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Codice di diritto processuale penale svizzero
(Codice di procedura penale, CPP)

del 5 ottobre 2007 (Stato 1° luglio 2021)

L’Assemblea federale della Confederazione Svizzera,

visto l’articolo 123 capoverso 1 della Costituzione federale1;
visto il messaggio del Consiglio federale del 21 dicembre 20052,

decreta:

Titolo primo: Campo d’applicazione e principi

Capitolo 1: Campo d’applicazione e amministrazione della giustizia penale

Art. 1 Campo d’applicazione  

1 Il pre­sen­te Co­di­ce di­sci­pli­na il per­se­gui­men­to e il giu­di­zio dei rea­ti pre­vi­sti dal di­rit­to fe­de­ra­le da par­te del­le au­to­ri­tà pe­na­li del­la Con­fe­de­ra­zio­ne e dei Can­to­ni.

2 So­no fat­te sal­ve le nor­me pro­ce­du­ra­li di al­tre leg­gi fe­de­ra­li.

Art. 2 Amministrazione della giustizia penale  

1 La giu­sti­zia pe­na­le è am­mi­ni­stra­ta esclu­si­va­men­te dal­le au­to­ri­tà de­si­gna­te dal­la leg­ge.

2 I pro­ce­di­men­ti pe­na­li pos­so­no es­se­re svol­ti ed eva­si sol­tan­to nel­le for­me pre­vi­ste dal­la leg­ge.

Capitolo 2: Principi del diritto processuale penale

Art. 3 Rispetto della dignità umana e correttezza  

1 In tut­te le fa­si del pro­ce­di­men­to le au­to­ri­tà pe­na­li ri­spet­ta­no la di­gni­tà del­le per­so­ne coin­vol­te.

2 Le au­to­ri­tà pe­na­li si at­ten­go­no se­gna­ta­men­te:

a.
al prin­ci­pio del­la buo­na fe­de;
b.
al di­vie­to dell’abu­so di di­rit­to;
c.
all’im­pe­ra­ti­vo di ga­ran­ti­re pa­ri­tà ed equi­tà di trat­ta­men­to a tut­ti i par­te­ci­pan­ti al pro­ce­di­men­to e di ac­cor­da­re lo­ro il di­rit­to di es­se­re sen­ti­ti;
d.
al di­vie­to di uti­liz­za­re me­to­di pro­ba­to­ri le­si­vi del­la di­gni­tà uma­na.
Art. 4 Indipendenza  

1 Nell’ap­pli­ca­zio­ne del di­rit­to le au­to­ri­tà pe­na­li so­no in­di­pen­den­ti e sot­to­stan­no sol­tan­to al di­rit­to.

2 È fat­to sal­vo il po­te­re di im­par­ti­re istru­zio­ni al­le au­to­ri­tà di per­se­gui­men­to pe­na­le, se­con­do l’ar­ti­co­lo 14.

Art. 5 Imperativo di celerità  

1 Le au­to­ri­tà pe­na­li av­via­no sen­za in­du­gio i pro­ce­di­men­ti pe­na­li e li por­ta­no a ter­mi­ne sen­za ri­tar­di in­giu­sti­fi­ca­ti.

2 Se l’im­pu­ta­to è in sta­to di car­ce­ra­zio­ne, il pro­ce­di­men­to a suo ca­ri­co ha prio­ri­tà.

Art. 6 Principio della verità materiale  

1 Le au­to­ri­tà pe­na­li ac­cer­ta­no d’uf­fi­cio tut­ti i fat­ti ri­le­van­ti per il giu­di­zio, sia ri­guar­do al rea­to sia ri­guar­do all’im­pu­ta­to.

2 Es­se esa­mi­na­no con la me­de­si­ma cu­ra le cir­co­stan­ze a ca­ri­co e a di­sca­ri­co.

Art. 7 Obbligo di procedere  

1 Nell’am­bi­to del­le lo­ro com­pe­ten­ze, le au­to­ri­tà pe­na­li so­no te­nu­te ad av­via­re e at­tua­re un pro­ce­di­men­to se ven­go­no a co­no­scen­za di rea­ti o di in­di­zi di rea­to.

2 I Can­to­ni pos­so­no:

a.
esclu­de­re o li­mi­ta­re la re­spon­sa­bi­li­tà pe­na­le dei mem­bri del­le lo­ro au­to­ri­tà le­gi­sla­ti­ve e giu­di­zia­rie e dei mem­bri del lo­ro Go­ver­no per espres­sio­ni usa­te nel Par­la­men­to can­to­na­le;
b.
su­bor­di­na­re all’au­to­riz­za­zio­ne di un’au­to­ri­tà ex­tra­giu­di­zia­ria il pro­ce­di­men­to pe­na­le per cri­mi­ni o de­lit­ti che mem­bri del­le lo­ro au­to­ri­tà am­mi­ni­stra­ti­ve e giu­di­zia­rie han­no com­mes­so nell’eser­ci­zio del­le pro­prie fun­zio­ni.
Art. 8 Rinuncia al procedimento penale  

1 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro e il giu­di­ce pre­scin­do­no dal pro­ce­di­men­to pe­na­le se il di­rit­to fe­de­ra­le lo pre­ve­de, se­gna­ta­men­te se so­no adem­piu­te le con­di­zio­ni di cui agli ar­ti­co­li 52–54 del Co­di­ce pe­na­le (CP)3.

2 Sal­vo che vi si op­pon­ga­no in­te­res­si pre­pon­de­ran­ti dell’ac­cu­sa­to­re pri­va­to, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro e il giu­di­ce pre­scin­do­no inol­tre dal pro­ce­di­men­to pe­na­le se:

a.
con­si­de­ra­ti gli al­tri fat­ti con­te­sta­ti all’im­pu­ta­to, il rea­to in que­stio­ne non è di ri­le­van­za ta­le da in­ci­de­re sen­si­bil­men­te sul­la de­ter­mi­na­zio­ne del­la pe­na o del­la mi­su­ra;
b.
la pe­na che do­vreb­be es­se­re in­flit­ta, com­ple­men­ta­re a una pe­na pro­nun­cia­ta con de­ci­sio­ne pas­sa­ta in giu­di­ca­to, sa­reb­be pre­su­mi­bil­men­te ir­ri­le­van­te;
c.
la pe­na ipo­tiz­za­bi­le per il rea­to per­se­gui­to cor­ri­spon­de­reb­be a una pe­na da com­pu­ta­re in­flit­ta all’este­ro.

3 Sal­vo che vi si op­pon­ga­no in­te­res­si pre­pon­de­ran­ti dell’ac­cu­sa­to­re pri­va­to, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro e il giu­di­ce pos­so­no pre­scin­de­re dal pro­ce­di­men­to pe­na­le se il rea­to in que­stio­ne è già per­se­gui­to da un’au­to­ri­tà este­ra o il per­se­gui­men­to è de­le­ga­to a una sif­fat­ta au­to­ri­tà.

4 Nei ca­si di cui ai ca­po­ver­si pre­ce­den­ti, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro e il giu­di­ce de­ci­do­no il non luo­go a pro­ce­de­re o l’ab­ban­do­no del pro­ce­di­men­to.

Art. 9 Principio accusatorio  

1 Un rea­to può es­se­re sot­to­po­sto a giu­di­zio sol­tan­to se, per una fat­ti­spe­cie og­get­ti­va ben de­fi­ni­ta, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro ha pro­mos­so l’ac­cu­sa con­tro una de­ter­mi­na­ta per­so­na di­nan­zi al giu­di­ce com­pe­ten­te.

2 So­no fat­te sal­ve la pro­ce­du­ra del de­cre­to d’ac­cu­sa e la pro­ce­du­ra pe­na­le in ma­te­ria di con­trav­ven­zio­ni.

Art. 10 Presunzione d’innocenza e valutazione delle prove  

1 Ognu­no è pre­sun­to in­no­cen­te fin­tan­to che non sia con­dan­na­to con de­ci­sio­ne pas­sa­ta in giu­di­ca­to.

2 Il giu­di­ce va­lu­ta li­be­ra­men­te le pro­ve se­con­do il con­vin­ci­men­to che trae dall’in­te­ro pro­ce­di­men­to.

3 Se vi so­no dub­bi in­sor­mon­ta­bi­li quan­to all’adem­pi­men­to de­gli ele­men­ti di fat­to, il giu­di­ce si fon­da sul­la si­tua­zio­ne og­get­ti­va più fa­vo­re­vo­le all’im­pu­ta­to.

Art. 11 Divieto di un secondo procedimento  

1 Chi è sta­to con­dan­na­to o as­sol­to in Sviz­ze­ra con de­ci­sio­ne pas­sa­ta in giu­di­ca­to non può es­se­re nuo­va­men­te per­se­gui­to per lo stes­so rea­to.

2 So­no fat­te sal­ve la ria­per­tu­ra dei pro­ce­di­men­ti per cui è sta­to de­ci­so l’ab­ban­do­no op­pu­re il non luo­go, non­ché la re­vi­sio­ne.

Titolo secondo: Autorità penali

Capitolo 1: Attribuzioni

Sezione 1: Disposizioni generali

Art. 12 Autorità di perseguimento penale  

So­no au­to­ri­tà di per­se­gui­men­to pe­na­le:

a.
la po­li­zia;
b.
il pub­bli­co mi­ni­ste­ro;
c.
le au­to­ri­tà pe­na­li del­le con­trav­ven­zio­ni.
Art. 13 Autorità giudicanti  

Fun­go­no da giu­di­ce nel pro­ce­di­men­to pe­na­le:

a.
il giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi;
b.
il tri­bu­na­le di pri­mo gra­do;
c.
la giu­ri­sdi­zio­ne di re­cla­mo;
d.
il tri­bu­na­le d’ap­pel­lo.
Art. 14 Designazione e organizzazione delle autorità penali  

1 La Con­fe­de­ra­zio­ne e i Can­to­ni de­ter­mi­na­no le pro­prie au­to­ri­tà pe­na­li e le ri­spet­ti­ve de­no­mi­na­zio­ni.

2 Di­sci­pli­na­no la no­mi­na, la com­po­si­zio­ne, l’or­ga­niz­za­zio­ne e le at­tri­bu­zio­ni del­le au­to­ri­tà pe­na­li in quan­to il pre­sen­te Co­di­ce o al­tre leg­gi fe­de­ra­li non lo fac­cia­no in mo­do esau­sti­vo.

3 La Con­fe­de­ra­zio­ne e i Can­to­ni pos­so­no pre­ve­de­re pub­bli­ci mi­ni­ste­ri su­pe­rio­ri o ge­ne­ra­li.

4 Ec­ce­zion fat­ta per la giu­ri­sdi­zio­ne di re­cla­mo e il tri­bu­na­le d’ap­pel­lo, pos­so­no isti­tui­re più au­to­ri­tà pe­na­li del­lo stes­so ti­po; in tal ca­so de­fi­ni­sco­no la com­pe­ten­za per ter­ri­to­rio e per ma­te­ria di cia­scu­na di es­se.

5 La Con­fe­de­ra­zio­ne e i Can­to­ni di­sci­pli­na­no la vi­gi­lan­za sul­le ri­spet­ti­ve au­to­ri­tà pe­na­li.

Sezione 2: Autorità di perseguimento penale

Art. 15 Polizia  

1 L’at­ti­vi­tà del­la po­li­zia del­la Con­fe­de­ra­zio­ne, dei Can­to­ni e dei Co­mu­ni nell’am­bi­to del per­se­gui­men­to pe­na­le è ret­ta dal pre­sen­te Co­di­ce.

2 La po­li­zia in­da­ga sui rea­ti di pro­pria ini­zia­ti­va, su de­nun­cia di pri­va­ti e di au­to­ri­tà o su man­da­to del pub­bli­co mi­ni­ste­ro; in ta­le am­bi­to sot­to­stà al­la vi­gi­lan­za e al­le istru­zio­ni del pub­bli­co mi­ni­ste­ro.

3 An­che il giu­di­ce pres­so cui il ca­so è già pen­den­te può im­par­ti­re istru­zio­ni e con­fe­ri­re man­da­ti al­la po­li­zia.

Art. 16 Pubblico ministero  

1 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro è re­spon­sa­bi­le dell’eser­ci­zio uni­for­me del­la pre­te­sa pu­ni­ti­va del­lo Sta­to.

2 Di­ri­ge la pro­ce­du­ra pre­li­mi­na­re, per­se­gue i rea­ti nell’am­bi­to dell’istru­zio­ne e, se del ca­so, pro­muo­ve e so­stie­ne l’ac­cu­sa.

Art. 17 Autorità penali delle contravvenzioni  

1 La Con­fe­de­ra­zio­ne e i Can­to­ni pos­so­no af­fi­da­re il per­se­gui­men­to e il giu­di­zio del­le con­trav­ven­zio­ni ad au­to­ri­tà am­mi­ni­stra­ti­ve.

2 Le con­trav­ven­zio­ni com­mes­se in re­la­zio­ne con un cri­mi­ne o de­lit­to so­no per­se­gui­te e giu­di­ca­te in­sie­me con ta­le rea­to dal pub­bli­co mi­ni­ste­ro e dal giu­di­ce.

Sezione 3: Autorità giudicanti

Art. 18 Giudice dei provvedimenti coercitivi  

1 Il giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi è com­pe­ten­te per di­spor­re la car­ce­ra­zio­ne pre­ven­ti­va e la car­ce­ra­zio­ne di si­cu­rez­za e, in quan­to pre­vi­sto dal pre­sen­te Co­di­ce, per di­spor­re o ap­pro­va­re ul­te­rio­ri prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi.

2 Chi fun­ge da giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi non può es­se­re giu­di­ce del me­ri­to nel­la me­de­si­ma cau­sa.

Art. 19 Tribunale di primo grado  

1 Il tri­bu­na­le di pri­mo gra­do giu­di­ca in pri­mo gra­do tut­ti i rea­ti che non so­no di com­pe­ten­za di al­tre au­to­ri­tà.

2 La Con­fe­de­ra­zio­ne e i Can­to­ni pos­so­no pre­ve­de­re qua­le tri­bu­na­le di pri­mo gra­do un giu­di­ce uni­co in­ca­ri­ca­to di giu­di­ca­re:

a.
le con­trav­ven­zio­ni;
b.
i cri­mi­ni e i de­lit­ti, ec­cet­tua­ti quel­li per i qua­li il pub­bli­co mi­ni­ste­ro chie­de una pe­na de­ten­ti­va su­pe­rio­re a due an­ni, l’in­ter­na­men­to se­con­do l’ar­ti­co­lo 64 CP4, un trat­ta­men­to se­con­do l’ar­ti­co­lo 59 ca­po­ver­so 3 CP o, nei ca­si in cui si deb­ba con­tem­po­ra­nea­men­te re­vo­ca­re la so­spen­sio­ne con­di­zio­na­le di una san­zio­ne, una pri­va­zio­ne del­la li­ber­tà su­pe­rio­re a due an­ni.
Art. 20 Giurisdizione di reclamo  

1 La giu­ri­sdi­zio­ne di re­cla­mo giu­di­ca i re­cla­mi con­tro gli at­ti pro­ce­du­ra­li e con­tro le de­ci­sio­ni non ap­pel­la­bi­li:

a.
dei tri­bu­na­li di pri­mo gra­do;
b.
del­la po­li­zia, del pub­bli­co mi­ni­ste­ro e del­le au­to­ri­tà pe­na­li del­le con­trav­ven­zio­ni;
c.
del giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi, nei ca­si pre­vi­sti dal pre­sen­te Co­di­ce.

2 La Con­fe­de­ra­zio­ne e i Can­to­ni pos­so­no con­fe­ri­re le at­tri­bu­zio­ni del­la giu­ri­sdi­zio­ne di re­cla­mo al tri­bu­na­le d’ap­pel­lo.

Art. 21 Tribunale d’appello  

1 Il tri­bu­na­le d’ap­pel­lo giu­di­ca:

a.
gli ap­pel­li in­ter­po­sti con­tro le sen­ten­ze dei tri­bu­na­li di pri­mo gra­do;
b.
le do­man­de di re­vi­sio­ne.

2 Chi ha già ope­ra­to in ve­ste di mem­bro del­la giu­ri­sdi­zio­ne di re­cla­mo non può fun­ge­re da mem­bro del tri­bu­na­le d’ap­pel­lo nel­la me­de­si­ma cau­sa.

3 I mem­bri del tri­bu­na­le d’ap­pel­lo non pos­so­no es­se­re giu­di­ci del­la re­vi­sio­ne nel­la me­de­si­ma cau­sa.

Capitolo 2: Competenza per materia

Sezione 1: Delimitazione delle competenze tra Confederazione e Cantoni

Art. 22 Giurisdizione cantonale  

Le au­to­ri­tà pe­na­li can­to­na­li per­se­guo­no e giu­di­ca­no i rea­ti pre­vi­sti dal di­rit­to fe­de­ra­le; so­no fat­te sal­ve le ec­ce­zio­ni di leg­ge.

Art. 23 Giurisdizione federale in generale  

1 Sot­to­stan­no al­la giu­ri­sdi­zio­ne fe­de­ra­le i se­guen­ti rea­ti pre­vi­sti nel CP5:

a.6
i rea­ti di cui ai ti­to­li pri­mo e quar­to e agli ar­ti­co­li 140, 156, 189 e 190, in quan­to di­ret­ti con­tro per­so­ne pro­tet­te in vir­tù del di­rit­to in­ter­na­zio­na­le, con­tro ma­gi­stra­ti fe­de­ra­li, con­tro mem­bri dell’As­sem­blea fe­de­ra­le, con­tro il pro­cu­ra­to­re ge­ne­ra­le del­la Con­fe­de­ra­zio­ne o con­tro i suoi so­sti­tu­ti;
b.
i rea­ti di cui agli ar­ti­co­li 137–141, 144, 160 e 172ter, in quan­to con­cer­na­no lo­ca­li, ar­chi­vi o do­cu­men­ti di mis­sio­ni di­plo­ma­ti­che e po­sti con­so­la­ri;
c.
la pre­sa d’ostag­gio se­con­do l’ar­ti­co­lo 185, se la coa­zio­ne è di­ret­ta con­tro au­to­ri­tà fe­de­ra­li o este­re;
d.
i cri­mi­ni e i de­lit­ti di cui agli ar­ti­co­li 224–226ter;
e.7
i cri­mi­ni e i de­lit­ti di cui al ti­to­lo de­ci­mo con­cer­nen­ti mo­ne­te, car­ta­mo­ne­te e bi­gliet­ti di ban­ca, va­lo­ri di bol­lo uf­fi­cia­li e al­tre mar­che del­la Con­fe­de­ra­zio­ne, pe­si e mi­su­re; è ec­cet­tua­to il con­tras­se­gno per l’uti­liz­za­zio­ne del­le stra­de na­zio­na­li di pri­ma e se­con­da clas­se;
f.8
i cri­mi­ni e i de­lit­ti di cui al ti­to­lo un­de­ci­mo, in quan­to si trat­ti di do­cu­men­ti fe­de­ra­li, ec­cet­tua­ti i ti­to­li di tra­spor­to e i giu­sti­fi­ca­ti­vi del traf­fi­co dei pa­ga­men­ti po­sta­li;
g.9
i rea­ti di cui al ti­to­lo do­di­ce­si­mobis e do­di­ce­si­moter non­ché all’ar­ti­co­lo 264k;
h.
i rea­ti di cui all’ar­ti­co­lo 260bis e ai ti­to­li da tre­di­ce­si­mo a quin­di­ce­si­mo e di­cias­set­te­si­mo, in quan­to di­ret­ti con­tro la Con­fe­de­ra­zio­ne o le sue au­to­ri­tà, con­tro la vo­lon­tà po­po­la­re in ele­zio­ni, vo­ta­zio­ni e do­man­de di re­fe­ren­dum o d’ini­zia­ti­va fe­de­ra­li o con­tro l’au­to­ri­tà o la giu­sti­zia fe­de­ra­li;
i.
i cri­mi­ni e i de­lit­ti di cui al ti­to­lo se­di­ce­si­mo;
j.
i rea­ti di cui ai ti­to­li di­ciot­te­si­mo e di­cian­no­ve­si­mo, in quan­to com­mes­si da un mem­bro di un’au­to­ri­tà fe­de­ra­le o da un im­pie­ga­to fe­de­ra­le o di­ret­ti con­tro la Con­fe­de­ra­zio­ne;
k.
le con­trav­ven­zio­ni di cui agli ar­ti­co­li 329–331;
l.
i cri­mi­ni e de­lit­ti po­li­ti­ci che so­no cau­sa o con­se­guen­za di di­sor­di­ni ta­li da ren­de­re ne­ces­sa­rio un in­ter­ven­to fe­de­ra­le ar­ma­to.

2 So­no fat­te sal­ve le di­spo­si­zio­ni con­cer­nen­ti la com­pe­ten­za del Tri­bu­na­le pe­na­le fe­de­ra­le pre­vi­ste in leg­gi fe­de­ra­li spe­cia­li.

5 RS 311.0

6 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. II 7 del­la L del 19 mar. 2010 sull’or­ga­niz­za­zio­ne del­le au­to­ri­tà pe­na­li, in vi­go­re dal 1° gen. 2011 (RU 20103267;FF 2008 7093).

7 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. II 1 del­la L del 18 mar. 2016 sul­le mul­te di­sci­pli­na­ri, in vi­go­re dal 1° gen. 2018 (RU 2017 6559; FF 2015 869).

8 Cor­re­zio­ne del­la Com­mis­sio­ne di re­da­zio­ne dell’AF del 20 dic. 2013, pub­bli­ca­ta il 21 gen. 2014 (RU 2014 243).

9 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I 3 del­la LF del 18 giu. 2010 che mo­di­fi­ca di leg­gi fe­de­ra­li per l’at­tua­zio­ne del­lo Sta­tu­to di Ro­ma del­la Cor­te pe­na­le in­ter­na­zio­na­le, in vi­go­re dal 1° gen. 2011 (RU 2010 4963; FF 20083293),

Art. 24 Giurisdizione federale in caso di criminalità organizzata, atti terroristici e criminalità economica 10  

1 Sot­to­stan­no inol­tre al­la giu­ri­sdi­zio­ne fe­de­ra­le i rea­ti di cui agli ar­ti­co­li 260ter, 260quin­quies, 260se­xies, 305bis, 305ter e 322ter–322sep­ties CP11 non­ché i cri­mi­ni com­mes­si da un’or­ga­niz­za­zio­ne cri­mi­na­le o ter­ro­ri­sti­ca ai sen­si dell’ar­ti­co­lo 260ter CP, a con­di­zio­ne che:12

a.
sia­no sta­ti com­mes­si pre­va­len­te­men­te all’este­ro;
b.
sia­no sta­ti com­mes­si in più Can­to­ni e il cen­tro dell’at­ti­vi­tà pe­nal­men­te ri­le­van­te non pos­sa es­se­re lo­ca­liz­za­to in uno di es­si.

2 In ca­so di cri­mi­ni di cui ai ti­to­li se­con­do e un­de­ci­mo CP, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro del­la Con­fe­de­ra­zio­ne può apri­re un’istru­zio­ne qua­lo­ra:

a.
sia­no rea­liz­za­te le con­di­zio­ni di cui al ca­po­ver­so 1; e
b.
nes­su­na au­to­ri­tà can­to­na­le di per­se­gui­men­to pe­na­le si oc­cu­pi del­la cau­sa o la com­pe­ten­te au­to­ri­tà can­to­na­le di per­se­gui­men­to pe­na­le sol­le­ci­ti dal pub­bli­co mi­ni­ste­ro del­la Con­fe­de­ra­zio­ne l’as­sun­zio­ne del pro­ce­di­men­to.

3 L’aper­tu­ra di un’istru­zio­ne se­con­do il ca­po­ver­so 2 de­ter­mi­na la com­pe­ten­za giu­ri­sdi­zio­na­le fe­de­ra­le.

10 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. II 3 del DF del 25 set. 2020 che ap­pro­va e tra­spo­ne nel di­rit­to sviz­ze­ro la Con­ven­zio­ne del Con­si­glio d’Eu­ro­pa per la pre­ven­zio­ne del ter­ro­ri­smo e il re­la­ti­vo Pro­to­col­lo ad­di­zio­na­le e po­ten­zia il di­spo­si­ti­vo pe­na­le con­tro il ter­ro­ri­smo e la cri­mi­na­li­tà or­ga­niz­za­ta, in vi­go­re dal 1° lug. 2021 (RU 2021360; FF 2018 5439).

11 RS 311.0

12 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. II 3 del DF del 25 set. 2020 che ap­pro­va e tra­spo­ne nel di­rit­to sviz­ze­ro la Con­ven­zio­ne del Con­si­glio d’Eu­ro­pa per la pre­ven­zio­ne del ter­ro­ri­smo e il re­la­ti­vo Pro­to­col­lo ad­di­zio­na­le e po­ten­zia il di­spo­si­ti­vo pe­na­le con­tro il ter­ro­ri­smo e la cri­mi­na­li­tà or­ga­niz­za­ta, in vi­go­re dal 1° lug. 2021 (RU 2021360; FF 2018 5439).

Art. 25 Delega ai Cantoni  

1 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro del­la Con­fe­de­ra­zio­ne può de­le­ga­re al­le au­to­ri­tà can­to­na­li l’istru­zio­ne e il giu­di­zio o, in via ec­ce­zio­na­le, sol­tan­to il giu­di­zio di una cau­sa pe­na­le che sot­to­stà al­la giu­ri­sdi­zio­ne fe­de­ra­le in vir­tù dell’ar­ti­co­lo 23. So­no ec­cet­tua­te le cau­se pe­na­li di cui all’ar­ti­co­lo 23 ca­po­ver­so 1 let­te­ra g.

2 Nei ca­si sem­pli­ci può de­le­ga­re al­le au­to­ri­tà can­to­na­li an­che l’istru­zio­ne e il giu­di­zio di una cau­sa pe­na­le che sot­to­stà al­la giu­ri­sdi­zio­ne fe­de­ra­le in vir­tù dell’ar­ti­co­lo 24.

Art. 26 Competenza plurima  

1 Se il rea­to è sta­to com­mes­so in più Can­to­ni o all’este­ro o se l’au­to­re prin­ci­pa­le, i coau­to­ri o i com­par­te­ci­pi han­no il do­mi­ci­lio o la di­mo­ra abi­tua­le in Can­to­ni di­ver­si, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro del­la Con­fe­de­ra­zio­ne de­ci­de qua­le Can­to­ne istrui­sce e giu­di­ca la cau­sa pe­na­le.

2 Se una cau­sa pe­na­le sot­to­stà sia al­la giu­ri­sdi­zio­ne fe­de­ra­le sia a quel­la can­to­na­le, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro del­la Con­fe­de­ra­zio­ne può di­spor­re la riu­nio­ne dei pro­ce­di­men­ti pres­so le au­to­ri­tà fe­de­ra­li o le au­to­ri­tà can­to­na­li.

3 La giu­ri­sdi­zio­ne sta­bi­li­ta sul fon­da­men­to del ca­po­ver­so 2 per­ma­ne an­che se la par­te del pro­ce­di­men­to che ave­va fon­da­to la com­pe­ten­za vie­ne ab­ban­do­na­ta.

4 Se en­tra in li­nea di con­to una de­le­ga ai sen­si del pre­sen­te ca­pi­to­lo, i pub­bli­ci mi­ni­ste­ri del­la Con­fe­de­ra­zio­ne e dei Can­to­ni si tra­smet­to­no re­ci­pro­ca­men­te gli at­ti per esa­me. Do­po la de­ci­sio­ne di de­le­ga, tra­smet­to­no gli at­ti all’au­to­ri­tà in­ca­ri­ca­ta di istrui­re e giu­di­ca­re la cau­sa.

Art. 27 Competenza per le prime indagini  

1 Se un ca­so che sot­to­stà al­la giu­ri­sdi­zio­ne fe­de­ra­le è ur­gen­te e le au­to­ri­tà pe­na­li del­la Con­fe­de­ra­zio­ne non so­no an­co­ra in­ter­ve­nu­te, le in­da­gi­ni di po­li­zia e l’istru­zio­ne pos­so­no es­se­re svol­te an­che dal­le au­to­ri­tà can­to­na­li che sa­reb­be­ro com­pe­ten­ti per ter­ri­to­rio in vir­tù del­le nor­me sul fo­ro. Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro del­la Con­fe­de­ra­zio­ne ne è in­for­ma­to sen­za in­du­gio; il ca­so gli è af­fi­da­to, o gli è sot­to­po­sto af­fin­ché de­ci­da se­con­do gli ar­ti­co­li 25 o 26, al più pre­sto pos­si­bi­le.

2 In ca­so di rea­ti com­mes­si in tut­to o in par­te in più Can­to­ni o all’este­ro e per i qua­li non è an­co­ra sta­to sta­bi­li­to se il pro­ce­di­men­to pe­na­le com­pe­ta al­la Con­fe­de­ra­zio­ne o a un Can­to­ne, le pri­me in­da­gi­ni pos­so­no es­se­re svol­te dal­le au­to­ri­tà pe­na­li del­la Con­fe­de­ra­zio­ne.

Art. 28 Conflitti  

I con­flit­ti tra il pub­bli­co mi­ni­ste­ro del­la Con­fe­de­ra­zio­ne e le au­to­ri­tà pe­na­li can­to­na­li so­no de­ci­si dal Tri­bu­na­le pe­na­le fe­de­ra­le.

Sezione 2: Competenza in caso di concorso di reati

Art. 29 Principio dell’unità della procedura  

1 Più rea­ti so­no per­se­gui­ti e giu­di­ca­ti con­giun­ta­men­te se:

a.
so­no sta­ti com­mes­si da uno stes­so im­pu­ta­to; op­pu­re
b.
vi è cor­rei­tà o par­te­ci­pa­zio­ne.

2 Se si trat­ta di rea­ti che in par­te ri­ca­do­no nel­la com­pe­ten­za del­la Con­fe­de­ra­zio­ne o so­no sta­ti com­mes­si in di­ver­si Can­to­ni e da più per­so­ne, pre­val­go­no gli ar­ti­co­li 25 e 33–38.

Art. 30 Eccezioni  

Per mo­ti­vi so­stan­zia­li, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro e il giu­di­ce pos­so­no di­sgiun­ge­re o riu­ni­re i pro­ce­di­men­ti.

Capitolo 3: Foro

Sezione 1: Principi

Art. 31 Foro del luogo del reato  

1 Per il per­se­gui­men­to e il giu­di­zio so­no com­pe­ten­ti le au­to­ri­tà del luo­go in cui il rea­to è sta­to com­mes­so. Se in Sviz­ze­ra si tro­va sol­tan­to il luo­go in cui si è ve­ri­fi­ca­to l’even­to, so­no com­pe­ten­ti le au­to­ri­tà di que­sto luo­go.

2 Se il rea­to è sta­to com­mes­so in più luo­ghi o se l’even­to si è ve­ri­fi­ca­to in più luo­ghi, so­no com­pe­ten­ti le au­to­ri­tà del luo­go in cui so­no sta­ti com­piu­ti i pri­mi at­ti di per­se­gui­men­to.

3 Se l’im­pu­ta­to ha com­mes­so più cri­mi­ni, de­lit­ti o con­trav­ven­zio­ni nel me­de­si­mo luo­go, i pro­ce­di­men­ti so­no riu­ni­ti.

Art. 32 Foro in caso di reati commessi all’estero o di incertezza circa il luogo del reato  

1 Se il rea­to è sta­to com­mes­so all’este­ro o se non si può de­ter­mi­na­re il luo­go in cui il rea­to è sta­to com­mes­so, il per­se­gui­men­to e il giu­di­zio com­pe­to­no al­le au­to­ri­tà del luo­go in cui l’im­pu­ta­to ha il do­mi­ci­lio o la di­mo­ra abi­tua­le.

2 Se l’im­pu­ta­to non ha né do­mi­ci­lio né di­mo­ra abi­tua­le in Sviz­ze­ra, so­no com­pe­ten­ti le au­to­ri­tà del suo luo­go d’ori­gi­ne; in su­bor­di­ne, le au­to­ri­tà del luo­go in cui l’im­pu­ta­to è sta­to re­pe­ri­to.

3 Se non è da­to al­cun fo­ro se­con­do i ca­po­ver­si 1 e 2, so­no com­pe­ten­ti le au­to­ri­tà del Can­to­ne che ha chie­sto l’estra­di­zio­ne.

Sezione 2: Fori speciali

Art. 33 Foro in caso di concorso di più persone  

1 I com­par­te­ci­pi so­no per­se­gui­ti e giu­di­ca­ti dal­le au­to­ri­tà com­pe­ten­ti per il per­se­gui­men­to e il giu­di­zio dell’au­to­re.

2 Se il rea­to è sta­to com­mes­so da più au­to­ri, so­no com­pe­ten­ti le au­to­ri­tà del luo­go in cui so­no sta­ti com­piu­ti i pri­mi at­ti di per­se­gui­men­to.

Art. 34 Foro in caso di concorso di reati commessi in luoghi diversi  

1 Se l’im­pu­ta­to ha com­mes­so più rea­ti in luo­ghi di­ver­si, il per­se­gui­men­to e il giu­di­zio di tut­ti i rea­ti com­pe­to­no al­le au­to­ri­tà del luo­go in cui è sta­to com­mes­so il rea­to pu­ni­bi­le con la pe­na più gra­ve. Se per i di­ver­si rea­ti è com­mi­na­ta la stes­sa pe­na, so­no com­pe­ten­ti le au­to­ri­tà del luo­go in cui so­no sta­ti com­piu­ti i pri­mi at­ti di per­se­gui­men­to.

2 Se al mo­men­to del­la de­ter­mi­na­zio­ne del fo­ro se­con­do gli ar­ti­co­li 39–42 in uno dei Can­to­ni in­te­res­sa­ti è già sta­ta pro­mos­sa l’ac­cu­sa per uno dei rea­ti, i pro­ce­di­men­ti so­no svol­ti se­pa­ra­ta­men­te.

3 Se una per­so­na è sta­ta con­dan­na­ta da giu­di­ci di­ver­si a più pe­ne del­lo stes­so ge­ne­re, il giu­di­ce che ha pro­nun­cia­to la pe­na più gra­ve fis­sa, a ri­chie­sta del con­dan­na­to, una pe­na uni­ca.

Art. 35 Foro in caso di reati commessi mediante i mass media  

1 In ca­so di rea­to com­mes­so in Sviz­ze­ra se­con­do l’ar­ti­co­lo 28 CP13 so­no com­pe­ten­ti le au­to­ri­tà del luo­go in cui ha se­de l’im­pre­sa mass­me­dia­ti­ca.

2 Se l’au­to­re dell’ope­ra è no­to e ha il do­mi­ci­lio o la di­mo­ra abi­tua­le in Sviz­ze­ra, so­no pa­ri­men­ti com­pe­ten­ti le au­to­ri­tà del luo­go di do­mi­ci­lio o di di­mo­ra abi­tua­le. In tal ca­so il pro­ce­di­men­to è at­tua­to nel luo­go in cui so­no sta­ti com­piu­ti i pri­mi at­ti di per­se­gui­men­to. In ca­so di rea­ti per­se­gui­bi­li a que­re­la di par­te, il que­re­lan­te può sce­glie­re tra i due fo­ri.

3 Se non è da­to al­cun fo­ro se­con­do i ca­po­ver­si 1 e 2, so­no com­pe­ten­ti le au­to­ri­tà del luo­go in cui l’ope­ra è sta­ta dif­fu­sa. Se la dif­fu­sio­ne è av­ve­nu­ta in più luo­ghi, so­no com­pe­ten­ti le au­to­ri­tà del luo­go in cui so­no sta­ti com­piu­ti i pri­mi at­ti di per­se­gui­men­to.

Art. 36 Foro in caso di reati nell’esecuzione per debiti e nel fallimento e in caso di procedimenti penali contro imprese  

1 In ca­so di rea­ti se­con­do gli ar­ti­co­li 163–171bis CP14, so­no com­pe­ten­ti le au­to­ri­tà del luo­go di do­mi­ci­lio, di di­mo­ra abi­tua­le o di se­de del de­bi­to­re.

2 Per i pro­ce­di­men­ti pe­na­li con­tro im­pre­se se­con­do l’ar­ti­co­lo 102 CP so­no com­pe­ten­ti le au­to­ri­tà del luo­go di se­de dell’im­pre­sa. Lo stes­so va­le se il pro­ce­di­men­to è di­ret­to, per il me­de­si­mo fat­to, an­che con­tro una per­so­na che agi­sce per l’im­pre­sa.

3 Se non è da­to al­cun fo­ro se­con­do i ca­po­ver­si 1 e 2, il fo­ro si de­ter­mi­na se­con­do gli ar­ti­co­li 31–35.

Art. 37 Foro in caso di confisca indipendente  

1 Le con­fi­sche in­di­pen­den­ti (art. 376–378) so­no ese­gui­te nel luo­go in cui si tro­va­no gli og­get­ti o i va­lo­ri pa­tri­mo­nia­li da con­fi­sca­re.

2 Se gli og­get­ti o i va­lo­ri pa­tri­mo­nia­li da con­fi­sca­re si tro­va­no in più Can­to­ni e so­no in re­la­zio­ne con uno stes­so rea­to o uno stes­so au­to­re, l’au­to­ri­tà com­pe­ten­te è quel­la del luo­go in cui è sta­ta aper­ta la pri­ma pro­ce­du­ra di con­fi­sca.

Art. 38 Determinazione di un foro derogatorio  

1 I pub­bli­ci mi­ni­ste­ri pos­so­no con­ve­ni­re un fo­ro di­ver­so da quel­li di cui agli ar­ti­co­li 31–37 se il cen­tro dell’at­ti­vi­tà pe­nal­men­te ri­le­van­te, la si­tua­zio­ne per­so­na­le del­l’im­pu­ta­to o al­tri mo­ti­vi per­ti­nen­ti lo esi­go­no.

2 Al fi­ne di tu­te­la­re i di­rit­ti pro­ce­du­ra­li di una par­te, do­po la pro­mo­zio­ne dell’ac­cu­sa la giu­ri­sdi­zio­ne can­to­na­le di re­cla­mo può, ad istan­za di par­te o d’uf­fi­cio, de­ro­ga­re al­le nor­me sul fo­ro di cui al pre­sen­te ca­pi­to­lo de­fe­ren­do il giu­di­zio a un al­tro tri­bu­na­le can­to­na­le di pri­mo gra­do com­pe­ten­te per ma­te­ria.

Sezione 3: Procedura

Art. 39 Esame della competenza e intesa  

1 Le au­to­ri­tà pe­na­li esa­mi­na­no d’uf­fi­cio la lo­ro com­pe­ten­za e, se ne­ces­sa­rio, ri­met­to­no il ca­so all’au­to­ri­tà com­pe­ten­te.

2 Se più au­to­ri­tà pe­na­li ri­sul­ta­no com­pe­ten­ti per ter­ri­to­rio, i pub­bli­ci mi­ni­ste­ri in­te­res­sa­ti si co­mu­ni­ca­no sen­za in­du­gio gli ele­men­ti es­sen­zia­li del ca­so e si ado­pe­ra­no per rag­giun­ge­re un’in­te­sa il più ra­pi­da­men­te pos­si­bi­le.

Art. 40 Conflitti in materia di foro  

1 Se vi è con­te­sta­zio­ne fra le au­to­ri­tà pe­na­li del me­de­si­mo Can­to­ne sul fo­ro com­pe­ten­te, de­ci­de de­fi­ni­ti­va­men­te il pub­bli­co mi­ni­ste­ro su­pe­rio­re o ge­ne­ra­le op­pu­re, in man­can­za di sif­fat­te fun­zio­ni, la giu­ri­sdi­zio­ne can­to­na­le di re­cla­mo.

2 Se le au­to­ri­tà di per­se­gui­men­to pe­na­le di più Can­to­ni non rie­sco­no ad ac­cor­dar­si sul fo­ro com­pe­ten­te, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro del Can­to­ne che per pri­mo si è oc­cu­pa­to del­la cau­sa sot­to­po­ne sen­za in­du­gio, in ogni ca­so pri­ma del­la pro­mo­zio­ne dell’ac­cu­sa, la que­stio­ne al Tri­bu­na­le pe­na­le fe­de­ra­le af­fin­ché de­ci­da.

3 L’au­to­ri­tà com­pe­ten­te a de­ci­de­re sul fo­ro può sta­bi­li­re un fo­ro di­ver­so da quel­lo pre­vi­sto ne­gli ar­ti­co­li 31–37 se il cen­tro dell’at­ti­vi­tà pe­nal­men­te ri­le­van­te, la si­tua­zio­ne per­so­na­le dell’im­pu­ta­to o al­tri mo­ti­vi per­ti­nen­ti lo esi­go­no.

Art. 41 Contestazione del foro ad opera delle parti  

1 La par­te che in­ten­de con­te­sta­re la com­pe­ten­za dell’au­to­ri­tà in­ve­sti­ta del pro­ce­di­men­to pe­na­le de­ve chie­de­re sen­za in­du­gio a que­st’ul­ti­ma di ri­met­te­re il ca­so all’au­to­ri­tà pe­na­le com­pe­ten­te.

2 Le par­ti pos­so­no im­pu­gna­re en­tro die­ci gior­ni di­nan­zi all’au­to­ri­tà com­pe­ten­te a de­ci­de­re sul fo­ro, con­for­me­men­te all’ar­ti­co­lo 40, la de­ci­sio­ne sul fo­ro pre­sa dai pub­bli­ci mi­ni­ste­ri in­te­res­sa­ti (art. 39 cpv. 2). Se i pub­bli­ci mi­ni­ste­ri han­no con­ve­nu­to un fo­ro de­ro­ga­to­rio (art. 38 cpv. 1), la de­ci­sio­ne può es­se­re im­pu­gna­ta sol­tan­to dal­la par­te la cui ri­chie­sta se­con­do il ca­po­ver­so 1 è sta­ta re­spin­ta.

Art. 42 Disposizioni comuni  

1 Fin­ché il fo­ro non è de­ter­mi­na­to in mo­do de­fi­ni­ti­vo, l’au­to­ri­tà che per pri­ma si è oc­cu­pa­ta del­la cau­sa pren­de i prov­ve­di­men­ti in­dif­fe­ri­bi­li. Se ne­ces­sa­rio, l’au­to­ri­tà com­pe­ten­te a de­ci­de­re sul fo­ro de­si­gna l’au­to­ri­tà che de­ve oc­cu­par­si prov­vi­so­ria­men­te del­la cau­sa.

2 Le per­so­ne in sta­to di car­ce­ra­zio­ne so­no con­se­gna­te al­le au­to­ri­tà di al­tri Can­to­ni sol­tan­to se la com­pe­ten­za è sta­ta de­ter­mi­na­ta in mo­do de­fi­ni­ti­vo.

3 Un fo­ro de­ter­mi­na­to con­for­me­men­te agli ar­ti­co­li 38–41 può es­se­re mo­di­fi­ca­to sol­tan­to per nuo­vi mo­ti­vi gra­vi e so­lo pri­ma del­la pro­mo­zio­ne dell’ac­cu­sa.

Capitolo 4: Assistenza giudiziaria nazionale

Sezione 1: Disposizioni generali

Art. 43 Campo d’applicazione e definizione  

1 Le di­spo­si­zio­ni del pre­sen­te ca­pi­to­lo di­sci­pli­na­no l’as­si­sten­za giu­di­zia­ria in ma­te­ria pe­na­le da par­te di au­to­ri­tà fe­de­ra­li e can­to­na­li a fa­vo­re di pub­bli­ci mi­ni­ste­ri, au­to­ri­tà pe­na­li del­le con­trav­ven­zio­ni e au­to­ri­tà giu­di­can­ti, can­to­na­li e fe­de­ra­li.

2 Le di­spo­si­zio­ni del pre­sen­te ca­pi­to­lo si ap­pli­ca­no al­la po­li­zia in quan­to es­sa ope­ri su istru­zio­ne di pub­bli­ci mi­ni­ste­ri, au­to­ri­tà pe­na­li del­le con­trav­ven­zio­ni o au­to­ri­tà giu­di­can­ti.

3 L’as­si­sten­za giu­di­zia­ria di­ret­ta tra le au­to­ri­tà di po­li­zia del­la Con­fe­de­ra­zio­ne e dei Can­to­ni e tra quel­le dei Can­to­ni è am­mis­si­bi­le se non con­cer­ne prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi di esclu­si­va com­pe­ten­za del pub­bli­co mi­ni­ste­ro o del giu­di­ce.

4 Per as­si­sten­za giu­di­zia­ria s’in­ten­de qual­sia­si prov­ve­di­men­to ri­chie­sto da un’au­to­ri­tà, nell’am­bi­to del­le sue com­pe­ten­ze, in un pro­ce­di­men­to pe­na­le pen­den­te.

Art. 44 Obbligo di prestare assistenza giudiziaria 15  

Le au­to­ri­tà fe­de­ra­li e can­to­na­li so­no te­nu­te a pre­star­si as­si­sten­za giu­di­zia­ria qua­lo­ra rea­ti pre­vi­sti dal di­rit­to fe­de­ra­le sia­no per­se­gui­ti e giu­di­ca­ti in ap­pli­ca­zio­ne del pre­sen­te Co­di­ce.

15 La cor­re­zio­ne del­la Com­mis­sio­ne di re­da­zio­ne dell’AF del 10 nov. 2014, pub­bli­ca­ta il 25 nov. 2014, con­cer­ne sol­tan­to il te­sto fran­ce­se (RU 2014 4071).

Art. 45 Appoggio logistico e sicurezza  

1 Per quan­to pos­si­bi­le, i Can­to­ni met­to­no a di­spo­si­zio­ne del­le au­to­ri­tà pe­na­li del­la Con­fe­de­ra­zio­ne e de­gli al­tri Can­to­ni i lo­ca­li ne­ces­sa­ri per ga­ran­ti­re l’eser­ci­zio del­la lo­ro at­ti­vi­tà uf­fi­cia­le e al­log­gia­re le per­so­ne in car­ce­ra­zio­ne pre­ven­ti­va.

2 Su ri­chie­sta del­le au­to­ri­tà pe­na­li del­la Con­fe­de­ra­zio­ne, i Can­to­ni pren­do­no i prov­ve­di­men­ti ne­ces­sa­ri per ga­ran­ti­re la si­cu­rez­za dell’at­ti­vi­tà uf­fi­cia­le del­le stes­se.

Art. 46 Rapporti diretti tra autorità  

1 Le au­to­ri­tà co­mu­ni­ca­no di­ret­ta­men­te tra lo­ro16.

2 Le do­man­de d’as­si­sten­za giu­di­zia­ria pos­so­no es­se­re for­mu­la­te nel­la lin­gua dell’au­to­ri­tà ri­chie­den­te o in quel­la dell’au­to­ri­tà ri­chie­sta.

3 Se non è chia­ro qua­le sia l’au­to­ri­tà com­pe­ten­te, l’au­to­ri­tà ri­chie­den­te in­di­riz­za la do­man­da d’as­si­sten­za giu­di­zia­ria ri­spet­ti­va­men­te al pub­bli­co mi­ni­ste­ro su­pre­mo del Can­to­ne ri­chie­sto o a quel­lo del­la Con­fe­de­ra­zio­ne. Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro la inol­tra poi all’au­to­ri­tà com­pe­ten­te.

16 L’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria sviz­ze­ra ter­ri­to­rial­men­te com­pe­ten­te per le com­mis­sio­ni ro­ga­to­rie può es­se­re tro­va­ta in in­ter­net al se­guen­te in­di­riz­zo: www.elor­ge.ad­min.ch

Art. 47 Spese  

1 L’as­si­sten­za giu­di­zia­ria è pre­sta­ta gra­tui­ta­men­te.

2 La Con­fe­de­ra­zio­ne rim­bor­sa ai Can­to­ni le spe­se da es­sa oc­ca­sio­na­te per l’ap­pog­gio ai sen­si dell’ar­ti­co­lo 45.

3 Le spe­se in­sor­te so­no co­mu­ni­ca­te ri­spet­ti­va­men­te al Can­to­ne ri­chie­den­te o al­la Con­fe­de­ra­zio­ne af­fin­ché pos­sa­no es­se­re ad­dos­sa­te al­le par­ti con­dan­na­te al­le spe­se.

4 Gli ob­bli­ghi d’in­den­niz­zo de­ri­van­ti da prov­ve­di­men­ti d’as­si­sten­za giu­di­zia­ria so­no ri­spet­ti­va­men­te a ca­ri­co del Can­to­ne ri­chie­den­te o del­la Con­fe­de­ra­zio­ne.

Art. 48 Conflitti  

1 I con­flit­ti in ma­te­ria di as­si­sten­za giu­di­zia­ria tra au­to­ri­tà del­lo stes­so Can­to­ne so­no de­ci­si de­fi­ni­ti­va­men­te dal­la giu­ri­sdi­zio­ne can­to­na­le di re­cla­mo.

2 I con­flit­ti tra au­to­ri­tà fe­de­ra­li e can­to­na­li o tra au­to­ri­tà di di­ver­si Can­to­ni so­no de­ci­si dal Tri­bu­na­le pe­na­le fe­de­ra­le.

Sezione 2: Atti procedurali eseguiti su domanda della Confederazione o di un altro Cantone

Art. 49 Principi  

1 I pub­bli­ci mi­ni­ste­ri e le au­to­ri­tà giu­di­can­ti del­la Con­fe­de­ra­zio­ne e dei Can­to­ni pos­so­no do­man­da­re al­le au­to­ri­tà pe­na­li di al­tri Can­to­ni o del­la Con­fe­de­ra­zio­ne l’ese­cu­zio­ne di at­ti pro­ce­du­ra­li. L’au­to­ri­tà ri­chie­sta non esa­mi­na né l’am­mis­si­bi­li­tà né l’ade­gua­tez­za de­gli at­ti pro­ce­du­ra­li stes­si.

2 La trat­ta­zio­ne dei re­cla­mi con­tro i prov­ve­di­men­ti d’as­si­sten­za giu­di­zia­ria com­pe­te ri­spet­ti­va­men­te al­le au­to­ri­tà del Can­to­ne ri­chie­den­te o del­la Con­fe­de­ra­zio­ne. Di­nan­zi al­le au­to­ri­tà del Can­to­ne ri­chie­sto o del­la Con­fe­de­ra­zio­ne, i prov­ve­di­men­ti d’as­si­sten­za giu­di­zia­ria pos­so­no es­se­re im­pu­gna­ti sol­tan­to per quan­to con­cer­ne la lo­ro ese­cu­zio­ne.

Art. 50 Domanda di provvedimenti coercitivi  

1 L’au­to­ri­tà ri­chie­den­te do­man­da l’ar­re­sto di una per­so­na in­vian­do all’au­to­ri­tà ri­chie­­­­sta un man­da­to scrit­to di ac­com­pa­gna­men­to coat­ti­vo (art. 208).

2 L’au­to­ri­tà ri­chie­sta tra­du­ce l’ar­re­sta­to di­nan­zi all’au­to­ri­tà com­pe­ten­te se pos­si­bi­le en­tro 24 ore.

3 Le do­man­de con­cer­nen­ti al­tri prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi so­no mo­ti­va­te suc­cin­ta­men­te. Nei ca­si ur­gen­ti la mo­ti­va­zio­ne può es­se­re in­via­ta in un se­con­do tem­po.

Art. 51 Diritto di partecipare agli atti procedurali  

1 Le par­ti, i lo­ro pa­tro­ci­na­to­ri e l’au­to­ri­tà ri­chie­den­te pos­so­no par­te­ci­pa­re agli at­ti pro­ce­du­ra­li do­man­da­ti, in quan­to il pre­sen­te Co­di­ce lo pre­ve­da.

2 Se la par­te­ci­pa­zio­ne è pos­si­bi­le, l’au­to­ri­tà ri­chie­sta co­mu­ni­ca all’au­to­ri­tà ri­chie­den­te, al­le par­ti e ai lo­ro pa­tro­ci­na­to­ri do­ve e quan­do sa­rà ese­gui­to l’at­to pro­ce­du­ra­le.

Sezione 3: Atti procedurali in un altro Cantone

Art. 52 Principi  

1 I pub­bli­ci mi­ni­ste­ri, le au­to­ri­tà pe­na­li del­le con­trav­ven­zio­ni e le au­to­ri­tà giu­di­can­ti dei Can­to­ni e del­la Con­fe­de­ra­zio­ne han­no di­rit­to di di­spor­re ed ese­gui­re di­ret­ta­men­te in un al­tro Can­to­ne tut­ti gli at­ti pro­ce­du­ra­li ai sen­si del pre­sen­te Co­di­ce.

2 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro del Can­to­ne in cui dev’es­se­re ese­gui­to l’at­to pro­ce­du­ra­le ne è pre­via­men­te av­vi­sa­to. Nei ca­si ur­gen­ti può es­se­re av­vi­sa­to a po­ste­rio­ri. Per la ri­chie­sta di in­for­ma­zio­ni e do­cu­men­ti non è ne­ces­sa­rio al­cun av­vi­so.

3 Le spe­se de­gli at­ti pro­ce­du­ra­li e i re­la­ti­vi ob­bli­ghi di in­den­niz­zo so­no ri­spet­ti­va­men­te a ca­ri­co del Can­to­ne che ha ese­gui­to gli at­ti o del­la Con­fe­de­ra­zio­ne; il Can­to­ne o la Con­fe­de­ra­zio­ne può ad­dos­sar­li al­le par­ti con­for­me­men­te agli ar­ti­co­li 426 e 427.

Art. 53 Impiego della polizia  

Se ne­ces­si­ta dell’aiu­to del­la po­li­zia per l’ese­cu­zio­ne di un at­to pro­ce­du­ra­le, l’au­to­ri­tà ri­chie­den­te in­di­riz­za la re­la­ti­va do­man­da al pub­bli­co mi­ni­ste­ro del Can­to­ne ri­chie­sto; que­sti con­fe­ri­sce al­la po­li­zia lo­ca­le i man­da­ti ne­ces­sa­ri.

Capitolo 5: Assistenza giudiziaria internazionale

Art. 54 Applicabilità del presente Codice  

La con­ces­sio­ne dell’as­si­sten­za giu­di­zia­ria in­ter­na­zio­na­le e la pro­ce­du­ra d’as­si­sten­za giu­di­zia­ria so­no ret­te dal pre­sen­te Co­di­ce sol­tan­to in quan­to al­tre leg­gi fe­de­ra­li e trat­ta­ti in­ter­na­zio­na­li non pre­ve­da­no di­spo­si­zio­ni spe­ci­fi­che.

Art. 55 Competenza  

1 Se un Can­to­ne si oc­cu­pa di un ca­so di as­si­sten­za giu­di­zia­ria in­ter­na­zio­na­le, è com­pe­ten­te il pub­bli­co mi­ni­ste­ro.

2 Du­ran­te la pro­ce­du­ra di­bat­ti­men­ta­le le au­to­ri­tà giu­di­can­ti pos­so­no pre­sen­ta­re au­to­no­ma­men­te do­man­de d’as­si­sten­za giu­di­zia­ria.

3 So­no fat­ti sal­vi i po­te­ri del­le au­to­ri­tà d’ese­cu­zio­ne pe­na­le.

4 Se il di­rit­to fe­de­ra­le as­se­gna com­pi­ti di as­si­sten­za giu­di­zia­ria a un’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria, è com­pe­ten­te la giu­ri­sdi­zio­ne di re­cla­mo.

5 Se il Can­to­ne che si oc­cu­pa di una do­man­da di as­si­sten­za giu­di­zia­ria este­ra ese­gue at­ti pro­ce­du­ra­li in al­tri Can­to­ni, so­no ap­pli­ca­bi­li le di­spo­si­zio­ni con­cer­nen­ti l’as­si­sten­za giu­di­zia­ria na­zio­na­le.

6 I Can­to­ni di­sci­pli­na­no l’ul­te­rio­re pro­ce­du­ra.

Capitolo 6: Ricusazione

Art. 56 Motivi di ricusazione  

Chi ope­ra in se­no a un’au­to­ri­tà pe­na­le si ri­cu­sa se:

a.
ha un in­te­res­se per­so­na­le nel­la cau­sa;
b.
ha par­te­ci­pa­to al­la me­de­si­ma cau­sa in al­tra ve­ste, se­gna­ta­men­te co­me mem­bro di un’au­to­ri­tà, pa­tro­ci­na­to­re di una par­te, pe­ri­to o te­sti­mo­ne;
c.
è uni­to in ma­tri­mo­nio, vi­ve in unio­ne do­me­sti­ca re­gi­stra­ta o con­vi­ve di fat­to con una par­te, con il suo pa­tro­ci­na­to­re o con una per­so­na che ha par­te­ci­pa­to al­la me­de­si­ma cau­sa co­me mem­bro del­la giu­ri­sdi­zio­ne in­fe­rio­re;
d.
è pa­ren­te o af­fi­ne di una par­te in li­nea ret­ta o in li­nea col­la­te­ra­le fi­no al ter­zo gra­do in­clu­so;
e.
è pa­ren­te o af­fi­ne in li­nea ret­ta, o in li­nea col­la­te­ra­le fi­no al se­con­do gra­do in­clu­so, di un pa­tro­ci­na­to­re di una par­te op­pu­re di una per­so­na che ha par­te­ci­pa­to al­la me­de­si­ma cau­sa co­me mem­bro del­la giu­ri­sdi­zio­ne in­fe­rio­re;
f.
per al­tri mo­ti­vi, se­gna­ta­men­te a cau­sa di rap­por­ti di ami­ci­zia o di ini­mi­ci­zia con una par­te o con il suo pa­tro­ci­na­to­re, po­treb­be ave­re una pre­ven­zio­ne nel­la cau­sa.
Art. 57 Obbligo di comunicazione  

Chi ope­ra in se­no a un’au­to­ri­tà pe­na­le e si tro­va in un ca­so di ri­cu­sa­zio­ne lo co­mu­ni­ca tem­pe­sti­va­men­te a chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to.

Art. 58 Domanda di ricusazione  

1 La par­te che in­ten­de chie­de­re la ri­cu­sa­zio­ne di una per­so­na che ope­ra in se­no a un’au­to­ri­tà pe­na­le de­ve pre­sen­ta­re sen­za in­du­gio la re­la­ti­va do­man­da a chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to non ap­pe­na è a co­no­scen­za del mo­ti­vo di ri­cu­sa­zio­ne; de­ve ren­de­re ve­ro­si­mi­li i fat­ti su cui si fon­da la do­man­da.

2 Il ri­cu­san­do si pro­nun­cia sul­la do­man­da.

Art. 59 Decisione  

1 Se è in­vo­ca­to un mo­ti­vo di ri­cu­sa­zio­ne di cui all’ar­ti­co­lo 56 let­te­re a o f op­pu­re se una per­so­na che ope­ra in se­no a un’au­to­ri­tà pe­na­le si op­po­ne al­la do­man­da di ri­cu­sa­zio­ne pre­sen­ta­ta da una par­te in vir­tù dell’ar­ti­co­lo 56 let­te­re b–e, de­ci­de sen­za ul­te­rio­re pro­ce­du­ra pro­ba­to­ria e de­fi­ni­ti­va­men­te:

a.
il pub­bli­co mi­ni­ste­ro, nei ca­si in cui è in­te­res­sa­ta la po­li­zia;
b.
la giu­ri­sdi­zio­ne di re­cla­mo, nei ca­si in cui so­no in­te­res­sa­ti il pub­bli­co mi­ni­ste­ro, le au­to­ri­tà pe­na­li del­le con­trav­ven­zio­ni o i tri­bu­na­li di pri­mo gra­do;
c.
il tri­bu­na­le d’ap­pel­lo, nei ca­si in cui so­no in­te­res­sa­ti la giu­ri­sdi­zio­ne di re­cla­mo o sin­go­li mem­bri del tri­bu­na­le d’ap­pel­lo;
d.17
il Tri­bu­na­le pe­na­le fe­de­ra­le, nei ca­si in cui è in­te­res­sa­to l’in­te­ro tri­bu­na­le d’ap­pel­lo di un Can­to­ne.

2 La de­ci­sio­ne è re­sa per scrit­to e mo­ti­va­ta.

3 Fi­no al­la de­ci­sio­ne il ri­cu­san­do con­ti­nua a eser­ci­ta­re la sua fun­zio­ne.

4 Se la do­man­da è ac­col­ta, le spe­se pro­ce­du­ra­li so­no ad­dos­sa­te ri­spet­ti­va­men­te al­la Con­fe­de­ra­zio­ne o al Can­to­ne. Se la do­man­da è re­spin­ta o è ma­ni­fe­sta­men­te tar­di­va o te­me­ra­ria, le spe­se so­no ad­dos­sa­te al ri­chie­den­te.

17 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. II 3 del­la LF del 17 mar. 2017 (Isti­tu­zio­ne di una cor­te d’ap­pel­lo in se­no al Tri­bu­na­le pe­na­le fe­de­ra­le), in vi­go­re dal 1° gen. 2019 (RU 2017 5769; FF 2013 6121, 2016 5587).

Art. 60 Conseguenze della violazione delle norme sulla ricusazione  

1 Gli at­ti uf­fi­cia­li ai qua­li ha par­te­ci­pa­to una per­so­na te­nu­ta a ri­cu­sar­si so­no an­nul­la­ti e ri­pe­tu­ti se una par­te lo do­man­da en­tro cin­que gior­ni da quel­lo in cui è ve­nu­ta a co­no­scen­za del­la de­ci­sio­ne di ri­cu­sa­zio­ne.

2 Le pro­ve già espe­ri­te ma non più ri­pe­ti­bi­li pos­so­no es­se­re non­di­me­no pre­se in con­si­de­ra­zio­ne dall’au­to­ri­tà pe­na­le.

3 Se il mo­ti­vo di ri­cu­sa­zio­ne è sco­per­to sol­tan­to do­po la chiu­su­ra del pro­ce­di­men­to, si ap­pli­ca­no le di­spo­si­zio­ni sul­la re­vi­sio­ne.

Capitolo 7: Direzione del procedimento

Art. 61 Competenza  

Il pro­ce­di­men­to è di­ret­to:

a.
si­no all’ab­ban­do­no del­lo stes­so o si­no al­la pro­mo­zio­ne dell’ac­cu­sa, dal pub­bli­co mi­ni­ste­ro;
b.
nel­la pro­ce­du­ra pe­na­le in ma­te­ria di con­trav­ven­zio­ni, dall’au­to­ri­tà pe­na­le del­le con­trav­ven­zio­ni;
c.
nel­la pro­ce­du­ra giu­di­zia­ria di­nan­zi a un’au­to­ri­tà giu­di­can­te col­le­gia­le, dal pre­si­den­te del col­le­gio;
d.
nel­la pro­ce­du­ra giu­di­zia­ria di­nan­zi a un’au­to­ri­tà giu­di­can­te mo­no­cra­ti­ca, dal giu­di­ce uni­co.
Art. 62 Compiti generali  

1 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to pren­de le di­spo­si­zio­ni at­te a ga­ran­ti­re che lo stes­so si svol­ga in mo­do ap­pro­pria­to e con­for­me al­la leg­ge.

2 Nel­la pro­ce­du­ra di­nan­zi a un’au­to­ri­tà giu­di­can­te col­le­gia­le, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to eser­ci­ta tut­te le at­tri­bu­zio­ni che non so­no ri­ser­va­te al col­le­gio.

Art. 63 Polizia delle udienze  

1 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to prov­ve­de a far man­te­ne­re la si­cu­rez­za, la tran­quil­li­tà e l’or­di­ne du­ran­te le udien­ze.

2 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to può am­mo­ni­re le per­so­ne che ne tur­ba­no l’an­da­men­to od of­fen­do­no le con­ve­nien­ze. In ca­so di re­ci­di­va, può to­glier lo­ro la pa­ro­la, espel­ler­le dal­la sa­la d’udien­za e, se ne­ces­sa­rio, far­le cu­sto­di­re dal­la po­li­zia si­no al­la fi­ne del­l’udien­za. Può al­tre­sì far sgom­be­ra­re la sa­la d’udien­za.

3 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to può chie­de­re l’aiu­to del­la po­li­zia com­pe­ten­te nel luo­go dell’at­to pro­ce­du­ra­le.

4 Se una par­te è al­lon­ta­na­ta, l’at­to pro­ce­du­ra­le pro­se­gue co­mun­que.

Art. 64 Sanzioni disciplinari  

1 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to può pu­ni­re con la mul­ta di­sci­pli­na­re fi­no a 1000 fran­chi le per­so­ne che ne tur­ba­no l’an­da­men­to, of­fen­do­no le con­ve­nien­ze o non ot­tem­pe­ra­no a di­spo­si­zio­ni or­di­na­to­rie.

2 Le mul­te di­sci­pli­na­ri in­flit­te dal pub­bli­co mi­ni­ste­ro e dai tri­bu­na­li di pri­mo gra­do pos­so­no es­se­re im­pu­gna­te en­tro die­ci gior­ni di­nan­zi al­la giu­ri­sdi­zio­ne di re­cla­mo. Que­sta de­ci­de de­fi­ni­ti­va­men­te.

Art. 65 Impugnabilità delle disposizioni ordinatorie del giudice  

1 Le di­spo­si­zio­ni or­di­na­to­rie del giu­di­ce pos­so­no es­se­re im­pu­gna­te sol­tan­to in­sie­me con la de­ci­sio­ne fi­na­le.

2 Le di­spo­si­zio­ni or­di­na­to­rie pre­se pri­ma del di­bat­ti­men­to da chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to in un’au­to­ri­tà giu­di­can­te col­le­gia­le pos­so­no, d’uf­fi­cio o su do­man­da, es­se­re mo­di­fi­ca­te o an­nul­la­te dal col­le­gio.

Capitolo 8: Norme procedurali generali

Sezione 1: Oralità, lingua

Art. 66 Oralità  

I pro­ce­di­men­ti di­nan­zi al­le au­to­ri­tà pe­na­li si svol­go­no oral­men­te in quan­to il pre­sen­te Co­di­ce non pre­scri­va la for­ma scrit­ta.

Art. 67 Lingue del procedimento  

1 La Con­fe­de­ra­zio­ne e i Can­to­ni de­si­gna­no le lin­gue in cui si svol­ge il pro­ce­di­men­to di­nan­zi al­le lo­ro au­to­ri­tà pe­na­li.

2 Le au­to­ri­tà pe­na­li can­to­na­li ese­guo­no tut­ti gli at­ti pro­ce­du­ra­li nel­le lin­gue che il Can­to­ne ha de­si­gna­to con­for­me­men­te al ca­po­ver­so 1; chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to può con­sen­ti­re de­ro­ghe.

Art. 68 Traduzioni  

1 Se un par­te­ci­pan­te al pro­ce­di­men­to non com­pren­de la lin­gua in cui si svol­ge il me­de­si­mo o non è in gra­do di espri­mer­si suf­fi­cien­te­men­te be­ne nel­la stes­sa, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to fa ca­po a un tra­dut­to­re o in­ter­pre­te. Nei ca­si sem­pli­ci o ur­gen­ti può ri­nun­cia­re al tra­dut­to­re o all’in­ter­pre­te se egli stes­so e l’esten­so­re del ver­ba­le pa­dro­neg­gia­no suf­fi­cien­te­men­te la lin­gua del di­ret­to in­te­res­sa­to e que­sti vi ac­con­sen­te.

2 An­che se as­si­sti­to da un di­fen­so­re, l’im­pu­ta­to è in­for­ma­to in una lin­gua a lui com­pren­si­bi­le, oral­men­te o per scrit­to, al­me­no del con­te­nu­to es­sen­zia­le de­gli at­ti pro­ce­du­ra­li più im­por­tan­ti. Non può es­se­re pre­te­sa una tra­du­zio­ne in­te­gra­le di tut­ti gli at­ti pro­ce­du­ra­li e de­gli at­ti di cau­sa.

3 Gli at­ti che non so­no me­mo­rie o istan­ze del­le par­ti so­no all’oc­cor­ren­za tra­dot­ti per scrit­to o tra­dot­ti oral­men­te per il ver­ba­le.

4 Per la tra­du­zio­ne dell’in­ter­ro­ga­to­rio del­la vit­ti­ma di un rea­to con­tro l’in­te­gri­tà ses­sua­le si fa ca­po a una per­so­na del­lo stes­so ses­so se la vit­ti­ma lo do­man­da e se ciò è pos­si­bi­le sen­za ri­tar­da­re in­de­bi­ta­men­te il pro­ce­di­men­to.

5 Ai tra­dut­to­ri e agli in­ter­pre­ti si ap­pli­ca­no per ana­lo­gia le di­spo­si­zio­ni con­cer­nen­ti i pe­ri­ti (art. 73, 105, 182–191).

Sezione 2: Pubblicità

Art. 69 Principi  

1 Le udien­ze di­nan­zi al tri­bu­na­le di pri­mo gra­do e al tri­bu­na­le d’ap­pel­lo, non­ché la co­mu­ni­ca­zio­ne ora­le del­le sen­ten­ze e del­le or­di­nan­ze di ta­li tri­bu­na­li so­no pub­bli­che, ad ec­ce­zio­ne del­le de­li­be­ra­zio­ni.

2 In ta­li ca­si, se le par­ti han­no ri­nun­cia­to a una pro­nun­cia pub­bli­ca del­la sen­ten­za o se è sta­to emes­so un de­cre­to d’ac­cu­sa, gli in­te­res­sa­ti pos­so­no pren­de­re vi­sio­ne del­la sen­ten­za o del de­cre­to d’ac­cu­sa.

3 Non so­no pub­bli­che:

a.
la pro­ce­du­ra pre­li­mi­na­re, fat­te sal­ve le co­mu­ni­ca­zio­ni del­le au­to­ri­tà pe­na­li al pub­bli­co;
b.
la pro­ce­du­ra di­nan­zi al giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi;
c.
la pro­ce­du­ra di­nan­zi al­la giu­ri­sdi­zio­ne di re­cla­mo e, in quan­to si svol­ga per scrit­to, quel­la di­nan­zi al tri­bu­na­le d’ap­pel­lo;
d.
la pro­ce­du­ra del de­cre­to d’ac­cu­sa.

4 Chiun­que può as­si­ste­re al­le udien­ze pub­bli­che; le per­so­ne di età in­fe­rio­re ai 16 an­ni ne­ces­si­ta­no tut­ta­via dell’au­to­riz­za­zio­ne di chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to.

Art. 70 Restrizioni e porte chiuse  

1 Il giu­di­ce può di­spor­re che le udien­ze si svol­ga­no in tut­to o in par­te a por­te chiu­se:

a.
se la si­cu­rez­za o l’or­di­ne pub­bli­ci o in­te­res­si de­gni di pro­te­zio­ne di una per­so­na coin­vol­ta, se­gna­ta­men­te quel­li del­la vit­ti­ma, lo esi­go­no;
b.
in ca­so di for­te af­fluen­za.

2 Qua­lo­ra si pro­ce­da a por­te chiu­se, l’im­pu­ta­to, la vit­ti­ma e l’ac­cu­sa­to­re pri­va­to pos­so­no far­si ac­com­pa­gna­re al mas­si­mo da tre per­so­ne di fi­du­cia.

3 Il giu­di­ce può con­sen­ti­re a cro­ni­sti giu­di­zia­ri e ad al­tre per­so­ne che han­no un in­te­res­se le­git­ti­mo di as­si­ste­re, a de­ter­mi­na­te con­di­zio­ni, ad udien­ze non pub­bli­che ai sen­si del ca­po­ver­so 1.

4 Qua­lo­ra si sia pro­ce­du­to a por­te chiu­se, il giu­di­ce co­mu­ni­ca la sen­ten­za in udien­za pub­bli­ca o, se ne­ces­sa­rio, in­for­ma il pub­bli­co in al­tro mo­do ade­gua­to sull’esi­to del pro­ce­di­men­to.

Art. 71 Riprese audiovisive  

1 Non so­no per­mes­se ri­pre­se vi­si­ve o so­no­re all’in­ter­no dell’edi­fi­cio del tri­bu­na­le, non­ché ri­pre­se di at­ti pro­ce­du­ra­li ese­gui­ti in al­tro luo­go.

2 I tra­sgres­so­ri pos­so­no es­se­re pu­ni­ti con la mul­ta di­sci­pli­na­re di cui all’ar­ti­co­lo 64 ca­po­ver­so 1. Le ri­pre­se non au­to­riz­za­te pos­so­no es­se­re se­que­stra­te.

Art. 72 Cronaca giudiziaria  

La Con­fe­de­ra­zio­ne e i Can­to­ni pos­so­no di­sci­pli­na­re l’am­mis­sio­ne, i di­rit­ti e gli ob­bli­ghi dei cro­ni­sti giu­di­zia­ri.

Sezione 3: Segreto, informazione del pubblico, comunicazioni ad autorità

Art. 73 Obbligo del segreto  

1 I mem­bri del­le au­to­ri­tà pe­na­li, i lo­ro col­la­bo­ra­to­ri e i pe­ri­ti no­mi­na­ti dall’au­to­ri­tà pe­na­le ser­ba­no il se­gre­to sui fat­ti di cui ven­go­no a co­no­scen­za nell’eser­ci­zio del­la lo­ro at­ti­vi­tà uf­fi­cia­le.

2 Se lo sco­po del pro­ce­di­men­to o un in­te­res­se pri­va­to lo ri­chie­de, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to può, ri­chia­ma­to l’ar­ti­co­lo 292 CP18, ob­bli­ga­re l’ac­cu­sa­to­re pri­va­to, al­tri par­te­ci­pan­ti al pro­ce­di­men­to e i lo­ro pa­tro­ci­na­to­ri a ser­ba­re il se­gre­to sul pro­ce­di­men­to me­de­si­mo e sul­le per­so­ne coin­vol­te. Ta­le ob­bli­go va li­mi­ta­to nel tem­po.

Art. 74 Informazione del pubblico  

1 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro e il giu­di­ce e, con il lo­ro con­sen­so, la po­li­zia pos­so­no in­for­ma­re il pub­bli­co su pro­ce­di­men­ti pen­den­ti se è ne­ces­sa­rio:

a.
af­fin­ché la po­po­la­zio­ne col­la­bo­ri a far lu­ce su rea­ti o al­la ri­cer­ca di in­di­zia­ti;
b.
per met­te­re in guar­dia o tran­quil­liz­za­re la po­po­la­zio­ne;
c.
per ret­ti­fi­ca­re no­ti­zie o vo­ci ine­sat­te;
d.
da­ta la par­ti­co­la­re im­por­tan­za del ca­so.

2 La po­li­zia, sen­za far no­mi, può inol­tre in­for­ma­re il pub­bli­co di pro­pria ini­zia­ti­va su in­ci­den­ti e rea­ti.

3 Il pub­bli­co è in­for­ma­to ri­spet­tan­do il prin­ci­pio del­la pre­sun­zio­ne di in­no­cen­za e i di­rit­ti del­la per­so­na­li­tà de­gli in­te­res­sa­ti.

4 Qua­lo­ra sia coin­vol­ta una vit­ti­ma, le au­to­ri­tà e i pri­va­ti pos­so­no, al di fuo­ri di una pro­ce­du­ra giu­di­zia­ria pub­bli­ca, di­vul­gar­ne l’iden­ti­tà o in­for­ma­zio­ni che ne con­sen­ta­no l’iden­ti­fi­ca­zio­ne sol­tan­to se:

a.
la col­la­bo­ra­zio­ne del­la po­po­la­zio­ne è ne­ces­sa­ria per far lu­ce su cri­mi­ni o per la ri­cer­ca di in­di­zia­ti; op­pu­re
b.
la vit­ti­ma o, se de­ce­du­ta, i suoi con­giun­ti vi ac­con­sen­to­no.
Art. 75 Comunicazioni ad altre autorità  

1 Se l’im­pu­ta­to sta scon­tan­do una pe­na o una mi­su­ra, le au­to­ri­tà pe­na­li in­for­ma­no le com­pe­ten­ti au­to­ri­tà d’ese­cu­zio­ne ri­guar­do ai nuo­vi pro­ce­di­men­ti pe­na­li e al­le de­ci­sio­ni pro­nun­cia­te.

2 Se ne­ces­sa­rio per pro­teg­ge­re l’im­pu­ta­to, il dan­neg­gia­to o i lo­ro con­giun­ti, le au­to­ri­tà pe­na­li in­for­ma­no i ser­vi­zi so­cia­li e le au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne dei mi­no­ri e de­gli adul­ti ri­guar­do ai pro­ce­di­men­ti pe­na­li av­via­ti e al­le de­ci­sio­ni pro­nun­cia­te.19

3 Se nell’am­bi­to di un pro­ce­di­men­to ine­ren­te a un rea­to in cui so­no coin­vol­ti mi­no­ren­ni ac­cer­ta­no che so­no ne­ces­sa­ri ul­te­rio­ri prov­ve­di­men­ti, le au­to­ri­tà pe­na­li ne in­for­ma­no sen­za in­du­gio le au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne dei mi­no­ri.20

3bis Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to in­for­ma l’Ag­grup­pa­men­to Di­fe­sa ri­guar­do ai pro­ce­di­men­ti pe­na­li pen­den­ti nei con­fron­ti di mi­li­ta­ri o per­so­ne sog­get­te all’ob­bli­go di le­va, se sus­si­sto­no se­ri se­gni o in­di­zi che que­sti pos­sa­no espor­re a pe­ri­co­lo se stes­si o ter­zi con un’ar­ma da fuo­co.21

4 La Con­fe­de­ra­zio­ne e i Can­to­ni pos­so­no ob­bli­ga­re o au­to­riz­za­re le au­to­ri­tà pe­na­li a for­ni­re ul­te­rio­ri in­for­ma­zio­ni ad au­to­ri­tà.

19 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 2 del­la LF del 15 dic. 2017 (Pro­te­zio­ne dei mi­no­ren­ni), in vi­go­re dal 1° gen. 2019 (RU 2018 2947; FF 2015 2751).

20 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 2 del­la LF del 15 dic. 2017 (Pro­te­zio­ne dei mi­no­ren­ni), in vi­go­re dal 1° gen. 2019 (RU 2018 2947; FF 2015 2751).

21 In­tro­dot­to dal n. I 2 del­la LF del 25 set. 2015 sul mi­glio­ra­men­to del­lo scam­bio d’in­for­ma­zio­ni tra au­to­ri­tà in ma­te­ria di ar­mi (RU 2016 1831; FF 2014 277). Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 3 del­la LF 18 mar. 2016, in vi­go­re dal 1° gen. 2018 (RU 2016 4277, 2017 2297; FF 2014 5939).

Sezione 4: Verbali

Art. 76 Disposizioni generali  

1 Le de­po­si­zio­ni del­le par­ti, le de­ci­sio­ni ora­li del­le au­to­ri­tà e tut­ti gli al­tri at­ti pro­ce­du­ra­li non ese­gui­ti per scrit­to so­no mes­si a ver­ba­le.

2 L’esten­so­re del ver­ba­le, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to e, se del ca­so, il tra­dut­to­re o in­ter­pre­te at­te­sta­no l’esat­tez­za del ver­ba­le.

3 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to è re­spon­sa­bi­le del­la ver­ba­liz­za­zio­ne com­ple­ta ed esat­ta de­gli at­ti pro­ce­du­ra­li.

4 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to può di­spor­re che la ver­ba­liz­za­zio­ne de­gli at­ti pro­ce­du­ra­li av­ven­ga non sol­tan­to per scrit­to, ben­sì an­che, in tut­to o in par­te, me­dian­te sup­por­ti so­no­ri o vi­si­vi. Ne in­for­ma pre­via­men­te i pre­sen­ti.

Art. 77 Verbali del procedimento  

I ver­ba­li del pro­ce­di­men­to ri­por­ta­no tut­ti gli at­ti pro­ce­du­ra­li es­sen­zia­li in­for­man­do se­gna­ta­men­te su:

a.
la na­tu­ra, il luo­go, la da­ta e l’ora;
b.
il no­me dei mem­bri del­le au­to­ri­tà che vi han­no par­te­ci­pa­to, non­ché il no­me del­le par­ti, dei lo­ro pa­tro­ci­na­to­ri e del­le al­tre per­so­ne pre­sen­ti;
c.
le istan­ze e con­clu­sio­ni del­le par­ti;
d.
il fat­to che gli in­ter­ro­ga­ti so­no sta­ti rag­gua­glia­ti sui lo­ro di­rit­ti e ob­bli­ghi;
e.
le de­po­si­zio­ni de­gli in­ter­ro­ga­ti;
f.
lo svol­gi­men­to del pro­ce­di­men­to, le di­spo­si­zio­ni pre­se dall’au­to­ri­tà pe­na­le e l’os­ser­van­za dei re­qui­si­ti for­ma­li dei sin­go­li at­ti pro­ce­du­ra­li;
g.
gli at­ti di cau­sa e al­tri ele­men­ti di pro­va pro­dot­ti dai par­te­ci­pan­ti al pro­ce­di­men­to o ac­qui­si­ti in al­tro mo­do du­ran­te lo stes­so;
h.
le de­ci­sio­ni e la lo­ro mo­ti­va­zio­ne, in quan­to un esem­pla­re del­le stes­se non sia al­le­ga­to agli at­ti.
Art. 78 Verbali d’interrogatorio  

1 Le de­po­si­zio­ni del­le par­ti, dei te­sti­mo­ni, del­le per­so­ne in­for­ma­te sui fat­ti e dei pe­ri­ti so­no mes­se a ver­ba­le se­du­ta stan­te.

2 Il ver­ba­le è ste­so nel­la lin­gua in cui si svol­ge il pro­ce­di­men­to; tut­ta­via le de­po­si­zio­ni es­sen­zia­li so­no per quan­to pos­si­bi­le ver­ba­liz­za­te nel­la lin­gua in cui si è espres­so l’in­ter­ro­ga­to.

3 Le do­man­de e ri­spo­ste de­ter­mi­nan­ti so­no ver­ba­liz­za­te te­stual­men­te.

4 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to può con­sen­ti­re all’in­ter­ro­ga­to di det­ta­re per­so­nal­men­te la sua de­po­si­zio­ne.

5 Il ver­ba­le dell’in­ter­ro­ga­to­rio è im­me­dia­ta­men­te let­to o da­to da leg­ge­re all’in­ter­ro­ga­to. Pre­sa co­no­scen­za del ver­ba­le, que­sti lo fir­ma e ne vi­sta ogni pa­gi­na. Se ri­fiu­ta di leg­ge­re in­te­gral­men­te il ver­ba­le o di fir­mar­lo, il ri­fiu­to e i mo­ti­vi in­vo­ca­ti so­no an­no­ta­ti nel ver­ba­le me­de­si­mo.

5bis Se nel­la pro­ce­du­ra di­bat­ti­men­ta­le l’in­ter­ro­ga­to­rio è re­gi­stra­to me­dian­te di­spo­si­ti­vi tec­ni­ci, il giu­di­ce può ri­nun­cia­re a leg­ge­re o a da­re da leg­ge­re il ver­ba­le all’in­ter­ro­ga­to e a far­glie­lo fir­ma­re. Le re­gi­stra­zio­ni so­no ac­qui­si­te agli at­ti.22

6 Se l’in­ter­ro­ga­to­rio si svol­ge per vi­deo­con­fe­ren­za, la di­chia­ra­zio­ne ora­le del­l’in­ter­ro­ga­to di aver pre­so co­no­scen­za del ver­ba­le so­sti­tui­sce la fir­ma e il vi­sto. Ta­le di­chia­ra­zio­ne è an­no­ta­ta nel ver­ba­le me­de­si­mo.

7 I ver­ba­li ma­no­scrit­ti non ben leg­gi­bi­li e le de­po­si­zio­ni re­gi­stra­te ste­no­gra­fi­ca­men­te so­no tra­scrit­ti sen­za in­du­gio in bel­la co­pia. Gli ap­pun­ti so­no con­ser­va­ti si­no al­la chiu­su­ra del pro­ce­di­men­to.23

22 In­tro­dot­to dal n. I 2 del­la LF del 28 set. 2012 (Di­spo­si­zio­ni sul­la ver­ba­liz­za­zio­ne), in vi­go­re dal 1° mag. 2013 (RU 2013 851; FF 201250435055).

23 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I 2 del­la LF del 28 set. 2012 (Di­spo­si­zio­ni sul­la ver­ba­liz­za­zio­ne), in vi­go­re dal 1° mag. 2013 (RU 2013 851; FF 201250435055).

Art. 79 Rettifica  

1 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to ret­ti­fi­ca le svi­ste ma­ni­fe­ste in­sie­me con l’esten­so­re del ver­ba­le; ne in­for­ma suc­ces­si­va­men­te le par­ti.

2 Sul­le istan­ze di ret­ti­fi­ca del ver­ba­le de­ci­de chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to.

3 Le ret­ti­fi­che, le mo­di­fi­che, le can­cel­la­tu­re e le ag­giun­te so­no au­ten­ti­ca­te dall’e­sten­so­re del ver­ba­le e da chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to. Le mo­di­fi­che ma­te­ria­li so­no ese­gui­te in mo­do da la­scia­re ri­co­no­sci­bi­le il te­sto ori­gi­na­rio.

Sezione 5: Decisioni

Art. 80 Forma  

1 Le de­ci­sio­ni di me­ri­to su que­stio­ni pe­na­li e ci­vi­li ri­ve­sto­no la for­ma del­la sen­ten­za. Le al­tre de­ci­sio­ni ri­ve­sto­no la for­ma dell’or­di­nan­za, se pro­nun­cia­te da un’au­to­ri­tà col­le­gia­le, o del de­cre­to, se pro­nun­cia­te da un’au­to­ri­tà mo­no­cra­ti­ca. So­no fat­te sal­ve le di­spo­si­zio­ni con­cer­nen­ti la pro­ce­du­ra del de­cre­to d’ac­cu­sa.

2 Le de­ci­sio­ni so­no emes­se per scrit­to e mo­ti­va­te. So­no fir­ma­te da chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to e dall’esten­so­re del ver­ba­le e no­ti­fi­ca­te al­le par­ti.

3 I de­cre­ti e le or­di­nan­ze or­di­na­to­ri sem­pli­ci non ne­ces­si­ta­no né di una ste­su­ra se­pa­ra­ta né di una mo­ti­va­zio­ne; so­no an­no­ta­ti a ver­ba­le e co­mu­ni­ca­ti al­le par­ti in mo­do ap­pro­pria­to.

Art. 81 Contenuto delle decisioni finali  

1 Le sen­ten­ze e le al­tre de­ci­sio­ni che con­clu­do­no il pro­ce­di­men­to con­ten­go­no:

a.
un’in­tro­du­zio­ne;
b.
una mo­ti­va­zio­ne;
c.
un di­spo­si­ti­vo;
d.
se im­pu­gna­bi­li, l’in­di­ca­zio­ne dei ri­me­di giu­ri­di­ci.

2 L’in­tro­du­zio­ne con­tie­ne:

a.
la de­si­gna­zio­ne dell’au­to­ri­tà pe­na­le e dei suoi mem­bri che han­no par­te­ci­pa­to al­la de­ci­sio­ne;
b.
la da­ta del­la de­ci­sio­ne;
c.
una suf­fi­cien­te de­si­gna­zio­ne del­le par­ti e dei lo­ro pa­tro­ci­na­to­ri;
d.
nel­le sen­ten­ze, le con­clu­sio­ni del­le par­ti.

3 La mo­ti­va­zio­ne con­tie­ne:

a.
nel­le sen­ten­ze, l’ap­prez­za­men­to di fat­to e di di­rit­to del com­por­ta­men­to con­te­sta­to all’im­pu­ta­to e i mo­ti­vi del­le san­zio­ni, del­le con­se­guen­ze ac­ces­so­rie non­­ché di quel­le re­la­ti­ve al­le spe­se e in­den­ni­tà;
b.
nel­le al­tre de­ci­sio­ni che con­clu­do­no il pro­ce­di­men­to, le ra­gio­ni del­la so­lu­zio­ne adot­ta­ta.

4 Il di­spo­si­ti­vo con­tie­ne:

a.
l’in­di­ca­zio­ne del­le di­spo­si­zio­ni di leg­ge ap­pli­ca­te;
b.
nel­le sen­ten­ze, la de­ci­sio­ne re­la­ti­va al­la col­pe­vo­lez­za e al­la san­zio­ne, al­le spe­se e in­den­ni­tà non­ché al­le even­tua­li azio­ni ci­vi­li;
c.
nel­le al­tre de­ci­sio­ni che con­clu­do­no il pro­ce­di­men­to, la di­chia­ra­zio­ne di con­clu­sio­ne del­lo stes­so;
d.
le de­ci­sio­ni giu­di­zia­rie suc­ces­si­ve;
e.
la de­ci­sio­ne con­cer­nen­te le con­se­guen­ze ac­ces­so­rie;
f.
la de­si­gna­zio­ne del­le per­so­ne e au­to­ri­tà che ri­ce­vo­no una co­pia del­la de­ci­sio­ne o del di­spo­si­ti­vo.
Art. 82 Limitazioni dell’obbligo di motivazione  

1 Il tri­bu­na­le di pri­mo gra­do ri­nun­cia a una mo­ti­va­zio­ne scrit­ta se:

a.
mo­ti­va oral­men­te la sen­ten­za; e
b.
non pro­nun­cia una pe­na de­ten­ti­va su­pe­rio­re a due an­ni, un in­ter­na­men­to se­con­do l’ar­ti­co­lo 64 CP24, un trat­ta­men­to se­con­do l’ar­ti­co­lo 59 ca­po­ver­so 3 CP op­pu­re una pri­va­zio­ne di li­ber­tà di ol­tre due an­ni con­se­guen­te al­la re­vo­ca si­mul­ta­nea del­la so­spen­sio­ne con­di­zio­na­le di san­zio­ni.

2 Il tri­bu­na­le di pri­mo gra­do no­ti­fi­ca suc­ces­si­va­men­te al­le par­ti una sen­ten­za mo­ti­va­ta se:

a.
una par­te lo do­man­da en­tro die­ci gior­ni dal­la no­ti­fi­ca­zio­ne del di­spo­si­ti­vo;
b.
una par­te in­ter­po­ne ri­cor­so.

3 Se so­lo l’ac­cu­sa­to­re pri­va­to do­man­da una sen­ten­za mo­ti­va­ta o in­ter­po­ne ri­cor­so, il tri­bu­na­le di pri­mo gra­do mo­ti­va la sen­ten­za sol­tan­to nel­la mi­su­ra in cui con­cer­ne il com­por­ta­men­to pu­ni­bi­le che ha ar­re­ca­to pre­giu­di­zio all’ac­cu­sa­to­re pri­va­to e le pre­te­se ci­vi­li del­lo stes­so.

4 Nel­la pro­ce­du­ra di ri­cor­so, il giu­di­ce può ri­man­da­re al­la mo­ti­va­zio­ne del­la giu­ri­sdi­zio­ne in­fe­rio­re per quan­to con­cer­ne l’ap­prez­za­men­to di fat­to e di di­rit­to dei fat­ti con­te­sta­ti all’im­pu­ta­to.

Art. 83 Interpretazione e rettifica delle decisioni  

1 Se il di­spo­si­ti­vo di una de­ci­sio­ne è po­co chia­ro, con­trad­dit­to­rio o in­com­ple­to o è in con­trad­di­zio­ne con la mo­ti­va­zio­ne, l’au­to­ri­tà pe­na­le che ha pro­nun­cia­to la de­ci­sio­ne la in­ter­pre­ta o la ret­ti­fi­ca ad istan­za di par­te o d’uf­fi­cio.

2 L’istan­za è pre­sen­ta­ta per scrit­to; vi de­vo­no es­se­re in­di­ca­ti i pas­sag­gi con­te­sta­ti o le mo­di­fi­che au­spi­ca­te.

3 L’au­to­ri­tà pe­na­le dà al­le al­tre par­ti l’op­por­tu­ni­tà di pro­nun­ciar­si sull’istan­za.

4 La de­ci­sio­ne in­ter­pre­ta­ta o ret­ti­fi­ca­ta è co­mu­ni­ca­ta al­le par­ti.

Sezione 6: Comunicazione delle decisioni e notificazione

Art. 84 Comunicazione delle decisioni  

1 Se la pro­ce­du­ra è pub­bli­ca, il giu­di­ce co­mu­ni­ca oral­men­te la sen­ten­za a de­li­be­ra­zio­ne con­clu­sa, mo­ti­van­do­la suc­cin­ta­men­te.

2 Il giu­di­ce con­se­gna al­le par­ti il di­spo­si­ti­vo del­la sen­ten­za al­la fi­ne del di­bat­ti­men­to o lo no­ti­fi­ca lo­ro en­tro cin­que gior­ni.

3 Se non può pro­nun­cia­re im­me­dia­ta­men­te la sen­ten­za, il giu­di­ce vi prov­ve­de ap­pe­na pos­si­bi­le e co­mu­ni­ca la sen­ten­za in un nuo­vo di­bat­ti­men­to. Se in tal ca­so le par­ti ri­nun­cia­no al­la co­mu­ni­ca­zio­ne pub­bli­ca del­la sen­ten­za, il giu­di­ce no­ti­fi­ca lo­ro il di­spo­si­ti­vo su­bi­to do­po aver de­li­be­ra­to.

4 Se de­ve mo­ti­va­re la sen­ten­za, il giu­di­ce la no­ti­fi­ca en­tro 60 gior­ni, ec­ce­zio­nal­men­te en­tro 90 gior­ni, all’im­pu­ta­to e al pub­bli­co mi­ni­ste­ro con la mo­ti­va­zio­ne com­ple­ta e al­le al­tre par­ti sol­tan­to con i pun­ti con­cer­nen­ti le lo­ro con­clu­sio­ni.

5 L’au­to­ri­tà pe­na­le co­mu­ni­ca per scrit­to od oral­men­te al­le par­ti i de­cre­ti o le or­di­nan­ze or­di­na­to­ri sem­pli­ci.

6 Le de­ci­sio­ni so­no co­mu­ni­ca­te al­le al­tre au­to­ri­tà de­si­gna­te dal di­rit­to fe­de­ra­le e dal di­rit­to can­to­na­le; le de­ci­sio­ni su ri­cor­so so­no co­mu­ni­ca­te an­che al­la giu­ri­sdi­zio­ne in­fe­rio­re e le de­ci­sio­ni pas­sa­te in giu­di­ca­to, se ne­ces­sa­rio, al­le au­to­ri­tà d’ese­cu­zio­ne e a quel­le del ca­sel­la­rio giu­di­zia­le.

Art. 85 Forma delle comunicazioni e della notificazione  

1 Sal­vo che il pre­sen­te Co­di­ce di­spon­ga al­tri­men­ti, le co­mu­ni­ca­zio­ni del­le au­to­ri­tà pe­na­li ri­ve­sto­no la for­ma scrit­ta.

2 La no­ti­fi­ca­zio­ne è fat­ta me­dian­te in­vio po­sta­le rac­co­man­da­to o in al­tro mo­do con­tro ri­ce­vu­ta, se­gna­ta­men­te per il tra­mi­te del­la po­li­zia.

3 La no­ti­fi­ca­zio­ne è con­si­de­ra­ta av­ve­nu­ta quan­do l’in­vio è pre­so in con­se­gna dal de­sti­na­ta­rio op­pu­re da un suo im­pie­ga­to o da una per­so­na che vi­ve nel­la stes­sa eco­no­mia do­me­sti­ca aven­ti al­me­no 16 an­ni. So­no fat­ti sal­vi i ca­si in cui le au­to­ri­tà pe­na­li di­spon­go­no che una co­mu­ni­ca­zio­ne sia no­ti­fi­ca­ta per­so­nal­men­te al de­sti­na­ta­rio.

4 La no­ti­fi­ca­zio­ne è pu­re con­si­de­ra­ta av­ve­nu­ta:

a.
in ca­so di in­vio po­sta­le rac­co­man­da­to non ri­ti­ra­to, il set­ti­mo gior­no dal ten­ta­ti­vo di con­se­gna in­frut­tuo­so, sem­pre che il de­sti­na­ta­rio do­ves­se aspet­tar­si una no­ti­fi­ca­zio­ne;
b.
in ca­so di no­ti­fi­ca­zio­ne in ma­ni pro­prie, quan­do il de­sti­na­ta­rio ri­fiu­ta la con­se­gna e il la­to­re ne at­te­sta il ri­fiu­to, il gior­no del ri­fiu­to.
Art. 86 Notificazione per via elettronica 25  

1 Con il con­sen­so del di­ret­to in­te­res­sa­to, le co­mu­ni­ca­zio­ni pos­so­no es­se­re no­ti­fi­ca­te per via elet­tro­ni­ca. So­no mu­ni­te di una fir­ma elet­tro­ni­ca se­con­do la leg­ge del 18 mar­zo 201626 sul­la fir­ma elet­tro­ni­ca.

2 Il Con­si­glio fe­de­ra­le di­sci­pli­na:

a.
la fir­ma da uti­liz­za­re;
b.
il for­ma­to del­le co­mu­ni­ca­zio­ni e dei re­la­ti­vi al­le­ga­ti;
c.
le mo­da­li­tà di tra­smis­sio­ne;
d.
il mo­men­to in cui la co­mu­ni­ca­zio­ne è con­si­de­ra­ta no­ti­fi­ca­ta.

25 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. II 7 del­la L del 18 mar. 2016 sul­la fir­ma elet­tro­ni­ca, in vi­go­re dal 1° gen. 2017 (RU 2016 4651; FF 2014 913).

26 RS 943.03

Art. 87 Recapito  

1 Le co­mu­ni­ca­zio­ni so­no no­ti­fi­ca­te al do­mi­ci­lio, al­la di­mo­ra abi­tua­le o al­la se­de del de­sti­na­ta­rio.

2 Le par­ti e i pa­tro­ci­na­to­ri con do­mi­ci­lio, di­mo­ra abi­tua­le o se­de all’este­ro de­vo­no de­si­gna­re un re­ca­pi­to in Sviz­ze­ra; so­no fat­ti sal­vi gli ac­cor­di in­ter­na­zio­na­li se­con­do cui le co­mu­ni­ca­zio­ni pos­so­no es­se­re no­ti­fi­ca­te di­ret­ta­men­te.

3 Le co­mu­ni­ca­zio­ni de­sti­na­te al­le par­ti che han­no de­si­gna­to un pa­tro­ci­na­to­re so­no no­ti­fi­ca­te va­li­da­men­te a que­st’ul­ti­mo.

4 Se una par­te de­ve com­pa­ri­re per­so­nal­men­te a un’udien­za o com­pie­re di per­so­na at­ti pro­ce­du­ra­li, la co­mu­ni­ca­zio­ne le è di­ret­ta­men­te no­ti­fi­ca­ta. Una co­pia del­la co­mu­ni­ca­zio­ne è no­ti­fi­ca­ta al pa­tro­ci­na­to­re.

Art. 88 Pubblicazione  

1 La no­ti­fi­ca­zio­ne è fat­ta me­dian­te pub­bli­ca­zio­ne nel Fo­glio uf­fi­cia­le de­si­gna­to dal­la Con­fe­de­ra­zio­ne o dal Can­to­ne se:

a.
il luo­go di sog­gior­no del de­sti­na­ta­rio è igno­to e non può es­se­re in­di­vi­dua­to nem­me­no con de­bi­te, ra­gio­ne­vo­li ri­cer­che;
b.
una no­ti­fi­ca­zio­ne è im­pos­si­bi­le o do­ves­se com­por­ta­re com­pli­ca­zio­ni straor­di­na­rie;
c.
una par­te o il suo pa­tro­ci­na­to­re con do­mi­ci­lio, di­mo­ra abi­tua­le o se­de all’este­ro non han­no de­si­gna­to un re­ca­pi­to in Sviz­ze­ra.

2 La no­ti­fi­ca­zio­ne è con­si­de­ra­ta av­ve­nu­ta il gior­no del­la pub­bli­ca­zio­ne.

3 Del­le de­ci­sio­ni fi­na­li è pub­bli­ca­to sol­tan­to il di­spo­si­ti­vo.

4 I de­cre­ti d’ab­ban­do­no e i de­cre­ti d’ac­cu­sa so­no re­pu­ta­ti no­ti­fi­ca­ti an­che se non pub­bli­ca­ti.

Sezione 7: Termini e date d’udienza

Art. 89 Disposizioni generali  

1 I ter­mi­ni le­ga­li so­no im­pro­ro­ga­bi­li.

2 Nel pro­ce­di­men­to pe­na­le non vi so­no fe­rie giu­di­zia­rie.

Art. 90 Decorrenza e computo dei termini  

1 I ter­mi­ni la cui de­cor­ren­za di­pen­de da una no­ti­fi­ca­zio­ne o dal ve­ri­fi­car­si di un even­to de­cor­ro­no dal gior­no suc­ces­si­vo.

2 Se l’ul­ti­mo gior­no del ter­mi­ne è un sa­ba­to, una do­me­ni­ca o un gior­no ri­co­no­sciu­to fe­sti­vo dal di­rit­to fe­de­ra­le o can­to­na­le, il ter­mi­ne sca­de il pri­mo gior­no fe­ria­le se­guen­te. È de­ter­mi­nan­te il di­rit­to del Can­to­ne in cui ha do­mi­ci­lio o se­de la par­te o il suo pa­tro­ci­na­to­re.27

27 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. II 7 del­la L del 19 mar. 2010 sull’or­ga­niz­za­zio­ne del­le au­to­ri­tà pe­na­li, in vi­go­re dal 1° gen. 2011 (RU 20103267;FF 2008 7093).

Art. 91 Osservanza dei termini  

1 Il ter­mi­ne è os­ser­va­to se l’at­to pro­ce­du­ra­le è com­piu­to pres­so l’au­to­ri­tà com­pe­ten­te al più tar­di l’ul­ti­mo gior­no.

2 Le istan­ze o me­mo­rie de­vo­no es­se­re con­se­gna­te al più tar­di l’ul­ti­mo gior­no del ter­mi­ne pres­so l’au­to­ri­tà pe­na­le op­pu­re, all’in­di­riz­zo di que­sta, pres­so la po­sta sviz­ze­ra, una rap­pre­sen­tan­za di­plo­ma­ti­ca o con­so­la­re sviz­ze­ra op­pu­re, qua­lo­ra pro­ven­ga­no da per­so­ne in sta­to di car­ce­ra­zio­ne, al­la di­re­zio­ne del­lo sta­bi­li­men­to.

3 In ca­so di tra­smis­sio­ne per via elet­tro­ni­ca, per l’os­ser­van­za di un ter­mi­ne è de­ter­mi­nan­te il mo­men­to in cui è ri­la­scia­ta la ri­ce­vu­ta at­te­stan­te che la par­te ha ese­gui­to tut­te le ope­ra­zio­ni ne­ces­sa­rie per la tra­smis­sio­ne.28

4 Il ter­mi­ne è re­pu­ta­to os­ser­va­to an­che quan­do la me­mo­ria o l’istan­za per­vie­ne al più tar­di l’ul­ti­mo gior­no del ter­mi­ne a un’au­to­ri­tà sviz­ze­ra non com­pe­ten­te. Que­sta la inol­tra sen­za in­du­gio all’au­to­ri­tà pe­na­le com­pe­ten­te.

5 Il ter­mi­ne di pa­ga­men­to a un’au­to­ri­tà pe­na­le è os­ser­va­to se l’im­por­to do­vu­to è ver­sa­to al­la po­sta sviz­ze­ra, op­pu­re ad­de­bi­ta­to a un con­to po­sta­le o ban­ca­rio in Sviz­ze­ra, in fa­vo­re dell’au­to­ri­tà pe­na­le, al più tar­di l’ul­ti­mo gior­no del ter­mi­ne.

28 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. II 7 del­la L del 18 mar. 2016 sul­la fir­ma elet­tro­ni­ca, in vi­go­re dal 1° gen. 2017 (RU 2016 4651; FF 2014 913).

Art. 92 Proroga di termini e differimento di udienze  

Le au­to­ri­tà pos­so­no, d’uf­fi­cio o su do­man­da, pro­ro­ga­re o dif­fe­ri­re i ter­mi­ni e le udien­­­ze da es­se fis­sa­ti. La do­man­da dev’es­se­re tem­pe­sti­va e suf­fra­ga­ta da per­ti­nen­ti mo­ti­vi.

Art. 93 Inosservanza  

Vi è inos­ser­van­za di un ter­mi­ne quan­do una par­te non com­pie tem­pe­sti­va­men­te un at­to pro­ce­du­ra­le op­pu­re non com­pa­re a un’udien­za.

Art. 94 Restituzione  

1 La par­te che, non aven­do os­ser­va­to un ter­mi­ne, ha su­bì­to un pre­giu­di­zio giu­ri­di­co im­por­tan­te e ir­ri­me­dia­bi­le può chie­der­ne la re­sti­tu­zio­ne; a tal fi­ne de­ve ren­der ve­ro­si­mi­le di non ave­re col­pa dell’inos­ser­van­za.

2 L’istan­za di re­sti­tu­zio­ne va mo­ti­va­ta e pre­sen­ta­ta per scrit­to en­tro 30 gior­ni dal­la ces­sa­zio­ne del mo­ti­vo dell’inos­ser­van­za all’au­to­ri­tà pres­so cui avreb­be do­vu­to es­se­re com­piu­to l’at­to pro­ce­du­ra­le omes­so. En­tro lo stes­so ter­mi­ne oc­cor­re com­pie­re l’at­to omes­so.

3 L’istan­za di re­sti­tu­zio­ne ha ef­fet­to so­spen­si­vo sol­tan­to se l’au­to­ri­tà com­pe­ten­te lo ac­cor­da.

4 Sull’istan­za di re­sti­tu­zio­ne de­ci­de l’au­to­ri­tà pe­na­le in pro­ce­du­ra scrit­ta.

5 I ca­po­ver­si 1–4 si ap­pli­ca­no per ana­lo­gia al­la man­ca­ta com­pa­ri­zio­ne al­le udien­ze. Se la re­sti­tu­zio­ne è con­ces­sa, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to fis­sa una nuo­va udien­za. So­no fat­te sal­ve le di­spo­si­zio­ni sul­la pro­ce­du­ra con­tu­ma­cia­le.

Sezione 8: Trattamento di dati

Art. 95 Raccolta di dati personali  

1 I da­ti per­so­na­li so­no rac­col­ti pres­so l’in­te­res­sa­to op­pu­re in mo­do per que­sti rav­vi­sa­bi­le, sem­pre che il pro­ce­di­men­to non ne ri­sul­ti com­pro­mes­so o sia re­so spro­por­zio­na­ta­men­te one­ro­so.

2 Se non po­te­va rav­vi­sa­re di es­se­re og­get­to di una rac­col­ta di da­ti, l’in­te­res­sa­to de­ve es­ser­ne im­me­dia­ta­men­te in­for­ma­to. Si può ri­nun­cia­re all’in­for­ma­zio­ne o dif­fe­rir­la per pro­teg­ge­re in­te­res­si pub­bli­ci o pri­va­ti pre­pon­de­ran­ti.

Art. 95a Trattamento di dati personali 29  

Quan­do trat­ta­no da­ti per­so­na­li, le au­to­ri­tà pe­na­li com­pe­ten­ti prov­ve­do­no a di­stin­gue­re nel­la mi­su­ra del pos­si­bi­le:

a.
le di­ver­se ca­te­go­rie di in­te­res­sa­ti;
b.
i da­ti per­so­na­li fon­da­ti su fat­ti da quel­li fon­da­ti su va­lu­ta­zio­ni per­so­na­li.

29 In­tro­dot­to dal n. II 3 del­la LF del 28 set. 2018 che at­tua la di­ret­ti­va (UE) 2016/680 re­la­ti­va al­la pro­te­zio­ne del­le per­so­ne fi­si­che con ri­guar­do al trat­ta­men­to dei da­ti per­so­na­li a fi­ni di pre­ven­zio­ne, in­da­gi­ne, ac­cer­ta­men­to e per­se­gui­men­to di rea­ti o ese­cu­zio­ne di san­zio­ni pe­na­li, in vi­go­re dal 1° mar. 2019 (RU 2019 625; FF 2017 5939).

Art. 96 Comunicazione e utilizzazione in procedimenti pendenti  

1 Se è pre­su­mi­bi­le che pos­sa­no for­ni­re chia­ri­men­ti es­sen­zia­li, l’au­to­ri­tà pe­na­le può co­mu­ni­ca­re i da­ti per­so­na­li re­la­ti­vi a un pro­ce­di­men­to pen­den­te af­fin­ché sia­no uti­liz­za­ti in un al­tro pro­ce­di­men­to pen­den­te.

2 So­no fat­ti sal­vi:

a.
gli ar­ti­co­li 11, 13, 14 e 20 del­la leg­ge fe­de­ra­le del 21 mar­zo 199730 sul­le mi­su­re per la sal­va­guar­dia del­la si­cu­rez­za in­ter­na;
b.
le di­spo­si­zio­ni del­la leg­ge fe­de­ra­le del 13 giu­gno 200831 sui si­ste­mi d’in­for­ma­zio­ne di po­li­zia del­la Con­fe­de­ra­zio­ne;
c.
le di­spo­si­zio­ni del­la leg­ge fe­de­ra­le del 7 ot­to­bre 199432 su­gli Uf­fi­ci cen­tra­li di po­li­zia giu­di­zia­ria del­la Con­fe­de­ra­zio­ne.33

30 RS 120

31 RS 361

32 RS 360

33 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. 2 n. I 1 lett. a del­la LF del 13 giu. 2008 sui si­ste­mi d’in­for­ma­zio­ne di po­li­zia del­la Con­fe­de­ra­zio­ne, in vi­go­re dal 1° gen. 2011 (RU 2008 4989; FF 2006 4631).

Art. 97 Diritti d’informazione durante la pendenza del procedimento  

Fin­tan­to che il pro­ce­di­men­to è pen­den­te, le par­ti e gli al­tri par­te­ci­pan­ti al pro­ce­di­men­to han­no di­rit­to di es­se­re in­for­ma­ti sui da­ti per­so­na­li trat­ta­ti che li con­cer­no­no, con­for­me­men­te al di­rit­to lo­ro spet­tan­te di esa­mi­na­re gli at­ti.

Art. 98 Rettifica di dati  

1 Qua­lo­ra da­ti per­so­na­li si ri­ve­li­no ine­sat­ti, le au­to­ri­tà pe­na­li com­pe­ten­ti li ret­ti­fi­ca­no sen­za in­du­gio.

2 Le au­to­ri­tà pe­na­li com­pe­ten­ti av­vi­sa­no sen­za in­du­gio dell’av­ve­nu­ta ret­ti­fi­ca l’au­to­ri­tà che ha lo­ro tra­smes­so o mes­so a di­spo­si­zio­ne ta­li da­ti o al­la qua­le li han­no co­mu­ni­ca­ti.34

34 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. II 3 del­la LF del 28 set. 2018 che at­tua la di­ret­ti­va (UE) 2016/680 re­la­ti­va al­la pro­te­zio­ne del­le per­so­ne fi­si­che con ri­guar­do al trat­ta­men­to dei da­ti per­so­na­li a fi­ni di pre­ven­zio­ne, in­da­gi­ne, ac­cer­ta­men­to e per­se­gui­men­to di rea­ti o ese­cu­zio­ne di san­zio­ni pe­na­li, in vi­go­re dal 1° mar. 2019 (RU 2019 625; FF 2017 5939).

Art. 99 Trattamento e conservazione dei dati personali dopo la chiusura del procedimento  

1 Chiu­so il pro­ce­di­men­to, il trat­ta­men­to dei da­ti per­so­na­li, la pro­ce­du­ra e la tu­te­la giu­ri­sdi­zio­na­le so­no ret­ti dal­le di­spo­si­zio­ni del­la Con­fe­de­ra­zio­ne e dei Can­to­ni in ma­te­ria di pro­te­zio­ne dei da­ti.

2 La du­ra­ta di con­ser­va­zio­ne dei da­ti per­so­na­li do­po la chiu­su­ra del pro­ce­di­men­to si de­ter­mi­na se­con­do l’ar­ti­co­lo 103.

3 So­no fat­te sal­ve le di­spo­si­zio­ni del­la leg­ge fe­de­ra­le del 7 ot­to­bre 199435 su­gli Uf­fi­ci cen­tra­li di po­li­zia giu­di­zia­ria del­la Con­fe­de­ra­zio­ne e del­la leg­ge fe­de­ra­le del 13 giu­gno 200836 sui si­ste­mi d’in­for­ma­zio­ne di po­li­zia del­la Con­fe­de­ra­zio­ne, non­ché quel­le del pre­sen­te Co­di­ce re­la­ti­ve ai do­cu­men­ti se­gna­le­ti­ci e ai pro­fi­li di DNA.37

35 RS 360

36 RS 361

37 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. 2 n. I 1 lett. a del­la LF del 13 giu. 2008 sui si­ste­mi d’in­for­ma­zio­ne di po­li­zia del­la Con­fe­de­ra­zio­ne, in vi­go­re dal 1° gen. 2011 (RU 2008 4989; FF 2006 4631).

Sezione 9: Gestione, esame e conservazione degli atti

Art. 100 Gestione degli atti  

1 Per ogni cau­sa pe­na­le è co­sti­tui­to un fa­sci­co­lo. Il fa­sci­co­lo con­tie­ne:

a.
i ver­ba­li pro­ce­du­ra­li e quel­li d’in­ter­ro­ga­to­rio;
b.
gli at­ti rac­col­ti dall’au­to­ri­tà pe­na­le;
c.
gli at­ti pro­dot­ti dal­le par­ti.

2 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to prov­ve­de al­la con­ser­va­zio­ne si­ste­ma­ti­ca e al­la re­gi­stra­zio­ne con­ti­nua de­gli at­ti in un elen­co; nei ca­si sem­pli­ci può ri­nun­cia­re al­la com­pi­la­zio­ne di un elen­co.

Art. 101 Esame degli atti di un procedimento pendente  

1 Le par­ti pos­so­no esa­mi­na­re gli at­ti del pro­ce­di­men­to pe­na­le al più tar­di do­po il pri­mo in­ter­ro­ga­to­rio dell’im­pu­ta­to e do­po l’as­sun­zio­ne del­le al­tre pro­ve prin­ci­pa­li da par­te del pub­bli­co mi­ni­ste­ro; è fat­to sal­vo l’ar­ti­co­lo 108.

2 Al­tre au­to­ri­tà pos­so­no esa­mi­na­re gli at­ti se ne­ces­sa­rio per la trat­ta­zio­ne di pro­ce­di­men­ti ci­vi­li, pe­na­li o am­mi­ni­stra­ti­vi pen­den­ti e se non vi si op­pon­go­no in­te­res­si pub­bli­ci o pri­va­ti pre­pon­de­ran­ti.

3 I ter­zi pos­so­no esa­mi­na­re gli at­ti se fan­no va­le­re un in­te­res­se scien­ti­fi­co o un al­tro in­te­res­se de­gno di pro­te­zio­ne e se non vi si op­pon­go­no in­te­res­si pub­bli­ci o pri­va­ti pre­pon­de­ran­ti.

Art. 102 Procedura in caso di domanda d’esame degli atti  

1 In me­ri­to all’esa­me de­gli at­ti de­ci­de chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to. Que­sti adot­ta le mi­­su­re ne­ces­sa­rie per evi­ta­re abu­si e ri­tar­di e per tu­te­la­re i le­git­ti­mi in­te­res­si al man­te­ni­men­to del se­gre­to.

2 Gli at­ti si esa­mi­na­no pres­so la se­de dell’au­to­ri­tà pe­na­le in­te­res­sa­ta op­pu­re, me­dian­te as­si­sten­za giu­di­zia­ria, pres­so un’al­tra au­to­ri­tà pe­na­le. Al­le al­tre au­to­ri­tà e ai pa­tro­ci­na­to­ri del­le par­ti, gli at­ti ven­go­no di nor­ma re­ca­pi­ta­ti.

3 Chi ha di­rit­to di esa­mi­na­re gli at­ti può chie­de­re che glie­ne sia­no al­le­sti­te co­pie con­tro il ver­sa­men­to di un emo­lu­men­to.

Art. 103 Conservazione degli atti  

1 Gli at­ti so­no con­ser­va­ti al­me­no fi­no al­lo sca­de­re del ter­mi­ne di pre­scri­zio­ne del­l’azio­ne pe­na­le e del­la pe­na.

2 Fan­no ec­ce­zio­ne i do­cu­men­ti ori­gi­na­li ac­qui­si­ti al fa­sci­co­lo; es­si van­no re­sti­tui­ti con­tro ri­ce­vu­ta agli aven­ti di­rit­to ap­pe­na la de­ci­sio­ne sul­la cau­sa pe­na­le è pas­sa­ta in giu­di­ca­to.

Titolo terzo: Parti e altri partecipanti al procedimento

Capitolo 1: Disposizioni generali

Sezione 1: Definizione e statuto

Art. 104 Parti  

1 So­no par­ti:

a.
l’im­pu­ta­to;
b.
l’ac­cu­sa­to­re pri­va­to;
c.
il pub­bli­co mi­ni­ste­ro nel­la pro­ce­du­ra di­bat­ti­men­ta­le e in quel­la di ri­cor­so.

2 La Con­fe­de­ra­zio­ne e i Can­to­ni pos­so­no con­fe­ri­re pie­ni o li­mi­ta­ti di­rit­ti di par­te ad al­tre au­to­ri­tà cui spet­ta la tu­te­la di in­te­res­si pub­bli­ci.

Art. 105 Altri partecipanti al procedimento  

1 So­no al­tri par­te­ci­pan­ti al pro­ce­di­men­to:

a.
il dan­neg­gia­to;
b.
il de­nun­cian­te;
c.
il te­sti­mo­ne;
d.
la per­so­na in­for­ma­ta sui fat­ti;
e.
il pe­ri­to;
f.
il ter­zo ag­gra­va­to da at­ti pro­ce­du­ra­li.

2 Le per­so­ne di cui al ca­po­ver­so 1, se di­ret­ta­men­te le­se nei lo­ro di­rit­ti, frui­sco­no dei di­rit­ti pro­ce­du­ra­li spet­tan­ti al­le par­ti, nel­la mi­su­ra ne­ces­sa­ria al­la tu­te­la dei lo­ro in­te­res­si.

Art. 106 Capacità processuale  

1 Le par­ti pos­so­no com­pie­re va­li­da­men­te at­ti pro­ce­du­ra­li sol­tan­to se han­no l’eser­ci­zio dei di­rit­ti ci­vi­li.

2 Chi non ha l’eser­ci­zio dei di­rit­ti ci­vi­li è rap­pre­sen­ta­to dal suo rap­pre­sen­tan­te le­ga­le.

3 Chi non ha l’eser­ci­zio dei di­rit­ti ci­vi­li ma è ca­pa­ce di di­scer­ni­men­to può eser­ci­ta­re, a fian­co del rap­pre­sen­tan­te le­ga­le, i di­rit­ti pro­ce­du­ra­li di na­tu­ra emi­nen­te­men­te per­so­na­le.

Art. 107 Diritto di essere sentiti  

1 Le par­ti han­no il di­rit­to di es­se­re sen­ti­te; se­gna­ta­men­te, han­no il di­rit­to di:

a.
esa­mi­na­re gli at­ti;
b.
par­te­ci­pa­re agli at­ti pro­ce­du­ra­li;
c.
far ca­po a un pa­tro­ci­na­to­re;
d.
espri­mer­si sul­la cau­sa e sul­la pro­ce­du­ra;
e.
pre­sen­ta­re istan­ze pro­ba­to­rie.

2 Le au­to­ri­tà pe­na­li ren­do­no at­ten­te ai lo­ro di­rit­ti le par­ti pri­ve di co­no­scen­ze giu­ri­di­che.

Art. 108 Restrizioni del diritto di essere sentiti  

1 Le au­to­ri­tà pe­na­li pos­so­no sot­to­por­re a re­stri­zio­ni il di­rit­to di es­se­re sen­ti­ti se:

a.
vi è il so­spet­to fon­da­to che una par­te abu­si dei suoi di­rit­ti;
b.
la re­stri­zio­ne è ne­ces­sa­ria per ga­ran­ti­re la si­cu­rez­za di per­so­ne op­pu­re per tu­te­la­re in­te­res­si pub­bli­ci o pri­va­ti al man­te­ni­men­to del se­gre­to.

2 Re­stri­zio­ni nei con­fron­ti dei pa­tro­ci­na­to­ri so­no am­mes­se sol­tan­to se il pa­tro­ci­na­to­re stes­so ne dà mo­ti­vo.

3 Le re­stri­zio­ni van­no li­mi­ta­te nel tem­po op­pu­re cir­co­scrit­te a sin­go­li at­ti pro­ce­du­ra­li.

4 Se il mo­ti­vo del­la re­stri­zio­ne per­si­ste, le au­to­ri­tà pe­na­li pos­so­no fon­da­re le lo­ro de­ci­sio­ni an­che su at­ti a cui una par­te non ha avu­to ac­ces­so, ma sol­tan­to nel­la mi­su­ra in cui det­ta par­te sia sta­ta in­for­ma­ta del con­te­nu­to es­sen­zia­le de­gli at­ti me­de­si­mi.

5 Se il mo­ti­vo del­la re­stri­zio­ne vie­ne me­no, il di­rit­to di es­se­re sen­ti­ti va ac­cor­da­to a po­ste­rio­ri in for­ma ade­gua­ta.

Sezione 2: Atti procedurali compiuti dalle parti

Art. 109 Memorie e istanze  

1 Le par­ti pos­so­no pre­sen­ta­re in ogni tem­po me­mo­rie e istan­ze a chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to; so­no fat­te sal­ve le di­spo­si­zio­ni con­tra­rie del pre­sen­te Co­di­ce.

2 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to esa­mi­na le me­mo­rie e le istan­ze e of­fre al­le al­tre par­ti l’op­por­tu­ni­tà di pro­nun­ciar­si.

Art. 110 Forma  

1 Le me­mo­rie e le istan­ze pos­so­no es­se­re pre­sen­ta­te per scrit­to op­pu­re oral­men­te a ver­ba­le. Le me­mo­rie e istan­ze scrit­te van­no da­ta­te e fir­ma­te.

2 Se la tra­smis­sio­ne av­vie­ne per via elet­tro­ni­ca, le me­mo­rie e le istan­ze de­vo­no re­ca­re una fir­ma elet­tro­ni­ca re­go­la­men­ta­ta qua­li­fi­ca­ta se­con­do la leg­ge del 18 mar­zo 201638 sul­la fir­ma elet­tro­ni­ca. Il Con­si­glio fe­de­ra­le di­sci­pli­na:

a.
il for­ma­to de­gli at­ti e dei re­la­ti­vi al­le­ga­ti;
b.
le mo­da­li­tà di tra­smis­sio­ne;
c.
le con­di­zio­ni al­le qua­li può es­se­re ri­chie­sta la tra­smis­sio­ne suc­ces­si­va di do­cu­men­ti car­ta­cei in ca­so di pro­ble­mi tec­ni­ci.39

3 Per al­tro, gli at­ti pro­ce­du­ra­li non sot­to­stan­no ad al­cun re­qui­si­to for­ma­le, sem­pre che il pre­sen­te Co­di­ce non pre­ve­da al­tri­men­ti.

4 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to può re­spin­ge­re me­mo­rie e istan­ze il­leg­gi­bi­li, in­com­pren­­si­bi­li, scon­ve­nien­ti o ec­ces­si­va­men­te pro­lis­se; im­par­ti­sce un ter­mi­ne per rie­la­bo­rar­le, av­ver­ten­do che al­tri­men­ti non sa­ran­no pre­se in con­si­de­ra­zio­ne.

38 RS 943.03

39 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. II 7 del­la L del 18 mar. 2016 sul­la fir­ma elet­tro­ni­ca, in vi­go­re dal 1° gen. 2017 (RU 2016 4651; FF 2014 913

Capitolo 2: L’imputato

Art. 111 Definizione  

1 È con­si­de­ra­to im­pu­ta­to chiun­que è in­di­zia­to, in­col­pa­to o ac­cu­sa­to di un rea­to in una de­nun­cia, in una que­re­la o, da par­te di un’au­to­ri­tà pe­na­le, in un at­to pro­ce­du­ra­le.

2 I di­rit­ti e gli ob­bli­ghi dell’im­pu­ta­to spet­ta­no an­che al­le per­so­ne il cui pro­ce­di­men­to è ria­per­to do­po ab­ban­do­no o do­po una sen­ten­za ai sen­si dell’ar­ti­co­lo 323 o de­gli ar­ti­co­li 410–415.

Art. 112 Procedimento penale contro imprese  

1 Nel pro­ce­di­men­to pe­na­le con­tro un’im­pre­sa, l’im­pre­sa è rap­pre­sen­ta­ta da una so­la per­so­na, au­to­riz­za­ta a rap­pre­sen­tar­la il­li­mi­ta­ta­men­te in ma­te­ria ci­vi­le.

2 Se l’im­pre­sa non de­si­gna il suo rap­pre­sen­tan­te en­tro un con­gruo ter­mi­ne, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to de­ci­de qua­le del­le per­so­ne au­to­riz­za­te a rap­pre­sen­tar­la in ma­te­ria ci­vi­le la rap­pre­sen­ta nel pro­ce­di­men­to pe­na­le.

3 L’im­pre­sa de­ve de­si­gna­re un al­tro rap­pre­sen­tan­te se per il me­de­si­mo fat­to o per fat­ti con­nes­si è av­via­ta un’in­chie­sta pe­na­le nei con­fron­ti del rap­pre­sen­tan­te de­si­gna­to. Se del ca­so, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to de­si­gna per rap­pre­sen­tar­la un’al­tra per­so­na se­con­do il ca­po­ver­so 2 op­pu­re, in su­bor­di­ne, un ter­zo ido­neo.

4 Se per il me­de­si­mo fat­to o per fat­ti con­nes­si si pro­ce­de se­pa­ra­ta­men­te con­tro una per­so­na fi­si­ca e con­tro un’im­pre­sa, i due pro­ce­di­men­ti pos­so­no es­se­re riu­ni­ti.

Art. 113 Posizione giuridica  

1 L’im­pu­ta­to non è te­nu­to a de­por­re a pro­prio ca­ri­co. Ha se­gna­ta­men­te fa­col­tà di non ri­spon­de­re e di non col­la­bo­ra­re al pro­ce­di­men­to. De­ve tut­ta­via sot­to­por­si ai prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi pre­vi­sti dal­la leg­ge.

2 Se l’im­pu­ta­to ri­fiu­ta di col­la­bo­ra­re, il pro­ce­di­men­to pro­se­gue co­mun­que.

Art. 114 Capacità dibattimentale  

1 L’im­pu­ta­to che è fi­si­ca­men­te e men­tal­men­te in gra­do di se­gui­re il di­bat­ti­men­to è con­si­de­ra­to ido­neo al di­bat­ti­men­to.

2 In ca­so di tem­po­ra­nea in­ca­pa­ci­tà di­bat­ti­men­ta­le, gli at­ti pro­ce­du­ra­li in­dif­fe­ri­bi­li so­no com­piu­ti in pre­sen­za del di­fen­so­re.

3 Se l’in­ca­pa­ci­tà di­bat­ti­men­ta­le per­si­ste, il pro­ce­di­men­to pe­na­le è so­spe­so o ab­ban­do­na­to. So­no fat­te sal­ve le di­spo­si­zio­ni spe­cia­li re­la­ti­ve ai pro­ce­di­men­ti nei con­fron­ti di im­pu­ta­ti pe­nal­men­te in­ca­pa­ci.

Capitolo 3: Il danneggiato, la vittima e l’accusatore privato

Sezione 1: Il danneggiato

Art. 115  

1 Il dan­neg­gia­to è la per­so­na i cui di­rit­ti so­no sta­ti di­ret­ta­men­te le­si dal rea­to.

2 È con­si­de­ra­to ta­le in ogni ca­so chi è le­git­ti­ma­to a spor­ge­re que­re­la.

Sezione 2: La vittima

Art. 116 Definizioni  

1 La vit­ti­ma è il dan­neg­gia­to che a cau­sa del rea­to è sta­to di­ret­ta­men­te le­so nel­la sua in­te­gri­tà fi­si­ca, ses­sua­le o psi­chi­ca.

2 I con­giun­ti del­la vit­ti­ma so­no il suo co­niu­ge, i suoi fi­gli e ge­ni­to­ri, non­ché le al­tre per­so­ne a lei uni­te da le­ga­mi ana­lo­ghi.

Art. 117 Posizione giuridica  

1 Al­la vit­ti­ma spet­ta­no par­ti­co­la­ri di­rit­ti, se­gna­ta­men­te:

a.
il di­rit­to al­la pro­te­zio­ne del­la per­so­na­li­tà (art. 70 cpv. 1 lett. a, 74 cpv. 4 e 152 cpv. 1);
b.
il di­rit­to di far­si ac­com­pa­gna­re da una per­so­na di fi­du­cia (art. 70 cpv. 2 e 152 cpv. 2);
c.
il di­rit­to a mi­su­re di pro­te­zio­ne (art. 152–154);
d.
la fa­col­tà di non ri­spon­de­re (art. 169 cpv. 4);
e.
il di­rit­to di es­se­re in­for­ma­ta (art. 305 e 330 cpv. 3);
f.
il di­rit­to a una com­po­si­zio­ne spe­cia­le dell’au­to­ri­tà giu­di­can­te (art. 335 cpv. 4).

2 Se la vit­ti­ma ha me­no di 18 an­ni so­no inol­tre ap­pli­ca­bi­li le di­spo­si­zio­ni spe­cia­li ri­guar­dan­ti la pro­te­zio­ne del­la per­so­na­li­tà dei mi­no­ri, se­gna­ta­men­te quel­le con­cer­nen­ti:

a.
le re­stri­zio­ni al con­fron­to tra la vit­ti­ma e l’im­pu­ta­to (art. 154 cpv. 4);
b.
le mi­su­re spe­cia­li di pro­te­zio­ne in oc­ca­sio­ne de­gli in­ter­ro­ga­to­ri (art. 154 cpv. 2–4);
c.
l’ab­ban­do­no del pro­ce­di­men­to (art. 319 cpv. 2).

3 Se fan­no va­le­re pre­te­se ci­vi­li, i con­giun­ti go­do­no de­gli stes­si di­rit­ti del­la vit­ti­ma.

Sezione 3: L’accusatore privato

Art. 118 Definizione e presupposti  

1 È ac­cu­sa­to­re pri­va­to il dan­neg­gia­to che di­chia­ra espres­sa­men­te di par­te­ci­pa­re al pro­ce­di­men­to pe­na­le con un’azio­ne pe­na­le o ci­vi­le.

2 La que­re­la è equi­pa­ra­ta a ta­le di­chia­ra­zio­ne.

3 La di­chia­ra­zio­ne va fat­ta a un’au­to­ri­tà di per­se­gui­men­to pe­na­le al più tar­di al­la con­clu­sio­ne del­la pro­ce­du­ra pre­li­mi­na­re.

4 Se il dan­neg­gia­to non ha fat­to di pro­pria ini­zia­ti­va una ta­le di­chia­ra­zio­ne, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro lo ren­de at­ten­to a que­sta pos­si­bi­li­tà do­po l’aper­tu­ra del­la pro­ce­du­ra pre­li­mi­na­re.

Art. 119 Forma e contenuto della dichiarazione  

1 Il dan­neg­gia­to può pre­sen­ta­re la di­chia­ra­zio­ne per scrit­to op­pu­re oral­men­te a ver­ba­le.

2 Nel­la di­chia­ra­zio­ne il dan­neg­gia­to può, cu­mu­la­ti­va­men­te o al­ter­na­ti­va­men­te:

a.
chie­de­re il per­se­gui­men­to e la con­dan­na del re­spon­sa­bi­le del rea­to (azio­ne pe­na­le);
b.
far va­le­re in via ade­si­va pre­te­se di di­rit­to pri­va­to de­sun­te dal rea­to (azio­ne ci­vi­le).
Art. 120 Rinuncia e ritiro  

1 Il dan­neg­gia­to può in ogni tem­po di­chia­ra­re, per scrit­to op­pu­re oral­men­te a ver­ba­le, di ri­nun­cia­re ai suoi di­rit­ti. La ri­nun­cia è de­fi­ni­ti­va.

2 Se non è espres­sa­men­te de­li­mi­ta­ta, la ri­nun­cia con­cer­ne sia l’azio­ne pe­na­le sia l’azio­ne ci­vi­le.

Art. 121 Aventi causa  

1 Se il dan­neg­gia­to muo­re sen­za aver ri­nun­cia­to ai suoi di­rit­ti pro­ces­sua­li qua­le ac­cu­sa­to­re pri­va­to, i suoi con­giun­ti ai sen­si dell’ar­ti­co­lo 110 ca­po­ver­so 1 CP40 su­ben­tra­no nei suoi di­rit­ti nell’or­di­ne del­la suc­ces­si­bi­li­tà.

2 Chi su­ben­tra per leg­ge nei di­rit­ti del dan­neg­gia­to è le­git­ti­ma­to ad agi­re sol­tan­to ci­vil­men­te e di­spo­ne uni­ca­men­te dei di­rit­ti pro­ces­sua­li che con­cer­no­no di­ret­ta­men­te l’at­tua­zio­ne dell’azio­ne ci­vi­le.

Sezione 4: Azione civile

Art. 122 Disposizioni generali  

1 In ve­ste di ac­cu­sa­to­re pri­va­to il dan­neg­gia­to può far va­le­re in via ade­si­va nel pro­ce­di­men­to pe­na­le pre­te­se di di­rit­to ci­vi­le de­sun­te dal rea­to.

2 Il me­de­si­mo di­rit­to spet­ta ai con­giun­ti del­la vit­ti­ma, per quan­to fac­cia­no va­le­re pro­prie pre­te­se ci­vi­li nei ri­guar­di dell’im­pu­ta­to.

3 L’azio­ne ci­vi­le nel pro­ce­di­men­to pe­na­le di­ven­ta pen­den­te al mo­men­to del­la di­chia­ra­zio­ne di cui all’ar­ti­co­lo 119 ca­po­ver­so 2 let­te­ra b.

4 Se ri­ti­ra l’azio­ne ci­vi­le pri­ma del di­bat­ti­men­to di pri­mo gra­do, l’ac­cu­sa­to­re pri­va­to può nuo­va­men­te pro­muo­ver­la nel fo­ro ci­vi­le.

Art. 123 Quantificazione e motivazione  

1 La pre­te­sa fat­ta va­le­re nell’azio­ne ci­vi­le de­ve per quan­to pos­si­bi­le es­se­re quan­ti­fi­ca­ta nel­la di­chia­ra­zio­ne di cui all’ar­ti­co­lo 119 e suc­cin­ta­men­te mo­ti­va­ta per scrit­to in­di­can­do i mez­zi di pro­va in­vo­ca­ti.

2 La quan­ti­fi­ca­zio­ne e la mo­ti­va­zio­ne de­vo­no av­ve­ni­re al più tar­di in se­de di ar­rin­ga.

Art. 124 Competenza e procedura  

1 Il giu­di­ce in­ve­sti­to del­la cau­sa pe­na­le sta­tui­sce sul­la pre­te­sa ci­vi­le sen­za ri­guar­do al va­lo­re li­ti­gio­so.

2 Al più tar­di nel­la pro­ce­du­ra di­bat­ti­men­ta­le di pri­mo gra­do, all’im­pu­ta­to è da­ta l’oc­ca­sio­ne di espri­mer­si sull’azio­ne ci­vi­le.

3 Il ri­co­no­sci­men­to dell’azio­ne ci­vi­le da par­te dell’im­pu­ta­to è mes­so a ver­ba­le e men­zio­na­to nel­la de­ci­sio­ne che con­clu­de il pro­ce­di­men­to.

Art. 125 Garanzia per le pretese nei riguardi dell’accusatore privato  

1 Ad istan­za dell’im­pu­ta­to, l’ac­cu­sa­to­re pri­va­to, pur­ché non sia vit­ti­ma ai sen­si del­l’ar­ti­co­lo 116, de­ve pre­sta­re ga­ran­zie per i di­spen­di pre­ve­di­bi­li cau­sa­ti dal­le sue con­clu­sio­ni su­gli aspet­ti ci­vi­li se:

a.
non ha do­mi­ci­lio o se­de in Sviz­ze­ra;
b.
ri­sul­ta in­sol­vi­bi­le, se­gna­ta­men­te se è sta­to di­chia­ra­to il fal­li­men­to nei suoi con­fron­ti, se è in cor­so una pro­ce­du­ra con­cor­da­ta­ria o se vi so­no at­te­sta­ti di ca­ren­za di be­ni;
c.
per al­tri mo­ti­vi vi è da te­me­re che le pre­te­se dell’im­pu­ta­to sia­no se­ria­men­te com­pro­mes­se o va­ni­fi­ca­te.

2 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to in giu­di­zio de­ci­de de­fi­ni­ti­va­men­te sull’istan­za. Sta­bi­li­sce l’en­ti­tà del­la ga­ran­zia fis­san­do un ter­mi­ne per pre­star­la.

3 La ga­ran­zia può es­se­re pre­sta­ta in con­tan­ti op­pu­re per il tra­mi­te di una ban­ca o as­si­cu­ra­zio­ne con sta­bi­le or­ga­niz­za­zio­ne in Sviz­ze­ra.

4 Suc­ces­si­va­men­te la ga­ran­zia può es­se­re au­men­ta­ta, ri­dot­ta o sop­pres­sa.

Art. 126 Decisione  

1 Il giu­di­ce pro­nun­cia sull’azio­ne ci­vi­le pro­mos­sa in via ade­si­va se:

a.
di­chia­ra col­pe­vo­le l’im­pu­ta­to;
b.
as­sol­ve l’im­pu­ta­to e la fat­ti­spe­cie è ma­tu­ra per la pro­nun­cia di me­ri­to.

2 L’azio­ne ci­vi­le è rin­via­ta al fo­ro ci­vi­le se:

a.
il pro­ce­di­men­to pe­na­le è ab­ban­do­na­to o con­clu­so nel­la pro­ce­du­ra del de­cre­to d’ac­cu­sa;
b.
l’ac­cu­sa­to­re pri­va­to non ha suf­fi­cien­te­men­te quan­ti­fi­ca­to o mo­ti­va­to l’azio­ne;
c.
l’ac­cu­sa­to­re pri­va­to non pre­sta ga­ran­zie per le pre­te­se dell’im­pu­ta­to;
d.
l’im­pu­ta­to è as­sol­to ma la fat­ti­spe­cie non è an­co­ra ma­tu­ra per la pro­nun­cia di me­ri­to.

3 Qua­lo­ra il giu­di­zio com­ple­to del­le pre­te­se ci­vi­li com­por­tas­se un one­re spro­por­zio­na­to, il giu­di­ce può li­mi­tar­si a pro­nun­cia­re sul­le stes­se una de­ci­sio­ne di prin­ci­pio, rin­vian­do per il re­sto al fo­ro ci­vi­le. Per quan­to pos­si­bi­le, le pre­te­se di esi­gua en­ti­tà so­no non­di­me­no giu­di­ca­te in­te­ra­men­te in se­de pe­na­le.

4 Qua­lo­ra fra i par­te­ci­pan­ti al pro­ce­di­men­to vi sia­no vit­ti­me, il giu­di­ce può giu­di­ca­re dap­pri­ma sol­tan­to la col­pe­vo­lez­za e gli aspet­ti pe­na­li; in­di­pen­den­te­men­te dal va­lo­re li­ti­gio­so, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to de­ci­de in se­gui­to sull’azio­ne ci­vi­le qua­le giu­di­ce uni­co e do­po un’ul­te­rio­re udien­za di­bat­ti­men­ta­le.

Capitolo 4: Patrocinio

Sezione 1: Principi

Art. 127  

1 A tu­te­la dei lo­ro in­te­res­si, l’im­pu­ta­to, l’ac­cu­sa­to­re pri­va­to e gli al­tri par­te­ci­pan­ti al pro­ce­di­men­to pos­so­no av­va­ler­si del pa­tro­ci­nio.

2 Per quan­to il pro­ce­di­men­to non ne ri­sul­ti in­de­bi­ta­men­te ri­tar­da­to, le par­ti pos­so­no far ca­po a due o più pa­tro­ci­na­to­ri. In tal ca­so ne de­si­gna­no uno qua­le rap­pre­sen­tan­te prin­ci­pa­le abi­li­ta­to a com­pie­re gli at­ti di rap­pre­sen­tan­za di­nan­zi al­le au­to­ri­tà pe­na­li e il cui do­mi­ci­lio sia l’uni­co re­ca­pi­to per le no­ti­fi­ca­zio­ni.

3 En­tro i li­mi­ti di quan­to di­spo­sto dal­la leg­ge e dal­le nor­me deon­to­lo­gi­che, nel­lo stes­so pro­ce­di­men­to il pa­tro­ci­na­to­re può cu­ra­re gli in­te­res­si di più par­te­ci­pan­ti.

4 Le par­ti pos­so­no de­si­gna­re qua­le pa­tro­ci­na­to­re qual­sia­si per­so­na aven­te l’eser­ci­zio dei di­rit­ti ci­vi­li, di buo­na re­pu­ta­zio­ne e de­gna di fi­du­cia; so­no fat­te sal­ve le re­stri­zio­ni sta­bi­li­te dal di­rit­to sull’av­vo­ca­tu­ra.

5 La di­fe­sa dell’im­pu­ta­to è ri­ser­va­ta agli av­vo­ca­ti au­to­riz­za­ti a rap­pre­sen­ta­re le par­ti in giu­di­zio se­con­do la leg­ge del 23 giu­gno 200041 su­gli av­vo­ca­ti; so­no fat­te sal­ve le di­spo­si­zio­ni de­ro­ga­to­rie can­to­na­li con­cer­nen­ti la di­fe­sa nel­la pro­ce­du­ra pe­na­le in ma­te­ria di con­trav­ven­zio­ni.

Sezione 2: Il difensore

Art. 128 Posizione giuridica  

En­tro i li­mi­ti del­la leg­ge e del­le nor­me deon­to­lo­gi­che, il di­fen­so­re è vin­co­la­to uni­ca­men­te agli in­te­res­si dell’im­pu­ta­to.

Art. 129 Difensore di fiducia  

1 In ogni pro­ce­di­men­to pe­na­le e in ogni fa­se del­lo stes­so l’im­pu­ta­to ha il di­rit­to di af­fi­da­re la sua di­fe­sa a un pa­tro­ci­na­to­re ai sen­si dell’ar­ti­co­lo 127 ca­po­ver­so 5 (di­fen­so­re di fi­du­cia) op­pu­re, fat­to sal­vo l’ar­ti­co­lo 130, di di­fen­der­si da sé.

2 L’eser­ci­zio del­la di­fe­sa di fi­du­cia pre­sup­po­ne una pro­cu­ra scrit­ta o una di­chia­ra­zio­ne a ver­ba­le dell’im­pu­ta­to.

Art. 130 Difesa obbligatoria  

L’im­pu­ta­to de­ve es­se­re di­fe­so se:

a.
la car­ce­ra­zio­ne pre­ven­ti­va, com­pre­so un ar­re­sto prov­vi­so­rio, è du­ra­ta più di die­ci gior­ni;
b.42
ri­schia di su­bi­re una pe­na de­ten­ti­va su­pe­rio­re a un an­no, una mi­su­ra pri­va­ti­va del­la li­ber­tà o l’espul­sio­ne;
c.
a cau­sa del suo sta­to fi­si­co o men­ta­le o per al­tri mo­ti­vi non è in gra­do di tu­te­la­re suf­fi­cien­te­men­te i suoi in­te­res­si pro­ces­sua­li e il rap­pre­sen­tan­te le­ga­le non è in gra­do di far­lo in sua ve­ce;
d.
il pub­bli­co mi­ni­ste­ro in­ter­vie­ne per­so­nal­men­te di­nan­zi al tri­bu­na­le di pri­mo gra­do o al tri­bu­na­le d’ap­pel­lo;
e.
si pro­ce­de con ri­to ab­bre­via­to (art. 358–362).

42 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 5 del­la LF del 20 mar. 2015 (At­tua­zio­ne dell’art. 121 cpv. 3–6 Co­st. sull’espul­sio­ne di stra­nie­ri che com­met­to­no rea­ti), in vi­go­re dal 1° ott. 2016 (RU 2016 2329; FF 2013 5163).

Art. 131 Garanzia della difesa obbligatoria  

1 Se la di­fe­sa è ob­bli­ga­to­ria, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to prov­ve­de af­fin­ché sia de­si­gna­to sen­za in­du­gio un di­fen­so­re.

2 Se gli estre­mi del­la di­fe­sa ob­bli­ga­to­ria so­no pre­sen­ti già al mo­men­to dell’aper­tu­ra del­la pro­ce­du­ra pre­li­mi­na­re, la di­fe­sa dev’es­se­re as­si­cu­ra­ta do­po il pri­mo in­ter­ro­ga­to­rio da par­te del pub­bli­co mi­ni­ste­ro, ma in ogni ca­so pri­ma che sia aper­ta l’istru­zio­ne.

3 Le pro­ve as­sun­te pri­ma del­la de­si­gna­zio­ne di un di­fen­so­re, ben­ché la sua pre­sen­za fos­se ma­ni­fe­sta­men­te ne­ces­sa­ria, so­no va­li­de sol­tan­to se l’im­pu­ta­to ri­nun­cia al­la lo­ro rias­sun­zio­ne.

Art. 132 Difensore d’ufficio  

1 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to di­spo­ne una di­fe­sa d’uf­fi­cio se:

a.
in ca­so di di­fe­sa ob­bli­ga­to­ria:
1.
no­no­stan­te in­giun­zio­ne, l’im­pu­ta­to non de­si­gna un di­fen­so­re di fi­du­cia,
2.
il man­da­to è re­vo­ca­to al di­fen­so­re di fi­du­cia op­pu­re que­sti lo ri­met­te e l’im­pu­ta­to non de­si­gna un nuo­vo di­fen­so­re en­tro il ter­mi­ne im­par­ti­to;
b.
l’im­pu­ta­to è sprov­vi­sto dei mez­zi ne­ces­sa­ri e una sua di­fe­sa s’im­po­ne per tu­te­la­re i suoi in­te­res­si.

2 Una di­fe­sa s’im­po­ne per tu­te­la­re gli in­te­res­si dell’im­pu­ta­to se­gna­ta­men­te se non si trat­ta di un ca­so ba­ga­tel­la­re e il ca­so pe­na­le pre­sen­ta in fat­to o in di­rit­to dif­fi­col­tà cui l’im­pu­ta­to non po­treb­be far fron­te da so­lo.

3 Non si trat­ta co­mun­que di un ca­so ba­ga­tel­la­re se si pro­spet­ta una pe­na de­ten­ti­va su­pe­rio­re a quat­tro me­si o una pe­na pe­cu­nia­ria su­pe­rio­re a 120 ali­quo­te gior­na­lie­re.43

43 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 3 del­la LF del 19 giu. 2015 (Mo­di­fi­ca del­la di­sci­pli­na del­le san­zio­ni), in vi­go­re dal 1° gen. 2018 (RU 2016 1249; FF 2012 4181).

Art. 133 Designazione del difensore d’ufficio  

1 Il di­fen­so­re d’uf­fi­cio è de­si­gna­to da chi, nel­la re­la­ti­va fa­se pro­ce­du­ra­le, di­ri­ge il pro­ce­di­men­to.

2 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to de­si­gna il di­fen­so­re d’uf­fi­cio te­nen­do pos­si­bil­men­te con­to dei de­si­de­ri dell’im­pu­ta­to.

Art. 134 Revoca e sostituzione del difensore d’ufficio  

1 Se il mo­ti­vo del­la di­fe­sa d’uf­fi­cio vie­ne me­no, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to re­vo­ca il man­da­to.

2 Se il rap­por­to di fi­du­cia tra l’im­pu­ta­to e il di­fen­so­re d’uf­fi­cio si de­te­rio­ra no­te­vol­men­te op­pu­re se per al­tri mo­ti­vi non è più ga­ran­ti­ta una di­fe­sa ef­fi­ca­ce, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to de­si­gna un al­tro di­fen­so­re d’uf­fi­cio.

Art. 135 Retribuzione del difensore d’ufficio  

1 Il di­fen­so­re d’uf­fi­cio è re­tri­bui­to se­con­do la ta­rif­fa d’av­vo­ca­tu­ra del­la Con­fe­de­ra­zio­ne o del Can­to­ne in cui si svol­ge il pro­ce­di­men­to.

2 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro o l’au­to­ri­tà giu­di­can­te sta­bi­li­sce l’im­por­to del­la re­tri­bu­zio­ne al ter­mi­ne del pro­ce­di­men­to.

3 In ma­te­ria di re­tri­bu­zio­ne, il di­fen­so­re d’uf­fi­cio può in­ter­por­re re­cla­mo:

a.
al­la giu­ri­sdi­zio­ne di re­cla­mo, con­tro la de­ci­sio­ne del pub­bli­co mi­ni­ste­ro o del tri­bu­na­le di pri­mo gra­do;
b.
al Tri­bu­na­le pe­na­le fe­de­ra­le, con­tro la de­ci­sio­ne del­la giu­ri­sdi­zio­ne di re­cla­mo o del tri­bu­na­le d’ap­pel­lo can­to­na­le.

4 Non ap­pe­na le sue con­di­zio­ni eco­no­mi­che glie­lo per­met­ta­no, l’im­pu­ta­to con­dan­na­to a pa­ga­re le spe­se pro­ce­du­ra­li è te­nu­to a:

a.
rim­bor­sa­re la re­tri­bu­zio­ne al­la Con­fe­de­ra­zio­ne o al Can­to­ne;
b.
ver­sa­re al di­fen­so­re la dif­fe­ren­za tra la re­tri­bu­zio­ne uf­fi­cia­le e l’ono­ra­rio in­te­gra­le.

5 La pre­te­sa del­la Con­fe­de­ra­zio­ne o del Can­to­ne si pre­scri­ve in die­ci an­ni dal mo­men­to in cui la de­ci­sio­ne pas­sa in giu­di­ca­to.

Sezione 3: Gratuito patrocinio per l’accusatore privato

Art. 136 Presupposti  

1 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to ac­cor­da par­zial­men­te o to­tal­men­te il gra­tui­to pa­tro­ci­nio all’ac­cu­sa­to­re pri­va­to, af­fin­ché que­sti pos­sa far va­le­re le sue pre­te­se ci­vi­li, se:

a.
l’ac­cu­sa­to­re pri­va­to è sprov­vi­sto dei mez­zi ne­ces­sa­ri; e
b.
l’azio­ne ci­vi­le non ap­pa­re pri­va di pro­ba­bi­li­tà di suc­ces­so.

2 Il gra­tui­to pa­tro­ci­nio com­pren­de:

a.
l’eso­ne­ro da­gli an­ti­ci­pi e dal­la pre­sta­zio­ne di ga­ran­zie;
b.
l’eso­ne­ro dal­le spe­se pro­ce­du­ra­li;
c.
la de­si­gna­zio­ne di un pa­tro­ci­na­to­re, se ne­ces­sa­rio per tu­te­la­re i di­rit­ti del­l’ac­cu­sa­to­re pri­va­to.
Art. 137 Designazione, revoca e sostituzione  

La de­si­gna­zio­ne, la re­vo­ca e la so­sti­tu­zio­ne del pa­tro­ci­na­to­re so­no ret­te per ana­lo­gia da­gli ar­ti­co­li 133 e 134.

Art. 138 Retribuzione e onere delle spese  

1 La re­tri­bu­zio­ne del pa­tro­ci­na­to­re è ret­ta per ana­lo­gia dall’ar­ti­co­lo 135; è fat­ta sal­va la de­ci­sio­ne de­fi­ni­ti­va cir­ca l’one­re del­le spe­se del gra­tui­to pa­tro­ci­nio e de­gli at­ti pro­­ce­du­ra­li per i qua­li si è di­spo­sto l’eso­ne­ro dall’an­ti­ci­po del­le spe­se.

2 Se l’im­pu­ta­to è con­dan­na­to a ver­sa­re un’in­den­ni­tà pro­ces­sua­le all’ac­cu­sa­to­re pri­va­to, l’in­den­ni­tà è de­vo­lu­ta al­la Con­fe­de­ra­zio­ne o al Can­to­ne fi­no a con­cor­ren­za del­le spe­se per il gra­tui­to pa­tro­ci­nio.

Titolo quarto: Mezzi di prova

Capitolo 1: Disposizioni generali

Sezione 1: Raccolta e utilizzabilità delle prove

Art. 139 Principi  

1 Per l’ac­cer­ta­men­to del­la ve­ri­tà le au­to­ri­tà pe­na­li si av­val­go­no di tut­ti i mez­zi di pro­va le­ci­ti e ido­nei se­con­do le co­no­scen­ze scien­ti­fi­che e l’espe­rien­za.

2 I fat­ti ir­ri­le­van­ti, ma­ni­fe­sti, no­ti all’au­to­ri­tà pe­na­le op­pu­re già com­pro­va­ti sot­to il pro­fi­lo giu­ri­di­co non so­no og­get­to di pro­va.

Art. 140 Metodi probatori vietati  

1 È vie­ta­to rac­co­glie­re pro­ve ser­ven­do­si di mez­zi coer­ci­ti­vi, vio­len­za, mi­nac­ce, pro­mes­se, in­gan­ni o mez­zi che pos­so­no pre­giu­di­ca­re le fa­col­tà men­ta­li o la li­be­ra vo­lon­tà di una per­so­na.

2 L’uso di sif­fat­ti me­to­di è pu­re vie­ta­to quand’an­che l’in­te­res­sa­to vi ac­con­sen­ta.

Art. 141 Utilizzabilità delle prove acquisite illegittimamente  

1 Le pro­ve rac­col­te in vio­la­zio­ne dell’ar­ti­co­lo 140 non pos­so­no es­se­re uti­liz­za­te in al­cun ca­so. Ciò va­le an­che per le pro­ve non uti­liz­za­bi­li a te­no­re del pre­sen­te Co­di­ce.

2 Le pro­ve rac­col­te dal­le au­to­ri­tà pe­na­li in mo­do pe­nal­men­te il­le­ci­to o in vio­la­zio­ne di nor­me che ne con­di­zio­na­no la va­li­di­tà non pos­so­no es­se­re uti­liz­za­te, ec­cet­to che la lo­ro uti­liz­za­zio­ne sia in­di­spen­sa­bi­le per far lu­ce su gra­vi rea­ti.

3 Le pro­ve rac­col­te in vio­la­zio­ne di pre­scri­zio­ni d’or­di­ne pos­so­no es­se­re uti­liz­za­te.

4 Le pro­ve rac­col­te esclu­si­va­men­te gra­zie a pro­ve non uti­liz­za­bi­li se­con­do il ca­po­ver­so 2 non pos­so­no es­se­re uti­liz­za­te.

5 I do­cu­men­ti e re­gi­stra­zio­ni con­cer­nen­ti pro­ve non uti­liz­za­bi­li so­no tol­ti dal fa­sci­co­lo, con­ser­va­ti sot­to chia­ve in se­de se­pa­ra­ta fi­no a quan­do il pro­ce­di­men­to è chiu­so con de­ci­sio­ne pas­sa­ta in giu­di­ca­to e quin­di eli­mi­na­ti.

Sezione 2: Interrogatori

Art. 142 Autorità penali competenti  

1 Gli in­ter­ro­ga­to­ri so­no ef­fet­tua­ti dal pub­bli­co mi­ni­ste­ro, dal­le au­to­ri­tà pe­na­li del­le con­trav­ven­zio­ni e dal giu­di­ce. La Con­fe­de­ra­zio­ne e i Can­to­ni sta­bi­li­sco­no in che mi­su­ra i col­la­bo­ra­to­ri di que­ste au­to­ri­tà pos­so­no pro­ce­de­re es­si stes­si ad in­ter­ro­ga­to­ri.

2 La po­li­zia può in­ter­ro­ga­re im­pu­ta­ti e per­so­ne in­for­ma­te sui fat­ti. La Con­fe­de­ra­zio­ne e i Can­to­ni pos­so­no de­si­gna­re agen­ti di po­li­zia abi­li­ta­ti ad in­ter­ro­ga­re te­sti­mo­ni su man­da­to del pub­bli­co mi­ni­ste­ro.

Art. 143 Svolgimento dell’interrogatorio  

1 In una lin­gua a lui com­pren­si­bi­le, l’in­ter­ro­ga­to è dap­pri­ma:

a.
in­vi­ta­to a de­cli­na­re le sue ge­ne­ra­li­tà;
b.
in­for­ma­to sull’og­get­to del pro­ce­di­men­to pe­na­le e sul­la ve­ste in cui è sot­to­po­sto ad in­ter­ro­ga­to­rio;
c.
in­for­ma­to in mo­do com­ple­to cir­ca i suoi di­rit­ti e ob­bli­ghi.

2 L’os­ser­van­za del­le di­spo­si­zio­ni di cui al ca­po­ver­so 1 è mes­sa a ver­ba­le.

3 L’au­to­ri­tà pe­na­le può ef­fet­tua­re ul­te­rio­ri ac­cer­ta­men­ti cir­ca l’iden­ti­tà dell’in­ter­ro­ga­to.

4 L’au­to­ri­tà pe­na­le in­vi­ta l’in­ter­ro­ga­to ad espri­mer­si sull’og­get­to dell’in­ter­ro­ga­to­rio.

5 Con do­man­de e obie­zio­ni for­mu­la­te in mo­do chia­ro l’au­to­ri­tà pe­na­le mi­ra ad ot­te­ne­re una de­po­si­zio­ne com­ple­ta e a chia­ri­re le con­trad­di­zio­ni.

6 L’in­ter­ro­ga­to de­po­ne in ba­se a quan­to ri­cor­da. Con l’ac­cor­do di chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to, può ser­vir­si di do­cu­men­ti scrit­ti; al ter­mi­ne dell’in­ter­ro­ga­to­rio que­sti do­cu­men­ti so­no ac­qui­si­ti agli at­ti.

7 Chi ha di­stur­bi di elo­cu­zio­ne o di udi­to è in­ter­ro­ga­to per scrit­to o con l’aiu­to di ade­gua­ti as­si­sten­ti.

Art. 144 Interrogatorio per videoconferenza  

1 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro e l’au­to­ri­tà giu­di­can­te pos­so­no pro­ce­de­re a un in­ter­ro­ga­to­rio per vi­deo­con­fe­ren­za se la com­pa­ri­zio­ne per­so­na­le dell’in­ter­ro­gan­do non è pos­si­bi­le o lo è sol­tan­to con gran­de di­spen­dio.

2 L’in­ter­ro­ga­to­rio è re­gi­stra­to su sup­por­to au­dio­vi­si­vo.

Art. 145 Rapporti scritti  

L’au­to­ri­tà pe­na­le può in­vi­ta­re chi de­ve es­se­re o è sta­to in­ter­ro­ga­to a con­se­gna­re un rap­por­to scrit­to in ve­ce o a com­ple­men­to dell’in­ter­ro­ga­to­rio.

Art. 146 Interrogatorio di più persone e confronti  

1 Gli in­ter­ro­gan­di so­no sen­ti­ti se­pa­ra­ta­men­te.

2 Le au­to­ri­tà pe­na­li pos­so­no met­te­re a con­fron­to di­ret­to per­so­ne, com­pre­se quel­le che han­no fa­col­tà di non ri­spon­de­re. So­no fat­ti sal­vi i di­rit­ti spe­cia­li del­la vit­ti­ma.

3 Le au­to­ri­tà pe­na­li pos­so­no ob­bli­ga­re a re­sta­re sul luo­go dell’at­to pro­ce­du­ra­le le per­­so­ne che al ter­mi­ne dell’in­ter­ro­ga­to­rio do­vran­no pre­su­mi­bil­men­te es­se­re po­ste a con­fron­to con al­tri.

4 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to può esclu­de­re tem­po­ra­nea­men­te dall’udien­za una per­so­na se:

a.
vi è un con­flit­to di in­te­res­si; op­pu­re
b.
nel cor­so del pro­ce­di­men­to ta­le per­so­na de­ve es­se­re an­co­ra in­ter­ro­ga­ta in ve­ste di te­sti­mo­ne, di per­so­na in­for­ma­ta sui fat­ti o di pe­ri­to.

Sezione 3: Diritto di partecipare all’assunzione delle prove

Art. 147 In generale  

1 Le par­ti han­no il di­rit­to di pre­sen­zia­re all’as­sun­zio­ne del­le pro­ve da par­te del pub­bli­co mi­ni­ste­ro e del giu­di­ce, co­me pu­re di por­re do­man­de agli in­ter­ro­ga­ti. Il di­rit­to del di­fen­so­re di pre­sen­zia­re agli in­ter­ro­ga­to­ri di po­li­zia è ret­to dall’ar­ti­co­lo 159.

2 Il di­rit­to di par­te­ci­pa­re all’as­sun­zio­ne del­le pro­ve non im­pli­ca quel­lo di ot­te­ner­ne il rin­vio.

3 La par­te o il suo pa­tro­ci­na­to­re può esi­ge­re che l’as­sun­zio­ne del­le pro­ve sia ri­pe­tu­ta qua­lo­ra es­sa stes­sa, se si trat­ta di par­te sen­za pa­tro­ci­nio, o al­tri­men­ti il suo pa­tro­ci­na­to­re sia­no sta­ti im­pe­di­ti di par­te­ci­pa­re per mo­ti­vi co­gen­ti. Si può ri­nun­cia­re a ri­pe­te­re l’as­sun­zio­ne del­le pro­ve se es­sa do­ves­se com­por­ta­re one­ri spro­por­zio­na­ti e se si può te­ne­re con­to in al­tro mo­do del di­rit­to del­la par­te di es­se­re sen­ti­ta, se­gna­ta­men­te del suo di­rit­to di por­re do­man­de.

4 Le pro­ve rac­col­te in vio­la­zio­ne del pre­sen­te ar­ti­co­lo non pos­so­no es­se­re uti­liz­za­te a ca­ri­co del­la par­te che non era pre­sen­te.

Art. 148 Nella procedura di assistenza giudiziaria  

1 Se si rac­col­go­no pro­ve all’este­ro nell’am­bi­to di una pro­ce­du­ra di as­si­sten­za giu­di­zia­ria, il di­rit­to del­le par­ti di par­te­ci­pa­re all’as­sun­zio­ne del­le pro­ve è sod­di­sfat­to se le par­ti:

a.
pos­so­no for­mu­la­re do­man­de da ri­vol­ge­re all’au­to­ri­tà este­ra ri­chie­sta;
b.
a ro­ga­to­ria esple­ta­ta, pos­so­no esa­mi­na­re il ver­ba­le; e
c.
pos­so­no por­re do­man­de com­ple­ti­ve per scrit­to.

2 È ap­pli­ca­bi­le l’ar­ti­co­lo 147 ca­po­ver­so 4.

Sezione 4: Misure protettive

Art. 149 In generale  

1 Se vi è mo­ti­vo di ri­te­ne­re che un te­sti­mo­ne, una per­so­na in­for­ma­ta sui fat­ti, un im­pu­ta­to, un pe­ri­to o un tra­dut­to­re o in­ter­pre­te pos­sa­no, a cau­sa del lo­ro coin­vol­gi­men­to nel pro­ce­di­men­to, espor­re se stes­si o una per­so­na con cui han­no un le­ga­me ai sen­si dell’ar­ti­co­lo 168 ca­po­ver­si 1–3 a un gra­ve pe­ri­co­lo per la vi­ta e l’in­te­gri­tà fi­si­ca op­pu­re a un al­tro gra­ve pre­giu­di­zio, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to adot­ta, su do­man­da o d’uf­fi­cio, ade­gua­te mi­su­re pro­tet­ti­ve.

2 A tal fi­ne, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to può li­mi­ta­re ade­gua­ta­men­te i di­rit­ti pro­ce­du­ra­li del­le par­ti, se­gna­ta­men­te:

a.
ga­ran­ten­do l’ano­ni­ma­to;
b.
svol­gen­do in­ter­ro­ga­to­ri sen­za la pre­sen­za del­le par­ti o a por­te chiu­se;
c.
ac­cer­tan­do le ge­ne­ra­li­tà sen­za la pre­sen­za del­le par­ti o a por­te chiu­se;
d.
mo­di­fi­can­do l’aspet­to o la vo­ce di per­so­ne da pro­teg­ge­re op­pu­re scher­man­do­le;
e.
po­nen­do re­stri­zio­ni al di­rit­to di esa­mi­na­re gli at­ti.

3 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to può con­sen­ti­re al­la per­so­na da pro­teg­ge­re di far­si ac­com­pa­gna­re da un pa­tro­ci­na­to­re o da una per­so­na di fi­du­cia.

4 Se si pro­ce­de all’in­ter­ro­ga­to­rio di un mi­no­re di 18 an­ni in ve­ste di te­sti­mo­ne o di per­so­na in­for­ma­ta sui fat­ti, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to può inol­tre di­spor­re mi­su­re pro­tet­ti­ve se­con­do l’ar­ti­co­lo 154 ca­po­ver­si 2 e 4.

5 Per tut­te le mi­su­re pro­tet­ti­ve che adot­ta, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to prov­ve­de af­fin­ché al­le par­ti sia ga­ran­ti­to il di­rit­to di es­se­re sen­ti­te e in par­ti­co­la­re af­fin­ché sia­no ga­ran­ti­ti i di­rit­ti di di­fe­sa dell’im­pu­ta­to.

6 Qua­lo­ra sia sta­to ga­ran­ti­to l’ano­ni­ma­to a per­so­ne da pro­teg­ge­re, chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to adot­ta mi­su­re ap­pro­pria­te per evi­ta­re scam­bi o con­fu­sio­ni di per­so­na.

Art. 150 Garanzia dell’anonimato  

1 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to può ga­ran­ti­re l’ano­ni­ma­to al­la per­so­na da pro­teg­ge­re.

2 Se con­ce­de la ga­ran­zia dell’ano­ni­ma­to, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro la sot­to­po­ne en­tro 30 gior­ni per ap­pro­va­zio­ne al giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi; nel­la ri­chie­sta d’ap­pro­va­zio­ne il pub­bli­co mi­ni­ste­ro pre­ci­sa tut­ti i det­ta­gli ne­ces­sa­ri al­la va­lu­ta­zio­ne del­la le­ga­li­tà del prov­ve­di­men­to. Il giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi de­ci­de de­fi­ni­ti­va­men­te.

3 Se il giu­di­ce dei prov­ve­di­men­ti coer­ci­ti­vi ne­ga l’ap­pro­va­zio­ne, le pro­ve già as­sun­te con la ga­ran­zia dell’ano­ni­ma­to non pos­so­no es­se­re uti­liz­za­te.

4 Una vol­ta ap­pro­va­ta o con­ces­sa, la ga­ran­zia dell’ano­ni­ma­to vin­co­la tut­te le au­to­ri­tà pe­na­li in­ve­sti­te del­la cau­sa.

5 La per­so­na da pro­teg­ge­re può ri­nun­cia­re in ogni tem­po al­la ga­ran­zia dell’a­no­ni­ma­to.

6 Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro e chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to in giu­di­zio re­vo­ca­no la ga­ran­zia se l’esi­gen­za di pro­te­zio­ne vie­ne ma­ni­fe­sta­men­te me­no.

Art. 151 Misure per la protezione di agenti infiltrati  

1 Gli agen­ti in­fil­tra­ti a cui è sta­ta con­ces­sa la ga­ran­zia dell’ano­ni­ma­to han­no il di­rit­to:

a.
di man­te­ne­re se­gre­ta la lo­ro ve­ra iden­ti­tà du­ran­te l’in­te­ro pro­ce­di­men­to e do­po la sua chiu­su­ra nei ri­guar­di di chic­ches­sia, ec­cet­tua­ti i mem­bri del­le au­to­ri­tà giu­di­can­ti in­ve­sti­te del­la cau­sa;
b.
a che nes­su­na in­di­ca­zio­ne re­la­ti­va al­la lo­ro ve­ra iden­ti­tà sia ac­qui­si­ta agli at­ti.

2 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to adot­ta le ne­ces­sa­rie mi­su­re pro­tet­ti­ve.

Art. 152 Misure generali per la protezione delle vittime  

1 In ogni fa­se del pro­ce­di­men­to le au­to­ri­tà pe­na­li tu­te­la­no i di­rit­ti del­la per­so­na­li­tà del­la vit­ti­ma.

2 In tut­ti gli at­ti pro­ce­du­ra­li la vit­ti­ma può far­si ac­com­pa­gna­re, ol­tre che dal suo pa­tro­ci­na­to­re, da una per­so­na di fi­du­cia.

3 Se la vit­ti­ma lo do­man­da, le au­to­ri­tà pe­na­li le evi­ta­no di in­con­tra­re l’im­pu­ta­to. In tal ca­so, ga­ran­ti­sco­no in al­tro mo­do all’im­pu­ta­to il di­rit­to di es­se­re sen­ti­to. In par­ti­co­­­la­re, pos­so­no in­ter­ro­ga­re la vit­ti­ma ap­pli­can­do le mi­su­re pro­tet­ti­ve di cui al­l’ar­ti­co­lo 149 ca­po­ver­so 2 let­te­re b e d.

4 Un con­fron­to può es­se­re or­di­na­to se:

a.
il di­rit­to dell’im­pu­ta­to di es­se­re sen­ti­to non può es­se­re ga­ran­ti­to in al­tro mo­do; op­pu­re
b.
un in­te­res­se pre­pon­de­ran­te del per­se­gui­men­to pe­na­le lo esi­ge im­pe­ra­ti­va­men­te.
Art. 153 Misure speciali per la protezione delle vittime di reati contro l’integrità sessuale  

1 Le vit­ti­me di rea­ti con­tro l’in­te­gri­tà ses­sua­le pos­so­no esi­ge­re che sia­no in­ter­ro­ga­te da una per­so­na del lo­ro stes­so ses­so.

2 Un con­fron­to con l’im­pu­ta­to può es­se­re or­di­na­to con­tro la vo­lon­tà del­la vit­ti­ma sol­tan­to se il di­rit­to dell’im­pu­ta­to di es­se­re sen­ti­to non può es­se­re ga­ran­ti­to in al­tro mo­do.

Art. 154 Misure speciali per la protezione delle vittime minorenni  

1 Ai sen­si del pre­sen­te ar­ti­co­lo il ter­mi­ne mi­no­ren­ne de­si­gna la vit­ti­ma che al mo­men­to dell’in­ter­ro­ga­to­rio o del con­fron­to non ha an­co­ra com­piu­to i 18 an­ni.

2 Il pri­mo in­ter­ro­ga­to­rio del mi­no­ren­ne de­ve svol­ger­si al più pre­sto pos­si­bi­le.

3 L’au­to­ri­tà può esclu­de­re dal pro­ce­di­men­to la per­so­na di fi­du­cia che po­treb­be eser­ci­ta­re un in­flus­so de­ter­mi­nan­te sul mi­no­ren­ne.

4 Qua­lo­ra ap­pa­ia che l’in­ter­ro­ga­to­rio o il con­fron­to po­treb­be espor­re il mi­no­ren­ne a una gra­ve pres­sio­ne psi­co­lo­gi­ca, so­no ap­pli­ca­bi­li le se­guen­ti re­go­le:

a.
un con­fron­to con l’im­pu­ta­to può es­se­re or­di­na­to sol­tan­to se il mi­no­ren­ne lo do­man­da espres­sa­men­te op­pu­re se il di­rit­to dell’im­pu­ta­to di es­se­re sen­ti­to non può es­se­re ga­ran­ti­to in al­tro mo­do;
b.
nel cor­so dell’in­te­ro pro­ce­di­men­to il mi­no­ren­ne non può di nor­ma es­se­re in­ter­ro­ga­to più di due vol­te;
c.
si pro­ce­de a un se­con­do in­ter­ro­ga­to­rio sol­tan­to se nel cor­so del pri­mo le par­ti non han­no po­tu­to eser­ci­ta­re i lo­ro di­rit­ti op­pu­re se ciò è in­di­spen­sa­bi­le nel­l’in­te­res­se del­le in­da­gi­ni o del mi­no­ren­ne. Per quan­to pos­si­bi­le, il se­con­do in­ter­ro­ga­to­rio è ef­fet­tua­to dal­la stes­sa per­so­na che ha svol­to il pri­mo;
d.
gli in­ter­ro­ga­to­ri so­no ef­fet­tua­ti da un fun­zio­na­rio in­qui­ren­te ap­po­si­ta­men­te for­ma­to e in pre­sen­za di uno spe­cia­li­sta. Qua­lo­ra non si pro­ce­da a un con­fron­to, gli in­ter­ro­ga­to­ri so­no re­gi­stra­ti su sup­por­to au­dio­vi­si­vo;
e.
le par­ti eser­ci­ta­no i lo­ro di­rit­ti per il tra­mi­te di chi in­ter­ro­ga;
f.
chi in­ter­ro­ga e lo spe­cia­li­sta ri­por­ta­no le lo­ro os­ser­va­zio­ni par­ti­co­la­ri in un rap­por­to.
Art. 155 Misure per la protezione di persone affette da turba psichica  

1 Gli in­ter­ro­ga­to­ri di per­so­ne af­fet­te da tur­ba psi­chi­ca so­no li­mi­ta­ti al­lo stret­to ne­ces­sa­rio; le au­di­zio­ni plu­ri­me van­no evi­ta­te.

2 Chi di­ri­ge il pro­ce­di­men­to può in­ca­ri­ca­re dell’in­ter­ro­ga­to­rio au­to­ri­tà pe­na­li o ser­vi­zi so­cia­li spe­cia­liz­za­ti op­pu­re far ca­po a fa­mi­lia­ri, al­tre per­so­ne di fi­du­cia o pe­ri­ti.

Art. 156 Misure per la protezione di persone al di fuori del procedimento  

La Con­fe­de­ra­zio­ne e i Can­to­ni pos­so­no pre­ve­de­re mi­su­re per la pro­te­zio­ne di per­so­ne al di fuo­ri del pro­ce­di­men­to.

Capitolo 2: Interrogatorio dell’imputato

Art. 157 Principio  

1 In tut­ti i gra­di del pro­ce­di­men­to le au­to­ri­tà pe­na­li pos­so­no in­ter­ro­ga­re l’im­pu­ta­to in me­ri­to ai fat­ti che gli so­no con­te­sta­ti.

2 Le au­to­ri­tà pe­na­li of­fro­no all’im­pu­ta­to l’op­por­tu­ni­tà di espri­mer­si in mo­do cir­co­stan­zia­to su ta­li fat­ti.

Art. 158 Informazioni nel primo interrogatorio  

1 All’ini­zio del pri­mo in­ter­ro­ga­to­rio la po­li­zia o il pub­bli­co mi­ni­ste­ro in­for­ma­no l’im­pu­ta­to in una lin­gua a lui com­pren­si­bi­le che:

a.
è sta­ta av­via­ta una pro­ce­du­ra pre­li­mi­na­re nei suoi con­fron­ti e su qua­li rea­ti;
b.
ha fa­col­tà di non ri­spon­de­re e di non col­la­bo­ra­re;
c.
ha il di­rit­to di de­si­gna­re un di­fen­so­re o di chie­de­re se del ca­so un di­fen­so­re d’uf­fi­cio;
d.
può esi­ge­re la pre­sen­za di un tra­dut­to­re o in­ter­pre­te.

2 Se le in­for­ma­zio­ni di cui al ca­po­ver­so 1 non so­no for­ni­te, l’in­ter­ro­ga­to­rio non può es­se­re uti­liz­za­to.

Art. 159 Interrogatori di polizia nella procedura investigativa  

1 In ca­so di in­ter­ro­ga­to­ri da par­te del­la po­li­zia l’im­pu­ta­to ha il di­rit­to di esi­ge­re la pre­sen­za del suo di­fen­so­re e che que­sti pos­sa a sua vol­ta por­re do­man­de.

2 Se è in sta­to di ar­re­sto prov­vi­so­rio, l’in­ter­ro­ga­to ha inol­tre di­rit­to di con­fe­ri­re li­be­ra­men­te con il suo di­fen­so­re.

3 Il fat­to di far va­le­re que­sto di­rit­to non con­fe­ri­sce al­cun di­rit­to al dif­fe­ri­men­to dell’in­ter­ro­ga­to­rio.

Art. 160 Interrogatorio di un imputato reo confesso  

Qua­lo­ra l’im­pu­ta­to sia reo con­fes­so, il pub­bli­co mi­ni­ste­ro e il giu­di­ce esa­mi­na­no l’at­ten­di­bi­li­tà del­la con­fes­sio­ne e lo in­vi­ta­no a de­scri­ve­re con pre­ci­sio­ne le cir­co­stan­ze del­la fat­ti­spe­cie.

Art. 161 Esame della situazione personale nella procedura preliminare  

Il pub­bli­co mi­ni­ste­ro in­ter­ro­ga l’im­pu­ta­to sul­la sua si­tua­zio­ne per­so­na­le sol­tan­to qua­lo­ra si pro­spet­ti la pro­mo­zio­ne dell’ac­cu­sa o l’emis­sio­ne di un de­cre­to d’ac­cu­sa op­pu­re qua­lo­ra al­tri mo­ti­vi lo ren­da­no ne­ces­sa­rio.

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