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Parte terza: Della protezione degli adulti447

447 Nuovo testo giusta il n. I 1 della LF del 19 dic. 2008 (Protezione degli adulti, diritto delle persone e diritto della filiazione), in vigore dal 1° gen. 2013 (RU 2011 725; FF 2006 6391).

Titolo decimo: Delle misure precauzionali personali e delle misure applicabili per legge

Capo primo: Delle misure precauzionali personali

Sezione prima: Del mandato precauzionale

Art. 360  

A. Prin­ci­pio

 

1 Chi ha l’eser­ci­zio dei di­rit­ti ci­vi­li può in­ca­ri­ca­re una per­so­na fi­si­ca o giu­ri­di­ca di prov­ve­de­re al­la cu­ra del­la pro­pria per­so­na o dei pro­pri in­te­res­si pa­tri­mo­nia­li o di rap­pre­sen­tar­lo nel­le re­la­zio­ni giu­ri­di­che, nel ca­so in cui di­ven­ga in­ca­pa­ce di di­scer­ni­men­to.

2 Egli de­fi­ni­sce i com­pi­ti at­tri­bui­ti al man­da­ta­rio e può im­par­ti­re istru­zio­ni sull’adem­pi­men­to de­gli stes­si.

3 Può pren­de­re di­spo­si­zio­ni al­ter­na­ti­ve per il ca­so in cui il man­da­ta­rio non sia ido­neo a svol­ge­re il com­pi­to, non ac­cet­ti il man­da­to o lo di­sdi­ca.

Art. 361  

B. Co­sti­tu­zio­ne e re­vo­ca

I. Co­sti­tu­zio­ne

 

1 Il man­da­to pre­cau­zio­na­le è co­sti­tui­to per at­to olo­gra­fo o per at­to pub­bli­co.

2 Dall’ini­zio al­la fi­ne il man­da­to olo­gra­fo è re­dat­to, da­ta­to e fir­ma­to a ma­no dal man­dan­te.

3 Su do­man­da, l’uf­fi­cio del­lo sta­to ci­vi­le iscri­ve nel­la ban­ca da­ti cen­tra­le la co­sti­tu­zio­ne del man­da­to e il luo­go in cui lo stes­so è de­po­si­ta­to. Il Con­si­glio fe­de­ra­le ema­na le di­spo­si­zio­ni ne­ces­sa­rie, se­gna­ta­men­te sull’ac­ces­so ai da­ti.

Art. 362  

II. Re­vo­ca

 

1 Il man­dan­te può re­vo­ca­re il man­da­to pre­cau­zio­na­le in ogni tem­po ri­spet­tan­do una del­le for­me pre­scrit­te per la sua co­sti­tu­zio­ne.

2 Egli può re­vo­ca­re il man­da­to an­che di­strug­gen­do il do­cu­men­to.

3 Un nuo­vo man­da­to so­sti­tui­sce il pre­ce­den­te, an­che sen­za re­vo­ca espres­sa, ec­cet­to che se ne ri­ve­li un in­dub­bio com­ple­men­to.


Art. 363  

C. Con­va­li­da e ac­cet­ta­zio­ne

 

1 Quan­do ap­pren­de che una per­so­na è di­ve­nu­ta in­ca­pa­ce di di­scer­ni­men­to e igno­ra se sus­si­ste un man­da­to pre­cau­zio­na­le, l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti si in­for­ma pres­so l’uf­fi­cio del­lo sta­to ci­vi­le.

2 Qua­lo­ra il man­da­to sus­si­sta, l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti ve­ri­fi­ca se:

1.
è sta­to va­li­da­men­te co­sti­tui­to;
2.
ne so­no adem­piu­te le con­di­zio­ni per l’ef­fi­ca­cia;
3.
il man­da­ta­rio è ido­neo ai suoi com­pi­ti; e
4.
so­no ne­ces­sa­rie ul­te­rio­ri mi­su­re di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti.

3 Se il man­da­ta­rio ac­cet­ta il man­da­to, l’au­to­ri­tà lo ren­de at­ten­to agli ob­bli­ghi de­ri­van­ti dal­le di­spo­si­zio­ni del Co­di­ce del­le ob­bli­ga­zio­ni448 sul man­da­to e gli con­se­gna un do­cu­men­to che at­te­sta i po­te­ri con­fe­ri­ti­gli.

Art. 364  

D. In­ter­pre­ta­zio­ne e com­ple­ta­men­to

 

Il man­da­ta­rio può chie­de­re all’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti di in­ter­pre­ta­re il man­da­to e di com­ple­tar­lo per quan­to con­cer­ne pun­ti se­con­da­ri.

Art. 365  

E. Adem­pi­men­to

 

1 Il man­da­ta­rio rap­pre­sen­ta il man­dan­te nei li­mi­ti del man­da­to con­fe­ri­to­gli e adem­pie i suoi com­pi­ti con di­li­gen­za e con­for­me­men­te al­le di­spo­si­zio­ni del Co­di­ce del­le ob­bli­ga­zio­ni449 sul man­da­to.

2 Se de­vo­no es­se­re com­piu­ti at­ti o ne­go­zi non con­tem­pla­ti dal man­da­to o se in un de­ter­mi­na­to af­fa­re gli in­te­res­si del man­da­ta­rio so­no in col­li­sio­ne con quel­li del man­dan­te, il man­da­ta­rio ne in­for­ma sen­za in­du­gio l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti.

3 In ca­so di col­li­sio­ne di in­te­res­si, i po­te­ri del man­da­ta­rio de­ca­do­no per leg­ge.

Art. 366  

F. Com­pen­so e spe­se

 

1 Qua­lo­ra il man­da­to pre­cau­zio­na­le non con­ten­ga di­spo­si­zio­ni sul com­pen­so del man­da­ta­rio, l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti sta­bi­li­sce un com­pen­so ade­gua­to, se ciò ap­pa­re giu­sti­fi­ca­to dall’esten­sio­ne dei com­pi­ti o se le pre­sta­zio­ni del man­da­ta­rio so­no abi­tual­men­te for­ni­te a ti­to­lo one­ro­so.

2 Il com­pen­so e le spe­se ne­ces­sa­rie so­no a ca­ri­co del man­dan­te.

Art. 367  

G. Di­sdet­ta

 

1 Il man­da­ta­rio può di­sdi­re il man­da­to pre­cau­zio­na­le in ogni tem­po me­dian­te co­mu­ni­ca­zio­ne scrit­ta all’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti e pre­av­vi­so di due me­si.

2 Per mo­ti­vi gra­vi il man­da­ta­rio può di­sdi­re il man­da­to sen­za pre­av­vi­so.

Art. 368  

H. In­ter­ven­to dell’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti

 

1 Se gli in­te­res­si del man­dan­te so­no espo­sti a pe­ri­co­lo o non so­no più sal­va­guar­da­ti, l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti pren­de le mi­su­re ne­ces­sa­rie, d’uf­fi­cio o su do­man­da di una per­so­na vi­ci­na al man­dan­te.

2 Es­sa può in par­ti­co­la­re im­par­ti­re istru­zio­ni al man­da­ta­rio, ob­bli­gar­lo a com­pi­la­re un in­ven­ta­rio, a pre­sen­ta­re pe­rio­di­ca­men­te i con­ti e a fa­re rap­por­to op­pu­re può pri­var­lo in tut­to o in par­te dei po­te­ri.

Art. 369  

I. Ri­cu­pe­ro del­la ca­pa­ci­tà di di­scer­ni­men­to

 

1 Se il man­dan­te ri­cu­pe­ra la ca­pa­ci­tà di di­scer­ni­men­to, il man­da­to pre­cau­zio­na­le si estin­gue per leg­ge.

2 Se l’estin­zio­ne del man­da­to espo­ne a pe­ri­co­lo gli in­te­res­si del man­dan­te, il man­da­ta­rio con­ti­nua a svol­ge­re i com­pi­ti as­se­gna­ti­gli fi­no a quan­do il man­dan­te può sal­va­guar­da­re da sé i pro­pri in­te­res­si.

3 Il man­dan­te per­ma­ne ob­bli­ga­to da­gli at­ti e ne­go­zi che il man­da­ta­rio com­pie pri­ma di ap­pren­de­re l’estin­zio­ne del man­da­to.

Sezione seconda: Delle direttive del paziente

Art. 370  

A. Prin­ci­pio

 

1 Chi è ca­pa­ce di di­scer­ni­men­to può, in di­ret­ti­ve vin­co­lan­ti, de­si­gna­re i prov­ve­di­men­ti me­di­ci ai qua­li ac­cet­ta o ri­fiu­ta di es­se­re sot­to­po­sto nel ca­so in cui di­ven­ga in­ca­pa­ce di di­scer­ni­men­to.

2 Egli può an­che de­si­gna­re una per­so­na fi­si­ca che di­scu­ta i prov­ve­di­men­ti me­di­ci con il me­di­co cu­ran­te e de­ci­da in suo no­me nel ca­so in cui di­ven­ga in­ca­pa­ce di di­scer­ni­men­to. Può im­par­ti­re istru­zio­ni al­la per­so­na de­si­gna­ta.

3 Può pren­de­re di­spo­si­zio­ni al­ter­na­ti­ve per il ca­so in cui la per­so­na de­si­gna­ta non sia ido­nea a svol­ge­re il com­pi­to, non ac­cet­ti il man­da­to o lo di­sdi­ca.


Art. 371  

B. Co­sti­tu­zio­ne e re­vo­ca

 

1 Le di­ret­ti­ve del pa­zien­te so­no co­sti­tui­te in for­ma scrit­ta, non­ché da­ta­te e fir­ma­te.

2 L’au­to­re del­le di­ret­ti­ve può far­ne re­gi­stra­re la co­sti­tu­zio­ne sul­la tes­se­ra di as­si­cu­ra­to con la men­zio­ne del luo­go do­ve so­no de­po­si­ta­te. Il Con­si­glio fe­de­ra­le ema­na le di­spo­si­zio­ni ne­ces­sa­rie, se­gna­ta­men­te sull’ac­ces­so ai da­ti.

3 La di­spo­si­zio­ne sul­la re­vo­ca del man­da­to pre­cau­zio­na­le si ap­pli­ca per ana­lo­gia.

Art. 372  

C. Ve­ri­fi­car­si dell’in­ca­pa­ci­tà di di­scer­ni­men­to

 

1 Se il pa­zien­te è in­ca­pa­ce di di­scer­ni­men­to e non è no­to se sus­si­sto­no sue di­ret­ti­ve, il me­di­co cu­ran­te si in­for­ma con­sul­tan­do la tes­se­ra di as­si­cu­ra­to. So­no fat­te sal­ve le si­tua­zio­ni d’ur­gen­za.

2 Il me­di­co ot­tem­pe­ra al­le di­ret­ti­ve del pa­zien­te, sal­vo che vio­li­no le pre­scri­zio­ni le­ga­li o sus­si­sta­no dub­bi fon­da­ti che es­se espri­ma­no la vo­lon­tà li­be­ra o pre­su­mi­bi­le del pa­zien­te.

3 Il me­di­co iscri­ve nel fa­sci­co­lo del pa­zien­te le ra­gio­ni per le qua­li non ha ot­tem­pe­ra­to al­le di­ret­ti­ve di co­stui.

Art. 373  

D. In­ter­ven­to dell’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti

 

1 Ognu­na del­le per­so­ne vi­ci­ne al pa­zien­te può adi­re per scrit­to l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti fa­cen­do va­le­re che:

1.
non è sta­to ot­tem­pe­ra­to al­le di­ret­ti­ve del pa­zien­te;
2.
gli in­te­res­si del pa­zien­te in­ca­pa­ce di di­scer­ni­men­to so­no espo­sti a pe­ri­co­lo o non so­no più sal­va­guar­da­ti;
3.
le di­ret­ti­ve del pa­zien­te non espri­mo­no la sua li­be­ra vo­lon­tà.

2 La di­spo­si­zio­ne sull’in­ter­ven­to dell’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti in ca­so di man­da­to pre­cau­zio­na­le si ap­pli­ca per ana­lo­gia.

Capo secondo: Delle misure applicabili per legge alle persone incapaci di discernimento

Sezione prima: Della rappresentanza da parte del coniuge o del partner registrato

Art. 374  

A. Con­di­zio­ni ed esten­sio­ne del di­rit­to di rap­pre­sen­tan­za

 

1 Il co­niu­ge o part­ner re­gi­stra­to che vi­ve in co­mu­nio­ne do­me­sti­ca con una per­so­na che di­vie­ne in­ca­pa­ce di di­scer­ni­men­to o le pre­sta di per­so­na re­go­la­re as­si­sten­za ha per leg­ge un di­rit­to di rap­pre­sen­tan­za se non sus­si­ste un man­da­to pre­cau­zio­na­le né una cor­ri­spon­den­te cu­ra­te­la.

2 Il di­rit­to di rap­pre­sen­tan­za com­pren­de:

1.
tut­ti gli at­ti giu­ri­di­ci abi­tual­men­te ne­ces­sa­ri al man­te­ni­men­to;
2.
l’am­mi­ni­stra­zio­ne or­di­na­ria del red­di­to e dei ri­ma­nen­ti be­ni; e
3.
se ne­ces­sa­rio, il po­te­re di apri­re e sbri­ga­re la cor­ri­spon­den­za.

3 Per gli at­ti giu­ri­di­ci ine­ren­ti all’am­mi­ni­stra­zio­ne straor­di­na­ria dei be­ni il co­niu­ge o il part­ner re­gi­stra­to de­ve ot­te­ne­re il con­sen­so dell’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti.

Art. 375  

B. Eser­ci­zio del di­rit­to di rap­pre­sen­tan­za

 

Le di­spo­si­zio­ni del Co­di­ce del­le ob­bli­ga­zio­ni450 sul man­da­to si ap­pli­ca­no per ana­lo­gia all’eser­ci­zio del di­rit­to di rap­pre­sen­tan­za.

Art. 376  

C. In­ter­ven­to dell’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti

 

1 Se sus­si­sto­no dub­bi sull’adem­pi­men­to del­le con­di­zio­ni per la rap­pre­sen­tan­za, l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti pro­nun­cia in me­ri­to e, se del ca­so, con­se­gna al co­niu­ge o al part­ner re­gi­stra­to un do­cu­men­to che ne at­te­sta i po­te­ri.

2 Se gli in­te­res­si del­la per­so­na in­ca­pa­ce di di­scer­ni­men­to so­no espo­sti a pe­ri­co­lo o non so­no più sal­va­guar­da­ti, l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti, su do­man­da di una per­so­na vi­ci­na o d’uf­fi­cio, re­vo­ca in tut­to o in par­te i po­te­ri di rap­pre­sen­tan­za del co­niu­ge o del part­ner re­gi­stra­to op­pu­re isti­tui­sce una cu­ra­te­la.

Sezione seconda: Della rappresentanza in caso di provvedimenti medici

Art. 377  

A. Pia­no te­ra­peu­ti­co

 

1 Se una per­so­na in­ca­pa­ce di di­scer­ni­men­to de­ve ri­ce­ve­re un trat­ta­men­to me­di­co sul qua­le non si è pro­nun­cia­ta in di­ret­ti­ve vin­co­lan­ti, il me­di­co cu­ran­te de­fi­ni­sce il trat­ta­men­to ne­ces­sa­rio in col­la­bo­ra­zio­ne con la per­so­na che ha di­rit­to di rap­pre­sen­tar­la in ca­so di prov­ve­di­men­ti me­di­ci.

2 Il me­di­co in­for­ma la per­so­na con di­rit­to di rap­pre­sen­tan­za su tut­te le cir­co­stan­ze es­sen­zia­li ri­guar­do ai prov­ve­di­men­ti me­di­ci pre­vi­sti, in par­ti­co­la­re sui mo­ti­vi, l’obiet­ti­vo, il ge­ne­re, le mo­da­li­tà, i ri­schi, gli ef­fet­ti se­con­da­ri e i co­sti dei prov­ve­di­men­ti, sul­le con­se­guen­ze di un man­ca­to trat­ta­men­to non­ché su even­tua­li trat­ta­men­ti al­ter­na­ti­vi.

3 Per quan­to pos­si­bi­le, la per­so­na in­ca­pa­ce di di­scer­ni­men­to è coin­vol­ta nel pro­ces­so de­ci­sio­na­le.

4 Il pia­no te­ra­peu­ti­co è ade­gua­to in fun­zio­ne de­gli svi­lup­pi del­la si­tua­zio­ne.

Art. 378  

B. Per­so­ne con di­rit­to di rap­pre­sen­tan­za

 

1 Le se­guen­ti per­so­ne han­no di­rit­to, nell’or­di­ne, di rap­pre­sen­ta­re la per­so­na in­ca­pa­ce di di­scer­ni­men­to e di da­re o ri­fiu­ta­re il con­sen­so per i prov­ve­di­men­ti am­bu­la­to­ria­li o sta­zio­na­ri pre­vi­sti:

1.
la per­so­na de­si­gna­ta nel­le di­ret­ti­ve del pa­zien­te o nel man­da­to pre­cau­zio­na­le;
2.
il cu­ra­to­re con di­rit­to di rap­pre­sen­tan­za in ca­so di prov­ve­di­men­ti me­di­ci;
3.
il co­niu­ge o part­ner re­gi­stra­to che vi­ve in co­mu­nio­ne do­me­sti­ca con la per­so­na in­ca­pa­ce di di­scer­ni­men­to o le pre­sta di per­so­na re­go­la­re as­si­sten­za;
4.
la per­so­na che vi­ve in co­mu­nio­ne do­me­sti­ca con la per­so­na in­ca­pa­ce di di­scer­ni­men­to e le pre­sta di per­so­na re­go­la­re as­si­sten­za;
5.
i di­scen­den­ti, se pre­sta­no di per­so­na re­go­la­re as­si­sten­za al­la per­so­na in­ca­pa­ce di di­scer­ni­men­to;
6.
i ge­ni­to­ri, se pre­sta­no di per­so­na re­go­la­re as­si­sten­za al­la per­so­na in­ca­pa­ce di di­scer­ni­men­to;
7.
i fra­tel­li e le so­rel­le, se pre­sta­no di per­so­na re­go­la­re as­si­sten­za al­la per­so­na in­ca­pa­ce di di­scer­ni­men­to.

2 Se più per­so­ne han­no di­rit­to di rap­pre­sen­tan­za, il me­di­co di buo­na fe­de può pre­su­me­re che cia­scu­na agi­sca di co­mu­ne ac­cor­do con le al­tre.

3 Se man­ca­no istru­zio­ni nel­le di­ret­ti­ve del pa­zien­te, la per­so­na con di­rit­to di rap­pre­sen­tan­za de­ci­de se­con­do la vo­lon­tà pre­su­mi­bi­le e con­for­me­men­te agli in­te­res­si del­la per­so­na in­ca­pa­ce di di­scer­ni­men­to.

Art. 379  

C. Si­tua­zio­ni d’ur­gen­za

 

Nel­le si­tua­zio­ni d’ur­gen­za il me­di­co pren­de prov­ve­di­men­ti me­di­ci con­for­mi al­la vo­lon­tà pre­su­mi­bi­le e agli in­te­res­si del­la per­so­na in­ca­pa­ce di di­scer­ni­men­to.

Art. 380  

D. Trat­ta­men­to di una tur­ba psi­chi­ca

 

Il trat­ta­men­to in una cli­ni­ca psi­chia­tri­ca del­la tur­ba psi­chi­ca di una per­so­na in­ca­pa­ce di di­scer­ni­men­to è ret­to dal­le di­spo­si­zio­ni sul ri­co­ve­ro a sco­po di as­si­sten­za.

Art. 381  

E. In­ter­ven­to dell’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti

 

1 L’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti isti­tui­sce una cu­ra­te­la di rap­pre­sen­tan­za se non vi è una per­so­na con di­rit­to di rap­pre­sen­tan­za o se la stes­sa non vuo­le eser­ci­ta­re il suo di­rit­to.

2 L’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti de­si­gna la per­so­na con di­rit­to di rap­pre­sen­tan­za o isti­tui­sce una cu­ra­te­la di rap­pre­sen­tan­za se:

1.
è in­cer­to a chi spet­ti la rap­pre­sen­tan­za;
2.
i pa­re­ri del­le per­so­ne con di­rit­to di rap­pre­sen­tan­za di­ver­go­no; o
3.
gli in­te­res­si del­la per­so­na in­ca­pa­ce di di­scer­ni­men­to so­no espo­sti a pe­ri­co­lo o non so­no più sal­va­guar­da­ti.

3 L’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti in­ter­vie­ne su do­man­da del me­di­co, di un’al­tra per­so­na vi­ci­na o d’uf­fi­cio.

Sezione terza: Del soggiorno in un istituto di accoglienza o di cura

Art. 382  

A. Con­trat­to d’as­si­sten­za

 

1 Se per un lun­go pe­rio­do una per­so­na in­ca­pa­ce di di­scer­ni­men­to ri­ce­ve as­si­sten­za in un isti­tu­to di ac­co­glien­za o di cu­ra, un con­trat­to di as­si­sten­za scrit­to de­ve sta­bi­li­re qua­li sia­no le pre­sta­zio­ni for­ni­te dall’isti­tu­to e qua­le ne sia il prez­zo.

2 Per la de­ter­mi­na­zio­ne del­le pre­sta­zio­ni for­ni­te dall’isti­tu­to si con­si­de­ra­no per quan­to pos­si­bi­le i de­si­de­ri dell’in­te­res­sa­to.

3 Il po­te­re di rap­pre­sen­ta­re la per­so­na in­ca­pa­ce di di­scer­ni­men­to per la con­clu­sio­ne, la mo­di­fi­ca e la ri­so­lu­zio­ne del con­trat­to di as­si­sten­za è ret­to per ana­lo­gia dal­le di­spo­si­zio­ni sul­la rap­pre­sen­tan­za in ca­so di prov­ve­di­men­ti me­di­ci.

Art. 383  

B. Re­stri­zio­ne del­la li­ber­tà di mo­vi­men­to

I. Con­di­zio­ni

 

1 L’isti­tu­to di ac­co­glien­za o di cu­ra può re­strin­ge­re la li­ber­tà di mo­vi­men­to sol­tan­to se mi­su­re me­no in­ci­si­ve so­no o ap­pa­io­no a prio­ri in­suf­fi­cien­ti e se la mi­su­ra ser­ve a:

1.
evi­ta­re di espor­re a gra­ve pe­ri­co­lo la vi­ta o l’in­te­gri­tà fi­si­ca dell’in­te­res­sa­to o di ter­zi; op­pu­re a
2.
eli­mi­na­re un gra­ve di­stur­bo al­la con­vi­ven­za in se­no all’isti­tu­to.

2 All’in­te­res­sa­to è spie­ga­to co­sa stia per ac­ca­de­re, per­ché sia sta­ta or­di­na­ta la mi­su­ra e qua­le ne sia la pre­su­mi­bi­le du­ra­ta; gli è pu­re in­di­ca­to chi si pren­de­rà cu­ra di lui du­ran­te que­sto pe­rio­do. So­no fat­te sal­ve le si­tua­zio­ni d’ur­gen­za.

3 La re­stri­zio­ne del­la li­ber­tà di mo­vi­men­to è sop­pres­sa non ap­pe­na pos­si­bi­le e in ogni ca­so la sua le­git­ti­mi­tà è rie­sa­mi­na­ta a in­ter­val­li re­go­la­ri.

Art. 384  

II. Ver­ba­liz­za­zio­ne e in­for­ma­zio­ne

 

1 È ste­so ver­ba­le ri­guar­do a cia­scu­na mi­su­ra re­strit­ti­va del­la li­ber­tà di mo­vi­men­to. Il ver­ba­le con­tie­ne in par­ti­co­la­re il no­me di chi ha or­di­na­to la mi­su­ra, non­ché lo sco­po, il ge­ne­re e la du­ra­ta del­la stes­sa.

2 La per­so­na con di­rit­to di rap­pre­sen­tan­za in ca­so di prov­ve­di­men­ti me­di­ci è in­for­ma­ta sul­la mi­su­ra re­strit­ti­va del­la li­ber­tà di mo­vi­men­to e può con­sul­ta­re il ver­ba­le in ogni tem­po.

3 Il di­rit­to di con­sul­ta­re il ver­ba­le spet­ta an­che al­le per­so­ne pre­po­ste al­la vi­gi­lan­za sull’isti­tu­to di ac­co­glien­za o di cu­ra.

Art. 385  

III. In­ter­ven­to dell’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti

 

1 Con­tro una mi­su­ra re­strit­ti­va del­la li­ber­tà di mo­vi­men­to l’in­te­res­sa­to o una per­so­na a lui vi­ci­na può adi­re per scrit­to in ogni tem­po l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti del luo­go in cui ha se­de l’isti­tu­to.

2 Se con­sta­ta che la mi­su­ra re­strit­ti­va non sod­di­sfa le con­di­zio­ni le­ga­li, l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti la mo­di­fi­ca o la re­vo­ca op­pu­re or­di­na una mi­su­ra uf­fi­cia­le di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti. Se ne­ces­sa­rio in­for­ma l’au­to­ri­tà pre­po­sta al­la vi­gi­lan­za sull’isti­tu­to.

3 Ogni do­man­da che sol­le­ci­ti una de­ci­sio­ne dell’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti de­ve es­ser­le tra­smes­sa sen­za in­du­gio.


Art. 386  

C. Pro­te­zio­ne del­la per­so­na­li­tà

 

1 L’isti­tu­to di ac­co­glien­za o di cu­ra pro­teg­ge la per­so­na­li­tà del­la per­so­na in­ca­pa­ce di di­scer­ni­men­to e ne in­co­rag­gia per quan­to pos­si­bi­le i con­tat­ti con per­so­ne fuo­ri dell’isti­tu­to.

2 Se nes­su­no fuo­ri dell’isti­tu­to si cu­ra dell’in­te­res­sa­to, l’isti­tu­to in­for­ma l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti.

3 La li­be­ra scel­ta del me­di­co è ga­ran­ti­ta, ec­cet­to che mo­ti­vi gra­vi vi si op­pon­ga­no.

Art. 387  

D. Vi­gi­lan­za su­gli isti­tu­ti di ac­co­glien­za e di cu­ra

 

I Can­to­ni vi­gi­la­no su­gli isti­tu­ti di ac­co­glien­za e di cu­ra che as­si­sto­no per­so­ne in­ca­pa­ci di di­scer­ni­men­to, sem­pre che la vi­gi­lan­za già non sia as­si­cu­ra­ta da al­tre pre­scri­zio­ni del di­rit­to fe­de­ra­le.

Titolo undicesimo: Delle misure ufficiali

Capo primo: Principi generali

Art. 388  

A. Sco­po

 

1 Le mi­su­re uf­fi­cia­li di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti sal­va­guar­da­no il be­nes­se­re del­le per­so­ne bi­so­gno­se di aiu­to e ne as­si­cu­ra­no la pro­te­zio­ne.

2 Per quan­to pos­si­bi­le con­ser­va­no e pro­muo­vo­no l’au­to­de­ter­mi­na­zio­ne dell’in­te­res­sa­to.

Art. 389  

B. Sus­si­dia­rie­tà e pro­por­zio­na­li­tà

 

1 L’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti or­di­na una mi­su­ra se:

1.
il so­ste­gno for­ni­to dal­la fa­mi­glia, da al­tre per­so­ne vi­ci­ne al­la per­so­na bi­so­gno­sa di aiu­to o da ser­vi­zi pri­va­ti o pub­bli­ci è o ap­pa­re a prio­ri in­suf­fi­cien­te;
2.
la per­so­na bi­so­gno­sa di aiu­to è in­ca­pa­ce di di­scer­ni­men­to, non ave­va adot­ta­to mi­su­re pre­cau­zio­na­li per­so­na­li, o non ne ave­va adot­ta­te di suf­fi­cien­ti, e le mi­su­re ap­pli­ca­bi­li per leg­ge so­no in­suf­fi­cien­ti.

2 Ogni mi­su­ra uf­fi­cia­le de­ve es­se­re ne­ces­sa­ria e ido­nea.

Capo secondo: Delle curatele

Sezione prima: Disposizioni generali

Art. 390  

A. Con­di­zio­ni

 

1 L’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti isti­tui­sce una cu­ra­te­la se una per­so­na mag­gio­ren­ne:

1.
non è in gra­do di prov­ve­de­re ai pro­pri in­te­res­si, o lo è so­lo in par­te, a cau­sa di una di­sa­bi­li­tà men­ta­le, di una tur­ba psi­chi­ca o di un ana­lo­go sta­to di de­bo­lez­za ine­ren­te al­la sua per­so­na;
2.
a cau­sa di un’in­ca­pa­ci­tà di di­scer­ni­men­to tem­po­ra­nea o di as­sen­za, non è in gra­do di agi­re lei stes­sa e non ha de­si­gna­to un rap­pre­sen­tan­te per prov­ve­de­re ad af­fa­ri che oc­cor­re sbri­ga­re.

2 L’one­re che sop­por­ta­no i con­giun­ti e i ter­zi e la lo­ro pro­te­zio­ne de­vo­no es­se­re con­si­de­ra­ti.

3 La cu­ra­te­la è isti­tui­ta su do­man­da dell’in­te­res­sa­to, di una per­so­na a lui vi­ci­na o d’uf­fi­cio.

Art. 391  

B. Sfe­re di com­pi­ti

 

1 L’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti de­fi­ni­sce le sfe­re di com­pi­ti del­la cu­ra­te­la se­con­do i bi­so­gni dell’in­te­res­sa­to.

2 Le sfe­re di com­pi­ti ri­guar­da­no la cu­ra del­la per­so­na, quel­la de­gli in­te­res­si pa­tri­mo­nia­li o le re­la­zio­ni giu­ri­di­che.

3 Il cu­ra­to­re può apri­re la cor­ri­spon­den­za o ac­ce­de­re all’abi­ta­zio­ne dell’in­te­res­sa­to sen­za il suo con­sen­so sol­tan­to se l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti glie­ne ha espres­sa­men­te con­fe­ri­to il po­te­re.

Art. 392  

C. Ri­nun­cia a una cu­ra­te­la

 

Se l’isti­tu­zio­ne di una cu­ra­te­la ap­pa­re ma­ni­fe­sta­men­te spro­por­zio­na­ta ri­spet­to all’esten­sio­ne dei com­pi­ti, l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti può:

1.
prov­ve­de­re di mo­to pro­prio a quan­to ne­ces­sa­rio, se­gna­ta­men­te dan­do il con­sen­so a un ne­go­zio giu­ri­di­co;
2.
con­fe­ri­re a un ter­zo l’in­ca­ri­co di prov­ve­de­re a sin­go­li com­pi­ti; op­pu­re
3.
de­si­gna­re una per­so­na o un ser­vi­zio ido­nei con di­rit­to di con­trol­lo e in­for­ma­zio­ne in de­ter­mi­na­ti am­bi­ti.

Sezione seconda: Dei generi di curatela

Art. 393  

A. Am­mi­ni­stra­zio­ne di so­ste­gno

 

1 Se la per­so­na bi­so­gno­sa di aiu­to ne­ces­si­ta di un so­ste­gno per prov­ve­de­re a de­ter­mi­na­ti af­fa­ri, con il suo con­sen­so è isti­tui­ta un’am­mi­ni­stra­zio­ne di so­ste­gno.

2 L’am­mi­ni­stra­zio­ne di so­ste­gno non li­mi­ta l’eser­ci­zio dei di­rit­ti ci­vi­li dell’in­te­res­sa­to.

Art. 394  

B. Cu­ra­te­la di rap­pre­sen­tan­za

I. In ge­ne­re

 

1 Se la per­so­na bi­so­gno­sa di aiu­to non può prov­ve­de­re a de­ter­mi­na­ti af­fa­ri e de­ve per­tan­to es­se­re rap­pre­sen­ta­ta, è isti­tui­ta una cu­ra­te­la di rap­pre­sen­tan­za.

2 L’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti può li­mi­ta­re di con­se­guen­za l’eser­ci­zio dei di­rit­ti ci­vi­li dell’in­te­res­sa­to.

3 An­che se non so­no po­sti li­mi­ti al suo eser­ci­zio dei di­rit­ti ci­vi­li, l’in­te­res­sa­to è ob­bli­ga­to da­gli at­ti del cu­ra­to­re.

Art. 395  

II. Am­mi­ni­stra­zio­ne dei be­ni

 

1 Se isti­tui­sce una cu­ra­te­la di rap­pre­sen­tan­za per l’am­mi­ni­stra­zio­ne dei be­ni, l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti de­si­gna i be­ni che de­vo­no es­se­re am­mi­ni­stra­ti dal cu­ra­to­re. Può por­re sot­to am­mi­ni­stra­zio­ne del cu­ra­to­re de­ter­mi­na­ti ele­men­ti del red­di­to o del pa­tri­mo­nio, l’in­te­ro red­di­to o l’in­te­ro pa­tri­mo­nio o l’in­sie­me di red­di­to e pa­tri­mo­nio.

2 Sal­vo che l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti di­spon­ga al­tri­men­ti, i po­te­ri d’am­mi­ni­stra­zio­ne del cu­ra­to­re si esten­do­no an­che ai ri­spar­mi rea­liz­za­ti sul red­di­to o al­le ren­di­te ma­tu­ra­te sul pa­tri­mo­nio.

3 L’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti può pri­va­re l’in­te­res­sa­to dell’ac­ces­so a da­ti be­ni sen­za li­mi­tar­ne l’eser­ci­zio dei di­rit­ti ci­vi­li.

4 Se vie­ta all’in­te­res­sa­to di di­spor­re di un fon­do, ne or­di­na la men­zio­ne nel re­gi­stro fon­dia­rio.

Art. 396  

C. Cu­ra­te­la di coo­pe­ra­zio­ne

 

1 Una cu­ra­te­la di coo­pe­ra­zio­ne è isti­tui­ta se oc­cor­re che il cu­ra­to­re ac­con­sen­ta a de­ter­mi­na­ti at­ti del­la per­so­na bi­so­gno­sa d’aiu­to, per pro­teg­ger­la.

2 L’eser­ci­zio dei di­rit­ti ci­vi­li dell’in­te­res­sa­to è li­mi­ta­to di con­se­guen­za per leg­ge.

Art. 397  

D. Com­bi­na­zio­ne di cu­ra­te­le

 

L’am­mi­ni­stra­zio­ne di so­ste­gno e le cu­ra­te­le di rap­pre­sen­tan­za e di coo­pe­ra­zio­ne pos­so­no es­se­re com­bi­na­te.

Art. 398  

E. Cu­ra­te­la ge­ne­ra­le

 

1 Una cu­ra­te­la ge­ne­ra­le è isti­tui­ta se una per­so­na ha un par­ti­co­la­re bi­so­gno d’aiu­to, se­gna­ta­men­te a cau­sa di du­re­vo­le in­ca­pa­ci­tà di di­scer­ni­men­to.

2 La cu­ra­te­la ge­ne­ra­le com­pren­de tut­to quan­to con­cer­ne la cu­ra del­la per­so­na e de­gli in­te­res­si pa­tri­mo­nia­li e le re­la­zio­ni giu­ri­di­che.

3 L’in­te­res­sa­to è pri­va­to per leg­ge dell’eser­ci­zio dei di­rit­ti ci­vi­li.

Sezione terza: Della fine della curatela

Art. 399  
 

1 La cu­ra­te­la pren­de fi­ne per leg­ge con la mor­te dell’in­te­res­sa­to.

2 Ap­pe­na non vi sia più mo­ti­vo di man­te­ner­la, l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti re­vo­ca la cu­ra­te­la su do­man­da dell’in­te­res­sa­to, di una per­so­na a lui vi­ci­na o d’uf­fi­cio.

Sezione quarta: Del curatore

Art. 400  

A. No­mi­na

I. Con­di­zio­ni ge­ne­ra­li

 

1 L’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti no­mi­na qua­le cu­ra­to­re una per­so­na fi­si­ca che sia ido­nea, dal pro­fi­lo per­so­na­le e del­le com­pe­ten­ze, ad adem­pie­re i com­pi­ti pre­vi­sti, di­spon­ga del tem­po ne­ces­sa­rio e svol­ga per­so­nal­men­te i suoi com­pi­ti. In cir­co­stan­ze par­ti­co­la­ri pos­so­no es­se­re no­mi­na­ti più cu­ra­to­ri.

2 Può es­se­re no­mi­na­to cu­ra­to­re sol­tan­to chi vi ab­bia ac­con­sen­ti­to.451

3 L’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti si ado­pe­ra af­fin­ché sia­no for­ni­ti al cu­ra­to­re l’istru­zio­ne, la con­su­len­za e il so­ste­gno ne­ces­sa­ri.

451 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I del­la LF del 29 set. 2017, in vi­go­re dal 1° gen. 2019 (RU 2018 2801; FF 2017 15652815).

Art. 401  

II. De­si­de­ri dell’in­te­res­sa­to o del­le per­so­ne a lui vi­ci­ne

 

1 Quan­do l’in­te­res­sa­to pro­po­ne qua­le cu­ra­to­re una per­so­na di sua fi­du­cia, l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti vi ac­con­sen­te se la per­so­na pro­po­sta è ido­nea e di­spo­sta a in­ve­stir­si del­la cu­ra­te­la.

2 Per quan­to pos­si­bi­le, l’au­to­ri­tà tie­ne con­to dei de­si­de­ri dei con­giun­ti o di al­tre per­so­ne vi­ci­ne all’in­te­res­sa­to.

3 Se l’in­te­res­sa­to non gra­di­sce qua­le cu­ra­to­re una da­ta per­so­na, per quan­to pos­si­bi­le l’au­to­ri­tà gli dà sod­di­sfa­zio­ne.

Art. 402  

III. Con­fe­ri­men­to dell’uf­fi­cio a più per­so­ne

 

1 Quan­do con­fe­ri­sce la cu­ra­te­la a più per­so­ne, l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti sta­bi­li­sce se l’uf­fi­cio va eser­ci­ta­to con­giun­ta­men­te o ne ri­par­ti­sce i com­pi­ti fra i sin­go­li cu­ra­to­ri.

2 L’eser­ci­zio con­giun­to di una cu­ra­te­la è di­spo­sto sol­tan­to con l’ac­cor­do del­le per­so­ne al­le qua­li es­sa è con­fe­ri­ta.

Art. 403  

B. Im­pe­di­men­to e col­li­sio­ne di in­te­res­si

 

1 Quan­do il cu­ra­to­re è im­pe­di­to di agi­re o i suoi in­te­res­si in un af­fa­re so­no in col­li­sio­ne con quel­li dell’in­te­res­sa­to, l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti no­mi­na un so­sti­tu­to o prov­ve­de es­sa stes­sa all’af­fa­re.

2 In ca­so di col­li­sio­ne di in­te­res­si, i po­te­ri del cu­ra­to­re de­ca­do­no per leg­ge nell’af­fa­re di cui si trat­ta.

Art. 404  

C. Com­pen­so e spe­se

 

1 Il cu­ra­to­re ha di­rit­to a un com­pen­so ade­gua­to e al rim­bor­so del­le spe­se ne­ces­sa­rie, pa­ga­ti con i be­ni dell’in­te­res­sa­to. In ca­so di cu­ra­to­re pro­fes­sio­na­le i re­la­ti­vi im­por­ti so­no cor­ri­spo­sti al da­to­re di la­vo­ro.

2 L’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti sta­bi­li­sce l’im­por­to del com­pen­so. A tal fi­ne tie­ne con­to in par­ti­co­la­re dell’esten­sio­ne e del­la com­ples­si­tà dei com­pi­ti con­fe­ri­ti al cu­ra­to­re.

3 I Can­to­ni ema­na­no le di­spo­si­zio­ni d’ese­cu­zio­ne e di­sci­pli­na­no il com­pen­so e il rim­bor­so del­le spe­se per i ca­si in cui gli stes­si non pos­sa­no es­se­re pa­ga­ti con i be­ni dell’in­te­res­sa­to.

Sezione quinta: Dell’esercizio della curatela

Art. 405  

A. As­sun­zio­ne dell’uf­fi­cio

 

1 Il cu­ra­to­re ac­qui­si­sce le in­for­ma­zio­ni ne­ces­sa­rie all’adem­pi­men­to dei suoi com­pi­ti e pren­de con­tat­to di per­so­na con l’in­te­res­sa­to.

2 Quan­do la cu­ra­te­la com­pren­de l’am­mi­ni­stra­zio­ne dei be­ni, il cu­ra­to­re, in col­la­bo­ra­zio­ne con l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti, com­pi­la sen­za in­du­gio l’in­ven­ta­rio dei be­ni da am­mi­ni­stra­re.

3 Se le cir­co­stan­ze lo giu­sti­fi­ca­no, l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti può or­di­na­re la com­pi­la­zio­ne di un in­ven­ta­rio pub­bli­co. Per i cre­di­to­ri que­sto in­ven­ta­rio ha gli stes­si ef­fet­ti del be­ne­fi­cio d’in­ven­ta­rio in ma­te­ria di suc­ces­sio­ne.

4 I ter­zi de­vo­no for­ni­re tut­te le in­for­ma­zio­ni ne­ces­sa­rie al­la com­pi­la­zio­ne dell’in­ven­ta­rio.

Art. 406  

B. Re­la­zio­ne con l’in­te­res­sa­to

 

1 Il cu­ra­to­re adem­pie i suoi com­pi­ti nell’in­te­res­se dell’as­si­sti­to, tie­ne per quan­to pos­si­bi­le con­to del­le opi­nio­ni di co­stui e ne ri­spet­ta la vo­lon­tà di or­ga­niz­za­re la pro­pria vi­ta cor­ri­spon­den­te­men­te al­le pro­prie ca­pa­ci­tà e se­con­do i pro­pri de­si­de­ri e le pro­prie idee.

2 Il cu­ra­to­re si ado­pe­ra per in­stau­ra­re una re­la­zio­ne di fi­du­cia con l’in­te­res­sa­to, per at­te­nuar­ne lo sta­to di de­bo­lez­za o per pre­ve­ni­re un peg­gio­ra­men­to.

Art. 407  

C. At­ti au­to­no­mi dell’in­te­res­sa­to

 

An­che se pri­va­to dell’eser­ci­zio dei di­rit­ti ci­vi­li, l’in­te­res­sa­to ca­pa­ce di di­scer­ni­men­to può, nei li­mi­ti po­sti dal di­rit­to del­le per­so­ne, ac­qui­sta­re di­rit­ti e con­trar­re ob­bli­ga­zio­ni con at­ti pro­pri, non­ché eser­ci­ta­re di­rit­ti stret­ta­men­te per­so­na­li.

Art. 408  

D. Am­mi­ni­stra­zio­ne dei be­ni

I. Com­pi­ti

 

1 Il cu­ra­to­re am­mi­ni­stra i be­ni con di­li­gen­za e pro­ce­de a tut­ti i ne­go­zi giu­ri­di­ci con­nes­si con l’am­mi­ni­stra­zio­ne.

2 Il cu­ra­to­re può in par­ti­co­la­re:

1.
ac­cet­ta­re con ef­fet­to li­be­ra­to­rio per i ter­zi le pre­sta­zio­ni che gli stes­si de­vo­no all’in­te­res­sa­to;
2.
per quan­to op­por­tu­no, pa­ga­re de­bi­ti;
3.
se ne­ces­sa­rio, rap­pre­sen­ta­re l’in­te­res­sa­to per i bi­so­gni cor­ren­ti.

3 Il Con­si­glio fe­de­ra­le ema­na di­spo­si­zio­ni sull’in­ve­sti­men­to e la cu­sto­dia dei be­ni.

Art. 409  

II. Im­por­ti a li­be­ra di­spo­si­zio­ne

 

Il cu­ra­to­re met­te a li­be­ra di­spo­si­zio­ne dell’in­te­res­sa­to im­por­ti ade­gua­ti pre­le­va­ti dai be­ni di co­stui.

Art. 410  

III. Con­ta­bi­li­tà

 

1 Il cu­ra­to­re tie­ne la con­ta­bi­li­tà e la pre­sen­ta per ap­pro­va­zio­ne all’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti al­le sca­den­ze da es­sa fis­sa­te, ma al­me­no ogni due an­ni.

2 Il cu­ra­to­re spie­ga la con­ta­bi­li­tà all’in­te­res­sa­to e su ri­chie­sta glie­ne for­ni­sce una co­pia.

Art. 411  

E. Rap­por­to

 

1 Ogni­qual­vol­ta sia ne­ces­sa­rio, ma al­me­no ogni due an­ni, il cu­ra­to­re ri­met­te all’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti un rap­por­to sul­la si­tua­zio­ne dell’in­te­res­sa­to e sull’eser­ci­zio del­la cu­ra­te­la.

2 Per quan­to pos­si­bi­le, il cu­ra­to­re coin­vol­ge l’in­te­res­sa­to nell’al­le­sti­men­to del rap­por­to e su ri­chie­sta glie­ne for­ni­sce una co­pia.

Art. 412  

F. Ne­go­zi par­ti­co­la­ri

 

1 In rap­pre­sen­tan­za dell’in­te­res­sa­to, il cu­ra­to­re non può con­trar­re fi­de­ius­sio­ni, co­sti­tui­re fon­da­zio­ni né fa­re do­na­zio­ni, fat­ti sal­vi i re­ga­li d’uso.

2 Gli ele­men­ti del pa­tri­mo­nio che han­no un va­lo­re par­ti­co­la­re per l’in­te­res­sa­to o la sua fa­mi­glia non pos­so­no, per quan­to pos­si­bi­le, es­se­re alie­na­ti.

Art. 413  

G. Ob­bli­go di di­li­gen­za e di di­scre­zio­ne

 

1 Il cu­ra­to­re adem­pie i suoi com­pi­ti con la stes­sa di­li­gen­za cui è te­nu­to il man­da­ta­rio se­con­do le di­spo­si­zio­ni del Co­di­ce del­le ob­bli­ga­zio­ni452.

2 Il cu­ra­to­re è te­nu­to al­la di­scre­zio­ne, ec­cet­to che in­te­res­si pre­pon­de­ran­ti vi si op­pon­ga­no.

3 I ter­zi so­no in­for­ma­ti sul­la cu­ra­te­la per quan­to sia ne­ces­sa­rio al de­bi­to adem­pi­men­to dei com­pi­ti del cu­ra­to­re.

Art. 414  

H. Mo­di­fi­ca­zio­ne del­le cir­co­stan­ze

 

Il cu­ra­to­re in­for­ma sen­za in­du­gio l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti sul­le cir­co­stan­ze che ri­chie­do­no una mo­di­fi­ca del­la mi­su­ra o con­sen­to­no la re­vo­ca del­la cu­ra­te­la.

Sezione sesta: Del concorso dell’autorità di protezione degli adulti

Art. 415  

A. Esa­me del­la con­ta­bi­li­tà e del rap­por­to

 

1 L’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti ve­ri­fi­ca la con­ta­bi­li­tà, ap­pro­van­do­la o ri­fiu­tan­do­la; se ne­ces­sa­rio ne chie­de la ret­ti­fi­ca.

2 Es­sa esa­mi­na il rap­por­to e, se ne­ces­sa­rio, chie­de che sia com­ple­ta­to.

3 Se del ca­so, adot­ta mi­su­re ade­gua­te per sal­va­guar­da­re gli in­te­res­si dell’in­te­res­sa­to.

Art. 416  

B. At­ti e ne­go­zi sot­to­po­sti a con­sen­so

I. Per leg­ge

 

1 Il cu­ra­to­re ab­bi­so­gna del con­sen­so dell’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti per com­pie­re in rap­pre­sen­tan­za dell’in­te­res­sa­to gli at­ti e ne­go­zi se­guen­ti:

1.
li­qui­da­zio­ne dell’eco­no­mia do­me­sti­ca, di­sdet­ta del con­trat­to per l’abi­ta­zio­ne nel­la qua­le vi­ve l’in­te­res­sa­to;
2.
con­trat­ti di lun­ga du­ra­ta per il ri­co­ve­ro dell’in­te­res­sa­to;
3.
ac­cet­ta­zio­ne o ri­nun­cia a un’ere­di­tà, se a tal fi­ne è ne­ces­sa­ria una di­chia­ra­zio­ne espres­sa, non­ché con­trat­ti suc­ces­so­ri e con­ven­zio­ni di di­vi­sio­ne ere­di­ta­ria;
4.
ac­qui­sto e alie­na­zio­ne di fon­di, co­sti­tu­zio­ne di pe­gno o di al­tri one­ri rea­li su­gli stes­si, non­ché co­stru­zio­ni che ec­ce­do­no i li­mi­ti dell’am­mi­ni­stra­zio­ne or­di­na­ria;
5.
ac­qui­sto, alie­na­zio­ne e co­sti­tu­zio­ne in pe­gno di al­tri be­ni, non­ché co­sti­tu­zio­ne di un usu­frut­to su­gli stes­si, sem­pre che que­sti ne­go­zi non rien­tri­no nell’am­mi­ni­stra­zio­ne e ge­stio­ne or­di­na­rie;
6.
ac­cen­sio­ne o con­ces­sio­ne di mu­tui con­si­de­re­vo­li e sti­pu­la­zio­ne di ob­bli­ga­zio­ni cam­bia­rie;
7.
con­trat­ti di ren­di­ta vi­ta­li­zia e di vi­ta­li­zio, non­ché as­si­cu­ra­zio­ni sul­la vi­ta, sem­pre che es­si non sia­no con­nes­si con un con­trat­to di la­vo­ro nell’am­bi­to del­la pre­vi­den­za pro­fes­sio­na­le;
8.
as­sun­zio­ne o li­qui­da­zio­ne di un’im­pre­sa, in­gres­so in una so­cie­tà con re­spon­sa­bi­li­tà per­so­na­le o con con­si­de­re­vo­le par­te­ci­pa­zio­ne di ca­pi­ta­le;
9.
di­chia­ra­zio­ni d’in­sol­ven­za, il pia­ti­re, sti­pu­la­zio­ne di una tran­sa­zio­ne, di un com­pro­mes­so o di un con­cor­da­to, fat­ti sal­vi i prov­ve­di­men­ti prov­vi­so­ri adot­ta­ti dal cu­ra­to­re in ca­si ur­gen­ti.

2 Se l’in­te­res­sa­to ca­pa­ce di di­scer­ni­men­to dà il suo as­sen­so e se la cu­ra­te­la non ne li­mi­ta l’eser­ci­zio dei di­rit­ti ci­vi­li, non oc­cor­re il con­sen­so dell’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti.

3 Il con­sen­so dell’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti è sem­pre ne­ces­sa­rio per i con­trat­ti sti­pu­la­ti tra il cu­ra­to­re e l’in­te­res­sa­to, sal­vo che que­sti con­fe­ri­sca un man­da­to gra­tui­to.

Art. 417  

II. Su or­di­ne dell’au­to­ri­tà

 

Per mo­ti­vi gra­vi l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti può or­di­na­re che sia­no su­bor­di­na­ti al suo con­sen­so al­tri at­ti e ne­go­zi.

Art. 418  

III. Man­can­za del con­sen­so

 

L’at­to o ne­go­zio com­piu­to sen­za il ne­ces­sa­rio con­sen­so dell’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti ha per l’in­te­res­sa­to sol­tan­to gli ef­fet­ti pre­vi­sti dal­le di­spo­si­zio­ni del di­rit­to del­le per­so­ne al­lor­quan­do man­ca il con­sen­so del rap­pre­sen­tan­te le­ga­le.

Sezione settima: Dell’intervento dell’autorità di protezione degli adulti

Art. 419  
 

Gli at­ti o le omis­sio­ni del cu­ra­to­re o di un ter­zo o ser­vi­zio al qua­le l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti ha con­fe­ri­to un in­ca­ri­co pos­so­no es­se­re con­te­sta­ti da­van­ti all’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti dall’in­te­res­sa­to o da una per­so­na a lui vi­ci­na, non­ché da qual­si­vo­glia per­so­na che vi ab­bia un in­te­res­se giu­ri­di­ca­men­te pro­tet­to.

Sezione ottava: Delle disposizioni particolari per i congiunti

Art. 420  
 

Se le cir­co­stan­ze lo giu­sti­fi­ca­no, l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti può di­spen­sa­re in tut­to o in par­te il co­niu­ge, il part­ner re­gi­stra­to, i ge­ni­to­ri, un di­scen­den­te, un fra­tel­lo o una so­rel­la op­pu­re il con­vi­ven­te di fat­to dell’in­te­res­sa­to, qua­lo­ra sia­no no­mi­na­ti cu­ra­to­ri, da­gli ob­bli­ghi di com­pi­la­re un in­ven­ta­rio, di pre­sen­ta­re pe­rio­di­ca­men­te un rap­por­to e i con­ti e di ot­te­ne­re il con­sen­so per de­ter­mi­na­ti at­ti o ne­go­zi.

Sezione nona: Della fine dell’ufficio di curatore

Art. 421  

A. Per leg­ge

 

L’uf­fi­cio di cu­ra­to­re ter­mi­na per leg­ge:

1.
al­la sca­den­za del­la du­ra­ta sta­bi­li­ta dall’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti, sal­vo ri­con­fer­ma;
2.
con la fi­ne del­la cu­ra­te­la;
3.
con la fi­ne del rap­por­to di la­vo­ro qua­le cu­ra­to­re pro­fes­sio­na­le;
4.
quan­do il cu­ra­to­re è sot­to­po­sto a cu­ra­te­la, di­vie­ne in­ca­pa­ce di di­scer­ni­men­to o muo­re.
Art. 422  

B. Di­mis­sio­ne

I. Su ri­chie­sta del cu­ra­to­re

 

1 Il cu­ra­to­re ha di­rit­to di es­se­re di­mes­so dal­le sue fun­zio­ni se ha eser­ci­ta­to il suo uf­fi­cio per al­me­no quat­tro an­ni.

2 Per mo­ti­vi gra­vi può chie­de­re di es­se­re di­mes­so pri­ma.

Art. 423  

II. Al­tri ca­si

 

1 L’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti di­met­te il cu­ra­to­re se:

1.
non è più ido­neo ai com­pi­ti con­fe­ri­ti­gli;
2.
sus­si­ste un al­tro mo­ti­vo gra­ve.

2 La di­mis­sio­ne può es­se­re chie­sta dall’in­te­res­sa­to o da una per­so­na a lui vi­ci­na.

Art. 424  

C. At­ti e ne­go­zi in­dif­fe­ri­bi­li

 

Sal­vo che l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti di­spon­ga al­tri­men­ti, il cu­ra­to­re com­pie gli at­ti e ne­go­zi in­dif­fe­ri­bi­li fin­ché non su­ben­tri il suo suc­ces­so­re. La pre­sen­te di­spo­si­zio­ne non si ap­pli­ca al cu­ra­to­re pro­fes­sio­na­le.

Art. 425  

D. Rap­por­to e con­to fi­na­li

 

1 Al­la fi­ne del suo uf­fi­cio il cu­ra­to­re ri­met­te all’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti un rap­por­to fi­na­le e, se del ca­so, con­se­gna il con­to fi­na­le. L’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti può di­spen­sa­re da que­sto ob­bli­go il cu­ra­to­re pro­fes­sio­na­le giun­to al ter­mi­ne del rap­por­to di la­vo­ro.

2 L’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti esa­mi­na e ap­pro­va il rap­por­to e il con­to fi­na­li co­me fa con i rap­por­ti e i con­ti pe­rio­di­ci.

3 Es­sa no­ti­fi­ca il rap­por­to e il con­to fi­na­li all’in­te­res­sa­to o ai suoi ere­di e, se del ca­so, al nuo­vo cu­ra­to­re, fa­cen­do lo­ro pre­sen­ti le di­spo­si­zio­ni sul­la re­spon­sa­bi­li­tà.

4 Co­mu­ni­ca lo­ro al­tre­sì se ha di­mes­so il cu­ra­to­re o ri­fiu­ta­to l’ap­pro­va­zio­ne del rap­por­to o del con­to fi­na­li.

Capo terzo: Del ricovero a scopo di assistenza

Art. 426  

A. Mi­su­re

I. Ri­co­ve­ro a sco­po di cu­ra o di as­si­sten­za

 

1 Una per­so­na che sof­fre di una tur­ba psi­chi­ca o di una di­sa­bi­li­tà men­ta­le o ver­sa in un gra­ve sta­to di ab­ban­do­no può es­se­re ri­co­ve­ra­ta in un isti­tu­to ido­neo se le cu­re o l’as­si­sten­za ne­ces­sa­rie non pos­so­no es­ser­le pre­sta­te al­tri­men­ti.

2 L’one­re che sop­por­ta­no i con­giun­ti e i ter­zi e la lo­ro pro­te­zio­ne de­vo­no es­se­re con­si­de­ra­ti.

3 L’in­te­res­sa­to è di­mes­so non ap­pe­na le con­di­zio­ni per il ri­co­ve­ro non sia­no più adem­piu­te.

4 L’in­te­res­sa­to o una per­so­na a lui vi­ci­na può chie­de­re la di­mis­sio­ne in ogni tem­po. La de­ci­sio­ne su que­sta ri­chie­sta è pre­sa sen­za in­du­gio.

Art. 427  

II. Per­ma­nen­za coat­ta di per­so­ne ri­co­ve­ra­te vo­lon­ta­ria­men­te

 

1 Chi sof­fre di una tur­ba psi­chi­ca e vuo­le la­scia­re un isti­tu­to nel qua­le è en­tra­to vo­lon­ta­ria­men­te può es­ser­vi trat­te­nu­to fi­no a un mas­si­mo di tre gior­ni dal­la di­re­zio­ne me­di­ca dell’isti­tu­to se:

1.
espo­ne a pe­ri­co­lo la pro­pria in­te­gri­tà fi­si­ca o la pro­pria vi­ta; o
2.
espo­ne a se­rio pe­ri­co­lo la vi­ta o l’in­te­gri­tà fi­si­ca al­trui.

2 Sal­vo che sus­si­sta una de­ci­sio­ne di ri­co­ve­ro ese­cu­ti­va, al­la sca­den­za del ter­mi­ne l’in­te­res­sa­to può la­scia­re l’isti­tu­to.

3 L’in­te­res­sa­to è re­so at­ten­to per scrit­to al suo di­rit­to di adi­re il giu­di­ce.

Art. 428  

B. Com­pe­ten­za per il ri­co­ve­ro e la di­mis­sio­ne

I. Au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti

 

1 L’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti è com­pe­ten­te per or­di­na­re il ri­co­ve­ro e la di­mis­sio­ne.

2 In sin­go­li ca­si può de­le­ga­re all’isti­tu­to la com­pe­ten­za in ma­te­ria di di­mis­sio­ne.

Art. 429  

II. Me­di­ci

1. Com­pe­ten­za

 

1 I Can­to­ni pos­so­no de­si­gna­re me­di­ci abi­li­ta­ti a or­di­na­re, in ag­giun­ta all’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti, un ri­co­ve­ro per una du­ra­ta sta­bi­li­ta dal di­rit­to can­to­na­le. Que­sta du­ra­ta non può ec­ce­de­re le sei set­ti­ma­ne.

2 Il ri­co­ve­ro or­di­na­to dal me­di­co ter­mi­na al più tar­di al­la sca­den­za del­la du­ra­ta sta­bi­li­ta, sem­pre che non sus­si­sta una de­ci­sio­ne di ri­co­ve­ro ese­cu­ti­va dell’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti.

3 L’isti­tu­to de­ci­de sul­la di­mis­sio­ne.

Art. 430  

2. Pro­ce­du­ra

 

1 Il me­di­co in per­so­na esa­mi­na l’in­te­res­sa­to e lo sen­te.

2 La de­ci­sio­ne di ri­co­ve­ro con­tie­ne al­me­no le se­guen­ti in­di­ca­zio­ni:

1.
il luo­go e la da­ta dell’esa­me;
2.
il no­me del me­di­co;
3.
la dia­gno­si, i mo­ti­vi e l’obiet­ti­vo del ri­co­ve­ro;
4.
l’in­di­ca­zio­ne dei mez­zi d’im­pu­gna­zio­ne.

3 Sal­vo che il me­di­co o il giu­di­ce com­pe­ten­te de­ci­da al­tri­men­ti, l’im­pu­gna­zio­ne non ha ef­fet­to so­spen­si­vo.

4 All’in­te­res­sa­to è con­se­gna­to un esem­pla­re del­la de­ci­sio­ne di ri­co­ve­ro; un al­tro esem­pla­re è esi­bi­to all’isti­tu­to al mo­men­to dell’am­mis­sio­ne dell’in­te­res­sa­to.

5 Per quan­to pos­si­bi­le, il me­di­co in­for­ma per scrit­to una per­so­na vi­ci­na all’in­te­res­sa­to sul ri­co­ve­ro e sul di­rit­to di adi­re il giu­di­ce.

Art. 431  

C. Ve­ri­fi­ca pe­rio­di­ca

 

1 Al più tar­di sei me­si do­po l’ini­zio del ri­co­ve­ro, l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti ac­cer­ta se le con­di­zio­ni del­lo stes­so so­no an­co­ra adem­piu­te e se l’isti­tu­to è an­co­ra ido­neo.

2 Nel cor­so dei sei me­si se­guen­ti ef­fet­tua una se­con­da ve­ri­fi­ca. In se­gui­to pro­ce­de al­la ve­ri­fi­ca quan­do sia ne­ces­sa­rio, ma al­me­no una vol­ta all’an­no.

Art. 432  

D. Per­so­na di fi­du­cia

 

Chi è ri­co­ve­ra­to in un isti­tu­to può de­si­gna­re una per­so­na di fi­du­cia che l’as­si­sta du­ran­te il sog­gior­no e fi­no al ter­mi­ne di tut­te le pro­ce­du­re con­nes­se.

Art. 433  

E. Prov­ve­di­men­ti me­di­ci in ca­so di tur­ba psi­chi­ca

I. Pia­no te­ra­peu­ti­co

 

1 Se una per­so­na è ri­co­ve­ra­ta in un isti­tu­to per il trat­ta­men­to di una tur­ba psi­chi­ca, il me­di­co cu­ran­te al­le­sti­sce per scrit­to un pia­no te­ra­peu­ti­co in col­la­bo­ra­zio­ne con lei e se del ca­so con la per­so­na di fi­du­cia.

2 Il me­di­co in­for­ma l’in­te­res­sa­to e la per­so­na di fi­du­cia su tut­te le cir­co­stan­ze es­sen­zia­li ri­guar­do ai prov­ve­di­men­ti me­di­ci pro­spet­ta­ti, in par­ti­co­la­re sui mo­ti­vi, l’obiet­ti­vo, il ge­ne­re, le mo­da­li­tà, i ri­schi e gli ef­fet­ti se­con­da­ri dei prov­ve­di­men­ti, sul­le con­se­guen­ze di un man­ca­to trat­ta­men­to non­ché su even­tua­li trat­ta­men­ti al­ter­na­ti­vi.

3 Il pia­no te­ra­peu­ti­co è sot­to­po­sto per con­sen­so all’in­te­res­sa­to. Se l’in­te­res­sa­to è in­ca­pa­ce di di­scer­ni­men­to, van­no con­si­de­ra­te le sue even­tua­li di­ret­ti­ve di pa­zien­te.

4 Il pia­no te­ra­peu­ti­co è ade­gua­to in fun­zio­ne de­gli svi­lup­pi del­la si­tua­zio­ne.

Art. 434  

II. Trat­ta­men­to in as­sen­za di con­sen­so

 

1 In as­sen­za del con­sen­so dell’in­te­res­sa­to, il me­di­co ca­po del re­par­to può or­di­na­re per scrit­to i prov­ve­di­men­ti me­di­ci pre­vi­sti nel pia­no te­ra­peu­ti­co se:

1.
l’omis­sio­ne del trat­ta­men­to espo­ne a se­rio dan­no la sa­lu­te dell’in­te­res­sa­to o espo­ne a se­rio pe­ri­co­lo la vi­ta o l’in­te­gri­tà fi­si­ca di ter­zi;
2.
l’in­te­res­sa­to è in­ca­pa­ce di di­scer­ni­men­to ri­guar­do al­la ne­ces­si­tà del trat­ta­men­to; e
3.
non vi è un al­tro prov­ve­di­men­to ade­gua­to che sia me­no in­ci­si­vo.

2 La de­ci­sio­ne è co­mu­ni­ca­ta per scrit­to all’in­te­res­sa­to e al­la per­so­na di fi­du­cia con l’in­di­ca­zio­ne dei mez­zi d’im­pu­gna­zio­ne.

Art. 435  

III. Si­tua­zio­ni d’ur­gen­za

 

1 In una si­tua­zio­ne d’ur­gen­za pos­so­no es­se­re im­me­dia­ta­men­te pre­si i prov­ve­di­men­ti me­di­ci in­di­spen­sa­bi­li per pro­teg­ge­re l’in­te­res­sa­to o i ter­zi.

2 Se all’isti­tu­to è no­to co­me la per­so­na vo­glia es­se­re cu­ra­ta, ne va te­nu­to con­to.

Art. 436  

IV. Col­lo­quio d’usci­ta

 

1 Se vi è pe­ri­co­lo di ri­ca­du­ta, pri­ma di di­met­te­re l’in­te­res­sa­to il me­di­co cu­ran­te ten­ta di con­cor­da­re con lui le li­nee fon­da­men­ta­li del trat­ta­men­to per l’even­tua­li­tà di un nuo­vo ri­co­ve­ro nell’isti­tu­to.

2 Il col­lo­quio d’usci­ta va do­cu­men­ta­to.

Art. 437  

V. Di­rit­to can­to­na­le

 

1 I Can­to­ni di­sci­pli­na­no l’as­si­sten­za e le cu­re suc­ces­si­ve al ri­co­ve­ro.

2 Pos­so­no pre­ve­de­re mi­su­re am­bu­la­to­ria­li.

Art. 438  

F. Mi­su­re re­strit­ti­ve del­la li­ber­tà di mo­vi­men­to

 

Al­le mi­su­re re­strit­ti­ve del­la li­ber­tà di mo­vi­men­to in se­no all’isti­tu­to si ap­pli­ca­no per ana­lo­gia le di­spo­si­zio­ni sul­la re­stri­zio­ne del­la li­ber­tà di mo­vi­men­to ne­gli isti­tu­ti di ac­co­glien­za o di cu­ra. È fat­to sal­vo il ri­cor­so al giu­di­ce.


Art. 439  

G. Ri­cor­so al giu­di­ce

 

1 L’in­te­res­sa­to o una per­so­na a lui vi­ci­na può, per scrit­to, adi­re il giu­di­ce com­pe­ten­te nei se­guen­ti ca­si:

1.
ri­co­ve­ro or­di­na­to dal me­di­co;
2.
per­ma­nen­za coat­ta di­spo­sta dall’isti­tu­to;
3.
ri­fiu­to del­la ri­chie­sta di di­mis­sio­ne da par­te dell’isti­tu­to;
4.
trat­ta­men­to di una tur­ba psi­chi­ca in as­sen­za di con­sen­so;
5.
mi­su­re re­strit­ti­ve del­la li­ber­tà di mo­vi­men­to.

2 Il ter­mi­ne per adi­re il giu­di­ce è di die­ci gior­ni dal­la co­mu­ni­ca­zio­ne del­la de­ci­sio­ne. Per le mi­su­re re­strit­ti­ve del­la li­ber­tà di mo­vi­men­to, il giu­di­ce può es­se­re adi­to in ogni tem­po.

3 La pro­ce­du­ra è ret­ta per ana­lo­gia dal­le di­spo­si­zio­ni sul­la pro­ce­du­ra di­nan­zi all’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria di re­cla­mo.

4 Ogni do­man­da che sol­le­ci­ta una de­ci­sio­ne giu­di­zia­ria è tra­smes­sa sen­za in­du­gio al giu­di­ce com­pe­ten­te.

Titolo dodicesimo: Dell’organizzazione

Capo primo: Delle autorità e della competenza per territorio

Art. 440  

A. Au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti

 

1 L’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti è un’au­to­ri­tà spe­cia­liz­za­ta. Es­sa è de­si­gna­ta dai Can­to­ni.

2 L’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti de­ci­de in col­le­gio di al­me­no tre mem­bri. I Can­to­ni pos­so­no pre­ve­de­re ec­ce­zio­ni per de­ter­mi­na­ti ca­si.

3 L’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti è an­che in­ve­sti­ta dei com­pi­ti dell’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne dei mi­no­ri.

Art. 441  

B. Au­to­ri­tà di vi­gi­lan­za

 

1 I Can­to­ni de­si­gna­no le au­to­ri­tà di vi­gi­lan­za.

2 Il Con­si­glio fe­de­ra­le può ema­na­re di­spo­si­zio­ni sul­la vi­gi­lan­za.

Art. 442  

C. Com­pe­ten­za per ter­ri­to­rio

 

1 È com­pe­ten­te l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti del do­mi­ci­lio dell’in­te­res­sa­to. Se è pen­den­te un pro­ce­di­men­to, la com­pe­ten­za per­ma­ne in ogni ca­so fi­no al­la chiu­su­ra del­lo stes­so.

2 Se vi è pe­ri­co­lo nel ri­tar­do, è pu­re com­pe­ten­te l’au­to­ri­tà del luo­go di di­mo­ra dell’in­te­res­sa­to. Se pren­de una mi­su­ra, es­sa ne in­for­ma l’au­to­ri­tà del do­mi­ci­lio.

3 Ri­guar­do a una cu­ra­te­la isti­tui­ta a cau­sa d’as­sen­za dell’in­te­res­sa­to è pu­re com­pe­ten­te l’au­to­ri­tà del luo­go do­ve la mag­gior par­te dei be­ni era am­mi­ni­stra­ta o è per­ve­nu­ta all’in­te­res­sa­to.

4 I Can­to­ni han­no di­rit­to di di­spor­re che, ri­guar­do ai lo­ro pro­pri cit­ta­di­ni do­mi­ci­lia­ti nel Can­to­ne, sia com­pe­ten­te l’au­to­ri­tà del luo­go di ori­gi­ne in­ve­ce di quel­la del do­mi­ci­lio, sem­pre che l’as­si­sten­za de­gli in­di­gen­ti spet­ti in tut­to o in par­te al Co­mu­ne di ori­gi­ne.

5 Se una per­so­na sot­to­po­sta a una mi­su­ra cam­bia do­mi­ci­lio, l’au­to­ri­tà del nuo­vo luo­go di do­mi­ci­lio si in­ve­ste sen­za in­du­gio del­la mi­su­ra, sal­vo che mo­ti­vi gra­vi vi si op­pon­ga­no.

Capo secondo: Della procedura

Sezione prima: Davanti all’autorità di protezione degli adulti

Art. 443  

A. Di­rit­ti e ob­bli­ghi di av­vi­so

 

1 Quan­do una per­so­na pa­re bi­so­gno­sa d’aiu­to, chiun­que può av­vi­sar­ne l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti. So­no fat­te sal­ve le di­spo­si­zio­ni sul se­gre­to pro­fes­sio­na­le.

2 Chiun­que, nel­lo svol­gi­men­to di un’at­ti­vi­tà uf­fi­cia­le, ap­pren­de che una per­so­na ver­sa in ta­li con­di­zio­ni è te­nu­to ad av­vi­sar­ne l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti se non può ri­me­diar­vi nell’am­bi­to del­la sua at­ti­vi­tà. So­no fat­te sal­ve le di­spo­si­zio­ni sul se­gre­to pro­fes­sio­na­le.453

3 I Can­to­ni pos­so­no pre­ve­de­re ul­te­rio­ri ob­bli­ghi di av­vi­so.454

453 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I del­la LF del 15 dic. 2017 (Pro­te­zio­ne dei mi­no­ren­ni), in vi­go­re dal 1° gen. 2019 (RU 2018 2947; FF 2015 2751).

454 In­tro­dot­to dal n. I del­la LF del 15 dic. 2017 (Pro­te­zio­ne dei mi­no­ren­ni), in vi­go­re dal 1° gen. 2019 (RU 2018 2947; FF 2015 2751).

Art. 444  

B. Esa­me del­la com­pe­ten­za

 

1 L’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti esa­mi­na d’uf­fi­cio la pro­pria com­pe­ten­za.

2 Se non si ri­tie­ne com­pe­ten­te, es­sa ri­met­te sen­za in­du­gio il ca­so all’au­to­ri­tà che con­si­de­ra com­pe­ten­te.

3 Se du­bi­ta di es­se­re com­pe­ten­te, pro­ce­de a uno scam­bio di opi­nio­ni con l’au­to­ri­tà che po­treb­be es­ser­lo.

4 Se lo scam­bio di opi­nio­ni non con­sen­te di ad­di­ve­ni­re a un’in­te­sa, l’au­to­ri­tà pre­ven­ti­va­men­te adi­ta sot­to­po­ne la que­stio­ne del­la pro­pria com­pe­ten­za all’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria di re­cla­mo.

Art. 445  

C. Prov­ve­di­men­ti cau­te­la­ri

 

1 L’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti pren­de, ad istan­za di una per­so­na che par­te­ci­pa al pro­ce­di­men­to o d’uf­fi­cio, tut­ti i prov­ve­di­men­ti cau­te­la­ri ne­ces­sa­ri per la du­ra­ta del pro­ce­di­men­to. Può in par­ti­co­la­re or­di­na­re a ti­to­lo cau­te­la­re una mi­su­ra di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti.

2 In ca­so di par­ti­co­la­re ur­gen­za, l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti può im­me­dia­ta­men­te pren­de­re prov­ve­di­men­ti cau­te­la­ri sen­za sen­ti­re le per­so­ne che par­te­ci­pa­no al pro­ce­di­men­to. Nel con­tem­po dà lo­ro l’op­por­tu­ni­tà di pre­sen­ta­re os­ser­va­zio­ni; in se­gui­to pren­de una nuo­va de­ci­sio­ne.

3 Le de­ci­sio­ni in ma­te­ria di prov­ve­di­men­ti cau­te­la­ri pos­so­no es­se­re im­pu­gna­te con re­cla­mo en­tro die­ci gior­ni dal­la lo­ro co­mu­ni­ca­zio­ne.

Art. 446  

D. Prin­ci­pi pro­ce­du­ra­li

 

1 L’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti esa­mi­na d’uf­fi­cio i fat­ti.

2 Es­sa rac­co­glie le in­for­ma­zio­ni oc­cor­ren­ti e as­su­me le pro­ve ne­ces­sa­rie. Può in­ca­ri­ca­re de­gli ac­cer­ta­men­ti una per­so­na o un ser­vi­zio ido­nei. Se ne­ces­sa­rio or­di­na che uno spe­cia­li­sta ef­fet­tui una pe­ri­zia.

3 L’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti non è vin­co­la­ta dal­le con­clu­sio­ni del­le per­so­ne che par­te­ci­pa­no al pro­ce­di­men­to.

4 Ap­pli­ca d’uf­fi­cio il di­rit­to.

Art. 447  

E. Au­di­zio­ne

 

1 L’in­te­res­sa­to è sen­ti­to per­so­nal­men­te, sem­pre che ciò non ap­pa­ia spro­por­zio­na­to.

2 Di re­go­la, in ca­so di ri­co­ve­ro a sco­po di as­si­sten­za l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti sen­te col­le­gial­men­te l’in­te­res­sa­to.

Art. 448  

F. Ob­bli­go di col­la­bo­ra­re e as­si­sten­za am­mi­ni­stra­ti­va

 

1 Le per­so­ne che par­te­ci­pa­no al pro­ce­di­men­to e i ter­zi so­no te­nu­ti a col­la­bo­ra­re all’ac­cer­ta­men­to dei fat­ti. L’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti pren­de le di­spo­si­zio­ni ne­ces­sa­rie per la sal­va­guar­dia di in­te­res­si de­gni di pro­te­zio­ne. Se ne­ces­sa­rio, or­di­na l’ese­cu­zio­ne coat­ti­va dell’ob­bli­go di col­la­bo­ra­re.

2 I me­di­ci, i den­ti­sti, i far­ma­ci­sti, le le­va­tri­ci, i chi­ro­pra­ti­ci e gli psi­co­lo­gi, non­ché i lo­ro au­si­lia­ri, so­no te­nu­ti a col­la­bo­ra­re sol­tan­to se so­no sta­ti au­to­riz­za­ti a far­lo dal ti­to­la­re del se­gre­to o se, su lo­ro ri­chie­sta o su ri­chie­sta dell’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti, l’au­to­ri­tà su­pe­rio­re o l’au­to­ri­tà di vi­gi­lan­za li ha li­be­ra­ti dal se­gre­to pro­fes­sio­na­le.455

3 Non so­no te­nu­ti a col­la­bo­ra­re gli ec­cle­sia­sti­ci, gli av­vo­ca­ti, i di­fen­so­ri e i me­dia­to­ri, non­ché gli ex cu­ra­to­ri che ave­va­no pa­tro­ci­na­to l’in­te­res­sa­to nel pro­ce­di­men­to.

4 Le au­to­ri­tà am­mi­ni­stra­ti­ve e giu­di­zia­rie con­se­gna­no gli at­ti ne­ces­sa­ri, fan­no rap­por­to e for­ni­sco­no in­for­ma­zio­ni, sem­pre che non vi si op­pon­ga­no in­te­res­si de­gni di pro­te­zio­ne.

455 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I del­la LF del 15 dic. 2017 (Pro­te­zio­ne dei mi­no­ren­ni), in vi­go­re dal 1° gen. 2019 (RU 2018 2947; FF 2015 2751).

Art. 449  

G. Ri­co­ve­ro per pe­ri­zia

 

1 Se è in­di­spen­sa­bi­le una pe­ri­zia psi­chia­tri­ca che non può es­se­re ese­gui­ta am­bu­la­to­rial­men­te, per ef­fet­tuar­la l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti ri­co­ve­ra l’in­te­res­sa­to in un isti­tu­to ade­gua­to.

2 Le di­spo­si­zio­ni sul­la pro­ce­du­ra in ca­so di ri­co­ve­ro a sco­po di as­si­sten­za si ap­pli­ca­no per ana­lo­gia.

Art. 449a  

H. De­si­gna­zio­ne di un rap­pre­sen­tan­te

 

Se ne­ces­sa­rio, l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti or­di­na che l’in­te­res­sa­to sia rap­pre­sen­ta­to da un cu­ra­to­re, esper­to in que­stio­ni as­si­sten­zia­li e giu­ri­di­che.

Art. 449b  

I. Con­sul­ta­zio­ne de­gli at­ti

 

1 Le per­so­ne che par­te­ci­pa­no al pro­ce­di­men­to han­no di­rit­to di con­sul­ta­re gli at­ti, sal­vo che in­te­res­si pre­pon­de­ran­ti vi si op­pon­ga­no.

2 L’at­to la cui con­sul­ta­zio­ne è sta­ta ne­ga­ta a una per­so­na che par­te­ci­pa al pro­ce­di­men­to può es­se­re uti­liz­za­to sol­tan­to qua­lo­ra l’au­to­ri­tà glie­ne ab­bia co­mu­ni­ca­to oral­men­te o per scrit­to il con­te­nu­to es­sen­zia­le per il ca­so.

Art. 449c  

J. Ob­bli­go di co­mu­ni­ca­zio­ne

 

L’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti co­mu­ni­ca all’uf­fi­cio del­lo sta­to ci­vi­le se:

1.
sot­to­po­ne una per­so­na a cu­ra­te­la ge­ne­ra­le a cau­sa di du­re­vo­le in­ca­pa­ci­tà di di­scer­ni­men­to;
2.
per una per­so­na du­re­vol­men­te in­ca­pa­ce di di­scer­ni­men­to pren­de ef­fet­to un man­da­to pre­cau­zio­na­le.

Sezione seconda: Davanti all’autorità giudiziaria di reclamo

Art. 450  

A. Og­get­to del re­cla­mo e le­git­ti­ma­zio­ne at­ti­va

 

1 Le de­ci­sio­ni dell’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti pos­so­no es­se­re im­pu­gna­te con re­cla­mo da­van­ti al giu­di­ce com­pe­ten­te.

2 So­no le­git­ti­ma­te al re­cla­mo:

1.
le per­so­ne che par­te­ci­pa­no al pro­ce­di­men­to;
2.
le per­so­ne vi­ci­ne all’in­te­res­sa­to;
3.
le per­so­ne che han­no un in­te­res­se giu­ri­di­ca­men­te pro­tet­to all’an­nul­la­men­to o al­la mo­di­fi­ca del­la de­ci­sio­ne im­pu­gna­ta.

3 Il re­cla­mo va pre­sen­ta­to al giu­di­ce per scrit­to e mo­ti­va­to.

Art. 450a  

B. Mo­ti­vi di re­cla­mo

 

1 Il re­cla­man­te può cen­su­ra­re:

1.
la vio­la­zio­ne del di­rit­to;
2.
l’ac­cer­ta­men­to ine­sat­to o in­com­ple­to di fat­ti giu­ri­di­ca­men­te ri­le­van­ti;
3.
l’ina­de­gua­tez­za.

2 Può es­se­re in­ter­po­sto re­cla­mo an­che per de­ne­ga­ta o ri­tar­da­ta giu­sti­zia.

Art. 450b  

C. Ter­mi­ne di re­cla­mo

 

1 Il ter­mi­ne di re­cla­mo è di tren­ta gior­ni dal­la co­mu­ni­ca­zio­ne del­la de­ci­sio­ne. Lo stes­so ter­mi­ne si ap­pli­ca an­che al­le per­so­ne le­git­ti­ma­te al re­cla­mo al­le qua­li la de­ci­sio­ne non de­ve es­se­re co­mu­ni­ca­ta.

2 In ma­te­ria di ri­co­ve­ro a sco­po di as­si­sten­za il ter­mi­ne di re­cla­mo è di die­ci gior­ni dal­la co­mu­ni­ca­zio­ne del­la de­ci­sio­ne.

3 Il re­cla­mo per de­ne­ga­ta o ri­tar­da­ta giu­sti­zia può es­se­re in­ter­po­sto in ogni tem­po.

Art. 450c  

D. Ef­fet­to so­spen­si­vo

 

Il re­cla­mo ha ef­fet­to so­spen­si­vo, sal­vo che l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti o l’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria di re­cla­mo di­spon­ga al­tri­men­ti.

Art. 450d  

E. Os­ser­va­zio­ni dell’au­to­ri­tà in­fe­rio­re e rie­sa­me

 

1 L’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria di re­cla­mo dà all’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti l’op­por­tu­ni­tà di pre­sen­ta­re le pro­prie os­ser­va­zio­ni.

2 In­ve­ce di pre­sen­ta­re le pro­prie os­ser­va­zio­ni, l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti può rie­sa­mi­na­re la de­ci­sio­ne im­pu­gna­ta.

Art. 450e  

F. Di­spo­si­zio­ni par­ti­co­la­ri per il ri­co­ve­ro a sco­po di as­si­sten­za

 

1 Il re­cla­mo con­tro una de­ci­sio­ne in ma­te­ria di ri­co­ve­ro a sco­po di as­si­sten­za non de­ve es­se­re mo­ti­va­to.

2 Il re­cla­mo non ha ef­fet­to so­spen­si­vo, sal­vo che l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti o l’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria di re­cla­mo di­spon­ga al­tri-men­ti.

3 In ca­so di tur­be psi­chi­che la de­ci­sio­ne è pre­sa sul­la ba­se del­la pe­ri­zia di uno spe­cia­li­sta.

4 Di re­go­la, l’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria di re­cla­mo sen­te col­le­gial­men­te l’in­te­res­sa­to. Se ne­ces­sa­rio, or­di­na che l’in­te­res­sa­to sia rap­pre­sen­ta­to da un cu­ra­to­re, esper­to in que­stio­ni as­si­sten­zia­li e giu­ri­di­che.

5 Di re­go­la, l’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria di re­cla­mo de­ci­de en­tro cin­que gior­ni fe­ria­li dal ri­ce­vi­men­to del re­cla­mo.

Sezione terza: Disposizione comune

Art. 450f  
 

Per il re­sto si ap­pli­ca­no per ana­lo­gia le di­spo­si­zio­ni del di­rit­to pro­ces­sua­le ci­vi­le, sal­vo che il di­rit­to can­to­na­le di­spon­ga al­tri­men­ti.

Sezione quarta: Dell’esecuzione

Art. 450g  
 

1 L’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti ese­gue le de­ci­sio­ni su do­man­da o d’uf­fi­cio.

2 Se l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti o l’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria di re­cla­mo ha già or­di­na­to mi­su­re di ese­cu­zio­ne nel­la de­ci­sio­ne, la stes­sa può es­se­re ese­gui­ta di­ret­ta­men­te.

3 Se ne­ces­sa­rio, la per­so­na in­ca­ri­ca­ta dell’ese­cu­zio­ne può chie­de­re l’in­ter­ven­to del­la po­li­zia. Di re­go­la, le mi­su­re coer­ci­ti­ve di­ret­te van­no pre­via­men­te com­mi­na­te.

Capo terzo: Dei rapporti con i terzi e dell’obbligo di collaborazione

Art. 451  

A. Ob­bli­go di di­scre­zio­ne e in­for­ma­zio­ne

 

1 L’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti è te­nu­ta al­la di­scre­zio­ne, sal­vo che in­te­res­si pre­pon­de­ran­ti vi si op­pon­ga­no.

2 Chi ren­de ve­ro­si­mi­le un in­te­res­se può chie­de­re all’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti se sus­si­ste una mi­su­ra di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti e qua­li ne sia­no gli ef­fet­ti.

Art. 452  

B. Ef­fet­to del­le mi­su­re nei con­fron­ti dei ter­zi

 

1 Le mi­su­re di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti so­no op­po­ni­bi­li an­che ai ter­zi di buo­na fe­de.

2 Se la cu­ra­te­la li­mi­ta l’eser­ci­zio dei di­rit­ti ci­vi­li dell’in­te­res­sa­to, ai de­bi­to­ri va co­mu­ni­ca­to che la lo­ro pre­sta­zio­ne ha ef­fet­to li­be­ra­to­rio sol­tan­to se è fat­ta al cu­ra­to­re. Pri­ma di ta­le co­mu­ni­ca­zio­ne, la cu­ra­te­la non è op­po­ni­bi­le ai de­bi­to­ri di buo­na fe­de.

3 Se una per­so­na sot­to­po­sta a una mi­su­ra di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti ha in­dot­to al­tri a cre­de­re er­ro­nea­men­te che pos­sie­de l’eser­ci­zio dei di­rit­ti ci­vi­li, es­sa ri­spon­de del dan­no che gli ha ca­gio­na­to in tal mo­do.

Art. 453  

C. Ob­bli­go di col­la­bo­ra­zio­ne

 

1 Se una per­so­na bi­so­gno­sa d’aiu­to ri­schia se­ria­men­te di espor­re sé stes­sa a pe­ri­co­lo o di com­met­te­re un cri­mi­ne o un de­lit­to ca­gio­nan­do ad al­tri un gra­ve dan­no fi­si­co, mo­ra­le o ma­te­ria­le, l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti, i ser­vi­zi in­te­res­sa­ti e la po­li­zia si pre­sta­no re­ci­pro­ca col­la­bo­ra­zio­ne.

2 In tal ca­so le per­so­ne te­nu­te al se­gre­to d’uf­fi­cio o al se­gre­to pro­fes­sio­na­le han­no di­rit­to di in­for­ma­re l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti.

Capo quarto: Della responsabilità

Art. 454  

A. Prin­ci­pio

 

1 Chiun­que è le­so da at­ti od omis­sio­ni il­le­ci­ti nell’am­bi­to di una mi­su­ra uf­fi­cia­le di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti ha di­rit­to al ri­sar­ci­men­to del dan­no e, sem­pre che la gra­vi­tà del­la le­sio­ne lo giu­sti­fi­chi, al­la ri­pa­ra­zio­ne mo­ra­le.

2 Lo stes­so di­rit­to sus­si­ste al­lor­quan­do l’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne de­gli adul­ti o l’au­to­ri­tà di vi­gi­lan­za ha agi­to il­le­ci­ta­men­te ne­gli al­tri set­to­ri del­la pro­te­zio­ne de­gli adul­ti.

3 Il Can­to­ne è re­spon­sa­bi­le; la per­so­na le­sa non ha di­rit­to al ri­sar­ci­men­to nei con­fron­ti del­la per­so­na che ha ca­gio­na­to il dan­no.

4 Il re­gres­so del Can­to­ne con­tro la per­so­na che ha ca­gio­na­to il dan­no è ret­to dal di­rit­to can­to­na­le.

Art. 455  

B. Pre­scri­zio­ne

 

1 Il di­rit­to al ri­sar­ci­men­to del dan­no o al­la ri­pa­ra­zio­ne mo­ra­le si pre­scri­ve se­con­do le di­spo­si­zio­ni del Co­di­ce del­le ob­bli­ga­zio­ni456 su­gli at­ti il­le­ci­ti.457

2 Se il fat­to com­mes­so dal­la per­so­na che ha ca­gio­na­to il dan­no co­sti­tui­sce un fat­to pu­ni­bi­le, il di­rit­to al ri­sar­ci­men­to del dan­no o al­la ri­pa­ra­zio­ne mo­ra­le si pre­scri­ve al più pre­sto al­la sca­den­za del ter­mi­ne di pre­scri­zio­ne dell’azio­ne pe­na­le. Se la pre­scri­zio­ne dell’azio­ne pe­na­le si estin­gue a se­gui­to di una sen­ten­za pe­na­le di pri­ma istan­za, es­so si pre­scri­ve al più pre­sto in tre an­ni dal­la co­mu­ni­ca­zio­ne del­la sen­ten­za.458

3 Se la le­sio­ne ri­sul­ta dall’ema­na­zio­ne o dall’ese­cu­zio­ne di una mi­su­ra per­ma­nen­te, la pre­scri­zio­ne del di­rit­to nei con­fron­ti del Can­to­ne non co­min­cia pri­ma che la mi­su­ra stes­sa de­ca­da o sia con­ti­nua­ta da un al­tro Can­to­ne.

456 RS 220

457 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 3 del­la LF del 15 giu. 2018 (Re­vi­sio­ne del­la di­sci­pli­na del­la pre­scri­zio­ne), in vi­go­re dal 1° gen. 2020 (RU 20185343; FF 2014 211).

458 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 3 del­la LF del 15 giu. 2018 (Re­vi­sio­ne del­la di­sci­pli­na del­la pre­scri­zio­ne), in vi­go­re dal 1° gen. 2020 (RU 20185343; FF 2014 211).

Art. 456  

C. Re­spon­sa­bi­li­tà se­con­do le nor­me sul man­da­to

 

La re­spon­sa­bi­li­tà del man­da­ta­rio de­si­gna­to con man­da­to pre­cau­zio­na­le, non­ché quel­la del co­niu­ge o del part­ner re­gi­stra­to di una per­so­na in­ca­pa­ce di di­scer­ni­men­to ov­ve­ro quel­la del rap­pre­sen­tan­te in ca­so di prov­ve­di­men­ti me­di­ci è ret­ta dal­le di­spo­si­zio­ni del Co­di­ce del­le ob­bli­ga­zio­ni459 sul man­da­to, sem­pre che gli stes­si non sia­no in­ve­sti­ti di una cu­ra­te­la.

Libro terzo: Del diritto successorio

Parte prima: Degli eredi

Titolo tredicesimo: Degli eredi legittimi 460

460Nuovo testo giusta il n. I 2 della LF del 5 ott. 1984, in vigore dal 1° gen. 1988 (RU 1986 122153art. 1; FF 1979 II 1119).

Art. 457  

A. Ere­di pa­ren­ti

I. Di­scen­den­ti

 

1 I pros­si­mi ere­di del de­fun­to so­no i suoi di­scen­den­ti.

2 I fi­gli suc­ce­do­no in par­ti ugua­li.

3 I fi­gli pre­mor­ti so­no rap­pre­sen­ta­ti dai lo­ro di­scen­den­ti, i qua­li suc­ce­do­no per stir­pe in cia­scun gra­do.

Art. 458  

II. Stir­pe dei ge­ni­to­ri

 

1 Se il de­fun­to non la­scia di­scen­den­ti, l’ere­di­tà si de­vol­ve ai pa­ren­ti del­la stir­pe dei ge­ni­to­ri.

2 Il pa­dre e la ma­dre suc­ce­do­no in par­ti egua­li.

3 Il pa­dre e la ma­dre pre­mor­ti so­no rap­pre­sen­ta­ti dai lo­ro di­scen­den­ti, i qua­li suc­ce­do­no per stir­pe in cia­scun gra­do.

4 Se non vi so­no di­scen­den­ti di una li­nea, tut­ta la suc­ces­sio­ne è de­vo­lu­ta agli ere­di dell’al­tra li­nea.

Art. 459  

III. Stir­pe de­gli avi

 

1 Se il de­fun­to non la­scia né di­scen­den­ti né ere­di del­la stir­pe dei ge­ni­to­ri, l’ere­di­tà è de­vo­lu­ta ai pa­ren­ti del­la stir­pe de­gli avi.

2 Se al de­fun­to so­prav­vi­vo­no gli avi del­le li­nee pa­ter­na e ma­ter­na, es­si suc­ce­do­no in ogni li­nea in par­ti egua­li.

3 L’avo e l’ava pre­mor­ti so­no rap­pre­sen­ta­ti dai lo­ro di­scen­den­ti, i qua­li suc­ce­do­no per stir­pe in cia­scun gra­do.

4 Es­sen­do pre­mor­to l’avo o l’ava del­la li­nea pa­ter­na o del­la li­nea ma­ter­na sen­za la­scia­re di­scen­den­ti pro­pri, l’in­te­ra me­tà è de­vo­lu­ta agli al­tri ere­di del­la me­de­si­ma li­nea.

5 Se non vi so­no ere­di del­la li­nea pa­ter­na o ma­ter­na, l’in­te­ra ere­di­tà è de­vo­lu­ta agli ere­di dell’al­tra li­nea.

Art. 460461  

IV. Esten­sio­ne del di­rit­to di suc­ces­sio­ne

 

Il di­rit­to di suc­ces­sio­ne dei pa­ren­ti ces­sa con la stir­pe de­gli avi.

461Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I 2 del­la LF del 5 ott. 1984, in vi­go­re dal 1° gen. 1988 (RU 1986 122153art. 1; FF 1979 II 1119).

Art. 461462  
 


462Abro­ga­to dal n. I 2 del­la LF del 25 giu. 1976, con ef­fet­to dal 1° gen. 1978 (RU 1977 237; FF 1974 II 1).

Art. 462464  

B. Co­niu­ge su­per­sti­te e part­ner re­gi­stra­to su­per­sti­te

 

Il co­niu­ge su­per­sti­te o il part­ner re­gi­stra­to su­per­sti­te ri­ce­ve:465

1.
in con­cor­so con i di­scen­den­ti, la me­tà del­la suc­ces­sio­ne;
2.
in con­cor­so con ere­di del­la stir­pe dei ge­ni­to­ri, tre quar­ti del­la suc­ces­sio­ne;
3.
se non vi so­no né di­scen­den­ti né ere­di del­la stir­pe dei ge­ni­to­ri, l’in­te­ra suc­ces­sio­ne.

464Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I 2 del­la LF del 5 ott. 1984, in vi­go­re dal 1° gen. 1988 (RU 1986 122153art. 1; FF 1979 II 1119).

465 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 8 del­la L del 18 giu. 2004 sull’unio­ne do­me­sti­ca re­gi­stra­ta, in vi­go­re dal 1° gen. 2007 (RU 20055685; FF 20031165).

Art. 463 e 464466  
 

466Abro­ga­ti dal n. I 2 del­la LF del 5 ott. 1984, con ef­fet­to dal 1° gen. 1988 (RU 1986 122; FF 1979 II 1119).

Art. 465467  

C. ...

 

467Abro­ga­to dal n. I 3 del­la LF del 30 giu. 1972, con ef­fet­to dal 1° apr. 1973 (RU 1972 2653; FF 1971 II 85). Ve­di non­di­me­no l’art. 12adel ti­to­lo fi­na­le.

Art. 466468  

D. En­ti pub­bli­ci

 

Se il de­fun­to non la­scia ere­di, la suc­ces­sio­ne è de­vo­lu­ta al Can­to­ne in cui egli ha avu­to l’ul­ti­mo do­mi­ci­lio od al Co­mu­ne de­si­gna­to dal di­rit­to di que­sto Can­to­ne.

468Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I 2 del­la LF del 5 ott. 1984, in vi­go­re dal 1° gen. 1988 (RU 1986 122153art. 1; FF 1979 II 1119).

Titolo quattordicesimo: Delle disposizioni a causa di morte

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