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Ordinanza 4
concernente la legge sul lavoro
(Aziende industriali, approvazione dei piani e permesso d’esercizio)1

(OLL 4)

del 18 agosto 1993 (Stato 1° maggio 2015)

1 Nuovo testo giusta il n. I dell’O del 10 mag. 2000, in vigore dal 1° ago. 2000 (RU 2000 1636).

Il Consiglio federale svizzero,

visti gli articoli 8 e 40 della legge federale del 13 marzo 19642 sul lavoro
nell’indu­stria, nell’artigianato e nel commercio (legge sul lavoro,
di seguito «legge»),
visto l’articolo 83 della legge federale sull’assicurazione contro gli infortuni (LAINF)3,

ordina:

Capitolo 1: Campo d’applicazione 4

4 Nuovo testo giusta il n. I dell’O del 10 mag. 2000, in vigore dal 1° ago. 2000 (RU 2000 1636).

Art. 1 5  

1 La pre­sen­te or­di­nan­za sta­bi­li­sce:

a.
le esi­gen­ze spe­ci­fi­che ine­ren­ti al­la co­stru­zio­ne e al­la tra­sfor­ma­zio­ne di azien­de as­sog­get­ta­te all’ap­pro­va­zio­ne dei pia­ni e al per­mes­so d’eser­ci­zio (art. 7 e 8 del­la leg­ge);
b.
la pro­ce­du­ra d’as­sog­get­ta­men­to di azien­de in­du­stria­li al­le pre­scri­zio­ni spe­cia­li;
c.
la pro­ce­du­ra d’ap­pro­va­zio­ne dei pia­ni e del per­mes­so d’eser­ci­zio.6

2 La pro­ce­du­ra d’ap­pro­va­zio­ne dei pia­ni s’ap­pli­ca, ol­tre che al­le azien­de in­du­stria­li, al­le se­guen­ti ca­te­go­rie di azien­de non in­du­stria­li:

a.
se­ghe­rie;
b.7
azien­de di smal­ti­men­to e ri­ci­clag­gio di ri­fiu­ti;
c.
azien­de di pro­du­zio­ne chi­mi­co-tec­ni­ca;
d.
azien­de per il ta­glio di pie­tre;
e.
azien­de che fab­bri­ca­no pro­dot­ti in cal­ce­struz­zo;
f.
fon­de­rie per fer­ro, ac­cia­io ed al­tri me­tal­li;
g.
azien­de per il trat­ta­men­to di ac­que lu­ri­de;
h.
azien­de per la la­vo­ra­zio­ne del fer­ro;
i.8
azien­de per il trat­ta­men­to di su­per­fi­ci, qua­li zin­che­rie, of­fi­ci­ne per la tem­pra, azien­de di gal­va­niz­za­zio­ne e of­fi­ci­ne di ano­diz­za­zio­ne;
k.
im­pre­se d’im­pre­gna­zio­ne del le­gno;
l.9
azien­de che han­no in de­po­si­to o che tra­va­sa­no pro­dot­ti chi­mi­ci, com­bu­sti­bi­li li­qui­di o gas­so­si o al­tri li­qui­di o gas fa­cil­men­te in­fiam­ma­bi­li, se gli im­pian­ti pro­get­ta­ti con­sen­to­no di su­pe­ra­re i quan­ti­ta­ti­vi so­glia fis­sa­ti nell’al­le­ga­to 1.1 dell’or­di­nan­za del 27 feb­bra­io 199110 sul­la pro­te­zio­ne con­tro gli in­ci­den­ti ri­le­van­ti;
m.11
azien­de che uti­liz­za­no mi­cror­ga­ni­smi dei grup­pi 3 o 4 se­con­do l’ar­ti­co­lo 3 ca­po­ver­so 2 dell’or­di­nan­za del 25 ago­sto 199912 sul­la pro­te­zio­ne dei la­vo­ra­to­ri dal pe­ri­co­lo de­ri­van­te da mi­cror­ga­ni­smi;
n.13
azien­de do­ta­te di de­po­si­ti o lo­ca­li nei qua­li la com­po­si­zio­ne dell’aria dif­fe­ri­sce dal­lo sta­to na­tu­ra­le in mo­do po­ten­zial­men­te no­ci­vo, in par­ti­co­la­re a cau­sa di un te­no­re di os­si­ge­no in­fe­rio­re al 18 per cen­to;
o.14
azien­de che uti­liz­za­no at­trez­za­tu­re di la­vo­ro ai sen­si dell’ar­ti­co­lo 49 ca­po­ver­so 2 nu­me­ri 1, 2 o 6 dell’or­di­nan­za del 19 di­cem­bre 198315 sul­la pre­ven­zio­ne de­gli in­for­tu­ni e del­le ma­lat­tie pro­fes­sio­na­li.

3 La pro­ce­du­ra d’ap­pro­va­zio­ne dei pia­ni e di per­mes­so d’eser­ci­zio si esten­de al­le par­ti di azien­de e agli im­pian­ti a ca­rat­te­re in­du­stria­le o al­le azien­de che rien­tra­no nel­le ca­te­go­rie men­zio­na­te al ca­po­ver­so 2, co­me an­che al­le par­ti d’azien­de e agli im­pian­ti di­ret­ta­men­te con­nes­si sul pia­no del­la co­stru­zio­ne o su quel­lo ma­te­ria­le.

5 Tit. abro­ga­to dal n. I dell’O del 10 mag. 2000, con ef­fet­to dal 1° ago. 2000 (RU 2000 1636).

6 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I dell’O del 10 mag. 2000, in vi­go­re dal 1° ago. 2000 (RU 2000 1636).

7 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I dell’O del 29 ott. 2008, in vi­go­re dal 1° dic. 2008 (RU 2008 5183).

8 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I dell’O del 29 ott. 2008, in vi­go­re dal 1° dic. 2008 (RU 2008 5183).

9 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I dell’O del 29 ott. 2008, in vi­go­re dal 1° dic. 2008 (RU 2008 5183).

10 RS 814.012

11 In­tro­dot­ta dall’art. 18 dell’O 25 ago. 1999 sul­la pro­te­zio­ne dei la­vo­ra­to­ri dal pe­ri­co­lo de­ri­van­te da mi­cror­ga­ni­smi, in vi­go­re dal 1° nov. 1999 (RU 1999 2826). Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I dell’O del 10 mag. 2000, in vi­go­re dal 1° ago. 2000 (RU 2000 1636).

12 RS 832.321

13 In­tro­dot­ta dal n. I dell’O del 29 ott. 2008, in vi­go­re dal 1° dic. 2008 (RU 2008 5183).

14 In­tro­dot­ta dal n. I dell’O del 29 ott. 2008, in vi­go­re dal 1° dic. 2008 (RU 2008 5183).

15 RS 832.30

Capitolo 2: Costruzione e trasformazione di aziende con obbligo di approvazione dei piani 16

16 Originario avanti art. 4. Nuovo testo giusta il n. I dell’O del 10 mag. 2000, in vigore dal 1° ago. 2000 (RU 2000 1636).

Sezione 1: Disposizioni generali 17

17 Introdotto dal n. I dell’O del 10 mag. 2000, in vigore dal 1° ago. 2000 (RU 2000 1636).

Art. 2 Mandati a terzi  

Il da­to­re di la­vo­ro che af­fi­da a ter­zi la pia­ni­fi­ca­zio­ne, la co­stru­zio­ne, la mo­di­fi­ca­zio­ne o la ri­strut­tu­ra­zio­ne di im­pian­ti del­la pro­pria azien­da de­ve espli­ci­ta­men­te ren­der­li at­ten­ti in me­ri­to al­le esi­gen­ze dell’ap­pro­va­zio­ne dei pia­ni.

Art. 3 Perizia tecnica  

Su ri­chie­sta dell’au­to­ri­tà, il da­to­re di la­vo­ro de­ve pre­sen­ta­re una pe­ri­zia tec­ni­ca qua­lo­ra sus­si­sta­no se­ri dub­bi cir­ca la re­si­sten­za dell’im­pian­to pro­get­ta­to ai ca­ri­chi e al­le sol­le­ci­ta­zio­ni che si pro­du­co­no du­ran­te un’uti­liz­za­zio­ne con­for­me al­le pre­scri­zio­ni.

Sezione 2: Locali di lavoro 18

18 Introdotto dal n. I dell’O del 10 mag. 2000, in vigore dal 1° ago. 2000 (RU 2000 1636).

Art. 4 Locali sotterranei o privi di finestre  

I po­sti di la­vo­ro per­ma­nen­ti, si­ste­ma­ti in lo­ca­li in­ter­ra­ti o sprov­vi­sti di fi­ne­stre pos­so­no es­se­re au­to­riz­za­ti sol­tan­to in ca­si ec­ce­zio­na­li de­bi­ta­men­te mo­ti­va­ti.

Art. 5 Altezza dei locali  

1 L’al­tez­za uti­le dei lo­ca­li di la­vo­ro dev’es­se­re di al­me­no:

a.
2,75 me­tri per una su­per­fi­cie del suo­lo di 100 m2 al mas­si­mo;
b.
3,00 me­tri per una su­per­fi­cie del suo­lo di 250 m2 al mas­si­mo;
c.
3,50 me­tri per una su­per­fi­cie del suo­lo di 400 m2 al mas­si­mo;
d.
4,00 me­tri per una su­per­fi­cie del suo­lo di ol­tre 400 m2.

2 Per su­per­fi­cie del suo­lo s’in­ten­de la su­per­fi­cie de­li­mi­ta­ta dal­le pa­re­ti co­strui­te per ra­gio­ni di sta­ti­ca, di si­cu­rez­za, di igie­ne, di pro­te­zio­ne an­ti-in­cen­dio o di tec­ni­ca di pro­du­zio­ne.

3 Le au­to­ri­tà pos­so­no au­to­riz­za­re al­tez­ze in­fe­rio­ri se:

a.
la pro­fon­di­tà del lo­ca­le, mi­su­ra­ta per­pen­di­co­lar­men­te al­le fi­ne­stre del­la fac­cia­ta, è re­la­ti­va­men­te esi­gua;
b.
il lo­ca­le è prov­vi­sto di ven­ti­la­zio­ne ar­ti­fi­cia­le e l’aria è in­tro­dot­ta da un sof­fit­to so­spe­so;
c.
nel lo­ca­le si la­vo­ra pre­va­len­te­men­te se­du­ti sen­za ec­ces­si­vi sfor­zi fi­si­ci e il pro­ce­di­men­to di la­vo­ro non pre­giu­di­ca af­fat­to, o sol­tan­to in mo­do in­si­gni­fi­can­te l’aria e il cli­ma del lo­ca­le.

4 L’au­to­ri­tà pre­scri­ve al­tez­ze mag­gio­ri dei lo­ca­li se mo­ti­vi d’igie­ne o di si­cu­rez­za sul la­vo­ro lo ri­chie­do­no; es­sa può esi­ge­re al­tez­ze mag­gio­ri ove sia­no au­to­riz­za­te de­ro­ghe in vir­tù dell’ar­ti­co­lo 17 ca­po­ver­so 3.

Sezione 3: Passaggi 19

19 Introdotto dal n. I dell’O del 10 mag. 2000, in vigore dal 1° ago. 2000 (RU 2000 1636).

Art. 6 Larghezza  

I pas­sag­gi prin­ci­pa­li all’in­ter­no de­gli edi­fi­ci de­vo­no ave­re una lar­ghez­za mi­ni­ma di 1,20 me­tri.

Art. 7 Rampe di scale e uscite 20  

1 Le ram­pe di sca­le de­vo­no es­se­re do­ta­te di usci­te che dan­no di­ret­ta­men­te sull’ester­no.

2 De­vo­no es­se­re pre­di­spo­ste le vie d’eva­cua­zio­ne se­guen­ti:

a.
al­me­no una ram­pa di sca­le o un’usci­ta che dia di­ret­ta­men­te sull’ester­no per i pia­ni con su­per­fi­ci mas­si­me fi­no a 900 m2;
b.
al­me­no due ram­pe di sca­le per i pia­ni con su­per­fi­ci ol­tre i 900 m2.

20 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I dell’O del 1° apr. 2015, in vi­go­re dal 1° mag. 2015 (RU 2015 1085).

Art. 8 Vie d’evacuazione 21  

1 In ca­so di pe­ri­co­lo, i po­sti di la­vo­ro, i lo­ca­li, gli edi­fi­ci e il se­di­me dell’azien­da de­vo­no po­ter es­se­re ab­ban­do­na­ti in qual­sia­si mo­men­to in mo­do ra­pi­do e si­cu­ro. I pas­sag­gi che in ca­so d’emer­gen­za ser­vo­no da vie d’eva­cua­zio­ne de­vo­no es­se­re se­gna­la­ti in mo­do ade­gua­to e van­no sem­pre man­te­nu­ti li­be­ri da osta­co­li.

2 La via d’eva­cua­zio­ne è il tra­git­to più bre­ve che una per­so­na può per­cor­re­re da un qual­sia­si po­sto nell’edi­fi­cio o nell’im­pian­to per re­car­si all’aper­to, in un luo­go si­cu­ro.

3 Se le vie d’eva­cua­zio­ne por­ta­no a una ram­pa di sca­le o a un’usci­ta sull’ester­no, la lo­ro lun­ghez­za mas­si­ma è di 35 me­tri. Se le vie d’eva­cua­zio­ne por­ta­no ad al­me­no due ram­pe di sca­le o usci­te di­stan­zia­te tra lo­ro e che dan­no sull’ester­no, la lun­ghez­za del­la via d’eva­cua­zio­ne è al mas­si­mo di 50 me­tri.

4 La lun­ghez­za di una via d’eva­cua­zio­ne è mi­su­ra­ta in li­nea ret­ta nei lo­ca­li e lun­go il tra­git­to nei cor­ri­doi. Non è mi­su­ra­to il trat­to fra le ram­pe di sca­le e l’ester­no.

5 Cia­scun pun­to del lo­ca­le de­ve di­sta­re non più di 35 m dall’usci­ta più vi­ci­na che por­ta a un luo­go si­cu­ro all’ester­no o a una ram­pa di sca­le. Se le usci­te del lo­ca­le non dan­no di­ret­ta­men­te sull’ester­no o su una ram­pa di sca­le, de­ve es­ser­ci un cor­ri­do­io di col­le­ga­men­to. In que­sto ca­so, la lun­ghez­za to­ta­le del­la via d’eva­cua­zio­ne è al mas­si­mo di 50 me­tri.22

6 I cor­ti­li in­ter­ni in cui sboc­ca una ram­pa di sca­le o un’al­tra via d’eva­cua­zio­ne de­vo­no ave­re al­me­no un’usci­ta pra­ti­ca­bi­le in pie­na si­cu­rez­za.

7 Se la pro­te­zio­ne dei la­vo­ra­to­ri da pe­ri­co­li par­ti­co­la­ri ri­chie­de mi­su­re sup­ple­men­ta­ri, l’azien­da de­ve pre­ve­de­re un mag­gior nu­me­ro di vie d’eva­cua­zio­ne op­pu­re ab­bre­viar­ne la lun­ghez­za.23

21 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I dell’O del 29 set. 2006, in vi­go­re dal 1° nov. 2006 (RU 2006 4183).

22 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I dell’O del 1° apr. 2015, in vi­go­re dal 1° mag. 2015 (RU 2015 1085).

23 In­tro­dot­to dal n. I dell’O del 1° apr. 2015, in vi­go­re dal 1° mag. 2015 (RU 2015 1085).

Art. 9 Costruzione delle rampe di scale e dei corridoi  

1 Nu­me­ro, lar­ghez­za, for­ma e di­spo­si­zio­ne del­le ram­pe di sca­le e dei cor­ri­doi de­vo­no es­se­re ade­gua­ti all’esten­sio­ne e all’uso pre­vi­sto dell’edi­fi­cio o di par­ti del me­de­si­mo, al nu­me­ro dei pia­ni, ai pe­ri­co­li che pre­sen­ta l’azien­da e al nu­me­ro del­le per­so­ne. La lar­ghez­za uti­le del­le sca­le e dei cor­ri­doi dev’es­se­re di al­me­no 1,20 me­tri.24

2 La lar­ghez­za uti­le di sca­le e pas­se­rel­le di ser­vi­zio che dan­no ac­ces­so agli im­pian­ti tec­ni­ci dev’es­se­re di al­me­no 0,80 me­tri.

3 Le ram­pe di sca­le de­vo­no di re­go­la es­se­re di­rit­te. L’al­tez­za e la lar­ghez­za de­gli sca­li­ni de­vo­no con­sen­ti­re un pas­sag­gio age­vo­le e si­cu­ro. Per pia­ni mol­to di­stan­zia­ti è op­por­tu­no pre­ve­de­re pia­ne­rot­to­li.

4 Sca­le, pas­se­rel­le e pia­ne­rot­to­li che non toc­ca­no la pa­re­te de­vo­no es­se­re prov­vi­sti di rin­ghie­ra sui due la­ti. Le sca­le che toc­ca­no le pa­re­ti de­vo­no es­se­re prov­vi­ste di cor­ri­ma­no sui due la­ti. Se la sca­la è di lar­ghez­za in­fe­rio­re a 1,5 me­tri ba­sta un so­lo cor­ri­ma­no.

5 a 725

24 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I dell’O del 29 set. 2006, in vi­go­re dal 1° nov. 2006 (RU 2006 4183).

25 Abro­ga­ti dal n. I dell’O del 29 set. 2006, con ef­fet­to dal 1° nov. 2006 (RU 2006 4183).

Art. 10 Porte e uscite con accesso a vie d’evacuazione 26  

1 Le por­te sul­le vie d’eva­cua­zio­ne de­vo­no sem­pre po­ter es­se­re ri­co­no­sciu­te co­me ta­li, es­se­re aper­te ra­pi­da­men­te nel­la di­re­zio­ne d’usci­ta sen­za ri­cor­re­re a stru­men­ti au­si­lia­ri ed es­se­re uti­liz­za­te in mo­do si­cu­ro.27

2 Nu­me­ro, lar­ghez­za, for­ma e di­spo­si­zio­ne del­le usci­te de­vo­no es­se­re ade­gua­ti all’esten­sio­ne e all’uso pre­vi­sto dell’edi­fi­cio o di par­ti del me­de­si­mo, al nu­me­ro dei pia­ni, ai pe­ri­co­li che pre­sen­ta l’azien­da e al nu­me­ro del­le per­so­ne. La lar­ghez­za uti­le del­le por­te a un so­lo bat­ten­te de­ve es­se­re di al­me­no 0,90 me­tri. Nel­le por­te a due bat­ten­ti, che si apro­no in una so­la di­re­zio­ne, un bat­ten­te de­ve ave­re una lar­ghez­za uti­le di al­me­no 0,90 me­tri. Cia­scu­no dei due bat­ten­ti del­le por­te vo­lan­ti de­ve ave­re una lar­ghez­za uti­le di al­me­no 0,65 me­tri.

3 La lar­ghez­za di por­te, sca­le e cor­ri­doi con ac­ces­so a vie d’eva­cua­zio­ne non può es­se­re ri­dot­ta al di sot­to del­la di­men­sio­ne mi­ni­ma pre­scrit­ta né da co­stru­zio­ni suc­ces­si­ve né da qual­sia­si al­tra in­fra­strut­tu­ra.

26 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I dell’O del 29 set. 2006, in vi­go­re dal 1° nov. 2006 (RU 2006 4183).

27 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I dell’O del 29 ott. 2008, in vi­go­re dal 1° dic. 2008 (RU 2008 5183).

Art. 11 Scale a pioli fisse  

1 Le sca­le a pio­li fis­se con un’al­tez­za di ca­du­ta su­pe­rio­re ai 5 me­tri e sprov­vi­ste di ap­pi­glio di si­cu­rez­za de­vo­no es­se­re do­ta­te di pro­te­zio­ne dor­sa­le a par­ti­re da 3 me­tri. De­vo­no es­se­re si­ste­ma­ti pia­ne­rot­to­li di so­sta a in­ter­val­li di 10 me­tri al mas­si­mo. Que­sta nor­ma non è ap­pli­ca­bi­le al­le sca­le a pio­li de­sti­na­te ai pom­pie­ri.

2 I mon­tan­ti de­vo­no su­pe­ra­re il pia­no d’ap­pog­gio di al­me­no 1 me­tro a mo’ di cor­ri­ma­no.

3 Le sca­le a pio­li fis­se col­lo­ca­te all’ester­no de­vo­no es­se­re di ma­te­ria­li re­si­sten­ti al­le in­tem­pe­rie.

Art. 12 Parapetti, ringhiere  

I pa­ra­pet­ti e le rin­ghie­re de­vo­no ave­re un’al­tez­za di al­me­no un me­tro e de­vo­no es­se­re mu­ni­ti di un li­stel­lo in­ter­me­dio e, se ne­ces­sa­rio, an­che di un plin­to.

Art. 13 Binari  

1 I bi­na­ri per vei­co­li su ro­ta­ia de­vo­no es­se­re di­spo­sti in mo­do da la­scia­re uno spa­zio li­be­ro fra l’in­gom­bro del vei­co­lo ca­ri­co e gli edi­fi­ci o gli osta­co­li, ec­cet­tua­te le ram­pe di ca­ri­co. Que­sto spa­zio di si­cu­rez­za dev’es­se­re al­me­no di:

a.
60 cm nei set­to­ri do­ve so­no pre­sen­ti esclu­si­va­men­te la­vo­ra­to­ri ad­det­ti al traf­fi­co fer­ro­via­rio;
b.
1 me­tro nel­le zo­ne di traf­fi­co ge­ne­ra­le.

2 Le piat­ta­for­me gi­re­vo­li de­vo­no es­se­re prov­vi­ste di di­spo­si­ti­vi d’ar­re­sto in­fos­sa­ti.

Art. 14 Marciapiede di carico  

Dev’es­se­re pre­di­spo­sto uno spa­zio di si­cu­rez­za al­to al­me­no 80 cm e pro­fon­do 80 cm sot­to tut­ta la lun­ghez­za dei mar­cia­pie­di di ca­ri­co per i va­go­ni fer­ro­via­ri che su­pe­ra­no i 10 me­tri di lun­ghez­za e gli 80 cm di al­tez­za dal pro­fi­lo su­pe­rio­re del­le ro­ta­ie.

Art. 15 Impianti di trasporto  

Per il tra­spor­to di ma­te­ria­li e og­get­ti pe­ri­co­lo­si all’in­ter­no dell’azien­da de­vo­no es­se­re pre­di­spo­sti im­pian­ti e con­te­ni­to­ri ade­gua­ti.

Art. 16 Rampe  

La pen­den­za del­le ram­pe va ade­gua­ta al­la na­tu­ra dei vei­co­li e dei ca­ri­chi. Es­sa non de­ve su­pe­ra­re il 10 per cen­to e, ove si trat­ti di vei­co­li a ma­no, il 5 per cen­to. Il ri­ve­sti­men­to del­le ram­pe dev’es­se­re in ma­te­ria­le an­ti­sdruc­cio­le­vo­le.

Sezione 4: Illuminazione e aerazione dei locali 28

28 Introdotto dal n. I dell’O del 10 mag. 2000, in vigore dal 1° ago. 2000 (RU 2000 1636).

Art. 17 Finestre  

1 Nel ca­so d’im­pie­go di ve­tro tra­spa­ren­te nor­ma­le, la su­per­fi­cie to­ta­le di fi­ne­stre e lu­cer­na­ri de­ve co­sti­tui­re al­me­no un ot­ta­vo del­la su­per­fi­cie del suo­lo.

2 Al­me­no la me­tà del­le su­per­fi­ci ve­tra­te pre­scrit­te al ca­po­ver­so 1 dev’es­se­re rea­liz­za­ta me­dian­te fi­ne­stre di fac­cia­ta a ve­tri tra­spa­ren­ti. La di­spo­si­zio­ne del­le fi­ne­stre dev’es­se­re ta­le da ga­ran­ti­re ai la­vo­ra­to­ri una vi­sta sull’ester­no dal po­sto di la­vo­ro, sem­pre­ché gli im­pian­ti d’eser­ci­zio e la tec­ni­ca di pro­du­zio­ne lo con­sen­ta­no.

3 L’au­to­ri­tà può au­to­riz­za­re una su­per­fi­cie di fi­ne­stre mi­no­re spe­cie se mo­ti­vi di si­cu­rez­za o di tec­ni­ca di pro­du­zio­ne lo esi­go­no; l’au­to­riz­za­zio­ne può es­se­re vin­co­la­ta a con­di­zio­ni spe­ci­fi­che al fi­ne di ga­ran­ti­re la pro­te­zio­ne dei la­vo­ra­to­ri.

4 L’al­tez­za del pa­ra­pet­to del­le fi­ne­stre dev’es­se­re ade­gua­ta al­la na­tu­ra del la­vo­ro e non de­ve co­mun­que su­pe­ra­re 1,2 me­tri.

5 De­vo­no es­se­re evi­ta­ti ab­ba­glia­men­ti e ir­ra­dia­zio­ni ter­mi­che fa­sti­dio­se.

6 In ca­so di ven­ti­la­zio­ne na­tu­ra­le, la su­per­fi­cie di fi­ne­stre e lu­cer­na­ri che pos­so­no es­se­re aper­ti per l’ae­ra­zio­ne de­ve cor­ri­spon­de­re di nor­ma ad al­me­no 3 m2 per 100 m2 di su­per­fi­cie del suo­lo.

Art. 18 Impianti di ventilazione  

1 Gli im­pian­ti di ven­ti­la­zio­ne de­vo­no es­se­re co­strui­ti con ma­te­ria­li ade­gua­ti. In par­ti­co­la­re, gli im­pian­ti di eva­cua­zio­ne di gas, va­po­ri, neb­bie e ma­te­rie so­li­de com­bu­sti­bi­li de­vo­no es­se­re rea­liz­za­ti con ma­te­ria­li in­com­bu­sti­bi­li op­pu­re, in de­ter­mi­na­te cir­co­stan­ze, al­me­no con ma­te­ria­li dif­fi­cil­men­te com­bu­sti­bi­li e non de­vo­no pro­vo­ca­re la for­ma­zio­ne di scin­til­le.

2 Gli ori­fi­zi d’eva­cua­zio­ne de­vo­no es­se­re di­spo­sti in mo­do da esclu­de­re qual­sia­si ri­schio d’in­fiam­ma­zio­ne do­vu­to ad in­flus­si ester­ni.

3 I se­pa­ra­to­ri a sec­co di ma­te­rie so­li­de com­bu­sti­bi­li de­vo­no es­se­re col­lo­ca­ti a ra­gio­ne­vo­le di­stan­za dal­le fon­ti d’in­fiam­ma­zio­ne. De­vo­no es­se­re con­ce­pi­ti in mo­do che l’on­da d’ur­to a se­gui­to di un’even­tua­le esplo­sio­ne non ab­bia ri­per­cus­sio­ni dan­no­se.

4 I ca­na­li di ven­ti­la­zio­ne de­vo­no es­se­re prov­vi­sti d’aper­tu­re di con­trol­lo e di pu­li­zia fa­cil­men­te ac­ces­si­bi­li e, all’oc­cor­ren­za, di rac­cor­di per l’im­mis­sio­ne e l’eva­cua­zio­ne dell’ac­qua di ri­sciac­quo.

Sezione 5: Aziende esposte a pericoli particolari 29

29 Introdotto dal n. I dell’O del 10 mag. 2000, in vigore dal 1° ago. 2000 (RU 2000 1636).

Art. 19 Aziende esposte a pericoli d’incendio particolari
a. Campo d’applicazione
30  

1 Le di­spo­si­zio­ni del­la pre­sen­te se­zio­ne si ap­pli­ca­no al­le azien­de o par­ti d’azien­da in cui so­no pro­dot­te, la­vo­ra­te, ma­ni­po­la­te o de­po­si­ta­te so­stan­ze ag­gra­van­ti l’in­cen­dio, in ma­nie­ra o in quan­ti­tà pe­ri­co­lo­sa.

2 So­no con­si­de­ra­te so­stan­ze ag­gra­van­ti l’in­cen­dio:

a.
le so­stan­ze al­ta­men­te in­fiam­ma­bi­li, fa­cil­men­te in­fiam­ma­bi­li e di ra­pi­da com­bu­stio­ne;
b.
le so­stan­ze che, ri­scal­da­te, spri­gio­na­no quan­ti­tà con­si­de­re­vo­li di gas com­bu­sti­bi­li o tos­si­ci;
c.
le so­stan­ze com­bu­ren­ti co­me l’os­si­ge­no, i com­po­sti os­si­ge­na­ti fa­cil­men­te de­com­po­ni­bi­li e al­tri os­si­dan­ti.

30 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I dell’O del 10 mag. 2000, in vi­go­re dal 1° ago. 2000 (RU 2000 1636).

Art. 20 b. Costruzione 31  

1 Di nor­ma, gli edi­fi­ci o i lo­ca­li de­vo­no es­se­re co­strui­ti con ma­te­ria­li re­si­sten­ti al fuo­co. Se la si­cu­rez­za dei la­vo­ra­to­ri e del vi­ci­na­to è ga­ran­ti­ta, gli edi­fi­ci iso­la­ti a un so­lo pia­no pos­so­no es­se­re edi­fi­ca­ti in co­stru­zio­ni leg­ge­re con ma­te­ria­li in­com­bu­sti­bi­li.

2 Per ga­ran­ti­re la pro­te­zio­ne dei la­vo­ra­to­ri, l’au­to­ri­tà può pre­scri­ve­re, in fun­zio­ne del­la na­tu­ra e del­la quan­ti­tà del­le so­stan­ze ag­gra­van­ti l’in­cen­dio e dei pro­ce­di­men­ti di la­vo­ro im­pie­ga­ti:

a.
la sud­di­vi­sio­ne di edi­fi­ci o lo­ca­li in se­zio­ni ta­glia­fuo­co op­pu­re la co­stru­zio­ne di edi­fi­ci iso­la­ti o a un pia­no so­lo;
b.
l’os­ser­van­za di suf­fi­cien­ti di­stan­ze di si­cu­rez­za;
c.
lo svol­gi­men­to dei pro­ces­si di pro­du­zio­ne, la­vo­ra­zio­ne, ma­ni­po­la­zio­ne e de­po­si­to di so­stan­ze ag­gra­van­ti l’in­cen­dio in de­ter­mi­na­ti pia­ni o lo­ca­li di un edi­fi­cio o in al­tri luo­ghi;
d.
una de­ter­mi­na­ta lun­ghez­za mas­si­ma del­le vie d’eva­cua­zio­ne dai sin­go­li po­sti di la­vo­ro al­le usci­te, te­nen­do con­to del gra­do di pe­ri­co­lo­si­tà.

3 A ti­to­lo ec­ce­zio­na­le e sem­pre­ché sia ga­ran­ti­ta la si­cu­rez­za, pos­so­no es­se­re au­to­riz­za­ti la pro­du­zio­ne, la la­vo­ra­zio­ne, la ma­ni­po­la­zio­ne non­ché il de­po­si­to in lo­ca­li in­ter­ra­ti di so­stan­ze ag­gra­van­ti l’in­cen­dio.

31 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I dell’O del 10 mag. 2000, in vi­go­re dal 1° ago. 2000 (RU 2000 1636).

Art. 21 c. Effettivo massimo dei lavoratori, installazioni d’esercizio e quan­tità di materie 32  

Per ga­ran­ti­re la pro­te­zio­ne dei la­vo­ra­to­ri, l’au­to­ri­tà de­ter­mi­na per par­ti­co­la­ri set­to­ri, in fun­zio­ne del­la na­tu­ra e del­la quan­ti­tà del­le so­stan­ze ag­gra­van­ti l’in­cen­dio e dei pro­ce­di­men­ti di la­vo­ro:

a.
il nu­me­ro am­mis­si­bi­le dei la­vo­ra­to­ri ivi oc­cu­pa­ti;
b.
le in­stal­la­zio­ni d’eser­ci­zio am­mes­se e la lo­ro con­ce­zio­ne;
c.
le quan­ti­tà am­mes­se di ma­te­rie che pos­so­no es­se­re pro­dot­te, la­vo­ra­te, ma­ni­po­la­te o de­po­si­ta­te;
d.
i ne­ces­sa­ri prov­ve­di­men­ti or­ga­niz­za­ti­vi.

32 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I dell’O del 10 mag. 2000, in vi­go­re dal 1° ago. 2000 (RU 2000 1636).

Art. 22 Aziende esposte a pericoli d’esplosione
a. Campo d’applicazione
33  

Le di­spo­si­zio­ni del­la pre­sen­te se­zio­ne si ap­pli­ca­no al­le azien­de o par­ti d’azien­da in cui:

a.
du­ran­te la pro­du­zio­ne, la la­vo­ra­zio­ne, la ma­ni­po­la­zio­ne e il de­po­si­to di ma­te­rie com­bu­sti­bi­li pos­so­no for­mar­si mi­sce­le esplo­si­ve a con­tat­to con l’aria;
b.
so­no cu­sto­di­te o pos­so­no for­mar­si ma­te­rie esplo­di­bi­li o mi­sce­le di ma­te­rie esplo­si­ve;
c.
so­no pro­dot­te, la­vo­ra­te, ma­ni­po­la­te o de­po­si­ta­te ma­te­rie esplo­si­ve.

33 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I dell’O del 10 mag. 2000, in vi­go­re dal 1° ago. 2000 (RU 2000 1636).

Art. 23 b. Costruzione 34  

1 I lo­ca­li di pro­du­zio­ne de­vo­no, se ne­ces­sa­rio, es­se­re prov­vi­sti di ele­men­ti di co­stru­zio­ne leg­ge­ri al fi­ne di ri­dur­re, per quan­to pos­si­bi­le, i ri­schi cui so­no espo­sti i la­vo­ra­to­ri che si tro­va­no ne­gli edi­fi­ci, nei lo­ca­li e nei pas­sag­gi adia­cen­ti co­me an­che nel vi­ci­na­to dell’azien­da in ca­so di de­fla­gra­zio­ne.

2 Tra gli edi­fi­ci e per pro­teg­ge­re i pas­sag­gi e il vi­ci­na­to van­no co­strui­ti, se ne­ces­sa­rio, ba­stio­ni o mu­ri di pro­te­zio­ne op­pu­re adot­ta­te al­tre mi­su­re ade­gua­te.

3 Il ri­ve­sti­men­to dei pa­vi­men­ti dev’es­ser ta­le da im­pe­di­re la for­ma­zio­ne di scin­til­le.

34 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I dell’O del 10 mag. 2000, in vi­go­re dal 1° ago. 2000 (RU 2000 1636).

Art. 24 c. Effettivo massimo dei lavoratori, installazioni d’esercizio e quan­tità di materie 35  

Per ga­ran­ti­re la pro­te­zio­ne dei la­vo­ra­to­ri, l’au­to­ri­tà sta­bi­li­sce per de­ter­mi­na­ti set­to­ri, in fun­zio­ne del­la na­tu­ra e del­la quan­ti­tà del­le ma­te­rie esplo­di­bi­li non­ché dei pro­ce­di­men­ti di la­vo­ro:

a.
il nu­me­ro am­mis­si­bi­le dei la­vo­ra­to­ri ivi oc­cu­pa­ti;
b.
le in­stal­la­zio­ni d’eser­ci­zio am­mes­se e la lo­ro con­ce­zio­ne;
c.
le quan­ti­tà am­mes­se di ma­te­rie che pos­so­no es­se­re pro­dot­te, la­vo­ra­te, ma­ni­po­la­te o de­po­si­ta­te;
d.
i ne­ces­sa­ri prov­ve­di­men­ti or­ga­niz­za­ti­vi.

35 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I dell’O del 10 mag. 2000, in vi­go­re dal 1° ago. 2000 (RU 2000 1636).

Art. 25 d. Disposizioni supplementari per le aziende che trattano materiali esplosivi 36  

1 Le azien­de o par­ti d’azien­da che pro­du­co­no, la­vo­ra­no, ma­ni­po­la­no o de­po­si­ta­no ma­te­rie esplo­si­ve de­vo­no es­se­re sud­di­vi­se in set­to­ri espo­sti a pe­ri­co­li d’esplo­sio­ne e in set­to­ri non espo­sti a pe­ri­co­li d’esplo­sio­ne.

2 Prov­ve­di­men­ti tec­ni­ci o or­ga­niz­za­ti­vi de­vo­no con­sen­ti­re di ri­dur­re al mi­ni­mo o abo­li­re la pre­sen­za di la­vo­ra­to­ri nei set­to­ri par­ti­co­lar­men­te pe­ri­co­lo­si.

3 Ogni lo­ca­le con po­sti di la­vo­ro per­ma­nen­ti dev’es­ser do­ta­to di al­me­no un’usci­ta pra­ti­ca­bi­le in ogni mo­men­to che sboc­chi di­ret­ta­men­te all’ester­no o in una zo­na si­cu­ra.

4 I pas­sag­gi all’aper­to e gli ac­ces­si agli edi­fi­ci de­vo­no es­se­re si­ste­ma­ti in mo­do che i pas­san­ti non ab­bia­no a lor­da­re il pa­vi­men­to.

5 L’ac­ces­so all’area dell’azien­da dev’es­se­re im­pe­di­to ai non ad­det­ti. Al­le en­tra­te, scrit­te ben vi­si­bi­li de­vo­no vie­ta­re l’ac­ces­so ai non ad­det­ti ai la­vo­ri.

36 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I dell’O del 10 mag. 2000, in vi­go­re dal 1° ago. 2000 (RU 2000 1636).

Sezione 6: Direttive e autorizzazioni di deroga alle prescrizioni 37

37 Introdotto dal n. I dell’O del 10 mag. 2000, in vigore dal 1° ago. 2000 (RU 2000 1636).

Art. 26 Direttive  

1 La Se­gre­te­ria di Sta­to dell’eco­no­mia38 (Uf­fi­cio fe­de­ra­le) può ela­bo­ra­re di­ret­ti­ve con­cer­nen­ti le esi­gen­ze men­zio­na­te nel­la pre­sen­te or­di­nan­za e re­la­ti­ve al­la co­stru­zio­ne e al­la tra­sfor­ma­zio­ne di azien­de nell’am­bi­to dell’ap­pro­va­zio­ne dei pia­ni.39

2 Pri­ma di ema­na­re le di­ret­ti­ve dev’es­se­re con­sul­ta­ta la Com­mis­sio­ne fe­de­ra­le del la­vo­ro, le au­to­ri­tà can­to­na­li, l’Isti­tu­to na­zio­na­le sviz­ze­ro d’as­si­cu­ra­zio­ne con­tro gli in­for­tu­ni (IN­SAI), la Com­mis­sio­ne fe­de­ra­le di coor­di­na­men­to per la si­cu­rez­za sul la­vo­ro co­me an­che gli al­tri or­ga­ni­smi in­te­res­sa­ti.

3 Il da­to­re di la­vo­ro che ap­pli­ca le di­ret­ti­ve è con­si­de­ra­to adem­pien­te agli ob­bli­ghi in ma­te­ria di co­stru­zio­ne e tra­sfor­ma­zio­ne del­la sua azien­da. Può ot­tem­pe­rar­vi in al­tro mo­do se for­ni­sce la pro­va che i prov­ve­di­men­ti da lui adot­ta­ti so­no equi­va­len­ti.

38 La de­si­gna­zio­ne dell’uni­tà am­mi­ni­stra­ti­va è sta­ta adat­ta­ta in ap­pli­ca­zio­ne dell’art. 16 cpv. 3 dell’O del 17 nov. 2004 sul­le pub­bli­ca­zio­ni uf­fi­cia­li (RS 170.512.1).

39 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I dell’O del 10 mag. 2000, in vi­go­re dal 1° ago. 2000 (RU 2000 1636).

Art. 27 Autorizzazione di deroga alle prescrizioni  

1 Su do­man­da del ri­chie­den­te, l’au­to­ri­tà può con­ce­de­re nei sin­go­li ca­si de­ro­ghe al­le pre­scri­zio­ni del­la pre­sen­te or­di­nan­za se:

a.
è adot­ta­to un al­tro prov­ve­di­men­to al­tret­tan­to ef­fi­ca­ce; op­pu­re
b.
l’ap­pli­ca­zio­ne del­la pre­scri­zio­ne pro­vo­che­reb­be ri­go­ri ec­ces­si­vi e la de­ro­ga non com­pro­met­te la pro­te­zio­ne dei la­vo­ra­to­ri.40

2 Pri­ma di pre­sen­ta­re la do­man­da, il da­to­re di la­vo­ro de­ve con­sen­ti­re ai la­vo­ra­to­ri in­te­res­sa­ti o a una de­le­ga­zio­ne dei me­de­si­mi in se­no all’im­pre­sa di espri­me­re il lo­ro pa­re­re. Egli de­ve tra­smet­te­re all’au­to­ri­tà il ri­sul­ta­to di que­sta con­sul­ta­zio­ne.

3 Pri­ma di con­ce­de­re de­ro­ghe, l’au­to­ri­tà can­to­na­le con­sul­ta l’Uf­fi­cio fe­de­ra­le. Se ne­ces­sa­rio, que­st’ul­ti­mo sen­te il pa­re­re dell’IN­SAI.41

40 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I dell’O del 10 mag. 2000, in vi­go­re dal 1° ago. 2000 (RU 2000 1636).

41 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. II 1 dell’O del 24 apr. 2002, in vi­go­re dal 1° giu. 2002 (RU 2002 1347).

Capitolo 3: Aziende industriali 4243

42 Nuovo testo giusta il n. I dell’O del 10 mag. 2000, in vigore dal 1° ago. 2000 (RU 2000 1636).

43 Originario avanti art. 6.

Sezione 1: Disposizioni generali

Art. 28 Definizioni  

1 Fra le azien­de che pro­du­co­no, tra­sfor­ma­no o trat­ta­no be­ni, nel sen­so dell’ar­ti­co­lo 5 ca­po­ver­so 2 del­la leg­ge, rien­tra­no an­che le azien­de di in­ci­ne­ra­zio­ne o tra­sfor­ma­zio­ne del­le im­mon­di­zie e quel­le di ap­prov­vi­gio­na­men­to con ac­qua e di de­pu­ra­zio­ne del­le ac­que.

2 So­no azien­de che ge­ne­ra­no, tra­sfor­ma­no o tra­spor­ta­no ener­gia, in par­ti­co­la­re le azien­de del gas, le azien­de elet­tri­che, com­pre­se le cen­tra­li sot­ter­ra­nee e le sta­zio­ni di con­ver­ti­to­ri e di tra­sfor­ma­to­ri, gli im­pian­ti nu­clea­ri e le of­fi­ci­ne di pom­pag­gio e di im­ma­gaz­zi­na­men­to ne­gli im­pian­ti per il tra­spor­to in con­dot­ta di com­bu­sti­bi­li e car­bu­ran­ti li­qui­di o gas­so­si.

Art. 29 Effettivo minimo di lavoratori  

1 Per il cal­co­lo dell’ef­fet­ti­vo mi­ni­mo di la­vo­ra­to­ri so­no pre­si in con­si­de­ra­zio­ne tut­ti i la­vo­ra­to­ri oc­cu­pa­ti nei re­par­ti in­du­stria­li dell’azien­da, an­che se i sin­go­li re­par­ti so­no si­tua­ti in Co­mu­ni po­li­ti­ci di­ver­si, ma geo­gra­fi­ca­men­te vi­ci­ni.

2 Dal cal­co­lo dell’ef­fet­ti­vo mi­ni­mo se­con­do il ca­po­ver­so 1 so­no esclu­si:

a.
il per­so­na­le d’uf­fi­cio tec­ni­co e com­mer­cia­le e gli al­tri la­vo­ra­to­ri che non so­no oc­cu­pa­ti per pro­dur­re, tra­sfor­ma­re o trat­ta­re be­ni né per ge­ne­ra­re, tra­sfor­ma­re o tra­spor­ta­re ener­gia;
b.
gli ap­pren­di­sti, i vo­lon­ta­ri, i pra­ti­can­ti e le per­so­ne che la­vo­ra­no nell’azien­da so­lo tem­po­ra­nea­men­te;
c.
i la­vo­ra­to­ri oc­cu­pa­ti pre­va­len­te­men­te fuo­ri dell’azien­da in­du­stria­le.
Art. 30 Procedimenti automatizzati  

Un pro­ce­di­men­to è au­to­ma­tiz­za­to se ap­pa­rec­chia­tu­re tec­ni­che prov­ve­do­no da so­le e se­con­do un pro­gram­ma al ser­vi­zio, al­la con­dot­ta e al­la sor­ve­glian­za di im­pian­ti, co­sic­ché, so­li­ta­men­te, du­ran­te l’ese­cu­zio­ne del pro­gram­ma ri­sul­ta su­per­fluo qual­sia­si in­ter­ven­to dell’uo­mo.

Art. 31 Aziende particolarmente pericolose  

So­no azien­de che espon­go­no a pe­ri­co­li par­ti­co­la­ri la vi­ta o la sa­lu­te dei la­vo­ra­to­ri (art. 5 cpv. 2 lett. c del­la leg­ge) in par­ti­co­la­re:

a.
le azien­de, nel­le qua­li ma­te­rie esplo­si­ve, par­ti­co­lar­men­te in­fiam­ma­bi­li o par­ti­co­lar­men­te no­ci­ve so­no tra­sfor­ma­te o im­ma­gaz­zi­na­te;
b.
le al­tre azien­de, nel­le qua­li il pe­ri­co­lo di in­for­tu­ni, ma­lat­tie e spos­sa­men­to per i la­vo­ra­to­ri è, se­con­do l’espe­rien­za, par­ti­co­lar­men­te gran­de.

Sezione 2: Procedura di assoggettamento

Art. 32 Principio 44  

1 L’au­to­ri­tà can­to­na­le ac­cer­ta ogni azien­da o par­te di azien­da che sod­di­sfa le con­di­zio­ni di un’azien­da in­du­stria­le e av­via la pro­ce­du­ra di as­sog­get­ta­men­to al­le pre­scri­zio­ni spe­cia­li sul­le azien­de in­du­stria­li.

2 L’IN­SAI può pro­por­re all’au­to­ri­tà can­to­na­le l’as­sog­get­ta­men­to di un’azien­da.

3 Il da­to­re di la­vo­ro, ri­spon­den­do a un ap­po­si­to que­stio­na­rio, de­ve for­ni­re all’au­to­ri­tà can­to­na­le le in­for­ma­zio­ni sui fat­ti de­ter­mi­nan­ti per l’as­sog­get­ta­men­to.

44 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I dell’O del 6 mag. 2009, in vi­go­re dal 1° giu. 2009 (RU 2009 2401).

Art. 33 Decisione di assoggettamento  

145

2 L’as­sog­get­ta­men­to ri­ma­ne in vi­go­re fi­no a quan­do è abro­ga­to. Se l’azien­da in­du­stria­le è tra­sfe­ri­ta a un al­tro da­to­re di la­vo­ro, l’as­sog­get­ta­men­to con­ti­nua e la de­ci­sio­ne è mo­di­fi­ca­ta di con­se­guen­za.

45 Abro­ga­to dal n. II 1 dell’O del 24 apr. 2002, con ef­fet­to dal 1° giu. 2002 (RU 2002 1347).

Art. 34 Abrogazione dell’assoggettamento 46  

1 Se un’azien­da non adem­pie più le con­di­zio­ni per l’as­sog­get­ta­men­to, l’au­to­ri­tà can­to­na­le abro­ga l’as­sog­get­ta­men­to.

2 L’as­sog­get­ta­men­to è in par­ti­co­la­re abro­ga­to se, nel ca­so pre­vi­sto dall’ar­ti­co­lo 5 ca­po­ver­so 2 let­te­ra a del­la leg­ge, il nu­me­ro di sei la­vo­ra­to­ri nell’azien­da:

a.
non è rag­giun­to da al­me­no un an­no; o
b.
non è rag­giun­to da me­no di un an­no e pre­su­mi­bil­men­te non sa­rà più rag­giun­to.

3 L’IN­SAI può pro­por­re l’abro­ga­zio­ne dell’as­sog­get­ta­men­to.

46 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I dell’O del 6 mag. 2009, in vi­go­re dal 1° giu. 2009 (RU 2009 2401).

Art. 35 Notificazione della decisione 47  

1 L’au­to­ri­tà can­to­na­le no­ti­fi­ca al da­to­re di la­vo­ro, con mo­ti­va­zio­ne scrit­ta, le de­ci­sio­ni con­cer­nen­ti l’as­sog­get­ta­men­to.

2 L’au­to­ri­tà can­to­na­le tra­smet­te all’Uf­fi­cio fe­de­ra­le e all’IN­SAI una co­pia del­le de­ci­sio­ni.

47 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I dell’O del 6 mag. 2009, in vi­go­re dal 1° giu. 2009 (RU 2009 2401).

Art. 36 Comunicazioni dell’Ufficio federale all’autorità cantonale 48  

L’Uf­fi­cio fe­de­ra­le co­mu­ni­ca all’au­to­ri­tà can­to­na­le ogni fat­to a sua co­no­scen­za che pos­sa ri­guar­da­re un as­sog­get­ta­men­to.

48 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I dell’O del 6 mag. 2009, in vi­go­re dal 1° giu. 2009 (RU 2009 2401).

Capitolo 4: Approvazione dei piani e permesso d’esercizio 4950

49 Nuovo testo giusta il n. I dell’O del 10 mag. 2000, in vigore dal 1° ago. 2000 (RU 2000 1636).

50 Originario avanti art. 17.

Sezione 1: Procedura di approvazione dei piani

Art. 37 Domanda di approvazione dei piani  

1 La do­man­da di ap­pro­va­zio­ne dei pia­ni se­con­do l’ar­ti­co­lo 7 ca­po­ver­so 1 del­la leg­ge è pre­sen­ta­ta all’au­to­ri­tà can­to­na­le per scrit­to con i pia­ni e la lo­ro de­scri­zio­ne.

2 Nel ca­so di una pro­ce­du­ra se­con­do l’ar­ti­co­lo 7 ca­po­ver­so 4 del­la leg­ge (pro­ce­du­ra fe­de­ra­le coor­di­na­ta) la do­man­da è pre­sen­ta­ta all’au­to­ri­tà fe­de­ra­le com­pe­ten­te (au­to­ri­tà di­ret­ti­va).

3 Per gli im­pian­ti e gli edi­fi­ci del­la Con­fe­de­ra­zio­ne non ap­pro­va­ti nel­la pro­ce­du­ra fe­de­ra­le coor­di­na­ta la do­man­da di ap­pro­va­zio­ne dei pia­ni è pre­sen­ta­ta all’Uf­fi­cio fe­de­ra­le.51

51 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. II 1 dell’O del 24 apr. 2002, in vi­go­re dal 1° giu. 2002 (RU 2002 1347).

Art. 38 Piani  

1 I se­guen­ti pia­ni de­vo­no es­se­re inol­tra­ti in due esem­pla­ri:

a.
una pla­ni­me­tria del­la co­stru­zio­ne e dei din­tor­ni, con orien­ta­zio­ne, nel­la sca­la del pia­no ca­ta­sta­le ma non mi­no­re di 1:1000;
b.
le pian­te di tut­ti i lo­ca­li con in­di­ca­zio­ne del­la lo­ro de­sti­na­zio­ne, com­pre­si i sog­gior­ni, i re­fet­to­ri, i la­van­di­ni, il pron­to soc­cor­so, i ve­stia­ri e i ga­bi­net­ti, e l’ubi­ca­zio­ne del­le usci­te, del­le sca­le e del­le usci­te di soc­cor­so;
c.
i pia­ni del­le fac­cia­te, con in­di­ca­zio­ne del­le fi­ne­stre;
d.
le se­zio­ni lon­gi­tu­di­na­li e le se­zio­ni tra­sver­sa­li ne­ces­sa­rie per giu­di­ca­re la co­stru­zio­ne, di cui una per ogni trom­ba del­le sca­le;
e.
se si trat­ta di tra­sfor­ma­zio­ni, i pia­ni del­la co­stru­zio­ne an­te­rio­re, qua­lo­ra que­sta non ri­sul­ti vi­si­bi­le dai nuo­vi pia­ni.

2 I pia­ni se­con­do il ca­po­ver­so 1 let­te­re b–d so­no pre­sen­ta­ti nel­la sca­la di 1:50, 1:100 o 1:200, con le mi­su­re iscrit­te.

3 I pia­ni de­vo­no in­di­ca­re in par­ti­co­la­re l’ubi­ca­zio­ne dei po­sti di la­vo­ro, del­le mac­chi­ne e dei se­guen­ti im­pian­ti tec­ni­ci:

a.
ge­ne­ra­to­ri di va­po­re, re­ci­pien­ti di va­po­re e re­ci­pien­ti a pres­sio­ne;
b.
gli im­pian­ti di ri­scal­da­men­to, i ser­ba­toi per l’olio, gli im­pian­ti di ae­ra­zio­ne, gli im­pian­ti di ri­scal­da­men­to per sco­pi tec­ni­ci non­ché gli im­pian­ti a gas e gli im­pian­ti di de­pu­ra­zio­ne;
c.
gli im­pian­ti di tra­spor­to mec­ca­ni­co;
d.
gli im­pian­ti per la la­vo­ra­zio­ne e l’im­ma­gaz­zi­na­men­to di ma­te­rie par­ti­co­lar­men­te in­fiam­ma­bi­li, esplo­si­ve o no­ci­ve al­la sa­lu­te;
e.
i si­li e i ser­ba­toi;
f.
gli im­pian­ti per la pit­tu­ra al­la pi­sto­la e i for­ni di es­sic­ca­zio­ne;
g.
gli im­pian­ti per la pro­du­zio­ne di ra­dia­zio­ni io­niz­zan­ti;
h.
gli estin­to­ri e av­ver­ti­to­ri d’in­cen­dio.
Art. 39 Descrizione dei piani  

1 La de­scri­zio­ne dei pia­ni de­ve es­se­re inol­tra­ta in due esem­pla­ri e con­te­ne­re le se­guen­ti in­di­ca­zio­ni:

a.
il ge­ne­re dell’azien­da pro­get­ta­ta, la de­sti­na­zio­ne dei lo­ca­li e, in quan­to sia ne­ces­sa­rio per de­ci­de­re sul­la do­man­da, il pro­ces­so di fab­bri­ca­zio­ne;
b.
il nu­me­ro mas­si­mo di la­vo­ra­to­ri pre­su­mi­bil­men­te oc­cu­pa­ti nei sin­go­li lo­ca­li;
c.
il ma­te­ria­le del­le fon­da­men­ta, del­le pa­re­ti, dei pa­vi­men­ti, dei sof­fit­ti, del tet­to, del­le sca­le, del­le por­te e del­le fi­ne­stre;
d.
gli im­pian­ti tec­ni­ci dell’azien­da se­con­do l’ar­ti­co­lo 38 ca­po­ver­so 3 e gli im­pian­ti di il­lu­mi­na­zio­ne;
e.
i lo­ca­li e gli im­pian­ti per l’uso del­le so­stan­ze ra­dioat­ti­ve;
f.
il ge­ne­re e la quan­ti­tà di ma­te­rie par­ti­co­lar­men­te in­fiam­ma­bi­li, esplo­si­ve o no­ci­ve;
g.
il ge­ne­re e la lo­ca­liz­za­zio­ne del­le fon­ti di ru­mo­re aven­ti un no­te­vo­le in­flus­so sui la­vo­ra­to­ri e sul se­di­me azien­da­le;
h.
il mo­do di im­bal­lag­gio e di tra­spor­to di ma­te­rie par­ti­co­lar­men­te in­fiam­ma­bi­li, esplo­si­ve o no­ci­ve.

2 Se le in­di­ca­zio­ni di cui al ca­po­ver­so 1 non pos­so­no an­co­ra es­se­re da­te nel­la de­scri­zio­ne dei pia­ni o non so­no com­ple­te, so­no for­ni­te suc­ces­si­va­men­te, ma al più tar­di pri­ma del­la si­ste­ma­zio­ne de­gli im­pian­ti cui si ri­fe­ri­sco­no.

Art. 40 Approvazione dei piani  

1 L’au­to­ri­tà com­pe­ten­te de­ci­de sul­la do­man­da di ap­pro­va­zio­ne dei pia­ni.

2 Se la do­man­da è ap­pro­va­ta, l’au­to­ri­tà com­pe­ten­te co­mu­ni­ca la de­ci­sio­ne al ri­chie­den­te, con un esem­pla­re dei pia­ni ap­pro­va­ti e del­la de­scri­zio­ne. Il se­con­do esem­pla­re è con­ser­va­to dall’au­to­ri­tà com­pe­ten­te per al­me­no die­ci an­ni.

3 L’au­to­ri­tà can­to­na­le e le au­to­ri­tà fe­de­ra­li tra­smet­to­no all’IN­SAI una co­pia del­le lo­ro ap­pro­va­zio­ni dei pia­ni.52

52 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I dell’O del 6 mag. 2009, in vi­go­re dal 1° giu. 2009 (RU 2009 2401).

Art. 41 Approvazione dei piani nella procedura federale coordinata  

1 L’Uf­fi­cio fe­de­ra­le è l’au­to­ri­tà spe­cia­liz­za­ta ai sen­si del­la pro­ce­du­ra fe­de­ra­le coor­di­na­ta se­con­do gli ar­ti­co­li 62a-62c del­la leg­ge del 21 mar­zo 199753 sull’or­ga­niz­za­zio­ne del Go­ver­no e dell’Am­mi­ni­stra­zio­ne (LO­GA) per va­lu­ta­re se è ne­ces­sa­ria un’ap­pro­va­zio­ne dei pia­ni se­con­do gli ar­ti­co­li 7 o 8 del­la leg­ge.54

2 L’au­to­ri­tà di­ret­ti­va con­sul­ta l’Uf­fi­cio fe­de­ra­le in ogni pro­ce­du­ra or­di­na­ria di ap­pro­va­zio­ne dei pia­ni se­con­do l’ar­ti­co­lo 62a LO­GA; inol­tre, lo in­vi­ta a col­la­bo­ra­re se:55

a.
co­stru­zio­ni e im­pian­ti se­con­do gli ar­ti­co­li 7 o 8 del­la leg­ge so­no co­strui­ti o tra­sfor­ma­ti nell’am­bi­to del­la pro­ce­du­ra fe­de­ra­le coor­di­na­ta;
b.
per la co­stru­zio­ne o la tra­sfor­ma­zio­ne di co­stru­zio­ni e im­pian­ti as­sog­get­ta­ti all’ob­bli­go dell’ap­pro­va­zio­ne dei pia­ni e del per­mes­so d’eser­ci­zio, du­ran­te la fa­se di co­stru­zio­ne, so­no ne­ces­sa­ri of­fi­ci­ne o im­pian­ti qua­li ad esem­pio cen­tra­li di be­to­nag­gio, im­pian­ti di tra­spor­to o di de­pu­ra­zio­ne del­le ac­que; o
c.
do­po la con­clu­sio­ne del­la pro­ce­du­ra fe­de­ra­le coor­di­na­ta, dei la­vo­ra­to­ri so­no oc­cu­pa­ti all’in­ter­no op­pu­re su que­ste co­stru­zio­ni o que­sti im­pian­ti.

3 Qua­le au­to­ri­tà spe­cia­liz­za­ta, l’Uf­fi­cio fe­de­ra­le espri­me, all’in­di­riz­zo dell’au­to­ri­tà di­ret­ti­va, un pa­re­re in me­ri­to al­la do­man­da di ap­pro­va­zio­ne dei pia­ni ed è con­sul­ta­to per le di­scus­sio­ni re­la­ti­ve ai pia­ni, sem­pre­ché si trat­ti di que­stio­ni le­ga­te al­la pro­te­zio­ne dei la­vo­ra­to­ri.56

4 Le al­tre pre­scri­zio­ni sull’ap­pro­va­zio­ne dei pia­ni del­la leg­ge e del­la pre­sen­te or­di­nan­za si ap­pli­ca­no all’ap­pro­va­zio­ne dei pia­ni nell’am­bi­to del­la pro­ce­du­ra fe­de­ra­le coor­di­na­ta.

53 RS172.010

54 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. II 1 dell’O del 24 apr. 2002, in vi­go­re dal 1° giu. 2002 (RU 2002 1347).

55 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. II 1 dell’O del 24 apr. 2002, in vi­go­re dal 1° giu. 2002 (RU 2002 1347).

56 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. II 1 dell’O del 24 apr. 2002, in vi­go­re dal 1° giu. 2002 (RU 2002 1347).

Sezione 2: Procedura per il permesso d’esercizio

Art. 42 Domanda  

Pri­ma di ini­zia­re l’at­ti­vi­tà azien­da­le, il da­to­re di la­vo­ro de­ve pre­sen­ta­re all’au­to­ri­tà com­pe­ten­te, se­con­do l’ar­ti­co­lo 37, una do­man­da scrit­ta per il ri­la­scio del per­mes­so d’eser­ci­zio.

Art. 43 Permesso d’esercizio  

1 L’au­to­ri­tà com­pe­ten­te de­ci­de sul­la do­man­da del per­mes­so d’eser­ci­zio. Se mo­ti­vi suf­fi­cien­ti esi­go­no un ini­zio an­ti­ci­pa­to dell’at­ti­vi­tà azien­da­le, l’au­to­ri­tà com­pe­ten­te può ri­la­scia­re un per­mes­so prov­vi­so­rio se so­no sta­te adot­ta­te le mi­su­re ne­ces­sa­rie per pro­teg­ge­re la vi­ta e la sa­lu­te dei la­vo­ra­to­ri.

2 Se l’esa­me del­la do­man­da ri­ve­la la­cu­ne nel­la co­stru­zio­ne o nell’im­pian­to dell’azien­da, non pre­ve­di­bi­li al mo­men­to dell’ap­pro­va­zio­ne dei pia­ni, l’au­to­ri­tà com­pe­ten­te, sen­ti­to il da­to­re di la­vo­ro, può ri­la­scia­re il per­mes­so su­bor­di­nan­do­lo a con­di­zio­ni sup­ple­ti­ve qua­lo­ra le la­cu­ne ac­cer­ta­te espon­ga­no a pe­ri­co­lo la vi­ta o la sa­lu­te dei la­vo­ra­to­ri.

3 L’au­to­ri­tà can­to­na­le e le au­to­ri­tà fe­de­ra­li tra­smet­to­no all’IN­SAI una co­pia dei lo­ro per­mes­si d’eser­ci­zio.57

57 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I dell’O del 6 mag. 2009, in vi­go­re dal 1° giu. 2009 (RU 2009 2401).

Art. 44 Permesso d’esercizio nella procedura federale coordinata  

1 La pro­ce­du­ra si svol­ge con­for­me­men­te all’ar­ti­co­lo 41, sem­pre­ché ta­le ar­ti­co­lo non di­spon­ga di­ver­sa­men­te.

2 L’au­to­ri­tà di­ret­ti­va con­sul­ta in ogni ca­so l’Uf­fi­cio fe­de­ra­le:58

a.
se l’azien­da in­ten­de ini­zia­re an­ti­ci­pa­ta­men­te l’at­ti­vi­tà azien­da­le;
b.
al mo­men­to del col­lau­do dell’azien­da o dell’im­pian­to.

3 Se il col­lau­do ri­ve­la la­cu­ne, l’au­to­ri­tà di­ret­ti­va ap­pli­ca l’ar­ti­co­lo 43 ca­po­ver­so 2. Es­sa con­sul­ta l’Uf­fi­cio fe­de­ra­le per sta­bi­li­re le con­di­zio­ni ne­ces­sa­rie nel per­mes­so d’eser­ci­zio per pro­teg­ge­re la vi­ta e la sa­lu­te dei la­vo­ra­to­ri.59

58 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. II 1 dell’O del 24 apr. 2002, in vi­go­re dal 1° giu. 2002 (RU 2002 1347).

59 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. II 1 dell’O del 24 apr. 2002, in vi­go­re dal 1° giu. 2002 (RU 2002 1347).

Sezione 3: Disposizioni particolari

Art. 45 Trasformazione degli impianti interni  

È ne­ces­sa­rio chie­de­re l’ap­pro­va­zio­ne dei pia­ni e il per­mes­so d’eser­ci­zio con­for­me­men­te agli ar­ti­co­li 7 o 8 del­la leg­ge an­che per la tra­sfor­ma­zio­ne di im­pian­ti in­ter­ni dell’azien­da, in par­ti­co­la­re tec­ni­ci, la rias­se­gna­zio­ne di lo­ca­li o la tra­sfor­ma­zio­ne di po­sti di la­vo­ro, se ne de­ri­va una mo­di­fi­ca so­stan­zia­le o so­no pre­ve­di­bi­li ac­cre­sciu­ti pe­ri­co­li per la vi­ta o la sa­lu­te dei la­vo­ra­to­ri.

Art. 46 Inconvenienti accertati durante l’esercizio  

1 Se l’azien­da ha ini­zia­to la sua at­ti­vi­tà ed è ac­cer­ta­to che l’im­pian­to non sod­di­sfa le pre­scri­zio­ni fe­de­ra­li, gli or­ga­ni di ese­cu­zio­ne e di vi­gi­lan­za ne ren­do­no at­ten­to il da­to­re di la­vo­ro e gli in­ti­ma­no di por­vi ri­me­dio en­tro un ter­mi­ne sta­bi­li­to.

2 Se il da­to­re di la­vo­ro non si con­for­ma all’in­ti­ma­zio­ne, è ap­pli­ca­bi­le la pro­ce­du­ra pre­vi­sta ne­gli ar­ti­co­li 51 e 52 del­la leg­ge.

3 Se l’in­ti­ma­zio­ne con­cer­ne la pre­ven­zio­ne de­gli in­for­tu­ni e del­le ma­lat­tie pro­fes­sio­na­li, una co­pia è tra­smes­sa all’IN­SAI.

Capitolo 5: Disposizioni finali 6061

60 Nuovo testo giusta il n. I dell’O del 10 mag. 2000, in vigore dal 1° ago. 2000 (RU 2000 1636). Le disp. fin. facevano parte del cap. 6.

61 Originario avanti art. 19.

Art. 47 Disposizione transitoria  

La pro­ce­du­ra d’ap­pro­va­zio­ne dei pia­ni è ap­pli­ca­bi­le ai pro­get­ti di co­stru­zio­ne di azien­de non in­du­stria­li as­sog­get­ta­te all’ob­bli­go d’ap­pro­va­zio­ne dei pia­ni con­for­me­men­te all’ar­ti­co­lo 1 ca­po­ver­so 2 let­te­ra m, se:

a.
la do­man­da del per­mes­so di co­stru­zio­ne non è an­co­ra sta­ta inol­tra­ta al mo­men­to dell’en­tra­ta in vi­go­re del­la mo­di­fi­ca del 10 mag­gio 2000 del­la pre­sen­te or­di­nan­za;
b.
pur es­sen­do sta­ta de­po­si­ta­ta la do­man­da del per­mes­so di co­stru­zio­ne, i la­vo­ri di co­stru­zio­ne non so­no an­co­ra ini­zia­ti e mo­ti­vi spe­ci­fi­ci di pro­te­zio­ne dei la­vo­ra­to­ri lo esi­go­no.
Art. 48 Entrata in vigore  

La pre­sen­te or­di­nan­za en­tra in vi­go­re il 1° ot­to­bre 1993.

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