il procedimento giudiziale

1 La me­dia­zio­ne è in­di­pen­den­te dal pro­ce­di­men­to di­nan­zi all’au­to­ri­tà di con­ci­lia­zio­ne e di­nan­zi al giu­di­ce e ha na­tu­ra con­fi­den­zia­le.

2 Le di­chia­ra­zio­ni fat­te dal­le par­ti in se­de di me­dia­zio­ne non pos­so­no es­se­re uti­liz­za­te nel pro­ce­di­men­to giu­di­zia­le.

Art. 217 Approvazione dell’accordo delle parti

Le par­ti pos­so­no con­giun­ta­men­te chie­de­re al giu­di­ce di ap­pro­va­re l’ac­cor­do rag­giun­to in se­de di me­dia­zio­ne. L’ac­cor­do ap­pro­va­to ha l’ef­fet­to di una de­ci­sio­ne pas­sa­ta in giu­di­ca­to.

Art. 218 Spese della mediazione

1 Le spe­se del­la me­dia­zio­ne so­no a ca­ri­co del­le par­ti.

2 Nel­le cau­se in ma­te­ria di fi­lia­zio­ne le par­ti han­no di­rit­to al­la gra­tui­tà del­la me­dia­zio­ne, se:79

a.
non di­spon­go­no dei mez­zi ne­ces­sa­ri; e
b.
la me­dia­zio­ne è rac­co­man­da­ta dal giu­di­ce.

3 Il di­rit­to can­to­na­le può pre­ve­de­re al­tre age­vo­la­zio­ni in ma­te­ria di spe­se.

79 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 2 del­la LF del 20 mar. 2015 (Man­te­ni­men­to del fi­glio), in vi­go­re dal 1° gen. 2017 (RU 2015 4299; FF 2014 489).

Titolo terzo: Procedura ordinaria

Capitolo 1: Campo d’applicazione

Art. 219

Sal­vo che la leg­ge di­spon­ga al­tri­men­ti, le di­spo­si­zio­ni del pre­sen­te ti­to­lo si ap­pli­ca­no al­la pro­ce­du­ra or­di­na­ria, non­ché, per ana­lo­gia, a tut­te le al­tre pro­ce­du­re.

Capitolo 2: Scambio di scritti e preparazione del dibattimento

Art. 220 Apertura del procedimento

La pro­ce­du­ra or­di­na­ria si apre con il de­po­si­to del­la pe­ti­zio­ne.

Art. 221 Petizione

1 La pe­ti­zio­ne con­tie­ne:

a.
la de­si­gna­zio­ne del­le par­ti e dei lo­ro even­tua­li rap­pre­sen­tan­ti;
b.
la do­man­da;
c.
l’in­di­ca­zio­ne del va­lo­re li­ti­gio­so;
d.
l’espo­si­zio­ne dei fat­ti;
e.
l’in­di­ca­zio­ne dei sin­go­li mez­zi di pro­va con ri­fe­ri­men­to ai fat­ti espo­sti;
f.
la da­ta e la fir­ma.

2 Al­la pe­ti­zio­ne de­vo­no es­se­re al­le­ga­ti:

a.
la pro­cu­ra, se vi è un rap­pre­sen­tan­te;
b.
se del ca­so l’au­to­riz­za­zio­ne ad agi­re o la di­chia­ra­zio­ne di ri­nun­cia al­la pro­ce­du­ra di con­ci­lia­zio­ne;
c.
i do­cu­men­ti a di­spo­si­zio­ne, in­vo­ca­ti co­me mez­zi di pro­va;
d.
l’elen­co dei mez­zi di pro­va.

3 La pe­ti­zio­ne può con­te­ne­re una mo­ti­va­zio­ne giu­ri­di­ca.

Art. 222 Risposta

1 Il giu­di­ce no­ti­fi­ca la pe­ti­zio­ne al con­ve­nu­to e gli as­se­gna nel con­tem­po un ter­mi­ne per pre­sen­ta­re la ri­spo­sta scrit­ta.

2 Al­la ri­spo­sta si ap­pli­ca per ana­lo­gia l’ar­ti­co­lo 221. Il con­ve­nu­to de­ve spe­ci­fi­ca­re qua­li fat­ti, co­sì co­me espo­sti dall’at­to­re, ri­co­no­sce o con­te­sta.

3 Il giu­di­ce può in­giun­ge­re al con­ve­nu­to di li­mi­ta­re la ri­spo­sta a sin­go­le que­stio­ni o a sin­go­le con­clu­sio­ni (art. 125).

4 Il giu­di­ce no­ti­fi­ca la ri­spo­sta all’at­to­re.

Art. 223 Mancata presentazione della risposta

1 Se il con­ve­nu­to non pre­sen­ta la ri­spo­sta nel ter­mi­ne, il giu­di­ce gli as­se­gna un bre­ve ter­mi­ne sup­ple­to­rio.

2 Se il ter­mi­ne sup­ple­to­rio sca­de in­frut­tuo­sa­men­te, il giu­di­ce ema­na una de­ci­sio­ne fi­na­le, sem­pre che la cau­sa sia ma­tu­ra per il giu­di­zio. Al­tri­men­ti, ci­ta le par­ti al di­bat­ti­men­to.

Art. 224 Domanda riconvenzionale

1 Nel­la ri­spo­sta, il con­ve­nu­to può pro­por­re una do­man­da ri­con­ven­zio­na­le se la pre­te­sa ad­dot­ta è giu­di­ca­bi­le se­con­do la pro­ce­du­ra ap­pli­ca­bi­le all’azio­ne prin­ci­pa­le.

2 Se il va­lo­re li­ti­gio­so del­la do­man­da ri­con­ven­zio­na­le ec­ce­de la com­pe­ten­za per ma­te­ria del giu­di­ce adi­to, que­sti ri­met­te l’azio­ne prin­ci­pa­le e la do­man­da ri­con­ven­zio­na­le al giu­di­ce com­pe­ten­te per il mag­gior va­lo­re.

3 Se il con­ve­nu­to pro­po­ne do­man­da ri­con­ven­zio­na­le, il giu­di­ce as­se­gna all’at­to­re un ter­mi­ne per pre­sen­ta­re una ri­spo­sta scrit­ta. L’at­to­re non può pe­rò ri­spon­de­re con una sua pro­pria do­man­da ri­con­ven­zio­na­le.

Art. 225 Secondo scambio di scritti

Se le cir­co­stan­ze lo ri­chie­do­no, il giu­di­ce può or­di­na­re un se­con­do scam­bio di scrit­ti.

Art. 226 Udienza istruttoria

1 Il giu­di­ce può in ogni tem­po pro­ce­de­re a udien­ze istrut­to­rie.

2 L’udien­za istrut­to­ria ser­ve a espor­re li­be­ra­men­te l’og­get­to li­ti­gio­so, a com­ple­ta­re i fat­ti, a ten­ta­re un’in­te­sa fra le par­ti e a pre­pa­ra­re il di­bat­ti­men­to.

3 Il giu­di­ce può pro­ce­de­re all’as­sun­zio­ne di pro­ve.

Art. 227 Mutazione dell’azione in corso di causa

1 La mu­ta­zio­ne dell’azio­ne è am­mis­si­bi­le se la nuo­va o ul­te­rio­re pre­te­sa de­ve es­se­re giu­di­ca­ta se­con­do la stes­sa pro­ce­du­ra e:

a.
ha un nes­so ma­te­ria­le con la pre­te­sa pre­ce­den­te; o
b.
la con­tro­par­te vi ac­con­sen­te.

2 Se il va­lo­re li­ti­gio­so do­po la mu­ta­zio­ne dell’azio­ne ec­ce­de la sua com­pe­ten­za per ma­te­ria, il giu­di­ce adi­to ri­met­te la cau­sa al giu­di­ce com­pe­ten­te per il mag­gior va­lo­re.

3 Una li­mi­ta­zio­ne dell’azio­ne è sem­pre am­mis­si­bi­le; in tal ca­so, ri­ma­ne com­pe­ten­te il giu­di­ce adi­to.

Capitolo 3: Dibattimento

Art. 228 Prime arringhe

1 Aper­to il di­bat­ti­men­to, le par­ti espon­go­no le lo­ro pre­te­se e le mo­ti­va­no.

2 Il giu­di­ce dà lo­ro l’op­por­tu­ni­tà di re­pli­ca­re e du­pli­ca­re.

Art. 229 Nuovi fatti e nuovi mezzi di prova

1 Nel di­bat­ti­men­to nuo­vi fat­ti e nuo­vi mez­zi di pro­va so­no con­si­de­ra­ti sol­tan­to se ven­go­no im­me­dia­ta­men­te ad­dot­ti e:

a.80
so­no sor­ti sol­tan­to do­po la chiu­su­ra del­lo scam­bio di scrit­ti o do­po l’ul­ti­ma udien­za di istru­zio­ne del­la cau­sa; op­pu­re
b.
sus­si­ste­va­no già pri­ma del­la chiu­su­ra del­lo scam­bio di scrit­ti o pri­ma dell’ul­ti­ma udien­za di istru­zio­ne del­la cau­sa, ma non era pos­si­bi­le ad­dur­li nem­me­no con la di­li­gen­za ra­gio­ne­vol­men­te esi­gi­bi­le te­nu­to con­to del­le cir­co­stan­ze.

2 Se non vi so­no sta­ti né un se­con­do scam­bio di scrit­ti né un’udien­za di istru­zio­ne del­la cau­sa, nuo­vi fat­ti e nuo­vi mez­zi di pro­va pos­so­no es­se­re ad­dot­ti all’ini­zio del di­bat­ti­men­to, sen­za al­cu­na li­mi­ta­zio­ne.

3 Quan­do de­ve chia­ri­re d’uf­fi­cio i fat­ti, il giu­di­ce con­si­de­ra i nuo­vi fat­ti e i nuo­vi mez­zi di pro­va fi­no al­la de­li­be­ra­zio­ne del­la sen­ten­za.

80 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. II del­la LF del 25 set. 2015 (Rap­pre­sen­tan­za pro­fes­sio­na­le nel pro­ce­di­men­to ese­cu­ti­vo), in vi­go­re dal 1° gen. 2018 (RU 2016 3643; FF 2014 7505).

Art. 230 Mutazione dell’azione durante il dibattimento

1 Du­ran­te il di­bat­ti­men­to, la mu­ta­zio­ne dell’azio­ne è an­co­ra am­mis­si­bi­le se:

a.
so­no da­te le pre­mes­se di cui all’ar­ti­co­lo 227 ca­po­ver­so 1; e
b.81
la mu­ta­zio­ne è fon­da­ta su nuo­vi fat­ti o su nuo­vi mez­zi di pro­va.

2 L’ar­ti­co­lo 227 ca­po­ver­si 2 e 3 è ap­pli­ca­bi­le.

81 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. II del­la LF del 25 set. 2015 (Rap­pre­sen­tan­za pro­fes­sio­na­le nel pro­ce­di­men­to ese­cu­ti­vo), in vi­go­re dal 1° gen. 2018 (RU 2016 3643; FF 2014 7505).

Art. 231 Assunzione delle prove

Ter­mi­na­te le ar­rin­ghe, il giu­di­ce as­su­me le pro­ve.

Art. 232 Arringhe finali

1 Chiu­sa l’as­sun­zio­ne del­le pro­ve, al­le par­ti è da­ta fa­col­tà di espri­mer­si sul­le ri­sul­tan­ze pro­ba­to­rie e sul me­ri­to del­la li­te. L’at­to­re si espri­me per pri­mo. Il giu­di­ce dà al­le par­ti la pos­si­bi­li­tà di espri­mer­si una se­con­da vol­ta.

2 Le par­ti pos­so­no, di co­mu­ne ac­cor­do, ri­nun­cia­re al­le ar­rin­ghe fi­na­li e pro­por­re di pre­sen­ta­re una me­mo­ria scrit­ta con­clu­si­va. In tal ca­so, il giu­di­ce as­se­gna lo­ro un ter­mi­ne per far­lo.

Art. 233 Rinuncia al dibattimento

Le par­ti pos­so­no, di co­mu­ne ac­cor­do, ri­nun­cia­re al di­bat­ti­men­to.

Art. 234 Mancata comparizione al dibattimento

1 Se una par­te in­giu­sti­fi­ca­ta­men­te non com­pa­re, il giu­di­ce pren­de in con­si­de­ra­zio­ne gli at­ti scrit­ti inol­tra­ti in con­for­mi­tà del pre­sen­te Co­di­ce. Per il re­sto, fat­to sal­vo l’ar­ti­co­lo 153, può por­re al­la ba­se del­la sua de­ci­sio­ne gli at­ti e le al­le­ga­zio­ni del­la par­te com­par­sa.

2 Se en­tram­be le par­ti in­giu­sti­fi­ca­ta­men­te non com­pa­io­no, la cau­sa è stral­cia­ta dal ruo­lo in quan­to pri­va d’og­get­to. Le spe­se pro­ces­sua­li so­no ad­dos­sa­te per me­tà a cia­scu­na del­le par­ti.

Capitolo 4: Verbale

Art. 235

1 Di ogni udien­za è te­nu­to un ver­ba­le. Vi fi­gu­ra­no in par­ti­co­la­re:

a.
il luo­go, la da­ta e l’ora dell’udien­za;
b.
la com­po­si­zio­ne del tri­bu­na­le;
c.
le par­ti pre­sen­ti all’udien­za e i lo­ro rap­pre­sen­tan­ti;
d.
le con­clu­sio­ni, istan­ze e di­chia­ra­zio­ni pro­ces­sua­li del­le par­ti;
e.
le de­ci­sio­ni del tri­bu­na­le;
f.
la fir­ma del ver­ba­liz­zan­te.

2 Le in­di­ca­zio­ni con­cer­nen­ti i fat­ti so­no ver­ba­liz­za­te nel lo­ro con­te­nu­to es­sen­zia­le, sem­pre che non fi­gu­ri­no già ne­gli at­ti scrit­ti del­le par­ti. Pos­so­no inol­tre es­se­re re­gi­stra­te an­che su sup­por­to so­no­ro o vi­deo op­pu­re me­dian­te al­tri ap­pro­pria­ti stru­men­ti tec­ni­ci.

3 Sul­le ri­chie­ste di ret­ti­fi­ca del ver­ba­le de­ci­de il giu­di­ce.

Capitolo 5: Decisione

Art. 236 Decisione finale

1 Se la cau­sa è ma­tu­ra per il giu­di­zio, la pro­ce­du­ra si con­clu­de con una de­ci­sio­ne di me­ri­to o con una de­ci­sio­ne di non en­tra­ta nel me­ri­to.

2 Il tri­bu­na­le sta­tui­sce a mag­gio­ran­za.

3 Ad istan­za del­la par­te vin­cen­te, ven­go­no or­di­na­te mi­su­re d’ese­cu­zio­ne.

Art. 237 Decisione incidentale

1 Il giu­di­ce può ema­na­re una de­ci­sio­ne in­ci­den­ta­le quan­do un di­ver­so giu­di­zio dell’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria su­pe­rio­re po­treb­be por­ta­re im­me­dia­ta­men­te all’ema­na­zio­ne di una de­ci­sio­ne fi­na­le e con ciò si po­treb­be con­se­gui­re un im­por­tan­te ri­spar­mio di tem­po o di spe­se.

2 La de­ci­sio­ne in­ci­den­ta­le è im­pu­gna­bi­le in mo­do in­di­pen­den­te; una sua suc­ces­si­va im­pu­gna­zio­ne con la de­ci­sio­ne fi­na­le è esclu­sa.

Art. 238 Contenuto

La de­ci­sio­ne con­tie­ne:

a.
la de­si­gna­zio­ne e la com­po­si­zio­ne del tri­bu­na­le;
b.
il luo­go e la da­ta in cui è pro­nun­cia­ta;
c.
la de­si­gna­zio­ne del­le par­ti e dei lo­ro rap­pre­sen­tan­ti;
d.
il di­spo­si­ti­vo;
e.
l’in­di­ca­zio­ne del­le per­so­ne e au­to­ri­tà cui la de­ci­sio­ne de­ve es­se­re co­mu­ni­ca­ta;
f.
l’in­di­ca­zio­ne dei mez­zi di im­pu­gna­zio­ne, se le par­ti non han­no ri­nun­cia­to all’im­pu­gna­zio­ne me­de­si­ma;
g.
se del ca­so, i mo­ti­vi su cui si fon­da;
h.
la fir­ma del tri­bu­na­le.

Art. 239 Notificazione e motivazione

1 Il giu­di­ce può no­ti­fi­ca­re la sua de­ci­sio­ne sen­za mo­ti­va­zio­ne scrit­ta:

a.
al di­bat­ti­men­to, con­se­gnan­do al­le par­ti il di­spo­si­ti­vo scrit­to, con una bre­ve mo­ti­va­zio­ne ora­le;
b.
re­ca­pi­tan­do il di­spo­si­ti­vo al­le par­ti.

2 La mo­ti­va­zio­ne scrit­ta è fat­ta per­ve­ni­re in un se­con­do tem­po se una par­te lo chie­de en­tro die­ci gior­ni dal­la co­mu­ni­ca­zio­ne del­la de­ci­sio­ne. L’omes­sa ri­chie­sta di mo­ti­va­zio­ne si ha per ri­nun­cia all’im­pu­gna­zio­ne del­la de­ci­sio­ne me­dian­te ap­pel­lo o re­cla­mo.

3 So­no fat­te sal­ve le di­spo­si­zio­ni del­la leg­ge del 17 giu­gno 200582 sul Tri­bu­na­le fe­de­ra­le con­cer­nen­ti la no­ti­fi­ca­zio­ne di de­ci­sio­ni che pos­so­no es­se­re im­pu­gna­te da­van­ti al Tri­bu­na­le fe­de­ra­le.

Art. 240 Comunicazione e pubblicazione della decisione

Se la leg­ge lo pre­ve­de o ai fi­ni dell’ese­cu­zio­ne, la de­ci­sio­ne è co­mu­ni­ca­ta ad au­to­ri­tà e ter­zi in­te­res­sa­ti op­pu­re pub­bli­ca­ta.

Capitolo 6: Fine del procedimento senza decisione del giudice

Art. 241 Transazione, acquiescenza e desistenza

1 In ca­so di tran­sa­zio­ne, ac­quie­scen­za o de­si­sten­za, le par­ti de­vo­no fir­ma­re il re­la­ti­vo ver­ba­le.

2 La tran­sa­zio­ne, l’ac­quie­scen­za e la de­si­sten­za han­no l’ef­fet­to di una de­ci­sio­ne pas­sa­ta in giu­di­ca­to.

3 Il giu­di­ce stral­cia la cau­sa dal ruo­lo.

Art. 242 Causa divenuta priva d’oggetto per altri motivi

La cau­sa è pa­ri­men­ti stral­cia­ta dal ruo­lo se il pro­ce­di­men­to ter­mi­na per al­tri mo­ti­vi sen­za de­ci­sio­ne del giu­di­ce.

Titolo quarto: Procedura semplificata

Art. 243 Campo d’applicazione

1 La pro­ce­du­ra sem­pli­fi­ca­ta si ap­pli­ca nel­le con­tro­ver­sie pa­tri­mo­nia­li fi­no a un va­lo­re li­ti­gio­so di 30 000 fran­chi.

2 Sen­za ri­guar­do al va­lo­re li­ti­gio­so, la pro­ce­du­ra sem­pli­fi­ca­ta si ap­pli­ca nel­le con­tro­ver­sie:

a.
se­con­do la leg­ge fe­de­ra­le del 24 mar­zo 199583 sul­la pa­ri­tà dei ses­si;
b.84
per vio­len­ze, mi­nac­ce o in­si­die se­con­do l’ar­ti­co­lo 28b CC85 o ri­guar­dan­ti una sor­ve­glian­za elet­tro­ni­ca se­con­do l’ar­ti­co­lo 28c CC;
c.
in ma­te­ria di lo­ca­zio­ne e af­fit­to di abi­ta­zio­ni e di lo­ca­li com­mer­cia­li co­me pu­re di af­fit­to agri­co­lo, se ver­ten­ti sul de­po­si­to di pi­gio­ni o fit­ti, sul­la pro­te­zio­ne da pi­gio­ni o fit­ti abu­si­vi, sul­la pro­te­zio­ne dal­la di­sdet­ta o sul­la pro­tra­zio­ne del rap­por­to di lo­ca­zio­ne o d’af­fit­to;
d.
in­te­se a da­re ese­cu­zio­ne al di­rit­to d’in­for­ma­zio­ne se­con­do la leg­ge fe­de­ra­le del 19 giu­gno 199286 sul­la pro­te­zio­ne dei da­ti;
e.
se­con­do la leg­ge del 17 di­cem­bre 199387 sul­la par­te­ci­pa­zio­ne;
f.
de­ri­van­ti da as­si­cu­ra­zio­ni com­ple­men­ta­ri all’as­si­cu­ra­zio­ne so­cia­le con­tro le ma­lat­tie se­con­do la leg­ge fe­de­ra­le del 18 mar­zo 199488 sull’as­si­cu­ra­zio­ne ma­lat­tie.

3 La pro­ce­du­ra sem­pli­fi­ca­ta non si ap­pli­ca nel­le con­tro­ver­sie giu­di­ca­te in istan­za can­to­na­le uni­ca se­con­do gli ar­ti­co­li 5 e 8 o de­fe­ri­te al tri­bu­na­le com­mer­cia­le se­con­do l’ar­ti­co­lo 6.

83 RS 151.1

84 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I 2 del­la LF del 14 dic. 2018 in­te­sa a mi­glio­ra­re la pro­te­zio­ne del­le vit­ti­me di vio­len­za, in vi­go­re dal 1° lug. 2020 (RU 2019 2273; FF 2017 6267).

85 RS 210

86 RS 235.1

87 RS 822.14

88 RS 832.10

Art. 244 Azione semplificata

1 L’azio­ne può es­se­re pro­po­sta nel­le for­me di cui all’ar­ti­co­lo 130 op­pu­re oral­men­te me­dian­te di­chia­ra­zio­ne a ver­ba­le pres­so il tri­bu­na­le. La pe­ti­zio­ne con­tie­ne:

a.
la de­si­gna­zio­ne del­le par­ti;
b.
la do­man­da;
c.
la de­si­gna­zio­ne dell’og­get­to li­ti­gio­so;
d.
se ne­ces­sa­rio, l’in­di­ca­zio­ne del va­lo­re li­ti­gio­so;
e.
la da­ta e la fir­ma.

2 Una mo­ti­va­zio­ne non è ne­ces­sa­ria.

3 Van­no al­le­ga­ti:

a.
la pro­cu­ra, se vi è un rap­pre­sen­tan­te;
b.
l’au­to­riz­za­zio­ne ad agi­re o la di­chia­ra­zio­ne di ri­nun­cia al­la pro­ce­du­ra di con­ci­lia­zio­ne;
c.
i do­cu­men­ti a di­spo­si­zio­ne, in­vo­ca­ti co­me mez­zi di pro­va.

Art. 245 Citazione al dibattimento e osservazioni del convenuto

1 Se la pe­ti­zio­ne non con­tie­ne una mo­ti­va­zio­ne, il giu­di­ce la no­ti­fi­ca al con­ve­nu­to e nel con­tem­po ci­ta le par­ti al di­bat­ti­men­to.

2 Se la pe­ti­zio­ne con­tie­ne una mo­ti­va­zio­ne, il giu­di­ce as­se­gna dap­pri­ma al con­ve­nu­to un ter­mi­ne per pre­sen­ta­re per scrit­to le pro­prie os­ser­va­zio­ni.

Art. 246 Disposizioni ordinatorie processuali

1 Il giu­di­ce pren­de le di­spo­si­zio­ni ne­ces­sa­rie af­fin­ché la cau­sa pos­sa es­se­re eva­sa se pos­si­bi­le al­la pri­ma udien­za.

2 Se le cir­co­stan­ze lo ri­chie­do­no, il giu­di­ce può or­di­na­re uno scam­bio di scrit­ti e pro­ce­de­re a udien­ze istrut­to­rie.

Art. 247 Accertamento dei fatti

1 Con per­ti­nen­ti do­man­de il giu­di­ce fa in mo­do che le par­ti com­ple­ti­no le al­le­ga­zio­ni fat­tua­li in­suf­fi­cien­ti e in­di­chi­no i mez­zi di pro­va.

2 Il giu­di­ce ac­cer­ta d’uf­fi­cio i fat­ti:

a.
nel­le con­tro­ver­sie di cui all’ar­ti­co­lo 243 ca­po­ver­so 2;
b.
fi­no a un va­lo­re li­ti­gio­so di 30 000 fran­chi:
1.
nel­le al­tre con­tro­ver­sie in ma­te­ria di lo­ca­zio­ne e af­fit­to di abi­ta­zio­ni e di lo­ca­li com­mer­cia­li co­me pu­re di af­fit­to agri­co­lo,
2.
nel­la al­tre con­tro­ver­sie in ma­te­ria di di­rit­to del la­vo­ro.

Titolo quinto: Procedura sommaria

Capitolo 1: Campo d’applicazione

Art. 248 In generale

La pro­ce­du­ra som­ma­ria è ap­pli­ca­bi­le:

a.
nei ca­si sta­bi­li­ti dal­la leg­ge;
b.
al­la tu­te­la giu­ri­sdi­zio­na­le nei ca­si ma­ni­fe­sti;
c.
per i di­vie­ti giu­di­zia­li;
d.
per i prov­ve­di­men­ti cau­te­la­ri;
e.
in ma­te­ria di vo­lon­ta­ria giu­ri­sdi­zio­ne.

Art. 249 Codice civile

La pro­ce­du­ra som­ma­ria si ap­pli­ca se­gna­ta­men­te nel­le se­guen­ti que­stio­ni:

a.
di­rit­to del­le per­so­ne:
1.
fis­sa­zio­ne di un ter­mi­ne per la ra­ti­fi­ca di un ne­go­zio giu­ri­di­co di un mi­no­ren­ne o di una per­so­na sot­to cu­ra­te­la ge­ne­ra­le (art. 19a CC),
2.
di­rit­to di ri­spo­sta (art. 28l CC),
3.
di­chia­ra­zio­ne di scom­par­sa (art. 35–38 CC),
4.
ret­ti­fi­ca­zio­ne di un’iscri­zio­ne nel re­gi­stro del­lo sta­to ci­vi­le (art. 42 CC);89
b.90
c.
di­rit­to suc­ces­so­rio:
1.
ri­ce­zio­ne di un te­sta­men­to ora­le (art. 507 CC),
2.
ri­chie­sta di ga­ran­zie in ca­so di suc­ces­sio­ne di una per­so­na scom­par­sa (art. 546 CC),
3.
so­spen­sio­ne del­la di­vi­sio­ne dell’ere­di­tà e prov­ve­di­men­ti con­ser­va­ti­vi a sal­va­guar­dia dei di­rit­ti dei coe­re­di di un ere­de in­sol­ven­te (art. 604 cpv. 2 e 3 CC);
d.
di­rit­ti rea­li:
1.
prov­ve­di­men­ti per il man­te­ni­men­to del va­lo­re e dell’ido­nei­tà all’uso del­la co­sa in com­pro­prie­tà (art. 647 cpv. 2 n. 1 CC),
2.
iscri­zio­ne di di­rit­ti rea­li su fon­di in ca­so di pre­scri­zio­ne straor­di­na­ria (art. 662 CC),
3.
con­te­sta­zio­ne dell’op­po­si­zio­ne ad at­ti di di­spo­si­zio­ne con­cer­nen­ti un pia­no o una por­zio­ne di un pia­no (art. 712c cpv. 3 CC),
4.
no­mi­na e re­vo­ca dell’am­mi­ni­stra­to­re nel­la pro­prie­tà per pia­ni (art. 712q e 712r CC),
5.
iscri­zio­ne prov­vi­so­ria di un’ipo­te­ca le­ga­le (art. 712i, 779d, 779k e 837–839 CC),
6.
fis­sa­zio­ne del ter­mi­ne per la pre­sta­zio­ne di ga­ran­zie in ca­so di usu­frut­to e re­vo­ca del pos­ses­so (art. 760 e 762 CC),
7.
do­man­da di li­qui­da­zio­ne del­la so­stan­za og­get­to di usu­frut­to (art. 766 CC),
8.
prov­ve­di­men­ti a ga­ran­zia dei cre­di­to­ri ga­ran­ti­ti da pe­gno im­mo­bi­lia­re (art. 808 cpv. 1 e 2 co­me pu­re 809–811 CC),
9.91
de­si­gna­zio­ne del rap­pre­sen­tan­te di car­tel­le ipo­te­ca­rie (art. 850 cpv. 3 CC),
10.92
an­nul­la­men­to di car­tel­le ipo­te­ca­rie (art. 856 e 865 CC),
11.
an­no­ta­zio­ne di re­stri­zio­ni del­la fa­col­tà di di­spor­re e iscri­zio­ni prov­vi­so­rie, se con­ten­zio­se (art. 960 cpv. 1 n. 1, 961 cpv. 1 n. 1 e 966 cpv. 2 CC).

89 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. 2 n. 3, in vi­go­re dal 1° gen. 2013 (RU 2010 1739; FF 2006 6593; RU 2011 725; FF 2006 6391).

90 Abro­ga­ta dall’all. 2 n. 3, con ef­fet­to dal 1° gen. 2013 (RU 2010 1739; FF 2006 6593; RU 2011 725; FF 2006 6391).

91 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. II 3 del­la LF dell’11 dic. 2009 (Car­tel­la ipo­te­ca­ria re­gi­stra­le e di­rit­ti rea­li), in vi­go­re dal 1° gen. 2012 (RU 2011 4637; FF 2007 4845).

92 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. II 3 del­la LF dell’11 dic. 2009 (Car­tel­la ipo­te­ca­ria re­gi­stra­le e di­rit­ti rea­li), in vi­go­re dal 1° gen. 2012 (RU 2011 4637; FF 2007 4845).

Art. 250 Codice delle obbligazioni

La pro­ce­du­ra som­ma­ria si ap­pli­ca se­gna­ta­men­te nel­le se­guen­ti que­stio­ni:

a.
par­te ge­ne­ra­le:
1.
de­po­si­to giu­di­zia­le, do­po la ces­sa­zio­ne del man­da­to, di un ti­to­lo com­pro­van­te il man­da­to (art. 36 cpv. 1 CO93),
2.
as­se­gna­zio­ne di un con­gruo ter­mi­ne per la pre­sta­zio­ne del­la ga­ran­zia (art. 83 cpv. 2 CO),
3.
de­po­si­to e ven­di­ta del­la co­sa do­vu­ta in ca­so di mo­ra del cre­di­to­re (art. 92 cpv. 2 e 93 cpv. 2 CO),
4.
au­to­riz­za­zio­ne a ese­gui­re la pre­sta­zio­ne a spe­se del de­bi­to­re (art. 98 CO),
5.
fis­sa­zio­ne del ter­mi­ne per l’adem­pi­men­to del con­trat­to (art. 107 cpv. 194 CO),
6.
de­po­si­to dell’im­por­to con­te­sta­to in ca­so di ces­sio­ne (art. 168 cpv. 1 CO);
b.
sin­go­li con­trat­ti:
1.
de­si­gna­zio­ne di un pe­ri­to per l’esa­me del ri­sul­ta­to d’eser­ci­zio o del con­teg­gio del­le prov­vi­gio­ni (art. 322a cpv. 2 e 322c cpv. 2 CO),
2.
fis­sa­zio­ne del ter­mi­ne per pre­sta­re ga­ran­zia in ca­so di in­sol­ven­za del da­to­re di la­vo­ro (art. 337a CO),
3.
fis­sa­zio­ne del ter­mi­ne in ca­so di ese­cu­zio­ne di un’ope­ra non con­for­me al con­trat­to (art. 366 cpv. 2 CO),
4.
de­si­gna­zio­ne di un pe­ri­to per la ve­ri­fi­ca­zio­ne dell’ope­ra (art. 367 CO),
5.
fis­sa­zio­ne del ter­mi­ne per pub­bli­ca­re la nuo­va edi­zio­ne di un’ope­ra let­te­ra­ria o ar­ti­sti­ca (art. 383 cpv. 3 CO),
6.
re­sti­tu­zio­ne del­la co­sa de­po­si­ta­ta in ca­so di se­que­stro (art. 480 CO),
7.
giu­di­zio sul­la co­per­tu­ra del de­bi­to og­get­to di fi­de­ius­sio­ne so­li­da­le tra­mi­te i di­rit­ti di pe­gno (art. 496 cpv. 2 CO),
8.
so­spen­sio­ne de­gli at­ti ese­cu­ti­vi con­tro il fi­de­ius­so­re in ca­so di pre­sta­zio­ne di ga­ran­zie rea­li (art. 501 cpv. 2 CO),
9.
ga­ran­zie del de­bi­to­re prin­ci­pa­le e li­be­ra­zio­ne dal­la fi­de­ius­sio­ne (art. 506 CO);
c.
di­rit­to so­cie­ta­rio e re­gi­stro di com­mer­cio:95
1.
re­vo­ca prov­vi­so­ria del­la fa­col­tà di rap­pre­sen­tan­za (art. 565 cpv. 2, 603 e 767 cpv. 1 CO),
2.
de­si­gna­zio­ne di un rap­pre­sen­tan­te co­mu­ne (art. 690 cpv. 1, 764 cpv. 2, 792 n. 1 e 847 cpv. 4 CO),
3.
no­mi­na, re­vo­ca e so­sti­tu­zio­ne di li­qui­da­to­ri (art. 583 cpv. 2, 619, 740, 741, 770, 826 cpv. 2 e 913 CO),
4.
ven­di­ta in bloc­co e mo­da­li­tà di ven­di­ta di im­mo­bi­li (art. 585 cpv. 3 e 619 CO),
5.
de­si­gna­zio­ne di un pe­ri­to per l’esa­me del con­to dei pro­fit­ti e del­le per­di­te e del bi­lan­cio di una so­cie­tà in ac­co­man­di­ta (art. 600 cpv. 3 CO),
6.96
fis­sa­zio­ne del ter­mi­ne in ca­so di nu­me­ro in­suf­fi­cien­te di mem­bri o man­can­za di or­ga­ni (art. 731b, 819, 908 e 941aCO),
7.97
or­di­ne di for­ni­re rag­gua­gli a cre­di­to­ri e azio­ni­sti, a so­ci di una so­cie­tà a ga­ran­zia li­mi­ta­ta e a so­ci di una so­cie­tà coo­pe­ra­ti­va (art. 697b, 802 cpv. 4, 857 cpv. 3 e 958e CO),
8.98
ve­ri­fi­ca spe­cia­le (art. 697c–697hbis CO),
9.99
con­vo­ca­zio­ne dell’as­sem­blea ge­ne­ra­le, iscri­zio­ne di un og­get­to all’or­di­ne del gior­no e iscri­zio­ne di pro­po­ste e del­le re­la­ti­ve mo­ti­va­zio­ni nel­la con­vo­ca­zio­ne dell’as­sem­blea ge­ne­ra­le (art. 699 cpv. 5, 699bcpv. 4, 805 cpv. 5 n. 2 e 3 e 881 cpv. 3 CO),
10.100
de­si­gna­zio­ne di un rap­pre­sen­tan­te del­la so­cie­tà o del­la so­cie­tà coo­pe­ra­ti­va in ca­so di con­te­sta­zio­ne del­le de­li­be­ra­zio­ni as­sem­blea­ri da par­te dell’am­mi­ni­stra­zio­ne (art. 706a cpv. 2, 808c e 891 cpv. 1 CO),
11.101
no­mi­na e re­vo­ca dell’uf­fi­cio di re­vi­sio­ne (art. 731b, 819 e 908 CO),
12.
de­po­si­to de­gli im­por­ti do­vu­ti in ca­so di li­qui­da­zio­ne (art. 744, 770, 826 cpv. 2 e 913 CO),
13.
re­vo­ca dell’am­mi­ni­stra­zio­ne e dell’uf­fi­cio di re­vi­sio­ne di una so­cie­tà coo­pe­ra­ti­va (art. 890 cpv. 2 CO),
14.102
la re­iscri­zio­ne nel re­gi­stro di com­mer­cio di un en­te giu­ri­di­co can­cel­la­to (art. 935 CO),
15.103
pro­nun­cia del­lo scio­gli­men­to del­la so­cie­tà e del­la sua li­qui­da­zio­ne se­con­do le pre­scri­zio­ni ap­pli­ca­bi­li al fal­li­men­to (art. 731b, 819 e 908 CO);
d.
ti­to­li di cre­di­to:
1.
am­mor­ta­men­to di ti­to­li (art. 981 CO),
2.
di­vie­to del pa­ga­men­to di una cam­bia­le e de­po­si­to del­la som­ma del­la cam­bia­le (art. 1072 CO),
3.
estin­zio­ne del­la pro­cu­ra con­fe­ri­ta a un rap­pre­sen­tan­te dell’as­sem­blea de­gli ob­bli­ga­zio­ni­sti in ma­te­ria di pre­sti­ti in ob­bli­ga­zio­ni (art. 1162 cpv. 4 CO),
4.
con­vo­ca­zio­ne dell’as­sem­blea de­gli ob­bli­ga­zio­ni­sti su istan­za de­gli ob­bli­ga­zio­ni­sti me­de­si­mi (art. 1165 cpv. 3 e 4 CO).

93 RS 220

94 Ret­ti­fi­ca­to dal­la Com­mis­sio­ne di re­da­zio­ne dell’AF (art. 58 cpv. 1 LParl; RS 171.10).

95 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 2 del­la LF del 17 mar. 2017 (Di­rit­to del re­gi­stro di com­mer­cio), in vi­go­re dal 1° gen. 2021 (RU 2020 957; FF 2015 2849).

96 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. II del­la LF del 25 set. 2015 (Rap­pre­sen­tan­za pro­fes­sio­na­le nel pro­ce­di­men­to ese­cu­ti­vo), in vi­go­re dal 1° gen. 2018 (RU 2016 3643; FF 2014 7505).

97 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 3 del­la LF del 19 giu. 2020 (Di­rit­to del­la so­cie­tà ano­ni­ma), in vi­go­re dal 1° gen. 2023 (RU 2020 4005; 2022 109; FF 2017 325).

98 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 3 del­la LF del 19 giu. 2020 (Di­rit­to del­la so­cie­tà ano­ni­ma), in vi­go­re dal 1° gen. 2023 (RU 2020 4005; 2022 109; FF 2017 325).

99 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 3 del­la LF del 19 giu. 2020 (Di­rit­to del­la so­cie­tà ano­ni­ma), in vi­go­re dal 1° gen. 2023 (RU 2020 4005; 2022 109; FF 2017 325).

100 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 3 del­la LF del 19 giu. 2020 (Di­rit­to del­la so­cie­tà ano­ni­ma), in vi­go­re dal 1° gen. 2023 (RU 2020 4005; 2022 109; FF 2017 325).

101 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 3 del­la LF del 19 giu. 2020 (Di­rit­to del­la so­cie­tà ano­ni­ma), in vi­go­re dal 1° gen. 2023 (RU 2020 4005; 2022 109; FF 2017 325).

102 In­tro­dot­to dall’all. n. 2 del­la LF del 17 mar. 2017 (Di­rit­to del re­gi­stro di com­mer­cio), in vi­go­re dal 1° gen. 2021 (RU 2020 957; FF 2015 2849).

103 In­tro­dot­to dall’all. n. 3 del­la LF del 19 giu. 2020 (Di­rit­to del­la so­cie­tà ano­ni­ma), in vi­go­re dal 1° gen. 2023 (RU 2020 4005; 2022 109, 110; FF 2017 325).

Art. 251 Legge federale dell’11 aprile 1889 sulla esecuzione e sul fallimento

La pro­ce­du­ra som­ma­ria si ap­pli­ca se­gna­ta­men­te nel­le se­guen­ti que­stio­ni:

a.
de­ci­sio­ni del giu­di­ce pre­po­sto al ri­get­to dell’op­po­si­zio­ne, al fal­li­men­to, al se­que­stro e al con­cor­da­to;
b.
au­to­riz­za­zio­ne dell’op­po­si­zio­ne tar­di­va (art. 77 cpv. 3 LEF104) e dell’op­po­si­zio­ne nell’ese­cu­zio­ne cam­bia­ria (art. 181 LEF);
c.
an­nul­la­men­to o so­spen­sio­ne dell’ese­cu­zio­ne (art. 85 LEF);
d.
de­ci­sio­ne d’ac­cer­ta­men­to del ri­tor­no a mi­glior for­tu­na (art. 265a cpv. 1–3 LEF);
e.
pro­nun­cia del­la se­pa­ra­zio­ne dei be­ni (art. 68b LEF).

Art. 251a Legge federale del 18 dicembre 1987 sul diritto internazionale privato 105

La pro­ce­du­ra som­ma­ria si ap­pli­ca se­gna­ta­men­te nel­le se­guen­ti que­stio­ni:

a.
no­mi­na e so­sti­tu­zio­ne de­gli ar­bi­tri (art. 179 cpv. 2–5 LDIP106);
b.
ri­cu­sa­zio­ne e de­sti­tu­zio­ne di un ar­bi­tro (art. 180a cpv. 2 e 180b cpv. 2 LDIP);
c.
col­la­bo­ra­zio­ne del giu­di­ce all’at­tua­zio­ne di prov­ve­di­men­ti cau­te­la­ri (art. 183 cpv. 2 LDIP) e all’as­sun­zio­ne di pro­ve (art. 184 cpv. 2 LDIP);
d.
ul­te­rio­re col­la­bo­ra­zio­ne del giu­di­ce nel pro­ce­di­men­to ar­bi­tra­le (art. 185 LDIP);
e.
col­la­bo­ra­zio­ne del giu­di­ce in pro­ce­di­men­ti ar­bi­tra­li este­ri (art. 185a LDIP);
f.
de­po­si­to del lo­do ed emis­sio­ne dell’at­te­sta­zio­ne dell’ese­cu­ti­vi­tà (art. 193 LDIP);
g.
ri­co­no­sci­men­to ed ese­cu­zio­ne di lo­di stra­nie­ri (art. 194 LDIP).

105 In­tro­dot­to dall’all. n. 2 del­la LF del 19 giu. 2020, in vi­go­re dal 1° gen. 2021 (RU 2020 4179; FF 2018 6019).

106 RS 291

Capitolo 2: Procedura e decisione

Art. 252 Istanza

1 La pro­ce­du­ra è in­tro­dot­ta me­dian­te istan­za.

2 L’istan­za si pro­po­ne nel­le for­me di cui all’ar­ti­co­lo 130; in ca­si sem­pli­ci o ur­gen­ti può es­se­re pro­po­sta oral­men­te me­dian­te di­chia­ra­zio­ne a ver­ba­le pres­so il tri­bu­na­le.

Art. 253 Osservazioni della controparte

Se l’istan­za non ri­sul­ta inam­mis­si­bi­le o in­fon­da­ta, il giu­di­ce dà mo­do al­la con­tro­par­te di pre­sen­ta­re oral­men­te o per scrit­to le pro­prie os­ser­va­zio­ni.

Art. 254 Mezzi di prova

1 La pro­va dev’es­se­re ad­dot­ta me­dian­te do­cu­men­ti.

2 So­no am­mes­si al­tri mez­zi di pro­va sol­tan­to se:

a.
non ri­tar­da­no con­si­de­re­vol­men­te il cor­so del­la pro­ce­du­ra;
b.
lo sco­po del pro­ce­di­men­to lo ri­chie­de; op­pu­re
c.
il giu­di­ce de­ve ac­cer­ta­re d’uf­fi­cio i fat­ti.

Art. 255 Principio inquisitorio

Il giu­di­ce ac­cer­ta d’uf­fi­cio i fat­ti:

a.
se sta­tui­sce in ve­ste di giu­di­ce del fal­li­men­to o del con­cor­da­to;
b.
in ca­so di prov­ve­di­men­ti di vo­lon­ta­ria giu­ri­sdi­zio­ne.

Art. 256 Decisione

1 Il giu­di­ce può ri­nun­cia­re a te­ne­re udien­za e de­ci­de­re in ba­se agli at­ti, sem­pre che la leg­ge non di­spon­ga al­tri­men­ti.

2 Il prov­ve­di­men­to di vo­lon­ta­ria giu­ri­sdi­zio­ne che si ri­ve­li er­ra­to può es­se­re re­vo­ca­to o mo­di­fi­ca­to d’uf­fi­cio o ad istan­za di par­te, ec­cet­to che la leg­ge o la cer­tez­za del di­rit­to vi si op­pon­ga­no.

Capitolo 3: Tutela giurisdizionale nei casi manifesti

Art. 257

1 Il giu­di­ce ac­cor­da tu­te­la giu­ri­sdi­zio­na­le in pro­ce­du­ra som­ma­ria se:

a.
i fat­ti so­no in­con­te­sta­ti o im­me­dia­ta­men­te com­pro­va­bi­li; e
b.
la si­tua­zio­ne giu­ri­di­ca è chia­ra.

2 La tu­te­la giu­ri­sdi­zio­na­le in pro­ce­du­ra som­ma­ria è esclu­sa se la cau­sa è ret­ta dal prin­ci­pio del­la non vin­co­la­ti­vi­tà del­le con­clu­sio­ni del­le par­ti.

3 Se non so­no da­te le con­di­zio­ni per ot­te­ne­re la tu­te­la giu­ri­sdi­zio­na­le in pro­ce­du­ra som­ma­ria, il giu­di­ce non en­tra nel me­ri­to.

Capitolo 4: Divieto giudiziale

Art. 258 Principio

1 Il ti­to­la­re di un di­rit­to rea­le su un fon­do può chie­de­re al giu­di­ce di vie­ta­re ogni tur­ba­ti­va del pos­ses­so e, su que­re­la, di in­flig­ge­re ai con­trav­ven­to­ri una mul­ta fi­no a 2000 fran­chi. Il di­vie­to può es­se­re ema­na­to a tem­po de­ter­mi­na­to o in­de­ter­mi­na­to.

2 Il ri­chie­den­te de­ve do­cu­men­ta­re il suo di­rit­to rea­le e ren­de­re ve­ro­si­mi­le la tur­ba­ti­va in at­to o im­mi­nen­te.

Art. 259 Pubblicazione

Il di­vie­to de­ve es­se­re re­so di pub­bli­co do­mi­nio ed es­se­re ap­po­sto sul fon­do in un luo­go ben vi­si­bi­le.

Art. 260 Opposizione

1 Con­tro il di­vie­to può es­se­re in­ter­po­sta op­po­si­zio­ne al giu­di­ce en­tro 30 gior­ni dal­la pub­bli­ca­zio­ne e dall’ap­po­si­zio­ne del di­vie­to sul fon­do. Non è ne­ces­sa­rio ch’es­sa sia mo­ti­va­ta.

2 L’op­po­si­zio­ne ren­de inef­fi­ca­ce il di­vie­to nei con­fron­ti dell’op­po­nen­te. La con­va­li­da del di­vie­to nei con­fron­ti dell’op­po­nen­te si pro­po­ne me­dian­te azio­ne.

Capitolo 5: Provvedimenti cautelari e memoria difensiva

Sezione 1: Provvedimenti cautelari

Art. 261 Principio

1 Il giu­di­ce or­di­na i ne­ces­sa­ri prov­ve­di­men­ti cau­te­la­ri quan­do l’in­stan­te ren­de ve­ro­si­mi­le che:

a.
un suo di­rit­to è le­so o è mi­nac­cia­to di es­ser­lo; e
b.
la le­sio­ne è ta­le da ar­re­car­gli un pre­giu­di­zio dif­fi­cil­men­te ri­pa­ra­bi­le.

2 Se la con­tro­par­te pre­sta ade­gua­ta ga­ran­zia, il giu­di­ce può pre­scin­de­re dal pren­de­re prov­ve­di­men­ti cau­te­la­ri.

Art. 262 Contenuto

Il prov­ve­di­men­to cau­te­la­re può con­si­ste­re in qual­si­vo­glia di­spo­si­zio­ne giu­di­zia­le at­ta a evi­ta­re il pre­giu­di­zio in­com­ben­te, se­gna­ta­men­te può con­si­ste­re in:

a.
un di­vie­to;
b.
un or­di­ne giu­di­zia­le di eli­mi­na­re uno sta­to di fat­to con­tra­rio al di­rit­to;
c.
un’istru­zio­ne all’au­to­ri­tà dei re­gi­stri o a un ter­zo;
d.
una pre­sta­zio­ne in na­tu­ra;
e.
un pa­ga­men­to in de­na­ro nei ca­si de­ter­mi­na­ti dal­la leg­ge.

Art. 263 Provvedimenti cautelari prima della pendenza della causa

Se la cau­sa di me­ri­to non è an­co­ra pen­den­te, il giu­di­ce as­se­gna all’in­stan­te un ter­mi­ne per pro­muo­ver­la, con la com­mi­na­to­ria che il prov­ve­di­men­to cau­te­la­re de­ca­drà in ca­so di inos­ser­van­za del ter­mi­ne.

Art. 264 Garanzia e risarcimento del danno

1 Se vi è da te­me­re un dan­no per la con­tro­par­te, il giu­di­ce può su­bor­di­na­re l’ema­na­zio­ne di prov­ve­di­men­ti cau­te­la­ri al­la pre­sta­zio­ne di una ga­ran­zia a ca­ri­co dell’in­stan­te.

2 L’in­stan­te ri­spon­de del dan­no cau­sa­to a se­gui­to di un prov­ve­di­men­to cau­te­la­re in­giu­sti­fi­ca­to. Ove ri­sul­ti pe­rò che l’istan­za era sta­ta pro­mos­sa in buo­na fe­de, il giu­di­ce può ri­dur­re o esclu­de­re il ri­sar­ci­men­to.

3 La ga­ran­zia è li­be­ra­ta a fa­vo­re dell’in­stan­te se è ac­cer­ta­to che non è pro­mos­sa al­cu­na azio­ne di ri­sar­ci­men­to del dan­no; se vi è in­cer­tez­za in pro­po­si­to, il giu­di­ce as­se­gna un ter­mi­ne per inol­tra­re la cau­sa.

Art. 265 Provvedimenti superprovvisionali

1 In ca­so di par­ti­co­la­re ur­gen­za, se­gna­ta­men­te se il ri­tar­do nel pro­ce­de­re ri­schia di ren­der va­no l’in­ter­ven­to, il giu­di­ce può or­di­na­re il prov­ve­di­men­to cau­te­la­re im­me­dia­ta­men­te e sen­za sen­ti­re la con­tro­par­te.

2 Nel con­tem­po, il giu­di­ce con­vo­ca le par­ti a un’udien­za che de­ve aver luo­go quan­to pri­ma op­pu­re as­se­gna al­la con­tro­par­te un ter­mi­ne per pre­sen­ta­re per scrit­to le pro­prie os­ser­va­zio­ni. Sen­ti­ta la con­tro­par­te, il giu­di­ce pro­nun­cia sen­za in­du­gio sull’istan­za.

3 Il giu­di­ce può, d’uf­fi­cio, ob­bli­ga­re l’in­stan­te a pre­sta­re pre­ven­ti­va­men­te ga­ran­zia.

Art. 266 Misure nei confronti dei mass media

Nei con­fron­ti dei mass me­dia pe­rio­di­ci il giu­di­ce può or­di­na­re un prov­ve­di­men­to cau­te­la­re sol­tan­to se:

a.
l’in­com­ben­te le­sio­ne dei di­rit­ti dell’in­stan­te è ta­le da po­ter­gli cau­sa­re un pre­giu­di­zio par­ti­co­lar­men­te gra­ve;
b.
ma­ni­fe­sta­men­te non vi è al­cun mo­ti­vo che giu­sti­fi­chi la le­sio­ne; e
c.
il prov­ve­di­men­to non ap­pa­re spro­por­zio­na­to.

Art. 267 Esecuzione

Il giu­di­ce che or­di­na il prov­ve­di­men­to cau­te­la­re pren­de an­che le ne­ces­sa­rie mi­su­re d’ese­cu­zio­ne.

Art. 268 Modifica e soppressione

1 I prov­ve­di­men­ti cau­te­la­ri pos­so­no es­se­re mo­di­fi­ca­ti o sop­pres­si in ca­so di mo­di­fi­ca del­le cir­co­stan­ze o qua­lo­ra si ri­ve­li­no in­giu­sti­fi­ca­ti.

2 Es­si de­ca­do­no per leg­ge con il pas­sag­gio in giu­di­ca­to del­la de­ci­sio­ne di me­ri­to. Il giu­di­ce può di­spor­re al­tri­men­ti ai fi­ni dell’ese­cu­zio­ne o nel ca­so la leg­ge lo pre­ve­da.

Art. 269 Riserva

So­no fat­te sal­ve le di­spo­si­zio­ni:

a.
del­la LEF107, sul­le mi­su­re con­ser­va­ti­ve in ca­so di ese­cu­zio­ne di cre­di­ti pe­cu­nia­ri;
b.
del CC108, sul­le mi­su­re a tu­te­la del­la suc­ces­sio­ne;
c.
del­la leg­ge del 25 giu­gno 1954109 sui bre­vet­ti, in ca­so di azio­ne per la con­ces­sio­ne di una li­cen­za.

Sezione 2: Memoria difensiva

Art. 270

1 Chi ha mo­ti­vo di ri­te­ne­re che, sen­za pre­via au­di­zio­ne, sa­rà og­get­to di un prov­ve­di­men­to giu­di­zia­le qua­le se­gna­ta­men­te un prov­ve­di­men­to su­per­prov­vi­sio­na­le o un se­que­stro se­con­do gli ar­ti­co­li 271–281 LEF110 può cau­te­la­ti­va­men­te espor­re il suo pun­to di vi­sta in una me­mo­ria di­fen­si­va.111

2 La me­mo­ria di­fen­si­va è co­mu­ni­ca­ta al­la con­tro­par­te sol­tan­to se la re­la­ti­va pro­ce­du­ra è sta­ta da lei pro­mos­sa.

3 La me­mo­ria di­fen­si­va di­vie­ne ca­du­ca do­po sei me­si.

110 RS 281.1

111 Nuo­vo te­sto giu­sta l’art. 3 n. 1 del DF dell’11 dic. 2009 (ap­pro­va­zio­ne ed ese­cu­zio­ne del­la Conv. di Lu­ga­no), in vi­go­re dal 1° gen. 2011 (RU 2010 5601; FF 2009 1435).

Titolo sesto: Procedure speciali di diritto matrimoniale

Capitolo 1: Cause trattate in procedura sommaria

Art. 271 Campo d’applicazione

Fat­ti sal­vi gli ar­ti­co­li 272 e 273, la pro­ce­du­ra som­ma­ria è ap­pli­ca­bi­le al­le mi­su­re a tu­te­la dell’unio­ne co­niu­ga­le, se­gna­ta­men­te a:

a.
mi­su­re se­con­do gli ar­ti­co­li 172–179 CC112;
b.
esten­sio­ne a un co­niu­ge del­la fa­col­tà di rap­pre­sen­tan­za dell’unio­ne co­niu­ga­le (art. 166 cpv. 2 n. 1 CC);
c.
au­to­riz­za­zio­ne a un co­niu­ge a di­spor­re dell’abi­ta­zio­ne fa­mi­lia­re (art. 169 cpv. 2 CC);
d.
ob­bli­go d’in­for­ma­zio­ne dei co­niu­gi sui ri­spet­ti­vi red­di­ti, so­stan­za e de­bi­ti (art. 170 cpv. 2 CC);
e.
pro­nun­cia del­la se­pa­ra­zio­ne dei be­ni e ri­pri­sti­no del pre­ce­den­te re­gi­me dei be­ni (art. 185, 187 cpv. 2, 189 e 191 CC);
f.
ob­bli­go di un co­niu­ge di con­cor­re­re al­la com­pi­la­zio­ne dell’in­ven­ta­rio (art. 195a CC);
g.
fis­sa­zio­ne di di­la­zio­ni di pa­ga­men­to e pre­sta­zio­ne di ga­ran­zie tra co­niu­gi, al di fuo­ri di un pro­ces­so sul­la li­qui­da­zio­ne del re­gi­me dei be­ni (art. 203 cpv. 2, 218, 235 cpv. 2 e 250 cpv. 2 CC);
h.
con­sen­so di un co­niu­ge al­la ri­nun­cia o all’ac­cet­ta­zio­ne di un’ere­di­tà (art. 230 cpv. 2 CC);
i.
av­vi­so ai de­bi­to­ri e ga­ran­zia dell’ob­bli­go di man­te­ni­men­to do­po il di­vor­zio, al di fuo­ri di un pro­ces­so sull’ob­bli­go di man­te­ni­men­to do­po il di­vor­zio (art. 132 CC).

Art. 272 Principio inquisitorio

Il giu­di­ce ac­cer­ta d’uf­fi­cio i fat­ti.

Art. 273 Procedura

1 Il giu­di­ce con­vo­ca le par­ti a un’udien­za. Può ri­nun­ciar­vi sol­tan­to se i fat­ti so­no chia­ri o non con­tro­ver­si in ba­se agli at­ti scrit­ti del­le par­ti.

2 Le par­ti de­vo­no com­pa­ri­re per­so­nal­men­te, ec­cet­to che il giu­di­ce le di­spen­si per­ché im­pe­di­te da ma­lat­tia, età avan­za­ta o al­tri mo­ti­vi gra­vi.

3 Il giu­di­ce cer­ca di in­dur­re le par­ti a un’in­te­sa.

Capitolo 2: Procedura di divorzio

Sezione 1: Disposizioni generali

Art. 274 Promovimento

La pro­ce­du­ra di di­vor­zio si pro­muo­ve me­dian­te ri­chie­sta co­mu­ne di di­vor­zio o me­dian­te azio­ne di di­vor­zio.

Art. 275 Sospensione della comunione domestica

Pen­den­te la cau­sa, ogni co­niu­ge ha di­rit­to di so­spen­de­re la co­mu­nio­ne do­me­sti­ca per la du­ra­ta del­la pro­ce­du­ra di di­vor­zio.

Art. 276 Provvedimenti cautelari

1 Il giu­di­ce pren­de i ne­ces­sa­ri prov­ve­di­men­ti cau­te­la­ri. So­no ap­pli­ca­bi­li per ana­lo­gia le di­spo­si­zio­ni sul­le mi­su­re a tu­te­la dell’unio­ne co­niu­ga­le.

2 Le mi­su­re di­spo­ste dal giu­di­ce com­pe­ten­te per la tu­te­la dell’unio­ne co­niu­ga­le per­man­go­no. Il giu­di­ce del di­vor­zio ha pe­rò com­pe­ten­za per sop­pri­mer­le o mo­di­fi­car­le.

3 Il giu­di­ce può or­di­na­re prov­ve­di­men­ti cau­te­la­ri an­che do­po lo scio­gli­men­to del ma­tri­mo­nio, ove il pro­ces­so re­la­ti­vo al­le con­se­guen­ze del di­vor­zio non fos­se an­co­ra ter­mi­na­to.

Art. 277 Accertamento dei fatti

1 Per quan­to ri­guar­da la li­qui­da­zio­ne del re­gi­me dei be­ni e gli ali­men­ti da ver­sa­re do­po il di­vor­zio è ap­pli­ca­bi­le il prin­ci­pio di­spo­si­ti­vo.

2 Tut­ta­via, se con­sta­ta che per il giu­di­zio del­le con­se­guen­ze pa­tri­mo­nia­li del di­vor­zio man­ca­no an­co­ra i do­cu­men­ti ne­ces­sa­ri, il giu­di­ce in­giun­ge al­le par­ti di esi­bir­li.

3 Per il re­sto, il giu­di­ce ac­cer­ta d’uf­fi­cio i fat­ti.

Art. 278 Comparizione personale

Le par­ti de­vo­no com­pa­ri­re per­so­nal­men­te al­le udien­ze, ec­cet­to che il giu­di­ce le di­spen­si per­ché im­pe­di­te da ma­lat­tia, età avan­za­ta o al­tri mo­ti­vi gra­vi.

Art. 279 Omologazione della convenzione

1 Il giu­di­ce omo­lo­ga la con­ven­zio­ne sul­le con­se­guen­ze del di­vor­zio quan­do si sia con­vin­to che i co­niu­gi l’ab­bia­no con­clu­sa di lo­ro li­be­ra vo­lon­tà e do­po ma­tu­ra ri­fles­sio­ne e che la me­de­si­ma sia chia­ra, com­ple­ta e non ma­ni­fe­sta­men­te ina­de­gua­ta; so­no fat­te sal­ve le di­spo­si­zio­ni in ma­te­ria di pre­vi­den­za pro­fes­sio­na­le.

2 La con­ven­zio­ne è giu­ri­di­ca­men­te va­li­da sol­tan­to se omo­lo­ga­ta dal giu­di­ce. Es­sa de­ve fi­gu­ra­re nel di­spo­si­ti­vo del­la de­ci­sio­ne.

Art. 280 Convenzione relativa alla previdenza professionale

1 Il giu­di­ce omo­lo­ga la con­ven­zio­ne sul con­gua­glio del­le pre­te­se di pre­vi­den­za pro­fes­sio­na­le se:113

a.114
i co­niu­gi si so­no ac­cor­da­ti sul con­gua­glio e sul­le re­la­ti­ve mo­da­li­tà d’ese­cu­zio­ne;
b.115
i co­niu­gi pro­du­co­no un at­te­sta­to de­gli isti­tu­ti di pre­vi­den­za pro­fes­sio­na­le in­te­res­sa­ti che con­fer­mi l’at­tua­bi­li­tà di quan­to con­ve­nu­to e l’im­por­to de­gli ave­ri de­ter­mi­nan­ti o del­le ren­di­te da di­vi­de­re; e
c.
il giu­di­ce si è con­vin­to che la con­ven­zio­ne cor­ri­spon­de al­la leg­ge.

2 Il giu­di­ce co­mu­ni­ca agli isti­tu­ti di pre­vi­den­za le di­spo­si­zio­ni che li con­cer­no­no del­la de­ci­sio­ne pas­sa­ta in giu­di­ca­to, com­pre­se le in­di­ca­zio­ni ne­ces­sa­rie al tra­sfe­ri­men­to del­la som­ma con­cor­da­ta. La de­ci­sio­ne è vin­co­lan­te an­che per es­si.

3 Qua­lo­ra i co­niu­gi de­ci­da­no per con­ven­zio­ne di de­ro­ga­re al­la di­vi­sio­ne per me­tà o di ri­nun­cia­re al con­gua­glio del­la pre­vi­den­za pro­fes­sio­na­le, il giu­di­ce ve­ri­fi­ca d’uf­fi­cio se ri­ma­ne ga­ran­ti­ta un’ade­gua­ta pre­vi­den­za per la vec­chia­ia e per l’in­va­li­di­tà.116

113 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 2 del­la LF del 19 giu. 2015 (Con­gua­glio del­la pre­vi­den­za pro­fes­sio­na­le in ca­so di di­vor­zio), in vi­go­re dal 1° gen. 2017 (RU 2016 2313; FF 2013 4151).

114 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 2 del­la LF del 19 giu. 2015 (Con­gua­glio del­la pre­vi­den­za pro­fes­sio­na­le in ca­so di di­vor­zio), in vi­go­re dal 1° gen. 2017 (RU 2016 2313; FF 2013 4151).

115 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 2 del­la LF del 19 giu. 2015 (Con­gua­glio del­la pre­vi­den­za pro­fes­sio­na­le in ca­so di di­vor­zio), in vi­go­re dal 1° gen. 2017 (RU 2016 2313; FF 2013 4151).

116 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 2 del­la LF del 19 giu. 2015 (Con­gua­glio del­la pre­vi­den­za pro­fes­sio­na­le in ca­so di di­vor­zio), in vi­go­re dal 1° gen. 2017 (RU 2016 2313; FF 2013 4151).

Art. 281 Mancata intesa sul conguaglio della previdenza professionale 117

1 Se i co­niu­gi non giun­go­no a un’in­te­sa, ma gli ave­ri e le ren­di­te de­ter­mi­nan­ti so­no cer­ti, il giu­di­ce de­ci­de sul mo­do di ri­par­ti­zio­ne at­te­nen­do­si al­le di­spo­si­zio­ni del CC118 e del­la leg­ge del 17 di­cem­bre 1993119 sul li­be­ro pas­sag­gio (LFLP) (art. 122−124e CC in com­bi­na­to di­spo­sto con gli art. 22−22f LFLP), sta­bi­li­sce l’im­por­to che do­vrà es­se­re ver­sa­to e chie­de agli isti­tu­ti di pre­vi­den­za pro­fes­sio­na­le in­te­res­sa­ti di far­gli per­ve­ni­re en­tro un da­to ter­mi­ne un at­te­sta­to che con­fer­mi l’at­tua­bi­li­tà di quan­to con­ve­nu­to.120

2 Si ap­pli­ca per ana­lo­gia l’ar­ti­co­lo 280 ca­po­ver­so 2.

3 Ne­gli al­tri ca­si in cui i co­niu­gi non giun­go­no a un’in­te­sa, ap­pe­na la de­ci­sio­ne sul mo­do di ri­par­ti­zio­ne è pas­sa­ta in giu­di­ca­to il giu­di­ce ri­met­te d’uf­fi­cio la cau­sa al giu­di­ce com­pe­ten­te se­con­do la LFLP, co­mu­ni­can­do­gli in par­ti­co­la­re:121

a.
la de­ci­sio­ne sul mo­do di ri­par­ti­zio­ne;
b.
la da­ta del ma­tri­mo­nio e la da­ta del di­vor­zio;
c.122
gli isti­tu­ti di pre­vi­den­za pro­fes­sio­na­le pres­so i qua­li i co­niu­gi pro­ba­bil­men­te de­ten­go­no ave­ri e l’im­por­to di ta­li ave­ri;
d.123
gli isti­tu­ti di pre­vi­den­za pro­fes­sio­na­le che ver­sa­no ren­di­te ai co­niu­gi, gli im­por­ti di que­ste ul­ti­me e le par­ti di ren­di­ta as­se­gna­te.

117 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 2 del­la LF del 19 giu. 2015 (Con­gua­glio del­la pre­vi­den­za pro­fes­sio­na­le in ca­so di di­vor­zio), in vi­go­re dal 1° gen. 2017 (RU 2016 2313; FF 2013 4151).

118 RS 210

119 RS 831.42

120 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 2 del­la LF del 19 giu. 2015 (Con­gua­glio del­la pre­vi­den­za pro­fes­sio­na­le in ca­so di di­vor­zio), in vi­go­re dal 1° gen. 2017 (RU 2016 2313; FF 2013 4151).

121 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 2 del­la LF del 19 giu. 2015 (Con­gua­glio del­la pre­vi­den­za pro­fes­sio­na­le in ca­so di di­vor­zio), in vi­go­re dal 1° gen. 2017 (RU 2016 2313; FF 2013 4151).

122 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 2 del­la LF del 19 giu. 2015 (Con­gua­glio del­la pre­vi­den­za pro­fes­sio­na­le in ca­so di di­vor­zio), in vi­go­re dal 1° gen. 2017 (RU 2016 2313; FF 2013 4151).

123 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 2 del­la LF del 19 giu. 2015 (Con­gua­glio del­la pre­vi­den­za pro­fes­sio­na­le in ca­so di di­vor­zio), in vi­go­re dal 1° gen. 2017 (RU 2016 2313; FF 2013 4151).

Art. 282 Contributi di mantenimento

1 La con­ven­zio­ne o la de­ci­sio­ne che fis­sa con­tri­bu­ti di man­te­ni­men­to de­ve men­zio­na­re:

a.
qua­li ele­men­ti del red­di­to e del­la so­stan­za di cia­scun co­niu­ge so­no sta­ti pre­si in con­si­de­ra­zio­ne per il cal­co­lo;
b.
qua­le im­por­to è as­se­gna­to al co­niu­ge e a cia­scun fi­glio;
c.
qua­le im­por­to man­ca per co­pri­re il de­bi­to man­te­ni­men­to del co­niu­ge aven­te di­rit­to, qua­lo­ra sia fat­to sal­vo un suc­ces­si­vo au­men­to del­la ren­di­ta;
d.
se e in qua­le mi­su­ra la ren­di­ta de­ve es­se­re adat­ta­ta al­le va­ria­zio­ni del co­sto del­la vi­ta.

2 Se è im­pu­gna­to il con­tri­bu­to di man­te­ni­men­to per il co­niu­ge, l’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria su­pe­rio­re può nuo­va­men­te sta­tui­re, an­cor­ché non con­tro­ver­si, sui con­tri­bu­ti di man­te­ni­men­to dei fi­gli.

Art. 283 Unità della decisione

1 Nel­la de­ci­sio­ne di di­vor­zio il giu­di­ce pro­nun­cia an­che sul­le con­se­guen­ze del di­vor­zio.

2 Per mo­ti­vi gra­vi, la li­qui­da­zio­ne del re­gi­me dei be­ni può es­se­re rin­via­ta a un ap­po­si­to pro­ce­di­men­to.

3 Il con­gua­glio del­le pre­te­se di pre­vi­den­za pro­fes­sio­na­le può es­se­re com­ples­si­va­men­te rin­via­to a un ap­po­si­to pro­ce­di­men­to, se all’este­ro sus­si­sto­no pre­te­se di pre­vi­den­za ed è pos­si­bi­le ot­te­ne­re una de­ci­sio­ne sul lo­ro con­gua­glio nel­lo Sta­to in­te­res­sa­to. Il giu­di­ce può so­spen­de­re l’ap­po­si­to pro­ce­di­men­to fi­no al­la de­ci­sio­ne stra­nie­ra; può già sta­bi­li­re il mo­do di ri­par­ti­zio­ne.124

124 In­tro­dot­to dall’all. n. 2 del­la LF del 19 giu. 2015 (Con­gua­glio del­la pre­vi­den­za pro­fes­sio­na­le in ca­so di di­vor­zio), in vi­go­re dal 1° gen. 2017 (RU 2016 2313; FF 2013 4151).

Art. 284 Modifica delle conseguenze del divorzio stabilite con decisione passata in giudicato

1 Le con­di­zio­ni e la com­pe­ten­za per ma­te­ria per una mo­di­fi­ca del­la de­ci­sio­ne so­no ret­te da­gli ar­ti­co­li 124e ca­po­ver­so 2, 129 e 134 CC125.126

2 Le mo­di­fi­che in­con­te­sta­te pos­so­no es­se­re og­get­to di un sem­pli­ce ac­cor­do scrit­to fra le par­ti; so­no fat­te sal­ve le di­spo­si­zio­ni del CC ine­ren­ti agli in­te­res­si dei fi­gli (art. 134 cpv. 3 CC).

3 Al con­ten­zio­so si ap­pli­ca­no per ana­lo­gia le di­spo­si­zio­ni sull’azio­ne di di­vor­zio.

125 RS 210

126 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 2 del­la LF del 19 giu. 2015 (Con­gua­glio del­la pre­vi­den­za pro­fes­sio­na­le in ca­so di di­vor­zio), in vi­go­re dal 1° gen. 2017 (RU 2016 2313; FF 2013 4151).

Sezione 2: Divorzio su richiesta comune

Art. 285 Istanza in caso di intesa totale

In ca­so d’in­te­sa to­ta­le, l’istan­za con­giun­ta dei co­niu­gi con­tie­ne:

a.
i no­mi e gli in­di­riz­zi dei co­niu­gi, non­ché la de­si­gna­zio­ne dei lo­ro even­tua­li rap­pre­sen­tan­ti;
b.
la ri­chie­sta co­mu­ne di di­vor­zio;
c.
la con­ven­zio­ne com­ple­ta sul­le con­se­guen­ze del di­vor­zio;
d.
le con­clu­sio­ni co­mu­ni re­la­ti­ve ai fi­gli;
e.
i do­cu­men­ti giu­sti­fi­ca­ti­vi;
f.
la da­ta e le fir­me.

Art. 286 Istanza in caso di intesa parziale

1 In ca­so d’in­te­sa par­zia­le, l’istan­za con­giun­ta dei co­niu­gi con­tie­ne la di­chia­ra­zio­ne di de­man­da­re al giu­di­ce la de­ci­sio­ne sul­le con­se­guen­ze del di­vor­zio in me­ri­to al­le qua­li sus­si­ste di­sac­cor­do.

2 Cia­scun co­niu­ge può pro­por­re pro­prie con­clu­sio­ni mo­ti­va­te cir­ca le con­se­guen­ze del di­vor­zio ri­ma­ste con­tro­ver­se.

3 Per il re­sto si ap­pli­ca per ana­lo­gia l’ar­ti­co­lo 285.

Art. 287 Audizione delle parti 127

Se l’istan­za è com­ple­ta, il giu­di­ce con­vo­ca le par­ti. L’au­di­zio­ne è ret­ta dal­le di­spo­si­zio­ni del CC128.

127 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. II del­la LF del 25 set. 2009 (Pe­rio­do di ri­fles­sio­ne nel­la pro­ce­du­ra di di­vor­zio su ri­chie­sta co­mu­ne), in vi­go­re dal 1° gen. 2011 (RU 2010 2811861; FF 2008 16671683).

128 RS 210

Art. 288 Seguito della procedura e decisione

1 Se le con­di­zio­ni del di­vor­zio su ri­chie­sta co­mu­ne so­no sod­di­sfat­te, il giu­di­ce pro­nun­cia il di­vor­zio e omo­lo­ga la con­ven­zio­ne.

2 Se le con­se­guen­ze del di­vor­zio per­man­go­no con­tro­ver­se, la pro­ce­du­ra pro­se­gue in con­trad­dit­to­rio re­la­ti­va­men­te al­le stes­se.129 Il giu­di­ce può ri­par­ti­re i ruo­li di par­te.

3 Se le con­di­zio­ni del di­vor­zio su ri­chie­sta co­mu­ne non so­no sod­di­sfat­te, il giu­di­ce re­spin­ge la ri­chie­sta co­mu­ne di di­vor­zio e nel con­tem­po im­par­ti­sce un ter­mi­ne a ogni co­niu­ge per pro­por­re azio­ne di di­vor­zio.130 Du­ran­te ta­le ter­mi­ne, la cau­sa ri­ma­ne pen­den­te e i prov­ve­di­men­ti cau­te­la­ri even­tual­men­te di­spo­sti per­man­go­no va­li­di.

129 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. II del­la LF del 25 set. 2009 (Pe­rio­do di ri­fles­sio­ne nel­la pro­ce­du­ra di di­vor­zio su ri­chie­sta co­mu­ne), in vi­go­re dal 1° gen. 2011 (RU 2010 2811861; FF 2008 16671683).

130 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. II del­la LF del 25 set. 2009 (Pe­rio­do di ri­fles­sio­ne nel­la pro­ce­du­ra di di­vor­zio su ri­chie­sta co­mu­ne), in vi­go­re dal 1° gen. 2011 (RU 2010 2811861; FF 2008 16671683).

Art. 289 Impugnazione

Il di­vor­zio è im­pu­gna­bi­le me­dian­te ap­pel­lo sol­tan­to per vi­zi del­la vo­lon­tà.

Sezione 3: Divorzio su azione di un coniuge

Art. 290 Proposizione dell’azione

L’azio­ne di di­vor­zio può es­se­re pro­po­sta an­che con pe­ti­zio­ne non cor­re­da­ta di mo­ti­va­zio­ne scrit­ta. La pe­ti­zio­ne con­tie­ne:

a.
i no­mi e gli in­di­riz­zi dei co­niu­gi, non­ché la de­si­gna­zio­ne dei lo­ro even­tua­li rap­pre­sen­tan­ti;
b.
la ri­chie­sta di di­vor­zio e il mo­ti­vo (art. 114 o 115 CC131);
c.
le con­clu­sio­ni re­la­ti­ve al­le con­se­guen­ze pa­tri­mo­nia­li del di­vor­zio;
d.
le con­clu­sio­ni re­la­ti­ve ai fi­gli;
e.
i do­cu­men­ti giu­sti­fi­ca­ti­vi;
f.
la da­ta e le fir­me.

Art. 291 Udienza di conciliazione

1 Il giu­di­ce con­vo­ca le par­ti a un’udien­za e ac­cer­ta se sus­si­sta il mo­ti­vo di di­vor­zio.

2 Se sus­si­ste il mo­ti­vo di di­vor­zio, il giu­di­ce cer­ca di con­se­gui­re un’in­te­sa fra i co­niu­gi in me­ri­to al­le con­se­guen­ze del di­vor­zio.

3 Se non sus­si­ste il mo­ti­vo di di­vor­zio o se l’in­te­sa non è rag­giun­ta, il giu­di­ce im­par­ti­sce all’at­to­re un ter­mi­ne per mo­ti­va­re per scrit­to l’azio­ne. In ca­so di inos­ser­van­za del ter­mi­ne, la cau­sa è stral­cia­ta dal ruo­lo in quan­to pri­va di og­get­to.

Art. 292 Passaggio alla procedura del divorzio su richiesta comune

1 La pro­ce­du­ra è con­ti­nua­ta se­con­do le nor­me sul di­vor­zio su ri­chie­sta co­mu­ne se i co­niu­gi:

a.
al ve­ri­fi­car­si del­la pen­den­za del­la cau­sa non so­no an­co­ra vis­su­ti se­pa­ra­ti da al­me­no due an­ni; e
b.
so­no d’ac­cor­do di di­vor­zia­re.

2 Se il mo­ti­vo ad­dot­to per il di­vor­zio sus­si­ste, non vi è pas­sag­gio al­la pro­ce­du­ra del di­vor­zio su ri­chie­sta co­mu­ne.

Art. 293 Mutazione dell’azione

L’azio­ne di di­vor­zio può es­se­re mu­ta­ta in azio­ne di se­pa­ra­zio­ne fin­tan­to che il giu­di­ce non ab­bia ini­zia­to a de­li­be­ra­re.

Sezione 4: Azione di nullità del matrimonio e azione di separazione

Art. 294

1 Le di­spo­si­zio­ni sul­la pro­ce­du­ra dell’azio­ne di di­vor­zio si ap­pli­ca­no per ana­lo­gia all’azio­ne di nul­li­tà del ma­tri­mo­nio e a quel­la di se­pa­ra­zio­ne.

2 L’azio­ne di se­pa­ra­zio­ne può es­se­re mu­ta­ta in azio­ne di di­vor­zio fin­tan­to che il giu­di­ce non ab­bia ini­zia­to a de­li­be­ra­re.

Titolo settimo: Interessi dei figli nelle questioni inerenti al diritto di famiglia

Capitolo 1: Disposizioni generali

Art. 295 Principio

Le azio­ni in­di­pen­den­ti si svol­go­no in pro­ce­du­ra sem­pli­fi­ca­ta.

Art. 296 Principio inquisitorio e non vincolatività delle conclusioni delle parti

1 Il giu­di­ce esa­mi­na d’uf­fi­cio i fat­ti.

2 Le par­ti e i ter­zi so­no te­nu­ti a col­la­bo­ra­re agli esa­mi ne­ces­sa­ri all’ac­cer­ta­men­to del­la fi­lia­zio­ne, sem­pre che non com­por­ti­no ri­schi per la sa­lu­te. Le di­spo­si­zio­ni sui di­rit­ti del­le par­ti e dei ter­zi di ri­fiu­ta­re la col­la­bo­ra­zio­ne non so­no qui ap­pli­ca­bi­li.

3 Il giu­di­ce sta­tui­sce sen­za es­se­re vin­co­la­to dal­le con­clu­sio­ni del­le par­ti.

Art. 297 Audizione dei genitori e mediazione

1 Pri­ma di pren­de­re di­spo­si­zio­ni ri­guar­do ai fi­gli, il giu­di­ce sen­te per­so­nal­men­te i ge­ni­to­ri.

2 Il giu­di­ce può in­giun­ge­re ai ge­ni­to­ri di ten­ta­re una me­dia­zio­ne.

Art. 298 Audizione dei figli

1 I fi­gli so­no per­so­nal­men­te e ap­pro­pria­ta­men­te sen­ti­ti dal giu­di­ce o da un ter­zo in­ca­ri­ca­to, ec­cet­to che la lo­ro età o al­tri mo­ti­vi gra­vi vi si op­pon­ga­no.

2 Nel ver­ba­le dell’au­di­zio­ne so­no re­gi­stra­te sol­tan­to le ri­sul­tan­ze es­sen­zia­li per la de­ci­sio­ne. I ge­ni­to­ri e il cu­ra­to­re ven­go­no in­for­ma­ti su ta­li ri­sul­tan­ze.

3 Il fi­glio ca­pa­ce di di­scer­ni­men­to può in­ter­por­re re­cla­mo con­tro la ne­ga­ta au­di­zio­ne.

Art. 299 Rappresentanza del figlio

1 Se ne­ces­sa­rio, il giu­di­ce or­di­na che il fi­glio sia rap­pre­sen­ta­to da un cu­ra­to­re, esper­to in que­stio­ni as­si­sten­zia­li e giu­ri­di­che.

2 Il giu­di­ce esa­mi­na se oc­cor­ra di­spor­re una rap­pre­sen­tan­za in par­ti­co­la­re nei se­guen­ti ca­si:

a.132
i ge­ni­to­ri pro­pon­go­no con­clu­sio­ni dif­fe­ren­ti in me­ri­to:
1.
all’at­tri­bu­zio­ne dell’au­to­ri­tà pa­ren­ta­le,
2.
all’at­tri­bu­zio­ne del­la cu­sto­dia,
3.
a que­stio­ni im­por­tan­ti ine­ren­ti al­le re­la­zio­ni per­so­na­li,
4.
al­la par­te­ci­pa­zio­ne al­la cu­ra,
5.
al con­tri­bu­to di man­te­ni­men­to;
b.133
l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne dei mi­no­ri o un ge­ni­to­re la chie­de;
c.
l’au­di­zio­ne dei ge­ni­to­ri o del fi­glio op­pu­re al­tri mo­ti­vi:
1.134
fan­no sor­ge­re no­te­vo­li dub­bi sull’ade­gua­tez­za del­le con­clu­sio­ni co­mu­ni dei ge­ni­to­ri cir­ca le que­stio­ni di cui al­la let­te­ra a, op­pu­re
2.
in­du­co­no a pro­spet­ta­re mi­su­re di pro­te­zio­ne del fi­glio.

3 La rap­pre­sen­tan­za è or­di­na­ta in ogni ca­so se il fi­glio ca­pa­ce di di­scer­ni­men­to la chie­de. Il fi­glio può in­ter­por­re re­cla­mo con­tro il di­nie­go di isti­tuir­la.

132 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 2 del­la LF del 20 mar. 2015 (Man­te­ni­men­to del fi­glio), in vi­go­re dal 1° gen. 2017 (RU 2015 4299; FF 2014 489).

133 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. 2 n. 3, in vi­go­re dal 1° gen. 2013 (RU 2010 1739; FF 2006 6593; RU 2011 725; FF 2006 6391).

134 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 2 del­la LF del 20 mar. 2015 (Man­te­ni­men­to del fi­glio), in vi­go­re dal 1° gen. 2017 (RU 2015 4299; FF 2014 489).

Art. 300 Competenze del curatore 135

Il cu­ra­to­re del fi­glio può pro­por­re con­clu­sio­ni e pre­sen­ta­re im­pu­gna­zio­ni ove si trat­ti del­le se­guen­ti que­stio­ni:

a.
at­tri­bu­zio­ne dell’au­to­ri­tà pa­ren­ta­le;
b.
at­tri­bu­zio­ne del­la cu­sto­dia;
c.
que­stio­ni im­por­tan­ti ine­ren­ti al­le re­la­zio­ni per­so­na­li;
d.
par­te­ci­pa­zio­ne al­la cu­ra;
e.
con­tri­bu­to di man­te­ni­men­to;
f.
mi­su­re di pro­te­zio­ne del fi­glio.

135 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 2 del­la LF del 20 mar. 2015 (Man­te­ni­men­to del fi­glio), in vi­go­re dal 1° gen. 2017 (RU 2015 4299; FF 2014 489).

Art. 301 Comunicazione della decisione

La de­ci­sio­ne è co­mu­ni­ca­ta:

a.
ai ge­ni­to­ri;
b.
al fi­glio, se ha già com­piu­to i 14 an­ni;
c.136
all’even­tua­le cu­ra­to­re, per quan­to si trat­ti di una del­le se­guen­ti que­stio­ni:
1.
at­tri­bu­zio­ne dell’au­to­ri­tà pa­ren­ta­le,
2.
at­tri­bu­zio­ne del­la cu­sto­dia,
3.
que­stio­ni im­por­tan­ti ine­ren­ti al­le re­la­zio­ni per­so­na­li,
4.
par­te­ci­pa­zio­ne al­la cu­ra,
5.
con­tri­bu­to di man­te­ni­men­to,
6.
mi­su­re di pro­te­zio­ne del fi­glio.

136 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 2 del­la LF del 20 mar. 2015 (Man­te­ni­men­to del fi­glio), in vi­go­re dal 1° gen. 2017 (RU 2015 4299; FF 2014 489).

Art. 301a Contributi di mantenimento 137

Il con­trat­to di man­te­ni­men­to o la de­ci­sio­ne che fis­sa con­tri­bu­ti di man­te­ni­men­to de­ve men­zio­na­re:

a.
qua­li ele­men­ti del red­di­to e del­la so­stan­za di cia­scun ge­ni­to­re e di cia­scun fi­glio so­no sta­ti pre­si in con­si­de­ra­zio­ne per il cal­co­lo;
b.
qua­le im­por­to è as­se­gna­to a cia­scun fi­glio;
c.
qua­le im­por­to man­ca per co­pri­re il de­bi­to man­te­ni­men­to di cia­scun fi­glio;
d.
se e in qua­le mi­su­ra i con­tri­bu­ti di man­te­ni­men­to de­vo­no es­se­re adat­ta­ti al­le va­ria­zio­ni del co­sto del­la vi­ta.

137 In­tro­dot­to dall’all. n. 2 del­la LF del 20 mar. 2015 (Man­te­ni­men­to del fi­glio), in vi­go­re dal 1° gen. 2017 (RU 2015 4299; FF 2014 489).

Capitolo 2: Procedura sommaria: campo d’applicazione 138

138 Nuovo testo giusta l’all. n. 2 della LF del 20 mar. 2015 (Mantenimento del figlio), in vigore dal 1° gen. 2017 (RU 2015 4299; FF 2014 489).

Art. 302 139

1 La pro­ce­du­ra som­ma­ria è ap­pli­ca­bi­le se­gna­ta­men­te per:

a.
le de­ci­sio­ni pre­vi­ste dal­la Con­ven­zio­ne dell’Aia del 25 ot­to­bre 1980140 su­gli aspet­ti ci­vi­li del ra­pi­men­to in­ter­na­zio­na­le dei mi­no­ri e dal­la Con­ven­zio­ne eu­ro­pea del 20 mag­gio 1980141 sul ri­co­no­sci­men­to e l’ese­cu­zio­ne del­le de­ci­sio­ni in ma­te­ria di af­fi­da­men­to di mi­no­ri e sul ri­sta­bi­li­men­to dell’af­fi­da­men­to;
b.
il ver­sa­men­to di un con­tri­bu­to spe­cia­le per bi­so­gni straor­di­na­ri e im­pre­vi­sti del fi­glio (art. 286 cpv. 3 CC142);
c.
la dif­fi­da ai de­bi­to­ri e la pre­sta­zio­ne di ga­ran­zie per il man­te­ni­men­to del fi­glio, al di fuo­ri di un pro­ces­so con­cer­nen­te l’ob­bli­go di man­te­ni­men­to da par­te dei ge­ni­to­ri (art. 291 e 292 CC).

2 So­no fat­te sal­ve le di­spo­si­zio­ni del­la leg­ge fe­de­ra­le del 21 di­cem­bre 2007143 sul ra­pi­men­to in­ter­na­zio­na­le dei mi­no­ri e sul­le Con­ven­zio­ni dell’Aia sul­la pro­te­zio­ne dei mi­no­ri e de­gli adul­ti.

139 Abro­ga­ta dall’all. n. 2 del­la LF del 20 mar. 2015 (Man­te­ni­men­to del fi­glio), con ef­fet­to dal 1° gen. 2017 (RU 2015 4299; FF 2014 489).

140 RS 0.211.230.02

141 RS 0.211.230.01

142 RS 210

143 RS 211.222.32

Capitolo 3: Azione di mantenimento e di paternità 144

144 Nuovo testo giusta l’all. n. 2 della LF del 20 mar. 2015 (Mantenimento del figlio), in vigore dal 1° gen. 2017 (RU 2015 4299; FF 2014 489).

Art. 303 Provvedimenti cautelari

1 Se il rap­por­to di fi­lia­zio­ne è ac­cer­ta­to, il con­ve­nu­to può es­se­re ob­bli­ga­to a de­po­si­ta­re o a pa­ga­re prov­vi­so­ria­men­te ade­gua­ti con­tri­bu­ti per il man­te­ni­men­to del fi­glio.

2 Se l’azio­ne di man­te­ni­men­to è sta­ta pro­mos­sa as­sie­me a quel­la di pa­ter­ni­tà, il con­ve­nu­to, ad istan­za dell’at­to­re:

a.
de­ve de­po­si­ta­re la som­ma per le spe­se del par­to e ade­gua­ti con­tri­bu­ti per il man­te­ni­men­to del­la ma­dre e del fi­glio qua­lo­ra la pa­ter­ni­tà sia re­sa ve­ro­si­mi­le;
b.
de­ve pa­ga­re ade­gua­ti con­tri­bu­ti per il man­te­ni­men­to del fi­glio qua­lo­ra la pa­ter­ni­tà sia pre­sun­ta e la pre­sun­zio­ne non sia in­fir­ma­ta dai mez­zi di pro­va im­me­dia­ta­men­te di­spo­ni­bi­li.

Art. 304 Competenza

1 Il giu­di­ce com­pe­ten­te per l’azio­ne de­ci­de an­che sul de­po­si­to, sul pa­ga­men­to prov­vi­so­rio, sul ver­sa­men­to dei con­tri­bu­ti de­po­si­ta­ti e sul­la re­sti­tu­zio­ne dei pa­ga­men­ti prov­vi­so­ri.

2 Il giu­di­ce com­pe­ten­te per l’azio­ne di man­te­ni­men­to de­ci­de an­che sull’au­to­ri­tà pa­ren­ta­le e sul­le al­tre que­stio­ni ri­guar­dan­ti i fi­gli.145

145 In­tro­dot­to dall’all. n. 2 del­la LF del 20 mar. 2015 (Man­te­ni­men­to del fi­glio), in vi­go­re dal 1° gen. 2017 (RU 2015 4299; FF 2014 489).

Titolo ottavo: Procedura in materia di unione domestica registrata

Capitolo 1: Pratiche della procedura sommaria

Art. 305 Campo d’applicazione

La pro­ce­du­ra som­ma­ria è ap­pli­ca­bi­le se­gna­ta­men­te per:146

a.
la de­ter­mi­na­zio­ne dei con­tri­bu­ti pe­cu­nia­ri per il man­te­ni­men­to e l’or­di­ne ai de­bi­to­ri di un part­ner di fa­re i lo­ro pa­ga­men­ti all’al­tro (art. 13 cpv. 2 e 3 del­la leg­ge del 18 giu. 2004147 sull’unio­ne do­me­sti­ca re­gi­stra­ta, LUD);
b.
l’au­to­riz­za­zio­ne a un part­ner a di­spor­re dell’abi­ta­zio­ne co­mu­ne (art. 14 cpv. 2 LUD);
c.
l’esten­sio­ne o la pri­va­zio­ne del po­te­re di un part­ner di rap­pre­sen­ta­re l’unio­ne do­me­sti­ca (art. 15 cpv. 2 lett. a e 4 LUD);
d.
l’ob­bli­go d’in­for­ma­zio­ne dei part­ner sui ri­spet­ti­vi red­di­ti, so­stan­za e de­bi­ti (art. 16 cpv. 2 LUD);
e.
la de­ter­mi­na­zio­ne, l’ade­gua­men­to o la sop­pres­sio­ne dei con­tri­bu­ti pe­cu­nia­ri e le mi­su­re ri­guar­dan­ti l’abi­ta­zio­ne e le sup­pel­let­ti­li do­me­sti­che (art. 17 cpv. 2 e 4 LUD);
f.
l’ob­bli­go di un part­ner di con­cor­re­re al­la com­pi­la­zio­ne dell’in­ven­ta­rio (art. 20 cpv. 1 LUD);
g.
la li­mi­ta­zio­ne del po­te­re di di­spor­re di un part­ner re­la­ti­va­men­te a de­ter­mi­na­ti be­ni (art. 22 cpv. 1 LUD);
h.
l’as­se­gna­zio­ne di ter­mi­ni per la com­pen­sa­zio­ne di de­bi­ti tra i part­ner (art. 23 cpv. 1 LUD).

146 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. II del­la LF del 25 set. 2015 (Rap­pre­sen­tan­za pro­fes­sio­na­le nel pro­ce­di­men­to ese­cu­ti­vo), in vi­go­re dal 1° gen. 2018 (RU 2016 3643; FF 2014 7505).

147 RS 211.231

Art. 306 Procedura

Al­la pro­ce­du­ra si ap­pli­ca­no per ana­lo­gia gli ar­ti­co­li 272 e 273.

Capitolo 2: Scioglimento e annullamento dell’unione domestica registrata

Art. 307

Al­la pro­ce­du­ra di scio­gli­men­to e di an­nul­la­men­to dell’unio­ne do­me­sti­ca re­gi­stra­ta si ap­pli­ca­no per ana­lo­gia le di­spo­si­zio­ni sul­la pro­ce­du­ra di di­vor­zio.

Capitolo 3: Interessi dei figli nella procedura in materia di unione domestica registrata148

148 Introdotto dall’all. n. 2 della LF del 17 giu. 2016 (Adozione), in vigore dal 1° gen. 2018 (RU 2017 3699; FF 2015793).

Art. 307a

Se una per­so­na ha adot­ta­to il fi­glio mi­no­ren­ne del part­ner, si ap­pli­ca­no per ana­lo­gia gli ar­ti­co­li 295–302.

Titolo nono: Mezzi di impugnazione

Capitolo 1: Appello

Sezione 1: Decisioni appellabili e motivi d’appello

Art. 308 Appellabilità

1 So­no im­pu­gna­bi­li me­dian­te ap­pel­lo:

a.
le de­ci­sio­ni fi­na­li e in­ci­den­ta­li di pri­ma istan­za;
b.
le de­ci­sio­ni di pri­ma istan­za in ma­te­ria di prov­ve­di­men­ti cau­te­la­ri.

2 Le de­ci­sio­ni pro­nun­cia­te in con­tro­ver­sie pa­tri­mo­nia­li so­no ap­pel­la­bi­li uni­ca­men­te se il va­lo­re li­ti­gio­so se­con­do l’ul­ti­ma con­clu­sio­ne ri­co­no­sciu­ta nel­la de­ci­sio­ne è di al­me­no 10 000 fran­chi.

Art. 309 Eccezioni

L’ap­pel­lo è im­pro­po­ni­bi­le:

a.
con­tro le de­ci­sio­ni del giu­di­ce dell’ese­cu­zio­ne;
b.
nel­le se­guen­ti pra­ti­che a te­no­re del­la LEF149:
1.
re­vo­ca del­la so­spen­sio­ne (art. 57d LEF),
2.
am­mis­sio­ne dell’op­po­si­zio­ne tar­di­va (art. 77 LEF),
3.
ri­get­to dell’op­po­si­zio­ne (art. 80–84 LEF),
4.
an­nul­la­men­to o so­spen­sio­ne dell’ese­cu­zio­ne (art. 85 LEF),
5.
am­mis­sio­ne dell’op­po­si­zio­ne nell’ese­cu­zio­ne cam­bia­ria (art. 185 LEF),
6.150
se­que­stro (art. 272 e 278 LEF),
7.151
de­ci­sio­ni che se­con­do la LEF so­no di com­pe­ten­za del giu­di­ce del fal­li­men­to o del con­cor­da­to.

149 RS 281.1

150 Nuo­vo te­sto giu­sta l’art. 3 n. 1 del DF dell’11 dic. 2009 (ap­pro­va­zio­ne ed ese­cu­zio­ne del­la Conv. di Lu­ga­no), in vi­go­re dal 1° gen. 2011 (RU 2010 5601; FF 2009 1435).

151 In­tro­dot­to dall’art. 3 n. 1 del DF dell’11 dic. 2009 (ap­pro­va­zio­ne ed ese­cu­zio­ne del­la Conv. di Lu­ga­no), in vi­go­re dal 1° gen. 2011 (RU 2010 5601; FF 2009 1435).

Art. 310 Motivi d’appello

Con l’ap­pel­lo pos­so­no es­se­re cen­su­ra­ti:

a.
l’er­ra­ta ap­pli­ca­zio­ne del di­rit­to;
b.
l’er­ra­to ac­cer­ta­men­to dei fat­ti.

Sezione 2: Appello, risposta all’appello e appello incidentale

Art. 311 Proposizione dell’appello

1 L’ap­pel­lo, scrit­to e mo­ti­va­to, dev’es­se­re pro­po­sto all’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria su­pe­rio­re en­tro 30 gior­ni dal­la no­ti­fi­ca­zio­ne del­la de­ci­sio­ne im­pu­gna­ta mo­ti­va­ta o dal­la no­ti­fi­ca­zio­ne a po­ste­rio­ri del­la mo­ti­va­zio­ne (art. 239).

2 Dev’es­ser­gli al­le­ga­ta la de­ci­sio­ne im­pu­gna­ta.

Art. 312 Risposta all’appello

1 L’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria su­pe­rio­re no­ti­fi­ca l’ap­pel­lo al­la con­tro­par­te in­vi­tan­do­la a pre­sen­ta­re per scrit­to le pro­prie os­ser­va­zio­ni, ec­cet­to che l’ap­pel­lo sia ma­ni­fe­sta­men­te im­pro­po­ni­bi­le o ma­ni­fe­sta­men­te in­fon­da­to.

2 Il ter­mi­ne di ri­spo­sta è di 30 gior­ni.

Art. 313 Appello incidentale

1 Nel­la ri­spo­sta all’ap­pel­lo la con­tro­par­te può ap­pel­la­re in via in­ci­den­ta­le.

2 L’ap­pel­lo in­ci­den­ta­le de­ca­de se:

a.
l’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria su­pe­rio­re non en­tra nel me­ri­to dell’ap­pel­lo prin­ci­pa­le;
b.
l’ap­pel­lo prin­ci­pa­le è re­spin­to in quan­to ma­ni­fe­sta­men­te in­fon­da­to;
c.
l’ap­pel­lo prin­ci­pa­le è ri­ti­ra­to pri­ma che il giu­di­ce ini­zi a de­li­be­ra­re.

Art. 314 Procedura sommaria

1 Se è ap­pel­la­ta una de­ci­sio­ne pro­nun­cia­ta in pro­ce­du­ra som­ma­ria, il ter­mi­ne di ap­pel­lo e il ter­mi­ne di ri­spo­sta so­no en­tram­bi di die­ci gior­ni.

2 L’ap­pel­lo in­ci­den­ta­le è im­pro­po­ni­bi­le.

Sezione 3: Effetti e procedura dell’appello

Art. 315 Effetto sospensivo

1 L’ap­pel­lo pre­clu­de, li­mi­ta­ta­men­te al­le con­clu­sio­ni, l’ef­fi­ca­cia e l’ese­cu­ti­vi­tà del­la de­ci­sio­ne im­pu­gna­ta.

2 L’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria su­pe­rio­re può au­to­riz­za­re l’ese­cu­zio­ne an­ti­ci­pa­ta del­la de­ci­sio­ne im­pu­gna­ta. Se del ca­so, or­di­na prov­ve­di­men­ti con­ser­va­ti­vi o la pre­sta­zio­ne di ga­ran­zie.

3 L’ef­fet­to so­spen­si­vo non può es­se­re tol­to se è ap­pel­la­ta una de­ci­sio­ne co­sti­tu­ti­va.

4 L’ap­pel­lo non ha ef­fet­to so­spen­si­vo se è ap­pel­la­ta una de­ci­sio­ne in ma­te­ria di:

a.
di­rit­to di ri­spo­sta;
b.
prov­ve­di­men­ti cau­te­la­ri.

5 L’ese­cu­zio­ne di prov­ve­di­men­ti cau­te­la­ri può es­se­re ec­ce­zio­nal­men­te so­spe­sa se la par­te in­te­res­sa­ta ri­schia di su­bi­re un pre­giu­di­zio dif­fi­cil­men­te ri­pa­ra­bi­le.

Art. 316 Procedura davanti all’autorità giudiziaria superiore

1 L’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria su­pe­rio­re può te­ne­re udien­za o de­ci­de­re in ba­se agli at­ti.

2 Es­sa può or­di­na­re un se­con­do scam­bio di scrit­ti.

3 Può pro­ce­de­re all’as­sun­zio­ne di pro­ve.

Art. 317 Nuovi fatti, nuovi mezzi di prova e mutazione dell’azione

1 Nuo­vi fat­ti e nuo­vi mez­zi di pro­va so­no con­si­de­ra­ti sol­tan­to se:

a.
ven­go­no im­me­dia­ta­men­te ad­dot­ti; e
b.
di­nan­zi al­la giu­ri­sdi­zio­ne in­fe­rio­re non era pos­si­bi­le ad­dur­li nem­me­no con la di­li­gen­za ra­gio­ne­vol­men­te esi­gi­bi­le te­nu­to con­to del­le cir­co­stan­ze.

2 Una mu­ta­zio­ne dell’azio­ne è am­mis­si­bi­le sol­tan­to se:

a.
so­no da­te le pre­mes­se di cui all’ar­ti­co­lo 227 ca­po­ver­so 1; e
b.152
la mu­ta­zio­ne è fon­da­ta su nuo­vi fat­ti o su nuo­vi mez­zi di pro­va.

152 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. II del­la LF del 25 set. 2015 (Rap­pre­sen­tan­za pro­fes­sio­na­le nel pro­ce­di­men­to ese­cu­ti­vo), in vi­go­re dal 1° gen. 2018 (RU 2016 3643; FF 2014 7505).

Art. 318 Decisione

1 L’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria su­pe­rio­re può:

a.
con­fer­ma­re il giu­di­zio im­pu­gna­to;
b.
sta­tui­re es­sa stes­sa; op­pu­re
c.
rin­via­re la cau­sa al­la giu­ri­sdi­zio­ne in­fe­rio­re, se:
1.
non è sta­ta giu­di­ca­ta una par­te es­sen­zia­le dell’azio­ne, op­pu­re
2.
i fat­ti de­vo­no es­se­re com­ple­ta­ti in pun­ti es­sen­zia­li.

2 L’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria su­pe­rio­re no­ti­fi­ca la sua de­ci­sio­ne con mo­ti­va­zio­ne scrit­ta.

3 Se sta­tui­sce es­sa stes­sa, l’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria su­pe­rio­re pro­nun­cia an­che sul­le spe­se giu­di­zia­rie del­la pro­ce­du­ra di pri­ma istan­za.

Capitolo 2: Reclamo

Art. 319 Ammissibilità del reclamo

So­no im­pu­gna­bi­li me­dian­te re­cla­mo:

a.
le de­ci­sio­ni inap­pel­la­bi­li di pri­ma istan­za fi­na­li, in­ci­den­ta­li e in ma­te­ria di prov­ve­di­men­ti cau­te­la­ri;
b.
al­tre de­ci­sio­ni e di­spo­si­zio­ni or­di­na­to­rie pro­ces­sua­li di pri­ma istan­za:
1.
nei ca­si sta­bi­li­ti dal­la leg­ge,
2.
quan­do vi è il ri­schio di un pre­giu­di­zio dif­fi­cil­men­te ri­pa­ra­bi­le;
c.
i ca­si di ri­tar­da­ta giu­sti­zia.

Art. 320 Motivi di reclamo

Con il re­cla­mo pos­so­no es­se­re cen­su­ra­ti:

a.
l’ap­pli­ca­zio­ne er­ra­ta del di­rit­to;
b.
l’ac­cer­ta­men­to ma­ni­fe­sta­men­te er­ra­to dei fat­ti.

Art. 321 Proposizione del reclamo

1 Il re­cla­mo, scrit­to e mo­ti­va­to, dev’es­se­re pro­po­sto all’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria su­pe­rio­re en­tro 30 gior­ni dal­la no­ti­fi­ca­zio­ne del­la de­ci­sio­ne im­pu­gna­ta mo­ti­va­ta o dal­la no­ti­fi­ca­zio­ne a po­ste­rio­ri del­la mo­ti­va­zio­ne (art. 239).

2 Se è im­pu­gna­ta una de­ci­sio­ne pro­nun­cia­ta in pro­ce­du­ra som­ma­ria o una di­spo­si­zio­ne or­di­na­to­ria pro­ces­sua­le, il ter­mi­ne di re­cla­mo è di die­ci gior­ni, sal­vo che la leg­ge di­spon­ga al­tri­men­ti.

3 Se è in pos­ses­so del­la par­te, la de­ci­sio­ne o di­spo­si­zio­ne im­pu­gna­ta dev’es­se­re al­le­ga­ta.

4 Il re­cla­mo per ri­tar­da­ta giu­sti­zia è pos­si­bi­le in ogni tem­po.

Art. 322 Risposta al reclamo

1 Se il re­cla­mo non ri­sul­ta ma­ni­fe­sta­men­te inam­mis­si­bi­le o ma­ni­fe­sta­men­te in­fon­da­to, l’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria su­pe­rio­re lo no­ti­fi­ca al­la con­tro­par­te in­vi­tan­do­la a pre­sen­ta­re per scrit­to le pro­prie os­ser­va­zio­ni.

2 Il ter­mi­ne di ri­spo­sta è ugua­le a quel­lo di re­cla­mo.

Art. 323 Reclamo incidentale

Il re­cla­mo in­ci­den­ta­le non è am­mes­so.

Art. 324 Osservazioni della giurisdizione inferiore

L’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria su­pe­rio­re può chie­de­re al­la giu­ri­sdi­zio­ne in­fe­rio­re di far­le per­ve­ni­re le sue os­ser­va­zio­ni.

Art. 325 Effetto sospensivo

1 Il re­cla­mo non pre­clu­de l’ef­fi­ca­cia e l’ese­cu­ti­vi­tà del­la de­ci­sio­ne im­pu­gna­ta.

2 L’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria su­pe­rio­re può rin­via­re l’ese­cu­zio­ne del­la de­ci­sio­ne im­pu­gna­ta. Se del ca­so, or­di­na prov­ve­di­men­ti con­ser­va­ti­vi o la pre­sta­zio­ne di ga­ran­zie.

Art. 326 Nuove conclusioni, nuovi fatti e nuovi mezzi di prova

1 Non so­no am­mes­se né nuo­ve con­clu­sio­ni, né l’al­le­ga­zio­ne di nuo­vi fat­ti o la pro­du­zio­ne di nuo­vi mez­zi di pro­va.

2 So­no fat­te sal­ve spe­cia­li di­spo­si­zio­ni di leg­ge.

Art. 327 Procedura e decisione

1 L’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria su­pe­rio­re si fa con­se­gna­re gli at­ti di cau­sa dal­la giu­ri­sdi­zio­ne in­fe­rio­re.

2 Es­sa può de­ci­de­re in ba­se agli at­ti.

3 Se ac­co­glie il re­cla­mo, l’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria su­pe­rio­re:

a.
an­nul­la la de­ci­sio­ne o la di­spo­si­zio­ne or­di­na­to­ria pro­ces­sua­le im­pu­gna­ta e rin­via la cau­sa al­la giu­ri­sdi­zio­ne in­fe­rio­re; op­pu­re
b.
sta­tui­sce es­sa stes­sa, se la cau­sa è ma­tu­ra per il giu­di­zio.

4 Se il re­cla­mo è ac­col­to per ri­tar­da­ta giu­sti­zia, l’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria su­pe­rio­re può im­par­ti­re al­la giu­ri­sdi­zio­ne in­fe­rio­re un ter­mi­ne per la trat­ta­zio­ne del­la cau­sa.

5 L’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria su­pe­rio­re no­ti­fi­ca la sua de­ci­sio­ne con mo­ti­va­zio­ne scrit­ta.

Art. 327a Dichiarazione di esecutività secondo la Convenzione di Lugano 153

1 Se il re­cla­mo è di­ret­to con­tro una de­ci­sio­ne del giu­di­ce dell’ese­cu­zio­ne se­con­do gli ar­ti­co­li 38–52 del­la Con­ven­zio­ne del 30 ot­to­bre 2007154 con­cer­nen­te la com­pe­ten­za giu­ri­sdi­zio­na­le, il ri­co­no­sci­men­to e l’ese­cu­zio­ne del­le de­ci­sio­ni in ma­te­ria ci­vi­le e com­mer­cia­le (Con­ven­zio­ne di Lu­ga­no), l’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria su­pe­rio­re esa­mi­na con co­gni­zio­ne pie­na i mo­ti­vi di di­nie­go pre­vi­sti dal­la Con­ven­zio­ne di Lu­ga­no.

2 Il re­cla­mo ha ef­fet­to so­spen­si­vo. So­no fat­ti sal­vi i prov­ve­di­men­ti con­ser­va­ti­vi, se­gna­ta­men­te il se­que­stro se­con­do l’ar­ti­co­lo 271 ca­po­ver­so 1 nu­me­ro 6 LEF155.

3 Il ter­mi­ne per la pro­po­si­zio­ne del re­cla­mo con­tro la di­chia­ra­zio­ne di ese­cu­ti­vi­tà è ret­to dall’ar­ti­co­lo 43 pa­ra­gra­fo 5 del­la Con­ven­zio­ne di Lu­ga­no.

153 In­tro­dot­to dall’art. 3 n. 1 del DF dell’11 dic. 2009 (ap­pro­va­zio­ne ed ese­cu­zio­ne del­la Conv. di Lu­ga­no), in vi­go­re dal 1° gen. 2011 (RU 2010 5601; FF 2009 1435).

154 RS 0.275.12

155 RS 281.1

Capitolo 3: Revisione

Art. 328 Motivi di revisione

1 Una par­te può chie­de­re al giu­di­ce che ha sta­tui­to sul­la cau­sa in ul­ti­ma istan­za la re­vi­sio­ne del­la de­ci­sio­ne pas­sa­ta in giu­di­ca­to se:

a.
ha suc­ces­si­va­men­te ap­pre­so fat­ti ri­le­van­ti o tro­va­to mez­zi di pro­va de­ci­si­vi che non ha po­tu­to al­le­ga­re nel­la pre­ce­den­te pro­ce­du­ra, esclu­si i fat­ti e mez­zi di pro­va sor­ti do­po la de­ci­sio­ne;
b.
da un pro­ce­di­men­to pe­na­le ri­sul­ta che la de­ci­sio­ne a lei sfa­vo­re­vo­le è sta­ta in­fluen­za­ta da un cri­mi­ne o da un de­lit­to; non oc­cor­re che sia sta­ta pro­nun­cia­ta una con­dan­na dal giu­di­ce pe­na­le; se il pro­ce­di­men­to pe­na­le non può es­se­re espe­ri­to, la pro­va può es­se­re ad­dot­ta in al­tro mo­do;
c.
fa va­le­re che l’ac­quie­scen­za, la de­si­sten­za o la tran­sa­zio­ne giu­di­zia­ria è inef­fi­ca­ce.

2 La re­vi­sio­ne può es­se­re chie­sta per vio­la­zio­ne del­la Con­ven­zio­ne eu­ro­pea del 4 no­vem­bre 1950156 per la sal­va­guar­dia dei di­rit­ti dell’uo­mo e del­le li­ber­tà fon­da­men­ta­li (CE­DU) se:

a.157
la Cor­te eu­ro­pea dei di­rit­ti dell’uo­mo ha ac­cer­ta­to in una sen­ten­za de­fi­ni­ti­va (art. 44 CE­DU) che la CE­DU o i suoi pro­to­col­li so­no sta­ti vio­la­ti op­pu­re ha chiu­so la cau­sa con una com­po­si­zio­ne ami­che­vo­le (art. 39 CE­DU);
b.
un in­den­niz­zo è ina­dat­to a com­pen­sa­re le con­se­guen­ze del­la vio­la­zio­ne; e
c.
la re­vi­sio­ne è ne­ces­sa­ria per ri­muo­ve­re la vio­la­zio­ne.

156 RS 0.101

157 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 2 del­la LF del 1° ott. 2021, in vi­go­re dal 1° lug. 2022 (RU 2022 289; FF 2021 300, 889).

Art. 329 Domanda e termini di revisione

1 La do­man­da di re­vi­sio­ne, scrit­ta e mo­ti­va­ta, dev’es­se­re pre­sen­ta­ta en­tro 90 gior­ni dal­la sco­per­ta del mo­ti­vo di re­vi­sio­ne.

2 Do­po die­ci an­ni dal pas­sag­gio in giu­di­ca­to del­la de­ci­sio­ne, la re­vi­sio­ne non può più es­se­re do­man­da­ta, sal­vo nel ca­so di cui all’ar­ti­co­lo 328 ca­po­ver­so 1 let­te­ra b.

Art. 330 Osservazioni della controparte

Se la do­man­da di re­vi­sio­ne non ri­sul­ta ma­ni­fe­sta­men­te inam­mis­si­bi­le o ma­ni­fe­sta­men­te in­fon­da­ta, il giu­di­ce la no­ti­fi­ca al­la con­tro­par­te af­fin­ché pre­sen­ti le sue os­ser­va­zio­ni.

Art. 331 Effetto sospensivo

1 La do­man­da di re­vi­sio­ne non pre­clu­de l’ef­fi­ca­cia e l’ese­cu­ti­vi­tà del­la de­ci­sio­ne im­pu­gna­ta.

2 Il giu­di­ce può dif­fe­ri­re l’ese­cu­zio­ne del­la de­ci­sio­ne im­pu­gna­ta. Se del ca­so or­di­na prov­ve­di­men­ti con­ser­va­ti­vi o la pre­sta­zio­ne di ga­ran­zie.

Art. 332 Decisione sulla domanda di revisione

La de­ci­sio­ne sul­la do­man­da di re­vi­sio­ne è im­pu­gna­bi­le me­dian­te re­cla­mo.

Art. 333 Nuova decisione nel merito

1 Se ac­co­glie la do­man­da di re­vi­sio­ne, il giu­di­ce an­nul­la la sua pre­ce­den­te de­ci­sio­ne e sta­tui­sce nuo­va­men­te.

2 Nel­la nuo­va de­ci­sio­ne il giu­di­ce de­ci­de an­che sul­le spe­se del­la pre­ce­den­te pro­ce­du­ra.

3 Il giu­di­ce no­ti­fi­ca la sua de­ci­sio­ne con mo­ti­va­zio­ne scrit­ta.

Capitolo 4: Interpretazione e rettifica

Art. 334

1 Se il di­spo­si­ti­vo è po­co chia­ro, am­bi­guo o in­com­ple­to op­pu­re in con­trad­di­zio­ne con i con­si­de­ran­di, il giu­di­ce, su do­man­da di una par­te o d’uf­fi­cio, in­ter­pre­ta o ret­ti­fi­ca la de­ci­sio­ne. Nel­la do­man­da de­vo­no es­se­re in­di­ca­ti i pun­ti con­te­sta­ti e le mo­di­fi­che au­spi­ca­te.

2 Gli ar­ti­co­li 330 e 331 si ap­pli­ca­no per ana­lo­gia. Se la ret­ti­fi­ca con­cer­ne er­ro­ri di scrit­tu­ra o di cal­co­lo il giu­di­ce può ri­nun­cia­re a in­ter­pel­la­re le par­ti.

3 La de­ci­sio­ne sul­la do­man­da di in­ter­pre­ta­zio­ne o di ret­ti­fi­ca è im­pu­gna­bi­le me­dian­te re­cla­mo.

4 La de­ci­sio­ne in­ter­pre­ta­ta o ret­ti­fi­ca­ta è no­ti­fi­ca­ta al­le par­ti.

Titolo decimo: Esecuzione

Capitolo 1: Esecuzione delle decisioni

Art. 335 Campo d’applicazione

1 Le de­ci­sio­ni so­no ese­gui­te se­con­do le di­spo­si­zio­ni del pre­sen­te ca­pi­to­lo.

2 Se con­cer­no­no pa­ga­men­ti in de­na­ro o la pre­sta­zio­ne di ga­ran­zie, le de­ci­sio­ni so­no ese­gui­te se­con­do le di­spo­si­zio­ni del­la LEF158.

3 Il ri­co­no­sci­men­to, la di­chia­ra­zio­ne di ese­cu­ti­vi­tà e l’ese­cu­zio­ne di de­ci­sio­ni stra­nie­re so­no re­go­la­ti dal pre­sen­te ca­pi­to­lo, ec­cet­to che un trat­ta­to in­ter­na­zio­na­le o la LDIP159 di­spon­ga­no al­tri­men­ti.

Art. 336 Esecutività

1 Una de­ci­sio­ne è ese­cu­ti­va se:

a.
è pas­sa­ta in giu­di­ca­to e il giu­di­ce non ha so­spe­so l’ese­cu­zio­ne (art. 325 cpv. 2 e 331 cpv. 2); op­pu­re
b.
pur non es­sen­do an­co­ra pas­sa­ta in giu­di­ca­to, è sta­ta di­chia­ra­ta ese­gui­bi­le an­ti­ci­pa­ta­men­te.

2 A ri­chie­sta, il giu­di­ce che ha pre­so la de­ci­sio­ne da ese­gui­re ne at­te­sta l’ese­cu­ti­vi­tà.

Art. 337 Esecuzione diretta

1 La de­ci­sio­ne può es­se­re di­ret­ta­men­te ese­gui­ta se il giu­di­ce che l’ha pro­nun­cia­ta ha già or­di­na­to con­cre­te mi­su­re d’ese­cu­zio­ne (art. 236 cpv. 3).

2 La par­te soc­com­ben­te può tut­ta­via chie­de­re al giu­di­ce dell’ese­cu­zio­ne di so­spen­de­re l’ese­cu­zio­ne; l’ar­ti­co­lo 341 si ap­pli­ca per ana­lo­gia.

Art. 338 Domanda di esecuzione

1 Se la de­ci­sio­ne non può es­se­re di­ret­ta­men­te ese­gui­ta, una do­man­da di ese­cu­zio­ne dev’es­se­re pre­sen­ta­ta al giu­di­ce dell’ese­cu­zio­ne.

2 La par­te ri­chie­den­te de­ve di­mo­stra­re che le con­di­zio­ni d’ese­cu­ti­vi­tà so­no adem­pi­te e al­le­ga­re i do­cu­men­ti ne­ces­sa­ri.

Art. 339 Competenza e procedura

1 È im­pe­ra­ti­va­men­te com­pe­ten­te a de­ci­de­re le mi­su­re d’ese­cu­zio­ne e la so­spen­sio­ne dell’ese­cu­zio­ne il giu­di­ce:

a.
del do­mi­ci­lio o del­la se­de del­la par­te soc­com­ben­te;
b.
del luo­go in cui le mi­su­re de­vo­no es­se­re pre­se; op­pu­re
c.
del luo­go in cui è sta­ta ema­na­ta la de­ci­sio­ne da ese­gui­re.

2 Il giu­di­ce de­ci­de in pro­ce­du­ra som­ma­ria.

Art. 340 Provvedimenti conservativi 160

Il giu­di­ce dell’ese­cu­zio­ne può or­di­na­re prov­ve­di­men­ti con­ser­va­ti­vi, se ne­ces­sa­rio an­che sen­za sen­ti­re pre­ven­ti­va­men­te la con­tro­par­te.

160 Nuo­vo te­sto giu­sta l’art. 3 n. 1 del DF dell’11 dic. 2009 (ap­pro­va­zio­ne ed ese­cu­zio­ne del­la Conv. di Lu­ga­no), in vi­go­re dal 1° gen. 2011 (RU 2010 5601; FF 2009 1435).

Art. 341 Esame dell’esecutività e osservazioni della parte soccombente

1 Il giu­di­ce dell’ese­cu­zio­ne esa­mi­na d’uf­fi­cio se le con­di­zio­ni d’ese­cu­ti­vi­tà so­no adem­piu­te.

2 As­se­gna un bre­ve ter­mi­ne al­la par­te soc­com­ben­te af­fin­ché pre­sen­ti le pro­prie os­ser­va­zio­ni.

3 Ma­te­rial­men­te, la par­te soc­com­ben­te può obiet­ta­re che suc­ces­si­va­men­te al­la co­mu­ni­ca­zio­ne del­la de­ci­sio­ne so­no in­ter­ve­nu­te cir­co­stan­ze che osta­no all’ese­cu­zio­ne, in par­ti­co­la­re l’adem­pi­men­to, la con­ces­sio­ne di una di­la­zio­ne, la pre­scri­zio­ne o la pe­ren­zio­ne del­la pre­sta­zio­ne do­vu­ta. L’adem­pi­men­to del­la pre­sta­zio­ne e la di­la­zio­ne de­vo­no es­se­re pro­va­ti me­dian­te do­cu­men­ti.

Art. 342 Esecuzione di una prestazione condizionata o dipendente da una controprestazione

La de­ci­sio­ne in me­ri­to a una pre­sta­zio­ne con­di­zio­na­ta o di­pen­den­te da una con­tro­pre­sta­zio­ne può es­se­re ese­gui­ta so­lo quan­do il giu­di­ce dell’ese­cu­zio­ne ha ac­cer­ta­to che la con­di­zio­ne si è ve­ri­fi­ca­ta op­pu­re che la con­tro­pre­sta­zio­ne è sta­ta de­bi­ta­men­te of­fer­ta, for­ni­ta o ga­ran­ti­ta.

Art. 343 Obbligo di fare, omettere o tollerare

1 Se la de­ci­sio­ne im­po­ne un ob­bli­go di fa­re, omet­te­re o tol­le­ra­re, il giu­di­ce dell’ese­cu­zio­ne può or­di­na­re:

a.
una com­mi­na­to­ria pe­na­le se­con­do l’ar­ti­co­lo 292 CP161;
b.
una mul­ta di­sci­pli­na­re fi­no a 5000 fran­chi;
c.
una mul­ta di­sci­pli­na­re fi­no a 1000 fran­chi per ogni gior­no d’ina­dem­pi­men­to;
d.
mi­su­re coer­ci­ti­ve co­me il ri­ti­ro di una co­sa mo­bi­le o lo sgom­be­ro di un fon­do; op­pu­re
e.
l’adem­pi­men­to so­sti­tu­ti­vo.

1bis Se la de­ci­sio­ne pre­ve­de un di­vie­to se­con­do l’ar­ti­co­lo 28bCC162, il giu­di­ce del­l’ese­cu­zio­ne può, ad istan­za dell’at­to­re, or­di­na­re una sor­ve­glian­za elet­tro­ni­ca se­con­do l’ar­ti­co­lo 28c CC.163

2 La par­te soc­com­ben­te e i ter­zi de­vo­no for­ni­re le ne­ces­sa­rie in­for­ma­zio­ni e tol­le­ra­re le ne­ces­sa­rie ispe­zio­ni.

3 La per­so­na in­ca­ri­ca­ta dell’ese­cu­zio­ne può far ca­po all’aiu­to dell’au­to­ri­tà com­pe­ten­te.

161 RS 311.0

162 RS 210

163 In­tro­dot­to dal n. I 2 del­la LF del 14 dic. 2018 in­te­sa a mi­glio­ra­re la pro­te­zio­ne del­le vit­ti­me di vio­len­za, in vi­go­re dal 1° gen. 2022 (RU 2019 2273; FF 2017 6267).

Art. 344 Rilascio di una dichiarazione di volontà

1 Se la de­ci­sio­ne ha per og­get­to il ri­la­scio di una di­chia­ra­zio­ne di vo­lon­tà, la di­chia­ra­zio­ne stes­sa si ha per av­ve­nu­ta con l’ese­cu­ti­vi­tà del­la de­ci­sio­ne.

2 Se la di­chia­ra­zio­ne con­cer­ne un re­gi­stro pub­bli­co, co­me il re­gi­stro fon­dia­rio o il re­gi­stro di com­mer­cio, il giu­di­ce che ha pro­nun­cia­to la de­ci­sio­ne im­par­ti­sce all’uf­fi­cia­le del re­gi­stro le istru­zio­ni ne­ces­sa­rie.

Art. 345 Risarcimento dei danni e conversione in denaro

1 La par­te vin­cen­te può chie­de­re:

a.
il ri­sar­ci­men­to dei dan­ni se la par­te soc­com­ben­te non ot­tem­pe­ra a quan­to or­di­na­to­le dal giu­di­ce;
b.
in luo­go del­la pre­sta­zio­ne do­vu­ta, un equi­va­len­te in de­na­ro.

2 Il giu­di­ce dell’ese­cu­zio­ne de­ci­de sull’am­mon­ta­re di ta­li im­por­ti.

Art. 346 Impugnazione da parte di terzi

I ter­zi toc­ca­ti nei lo­ro di­rit­ti dal­la de­ci­sio­ne sull’ese­cu­zio­ne pos­so­no pro­por­re re­cla­mo.

Capitolo 2: Esecuzione di documenti pubblici

Art. 347 Esecutività

Un do­cu­men­to pub­bli­co aven­te per og­get­to pre­sta­zio­ni di qual­sia­si ge­ne­re può es­se­re ese­gui­to al­la stre­gua di una de­ci­sio­ne giu­di­zia­ria se:

a.
l’ob­bli­ga­to ha espres­sa­men­te di­chia­ra­to nel do­cu­men­to di ri­co­no­sce­re l’ese­cu­zio­ne di­ret­ta del­la pre­sta­zio­ne;
b.
il ti­to­lo giu­ri­di­co del­la pre­sta­zio­ne do­vu­ta è men­zio­na­to nel do­cu­men­to;
c.
la pre­sta­zio­ne do­vu­ta:
1.
è suf­fi­cien­te­men­te de­ter­mi­na­ta nel do­cu­men­to,
2.
è ri­co­no­sciu­ta nel do­cu­men­to dall’ob­bli­ga­to, e
3.
è esi­gi­bi­le.

Art. 348 Eccezioni

Non so­no di­ret­ta­men­te ese­cu­ti­vi i do­cu­men­ti con­cer­nen­ti pre­sta­zio­ni:

a.
se­con­do la leg­ge del 24 mar­zo 1995164 sul­la pa­ri­tà dei ses­si;
b.
ine­ren­ti al­la lo­ca­zio­ne o all’af­fit­to di lo­ca­li d’abi­ta­zio­ne e com­mer­cia­li, non­ché all’af­fit­to agri­co­lo;
c.
se­con­do la leg­ge del 17 di­cem­bre 1993165 sul­la par­te­ci­pa­zio­ne;
d.
ine­ren­ti a rap­por­ti di la­vo­ro e al­la leg­ge del 6 ot­to­bre 1989166 sul col­lo­ca­men­to;
e.
ine­ren­ti a con­trat­ti con­clu­si con con­su­ma­to­ri (art. 32).

Art. 349 Documenti concernenti prestazioni in denaro

I do­cu­men­ti ese­cu­ti­vi con­cer­nen­ti pre­sta­zio­ni in de­na­ro so­no con­si­de­ra­ti ti­to­li de­fi­ni­ti­vi di ri­get­to dell’op­po­si­zio­ne se­con­do gli ar­ti­co­li 80 e 81 LEF167.

Art. 350 Documenti concernenti prestazioni non pecuniarie

1 Se si trat­ta di ese­gui­re un do­cu­men­to con­cer­nen­te una pre­sta­zio­ne non pe­cu­nia­ria, il pub­bli­co uf­fi­cia­le che l’ha ri­la­scia­to for­ni­sce all’ob­bli­ga­to, su do­man­da dell’aven­te di­rit­to, una co­pia au­ten­ti­ca­ta del do­cu­men­to e gli as­se­gna un ter­mi­ne di 20 gior­ni per l’adem­pi­men­to. L’aven­te di­rit­to ri­ce­ve co­pia del­la no­ti­fi­ca­zio­ne.

2 De­cor­so in­frut­tuo­sa­men­te ta­le ter­mi­ne, l’aven­te di­rit­to può chie­de­re che il giu­di­ce dell’ese­cu­zio­ne pro­ce­da.

Art. 351 Procedura davanti al giudice dell’esecuzione

1 Ri­guar­do al­la pre­sta­zio­ne do­vu­ta, l’ob­bli­ga­to può sol­le­va­re obie­zio­ni sol­tan­to se im­me­dia­ta­men­te com­pro­va­bi­li.

2 Se è do­vu­to il ri­la­scio di una di­chia­ra­zio­ne di vo­lon­tà, la di­chia­ra­zio­ne stes­sa si ha per av­ve­nu­ta con la de­ci­sio­ne del giu­di­ce dell’ese­cu­zio­ne. Que­sti im­par­ti­sce le istru­zio­ni ne­ces­sa­rie se­con­do l’ar­ti­co­lo 344 ca­po­ver­so 2.

Art. 352 Azione giudiziaria

È in ogni ca­so fat­ta sal­va l’azio­ne giu­di­zia­ria re­la­ti­va al­la pre­sta­zio­ne do­vu­ta. In par­ti­co­la­re, l’ob­bli­ga­to può in ogni tem­po chie­de­re al giu­di­ce di ac­cer­ta­re che la pre­te­sa non sus­si­ste o non sus­si­ste più op­pu­re che per l’adem­pi­men­to è sta­ta con­ces­sa una di­la­zio­ne.

Parte terza: Arbitrato

Titolo primo: Disposizioni generali

Art. 353 Campo d’applicazione

1 Le di­spo­si­zio­ni del pre­sen­te ti­to­lo si ap­pli­ca­no ai pro­ce­di­men­ti da­van­ti ai tri­bu­na­li ar­bi­tra­li con se­de in Sviz­ze­ra, per quan­to non sia­no ap­pli­ca­bi­li le di­spo­si­zio­ni del ca­pi­to­lo 12 LDIP168.

2 Le par­ti pos­so­no esclu­de­re l’ap­pli­ca­bi­li­tà del­le pre­sen­ti di­spo­si­zio­ni sull’ar­bi­tra­to me­dian­te una di­chia­ra­zio­ne nel pat­to d’ar­bi­tra­to o in un ac­cor­do suc­ces­si­vo e con­ve­ni­re di ap­pli­ca­re le di­spo­si­zio­ni del ca­pi­to­lo 12 LDIP. Ta­le di­chia­ra­zio­ne ri­chie­de la for­ma di cui all’ar­ti­co­lo 358.169

168 RS 291

169 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 2 del­la LF del 19 giu. 2020, in vi­go­re dal 1° gen. 2021 (RU 2020 4179; FF 2018 6019).

Art. 354 Arbitrabilità

L’ar­bi­tra­to può ver­te­re su qual­sia­si pre­te­sa su cui le par­ti pos­so­no di­spor­re li­be­ra­men­te.

Art. 355 Sede del tribunale arbitrale

1 La se­de del tri­bu­na­le ar­bi­tra­le è sta­bi­li­ta dal­le par­ti o dall’en­te da es­se de­si­gna­to. In su­bor­di­ne, la se­de è sta­bi­li­ta dal tri­bu­na­le ar­bi­tra­le stes­so.

2 Se non è sta­bi­li­ta dal­le par­ti, dall’en­te da es­se de­si­gna­to o dal tri­bu­na­le ar­bi­tra­le, la se­de è nel luo­go del tri­bu­na­le sta­ta­le che sa­reb­be com­pe­ten­te per giu­di­ca­re il me­ri­to del­la cau­sa in man­can­za di pat­to di ar­bi­tra­to.

3 Se più tri­bu­na­li sta­ta­li so­no com­pe­ten­ti, il tri­bu­na­le ar­bi­tra­le ha se­de nel luo­go del pri­mo tri­bu­na­le sta­ta­le adi­to in ap­pli­ca­zio­ne dell’ar­ti­co­lo 356.

4 Se le par­ti non han­no pat­tui­to di­ver­sa­men­te, il tri­bu­na­le ar­bi­tra­le può di­bat­te­re, as­su­me­re pro­ve e de­li­be­ra­re an­che in qual­sia­si al­tro luo­go.

Art. 356 Tribunali statali competenti

1 Il Can­to­ne do­ve ha se­de il tri­bu­na­le ar­bi­tra­le de­si­gna un tri­bu­na­le su­pe­rio­re com­pe­ten­te per:

a.
sta­tui­re sui re­cla­mi e sul­le do­man­de di re­vi­sio­ne;
b.
ri­ce­ve­re in de­po­si­to il lo­do e at­te­star­ne l’ese­cu­ti­vi­tà.

2 Un al­tro tri­bu­na­le o un tri­bu­na­le com­po­sto in al­tro mo­do, de­si­gna­to dal Can­to­ne do­ve ha se­de il tri­bu­na­le ar­bi­tra­le, è com­pe­ten­te in istan­za uni­ca per:

a.
no­mi­na­re, ri­cu­sa­re, re­vo­ca­re e so­sti­tui­re gli ar­bi­tri;
b.
pro­ro­ga­re il man­da­to del tri­bu­na­le ar­bi­tra­le;
c.
pre­sta­re con­cor­so al tri­bu­na­le ar­bi­tra­le per pro­ce­de­re ad at­ti pro­ce­du­ra­li.

3 Il tri­bu­na­le sta­ta­le com­pe­ten­te de­ci­de in pro­ce­du­ra som­ma­ria, sal­vo nei ca­si di cui al ca­po­ver­so 1 let­te­ra a.170

170 In­tro­dot­to dall’all. n. 2 del­la LF del 19 giu. 2020, in vi­go­re dal 1° gen. 2021 (RU 2020 4179; FF 2018 6019).

Titolo secondo: Patto e clausole d’arbitrato 171

171 Nuovo testo giusta l’all. n. 2 della LF del 19 giu. 2020, in vigore dal 1° gen. 2021 (RU 2020 4179; FF 2018 6019).

Art. 357 Oggetto

1 Il pat­to d’ar­bi­tra­to può ri­fe­rir­si a con­tro­ver­sie esi­sten­ti o fu­tu­re de­ri­van­ti da un de­ter­mi­na­to rap­por­to giu­ri­di­co.

2 Con­tro il pat­to d’ar­bi­tra­to non può es­se­re ec­ce­pi­ta l’in­va­li­di­tà del con­trat­to prin­ci­pa­le.

Art. 358 Forma

1Il pat­to d’ar­bi­tra­to dev’es­se­re sti­pu­la­to per scrit­to o in un’al­tra for­ma che con­sen­ta la pro­va per te­sto.

2 Al­le clau­so­le di ar­bi­tra­to pre­vi­ste in ne­go­zi giu­ri­di­ci uni­la­te­ra­li o in sta­tu­ti si ap­pli­ca­no per ana­lo­gia le di­spo­si­zio­ni del­la pre­sen­te Par­te.172

172 In­tro­dot­to dall’all. n. 2 del­la LF del 19 giu. 2020, in vi­go­re dal 1° gen. 2021 (RU 2020 4179; FF 2018 6019).

Art. 359 Contestata competenza del tribunale arbitrale

1 Se la va­li­di­tà, il con­te­nu­to o la por­ta­ta del pat­to d’ar­bi­tra­to op­pu­re la cor­ret­ta co­sti­tu­zio­ne del tri­bu­na­le ar­bi­tra­le so­no con­te­sta­ti da­van­ti al­lo stes­so, il tri­bu­na­le ar­bi­tra­le pro­nun­cia in me­ri­to con una de­ci­sio­ne in­ci­den­ta­le o nel­la de­ci­sio­ne fi­na­le.

2 L’ec­ce­zio­ne d’in­com­pe­ten­za del tri­bu­na­le ar­bi­tra­le de­ve es­se­re pro­po­sta pri­ma di en­tra­re nel me­ri­to del­la cau­sa.

Titolo terzo: Costituzione del tribunale arbitrale

Art. 360 Numero degli arbitri

1 Le par­ti pos­so­no li­be­ra­men­te sta­bi­li­re il nu­me­ro de­gli ar­bi­tri. In as­sen­za di un ac­cor­do, il lo­ro nu­me­ro è tre.

2 Se le par­ti han­no sta­bi­li­to un nu­me­ro pa­ri di ar­bi­tri, si pre­su­me che un’ul­te­rio­re per­so­na deb­ba es­se­re de­si­gna­ta co­me pre­si­den­te.

Art. 361 Designazione ad opera delle parti

1 Gli ar­bi­tri so­no no­mi­na­ti se­con­do quan­to pat­tui­to fra le par­ti.

2 Se ta­le pat­tui­zio­ne man­ca, cia­scu­na par­te de­si­gna un nu­me­ro ugua­le di ar­bi­tri; que­sti, a vo­to una­ni­me, eleg­go­no un pre­si­den­te.

3 Se un ar­bi­tro è de­si­gna­to per fun­zio­ne, si re­pu­ta de­si­gna­to il ti­to­la­re del­la stes­sa al mo­men­to dell’ac­cet­ta­zio­ne del man­da­to ar­bi­tra­le.

4 Per le con­tro­ver­sie in ma­te­ria di lo­ca­zio­ne o af­fit­to di lo­ca­li d’abi­ta­zio­ne, le par­ti pos­so­no de­si­gna­re qua­le tri­bu­na­le ar­bi­tra­le uni­ca­men­te l’au­to­ri­tà di con­ci­lia­zio­ne.

Art. 362 Designazione ad opera del tribunale statale

1 Se il pat­to d’ar­bi­tra­to non spe­ci­fi­ca l’en­te in­ca­ri­ca­to del­la de­si­gna­zio­ne del tri­bu­na­le ar­bi­tra­le o se l’en­te in­ca­ri­ca­to non de­si­gna gli ar­bi­tri en­tro un con­gruo ter­mi­ne, il tri­bu­na­le sta­ta­le com­pe­ten­te ai sen­si dell’ar­ti­co­lo 356 ca­po­ver­so 2, su ri­chie­sta di una par­te, prov­ve­de al­la de­si­gna­zio­ne qua­lo­ra:

a.
le par­ti non si ac­cor­di­no sul­la de­si­gna­zio­ne dell’ar­bi­tro uni­co o del pre­si­den­te;
b.
una par­te non de­si­gni gli ar­bi­tri di sua com­pe­ten­za en­tro 30 gior­ni da quan­do ne è sta­ta ri­chie­sta; op­pu­re
c.
gli ar­bi­tri non si ac­cor­di­no sul­la scel­ta del pre­si­den­te en­tro 30 gior­ni dal­la lo­ro de­si­gna­zio­ne.

2 In ca­so di ar­bi­tra­to con­cer­nen­te più par­ti, il tri­bu­na­le sta­ta­le com­pe­ten­te ai sen­si dell’ar­ti­co­lo 356 ca­po­ver­so 2 può de­si­gna­re tut­ti gli ar­bi­tri.

3 Il tri­bu­na­le sta­ta­le cui è sta­ta af­fi­da­ta la de­si­gna­zio­ne pro­ce­de al­la stes­sa ec­cet­to che da un esa­me som­ma­rio ri­sul­ti che le par­ti non so­no le­ga­te da un pat­to d’ar­bi­tra­to.

Art. 363 Obbligo di trasparenza

1 La per­so­na pro­po­sta qua­le ar­bi­tro de­ve ri­ve­la­re sen­za in­du­gio l’esi­sten­za di cir­co­stan­ze che po­treb­be­ro far du­bi­ta­re le­git­ti­ma­men­te del­la sua im­par­zia­li­tà o in­di­pen­den­za.

2 Ta­le ob­bli­go sus­si­ste du­ran­te l’in­te­ro pro­ce­di­men­to.

Art. 364 Accettazione del mandato

1 Gli ar­bi­tri con­fer­ma­no l’ac­cet­ta­zio­ne del man­da­to.

2 Il tri­bu­na­le ar­bi­tra­le è co­sti­tui­to sol­tan­to quan­do tut­ti gli ar­bi­tri han­no di­chia­ra­to di ac­cet­ta­re il man­da­to.

Art. 365 Segretariato

1 Il tri­bu­na­le ar­bi­tra­le può do­tar­si di un se­gre­ta­ria­to.

2 Gli ar­ti­co­li 363 ca­po­ver­so 1 e 367–369 si ap­pli­ca­no per ana­lo­gia.

Art. 366 Durata del mandato

1 Le par­ti pos­so­no li­mi­ta­re nel pat­to d’ar­bi­tra­to o in un ac­cor­do suc­ces­si­vo la du­ra­ta del man­da­to del tri­bu­na­le ar­bi­tra­le.

2 La du­ra­ta del man­da­to en­tro cui il tri­bu­na­le ar­bi­tra­le de­ve pro­nun­cia­re il lo­do può es­se­re pro­ro­ga­ta:

a.
per ac­cor­do tra le par­ti;
b.
su ri­chie­sta di una par­te o del tri­bu­na­le ar­bi­tra­le, me­dian­te de­ci­sio­ne del tri­bu­na­le sta­ta­le com­pe­ten­te ai sen­si dell’ar­ti­co­lo 356 ca­po­ver­so 2.

Titolo quarto: Ricusazione, destituzione e sostituzione dei membri del tribunale arbitrale

Art. 367 Ricusazione di un arbitro

1 Un ar­bi­tro può es­se­re ri­cu­sa­to se:

a.
non sod­di­sfa i re­qui­si­ti con­ve­nu­ti dal­le par­ti;
b.
vi è un mo­ti­vo di ri­cu­sa­zio­ne con­tem­pla­to dall’or­di­na­men­to pro­ce­du­ra­le con­ve­nu­to dal­le par­ti; op­pu­re
c.
sus­si­sto­no dub­bi le­git­ti­mi quan­to al­la sua in­di­pen­den­za o im­par­zia­li­tà.

2 Una par­te può ri­cu­sa­re un ar­bi­tro da lei de­si­gna­to, o al­la cui de­si­gna­zio­ne ha par­te­ci­pa­to, sol­tan­to per mo­ti­vi di cui è ve­nu­ta a co­no­scen­za do­po la de­si­gna­zio­ne no­no­stan­te ab­bia usa­to la do­vu­ta at­ten­zio­ne.173 Il mo­ti­vo di ri­cu­sa­zio­ne dev’es­se­re co­mu­ni­ca­to sen­za in­du­gio al tri­bu­na­le ar­bi­tra­le e all’al­tra par­te.

173 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 2 del­la LF del 19 giu. 2020, in vi­go­re dal 1° gen. 2021 (RU 2020 4179; FF 2018 6019).

Art. 368 Ricusazione del tribunale arbitrale

1 Una par­te può ri­cu­sa­re l’in­te­ro tri­bu­na­le ar­bi­tra­le qua­lo­ra l’al­tra par­te ab­bia eser­ci­ta­to un in­flus­so pre­pon­de­ran­te sul­la de­si­gna­zio­ne de­gli ar­bi­tri. Il mo­ti­vo del­la ri­cu­sa­zio­ne dev’es­se­re co­mu­ni­ca­to sen­za in­du­gio al tri­bu­na­le ar­bi­tra­le e all’al­tra par­te.

2 Il nuo­vo tri­bu­na­le ar­bi­tra­le è co­sti­tui­to se­con­do la pro­ce­du­ra pre­vi­sta ne­gli ar­ti­co­li 361 e 362.

3 Le par­ti han­no il di­rit­to di de­si­gna­re nuo­va­men­te co­me ar­bi­tri i mem­bri del tri­bu­na­le ar­bi­tra­le ri­cu­sa­to.

Art. 369 Procedura di ricusazione

1 Le par­ti pos­so­no ac­cor­dar­si li­be­ra­men­te sul­la pro­ce­du­ra di ri­cu­sa­zio­ne.

2 Sal­vo di­ver­sa pat­tui­zio­ne del­le par­ti e pur­ché il pro­ce­di­men­to ar­bi­tra­le non sia an­co­ra con­clu­so, l’istan­za di ri­cu­sa­zio­ne, scrit­ta e mo­ti­va­ta, dev’es­se­re pro­po­sta all’ar­bi­tro ri­cu­sa­to e co­mu­ni­ca­ta agli al­tri ar­bi­tri en­tro 30 gior­ni dal mo­men­to in cui la par­te in­stan­te è ve­nu­ta a co­no­scen­za del mo­ti­vo di ri­cu­sa­zio­ne o avreb­be po­tu­to ve­nir­ne a co­no­scen­za usan­do la do­vu­ta at­ten­zio­ne.174

3 La par­te in­stan­te può, en­tro 30 gior­ni dal de­po­si­to dell’istan­za di ri­cu­sa­zio­ne, ri­vol­ger­si all’en­te de­si­gna­to dal­le par­ti op­pu­re, se un ta­le en­te non è sta­to pre­vi­sto, chie­de­re di pro­nun­ciar­si al tri­bu­na­le sta­ta­le com­pe­ten­te ai sen­si dell’ar­ti­co­lo 356 ca­po­ver­so 2.175

4 Se le par­ti non han­no pat­tui­to al­tri­men­ti, du­ran­te l’esa­me dell’istan­za di ri­cu­sa­zio­ne il tri­bu­na­le ar­bi­tra­le può con­ti­nua­re la pro­ce­du­ra fi­no e com­pre­sa la pro­nun­cia del lo­do, sen­za esclu­de­re l’ar­bi­tro ri­cu­sa­to.

5 La de­ci­sio­ne sul­la ri­cu­sa­zio­ne può es­se­re im­pu­gna­ta sol­tan­to as­sie­me al pri­mo lo­do.

174 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 2 del­la LF del 19 giu. 2020, in vi­go­re dal 1° gen. 2021 (RU 2020 4179; FF 2018 6019).

175 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 2 del­la LF del 19 giu. 2020, in vi­go­re dal 1° gen. 2021 (RU 2020 4179; FF 2018 6019).

Art. 370 Destituzione

1 Cia­scun ar­bi­tro può es­se­re de­sti­tui­to per ac­cor­do scrit­to tra le par­ti.

2 Sal­vo di­ver­sa pat­tui­zio­ne del­le par­ti, se un ar­bi­tro non si di­mo­stra in gra­do di adem­pie­re i suoi com­pi­ti in un ter­mi­ne uti­le o di agi­re con la cu­ra ri­chie­sta dal­le cir­co­stan­ze, su ri­chie­sta di una par­te que­sti può es­se­re de­sti­tui­to dall’en­te de­si­gna­to dal­le par­ti op­pu­re, se un ta­le en­te non è sta­to pre­vi­sto, dal tri­bu­na­le sta­ta­le com­pe­ten­te ai sen­si dell’ar­ti­co­lo 356 ca­po­ver­so 2.176

3 All’im­pu­gna­zio­ne di una ta­le de­ci­sio­ne si ap­pli­ca l’ar­ti­co­lo 369 ca­po­ver­so 5.

176 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 2 del­la LF del 19 giu. 2020, in vi­go­re dal 1° gen. 2021 (RU 2020 4179; FF 2018 6019).

Art. 371 Sostituzione di un arbitro

1 Al­la so­sti­tu­zio­ne di un ar­bi­tro si ap­pli­ca la pro­ce­du­ra se­gui­ta per la sua de­si­gna­zio­ne, ec­cet­to che le par­ti si sia­no ac­cor­da­te o di­spon­ga­no di­ver­sa­men­te.

2 Se non si può pro­ce­de­re in tal mo­do, il nuo­vo ar­bi­tro è de­si­gna­to dal tri­bu­na­le sta­ta­le com­pe­ten­te ai sen­si dell’ar­ti­co­lo 356 ca­po­ver­so 2, sal­vo che il pat­to d’ar­bi­tra­to esclu­da ta­le pos­si­bi­li­tà o, in se­gui­to al ve­nir me­no di un ar­bi­tro, deb­ba con­si­de­rar­si de­ca­du­to.

3 Se le par­ti non pos­so­no ac­cor­dar­si in me­ri­to, il neo­co­sti­tui­to tri­bu­na­le ar­bi­tra­le de­ci­de qua­li at­ti pro­ces­sua­li a cui il mem­bro so­sti­tui­to ave­va par­te­ci­pa­to deb­ba­no es­se­re ri­pe­tu­ti.

4 La pro­ce­du­ra di so­sti­tu­zio­ne di un ar­bi­tro non so­spen­de il de­cor­so del ter­mi­ne as­se­gna­to al tri­bu­na­le ar­bi­tra­le per pro­nun­cia­re il giu­di­zio.

Titolo quinto: Procedimento arbitrale

Art. 372 Pendenza

1 Il pro­ce­di­men­to ar­bi­tra­le è pen­den­te:

a.
ap­pe­na una par­te adi­sce il tri­bu­na­le ar­bi­tra­le de­si­gna­to nel pat­to d’ar­bi­tra­to; op­pu­re
b.
in man­can­za di ta­le de­si­gna­zio­ne, ap­pe­na una par­te av­via la pro­ce­du­ra di co­sti­tu­zio­ne del tri­bu­na­le ar­bi­tra­le op­pu­re la pre­ven­ti­va pro­ce­du­ra di con­ci­lia­zio­ne pat­tui­ta dal­le par­ti.

2 Se da­van­ti a un tri­bu­na­le sta­ta­le e a un tri­bu­na­le ar­bi­tra­le so­no pen­den­ti, tra le me­de­si­me par­ti, cau­se con­cer­nen­ti il me­de­si­mo og­get­to li­ti­gio­so, il tri­bu­na­le suc­ces­si­va­men­te adi­to so­spen­de la pro­ce­du­ra fin­ché il tri­bu­na­le pre­ven­ti­va­men­te adi­to ab­bia de­ci­so sul­la sua com­pe­ten­za.

Art. 373 Regole generali di procedura

1 Le par­ti pos­so­no re­go­la­re la pro­ce­du­ra ar­bi­tra­le:

a.
es­se me­de­si­me;
b.
me­dian­te ri­chia­mo di un or­di­na­men­to pro­ce­du­ra­le ar­bi­tra­le;
c.
di­chia­ran­do ap­pli­ca­bi­le un di­rit­to pro­ce­du­ra­le di lo­ro scel­ta.

2 Se non è sta­ta re­go­la­ta dal­le par­ti, la pro­ce­du­ra è sta­bi­li­ta dal tri­bu­na­le ar­bi­tra­le.

3 Il pre­si­den­te del tri­bu­na­le ar­bi­tra­le può de­ci­de­re per­so­nal­men­te su sin­go­le que­stio­ni pro­ce­du­ra­li se co­sì au­to­riz­za­to del­le par­ti o da­gli al­tri mem­bri del tri­bu­na­le ar­bi­tra­le.

4 Il tri­bu­na­le ar­bi­tra­le de­ve ga­ran­ti­re la pa­ri­tà di trat­ta­men­to del­le par­ti e il lo­ro di­rit­to d’es­se­re sen­ti­te, non­ché pro­ce­de­re a un con­trad­dit­to­rio.

5 Ogni par­te può far­si rap­pre­sen­ta­re.

6 Le vio­la­zio­ni di re­go­le di pro­ce­du­ra de­vo­no es­se­re ec­ce­pi­te non ap­pe­na sia­no sta­te ac­cer­ta­te o sia pos­si­bi­le ac­cer­tar­le usan­do la do­vu­ta at­ten­zio­ne, pe­na la pe­ren­zio­ne.177

177 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 2 del­la LF del 19 giu. 2020, in vi­go­re dal 1° gen. 2021 (RU 2020 4179; FF 2018 6019).

Art. 374 Provvedimenti cautelari, garanzie e risarcimento dei danni

1 Il tri­bu­na­le sta­ta­le o, sal­vo di­ver­sa pat­tui­zio­ne del­le par­ti, il tri­bu­na­le ar­bi­tra­le può, ad istan­za di par­te, or­di­na­re prov­ve­di­men­ti cau­te­la­ri, com­pre­si quel­li per as­si­cu­ra­re i mez­zi di pro­va.

2 Se la per­so­na con­tro cui è or­di­na­to il prov­ve­di­men­to del tri­bu­na­le ar­bi­tra­le non vi si sot­to­po­ne spon­ta­nea­men­te, il tri­bu­na­le sta­ta­le, su ri­chie­sta del tri­bu­na­le ar­bi­tra­le o ad istan­za di par­te, pren­de le ne­ces­sa­rie di­spo­si­zio­ni; l’istan­za di par­te ri­chie­de il con­sen­so del tri­bu­na­le ar­bi­tra­le.

3 Se vi è da te­me­re un dan­no per l’al­tra par­te, il tri­bu­na­le ar­bi­tra­le o sta­ta­le può su­bor­di­na­re i prov­ve­di­men­ti cau­te­la­ri al­la pre­sta­zio­ne di ga­ran­zie.

4 La par­te in­stan­te ri­spon­de del dan­no cau­sa­to da un prov­ve­di­men­to cau­te­la­re in­giu­sti­fi­ca­to. Tut­ta­via, se es­sa pro­va di aver pre­sen­ta­to l’istan­za in buo­na fe­de, il tri­bu­na­le ar­bi­tra­le o sta­ta­le può ri­dur­re o esclu­de­re il ri­sar­ci­men­to. La par­te le­sa può far va­le­re la sua pre­te­sa nel pro­ce­di­men­to ar­bi­tra­le pen­den­te.

5 La ga­ran­zia è li­be­ra­ta se è cer­to che non è pro­mos­sa al­cu­na azio­ne di ri­sar­ci­men­to del dan­no; se vi è in­cer­tez­za in pro­po­si­to, il tri­bu­na­le ar­bi­tra­le as­se­gna un ter­mi­ne per pro­por­re l’azio­ne.

Art. 375 Assunzione delle prove e collaborazione del tribunale statale

1 Il tri­bu­na­le ar­bi­tra­le pro­ce­de lui stes­so all’as­sun­zio­ne del­le pro­ve.

2 Il tri­bu­na­le ar­bi­tra­le può chie­de­re la col­la­bo­ra­zio­ne del tri­bu­na­le sta­ta­le com­pe­ten­te ai sen­si dell’ar­ti­co­lo 356 ca­po­ver­so 2 per as­su­me­re pro­ve o ef­fet­tua­re al­tri at­ti giu­di­zia­ri. Con il con­sen­so del tri­bu­na­le ar­bi­tra­le ta­le col­la­bo­ra­zio­ne può es­se­re chie­sta an­che da una par­te.

3 Gli ar­bi­tri pos­so­no par­te­ci­pa­re agli at­ti pro­ce­du­ra­li del tri­bu­na­le sta­ta­le e por­re do­man­de.

Art. 376 Litisconsorzio, cumulo d’azioni e partecipazione di terzi

1 Un pro­ce­di­men­to ar­bi­tra­le può es­se­re con­dot­to da o con­tro più li­ti­scon­sor­ti se:

a.
tut­te le par­ti so­no le­ga­te tra lo­ro da uno o più pat­ti d’ar­bi­tra­to con­cor­dan­ti; e
b.
le pre­te­se fat­te va­le­re so­no iden­ti­che o ma­te­rial­men­te con­nes­se.

2 Le pre­te­se ma­te­rial­men­te con­nes­se pos­so­no es­se­re giu­di­ca­te nel­lo stes­so pro­ce­di­men­to ar­bi­tra­le se so­no og­get­to di pat­ti d’ar­bi­tra­to con­cor­dan­ti.

3 L’in­ter­ven­to di un ter­zo e la par­te­ci­pa­zio­ne del­la per­so­na chia­ma­ta in cau­sa pre­sup­pon­go­no l’esi­sten­za di un pat­to d’ar­bi­tra­to tra il ter­zo e le par­ti in cau­sa e so­no su­bor­di­na­ti al con­sen­so del tri­bu­na­le ar­bi­tra­le.

Art. 377 Compensazione e domanda riconvenzionale

1 Il tri­bu­na­le ar­bi­tra­le è com­pe­ten­te a sta­tui­re su un’ec­ce­zio­ne di com­pen­sa­zio­ne sol­le­va­ta da una par­te an­che se la pre­te­sa po­sta in com­pen­sa­zio­ne non sog­gia­ce al pat­to d’ar­bi­tra­to e an­che se per la stes­sa è sta­to sti­pu­la­to un al­tro pat­to d’ar­bi­tra­to o una pro­ro­ga di fo­ro.

2 Una do­man­da ri­con­ven­zio­na­le è am­mes­sa so­lo se con­cer­ne una li­te che ri­ca­de in un pat­to d’ar­bi­tra­to con­cor­dan­te.

Art. 378 Anticipazione delle spese

1 Il tri­bu­na­le ar­bi­tra­le può esi­ge­re un an­ti­ci­po del­le spe­se pro­ce­du­ra­li pre­su­mi­bi­li e far­ne di­pen­de­re la con­ti­nua­zio­ne del pro­ce­di­men­to. Sal­vo di­ver­so ac­cor­do tra le par­ti, es­so ne de­ter­mi­na l’im­por­to a ca­ri­co di cia­scu­na.

2 Se una par­te non ver­sa l’an­ti­ci­po che le in­com­be, l’al­tra può o an­ti­ci­pa­re lei stes­sa il to­ta­le del­le spe­se o ri­nun­cia­re al pro­ce­di­men­to ar­bi­tra­le. In que­st’ul­ti­mo ca­so, es­sa può, per la stes­sa li­te, av­via­re un nuo­vo pro­ce­di­men­to ar­bi­tra­le o pro­muo­ve­re una cau­sa da­van­ti al tri­bu­na­le sta­ta­le.

Art. 379 Cauzione per le spese ripetibili

Se ri­sul­ta che l’at­to­re è in­sol­ven­te, il tri­bu­na­le ar­bi­tra­le può, su ri­chie­sta del con­ve­nu­to, di­spor­re che per le co­stui spe­se ri­pe­ti­bi­li pre­su­mi­bi­li sia pre­sta­ta cau­zio­ne en­tro un da­to ter­mi­ne. Al con­ve­nu­to si ap­pli­ca per ana­lo­gia l’ar­ti­co­lo 378 ca­po­ver­so 2.

Art. 380 Gratuito patrocinio

Il gra­tui­to pa­tro­ci­nio è esclu­so.

Titolo sesto: Lodo

Art. 381 Diritto applicabile

1 Il tri­bu­na­le ar­bi­tra­le de­ci­de:

a.
se­con­do le re­go­le di di­rit­to scel­te dal­le par­ti; op­pu­re
b.
se­con­do equi­tà, se co­sì au­to­riz­za­to dal­le par­ti.

2 In man­can­za di ta­le scel­ta o au­to­riz­za­zio­ne, il tri­bu­na­le ar­bi­tra­le de­ci­de se­con­do il di­rit­to che sa­reb­be ap­pli­ca­to da un tri­bu­na­le sta­ta­le.

Art. 382 Deliberazioni e votazioni

1 Al­le de­li­be­ra­zio­ni e al­le vo­ta­zio­ni de­vo­no par­te­ci­pa­re tut­ti gli ar­bi­tri.

2 Se un ar­bi­tro si ri­fiu­ta di par­te­ci­pa­re a una de­li­be­ra­zio­ne o a una vo­ta­zio­ne, gli al­tri ar­bi­tri pos­so­no de­li­be­ra­re e de­ci­de­re sen­za di lui, sem­pre che le par­ti non si sia­no ac­cor­da­te di­ver­sa­men­te.

3 Il tri­bu­na­le ar­bi­tra­le pro­nun­cia il lo­do a mag­gio­ran­za dei vo­ti, ec­cet­to che le par­ti si sia­no ac­cor­da­te di­ver­sa­men­te.

4 Se non si rag­giun­ge una mag­gio­ran­za di vo­ti, il vo­to del pre­si­den­te de­ci­de.

Art. 383 Lodi incidentali e lodi parziali

Sal­vo di­ver­sa pat­tui­zio­ne del­le par­ti, il tri­bu­na­le ar­bi­tra­le può li­mi­ta­re il pro­ce­di­men­to a sin­go­le que­stio­ni o con­clu­sio­ni.

Art. 384 Contenuto del lodo

1 Il lo­do con­tie­ne:

a.
la com­po­si­zio­ne del tri­bu­na­le ar­bi­tra­le;
b.
l’in­di­ca­zio­ne del­la se­de del tri­bu­na­le ar­bi­tra­le;
c.
la de­si­gna­zio­ne del­le par­ti e dei lo­ro rap­pre­sen­tan­ti;
d.
le con­clu­sio­ni del­le par­ti op­pu­re, in man­can­za di con­cre­te ri­chie­ste, una de­scri­zio­ne dei pun­ti li­ti­gio­si;
e.
in quan­to le par­ti non vi ab­bia­no ri­nun­cia­to, l’espo­si­zio­ne dei fat­ti, i con­si­de­ran­di di di­rit­to e se del ca­so quel­li di equi­tà;
f.
il di­spo­si­ti­vo sul me­ri­to del­la li­te co­me pu­re l’im­por­to e la ri­par­ti­zio­ne del­le spe­se pro­ce­du­ra­li e del­le ri­pe­ti­bi­li;
g.
la da­ta del giu­di­zio.

2 Il lo­do dev’es­se­re fir­ma­to; è suf­fi­cien­te la fir­ma del pre­si­den­te.

Art. 385 Intesa tra le parti

Se du­ran­te il pro­ce­di­men­to ar­bi­tra­le le par­ti pon­go­no fi­ne al­la con­tro­ver­sia, il tri­bu­na­le ar­bi­tra­le, su ri­chie­sta, lo con­sta­ta sot­to for­ma di lo­do.

Art. 386 Notificazione e deposito

1 Una co­pia del lo­do dev’es­se­re no­ti­fi­ca­ta ad ogni par­te.

2 Ogni par­te, a sue spe­se, può de­po­si­ta­re un esem­pla­re del lo­do pres­so il tri­bu­na­le sta­ta­le com­pe­ten­te ai sen­si dell’ar­ti­co­lo 356 ca­po­ver­so 1.

3 Su ri­chie­sta di una par­te, det­to tri­bu­na­le sta­ta­le ri­la­scia un’at­te­sta­zio­ne di ese­cu­ti­vi­tà.

Art. 387 Effetti del lodo

Una vol­ta co­mu­ni­ca­to al­le par­ti, il lo­do ha gli stes­si ef­fet­ti di una de­ci­sio­ne giu­di­zia­ria ese­cu­ti­va e pas­sa­ta in giu­di­ca­to.

Art. 388 Rettifica, interpretazione e completamento del lodo

1 Ogni par­te può chie­de­re al tri­bu­na­le ar­bi­tra­le di:

a.
ret­ti­fi­ca­re er­ro­ri di re­da­zio­ne e di cal­co­lo nel lo­do;
b.
in­ter­pre­ta­re de­ter­mi­na­te par­ti del lo­do;
c.
ema­na­re un lo­do com­ple­men­ta­re su pre­te­se che, pur fat­te va­le­re nel pro­ce­di­men­to ar­bi­tra­le, non so­no sta­te og­get­to di trat­ta­zio­ne nel lo­do.

2 La ri­chie­sta dev’es­se­re pre­sen­ta­ta al tri­bu­na­le ar­bi­tra­le en­tro 30 gior­ni dal­la sco­per­ta dell’er­ro­re o dell’esi­gen­za di in­ter­pre­ta­zio­ne o di com­ple­ta­men­to di al­cu­ne par­ti del lo­do, in ogni ca­so pe­rò en­tro un an­no dal­la no­ti­fi­ca­zio­ne del lo­do.

3 La ri­chie­sta non so­spen­de i ter­mi­ni d’im­pu­gna­zio­ne. Per la par­te del lo­do ret­ti­fi-ca­ta, in­ter­pre­ta­ta o com­ple­ta­ta de­cor­re un nuo­vo ter­mi­ne d’im­pu­gna­zio­ne.178

178 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 2 del­la LF del 19 giu. 2020, in vi­go­re dal 1° gen. 2021 (RU 2020 4179; FF 2018 6019).

Titolo settimo: Mezzi d’impugnazione

Capitolo 1: Ricorso

Art. 389 Ricorso al Tribunale federale

1 Il lo­do è im­pu­gna­bi­le me­dian­te ri­cor­so al Tri­bu­na­le fe­de­ra­le.

2 La pro­ce­du­ra è ret­ta dal­le di­spo­si­zio­ni del­la leg­ge del 17 giu­gno 2005179 sul Tri­bu­na­le fe­de­ra­le, sal­vo che il pre­sen­te ca­pi­to­lo di­spon­ga al­tri­men­ti.

Art. 390 Ricorso al tribunale cantonale

1 Le par­ti pos­so­no, me­dian­te una di­chia­ra­zio­ne espli­ci­ta nel pat­to d’ar­bi­tra­to o in ac­cor­do suc­ces­si­vo, con­ve­ni­re che il lo­do pos­sa es­se­re im­pu­gna­to me­dian­te ri­cor­so da­van­ti al tri­bu­na­le can­to­na­le com­pe­ten­te se­con­do l’ar­ti­co­lo 356 ca­po­ver­so 1.

2 La pro­ce­du­ra è ret­ta da­gli ar­ti­co­li 319–327, sal­vo che il pre­sen­te ca­pi­to­lo di­spon­ga al­tri­men­ti. Il tri­bu­na­le can­to­na­le de­ci­de de­fi­ni­ti­va­men­te.

Art. 391 Sussidiarietà

Il ri­cor­so è am­mis­si­bi­le uni­ca­men­te do­po l’esau­ri­men­to dei mez­zi d’im­pu­gna­zio­ne ar­bi­tra­li pre­vi­sti nel pat­to d’ar­bi­tra­to.

Art. 392 Lodi impugnabili

È im­pu­gna­bi­le:

a.
ogni lo­do par­zia­le o fi­na­le;
b.
ogni lo­do in­ci­den­ta­le per i mo­ti­vi di cui all’ar­ti­co­lo 393 let­te­re a e b.

Art. 393 Motivi di ricorso

Il lo­do può es­se­re im­pu­gna­to uni­ca­men­te se:

a.
l’ar­bi­tro uni­co è sta­to de­si­gna­to ir­re­go­lar­men­te op­pu­re il tri­bu­na­le ar­bi­tra­le è sta­to co­sti­tui­to ir­re­go­lar­men­te;
b.
il tri­bu­na­le ar­bi­tra­le si è di­chia­ra­to, a tor­to, com­pe­ten­te o in­com­pe­ten­te;
c.
il tri­bu­na­le ar­bi­tra­le ha de­ci­so pun­ti li­ti­gio­si che non gli era­no sta­ti sot­to­po­sti o ha omes­so di giu­di­ca­re de­ter­mi­na­te con­clu­sio­ni;
d.
è sta­to vio­la­to il prin­ci­pio del­la pa­ri­tà di trat­ta­men­to del­le par­ti o il lo­ro di­rit­to di es­se­re sen­ti­te;
e.
è ar­bi­tra­rio nel suo esi­to per­ché si fon­da su ac­cer­ta­men­ti di fat­to pa­le­se­men­te in con­tra­sto con gli at­ti op­pu­re su una ma­ni­fe­sta vio­la­zio­ne del di­rit­to o dell’equi­tà;
f.
le in­den­ni­tà e le spe­se de­gli ar­bi­tri, fis­sa­te dal tri­bu­na­le ar­bi­tra­le, so­no ma­ni­fe­sta­men­te ec­ces­si­ve.

Art. 394 Rinvio per rettifica o completamento

L’au­to­ri­tà di ri­cor­so, sen­ti­te le par­ti, può rin­via­re il lo­do al tri­bu­na­le ar­bi­tra­le fis­san­do a que­st’ul­ti­mo un ter­mi­ne per ret­ti­fi­car­lo o com­ple­tar­lo.

Art. 395 Decisione

1 Se il lo­do non è rin­via­to al tri­bu­na­le ar­bi­tra­le op­pu­re se non è ret­ti­fi­ca­to o com­ple­ta­to da que­st’ul­ti­mo nel ter­mi­ne as­se­gna­to­gli, l’au­to­ri­tà di ri­cor­so pro­nun­cia sul ri­cor­so e, se l’ac­co­glie, an­nul­la il lo­do.

2 Se il lo­do è an­nul­la­to, il tri­bu­na­le ar­bi­tra­le de­ci­de di nuo­vo fon­dan­do­si sui con­si­de­ran­di del giu­di­zio di rin­vio. Se il tri­bu­na­le ar­bi­tra­le non è più al com­ple­to, è ap­pli­ca­bi­le l’ar­ti­co­lo 371.180

3 L’an­nul­la­men­to può li­mi­tar­si a sin­go­le par­ti del lo­do, sal­vo che le al­tre di­pen­da­no da que­ste.

4 Se il lo­do è im­pu­gna­to per in­den­ni­tà e spe­se ma­ni­fe­sta­men­te ec­ces­si­ve, l’au­to­ri­tà di ri­cor­so può fis­sa­re es­sa stes­sa le in­den­ni­tà e spe­se do­vu­te.

180 Per. in­tro­dot­to dall’all. n. 2 del­la LF del 19 giu. 2020, in vi­go­re dal 1° gen. 2021 (RU 2020 4179; FF 2018 6019).

Capitolo 2: Revisione

Art. 396 Motivi di revisione

1 Una par­te può chie­de­re la re­vi­sio­ne del lo­do al tri­bu­na­le sta­ta­le com­pe­ten­te se­con­do l’ar­ti­co­lo 356 ca­po­ver­so 1 se:

a.
ha suc­ces­si­va­men­te ap­pre­so fat­ti ri­le­van­ti o tro­va­to mez­zi di pro­va de­ci­si­vi che non ha po­tu­to al­le­ga­re nel­la pre­ce­den­te pro­ce­du­ra, esclu­si i fat­ti e mez­zi di pro­va sor­ti do­po la pro­nun­cia del lo­do;
b.
da un pro­ce­di­men­to pe­na­le ri­sul­ta che il lo­do a lei sfa­vo­re­vo­le è sta­to in­fluen­za­to da un cri­mi­ne o da un de­lit­to; non oc­cor­re che sia sta­ta pro­nun­cia­ta una con­dan­na dal giu­di­ce pe­na­le; se il pro­ce­di­men­to pe­na­le non può es­se­re espe­ri­to, la pro­va può es­se­re ad­dot­ta in al­tro mo­do;
c.
fa va­le­re che l’ac­quie­scen­za, la de­si­sten­za o la tran­sa­zio­ne ar­bi­tra­le è inef­fi­ca­ce;
d.181
un mo­ti­vo di ri­cu­sa­zio­ne ai sen­si dell’ar­ti­co­lo 367 ca­po­ver­so 1 let­te­ra c è sta­to sco­per­to, no­no­stan­te sia sta­ta usa­ta la do­vu­ta at­ten­zio­ne, sol­tan­to do­po la chiu­su­ra del pro­ce­di­men­to ar­bi­tra­le, sem­pre che non si di­spon­ga di un al­tro mez­zo d’im­pu­gna­zio­ne.

2 La re­vi­sio­ne può es­se­re chie­sta per vio­la­zio­ne del­la CE­DU182 se:

a.183
la Cor­te eu­ro­pea dei di­rit­ti dell’uo­mo ha ac­cer­ta­to in una sen­ten­za de­fi­ni­ti­va (art. 44 CE­DU) che la CE­DU o i suoi pro­to­col­li so­no sta­ti vio­la­ti op­pu­re ha chiu­so la cau­sa con una com­po­si­zio­ne ami­che­vo­le (art. 39 CE­DU);
b.
un in­den­niz­zo è ina­dat­to a com­pen­sa­re le con­se­guen­ze del­la vio­la­zio­ne; e
c.
la re­vi­sio­ne è ne­ces­sa­ria per ri­muo­ve­re la vio­la­zio­ne.

181 In­tro­dot­ta dall’all. n. 2 del­la LF del 19 giu. 2020, in vi­go­re dal 1° gen. 2021 (RU 2020 4179; FF 2018 6019).

182 RS 0.101

183 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 2 del­la LF del 1° ott. 2021, in vi­go­re dal 1° lug. 2022 (RU 2022 289; FF 2021 300, 889).

Art. 397 Termini

1 La do­man­da di re­vi­sio­ne dev’es­se­re pre­sen­ta­ta en­tro 90 gior­ni dal­la sco­per­ta del mo­ti­vo di re­vi­sio­ne.

2 Do­po die­ci an­ni dal pas­sag­gio in giu­di­ca­to del lo­do, la re­vi­sio­ne non può più es­se­re do­man­da­ta, sal­vo nel ca­so di cui all’ar­ti­co­lo 396 ca­po­ver­so 1 let­te­ra b.

Art. 398 Procedura

Al­la pro­ce­du­ra si ap­pli­ca­no gli ar­ti­co­li 330 e 331.

Art. 399 Rinvio al tribunale arbitrale

1 Se ac­co­glie la do­man­da di re­vi­sio­ne, il tri­bu­na­le sta­ta­le an­nul­la il lo­do e rin­via gli at­ti al tri­bu­na­le ar­bi­tra­le per un nuo­vo giu­di­zio.

2 Se il tri­bu­na­le ar­bi­tra­le non è più al com­ple­to, è ap­pli­ca­bi­le l’ar­ti­co­lo 371.

Parte quarta: Disposizioni finali

Titolo primo: Esecuzione

Art. 400 Principi

1 Il Con­si­glio fe­de­ra­le ema­na le nor­me d’at­tua­zio­ne.

2 Es­so met­te a di­spo­si­zio­ne i mo­du­li per i do­cu­men­ti giu­di­zia­ri e per gli at­ti scrit­ti del­le par­ti. I mo­du­li per gli at­ti scrit­ti del­le par­ti de­vo­no es­se­re con­ce­pi­ti in mo­do da po­ter es­se­re com­pi­la­ti an­che da una par­te non esper­ta in fat­to di di­rit­to.

3 Il Con­si­glio fe­de­ra­le può de­le­ga­re all’Uf­fi­cio fe­de­ra­le di giu­sti­zia l’ema­na­zio­ne di nor­me am­mi­ni­stra­ti­ve e tec­ni­che.

Art. 401 Progetti pilota

1 Con il be­ne­sta­re del Con­si­glio fe­de­ra­le i Can­to­ni pos­so­no at­tua­re pro­get­ti pi­lo­ta nel set­to­re del di­rit­to pro­ces­sua­le ci­vi­le.

2 Il Con­si­glio fe­de­ra­le può de­le­ga­re la com­pe­ten­za di con­ce­de­re il be­ne­sta­re all’Uf­fi­cio fe­de­ra­le di giu­sti­zia.

Titolo secondo: Adeguamento di leggi

Art. 402 Abrogazione e modifica del diritto vigente

L’abro­ga­zio­ne e la mo­di­fi­ca del di­rit­to vi­gen­te so­no di­sci­pli­na­te nell’al­le­ga­to 1.

Art. 403 Disposizioni di coordinamento

Il coor­di­na­men­to di di­spo­si­zio­ni di al­tri nuo­vi at­ti nor­ma­ti­vi con il pre­sen­te Co­di­ce è re­go­la­to nell’al­le­ga­to 2.

Titolo terzo: Disposizioni transitorie

Capitolo 1: Disposizioni transitorie del 19 dicembre 2008 184

184 Introdotto dal n. I 1 della LF del 28 set. 2012 (Disposizioni sulla verbalizzazione), in vigore dal 1° mag. 2013 (RU 2013 851; FF 2012 50435055).

Art. 404 Applicabilità del diritto previgente

1 Fi­no al­la lo­ro con­clu­sio­ne da­van­ti al­la giu­ri­sdi­zio­ne adi­ta, ai pro­ce­di­men­ti già pen­den­ti al mo­men­to dell’en­tra­ta in vi­go­re del pre­sen­te Co­di­ce si ap­pli­ca il di­rit­to pro­ce­du­ra­le pre­vi­gen­te.

2 La com­pe­ten­za per ter­ri­to­rio si de­ter­mi­na se­con­do il nuo­vo di­rit­to. Non­di­me­no, una com­pe­ten­za esi­sten­te in ba­se al di­rit­to pre­vi­gen­te per­ma­ne.

Art. 405 Impugnazioni

1 Al­le im­pu­gna­zio­ni si ap­pli­ca il di­rit­to in vi­go­re al mo­men­to del­la co­mu­ni­ca­zio­ne del­la de­ci­sio­ne.

2 Al­la re­vi­sio­ne di de­ci­sio­ni co­mu­ni­ca­te se­con­do il di­rit­to pre­vi­gen­te si ap­pli­ca il nuo­vo di­rit­to.

Art. 406 Proroga di foro

La va­li­di­tà di una pro­ro­ga di fo­ro si de­ter­mi­na in ba­se al di­rit­to in vi­go­re al mo­men­to in cui fu pat­tui­ta.

Art. 407 Giurisdizione arbitrale

1 La va­li­di­tà dei pat­ti d’ar­bi­tra­to con­clu­si pri­ma dell’en­tra­ta in vi­go­re del pre­sen­te Co­di­ce si giu­di­ca se­con­do il di­rit­to per es­si più fa­vo­re­vo­le.

2 Ai pro­ce­di­men­ti ar­bi­tra­li pen­den­ti al mo­men­to dell’en­tra­ta in vi­go­re del pre­sen­te Co­di­ce si ap­pli­ca il di­rit­to pre­vi­gen­te. Le par­ti pos­so­no tut­ta­via pat­tui­re l’ap­pli­ca­zio­ne del nuo­vo di­rit­to.

3 I mez­zi d’im­pu­gna­zio­ne so­no ret­ti dal di­rit­to in vi­go­re al mo­men­to del­la co­mu­ni­ca­zio­ne del lo­do.

4 Ai pro­ce­di­men­ti da­van­ti al tri­bu­na­le sta­ta­le com­pe­ten­te ai sen­si dell’ar­ti­co­lo 356, se già pen­den­ti al mo­men­to dell’en­tra­ta in vi­go­re del pre­sen­te Co­di­ce, con­ti­nua ad ap­pli­car­si il di­rit­to pre­vi­gen­te.

Capitolo 2: Disposizione transitoria della modifica del 28 settembre 2012185

185 Introdotto dal n. I 1 della LF del 28 set. 2012 (Disposizioni sulla verbalizzazione), in vigore dal 1° mag. 2013 (RU 2013 851; FF 2012 50435055).

Art. 407a

Nei pro­ce­di­men­ti pen­den­ti al mo­men­to dell’en­tra­ta in vi­go­re del­la mo­di­fi­ca del 28 set­tem­bre 2012 del pre­sen­te Co­di­ce gli at­ti pro­ce­du­ra­li com­piu­ti dall’en­tra­ta in vi­go­re del­la stes­sa so­no ret­ti dal nuo­vo di­rit­to.

Capitolo 3: Disposizione transitoria della modifica del 20 marzo 2015186

186 Introdotto dall’all. n. 2 della LF del 20 mar. 2015 (Mantenimento del figlio), in vigore dal 1° gen. 2017 (RU 2015 4299; FF 2014 489).

Art. 407b

1 I pro­ce­di­men­ti pen­den­ti al mo­men­to dell’en­tra­ta in vi­go­re del­la mo­di­fi­ca del 20 mar­zo 2015 so­no ret­ti dal nuo­vo di­rit­to.

2 Le par­ti pos­so­no pre­sen­ta­re nuo­ve con­clu­sio­ni sul­le que­stio­ni toc­ca­te dal cam­bia­men­to del di­rit­to ap­pli­ca­bi­le; i pun­ti del­la de­ci­sio­ne che non so­no sta­ti im­pu­gna­ti ri­man­go­no vin­co­lan­ti, a me­no che sia­no co­sì stret­ta­men­te con­nes­si con le con­clu­sio­ni non an­co­ra giu­di­ca­te da giu­sti­fi­ca­re una de­ci­sio­ne com­ples­si­va.

Capitolo 4: Disposizione transitoria della modifica del 19 giugno 2015187

187 Introdotto dall’all. n. 2 della LF del 19 giu. 2015 (Conguaglio della previdenza professionale in caso di divorzio), in vigore dal 1° gen. 2017 (RU 2016 2313; FF 2013 4151).

Art. 407c

1 Le pro­ce­du­re di di­vor­zio pen­den­ti al mo­men­to dell’en­tra­ta in vi­go­re del­la mo­di­fi­ca del 19 giu­gno 2015 so­no ret­te dal nuo­vo di­rit­to.

2 Le par­ti pos­so­no pre­sen­ta­re nuo­ve con­clu­sio­ni sul­le que­stio­ni toc­ca­te dal cam­bia­men­to del di­rit­to ap­pli­ca­bi­le; i pun­ti del­la sen­ten­za che non so­no sta­ti im­pu­gna­ti ri­man­go­no vin­co­lan­ti, a me­no che sia­no co­sì stret­ta­men­te con­nes­si con le con­clu­sio­ni non an­co­ra giu­di­ca­te da giu­sti­fi­ca­re una de­ci­sio­ne com­ples­si­va.

Capitolo 5: Disposizione transitoria della modifica del 14 dicembre 2018188

188 Introdotto dal n. I 2 della LF del 14 dic. 2018 intesa a migliorare la protezione delle vittime di violenza, in vigore dal 1° lug. 2020 (RU 2019 2273; FF 2017 6267).

Art. 407d

I pro­ce­di­men­ti pen­den­ti al mo­men­to dell’en­tra­ta in vi­go­re del­la mo­di­fi­ca del 14 di­cem­bre 2018 so­no ret­ti dal nuo­vo di­rit­to.

Titolo quarto: Referendum ed entrata in vigore

Art. 408

1 Il pre­sen­te Co­di­ce sot­to­stà a re­fe­ren­dum fa­col­ta­ti­vo.

2 Il Con­si­glio fe­de­ra­le ne de­ter­mi­na l’en­tra­ta in vi­go­re.

Da­ta dell’en­tra­ta in vi­go­re: 1° gen­na­io 2011189

189 DCF del 31 mar. 2010.

Allegato 1

Abrogazione e modifica del diritto vigente

I. Abrogazione

II. Modifica

Allegato 2

Disposizioni di coordinamento

1. Coordinamento del Codice di procedura civile con la nuova legge federale sulla responsabilità civile in materia nucleare

2. Coordinamento del numero 19 dell’allegato 1 CPC con la nuova LRCN

3. Coordinamento con la modifica del CC del 19 dicembre 2008 (Protezione degli adulti, diritto delle persone e diritto della filiazione)