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Capitolo 1: Disposizioni generali

Art. 150 Oggetto della prova  

1 Og­get­to del­la pro­va so­no i fat­ti con­tro­ver­si, se giu­ri­di­ca­men­te ri­le­van­ti.

2 Pos­so­no pu­re es­se­re og­get­to del­la pro­va l’uso e gli usi lo­ca­li e, in ca­so di con­tro­ver­sie pa­tri­mo­nia­li, il di­rit­to stra­nie­ro.

Art. 151 Fatti notori  

I fat­ti di pub­bli­ca no­to­rie­tà o co­mun­que no­ti al giu­di­ce, co­me pu­re le no­zio­ni di fat­to del­la co­mu­ne espe­rien­za non de­vo­no es­se­re pro­va­ti.

Art. 152 Diritto alla prova  

1 Ogni par­te può pre­ten­de­re che il giu­di­ce as­su­ma tut­ti i per­ti­nen­ti mez­zi di pro­va of­fer­ti tem­pe­sti­va­men­te e nel­le for­me pre­scrit­te.

2 Il giu­di­ce pren­de in con­si­de­ra­zio­ne mez­zi di pro­va ot­te­nu­ti il­le­ci­ta­men­te sol­tan­to se l’in­te­res­se all’ac­cer­ta­men­to del­la ve­ri­tà pre­va­le.

Art. 153 Prove raccolte d’ufficio  

1 Il giu­di­ce prov­ve­de d’uf­fi­cio al­la rac­col­ta di pro­ve nel­le cau­se in cui i fat­ti de­vo­no es­se­re ac­cer­ta­ti d’uf­fi­cio.

2 Il giu­di­ce può, d’uf­fi­cio, rac­co­glie­re pro­ve qua­lo­ra sus­si­sta­no no­te­vo­li dub­bi cir­ca un fat­to non con­tro­ver­so.

Art. 154 Ordinanze sulle prove  

Pri­ma dell’as­sun­zio­ne del­le pro­ve so­no ema­na­te le ne­ces­sa­rie or­di­nan­ze sul­le pro­ve. Nel­le stes­se so­no se­gna­ta­men­te in­di­ca­ti i mez­zi di pro­va am­mes­si ed è sta­bi­li­to a qua­le par­te in­com­be la pro­va o la con­tro­pro­va ri­guar­do a da­ti fat­ti. Le or­di­nan­ze sul­le pro­ve pos­so­no es­se­re mo­di­fi­ca­te o com­ple­ta­te in ogni tem­po.

Art. 155 Assunzione delle prove  

1 L’as­sun­zio­ne del­le pro­ve può es­se­re de­le­ga­ta a uno o più mem­bri del tri­bu­na­le.

2 L’as­sun­zio­ne del­le pro­ve av­vie­ne tut­ta­via a cu­ra dell’in­te­ro tri­bu­na­le se una par­te lo ri­chie­de per gra­vi mo­ti­vi.

3 Le par­ti han­no il di­rit­to di par­te­ci­pa­re all’as­sun­zio­ne del­le pro­ve.

Art. 156 Tutela di interessi degni di protezione  

Se l’as­sun­zio­ne del­le pro­ve ri­schia di pre­giu­di­ca­re in­te­res­si de­gni di pro­te­zio­ne di una par­te o di ter­zi, co­me in par­ti­co­la­re se­gre­ti d’af­fa­ri, il giu­di­ce pren­de i prov­ve­di­men­ti ne­ces­sa­ri a lo­ro tu­te­la.

Art. 157 Libero apprezzamento delle prove  

Il giu­di­ce fon­da il pro­prio con­vin­ci­men­to ap­prez­zan­do li­be­ra­men­te le pro­ve.

Art. 158 Assunzione di prove a titolo cautelare  

1 Il giu­di­ce pro­ce­de all’as­sun­zio­ne di pro­ve a ti­to­lo cau­te­la­re qua­lo­ra:

a.
la leg­ge au­to­riz­zi una par­te a ri­chie­der­la; op­pu­re
b.
la par­te in­stan­te ren­da ve­ro­si­mi­le che i mez­zi di pro­va sia­no espo­sti a pe­ri­co­lo o che sus­si­sta un in­te­res­se de­gno di pro­te­zio­ne.

2 Si ap­pli­ca­no le di­spo­si­zio­ni in ma­te­ria di prov­ve­di­men­ti cau­te­la­ri.

Art. 159 Organi di persone giuridiche  

Se una per­so­na giu­ri­di­ca è par­te, nel­la pro­ce­du­ra pro­ba­to­ria i suoi or­ga­ni so­no trat­ta­ti co­me una par­te.

Capitolo 2: Obbligo di cooperazione e diritto di rifiutarsi di cooperare

Sezione 1: Disposizioni generali

Art. 160 Obbligo di cooperazione  

1 Le par­ti e i ter­zi so­no te­nu­ti a coo­pe­ra­re all’as­sun­zio­ne del­le pro­ve. De­vo­no in par­ti­co­la­re:

a.
in qua­li­tà di par­te o te­sti­mo­ne, di­re la ve­ri­tà;
b.63
pro­dur­re do­cu­men­ti; so­no ec­cet­tua­ti i do­cu­men­ti ine­ren­ti ai con­tat­ti tra una par­te o un ter­zo e un av­vo­ca­to au­to­riz­za­to a eser­ci­ta­re la rap­pre­sen­tan­za pro­fes­sio­na­le in giu­di­zio o un con­su­len­te in bre­vet­ti ai sen­si dell’ar­ti­co­lo 2 del­la leg­ge del 20 mar­zo 200964 sui con­su­len­ti in bre­vet­ti;
c.
tol­le­ra­re l’ispe­zio­ne ocu­la­re del­la lo­ro per­so­na o dei lo­ro be­ni da par­te di un con­su­len­te tec­ni­co.

2 Il giu­di­ce de­ci­de se­con­do il pro­prio ap­prez­za­men­to in me­ri­to all’ob­bli­go di coo­pe­ra­zio­ne dei mi­no­ri. Pren­de in con­si­de­ra­zio­ne il be­ne del mi­no­re.

3 I ter­zi te­nu­ti a coo­pe­ra­re han­no di­rit­to a un ade­gua­to in­den­niz­zo.

63 Nuo­vo te­sto giu­sta n. I 4 del­la LF del 28 set. 2012 che ade­gua di­spo­si­zio­ni di di­rit­to pro­ce­du­ra­le sul se­gre­to pro­fes­sio­na­le de­gli av­vo­ca­ti, in vi­go­re dal 1° mag. 2013 (RU 2013 847; FF 2011 7255).

64 RS 935.62

Art. 161 Informazione  

1 Il giu­di­ce in­for­ma le par­ti e i ter­zi sull’ob­bli­go di coo­pe­ra­zio­ne, sul di­rit­to di ri­fiu­tar­si di coo­pe­ra­re e sul­le con­se­guen­ze in ca­so di man­ca­ta coo­pe­ra­zio­ne.

2 Le pro­ve as­sun­te sen­za che le par­ti o i ter­zi sia­no sta­ti in­for­ma­ti sul di­rit­to di ri­fiu­tar­si di coo­pe­ra­re non pos­so­no es­se­re pre­se in con­si­de­ra­zio­ne, ec­cet­to che l’in­te­res­sa­to vi ac­con­sen­ta o che il ri­fiu­to non sa­reb­be sta­to le­git­ti­mo.

Art. 162 Legittimo rifiuto di cooperare  

Dal le­git­ti­mo ri­fiu­to di coo­pe­ra­re di una par­te o di un ter­zo il giu­di­ce non può evin­ce­re nul­la quan­to al fat­to da pro­va­re.

Sezione 2: Rifiuto di cooperare delle parti

Art. 163 Diritto di rifiuto  

1 Una par­te può ri­fiu­tar­si di coo­pe­ra­re qua­lo­ra:

a.
espo­nes­se al ri­schio di es­se­re sot­to­po­sta a un pro­ce­di­men­to pe­na­le o di do­ver ri­spon­de­re ci­vil­men­te una per­so­na a lei vi­ci­na ai sen­si dell’ar­ti­co­lo 165;
b.
si ren­des­se col­pe­vo­le di vio­la­zio­ne di un se­gre­to se­con­do l’ar­ti­co­lo 321 del Co­di­ce pe­na­le65 (CP); so­no ec­cet­tua­ti i re­vi­so­ri; l’ar­ti­co­lo 166 ca­po­ver­so 1 let­te­ra b, ter­za fra­se, si ap­pli­ca per ana­lo­gia.

2 I de­po­si­ta­ri di al­tri se­gre­ti le­gal­men­te pro­tet­ti pos­so­no ri­fiu­tar­si di coo­pe­ra­re qua­lo­ra ren­da­no ve­ro­si­mi­le che l’in­te­res­se al man­te­ni­men­to del se­gre­to pre­va­le su quel­lo all’ac­cer­ta­men­to del­la ve­ri­tà.

Art. 164 Rifiuto indebito  

Se una par­te si ri­fiu­ta in­de­bi­ta­men­te di coo­pe­ra­re, il giu­di­ce ne tie­ne con­to nell’ap­prez­za­men­to del­le pro­ve.

Sezione 3: Rifiuto di cooperare dei terzi

Art. 165 Diritto assoluto di rifiuto  

1 Pos­so­no ri­fiu­tar­si di pre­sta­re qual­si­vo­glia coo­pe­ra­zio­ne:

a.
il co­niu­ge o ex co­niu­ge e il con­vi­ven­te di fat­to di una par­te;
b.
chi ha fi­gli in co­mu­ne con una par­te;
c.
chi è in rap­por­to di pa­ren­te­la o af­fi­ni­tà in li­nea ret­ta, o in li­nea col­la­te­ra­le fi­no al ter­zo gra­do in­clu­so, con una par­te;
d.
i ge­ni­to­ri af­fi­lian­ti, gli af­fi­lia­ti e i fra­tel­li o so­rel­le af­fi­lia­ti di una par­te;
e.66
il tu­to­re o cu­ra­to­re di una par­te.

2 L’unio­ne do­me­sti­ca re­gi­stra­ta è equi­pa­ra­ta al ma­tri­mo­nio.

3 I fra­tel­la­stri e so­rel­la­stre so­no equi­pa­ra­ti ai fra­tel­li e so­rel­le.

66 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. 2 n. 3, in vi­go­re dal 1° gen. 2013 (RU 2010 1739; FF 2006 6593; RU 2011 725; FF 2006 6391).

Art. 166 Diritto relativo di rifiuto  

1 Un ter­zo può ri­fiu­tar­si di coo­pe­ra­re:

a.
all’ac­cer­ta­men­to di fat­ti che po­tes­se­ro espor­re lui stes­so op­pu­re una per­so­na a lui vi­ci­na ai sen­si dell’ar­ti­co­lo 165 al ri­schio di es­se­re sot­to­po­sto a un pro­ce­di­men­to pe­na­le o di do­ver ri­spon­de­re ci­vil­men­te;
b.
nel­la mi­su­ra in cui si ren­des­se col­pe­vo­le del­la vio­la­zio­ne di un se­gre­to se­con­do l’ar­ti­co­lo 321 CP67; so­no ec­cet­tua­ti i re­vi­so­ri; tran­ne gli av­vo­ca­ti e gli ec­cle­sia­sti­ci, è tut­ta­via te­nu­to a coo­pe­ra­re il ter­zo che sot­to­stà a un ob­bli­go di de­nun­cia o è sta­to li­be­ra­to dal se­gre­to, sal­vo che ren­da ve­ro­si­mi­le che l’in­te­res­se al man­te­ni­men­to del se­gre­to pre­va­le su quel­lo all’ac­cer­ta­men­to del­la ve­ri­tà;
c.68
all’ac­cer­ta­men­to di fat­ti con­fi­da­ti­gli nel­la sua qua­li­tà uf­fi­cia­le o di cui è ve­nu­to a co­no­scen­za nell’eser­ci­zio del­la sua fun­zio­ne, se è un fun­zio­na­rio ai sen­si dell’ar­ti­co­lo 110 ca­po­ver­so 3 CP o mem­bro di un’au­to­ri­tà, op­pu­re di cui è ve­nu­to a co­no­scen­za nell’eser­ci­zio del­la sua at­ti­vi­tà au­si­lia­ria per un fun­zio­na­rio o un’au­to­ri­tà; egli è pe­rò te­nu­to a de­por­re se sot­to­stà a un ob­bli­go di de­nun­cia o è sta­to au­to­riz­za­to a de­por­re dall’au­to­ri­tà a lui pre­po­sta;
d.69
quan­do fos­se chia­ma­to a de­por­re in me­ri­to a fat­ti di cui è ve­nu­to a co­no­scen­za nell’am­bi­to del­la sua at­ti­vi­tà di di­fen­so­re ci­vi­co, di con­su­len­te ma­tri­mo­nia­le o fa­mi­lia­re, op­pu­re di me­dia­to­re;
e.
all’ac­cer­ta­men­to dell’iden­ti­tà dell’au­to­re o all’ac­cer­ta­men­to del con­te­nu­to e del­le fon­ti del­le sue pro­prie in­for­ma­zio­ni, se è una per­so­na che si oc­cu­pa pro­fes­sio­nal­men­te del­la pub­bli­ca­zio­ne di in­for­ma­zio­ni nel­la par­te re­da­zio­na­le di un pe­rio­di­co op­pu­re un suo au­si­lia­re.

2 I de­ten­to­ri di al­tri se­gre­ti pro­tet­ti dal­la leg­ge pos­so­no ri­fiu­tar­si di coo­pe­ra­re se ren­do­no ve­ro­si­mi­le che l’in­te­res­se al man­te­ni­men­to del se­gre­to pre­va­le su quel­lo all’ac­cer­ta­men­to del­la ve­ri­tà.

3 So­no fat­te sal­ve le di­spo­si­zio­ni spe­cia­li con­cer­nen­ti la co­mu­ni­ca­zio­ne di da­ti pre­vi­ste dal­la le­gi­sla­zio­ne in ma­te­ria di as­si­cu­ra­zio­ni so­cia­li.

67 RS 311.0

68 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. 1 n. 5 del­la L del 18 dic. 2020 sul­la si­cu­rez­za del­le in­for­ma­zio­ni, in vi­go­re dal 1° gen. 2023 (RU 2022 232, 750; FF 2017 2563).

69 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 2 del­la LF del 20 mar. 2015 (Man­te­ni­men­to del fi­glio), in vi­go­re dal 1° gen. 2017 (RU 2015 4299; FF 2014 489).

Art. 167 Rifiuto indebito  

1 Se il ter­zo si ri­fiu­ta in­de­bi­ta­men­te di coo­pe­ra­re, il giu­di­ce può:

a.
in­flig­ger­gli una mul­ta di­sci­pli­na­re fi­no a 1000 fran­chi;
b.
pro­nun­cia­re la com­mi­na­to­ria pe­na­le se­con­do l’ar­ti­co­lo 292 CP70;
c.
or­di­na­re l’ese­cu­zio­ne coat­ti­va;
d.
ad­dos­sar­gli le spe­se giu­di­zia­rie cau­sa­te dal ri­fiu­to.

2 L’inos­ser­van­za di un ter­mi­ne o la man­ca­ta com­pa­ri­zio­ne ha le stes­se con­se­guen­ze del ri­fiu­to in­de­bi­to di coo­pe­ra­re.

3 Il ter­zo può im­pu­gna­re la de­ci­sio­ne del giu­di­ce me­dian­te re­cla­mo.

Capitolo 3: Mezzi di prova

Sezione 1: Mezzi di prova ammessi

Art. 168  

1 So­no am­mes­si co­me mez­zi di pro­va:

a.
la te­sti­mo­nian­za;
b.
i do­cu­men­ti;
c.
l’ispe­zio­ne ocu­la­re;
d.
la pe­ri­zia;
e.
le in­for­ma­zio­ni scrit­te;
f.
l’in­ter­ro­ga­to­rio e le de­po­si­zio­ni del­le par­ti.

2 So­no fat­te sal­ve le di­spo­si­zio­ni con­cer­nen­ti gli in­te­res­si dei fi­gli nel­le cau­se del di­rit­to di fa­mi­glia.

Sezione 2: Testimonianza

Art. 169 Oggetto  

Chi non è par­te può te­sti­mo­nia­re sui fat­ti che ha per­ce­pi­to in mo­do di­ret­to.

Art. 170 Citazione  

1 I te­sti­mo­ni so­no ci­ta­ti dal giu­di­ce.

2 Il giu­di­ce può per­met­te­re al­le par­ti di pre­sen­tar­si con te­sti­mo­ni che non so­no sta­ti ci­ta­ti.

3 La te­sti­mo­nian­za può es­se­re as­sun­ta nel luo­go di di­mo­ra del te­sti­mo­ne. Le par­ti ne so­no tem­pe­sti­va­men­te in­for­ma­te.

Art. 171 Forma dell’esame testimoniale  

1 Pri­ma dell’au­di­zio­ne il te­sti­mo­ne è esor­ta­to a di­re la ve­ri­tà; se ha già com­piu­to i 14 an­ni, è inol­tre re­so at­ten­to al­le con­se­guen­ze pe­na­li del­la fal­sa te­sti­mo­nian­za (art. 307 CP71).

2 Il giu­di­ce esa­mi­na ogni te­sti­mo­ne sin­go­lar­men­te, sen­za la pre­sen­za de­gli al­tri; è fat­ta sal­va la pro­ce­du­ra del con­fron­to.

3 Il te­sti­mo­ne si espri­me li­be­ra­men­te; il giu­di­ce può au­to­riz­zar­lo a far uso di no­te scrit­te.

4 Il giu­di­ce non con­sen­te al te­sti­mo­ne di pre­sen­zia­re ad al­tre udien­ze fin­tan­to che non lo ri­ten­ga pie­na­men­te escus­so.

Art. 172 Contenuto dell’esame testimoniale  

Il giu­di­ce in­ter­ro­ga il te­sti­mo­ne:

a.
sui suoi da­ti per­so­na­li;
b.
sul­le sue re­la­zio­ni per­so­na­li con le par­ti, co­me pu­re su al­tre cir­co­stan­ze che po­treb­be­ro ave­re ri­le­van­za per la cre­di­bi­li­tà del­la sua de­po­si­zio­ne;
c.
sui fat­ti di cau­sa da lui con­sta­ta­ti.
Art. 173 Domande completive  

Le par­ti pos­so­no chie­de­re che sia­no po­ste al te­sti­mo­ne do­man­de com­ple­ti­ve o, con l’ac­cor­do del giu­di­ce, por­glie­le di­ret­ta­men­te.

Art. 174 Confronto  

Il te­sti­mo­ne può es­se­re mes­so a con­fron­to con al­tri te­sti­mo­ni e con le par­ti.

Art. 175 Testimonianza peritale  

A un te­sti­mo­ne con co­no­scen­ze pe­ri­ta­li il giu­di­ce può al­tre­sì por­re do­man­de at­te ad ap­prez­za­re i fat­ti di cau­sa.

Art. 176 Verbale  

1 Le de­po­si­zio­ni so­no ver­ba­liz­za­te nel lo­ro con­te­nu­to es­sen­zia­le e quin­di let­te o da­te da leg­ge­re al te­sti­mo­ne e da que­sti fir­ma­te. Se una par­te lo chie­de, so­no mes­se a ver­ba­le an­che le do­man­de com­ple­ti­ve pro­po­ste dal­le par­ti, ma non am­mes­se dal giu­di­ce.72

2 Le de­po­si­zio­ni pos­so­no inol­tre es­se­re re­gi­stra­te an­che su sup­por­to so­no­ro o vi­deo op­pu­re me­dian­te al­tri stru­men­ti tec­ni­ci ap­pro­pria­ti.

3 Se du­ran­te un’udien­za le de­po­si­zio­ni so­no re­gi­stra­te me­dian­te stru­men­ti tec­ni­ci se­con­do il ca­po­ver­so 2, il giu­di­ce uni­co, il col­le­gio giu­di­can­te o il mem­bro del­lo stes­so che pro­ce­de all’esa­me te­sti­mo­nia­le può ri­nun­cia­re a leg­ge­re o a da­re da leg­ge­re il ver­ba­le al te­sti­mo­ne e a far­glie­lo fir­ma­re. Le re­gi­stra­zio­ni so­no ac­qui­si­te agli at­ti e con­ser­va­te as­sie­me al ver­ba­le.73

72 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I 1 del­la LF del 28 set. 2012 (Di­spo­si­zio­ni sul­la ver­ba­liz­za­zio­ne), in vi­go­re dal 1° mag. 2013 (RU 2013 851; FF 2012 50435055).

73 In­tro­dot­to dal n. I 1 del­la LF del 28 set. 2012 (Di­spo­si­zio­ni sul­la ver­ba­liz­za­zio­ne), in vi­go­re dal 1° mag. 2013 (RU 2013 851; FF 2012 50435055).

Sezione 3: Documenti

Art. 177 Definizione  

So­no do­cu­men­ti gli at­ti co­me scrit­ti, di­se­gni, pia­ni, fo­to­gra­fie, film, re­gi­stra­zio­ni so­no­re, ar­chi­vi elet­tro­ni­ci e si­mi­li, ido­nei a pro­va­re fat­ti giu­ri­di­ca­men­te ri­le­van­ti.

Art. 178 Autenticità  

La par­te che si pre­va­le di un do­cu­men­to de­ve pro­var­ne l’au­ten­ti­ci­tà, qua­lo­ra la stes­sa sia con­te­sta­ta dal­la con­tro­par­te; la con­te­sta­zio­ne dev’es­se­re suf­fi­cien­te­men­te mo­ti­va­ta.

Art. 179 Forza probatoria dei registri e documenti pubblici  

I re­gi­stri pub­bli­ci e i do­cu­men­ti pub­bli­ci fan­no pie­na pro­va dei fat­ti che at­te­sta­no, fin­ché non sia di­mo­stra­ta l’ine­sat­tez­za del lo­ro con­te­nu­to.

Art. 180 Produzione  

1 Il do­cu­men­to può es­se­re pro­dot­to in co­pia. Se vi è mo­ti­vo di du­bi­ta­re dell’au­ten­ti­ci­tà, il giu­di­ce o una par­te può esi­ge­re la pro­du­zio­ne dell’ori­gi­na­le o di una co­pia cer­ti­fi­ca­ta au­ten­ti­ca.

2 In pre­sen­za di un do­cu­men­to vo­lu­mi­no­so de­ve es­se­re spe­ci­fi­ca­to qua­le sua par­te è ri­le­van­te per la cau­sa.

Sezione 4: Ispezione oculare

Art. 181 Modo di procedere  

1 Il giu­di­ce può, ad istan­za di par­te o d’uf­fi­cio, or­di­na­re un’ispe­zio­ne ocu­la­re per ave­re una di­ret­ta per­ce­zio­ne dei fat­ti op­pu­re per me­glio com­pren­de­re le cir­co­stan­ze del­la cau­sa.

2 Il giu­di­ce può in­vi­ta­re te­sti­mo­ni o pe­ri­ti a pre­sen­zia­re all’ispe­zio­ne.

3 L’ispe­zio­ne si svol­ge in tri­bu­na­le se l’og­get­to da ispe­zio­na­re può es­ser­vi por­ta­to sen­za in­con­ve­nien­ti.

Art. 182 Verbale  

L’ispe­zio­ne è ver­ba­liz­za­ta. Se del ca­so il ver­ba­le è com­ple­ta­to con pia­ni, di­se­gni, fo­to­gra­fie o al­tri sup­por­ti tec­ni­ci.

Sezione 5: Perizia

Art. 183 Principi  

1 Il giu­di­ce può, ad istan­za di par­te o d’uf­fi­cio, chie­de­re una o più pe­ri­zie. Sen­te dap­pri­ma le par­ti.

2 Ai pe­ri­ti si ap­pli­ca­no i mo­ti­vi di ri­cu­sa­zio­ne pre­vi­sti per chi ope­ra in se­no a un’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria.

3 Qua­lo­ra fac­cia ca­po a co­no­scen­ze spe­cia­li­sti­che in­ter­ne al tri­bu­na­le, il giu­di­ce de­ve pre­ven­ti­va­men­te in­for­mar­ne le par­ti e dar lo­ro la pos­si­bi­li­tà di espri­mer­si.

Art. 184 Diritti e doveri del perito  

1 Il pe­ri­to è te­nu­to al­la ve­ri­tà e de­ve pre­sen­ta­re tem­pe­sti­va­men­te la pro­pria pe­ri­zia.

2 Il giu­di­ce ren­de at­ten­to il pe­ri­to sul­la pu­ni­bi­li­tà di una fal­sa pe­ri­zia in ba­se all’ar­ti­co­lo 307 CP74 e sul­la pu­ni­bi­li­tà del­la vio­la­zio­ne del se­gre­to d’uf­fi­cio in ba­se all’ar­ti­co­lo 320 CP, non­ché sul­le con­se­guen­ze dell’inos­ser­van­za dei ter­mi­ni as­se­gna­ti­gli e sul­le con­se­guen­ze del ca­ren­te adem­pi­men­to del man­da­to.

3 Il pe­ri­to ha di­rit­to d’es­se­re re­mu­ne­ra­to. La de­ci­sio­ne del giu­di­ce sul­la re­mu­ne­ra­zio­ne del pe­ri­to è im­pu­gna­bi­le me­dian­te re­cla­mo.

Art. 185 Mandato  

1 Il giu­di­ce dà al pe­ri­to le istru­zio­ni ne­ces­sa­rie e gli il­lu­stra, per scrit­to o nel cor­so dell’udien­za, i que­si­ti sot­to­po­sti­gli.

2 Dà mo­do al­le par­ti di espri­mer­si sui que­si­ti sot­to­po­sti al pe­ri­to e di pro­por­re mo­di­fi­che od ag­giun­te.

3 Met­te a di­spo­si­zio­ne del pe­ri­to gli at­ti ne­ces­sa­ri e gli as­se­gna un ter­mi­ne per la pre­sen­ta­zio­ne del­la pe­ri­zia.

Art. 186 Accertamenti del perito  

1 Il pe­ri­to può, con l’ac­cor­do del giu­di­ce, ese­gui­re pro­pri ac­cer­ta­men­ti. Es­si de­vo­no es­se­re spe­ci­fi­ca­ti nel­la pe­ri­zia.

2 Ad istan­za di par­te o d’uf­fi­cio, il giu­di­ce può or­di­na­re che gli ac­cer­ta­men­ti del pe­ri­to sia­no rie­se­gui­ti se­con­do la pro­ce­du­ra per l’as­sun­zio­ne del­le pro­ve.

Art. 187 Presentazione della perizia  

1 Il giu­di­ce può or­di­na­re la pre­sen­ta­zio­ne di una pe­ri­zia ora­le o scrit­ta. Può inol­tre far ob­bli­go al pe­ri­to di il­lu­stra­re nel cor­so di un’udien­za la pe­ri­zia scrit­ta.

2 La pe­ri­zia ora­le è ver­ba­liz­za­ta in ap­pli­ca­zio­ne ana­lo­gi­ca dell’ar­ti­co­lo 176.

3 Se so­no sta­ti no­mi­na­ti più pe­ri­ti, cia­scu­no di es­si pre­sen­ta una pro­pria pe­ri­zia, sal­vo che il giu­di­ce di­spon­ga al­tri­men­ti.

4 Il giu­di­ce dà mo­do al­le par­ti di chie­de­re la de­lu­ci­da­zio­ne o un com­ple­ta­men­to del­la pe­ri­zia.

Art. 188 Ritardi e carenze  

1 Se il pe­ri­to non pre­sen­ta la pe­ri­zia nel ter­mi­ne as­se­gna­to­gli, il giu­di­ce può re­vo­car­gli il man­da­to e no­mi­na­re un nuo­vo pe­ri­to.

2 Il giu­di­ce può, ad istan­za di par­te o d’uf­fi­cio, or­di­na­re il com­ple­ta­men­to o la de­lu­ci­da­zio­ne di una pe­ri­zia in­com­ple­ta, po­co chia­ra o non suf­fi­cien­te­men­te mo­ti­va­ta op­pu­re può far ca­po a un nuo­vo pe­ri­to.

Art. 189 Perizia di un arbitratore  

1 Le par­ti pos­so­no con­ve­ni­re di far al­le­sti­re da un ar­bi­tra­to­re una pe­ri­zia su fat­ti con­tro­ver­si.

2 Per la for­ma dell’ac­cor­do fa sta­to l’ar­ti­co­lo 17 ca­po­ver­so 2.

3 La pe­ri­zia dell’ar­bi­tra­to­re vin­co­la il giu­di­ce ri­guar­do ai fat­ti ivi ac­cer­ta­ti se:

a.
le par­ti pos­so­no di­spor­re li­be­ra­men­te cir­ca il rap­por­to giu­ri­di­co;
b.
nei con­fron­ti dell’ar­bi­tra­to­re non era­no da­ti mo­ti­vi di ri­cu­sa­zio­ne; e
c.
la pe­ri­zia è sta­ta al­le­sti­ta in mo­do im­par­zia­le e non è ma­ni­fe­sta­men­te er­ra­ta.

Sezione 6: Informazioni scritte

Art. 190  

1 Il giu­di­ce può rac­co­glie­re in­for­ma­zio­ni scrit­te pres­so pub­bli­ci uf­fi­ci.

2 Può rac­co­glie­re in­for­ma­zio­ni scrit­te an­che pres­so pri­va­ti, se un esa­me te­sti­mo­nia­le non ap­pa­re ne­ces­sa­rio.

Sezione 7: Interrogatorio e deposizioni delle parti

Art. 191 Interrogatorio delle parti  

1 Il giu­di­ce può in­ter­ro­ga­re una o en­tram­be le par­ti sui fat­ti giu­ri­di­ca­men­te ri­le­van­ti.

2 Pri­ma dell’in­ter­ro­ga­to­rio la par­te è esor­ta­ta a di­re la ve­ri­tà e av­ver­ti­ta che in ca­so di di­chia­ra­zio­ne de­li­be­ra­ta­men­te men­da­ce po­trà es­se­re pu­ni­ta con una mul­ta di­sci­pli­na­re fi­no a 2000 fran­chi e, in ca­so di re­ci­di­va, fi­no a 5000 fran­chi.

Art. 192 Deposizioni delle parti  

1 Il giu­di­ce può, d’uf­fi­cio e con com­mi­na­to­ria di pe­na, ob­bli­ga­re a de­por­re una o en­tram­be le par­ti.

2 Pri­ma del­la de­po­si­zio­ne, la par­te è esor­ta­ta a di­re la ve­ri­tà e re­sa at­ten­ta al­le con­se­guen­ze pe­na­li di una fal­sa di­chia­ra­zio­ne in giu­di­zio (art. 306 CP75).

Art. 193 Verbale  

Al­la ver­ba­liz­za­zio­ne dell’in­ter­ro­ga­to­rio e del­le de­po­si­zio­ni del­le par­ti si ap­pli­ca per ana­lo­gia l’ar­ti­co­lo 176.

Titolo undicesimo: Assistenza giudiziaria tra tribunali svizzeri

Art. 194 Principio  

1 I tri­bu­na­li so­no te­nu­ti a pre­star­si as­si­sten­za giu­di­zia­ria.

2 Es­si co­mu­ni­ca­no di­ret­ta­men­te tra lo­ro76.

76 L’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria sviz­ze­ra ter­ri­to­rial­men­te com­pe­ten­te per le com­mis­sio­ni ro­ga­to­rie può es­se­re tro­va­ta in in­ter­net al se­guen­te in­di­riz­zo: www.elor­ge.ad­min.ch.

Art. 195 Atti processuali eseguiti direttamente in un altro Cantone  

Ogni tri­bu­na­le può espe­ri­re an­che da sé i ne­ces­sa­ri at­ti pro­ces­sua­li in un al­tro Can­to­ne; può in par­ti­co­la­re te­ne­re udien­ze e as­su­me­re pro­ve.

Art. 196 Assistenza giudiziaria  

1 Ogni tri­bu­na­le può chie­de­re as­si­sten­za giu­di­zia­ria. La ro­ga­to­ria può es­se­re for­mu­la­ta nel­la lin­gua uf­fi­cia­le del tri­bu­na­le ri­chie­den­te o ri­chie­sto.

2 Il tri­bu­na­le ri­chie­sto co­mu­ni­ca al tri­bu­na­le ri­chie­den­te e al­le par­ti do­ve e quan­do ver­rà ese­gui­to l’at­to pro­ces­sua­le ri­chie­sto.

3 Il tri­bu­na­le ri­chie­sto può far­si rim­bor­sa­re le spe­se.

Parte seconda: Disposizioni speciali

Titolo primo: Tentativo di conciliazione

Capitolo 1: Campo d’applicazione e autorità di conciliazione

Art. 197 Principio  

La pro­ce­du­ra de­ci­sio­na­le è pre­ce­du­ta da un ten­ta­ti­vo di con­ci­lia­zio­ne da­van­ti a un’au­to­ri­tà di con­ci­lia­zio­ne.

Art. 198 Eccezioni  

La pro­ce­du­ra di con­ci­lia­zio­ne non ha luo­go:

a.
nel­la pro­ce­du­ra som­ma­ria;
abis.77
nel­le azio­ni per vio­len­ze, mi­nac­ce o in­si­die se­con­do l’ar­ti­co­lo 28b CC78 o ri­guar­dan­ti una sor­ve­glian­za elet­tro­ni­ca se­con­do l’ar­ti­co­lo 28c CC;
b.
nel­le cau­se sul­lo sta­to del­le per­so­ne;
bbis.79
nel­le cau­se sul man­te­ni­men­to e sul­le al­tre que­stio­ni ri­guar­dan­ti i fi­gli, se uno dei ge­ni­to­ri si è ri­vol­to all’au­to­ri­tà di pro­te­zio­ne dei mi­no­ri pri­ma che fos­se pro­mos­sa la cau­sa (art. 298b e 298d CC80);
c.
nel­le cau­se di di­vor­zio;
d.81
nel­le cau­se di scio­gli­men­to e di an­nul­la­men­to dell’unio­ne do­me­sti­ca re­gi­stra­ta;
e.
nel­le se­guen­ti cau­se ret­te dal­la LEF82:
1.
azio­ne di di­sco­no­sci­men­to del de­bi­to (art. 83 cpv. 2 LEF),
2.
azio­ne d’ac­cer­ta­men­to (art. 85a LEF),
3.
azio­ne di ri­ven­di­ca­zio­ne (art. 106–109 LEF),
4.
azio­ne di par­te­ci­pa­zio­ne (art. 111 LEF),
5.
azio­ne di ri­ven­di­ca­zio­ne di ter­zi e di ri­ven­di­ca­zio­ne del­la mas­sa (art. 242 LEF),
6.
azio­ne di con­te­sta­zio­ne del­la gra­dua­to­ria (art. 148 e 250 LEF),
7.
azio­ne d’ac­cer­ta­men­to del ri­tor­no a mi­glior for­tu­na (art. 265a LEF),
8.
azio­ne di rein­te­gra­zio­ne di og­get­ti vin­co­la­ti al di­rit­to di ri­ten­zio­ne (art. 284 LEF);
f.
nel­le con­tro­ver­sie per cui gli ar­ti­co­li 5 e 6 del pre­sen­te Co­di­ce pre­ve­do­no il giu­di­zio in istan­za can­to­na­le uni­ca;
g.
in ca­so di in­ter­ven­to prin­ci­pa­le, di do­man­da ri­con­ven­zio­na­le e di azio­ne di chia­ma­ta in cau­sa;
h.
al­lor­ché il giu­di­ce ha im­par­ti­to un ter­mi­ne per pro­por­re azio­ne.

77 In­tro­dot­ta dal n. I 2 del­la LF del 14 dic. 2018 in­te­sa a mi­glio­ra­re la pro­te­zio­ne del­le vit­ti­me di vio­len­za, in vi­go­re dal 1° lug. 2020 (RU 2019 2273; FF 2017 6267).

78 RS 210

79 In­tro­dot­ta dall’all. n. 2 del­la LF del 20 mar. 2015 (Man­te­ni­men­to del fi­glio), in vi­go­re dal 1° gen. 2017 (RU 2015 4299; FF 2014 489).

80 RS 210

81 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. II del­la LF del 25 set. 2015 (Rap­pre­sen­tan­za pro­fes­sio­na­le nel pro­ce­di­men­to ese­cu­ti­vo), in vi­go­re dal 1° gen. 2018 (RU 2016 3643; FF 2014 7505).

82 RS 281.1

Art. 199 Rinuncia delle parti  

1 Nel­le con­tro­ver­sie pa­tri­mo­nia­li con un va­lo­re li­ti­gio­so non in­fe­rio­re a 100 000 fran­chi le par­ti pos­so­no con­ve­ni­re di ri­nun­cia­re al­la pro­ce­du­ra di con­ci­lia­zio­ne.

2 L’at­to­re può inol­tre ri­nun­cia­re uni­la­te­ral­men­te al­la pro­ce­du­ra di con­ci­lia­zio­ne:

a.
in ca­so di do­mi­ci­lio o se­de all’este­ro del con­ve­nu­to;
b.
quan­do il con­ve­nu­to è di igno­ta di­mo­ra;
c.
nel­le con­tro­ver­sie se­con­do la leg­ge fe­de­ra­le del 24 mar­zo 199583 sul­la pa­ri­tà dei ses­si.
Art. 200 Autorità paritetiche di conciliazione  

1 Nel­le con­tro­ver­sie in ma­te­ria di lo­ca­zio­ne e af­fit­to di abi­ta­zio­ni e di lo­ca­li com­mer­cia­li l’au­to­ri­tà di con­ci­lia­zio­ne è com­po­sta di un pre­si­den­te e di una rap­pre­sen­tan­za pa­ri­te­ti­ca.

2 Nel­le con­tro­ver­sie se­con­do la leg­ge fe­de­ra­le del 24 mar­zo 199584 sul­la pa­ri­tà dei ses­si l’au­to­ri­tà di con­ci­lia­zio­ne è com­po­sta di un pre­si­den­te e di una rap­pre­sen­tan­za pa­ri­te­ti­ca di da­to­ri di la­vo­ro e la­vo­ra­to­ri, del set­to­re pub­bli­co e pri­va­to; am­bo i ses­si vi de­vo­no es­se­re pa­ri­te­ti­ca­men­te rap­pre­sen­ta­ti.

Art. 201 Compiti dell’autorità di conciliazione  

1 L’au­to­ri­tà di con­ci­lia­zio­ne cer­ca, in un’udien­za sen­za for­ma­li­tà, di con­ci­lia­re le par­ti. Se ser­ve al­la com­po­si­zio­ne del­la li­te, nel ten­ta­ti­vo di con­ci­lia­zio­ne pos­so­no es­se­re in­clu­se an­che que­stio­ni li­ti­gio­se estra­nee al­la cau­sa.

2 Nel­le con­tro­ver­sie di cui all’ar­ti­co­lo 200 l’au­to­ri­tà di con­ci­lia­zio­ne pre­sta an­che con­su­len­za giu­ri­di­ca.

Capitolo 2: Procedura

Art. 202 Promozione  

1 La pro­ce­du­ra di con­ci­lia­zio­ne è pro­mos­sa me­dian­te istan­za. L’istan­za può es­se­re pro­po­sta nel­le for­me pre­vi­ste dall’ar­ti­co­lo 130 op­pu­re oral­men­te me­dian­te di­chia­ra­zio­ne a ver­ba­le pres­so l’au­to­ri­tà di con­ci­lia­zio­ne.

2 Nell’istan­za de­vo­no es­se­re in­di­ca­ti la con­tro­par­te, la do­man­da e l’og­get­to li­ti­gio­so.

3 L’au­to­ri­tà di con­ci­lia­zio­ne no­ti­fi­ca sen­za in­du­gio l’istan­za al­la con­tro­par­te e nel con­tem­po ci­ta le par­ti all’udien­za di con­ci­lia­zio­ne.

4 Nel­le con­tro­ver­sie di cui all’ar­ti­co­lo 200, qua­lo­ra en­tri in li­nea di con­to una pro­po­sta di giu­di­zio ai sen­si dell’ar­ti­co­lo 210 o una sua de­ci­sio­ne nel me­ri­to se­con­do l’ar­ti­co­lo 212, l’au­to­ri­tà di con­ci­lia­zio­ne può ec­ce­zio­nal­men­te di­spor­re che si pro­ce­da a uno scam­bio di scrit­ti.

Art. 203 Udienza  

1 L’udien­za di con­ci­lia­zio­ne ha luo­go en­tro due me­si dal ri­ce­vi­men­to dell’istan­za o dal­la chiu­su­ra del­lo scam­bio di scrit­ti.

2 L’au­to­ri­tà di con­ci­lia­zio­ne pren­de vi­sio­ne de­gli even­tua­li do­cu­men­ti e può pro­ce­de­re a un’ispe­zio­ne ocu­la­re. Se en­tra in li­nea di con­to una pro­po­sta di giu­di­zio ai sen­si dell’ar­ti­co­lo 210 o una sua de­ci­sio­ne nel me­ri­to se­con­do l’ar­ti­co­lo 212, può av­va­ler­si an­che de­gli al­tri mez­zi di pro­va, sem­pre che il pro­ce­di­men­to non ne ri­sul­ti ec­ces­si­va­men­te ri­tar­da­to.

3 L’udien­za non è pub­bli­ca. Se sus­si­ste un in­te­res­se pub­bli­co, nel­le con­tro­ver­sie se­con­do l’ar­ti­co­lo 200 l’au­to­ri­tà di con­ci­lia­zio­ne può tut­ta­via, in tut­to o in par­te, di­spor­re al­tri­men­ti.

4 Con l’ac­cor­do del­le par­ti, l’au­to­ri­tà di con­ci­lia­zio­ne può te­ne­re più udien­ze. La pro­ce­du­ra dev’es­se­re pe­rò chiu­sa en­tro 12 me­si.

Art. 204 Comparizione personale  

1 Le par­ti de­vo­no com­pa­ri­re per­so­nal­men­te all’udien­za di con­ci­lia­zio­ne.

2 Pos­so­no far­si as­si­ste­re da pa­tro­ci­na­to­ri o da per­so­ne di fi­du­cia.

3 Non è te­nu­to a com­pa­ri­re per­so­nal­men­tee può far­si rap­pre­sen­ta­re:

a.
chi è do­mi­ci­lia­to fuo­ri Can­to­ne o all’este­ro;
b.
chi è im­pe­di­to a se­gui­to di ma­lat­tia, età avan­za­ta o per al­tri mo­ti­vi gra­vi;
c.
nel­le con­tro­ver­sie se­con­do l’ar­ti­co­lo 243, il da­to­re di la­vo­ro o as­si­cu­ra­to­re che de­le­ga un suo di­pen­den­te op­pu­re il lo­ca­to­re che de­le­ga l’am­mi­ni­stra­to­re dell’im­mo­bi­le, a con­di­zio­ne che ta­li de­le­ga­ti sia­no sta­ti au­to­riz­za­ti per scrit­to a con­clu­de­re una tran­sa­zio­ne.

4 La con­tro­par­te dev’es­se­re pre­via­men­te in­for­ma­ta del­la rap­pre­sen­tan­za.

Art. 205 Natura confidenziale della procedura  

1 Le di­chia­ra­zio­ni del­le par­ti non pos­so­no es­se­re ver­ba­liz­za­te, né uti­liz­za­te nel­la sus­se­guen­te pro­ce­du­ra de­ci­sio­na­le.

2 È ec­cet­tua­to il ca­so di pro­po­sta di giu­di­zio o di de­ci­sio­ne nel me­ri­to dell’au­to­ri­tà di con­ci­lia­zio­ne.

Art. 206 Mancata comparizione delle parti  

1 Se l’at­to­re in­giu­sti­fi­ca­ta­men­te non com­pa­re, l’istan­za di con­ci­lia­zio­ne è con­si­de­ra­ta ri­ti­ra­ta e la cau­sa è stral­cia­ta dal ruo­lo in quan­to pri­va d’og­get­to.

2 Se il con­ve­nu­to in­giu­sti­fi­ca­ta­men­te non com­pa­re, l’au­to­ri­tà di con­ci­lia­zio­ne pro­ce­de co­me in ca­so di man­ca­ta con­ci­lia­zio­ne (art. 209–212).

3 Se en­tram­be le par­ti in­giu­sti­fi­ca­ta­men­te non com­pa­io­no, la cau­sa è stral­cia­ta dal ruo­lo in quan­to pri­va d’og­get­to.

Art. 207 Spese della procedura di conciliazione  

1 Le spe­se del­la pro­ce­du­ra di con­ci­lia­zio­ne so­no ad­dos­sa­te all’at­to­re:

a.
se l’at­to­re ri­ti­ra l’istan­za di con­ci­lia­zio­ne;
b.
se la cau­sa è stral­cia­ta dal ruo­lo per man­ca­ta com­pa­ri­zio­ne;
c.
in ca­so di ri­la­scio dell’au­to­riz­za­zio­ne ad agi­re.

2 Con l’inol­tro del­la cau­sa le spe­se so­no rin­via­te al giu­di­zio di me­ri­to.

Capitolo 3: Intesa e autorizzazione ad agire

Art. 208 Avvenuta conciliazione  

1 Se si giun­ge a un’in­te­sa, l’au­to­ri­tà di con­ci­lia­zio­ne ver­ba­liz­za la tran­sa­zio­ne, l’ac­quie­scen­za o la de­si­sten­za in­con­di­zio­na­ta e le par­ti sot­to­scri­vo­no il ver­ba­le. Ogni par­te ri­ce­ve un esem­pla­re del ver­ba­le.

2 La tran­sa­zio­ne, l’ac­quie­scen­za o la de­si­sten­za in­con­di­zio­na­ta han­no l’ef­fet­to di una de­ci­sio­ne pas­sa­ta in giu­di­ca­to.

Art. 209 Autorizzazione ad agire  

1 Se non si giun­ge a un’in­te­sa, l’au­to­ri­tà di con­ci­lia­zio­ne ver­ba­liz­za la man­ca­ta con­ci­lia­zio­ne e ri­la­scia l’au­to­riz­za­zio­ne ad agi­re:

a.
in ca­so di con­te­sta­zio­ne dell’au­men­to del­la pi­gio­ne o del fit­to, al lo­ca­to­re;
b.
ne­gli al­tri ca­si, all’at­to­re.

2 L’au­to­riz­za­zio­ne ad agi­re con­tie­ne:

a.
il no­me e l’in­di­riz­zo del­le par­ti e dei lo­ro even­tua­li rap­pre­sen­tan­ti;
b.
la do­man­da dell’at­to­re con l’og­get­to li­ti­gio­so e l’even­tua­le do­man­da ri­con­ven­zio­na­le;
c.
la da­ta d’ini­zio del­la pro­ce­du­ra di con­ci­lia­zio­ne;
d.
la de­ci­sio­ne sul­le spe­se del­la pro­ce­du­ra di con­ci­lia­zio­ne;
e.
la da­ta dell’au­to­riz­za­zio­ne ad agi­re;
f.
la fir­ma dell’au­to­ri­tà di con­ci­lia­zio­ne.

3 L’au­to­riz­za­zio­ne ad agi­re per­met­te di inol­tra­re la cau­sa al tri­bu­na­le en­tro tre me­si dal­la no­ti­fi­ca­zio­ne.

4 Nel­le con­tro­ver­sie in ma­te­ria di lo­ca­zio­ne e af­fit­to di abi­ta­zio­ni e di lo­ca­li com­mer­cia­li co­me pu­re di af­fit­to agri­co­lo il ter­mi­ne di inol­tro del­la cau­sa è di 30 gior­ni. So­no fat­ti sal­vi gli al­tri ter­mi­ni spe­cia­li d’azio­ne pre­vi­sti dal­la leg­ge o dal giu­di­ce.

Capitolo 4: Proposta di giudizio e decisione

Art. 210 Proposta di giudizio  

1 L’au­to­ri­tà di con­ci­lia­zio­ne può sot­to­por­re al­le par­ti una pro­po­sta di giu­di­zio:

a.
nel­le con­tro­ver­sie se­con­do la leg­ge fe­de­ra­le del 24 mar­zo 199585 sul­la pa­ri­tà dei ses­si;
b.
nel­le con­tro­ver­sie in ma­te­ria di lo­ca­zio­ne e af­fit­to di abi­ta­zio­ni e di lo­ca­li com­mer­cia­li co­me pu­re di af­fit­to agri­co­lo, se ver­ten­ti sul de­po­si­to di pi­gio­ni o fit­ti, sul­la pro­te­zio­ne da pi­gio­ni o fit­ti abu­si­vi, sul­la pro­te­zio­ne dal­la di­sdet­ta o sul­la pro­tra­zio­ne del rap­por­to di lo­ca­zio­ne o d’af­fit­to;
c.
nel­le al­tre con­tro­ver­sie pa­tri­mo­nia­li fi­no a un va­lo­re li­ti­gio­so di 5000 fran­chi.

2 La pro­po­sta di giu­di­zio può con­te­ne­re una bre­ve mo­ti­va­zio­ne; per il re­sto si ap­pli­ca per ana­lo­gia l’ar­ti­co­lo 238.

Art. 211 Effetti  

1 Se nes­su­na del­le par­ti la ri­fiu­ta en­tro 20 gior­ni dal­la co­mu­ni­ca­zio­ne scrit­ta, la pro­po­sta di giu­di­zio è con­si­de­ra­ta ac­cet­ta­ta e ha l’ef­fet­to di una de­ci­sio­ne pas­sa­ta in giu­di­ca­to. Il ri­fiu­to non ab­bi­so­gna d’es­se­re mo­ti­va­to.

2 Pre­so at­to del ri­fiu­to, l’au­to­ri­tà di con­ci­lia­zio­ne ri­la­scia l’au­to­riz­za­zio­ne ad agi­re:

a.
nel­le con­tro­ver­sie di cui all’ar­ti­co­lo 210 ca­po­ver­so 1 let­te­ra b, al­la par­te che ha ri­fiu­ta­to la pro­po­sta di giu­di­zio;
b.
ne­gli al­tri ca­si, all’at­to­re.

3 Nel­le con­tro­ver­sie di cui all’ar­ti­co­lo 210 ca­po­ver­so 1 let­te­ra b, se l’azio­ne non è pro­mos­sa tem­pe­sti­va­men­te la pro­po­sta di giu­di­zio è con­si­de­ra­ta ac­cet­ta­ta e ha l’ef­fet­to di una de­ci­sio­ne pas­sa­ta in giu­di­ca­to.

4 Nel­la pro­po­sta di giu­di­zio le par­ti so­no re­se at­ten­te al­le con­se­guen­ze di cui ai ca­po­ver­si 1–3.

Art. 212 Decisione  

1 Se l’at­to­re ne fa ri­chie­sta, l’au­to­ri­tà di con­ci­lia­zio­ne può giu­di­ca­re es­sa stes­sa le con­tro­ver­sie pa­tri­mo­nia­li con un va­lo­re li­ti­gio­so fi­no a 2000 fran­chi.

2 La pro­ce­du­ra è ora­le.

Titolo secondo: Mediazione

Art. 213 Mediazione quale alternativa al tentativo di conciliazione  

1 Su ri­chie­sta di tut­te le par­ti, al ten­ta­ti­vo di con­ci­lia­zio­ne è so­sti­tui­ta una me­dia­zio­ne.

2 La ri­chie­sta dev’es­se­re for­mu­la­ta nell’istan­za di con­ci­lia­zio­ne o nell’udien­za di con­ci­lia­zio­ne.

3 Se una par­te le co­mu­ni­ca il fal­li­men­to del­la me­dia­zio­ne, l’au­to­ri­tà di con­ci­lia­zio­ne ri­la­scia l’au­to­riz­za­zio­ne ad agi­re.

Art. 214 Mediazione nella procedura decisionale  

1 Il giu­di­ce può rac­co­man­da­re in ogni tem­po al­le par­ti di ri­cor­re­re a una me­dia­zio­ne.

2 Le par­ti, di co­mu­ne ac­cor­do, pos­so­no chie­de­re in ogni tem­po al giu­di­ce di con­sen­ti­re lo­ro una me­dia­zio­ne.

3 La pro­ce­du­ra giu­di­zia­le ri­ma­ne so­spe­sa fin­tan­to che una par­te non re­vo­chi la ri­chie­sta di me­dia­zio­ne o fin­tan­to che non ven­ga co­mu­ni­ca­ta la fi­ne del­la me­dia­zio­ne.

Art. 215 Organizzazione e attuazione della mediazione  

L’or­ga­niz­za­zio­ne e l’at­tua­zio­ne del­la me­dia­zio­ne com­pe­to­no al­le par­ti.

Art. 216 Relazione con il procedimento giudiziale  

1 La me­dia­zio­ne è in­di­pen­den­te dal pro­ce­di­men­to di­nan­zi all’au­to­ri­tà di con­ci­lia­zio­ne e di­nan­zi al giu­di­ce e ha na­tu­ra con­fi­den­zia­le.

2 Le di­chia­ra­zio­ni fat­te dal­le par­ti in se­de di me­dia­zio­ne non pos­so­no es­se­re uti­liz­za­te nel pro­ce­di­men­to giu­di­zia­le.

Art. 217 Approvazione dell’accordo delle parti  

Le par­ti pos­so­no con­giun­ta­men­te chie­de­re al giu­di­ce di ap­pro­va­re l’ac­cor­do rag­giun­to in se­de di me­dia­zio­ne. L’ac­cor­do ap­pro­va­to ha l’ef­fet­to di una de­ci­sio­ne pas­sa­ta in giu­di­ca­to.

Art. 218 Spese della mediazione  

1 Le spe­se del­la me­dia­zio­ne so­no a ca­ri­co del­le par­ti.

2 Nel­le cau­se in ma­te­ria di fi­lia­zio­ne le par­ti han­no di­rit­to al­la gra­tui­tà del­la me­dia­zio­ne, se:86

a.
non di­spon­go­no dei mez­zi ne­ces­sa­ri; e
b.
la me­dia­zio­ne è rac­co­man­da­ta dal giu­di­ce.

3 Il di­rit­to can­to­na­le può pre­ve­de­re al­tre age­vo­la­zio­ni in ma­te­ria di spe­se.

86 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 2 del­la LF del 20 mar. 2015 (Man­te­ni­men­to del fi­glio), in vi­go­re dal 1° gen. 2017 (RU 2015 4299; FF 2014 489).

Titolo terzo: Procedura ordinaria

Capitolo 1: Campo d’applicazione

Art. 219  

Sal­vo che la leg­ge di­spon­ga al­tri­men­ti, le di­spo­si­zio­ni del pre­sen­te ti­to­lo si ap­pli­ca­no al­la pro­ce­du­ra or­di­na­ria, non­ché, per ana­lo­gia, a tut­te le al­tre pro­ce­du­re.

Capitolo 2: Scambio di scritti e preparazione del dibattimento

Art. 220 Apertura del procedimento  

La pro­ce­du­ra or­di­na­ria si apre con il de­po­si­to del­la pe­ti­zio­ne.

Art. 221 Petizione  

1 La pe­ti­zio­ne con­tie­ne:

a.
la de­si­gna­zio­ne del­le par­ti e dei lo­ro even­tua­li rap­pre­sen­tan­ti;
b.
la do­man­da;
c.
l’in­di­ca­zio­ne del va­lo­re li­ti­gio­so;
d.
l’espo­si­zio­ne dei fat­ti;
e.
l’in­di­ca­zio­ne dei sin­go­li mez­zi di pro­va con ri­fe­ri­men­to ai fat­ti espo­sti;
f.
la da­ta e la fir­ma.

2 Al­la pe­ti­zio­ne de­vo­no es­se­re al­le­ga­ti:

a.
la pro­cu­ra, se vi è un rap­pre­sen­tan­te;
b.
se del ca­so l’au­to­riz­za­zio­ne ad agi­re o la di­chia­ra­zio­ne di ri­nun­cia al­la pro­ce­du­ra di con­ci­lia­zio­ne;
c.
i do­cu­men­ti a di­spo­si­zio­ne, in­vo­ca­ti co­me mez­zi di pro­va;
d.
l’elen­co dei mez­zi di pro­va.

3 La pe­ti­zio­ne può con­te­ne­re una mo­ti­va­zio­ne giu­ri­di­ca.

Art. 222 Risposta  

1 Il giu­di­ce no­ti­fi­ca la pe­ti­zio­ne al con­ve­nu­to e gli as­se­gna nel con­tem­po un ter­mi­ne per pre­sen­ta­re la ri­spo­sta scrit­ta.

2 Al­la ri­spo­sta si ap­pli­ca per ana­lo­gia l’ar­ti­co­lo 221. Il con­ve­nu­to de­ve spe­ci­fi­ca­re qua­li fat­ti, co­sì co­me espo­sti dall’at­to­re, ri­co­no­sce o con­te­sta.

3 Il giu­di­ce può in­giun­ge­re al con­ve­nu­to di li­mi­ta­re la ri­spo­sta a sin­go­le que­stio­ni o a sin­go­le con­clu­sio­ni (art. 125).

4 Il giu­di­ce no­ti­fi­ca la ri­spo­sta all’at­to­re.

Art. 223 Mancata presentazione della risposta  

1 Se il con­ve­nu­to non pre­sen­ta la ri­spo­sta nel ter­mi­ne, il giu­di­ce gli as­se­gna un bre­ve ter­mi­ne sup­ple­to­rio.

2 Se il ter­mi­ne sup­ple­to­rio sca­de in­frut­tuo­sa­men­te, il giu­di­ce ema­na una de­ci­sio­ne fi­na­le, sem­pre che la cau­sa sia ma­tu­ra per il giu­di­zio. Al­tri­men­ti, ci­ta le par­ti al di­bat­ti­men­to.

Art. 224 Domanda riconvenzionale  

1 Nel­la ri­spo­sta, il con­ve­nu­to può pro­por­re una do­man­da ri­con­ven­zio­na­le se la pre­te­sa ad­dot­ta è giu­di­ca­bi­le se­con­do la pro­ce­du­ra ap­pli­ca­bi­le all’azio­ne prin­ci­pa­le.

2 Se il va­lo­re li­ti­gio­so del­la do­man­da ri­con­ven­zio­na­le ec­ce­de la com­pe­ten­za per ma­te­ria del giu­di­ce adi­to, que­sti ri­met­te l’azio­ne prin­ci­pa­le e la do­man­da ri­con­ven­zio­na­le al giu­di­ce com­pe­ten­te per il mag­gior va­lo­re.

3 Se il con­ve­nu­to pro­po­ne do­man­da ri­con­ven­zio­na­le, il giu­di­ce as­se­gna all’at­to­re un ter­mi­ne per pre­sen­ta­re una ri­spo­sta scrit­ta. L’at­to­re non può pe­rò ri­spon­de­re con una sua pro­pria do­man­da ri­con­ven­zio­na­le.

Art. 225 Secondo scambio di scritti  

Se le cir­co­stan­ze lo ri­chie­do­no, il giu­di­ce può or­di­na­re un se­con­do scam­bio di scrit­ti.

Art. 226 Udienza istruttoria  

1 Il giu­di­ce può in ogni tem­po pro­ce­de­re a udien­ze istrut­to­rie.

2 L’udien­za istrut­to­ria ser­ve a espor­re li­be­ra­men­te l’og­get­to li­ti­gio­so, a com­ple­ta­re i fat­ti, a ten­ta­re un’in­te­sa fra le par­ti e a pre­pa­ra­re il di­bat­ti­men­to.

3 Il giu­di­ce può pro­ce­de­re all’as­sun­zio­ne di pro­ve.

Art. 227 Mutazione dell’azione in corso di causa  

1 La mu­ta­zio­ne dell’azio­ne è am­mis­si­bi­le se la nuo­va o ul­te­rio­re pre­te­sa de­ve es­se­re giu­di­ca­ta se­con­do la stes­sa pro­ce­du­ra e:

a.
ha un nes­so ma­te­ria­le con la pre­te­sa pre­ce­den­te; o
b.
la con­tro­par­te vi ac­con­sen­te.

2 Se il va­lo­re li­ti­gio­so do­po la mu­ta­zio­ne dell’azio­ne ec­ce­de la sua com­pe­ten­za per ma­te­ria, il giu­di­ce adi­to ri­met­te la cau­sa al giu­di­ce com­pe­ten­te per il mag­gior va­lo­re.

3 Una li­mi­ta­zio­ne dell’azio­ne è sem­pre am­mis­si­bi­le; in tal ca­so, ri­ma­ne com­pe­ten­te il giu­di­ce adi­to.

Capitolo 3: Dibattimento

Art. 228 Prime arringhe  

1 Aper­to il di­bat­ti­men­to, le par­ti espon­go­no le lo­ro pre­te­se e le mo­ti­va­no.

2 Il giu­di­ce dà lo­ro l’op­por­tu­ni­tà di re­pli­ca­re e du­pli­ca­re.

Art. 229 Nuovi fatti e nuovi mezzi di prova  

1 Nel di­bat­ti­men­to nuo­vi fat­ti e nuo­vi mez­zi di pro­va so­no con­si­de­ra­ti sol­tan­to se ven­go­no im­me­dia­ta­men­te ad­dot­ti e:

a.87
so­no sor­ti sol­tan­to do­po la chiu­su­ra del­lo scam­bio di scrit­ti o do­po l’ul­ti­ma udien­za di istru­zio­ne del­la cau­sa; op­pu­re
b.
sus­si­ste­va­no già pri­ma del­la chiu­su­ra del­lo scam­bio di scrit­ti o pri­ma dell’ul­ti­ma udien­za di istru­zio­ne del­la cau­sa, ma non era pos­si­bi­le ad­dur­li nem­me­no con la di­li­gen­za ra­gio­ne­vol­men­te esi­gi­bi­le te­nu­to con­to del­le cir­co­stan­ze.

2 Se non vi so­no sta­ti né un se­con­do scam­bio di scrit­ti né un’udien­za di istru­zio­ne del­la cau­sa, nuo­vi fat­ti e nuo­vi mez­zi di pro­va pos­so­no es­se­re ad­dot­ti all’ini­zio del di­bat­ti­men­to, sen­za al­cu­na li­mi­ta­zio­ne.

3 Quan­do de­ve chia­ri­re d’uf­fi­cio i fat­ti, il giu­di­ce con­si­de­ra i nuo­vi fat­ti e i nuo­vi mez­zi di pro­va fi­no al­la de­li­be­ra­zio­ne del­la sen­ten­za.

87 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. II del­la LF del 25 set. 2015 (Rap­pre­sen­tan­za pro­fes­sio­na­le nel pro­ce­di­men­to ese­cu­ti­vo), in vi­go­re dal 1° gen. 2018 (RU 2016 3643; FF 2014 7505).

Art. 230 Mutazione dell’azione durante il dibattimento  

1 Du­ran­te il di­bat­ti­men­to, la mu­ta­zio­ne dell’azio­ne è an­co­ra am­mis­si­bi­le se:

a.
so­no da­te le pre­mes­se di cui all’ar­ti­co­lo 227 ca­po­ver­so 1; e
b.88
la mu­ta­zio­ne è fon­da­ta su nuo­vi fat­ti o su nuo­vi mez­zi di pro­va.

2 L’ar­ti­co­lo 227 ca­po­ver­si 2 e 3 è ap­pli­ca­bi­le.

88 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. II del­la LF del 25 set. 2015 (Rap­pre­sen­tan­za pro­fes­sio­na­le nel pro­ce­di­men­to ese­cu­ti­vo), in vi­go­re dal 1° gen. 2018 (RU 2016 3643; FF 2014 7505).

Art. 231 Assunzione delle prove  

Ter­mi­na­te le ar­rin­ghe, il giu­di­ce as­su­me le pro­ve.

Art. 232 Arringhe finali  

1 Chiu­sa l’as­sun­zio­ne del­le pro­ve, al­le par­ti è da­ta fa­col­tà di espri­mer­si sul­le ri­sul­tan­ze pro­ba­to­rie e sul me­ri­to del­la li­te. L’at­to­re si espri­me per pri­mo. Il giu­di­ce dà al­le par­ti la pos­si­bi­li­tà di espri­mer­si una se­con­da vol­ta.

2 Le par­ti pos­so­no, di co­mu­ne ac­cor­do, ri­nun­cia­re al­le ar­rin­ghe fi­na­li e pro­por­re di pre­sen­ta­re una me­mo­ria scrit­ta con­clu­si­va. In tal ca­so, il giu­di­ce as­se­gna lo­ro un ter­mi­ne per far­lo.

Art. 233 Rinuncia al dibattimento  

Le par­ti pos­so­no, di co­mu­ne ac­cor­do, ri­nun­cia­re al di­bat­ti­men­to.

Art. 234 Mancata comparizione al dibattimento  

1 Se una par­te in­giu­sti­fi­ca­ta­men­te non com­pa­re, il giu­di­ce pren­de in con­si­de­ra­zio­ne gli at­ti scrit­ti inol­tra­ti in con­for­mi­tà del pre­sen­te Co­di­ce. Per il re­sto, fat­to sal­vo l’ar­ti­co­lo 153, può por­re al­la ba­se del­la sua de­ci­sio­ne gli at­ti e le al­le­ga­zio­ni del­la par­te com­par­sa.

2 Se en­tram­be le par­ti in­giu­sti­fi­ca­ta­men­te non com­pa­io­no, la cau­sa è stral­cia­ta dal ruo­lo in quan­to pri­va d’og­get­to. Le spe­se pro­ces­sua­li so­no ad­dos­sa­te per me­tà a cia­scu­na del­le par­ti.

Capitolo 4: Verbale

Art. 235  

1 Di ogni udien­za è te­nu­to un ver­ba­le. Vi fi­gu­ra­no in par­ti­co­la­re:

a.
il luo­go, la da­ta e l’ora dell’udien­za;
b.
la com­po­si­zio­ne del tri­bu­na­le;
c.
le par­ti pre­sen­ti all’udien­za e i lo­ro rap­pre­sen­tan­ti;
d.
le con­clu­sio­ni, istan­ze e di­chia­ra­zio­ni pro­ces­sua­li del­le par­ti;
e.
le de­ci­sio­ni del tri­bu­na­le;
f.
la fir­ma del ver­ba­liz­zan­te.

2 Le in­di­ca­zio­ni con­cer­nen­ti i fat­ti so­no ver­ba­liz­za­te nel lo­ro con­te­nu­to es­sen­zia­le, sem­pre che non fi­gu­ri­no già ne­gli at­ti scrit­ti del­le par­ti. Pos­so­no inol­tre es­se­re re­gi­stra­te an­che su sup­por­to so­no­ro o vi­deo op­pu­re me­dian­te al­tri ap­pro­pria­ti stru­men­ti tec­ni­ci.

3 Sul­le ri­chie­ste di ret­ti­fi­ca del ver­ba­le de­ci­de il giu­di­ce.

Capitolo 5: Decisione

Art. 236 Decisione finale  

1 Se la cau­sa è ma­tu­ra per il giu­di­zio, la pro­ce­du­ra si con­clu­de con una de­ci­sio­ne di me­ri­to o con una de­ci­sio­ne di non en­tra­ta nel me­ri­to.

2 Il tri­bu­na­le sta­tui­sce a mag­gio­ran­za.

3 Ad istan­za del­la par­te vin­cen­te, ven­go­no or­di­na­te mi­su­re d’ese­cu­zio­ne.

Art. 237 Decisione incidentale  

1 Il giu­di­ce può ema­na­re una de­ci­sio­ne in­ci­den­ta­le quan­do un di­ver­so giu­di­zio dell’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria su­pe­rio­re po­treb­be por­ta­re im­me­dia­ta­men­te all’ema­na­zio­ne di una de­ci­sio­ne fi­na­le e con ciò si po­treb­be con­se­gui­re un im­por­tan­te ri­spar­mio di tem­po o di spe­se.

2 La de­ci­sio­ne in­ci­den­ta­le è im­pu­gna­bi­le in mo­do in­di­pen­den­te; una sua suc­ces­si­va im­pu­gna­zio­ne con la de­ci­sio­ne fi­na­le è esclu­sa.

Art. 238 Contenuto  

La de­ci­sio­ne con­tie­ne:

a.
la de­si­gna­zio­ne e la com­po­si­zio­ne del tri­bu­na­le;
b.
il luo­go e la da­ta in cui è pro­nun­cia­ta;
c.
la de­si­gna­zio­ne del­le par­ti e dei lo­ro rap­pre­sen­tan­ti;
d.
il di­spo­si­ti­vo;
e.
l’in­di­ca­zio­ne del­le per­so­ne e au­to­ri­tà cui la de­ci­sio­ne de­ve es­se­re co­mu­ni­ca­ta;
f.
l’in­di­ca­zio­ne dei mez­zi di im­pu­gna­zio­ne, se le par­ti non han­no ri­nun­cia­to all’im­pu­gna­zio­ne me­de­si­ma;
g.
se del ca­so, i mo­ti­vi su cui si fon­da;
h.
la fir­ma del tri­bu­na­le.
Art. 239 Notificazione e motivazione  

1 Il giu­di­ce può no­ti­fi­ca­re la sua de­ci­sio­ne sen­za mo­ti­va­zio­ne scrit­ta:

a.
al di­bat­ti­men­to, con­se­gnan­do al­le par­ti il di­spo­si­ti­vo scrit­to, con una bre­ve mo­ti­va­zio­ne ora­le;
b.
re­ca­pi­tan­do il di­spo­si­ti­vo al­le par­ti.

2 La mo­ti­va­zio­ne scrit­ta è fat­ta per­ve­ni­re in un se­con­do tem­po se una par­te lo chie­de en­tro die­ci gior­ni dal­la co­mu­ni­ca­zio­ne del­la de­ci­sio­ne. L’omes­sa ri­chie­sta di mo­ti­va­zio­ne si ha per ri­nun­cia all’im­pu­gna­zio­ne del­la de­ci­sio­ne me­dian­te ap­pel­lo o re­cla­mo.

3 So­no fat­te sal­ve le di­spo­si­zio­ni del­la leg­ge del 17 giu­gno 200589 sul Tri­bu­na­le fe­de­ra­le con­cer­nen­ti la no­ti­fi­ca­zio­ne di de­ci­sio­ni che pos­so­no es­se­re im­pu­gna­te da­van­ti al Tri­bu­na­le fe­de­ra­le.

Art. 240 Comunicazione e pubblicazione della decisione  

Se la leg­ge lo pre­ve­de o ai fi­ni dell’ese­cu­zio­ne, la de­ci­sio­ne è co­mu­ni­ca­ta ad au­to­ri­tà e ter­zi in­te­res­sa­ti op­pu­re pub­bli­ca­ta.

Capitolo 6: Fine del procedimento senza decisione del giudice

Art. 241 Transazione, acquiescenza e desistenza  

1 In ca­so di tran­sa­zio­ne, ac­quie­scen­za o de­si­sten­za, le par­ti de­vo­no fir­ma­re il re­la­ti­vo ver­ba­le.

2 La tran­sa­zio­ne, l’ac­quie­scen­za e la de­si­sten­za han­no l’ef­fet­to di una de­ci­sio­ne pas­sa­ta in giu­di­ca­to.

3 Il giu­di­ce stral­cia la cau­sa dal ruo­lo.

Art. 242 Causa divenuta priva d’oggetto per altri motivi  

La cau­sa è pa­ri­men­ti stral­cia­ta dal ruo­lo se il pro­ce­di­men­to ter­mi­na per al­tri mo­ti­vi sen­za de­ci­sio­ne del giu­di­ce.

Titolo quarto: Procedura semplificata

Art. 243 Campo d’applicazione  

1 La pro­ce­du­ra sem­pli­fi­ca­ta si ap­pli­ca nel­le con­tro­ver­sie pa­tri­mo­nia­li fi­no a un va­lo­re li­ti­gio­so di 30 000 fran­chi.

2 Sen­za ri­guar­do al va­lo­re li­ti­gio­so, la pro­ce­du­ra sem­pli­fi­ca­ta si ap­pli­ca nel­le con­tro­ver­sie:

a.
se­con­do la leg­ge fe­de­ra­le del 24 mar­zo 199590 sul­la pa­ri­tà dei ses­si;
b.91
per vio­len­ze, mi­nac­ce o in­si­die se­con­do l’ar­ti­co­lo 28b CC92 o ri­guar­dan­ti una sor­ve­glian­za elet­tro­ni­ca se­con­do l’ar­ti­co­lo 28c CC;
c.
in ma­te­ria di lo­ca­zio­ne e af­fit­to di abi­ta­zio­ni e di lo­ca­li com­mer­cia­li co­me pu­re di af­fit­to agri­co­lo, se ver­ten­ti sul de­po­si­to di pi­gio­ni o fit­ti, sul­la pro­te­zio­ne da pi­gio­ni o fit­ti abu­si­vi, sul­la pro­te­zio­ne dal­la di­sdet­ta o sul­la pro­tra­zio­ne del rap­por­to di lo­ca­zio­ne o d’af­fit­to;
d.93
in­te­se a da­re ese­cu­zio­ne al di­rit­to d’ac­ces­so se­con­do l’ar­ti­co­lo 25 LPD94;
e.
se­con­do la leg­ge del 17 di­cem­bre 199395 sul­la par­te­ci­pa­zio­ne;
f.
de­ri­van­ti da as­si­cu­ra­zio­ni com­ple­men­ta­ri all’as­si­cu­ra­zio­ne so­cia­le con­tro le ma­lat­tie se­con­do la leg­ge fe­de­ra­le del 18 mar­zo 199496 sull’as­si­cu­ra­zio­ne ma­lat­tie.

3 La pro­ce­du­ra sem­pli­fi­ca­ta non si ap­pli­ca nel­le con­tro­ver­sie giu­di­ca­te in istan­za can­to­na­le uni­ca se­con­do gli ar­ti­co­li 5 e 8 o de­fe­ri­te al tri­bu­na­le com­mer­cia­le se­con­do l’ar­ti­co­lo 6.

90 RS 151.1

91 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. I 2 del­la LF del 14 dic. 2018 in­te­sa a mi­glio­ra­re la pro­te­zio­ne del­le vit­ti­me di vio­len­za, in vi­go­re dal 1° lug. 2020 (RU 2019 2273; FF 2017 6267).

92 RS 210

93 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. 1 n. II 24 del­la LF del 25 set. 2020 sul­la pro­te­zio­ne dei da­ti, in vi­go­re dal 1° set. 2023 (RU 2022 491; FF 2017 5939).

94 RS 235.1

95 RS 822.14

96 RS 832.10

Art. 244 Azione semplificata  

1 L’azio­ne può es­se­re pro­po­sta nel­le for­me di cui all’ar­ti­co­lo 130 op­pu­re oral­men­te me­dian­te di­chia­ra­zio­ne a ver­ba­le pres­so il tri­bu­na­le. La pe­ti­zio­ne con­tie­ne:

a.
la de­si­gna­zio­ne del­le par­ti;
b.
la do­man­da;
c.
la de­si­gna­zio­ne dell’og­get­to li­ti­gio­so;
d.
se ne­ces­sa­rio, l’in­di­ca­zio­ne del va­lo­re li­ti­gio­so;
e.
la da­ta e la fir­ma.

2 Una mo­ti­va­zio­ne non è ne­ces­sa­ria.

3 Van­no al­le­ga­ti:

a.
la pro­cu­ra, se vi è un rap­pre­sen­tan­te;
b.
l’au­to­riz­za­zio­ne ad agi­re o la di­chia­ra­zio­ne di ri­nun­cia al­la pro­ce­du­ra di con­ci­lia­zio­ne;
c.
i do­cu­men­ti a di­spo­si­zio­ne, in­vo­ca­ti co­me mez­zi di pro­va.
Art. 245 Citazione al dibattimento e osservazioni del convenuto  

1 Se la pe­ti­zio­ne non con­tie­ne una mo­ti­va­zio­ne, il giu­di­ce la no­ti­fi­ca al con­ve­nu­to e nel con­tem­po ci­ta le par­ti al di­bat­ti­men­to.

2 Se la pe­ti­zio­ne con­tie­ne una mo­ti­va­zio­ne, il giu­di­ce as­se­gna dap­pri­ma al con­ve­nu­to un ter­mi­ne per pre­sen­ta­re per scrit­to le pro­prie os­ser­va­zio­ni.

Art. 246 Disposizioni ordinatorie processuali  

1 Il giu­di­ce pren­de le di­spo­si­zio­ni ne­ces­sa­rie af­fin­ché la cau­sa pos­sa es­se­re eva­sa se pos­si­bi­le al­la pri­ma udien­za.

2 Se le cir­co­stan­ze lo ri­chie­do­no, il giu­di­ce può or­di­na­re uno scam­bio di scrit­ti e pro­ce­de­re a udien­ze istrut­to­rie.

Art. 247 Accertamento dei fatti  

1 Con per­ti­nen­ti do­man­de il giu­di­ce fa in mo­do che le par­ti com­ple­ti­no le al­le­ga­zio­ni fat­tua­li in­suf­fi­cien­ti e in­di­chi­no i mez­zi di pro­va.

2 Il giu­di­ce ac­cer­ta d’uf­fi­cio i fat­ti:

a.
nel­le con­tro­ver­sie di cui all’ar­ti­co­lo 243 ca­po­ver­so 2;
b.
fi­no a un va­lo­re li­ti­gio­so di 30 000 fran­chi:
1.
nel­le al­tre con­tro­ver­sie in ma­te­ria di lo­ca­zio­ne e af­fit­to di abi­ta­zio­ni e di lo­ca­li com­mer­cia­li co­me pu­re di af­fit­to agri­co­lo,
2.
nel­la al­tre con­tro­ver­sie in ma­te­ria di di­rit­to del la­vo­ro.

Titolo quinto: Procedura sommaria

Capitolo 1: Campo d’applicazione

Art. 248 In generale  

La pro­ce­du­ra som­ma­ria è ap­pli­ca­bi­le:

a.
nei ca­si sta­bi­li­ti dal­la leg­ge;
b.
al­la tu­te­la giu­ri­sdi­zio­na­le nei ca­si ma­ni­fe­sti;
c.
per i di­vie­ti giu­di­zia­li;
d.
per i prov­ve­di­men­ti cau­te­la­ri;
e.
in ma­te­ria di vo­lon­ta­ria giu­ri­sdi­zio­ne.
Art. 249 Codice civile  

La pro­ce­du­ra som­ma­ria si ap­pli­ca se­gna­ta­men­te nel­le se­guen­ti que­stio­ni:

a.
di­rit­to del­le per­so­ne:
1.
fis­sa­zio­ne di un ter­mi­ne per la ra­ti­fi­ca di un ne­go­zio giu­ri­di­co di un mi­no­ren­ne o di una per­so­na sot­to cu­ra­te­la ge­ne­ra­le (art. 19a CC),
2.
di­rit­to di ri­spo­sta (art. 28l CC),
3.
di­chia­ra­zio­ne di scom­par­sa (art. 35–38 CC),
4.
ret­ti­fi­ca­zio­ne di un’iscri­zio­ne nel re­gi­stro del­lo sta­to ci­vi­le (art. 42 CC);97
b.98
c.
di­rit­to suc­ces­so­rio:
1.
ri­ce­zio­ne di un te­sta­men­to ora­le (art. 507 CC),
2.
ri­chie­sta di ga­ran­zie in ca­so di suc­ces­sio­ne di una per­so­na scom­par­sa (art. 546 CC),
3.
so­spen­sio­ne del­la di­vi­sio­ne dell’ere­di­tà e prov­ve­di­men­ti con­ser­va­ti­vi a sal­va­guar­dia dei di­rit­ti dei coe­re­di di un ere­de in­sol­ven­te (art. 604 cpv. 2 e 3 CC);
d.
di­rit­ti rea­li:
1.
prov­ve­di­men­ti per il man­te­ni­men­to del va­lo­re e dell’ido­nei­tà all’uso del­la co­sa in com­pro­prie­tà (art. 647 cpv. 2 n. 1 CC),
2.
iscri­zio­ne di di­rit­ti rea­li su fon­di in ca­so di pre­scri­zio­ne straor­di­na­ria (art. 662 CC),
3.
con­te­sta­zio­ne dell’op­po­si­zio­ne ad at­ti di di­spo­si­zio­ne con­cer­nen­ti un pia­no o una por­zio­ne di un pia­no (art. 712c cpv. 3 CC),
4.
no­mi­na e re­vo­ca dell’am­mi­ni­stra­to­re nel­la pro­prie­tà per pia­ni (art. 712q e 712r CC),
5.
iscri­zio­ne prov­vi­so­ria di un’ipo­te­ca le­ga­le (art. 712i, 779d, 779k e 837–839 CC),
6.
fis­sa­zio­ne del ter­mi­ne per la pre­sta­zio­ne di ga­ran­zie in ca­so di usu­frut­to e re­vo­ca del pos­ses­so (art. 760 e 762 CC),
7.
do­man­da di li­qui­da­zio­ne del­la so­stan­za og­get­to di usu­frut­to (art. 766 CC),
8.
prov­ve­di­men­ti a ga­ran­zia dei cre­di­to­ri ga­ran­ti­ti da pe­gno im­mo­bi­lia­re (art. 808 cpv. 1 e 2 co­me pu­re 809–811 CC),
9.99
de­si­gna­zio­ne del rap­pre­sen­tan­te di car­tel­le ipo­te­ca­rie (art. 850 cpv. 3 CC),
10.100
an­nul­la­men­to di car­tel­le ipo­te­ca­rie (art. 856 e 865 CC),
11.
an­no­ta­zio­ne di re­stri­zio­ni del­la fa­col­tà di di­spor­re e iscri­zio­ni prov­vi­so­rie, se con­ten­zio­se (art. 960 cpv. 1 n. 1, 961 cpv. 1 n. 1 e 966 cpv. 2 CC).

97 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. 2 n. 3, in vi­go­re dal 1° gen. 2013 (RU 2010 1739; FF 2006 6593; RU 2011 725; FF 2006 6391).

98 Abro­ga­ta dall’all. 2 n. 3, con ef­fet­to dal 1° gen. 2013 (RU 2010 1739; FF 2006 6593; RU 2011 725; FF 2006 6391).

99 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. II 3 del­la LF dell’11 dic. 2009 (Car­tel­la ipo­te­ca­ria re­gi­stra­le e di­rit­ti rea­li), in vi­go­re dal 1° gen. 2012 (RU 2011 4637; FF 2007 4845).

100 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. II 3 del­la LF dell’11 dic. 2009 (Car­tel­la ipo­te­ca­ria re­gi­stra­le e di­rit­ti rea­li), in vi­go­re dal 1° gen. 2012 (RU 2011 4637; FF 2007 4845).

Art. 250 Codice delle obbligazioni  

La pro­ce­du­ra som­ma­ria si ap­pli­ca se­gna­ta­men­te nel­le se­guen­ti que­stio­ni:

a.
par­te ge­ne­ra­le:
1.
de­po­si­to giu­di­zia­le, do­po la ces­sa­zio­ne del man­da­to, di un ti­to­lo com­pro­van­te il man­da­to (art. 36 cpv. 1 CO101),
2.
as­se­gna­zio­ne di un con­gruo ter­mi­ne per la pre­sta­zio­ne del­la ga­ran­zia (art. 83 cpv. 2 CO),
3.
de­po­si­to e ven­di­ta del­la co­sa do­vu­ta in ca­so di mo­ra del cre­di­to­re (art. 92 cpv. 2 e 93 cpv. 2 CO),
4.
au­to­riz­za­zio­ne a ese­gui­re la pre­sta­zio­ne a spe­se del de­bi­to­re (art. 98 CO),
5.
fis­sa­zio­ne del ter­mi­ne per l’adem­pi­men­to del con­trat­to (art. 107 cpv. 1102 CO),
6.
de­po­si­to dell’im­por­to con­te­sta­to in ca­so di ces­sio­ne (art. 168 cpv. 1 CO);
b.
sin­go­li con­trat­ti:
1.
de­si­gna­zio­ne di un pe­ri­to per l’esa­me del ri­sul­ta­to d’eser­ci­zio o del con­teg­gio del­le prov­vi­gio­ni (art. 322a cpv. 2 e 322c cpv. 2 CO),
2.
fis­sa­zio­ne del ter­mi­ne per pre­sta­re ga­ran­zia in ca­so di in­sol­ven­za del da­to­re di la­vo­ro (art. 337a CO),
3.
fis­sa­zio­ne del ter­mi­ne in ca­so di ese­cu­zio­ne di un’ope­ra non con­for­me al con­trat­to (art. 366 cpv. 2 CO),
4.
de­si­gna­zio­ne di un pe­ri­to per la ve­ri­fi­ca­zio­ne dell’ope­ra (art. 367 CO),
5.
fis­sa­zio­ne del ter­mi­ne per pub­bli­ca­re la nuo­va edi­zio­ne di un’ope­ra let­te­ra­ria o ar­ti­sti­ca (art. 383 cpv. 3 CO),
6.
re­sti­tu­zio­ne del­la co­sa de­po­si­ta­ta in ca­so di se­que­stro (art. 480 CO),
7.
giu­di­zio sul­la co­per­tu­ra del de­bi­to og­get­to di fi­de­ius­sio­ne so­li­da­le tra­mi­te i di­rit­ti di pe­gno (art. 496 cpv. 2 CO),
8.
so­spen­sio­ne de­gli at­ti ese­cu­ti­vi con­tro il fi­de­ius­so­re in ca­so di pre­sta­zio­ne di ga­ran­zie rea­li (art. 501 cpv. 2 CO),
9.
ga­ran­zie del de­bi­to­re prin­ci­pa­le e li­be­ra­zio­ne dal­la fi­de­ius­sio­ne (art. 506 CO);
c.
di­rit­to so­cie­ta­rio e re­gi­stro di com­mer­cio:103
1.
re­vo­ca prov­vi­so­ria del­la fa­col­tà di rap­pre­sen­tan­za (art. 565 cpv. 2, 603 e 767 cpv. 1 CO),
2.
de­si­gna­zio­ne di un rap­pre­sen­tan­te co­mu­ne (art. 690 cpv. 1, 764 cpv. 2, 792 n. 1 e 847 cpv. 4 CO),
3.
no­mi­na, re­vo­ca e so­sti­tu­zio­ne di li­qui­da­to­ri (art. 583 cpv. 2, 619, 740, 741, 770, 826 cpv. 2 e 913 CO),
4.
ven­di­ta in bloc­co e mo­da­li­tà di ven­di­ta di im­mo­bi­li (art. 585 cpv. 3 e 619 CO),
5.
de­si­gna­zio­ne di un pe­ri­to per l’esa­me del con­to dei pro­fit­ti e del­le per­di­te e del bi­lan­cio di una so­cie­tà in ac­co­man­di­ta (art. 600 cpv. 3 CO),
6.104
fis­sa­zio­ne del ter­mi­ne in ca­so di nu­me­ro in­suf­fi­cien­te di mem­bri o man­can­za di or­ga­ni (art. 731b, 819, 908 e 941aCO),
7.105
or­di­ne di for­ni­re rag­gua­gli a cre­di­to­ri e azio­ni­sti, a so­ci di una so­cie­tà a ga­ran­zia li­mi­ta­ta e a so­ci di una so­cie­tà coo­pe­ra­ti­va (art. 697b, 802 cpv. 4, 857 cpv. 3 e 958e CO),
8.106
ve­ri­fi­ca spe­cia­le (art. 697c–697hbis CO),
9.107
con­vo­ca­zio­ne dell’as­sem­blea ge­ne­ra­le, iscri­zio­ne di un og­get­to all’or­di­ne del gior­no e iscri­zio­ne di pro­po­ste e del­le re­la­ti­ve mo­ti­va­zio­ni nel­la con­vo­ca­zio­ne dell’as­sem­blea ge­ne­ra­le (art. 699 cpv. 5, 699bcpv. 4, 805 cpv. 5 n. 2 e 3 e 881 cpv. 3 CO),
10.108
de­si­gna­zio­ne di un rap­pre­sen­tan­te del­la so­cie­tà o del­la so­cie­tà coo­pe­ra­ti­va in ca­so di con­te­sta­zio­ne del­le de­li­be­ra­zio­ni as­sem­blea­ri da par­te dell’am­mi­ni­stra­zio­ne (art. 706a cpv. 2, 808c e 891 cpv. 1 CO),
11.109
no­mi­na e re­vo­ca dell’uf­fi­cio di re­vi­sio­ne (art. 731b, 819 e 908 CO),
12.
de­po­si­to de­gli im­por­ti do­vu­ti in ca­so di li­qui­da­zio­ne (art. 744, 770, 826 cpv. 2 e 913 CO),
13.
re­vo­ca dell’am­mi­ni­stra­zio­ne e dell’uf­fi­cio di re­vi­sio­ne di una so­cie­tà coo­pe­ra­ti­va (art. 890 cpv. 2 CO),
14.110
la re­iscri­zio­ne nel re­gi­stro di com­mer­cio di un en­te giu­ri­di­co can­cel­la­to (art. 935 CO),
15.111
pro­nun­cia del­lo scio­gli­men­to del­la so­cie­tà e del­la sua li­qui­da­zio­ne se­con­do le pre­scri­zio­ni ap­pli­ca­bi­li al fal­li­men­to (art. 731b, 819 e 908 CO);
d.
ti­to­li di cre­di­to:
1.
am­mor­ta­men­to di ti­to­li (art. 981 CO),
2.
di­vie­to del pa­ga­men­to di una cam­bia­le e de­po­si­to del­la som­ma del­la cam­bia­le (art. 1072 CO),
3.
estin­zio­ne del­la pro­cu­ra con­fe­ri­ta a un rap­pre­sen­tan­te dell’as­sem­blea de­gli ob­bli­ga­zio­ni­sti in ma­te­ria di pre­sti­ti in ob­bli­ga­zio­ni (art. 1162 cpv. 4 CO),
4.
con­vo­ca­zio­ne dell’as­sem­blea de­gli ob­bli­ga­zio­ni­sti su istan­za de­gli ob­bli­ga­zio­ni­sti me­de­si­mi (art. 1165 cpv. 3 e 4 CO).

101 RS 220

102 Ret­ti­fi­ca­to dal­la Com­mis­sio­ne di re­da­zio­ne dell’AF (art. 58 cpv. 1 LParl; RS 171.10).

103 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 2 del­la LF del 17 mar. 2017 (Di­rit­to del re­gi­stro di com­mer­cio), in vi­go­re dal 1° gen. 2021 (RU 2020 957; FF 2015 2849).

104 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. II del­la LF del 25 set. 2015 (Rap­pre­sen­tan­za pro­fes­sio­na­le nel pro­ce­di­men­to ese­cu­ti­vo), in vi­go­re dal 1° gen. 2018 (RU 2016 3643; FF 2014 7505).

105 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 3 del­la LF del 19 giu. 2020 (Di­rit­to del­la so­cie­tà ano­ni­ma), in vi­go­re dal 1° gen. 2023 (RU 2020 4005; 2022 109; FF 2017 325).

106 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 3 del­la LF del 19 giu. 2020 (Di­rit­to del­la so­cie­tà ano­ni­ma), in vi­go­re dal 1° gen. 2023 (RU 2020 4005; 2022 109; FF 2017 325).

107 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 3 del­la LF del 19 giu. 2020 (Di­rit­to del­la so­cie­tà ano­ni­ma), in vi­go­re dal 1° gen. 2023 (RU 2020 4005; 2022 109; FF 2017 325).

108 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 3 del­la LF del 19 giu. 2020 (Di­rit­to del­la so­cie­tà ano­ni­ma), in vi­go­re dal 1° gen. 2023 (RU 2020 4005; 2022 109; FF 2017 325).

109 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 3 del­la LF del 19 giu. 2020 (Di­rit­to del­la so­cie­tà ano­ni­ma), in vi­go­re dal 1° gen. 2023 (RU 2020 4005; 2022 109; FF 2017 325).

110 In­tro­dot­to dall’all. n. 2 del­la LF del 17 mar. 2017 (Di­rit­to del re­gi­stro di com­mer­cio), in vi­go­re dal 1° gen. 2021 (RU 2020 957; FF 2015 2849).

111 In­tro­dot­to dall’all. n. 3 del­la LF del 19 giu. 2020 (Di­rit­to del­la so­cie­tà ano­ni­ma), in vi­go­re dal 1° gen. 2023 (RU 2020 4005; 2022 109, 110; FF 2017 325).

Art. 251 Legge federale dell’11 aprile 1889 sulla esecuzione e sul fallimento  

La pro­ce­du­ra som­ma­ria si ap­pli­ca se­gna­ta­men­te nel­le se­guen­ti que­stio­ni:

a.
de­ci­sio­ni del giu­di­ce pre­po­sto al ri­get­to dell’op­po­si­zio­ne, al fal­li­men­to, al se­que­stro e al con­cor­da­to;
b.
au­to­riz­za­zio­ne dell’op­po­si­zio­ne tar­di­va (art. 77 cpv. 3 LEF112) e dell’op­po­si­zio­ne nell’ese­cu­zio­ne cam­bia­ria (art. 181 LEF);
c.
an­nul­la­men­to o so­spen­sio­ne dell’ese­cu­zio­ne (art. 85 LEF);
d.
de­ci­sio­ne d’ac­cer­ta­men­to del ri­tor­no a mi­glior for­tu­na (art. 265a cpv. 1–3 LEF);
e.
pro­nun­cia del­la se­pa­ra­zio­ne dei be­ni (art. 68b LEF).
Art. 251a Legge federale del 18 dicembre 1987 sul diritto internazionale privato 113  

La pro­ce­du­ra som­ma­ria si ap­pli­ca se­gna­ta­men­te nel­le se­guen­ti que­stio­ni:

a.
no­mi­na e so­sti­tu­zio­ne de­gli ar­bi­tri (art. 179 cpv. 2–5 LDIP114);
b.
ri­cu­sa­zio­ne e de­sti­tu­zio­ne di un ar­bi­tro (art. 180a cpv. 2 e 180b cpv. 2 LDIP);
c.
col­la­bo­ra­zio­ne del giu­di­ce all’at­tua­zio­ne di prov­ve­di­men­ti cau­te­la­ri (art. 183 cpv. 2 LDIP) e all’as­sun­zio­ne di pro­ve (art. 184 cpv. 2 LDIP);
d.
ul­te­rio­re col­la­bo­ra­zio­ne del giu­di­ce nel pro­ce­di­men­to ar­bi­tra­le (art. 185 LDIP);
e.
col­la­bo­ra­zio­ne del giu­di­ce in pro­ce­di­men­ti ar­bi­tra­li este­ri (art. 185a LDIP);
f.
de­po­si­to del lo­do ed emis­sio­ne dell’at­te­sta­zio­ne dell’ese­cu­ti­vi­tà (art. 193 LDIP);
g.
ri­co­no­sci­men­to ed ese­cu­zio­ne di lo­di stra­nie­ri (art. 194 LDIP).

113 In­tro­dot­to dall’all. n. 2 del­la LF del 19 giu. 2020, in vi­go­re dal 1° gen. 2021 (RU 2020 4179; FF 2018 6019).

114 RS 291

Capitolo 2: Procedura e decisione

Art. 252 Istanza  

1 La pro­ce­du­ra è in­tro­dot­ta me­dian­te istan­za.

2 L’istan­za si pro­po­ne nel­le for­me di cui all’ar­ti­co­lo 130; in ca­si sem­pli­ci o ur­gen­ti può es­se­re pro­po­sta oral­men­te me­dian­te di­chia­ra­zio­ne a ver­ba­le pres­so il tri­bu­na­le.

Art. 253 Osservazioni della controparte  

Se l’istan­za non ri­sul­ta inam­mis­si­bi­le o in­fon­da­ta, il giu­di­ce dà mo­do al­la con­tro­par­te di pre­sen­ta­re oral­men­te o per scrit­to le pro­prie os­ser­va­zio­ni.

Art. 254 Mezzi di prova  

1 La pro­va dev’es­se­re ad­dot­ta me­dian­te do­cu­men­ti.

2 So­no am­mes­si al­tri mez­zi di pro­va sol­tan­to se:

a.
non ri­tar­da­no con­si­de­re­vol­men­te il cor­so del­la pro­ce­du­ra;
b.
lo sco­po del pro­ce­di­men­to lo ri­chie­de; op­pu­re
c.
il giu­di­ce de­ve ac­cer­ta­re d’uf­fi­cio i fat­ti.
Art. 255 Principio inquisitorio  

Il giu­di­ce ac­cer­ta d’uf­fi­cio i fat­ti:

a.
se sta­tui­sce in ve­ste di giu­di­ce del fal­li­men­to o del con­cor­da­to;
b.
in ca­so di prov­ve­di­men­ti di vo­lon­ta­ria giu­ri­sdi­zio­ne.
Art. 256 Decisione  

1 Il giu­di­ce può ri­nun­cia­re a te­ne­re udien­za e de­ci­de­re in ba­se agli at­ti, sem­pre che la leg­ge non di­spon­ga al­tri­men­ti.

2 Il prov­ve­di­men­to di vo­lon­ta­ria giu­ri­sdi­zio­ne che si ri­ve­li er­ra­to può es­se­re re­vo­ca­to o mo­di­fi­ca­to d’uf­fi­cio o ad istan­za di par­te, ec­cet­to che la leg­ge o la cer­tez­za del di­rit­to vi si op­pon­ga­no.

Capitolo 3: Tutela giurisdizionale nei casi manifesti

Art. 257  

1 Il giu­di­ce ac­cor­da tu­te­la giu­ri­sdi­zio­na­le in pro­ce­du­ra som­ma­ria se:

a.
i fat­ti so­no in­con­te­sta­ti o im­me­dia­ta­men­te com­pro­va­bi­li; e
b.
la si­tua­zio­ne giu­ri­di­ca è chia­ra.

2 La tu­te­la giu­ri­sdi­zio­na­le in pro­ce­du­ra som­ma­ria è esclu­sa se la cau­sa è ret­ta dal prin­ci­pio del­la non vin­co­la­ti­vi­tà del­le con­clu­sio­ni del­le par­ti.

3 Se non so­no da­te le con­di­zio­ni per ot­te­ne­re la tu­te­la giu­ri­sdi­zio­na­le in pro­ce­du­ra som­ma­ria, il giu­di­ce non en­tra nel me­ri­to.

Capitolo 4: Divieto giudiziale

Art. 258 Principio  

1 Il ti­to­la­re di un di­rit­to rea­le su un fon­do può chie­de­re al giu­di­ce di vie­ta­re ogni tur­ba­ti­va del pos­ses­so e, su que­re­la, di in­flig­ge­re ai con­trav­ven­to­ri una mul­ta fi­no a 2000 fran­chi. Il di­vie­to può es­se­re ema­na­to a tem­po de­ter­mi­na­to o in­de­ter­mi­na­to.

2 Il ri­chie­den­te de­ve do­cu­men­ta­re il suo di­rit­to rea­le e ren­de­re ve­ro­si­mi­le la tur­ba­ti­va in at­to o im­mi­nen­te.

Art. 259 Pubblicazione  

Il di­vie­to de­ve es­se­re re­so di pub­bli­co do­mi­nio ed es­se­re ap­po­sto sul fon­do in un luo­go ben vi­si­bi­le.

Art. 260 Opposizione  

1 Con­tro il di­vie­to può es­se­re in­ter­po­sta op­po­si­zio­ne al giu­di­ce en­tro 30 gior­ni dal­la pub­bli­ca­zio­ne e dall’ap­po­si­zio­ne del di­vie­to sul fon­do. Non è ne­ces­sa­rio ch’es­sa sia mo­ti­va­ta.

2 L’op­po­si­zio­ne ren­de inef­fi­ca­ce il di­vie­to nei con­fron­ti dell’op­po­nen­te. La con­va­li­da del di­vie­to nei con­fron­ti dell’op­po­nen­te si pro­po­ne me­dian­te azio­ne.

Capitolo 5: Provvedimenti cautelari e memoria difensiva

Sezione 1: Provvedimenti cautelari

Art. 261 Principio  

1 Il giu­di­ce or­di­na i ne­ces­sa­ri prov­ve­di­men­ti cau­te­la­ri quan­do l’in­stan­te ren­de ve­ro­si­mi­le che:

a.
un suo di­rit­to è le­so o è mi­nac­cia­to di es­ser­lo; e
b.
la le­sio­ne è ta­le da ar­re­car­gli un pre­giu­di­zio dif­fi­cil­men­te ri­pa­ra­bi­le.

2 Se la con­tro­par­te pre­sta ade­gua­ta ga­ran­zia, il giu­di­ce può pre­scin­de­re dal pren­de­re prov­ve­di­men­ti cau­te­la­ri.

Art. 262 Contenuto  

Il prov­ve­di­men­to cau­te­la­re può con­si­ste­re in qual­si­vo­glia di­spo­si­zio­ne giu­di­zia­le at­ta a evi­ta­re il pre­giu­di­zio in­com­ben­te, se­gna­ta­men­te può con­si­ste­re in:

a.
un di­vie­to;
b.
un or­di­ne giu­di­zia­le di eli­mi­na­re uno sta­to di fat­to con­tra­rio al di­rit­to;
c.
un’istru­zio­ne all’au­to­ri­tà dei re­gi­stri o a un ter­zo;
d.
una pre­sta­zio­ne in na­tu­ra;
e.
un pa­ga­men­to in de­na­ro nei ca­si de­ter­mi­na­ti dal­la leg­ge.
Art. 263 Provvedimenti cautelari prima della pendenza della causa  

Se la cau­sa di me­ri­to non è an­co­ra pen­den­te, il giu­di­ce as­se­gna all’in­stan­te un ter­mi­ne per pro­muo­ver­la, con la com­mi­na­to­ria che il prov­ve­di­men­to cau­te­la­re de­ca­drà in ca­so di inos­ser­van­za del ter­mi­ne.

Art. 264 Garanzia e risarcimento del danno  

1 Se vi è da te­me­re un dan­no per la con­tro­par­te, il giu­di­ce può su­bor­di­na­re l’ema­na­zio­ne di prov­ve­di­men­ti cau­te­la­ri al­la pre­sta­zio­ne di una ga­ran­zia a ca­ri­co dell’in­stan­te.

2 L’in­stan­te ri­spon­de del dan­no cau­sa­to a se­gui­to di un prov­ve­di­men­to cau­te­la­re in­giu­sti­fi­ca­to. Ove ri­sul­ti pe­rò che l’istan­za era sta­ta pro­mos­sa in buo­na fe­de, il giu­di­ce può ri­dur­re o esclu­de­re il ri­sar­ci­men­to.

3 La ga­ran­zia è li­be­ra­ta a fa­vo­re dell’in­stan­te se è ac­cer­ta­to che non è pro­mos­sa al­cu­na azio­ne di ri­sar­ci­men­to del dan­no; se vi è in­cer­tez­za in pro­po­si­to, il giu­di­ce as­se­gna un ter­mi­ne per inol­tra­re la cau­sa.

Art. 265 Provvedimenti superprovvisionali  

1 In ca­so di par­ti­co­la­re ur­gen­za, se­gna­ta­men­te se il ri­tar­do nel pro­ce­de­re ri­schia di ren­der va­no l’in­ter­ven­to, il giu­di­ce può or­di­na­re il prov­ve­di­men­to cau­te­la­re im­me­dia­ta­men­te e sen­za sen­ti­re la con­tro­par­te.

2 Nel con­tem­po, il giu­di­ce con­vo­ca le par­ti a un’udien­za che de­ve aver luo­go quan­to pri­ma op­pu­re as­se­gna al­la con­tro­par­te un ter­mi­ne per pre­sen­ta­re per scrit­to le pro­prie os­ser­va­zio­ni. Sen­ti­ta la con­tro­par­te, il giu­di­ce pro­nun­cia sen­za in­du­gio sull’istan­za.

3 Il giu­di­ce può, d’uf­fi­cio, ob­bli­ga­re l’in­stan­te a pre­sta­re pre­ven­ti­va­men­te ga­ran­zia.

Art. 266 Misure nei confronti dei mass media  

Nei con­fron­ti dei mass me­dia pe­rio­di­ci il giu­di­ce può or­di­na­re un prov­ve­di­men­to cau­te­la­re sol­tan­to se:

a.
l’in­com­ben­te le­sio­ne dei di­rit­ti dell’in­stan­te è ta­le da po­ter­gli cau­sa­re un pre­giu­di­zio par­ti­co­lar­men­te gra­ve;
b.
ma­ni­fe­sta­men­te non vi è al­cun mo­ti­vo che giu­sti­fi­chi la le­sio­ne; e
c.
il prov­ve­di­men­to non ap­pa­re spro­por­zio­na­to.
Art. 267 Esecuzione  

Il giu­di­ce che or­di­na il prov­ve­di­men­to cau­te­la­re pren­de an­che le ne­ces­sa­rie mi­su­re d’ese­cu­zio­ne.

Art. 268 Modifica e soppressione  

1 I prov­ve­di­men­ti cau­te­la­ri pos­so­no es­se­re mo­di­fi­ca­ti o sop­pres­si in ca­so di mo­di­fi­ca del­le cir­co­stan­ze o qua­lo­ra si ri­ve­li­no in­giu­sti­fi­ca­ti.

2 Es­si de­ca­do­no per leg­ge con il pas­sag­gio in giu­di­ca­to del­la de­ci­sio­ne di me­ri­to. Il giu­di­ce può di­spor­re al­tri­men­ti ai fi­ni dell’ese­cu­zio­ne o nel ca­so la leg­ge lo pre­ve­da.

Art. 269 Riserva  

So­no fat­te sal­ve le di­spo­si­zio­ni:

a.
del­la LEF115, sul­le mi­su­re con­ser­va­ti­ve in ca­so di ese­cu­zio­ne di cre­di­ti pe­cu­nia­ri;
b.
del CC116, sul­le mi­su­re a tu­te­la del­la suc­ces­sio­ne;
c.
del­la leg­ge del 25 giu­gno 1954117 sui bre­vet­ti, in ca­so di azio­ne per la con­ces­sio­ne di una li­cen­za.

Sezione 2: Memoria difensiva

Art. 270  

1 Chi ha mo­ti­vo di ri­te­ne­re che, sen­za pre­via au­di­zio­ne, sa­rà og­get­to di un prov­ve­di­men­to giu­di­zia­le qua­le se­gna­ta­men­te un prov­ve­di­men­to su­per­prov­vi­sio­na­le o un se­que­stro se­con­do gli ar­ti­co­li 271–281 LEF118 può cau­te­la­ti­va­men­te espor­re il suo pun­to di vi­sta in una me­mo­ria di­fen­si­va.119

2 La me­mo­ria di­fen­si­va è co­mu­ni­ca­ta al­la con­tro­par­te sol­tan­to se la re­la­ti­va pro­ce­du­ra è sta­ta da lei pro­mos­sa.

3 La me­mo­ria di­fen­si­va di­vie­ne ca­du­ca do­po sei me­si.

118 RS 281.1

119 Nuo­vo te­sto giu­sta l’art. 3 n. 1 del DF dell’11 dic. 2009 (ap­pro­va­zio­ne ed ese­cu­zio­ne del­la Conv. di Lu­ga­no), in vi­go­re dal 1° gen. 2011 (RU 2010 5601; FF 2009 1435).

Titolo sesto: Procedure speciali di diritto matrimoniale

Capitolo 1: Cause trattate in procedura sommaria

Art. 271 Campo d’applicazione  

Fat­ti sal­vi gli ar­ti­co­li 272 e 273, la pro­ce­du­ra som­ma­ria è ap­pli­ca­bi­le al­le mi­su­re a tu­te­la dell’unio­ne co­niu­ga­le, se­gna­ta­men­te a:

a.
mi­su­re se­con­do gli ar­ti­co­li 172–179 CC120;
b.
esten­sio­ne a un co­niu­ge del­la fa­col­tà di rap­pre­sen­tan­za dell’unio­ne co­niu­ga­le (art. 166 cpv. 2 n. 1 CC);
c.
au­to­riz­za­zio­ne a un co­niu­ge a di­spor­re dell’abi­ta­zio­ne fa­mi­lia­re (art. 169 cpv. 2 CC);
d.
ob­bli­go d’in­for­ma­zio­ne dei co­niu­gi sui ri­spet­ti­vi red­di­ti, so­stan­za e de­bi­ti (art. 170 cpv. 2 CC);
e.
pro­nun­cia del­la se­pa­ra­zio­ne dei be­ni e ri­pri­sti­no del pre­ce­den­te re­gi­me dei be­ni (art. 185, 187 cpv. 2, 189 e 191 CC);
f.
ob­bli­go di un co­niu­ge di con­cor­re­re al­la com­pi­la­zio­ne dell’in­ven­ta­rio (art. 195a CC);
g.
fis­sa­zio­ne di di­la­zio­ni di pa­ga­men­to e pre­sta­zio­ne di ga­ran­zie tra co­niu­gi, al di fuo­ri di un pro­ces­so sul­la li­qui­da­zio­ne del re­gi­me dei be­ni (art. 203 cpv. 2, 218, 235 cpv. 2 e 250 cpv. 2 CC);
h.
con­sen­so di un co­niu­ge al­la ri­nun­cia o all’ac­cet­ta­zio­ne di un’ere­di­tà (art. 230 cpv. 2 CC);
i.
av­vi­so ai de­bi­to­ri e ga­ran­zia dell’ob­bli­go di man­te­ni­men­to do­po il di­vor­zio, al di fuo­ri di un pro­ces­so sull’ob­bli­go di man­te­ni­men­to do­po il di­vor­zio (art. 132 CC).
Art. 272 Principio inquisitorio  

Il giu­di­ce ac­cer­ta d’uf­fi­cio i fat­ti.

Art. 273 Procedura  

1 Il giu­di­ce con­vo­ca le par­ti a un’udien­za. Può ri­nun­ciar­vi sol­tan­to se i fat­ti so­no chia­ri o non con­tro­ver­si in ba­se agli at­ti scrit­ti del­le par­ti.

2 Le par­ti de­vo­no com­pa­ri­re per­so­nal­men­te, ec­cet­to che il giu­di­ce le di­spen­si per­ché im­pe­di­te da ma­lat­tia, età avan­za­ta o al­tri mo­ti­vi gra­vi.

3 Il giu­di­ce cer­ca di in­dur­re le par­ti a un’in­te­sa.

Capitolo 2: Procedura di divorzio

Sezione 1: Disposizioni generali

Art. 274 Promovimento  

La pro­ce­du­ra di di­vor­zio si pro­muo­ve me­dian­te ri­chie­sta co­mu­ne di di­vor­zio o me­dian­te azio­ne di di­vor­zio.

Art. 275 Sospensione della comunione domestica  

Pen­den­te la cau­sa, ogni co­niu­ge ha di­rit­to di so­spen­de­re la co­mu­nio­ne do­me­sti­ca per la du­ra­ta del­la pro­ce­du­ra di di­vor­zio.

Art. 276 Provvedimenti cautelari  

1 Il giu­di­ce pren­de i ne­ces­sa­ri prov­ve­di­men­ti cau­te­la­ri. So­no ap­pli­ca­bi­li per ana­lo­gia le di­spo­si­zio­ni sul­le mi­su­re a tu­te­la dell’unio­ne co­niu­ga­le.

2 Le mi­su­re di­spo­ste dal giu­di­ce com­pe­ten­te per la tu­te­la dell’unio­ne co­niu­ga­le per­man­go­no. Il giu­di­ce del di­vor­zio ha pe­rò com­pe­ten­za per sop­pri­mer­le o mo­di­fi­car­le.

3 Il giu­di­ce può or­di­na­re prov­ve­di­men­ti cau­te­la­ri an­che do­po lo scio­gli­men­to del ma­tri­mo­nio, ove il pro­ces­so re­la­ti­vo al­le con­se­guen­ze del di­vor­zio non fos­se an­co­ra ter­mi­na­to.

Art. 277 Accertamento dei fatti  

1 Per quan­to ri­guar­da la li­qui­da­zio­ne del re­gi­me dei be­ni e gli ali­men­ti da ver­sa­re do­po il di­vor­zio è ap­pli­ca­bi­le il prin­ci­pio di­spo­si­ti­vo.

2 Tut­ta­via, se con­sta­ta che per il giu­di­zio del­le con­se­guen­ze pa­tri­mo­nia­li del di­vor­zio man­ca­no an­co­ra i do­cu­men­ti ne­ces­sa­ri, il giu­di­ce in­giun­ge al­le par­ti di esi­bir­li.

3 Per il re­sto, il giu­di­ce ac­cer­ta d’uf­fi­cio i fat­ti.

Art. 278 Comparizione personale  

Le par­ti de­vo­no com­pa­ri­re per­so­nal­men­te al­le udien­ze, ec­cet­to che il giu­di­ce le di­spen­si per­ché im­pe­di­te da ma­lat­tia, età avan­za­ta o al­tri mo­ti­vi gra­vi.

Art. 279 Omologazione della convenzione  

1 Il giu­di­ce omo­lo­ga la con­ven­zio­ne sul­le con­se­guen­ze del di­vor­zio quan­do si sia con­vin­to che i co­niu­gi l’ab­bia­no con­clu­sa di lo­ro li­be­ra vo­lon­tà e do­po ma­tu­ra ri­fles­sio­ne e che la me­de­si­ma sia chia­ra, com­ple­ta e non ma­ni­fe­sta­men­te ina­de­gua­ta; so­no fat­te sal­ve le di­spo­si­zio­ni in ma­te­ria di pre­vi­den­za pro­fes­sio­na­le.

2 La con­ven­zio­ne è giu­ri­di­ca­men­te va­li­da sol­tan­to se omo­lo­ga­ta dal giu­di­ce. Es­sa de­ve fi­gu­ra­re nel di­spo­si­ti­vo del­la de­ci­sio­ne.

Art. 280 Convenzione relativa alla previdenza professionale  

1 Il giu­di­ce omo­lo­ga la con­ven­zio­ne sul con­gua­glio del­le pre­te­se di pre­vi­den­za pro­fes­sio­na­le se:121

a.122
i co­niu­gi si so­no ac­cor­da­ti sul con­gua­glio e sul­le re­la­ti­ve mo­da­li­tà d’ese­cu­zio­ne;
b.123
i co­niu­gi pro­du­co­no un at­te­sta­to de­gli isti­tu­ti di pre­vi­den­za pro­fes­sio­na­le in­te­res­sa­ti che con­fer­mi l’at­tua­bi­li­tà di quan­to con­ve­nu­to e l’im­por­to de­gli ave­ri de­ter­mi­nan­ti o del­le ren­di­te da di­vi­de­re; e
c.
il giu­di­ce si è con­vin­to che la con­ven­zio­ne cor­ri­spon­de al­la leg­ge.

2 Il giu­di­ce co­mu­ni­ca agli isti­tu­ti di pre­vi­den­za le di­spo­si­zio­ni che li con­cer­no­no del­la de­ci­sio­ne pas­sa­ta in giu­di­ca­to, com­pre­se le in­di­ca­zio­ni ne­ces­sa­rie al tra­sfe­ri­men­to del­la som­ma con­cor­da­ta. La de­ci­sio­ne è vin­co­lan­te an­che per es­si.

3 Qualora i coniugi decidano per convenzione di derogare alla divisione per metà o di rinunciare al conguaglio della previdenza professionale, il giudice verifica d’ufficio se rimane garantita un’adeguata previdenza per la vecchiaia e per l’invalidità.124

121 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 2 del­la LF del 19 giu. 2015 (Con­gua­glio del­la pre­vi­den­za pro­fes­sio­na­le in ca­so di di­vor­zio), in vi­go­re dal 1° gen. 2017 (RU 2016 2313; FF 2013 4151).

122 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 2 del­la LF del 19 giu. 2015 (Con­gua­glio del­la pre­vi­den­za pro­fes­sio­na­le in ca­so di di­vor­zio), in vi­go­re dal 1° gen. 2017 (RU 2016 2313; FF 2013 4151).

123 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 2 del­la LF del 19 giu. 2015 (Con­gua­glio del­la pre­vi­den­za pro­fes­sio­na­le in ca­so di di­vor­zio), in vi­go­re dal 1° gen. 2017 (RU 2016 2313; FF 2013 4151).

124 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 2 del­la LF del 19 giu. 2015 (Con­gua­glio del­la pre­vi­den­za pro­fes­sio­na­le in ca­so di di­vor­zio), in vi­go­re dal 1° gen. 2017 (RU 2016 2313; FF 2013 4151).

Art. 281 Mancata intesa sul conguaglio della previdenza professionale 125  

1 Se i co­niu­gi non giun­go­no a un’in­te­sa, ma gli ave­ri e le ren­di­te de­ter­mi­nan­ti so­no cer­ti, il giu­di­ce de­ci­de sul mo­do di ri­par­ti­zio­ne at­te­nen­do­si al­le di­spo­si­zio­ni del CC126 e del­la leg­ge del 17 di­cem­bre 1993127 sul li­be­ro pas­sag­gio (LFLP) (art. 122−124e CC in com­bi­na­to di­spo­sto con gli art. 22−22f LFLP), sta­bi­li­sce l’im­por­to che do­vrà es­se­re ver­sa­to e chie­deagli isti­tu­ti di pre­vi­den­za pro­fes­sio­na­le in­te­res­sa­ti di far­gli per­ve­ni­re en­tro un da­to ter­mi­ne un at­te­sta­to che con­fer­mi l’at­tua­bi­li­tà di quan­to con­ve­nu­to.128

2 Si ap­pli­ca per ana­lo­gia l’ar­ti­co­lo 280 ca­po­ver­so 2.

3 Ne­gli al­tri ca­si in cui i co­niu­gi non giun­go­no a un’in­te­sa, ap­pe­na la de­ci­sio­ne sul mo­do di ri­par­ti­zio­ne è pas­sa­ta in giu­di­ca­to il giu­di­ce ri­met­te d’uf­fi­cio la cau­sa al giu­di­ce com­pe­ten­te se­con­do la LFLP, co­mu­ni­can­do­gli in par­ti­co­la­re:129

a.
la de­ci­sio­ne sul mo­do di ri­par­ti­zio­ne;
b.
la da­ta del ma­tri­mo­nio e la da­ta del di­vor­zio;
c.130
gli isti­tu­ti di pre­vi­den­za pro­fes­sio­na­le pres­so i qua­li i co­niu­gi pro­ba­bil­men­te de­ten­go­no ave­ri e l’im­por­to di ta­li ave­ri;
d.131
gli isti­tu­ti di pre­vi­den­za pro­fes­sio­na­le che ver­sa­no ren­di­te ai co­niu­gi, gli im­por­ti di que­ste ul­ti­me e le par­ti di ren­di­ta as­se­gna­te.

125 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 2 del­la LF del 19 giu. 2015 (Con­gua­glio del­la pre­vi­den­za pro­fes­sio­na­le in ca­so di di­vor­zio), in vi­go­re dal 1° gen. 2017 (RU 2016 2313; FF 2013 4151).

126 RS 210

127 RS 831.42

128 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 2 del­la LF del 19 giu. 2015 (Con­gua­glio del­la pre­vi­den­za pro­fes­sio­na­le in ca­so di di­vor­zio), in vi­go­re dal 1° gen. 2017 (RU 2016 2313; FF 2013 4151).

129 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 2 del­la LF del 19 giu. 2015 (Con­gua­glio del­la pre­vi­den­za pro­fes­sio­na­le in ca­so di di­vor­zio), in vi­go­re dal 1° gen. 2017 (RU 2016 2313; FF 2013 4151).

130 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 2 del­la LF del 19 giu. 2015 (Con­gua­glio del­la pre­vi­den­za pro­fes­sio­na­le in ca­so di di­vor­zio), in vi­go­re dal 1° gen. 2017 (RU 2016 2313; FF 2013 4151).

131 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 2 del­la LF del 19 giu. 2015 (Con­gua­glio del­la pre­vi­den­za pro­fes­sio­na­le in ca­so di di­vor­zio), in vi­go­re dal 1° gen. 2017 (RU 2016 2313; FF 2013 4151).

Art. 282 Contributi di mantenimento  

1 La con­ven­zio­ne o la de­ci­sio­ne che fis­sa con­tri­bu­ti di man­te­ni­men­to de­ve men­zio­na­re:

a.
qua­li ele­men­ti del red­di­to e del­la so­stan­za di cia­scun co­niu­ge so­no sta­ti pre­si in con­si­de­ra­zio­ne per il cal­co­lo;
b.
qua­le im­por­to è as­se­gna­to al co­niu­ge e a cia­scun fi­glio;
c.
qua­le im­por­to man­ca per co­pri­re il de­bi­to man­te­ni­men­to del co­niu­ge aven­te di­rit­to, qua­lo­ra sia fat­to sal­vo un suc­ces­si­vo au­men­to del­la ren­di­ta;
d.
se e in qua­le mi­su­ra la ren­di­ta de­ve es­se­re adat­ta­ta al­le va­ria­zio­ni del co­sto del­la vi­ta.

2 Se è im­pu­gna­to il con­tri­bu­to di man­te­ni­men­to per il co­niu­ge, l’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria su­pe­rio­re può nuo­va­men­te sta­tui­re, an­cor­ché non con­tro­ver­si, sui con­tri­bu­ti di man­te­ni­men­to dei fi­gli.

Art. 283 Unità della decisione  

1 Nel­la de­ci­sio­ne di di­vor­zio il giu­di­ce pro­nun­cia an­che sul­le con­se­guen­ze del di­vor­zio.

2 Per mo­ti­vi gra­vi, la li­qui­da­zio­ne del re­gi­me dei be­ni può es­se­re rin­via­ta a un ap­po­si­to pro­ce­di­men­to.

3 Il con­gua­glio del­le pre­te­se di pre­vi­den­za pro­fes­sio­na­le può es­se­re com­ples­si­va­men­te rin­via­to a un ap­po­si­to pro­ce­di­men­to, se all’este­ro sus­si­sto­no pre­te­se di pre­vi­den­za ed è pos­si­bi­le ot­te­ne­re una de­ci­sio­ne sul lo­ro con­gua­glio nel­lo Sta­to in­te­res­sa­to. Il giu­di­ce può so­spen­de­re l’ap­po­si­to pro­ce­di­men­to fi­no al­la de­ci­sio­ne stra­nie­ra; può già sta­bi­li­re il mo­do di ri­par­ti­zio­ne.132

132 In­tro­dot­to dall’all. n. 2 del­la LF del 19 giu. 2015 (Con­gua­glio del­la pre­vi­den­za pro­fes­sio­na­le in ca­so di di­vor­zio), in vi­go­re dal 1° gen. 2017 (RU 2016 2313; FF 2013 4151).

Art. 284 Modifica delle conseguenze del divorzio stabilite con decisione passata in giudicato  

1 Le condizioni e la competenza per materia per una modifica della decisione sono rette dagli articoli 124ecapoverso 2, 129 e 134 CC133.134

2 Le mo­di­fi­che in­con­te­sta­te pos­so­no es­se­re og­get­to di un sem­pli­ce ac­cor­do scrit­to fra le par­ti; so­no fat­te sal­ve le di­spo­si­zio­ni del CC ine­ren­ti agli in­te­res­si dei fi­gli (art. 134 cpv. 3 CC).

3 Al con­ten­zio­so si ap­pli­ca­no per ana­lo­gia le di­spo­si­zio­ni sull’azio­ne di di­vor­zio.

133 RS 210

134 Nuo­vo te­sto giu­sta l’all. n. 2 del­la LF del 19 giu. 2015 (Con­gua­glio del­la pre­vi­den­za pro­fes­sio­na­le in ca­so di di­vor­zio), in vi­go­re dal 1° gen. 2017 (RU 2016 2313; FF 2013 4151).

Sezione 2: Divorzio su richiesta comune

Art. 285 Istanza in caso di intesa totale  

In ca­so d’in­te­sa to­ta­le, l’istan­za con­giun­ta dei co­niu­gi con­tie­ne:

a.
i no­mi e gli in­di­riz­zi dei co­niu­gi, non­ché la de­si­gna­zio­ne dei lo­ro even­tua­li rap­pre­sen­tan­ti;
b.
la ri­chie­sta co­mu­ne di di­vor­zio;
c.
la con­ven­zio­ne com­ple­ta sul­le con­se­guen­ze del di­vor­zio;
d.
le con­clu­sio­ni co­mu­ni re­la­ti­ve ai fi­gli;
e.
i do­cu­men­ti giu­sti­fi­ca­ti­vi;
f.
la da­ta e le fir­me.
Art. 286 Istanza in caso di intesa parziale  

1 In ca­so d’in­te­sa par­zia­le, l’istan­za con­giun­ta dei co­niu­gi con­tie­ne la di­chia­ra­zio­ne di de­man­da­re al giu­di­ce la de­ci­sio­ne sul­le con­se­guen­ze del di­vor­zio in me­ri­to al­le qua­li sus­si­ste di­sac­cor­do.

2 Cia­scun co­niu­ge può pro­por­re pro­prie con­clu­sio­ni mo­ti­va­te cir­ca le con­se­guen­ze del di­vor­zio ri­ma­ste con­tro­ver­se.

3 Per il re­sto si ap­pli­ca per ana­lo­gia l’ar­ti­co­lo 285.

Art. 287 Audizione delle parti 135  

Se l’istan­za è com­ple­ta, il giu­di­ce con­vo­ca le par­ti. L’au­di­zio­ne è ret­ta dal­le di­spo­si­zio­ni del CC136.

135 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. II del­la LF del 25 set. 2009 (Pe­rio­do di ri­fles­sio­ne nel­la pro­ce­du­ra di di­vor­zio su ri­chie­sta co­mu­ne), in vi­go­re dal 1° gen. 2011 (RU 2010 2811861; FF 2008 16671683).

136 RS 210

Art. 288 Seguito della procedura e decisione  

1 Se le con­di­zio­ni del di­vor­zio su ri­chie­sta co­mu­ne so­no sod­di­sfat­te, il giu­di­ce pro­nun­cia il di­vor­zio e omo­lo­ga la con­ven­zio­ne.

2 Se le con­se­guen­ze del di­vor­zio per­man­go­no con­tro­ver­se, la pro­ce­du­ra pro­se­gue in con­trad­dit­to­rio re­la­ti­va­men­te al­le stes­se.137 Il giu­di­ce può ri­par­ti­re i ruo­li di par­te.

3 Se le con­di­zio­ni del di­vor­zio su ri­chie­sta co­mu­ne non so­no sod­di­sfat­te, il giu­di­ce re­spin­ge la ri­chie­sta co­mu­ne di di­vor­zio e nel con­tem­po im­par­ti­sce un ter­mi­ne a ogni co­niu­ge per pro­por­re azio­ne di di­vor­zio.138 Du­ran­te ta­le ter­mi­ne, la cau­sa ri­ma­ne pen­den­te e i prov­ve­di­men­ti cau­te­la­ri even­tual­men­te di­spo­sti per­man­go­no va­li­di.

137 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. II del­la LF del 25 set. 2009 (Pe­rio­do di ri­fles­sio­ne nel­la pro­ce­du­ra di di­vor­zio su ri­chie­sta co­mu­ne), in vi­go­re dal 1° gen. 2011 (RU 2010 2811861; FF 2008 16671683).

138 Nuo­vo te­sto giu­sta il n. II del­la LF del 25 set. 2009 (Pe­rio­do di ri­fles­sio­ne nel­la pro­ce­du­ra di di­vor­zio su ri­chie­sta co­mu­ne), in vi­go­re dal 1° gen. 2011 (RU 2010 2811861; FF 2008 16671683).

Art. 289 Impugnazione  

Il di­vor­zio è im­pu­gna­bi­le me­dian­te ap­pel­lo sol­tan­to per vi­zi del­la vo­lon­tà.

Sezione 3: Divorzio su azione di un coniuge

Art. 290 Proposizione dell’azione  

L’azio­ne di di­vor­zio può es­se­re pro­po­sta an­che con pe­ti­zio­ne non cor­re­da­ta di mo­ti­va­zio­ne scrit­ta. La pe­ti­zio­ne con­tie­ne:

a.
i no­mi e gli in­di­riz­zi dei co­niu­gi, non­ché la de­si­gna­zio­ne dei lo­ro even­tua­li rap­pre­sen­tan­ti;
b.
la ri­chie­sta di di­vor­zio e il mo­ti­vo (art. 114 o 115 CC139);
c.
le con­clu­sio­ni re­la­ti­ve al­le con­se­guen­ze pa­tri­mo­nia­li del di­vor­zio;
d.
le con­clu­sio­ni re­la­ti­ve ai fi­gli;
e.
i do­cu­men­ti giu­sti­fi­ca­ti­vi;
f.
la da­ta e le fir­me.
Art. 291 Udienza di conciliazione  

1 Il giu­di­ce con­vo­ca le par­ti a un’udien­za e ac­cer­ta se sus­si­sta il mo­ti­vo di di­vor­zio.

2 Se sus­si­ste il mo­ti­vo di di­vor­zio, il giu­di­ce cer­ca di con­se­gui­re un’in­te­sa fra i co­niu­gi in me­ri­to al­le con­se­guen­ze del di­vor­zio.

3 Se non sus­si­ste il mo­ti­vo di di­vor­zio o se l’in­te­sa non è rag­giun­ta, il giu­di­ce im­par­ti­sce all’at­to­re un ter­mi­ne per mo­ti­va­re per scrit­to l’azio­ne. In ca­so di inos­ser­van­za del ter­mi­ne, la cau­sa è stral­cia­ta dal ruo­lo in quan­to pri­va di og­get­to.

Art. 292 Passaggio alla procedura del divorzio su richiesta comune  

1 La pro­ce­du­ra è con­ti­nua­ta se­con­do le nor­me sul di­vor­zio su ri­chie­sta co­mu­ne se i co­niu­gi:

a.
al ve­ri­fi­car­si del­la pen­den­za del­la cau­sa non so­no an­co­ra vis­su­ti se­pa­ra­ti da al­me­no due an­ni; e
b.
so­no d’ac­cor­do di di­vor­zia­re.

2 Se il mo­ti­vo ad­dot­to per il di­vor­zio sus­si­ste, non vi è pas­sag­gio al­la pro­ce­du­ra del di­vor­zio su ri­chie­sta co­mu­ne.

Art. 293 Mutazione dell’azione  

L’azio­ne di di­vor­zio può es­se­re mu­ta­ta in azio­ne di se­pa­ra­zio­ne fin­tan­to che il giu­di­ce non ab­bia ini­zia­to a de­li­be­ra­re.

Sezione 4: Azione di nullità del matrimonio e azione di separazione

Art. 294  

1 Le di­spo­si­zio­ni sul­la pro­ce­du­ra dell’azio­ne di di­vor­zio si ap­pli­ca­no per ana­lo­gia all’azio­ne di nul­li­tà del ma­tri­mo­nio e a quel­la di se­pa­ra­zio­ne.

2 L’azio­ne di se­pa­ra­zio­ne può es­se­re mu­ta­ta in azio­ne di di­vor­zio fin­tan­to che il giu­di­ce non ab­bia ini­zia­to a de­li­be­ra­re.

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